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    Pensioni, INPS: al via le domande per Quota 103

    (Teleborsa) – “Si comunica che il sistema di gestione delle domande di pensione è stato implementato per consentire la presentazione dell’istanza di pensione anticipata flessibile di cui all’articolo 1, commi 283 e 284, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, recante ‘Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025’. Con successiva circolare, di prossima pubblicazione, saranno fornite ulteriori istruzioni”. Con questo messaggio l’Inps dà il via alle domande per ottenere la pensione con Quota 103, ovvero con almeno 62 anni di età e 41 di contributi.La prima finestra utile per l’uscita è al 1 aprile 2023 per il settore privato in caso di requisiti ottenuti al 31 dicembre 2022 e il 1 agosto 2023 per i dipendenti pubblici. La finestra mobile per chi ha ottenuto i requisiti da gennaio 2023 è di tre mesi per il privato e sei per il pubblico (ma comunque con la prima finestra ad agosto).Le domande di prestazione possono essere presentate direttamente dal sito internet dell’Inps, accedendo tramite SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) almeno di Livello 2, CNS (Carta Nazionale dei Servizi) o CIE (Carta di identità elettronica 3.0) utilizzando i servizi telematici offerti dagli Istituti di Patronato riconosciuti dalla legge; chiamando il Contact Center Integrato al numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06164164 (da rete mobile a pagamento). LEGGI TUTTO

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    INPS, Tridico: “Sì a graduatoria assunzione per 4.300 persone”

    (Teleborsa) – “Ieri, in Consiglio di amministrazione, abbiamo approvato la graduatoria per l’assunzione di 4.300 persone”. Ad annunciare “una delle più massicce assunzioni nell’ambito della Pubblica amministrazione” è il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, intervenendo al convegno della Flp, la Federazione di lavoratori e funzioni della Pa, con riferimento all’ampliamento di organico dell’Istituto di previdenza, a seguito di concorsi già effettuati.Come evidenziato dal segretario della Federazione dei lavoratori e delle Funzioni pubbliche. Marco Carlomagno, nella sua relazione l’età media del personale della Pubblica amministrazione è di 54,7 anni. Una media che nel caso dell’Inps sale a 58 anni. Si inseriscono in tale scenario le nuove 4.300 assunzioni. “Persone giovani, che – sottolinea Tridico – entreranno in servizio nei prossimi giorni, in tutta Italia. Ci sono soltanto i tempi tecnici della firma dei contratti da considerare. Così l’età media dei dipendenti la abbassiamo drasticamente. Tutto ciò, porterà la nostra forza lavoro di 24mila unità di nuovo verso il fabbisogno originale, di circa 30mila persone”. LEGGI TUTTO

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    INPS: 46 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate a dicembre 2022

    (Teleborsa) – Le ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate nello scorso mese di dicembre sono state circa 46 milioni, il 12,5% in più rispetto al precedente mese di novembre (41 milioni) e il 61,7% in meno rispetto a dicembre 2021, nel corso del quale erano state autorizzate 120 milioni di ore. È quanto fa sapere l’INPS in una nota. CIG ordinaria – Per quanto riguarda le singole tipologie d’intervento, le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate a dicembre 2022 sono state 20,1 milioni. Nel mese di novembre erano state autorizzate 25,4 milioni di ore: di conseguenza, la variazione congiunturale è del -20,8%. A dicembre 2021, le ore autorizzate erano state quasi 37,2 milioni.CIG straordinaria – Il numero di ore di cassa integrazione straordinaria autorizzate a dicembre 2022 è di 23,4 milioni, di cui 3,8 milioni per solidarietà, con un incremento del 28,9% rispetto a quanto autorizzato nello stesso mese dell’anno precedente (18,1 milioni di ore). Nel mese di dicembre 2022, rispetto al mese precedente, si registra una variazione congiunturale pari all’ 89,7%.CIG in deroga – Gli interventi in deroga autorizzati nel mese di dicembre 2022 sono stati pari a 0,03 milioni di ore. La variazione congiunturale registra nel mese di dicembre 2022, rispetto al mese precedente, un decremento pari al -14,9%. A dicembre 2021 le ore autorizzate in deroga erano state 23,3 milioni, con una variazione tendenziale del -99,8%.Fondi di solidarietà – Il numero di ore autorizzate a dicembre 2022 nei fondi di solidarietà è pari a 2,5 milioni e registra un decremento del -20,3% rispetto al mese precedente. Nel mese di dicembre 2021 le ore autorizzate sono state 41,9 milioni, con una variazione tendenziale del -93,8%. LEGGI TUTTO

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    Libretto di Famiglia e Contratto di Prestazione occasionale: le novità della legge di bilancio 2023

    (Teleborsa) – La legge di bilancio 2023 introduce importanti novità per quanto riguarda il Libretto Famiglia e il Contratto di Prestazione occasionale.”L’INPS – ha annunciato Vincenzo Caridi, direttore generale dell’Istituto – sta lavorando per adeguare i sistemi informativi alle novità normative, con progressivi aggiornamenti a decorrere dal primo gennaio 2023 e per completare le modifiche della sezione dedicata alle imprese del turismo entro questo mese”.In particolare, dal primo gennaio 2023, – spiega l’Inps in una nota – è previsto: l’aumento a 10mila euro per anno civile del limite di compenso erogabile dall’utilizzatore nei confronti dei prestatori di lavoro; l’accesso al Contratto di prestazione occasionale per gli utilizzatori che hanno fino a 10 lavoratori subordinati a tempo indeterminato; il superamento dei precedenti limiti che imponevano alle imprese del turismo di occupare solo particolari categorie di lavoratori.Per le imprese agricole sono introdotte forme semplificate di utilizzo delle prestazioni di lavoro occasionale a tempo determinato. Il nuovo regime specifico prevede, tra l’altro, l’inoltro della Comunicazione Obbligatoria di assunzione al competente Centro per l’impiego. LEGGI TUTTO

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    Lavoro, CGIA: “Al Sud si pagano più pensioni che stipendi”

    (Teleborsa) – Anche se di sole 205 mila unità, a livello nazionale il numero delle pensioni erogate agli italiani (pari a 22 milioni e 759 mila assegni) ha superato la platea costituita dai lavoratori autonomi e dai dipendenti occupati nelle fabbriche, negli uffici e nei negozi (22 milioni 554 mila addetti). La situazione più squilibrata si verifica nel Mezzogiorno. Se nel Centro-Nord – con le eccezioni di Liguria, Umbria e Marche – i lavoratori attivi, anche se di poco, sono più numerosi delle pensioni erogate dall’Inps e dagli altri istituti previdenziali, nel Sud il sorpasso è già avvenuto: queste ultime, infatti, superano i primi di un milione e 244 mila unità. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA sulla base di dati riferiti al 1 gennaio 2022.Le ragioni del divario – “Le ragioni di questo divario tra lavoratori e numero di pensioni – spiega la CGIA – vanno ricercate nella forte denatalità che, da almeno 30 anni, sta caratterizzando il nostro Paese. Il calo demografico, infatti, ha concorso a ridurre la popolazione in età lavorativa e ad aumentare l’incidenza degli over 65 sulla popolazione complessiva. Si segnala che tra il 2014 e il 2022 la popolazione italiana nella fascia di età più produttiva (25-44 anni) è diminuita di oltre un milione e 360 mila unità (-2,3 per cento). Per quanto concerne il risultato anomalo del Sud, va segnalato che, rispetto alle altre ripartizioni geografiche d’Italia, il numero degli occupati è sensibilmente inferiore. Va infine evidenziato che il risultato di questa analisi è sicuramente sottodimensionato; ricordiamo, infatti, che in Italia ci sono poco più di un milione e 700 mila occupati che dopo essere andati in pensione continuano, su base volontaria, a esercitare ancora l’attività lavorativa in piena regola”.Immobiliare, trasporti, moda e HoReCa i settori più penalizzati – “Un Paese che registra una popolazione sempre più anziana – sottolinea la CGIA – potrebbe avere nei prossimi decenni seri problemi a far quadrare i conti pubblici; in particolar modo a causa dell’aumento della spesa pensionistica, di quella farmaceutica e di quella legata alle attività di cura/assistenza alla persona. Va altresì segnalato che con una presenza di over 65 molto diffusa, alcuni importanti settori economici potrebbero subire dei contraccolpi negativi”. Tra questi figura la propensione alla spesa molto più contenuta della popolazione più giovane. Una società costituita prevalentemente da anziani rischia, infatti, di ridimensionare il giro d’affari del mercato immobiliare, dei trasporti, della moda e del settore ricettivo (HoReCa). Per contro, invece, – si legge nel report – le banche potrebbero contare su alcuni effetti positivi; con una maggiore predisposizione al risparmio, le persone più anziane dovrebbero aumentare la dimensione economica dei propri depositi, facendo così felici molti istituti di credito. Si fatica a trovare personale – Il progressivo invecchiamento della popolazione italiana sta provocando anche un altro grosso problema. Da tempo, ormai, – rileva la CGIA – gli imprenditori, non solo al Nord, denunciano la difficoltà di trovare sul mercato del lavoro personale altamente qualificato e/o figure professionali di basso livello. Se per i primi le difficoltà di reperimento sono strutturali a causa del disallineamento che in alcune aree del Paese si è creato tra la scuola e il mondo del lavoro, per le seconde, invece, sono posti di lavoro che spesso i nostri giovani, peraltro sempre meno numerosi, rifiutano di occupare e solo in parte vengono coperti dagli stranieri. Una situazione che con la congiuntura economica negativa alle porte potrebbe essere destinata a rientrare, sebbene in prospettiva futura la difficoltà di incrociare la domanda e l’offerta di lavoro rimarrà una questione non facile da risolvere.Cosa fare? – Per contrastare il calo delle nascite e il conseguente invecchiamento della popolazione è necessario mettere a punto una serie di interventi di medio-lungo periodo. Come ha avuto modo di sottolineare anche la Banca d’Italia, è indispensabile, in particolar modo, potenziare le politiche mirate alla crescita demografica (es. aiuti alle giovani mamme, alle famiglie, ai minori, etc.), allungare la vita lavorativa (almeno per le persone che svolgono un’attività impiegatizia o intellettuale), incrementare la partecipazione femminile nel mercato del lavoro e, infine, innalzare il livello di istruzione della forza lavoro che in Italia è ancora tra i più bassi di tutta l’UE.A Messina, Lecce e Napoli le situazioni più squilibrate – A livello territoriale tutte le regioni del Mezzogiorno presentano un numero di occupati inferiore al numero degli assegni pensionistici erogati. In termini assoluti – secondo l’analisi della CGIA – le situazioni più squilibrate si verificano in Campania (saldo pari a -226 mila), Calabria (-234 mila), Puglia (-276 mila) e Sicilia (-340 mila). Nel Centro-Nord, invece, solo Marche (-36 mila), Umbria (- 47 mila) e Liguria (-71 mila) presentano una situazione di criticità. Per contro, tutte le altre sono di segno opposto: le situazioni più virtuose – vale a dire dove i lavoratori attivi sono nettamente superiori alle pensioni erogate – si scorgono in Emilia Romagna (+191 mila), Veneto (+291 mila) e Lombardia (+ 658 mila). A livello provinciale, infine, le situazioni più compromesse che si registrano al Nord riguardano Biella (-14 mila), Savona (- 18 mila) e Genova (-38 mila). Tra le realtà più virtuose, invece, scorgiamo Bergamo (+83 mila), Brescia (+111 mila) e Milano (+299 mila). Nel Centro spiccano le difficoltà di Macerata (-14 mila), Terni (-22 mila) e Perugia (-24 mila), mentre dal saldo con segno positivo spicca il risultato riferito alla provincia di Roma (+ 275 mila). Nel Mezzogiorno, infine, le situazioni più squilibrate riguardano Palermo (- 80 mila), Reggio Calabria (-86 mila), Messina (- 94 mila), Lecce (-104 mila) e Napoli (-137 mila). Tra tutte le 38 realtà provinciali del Sud, solo due presentano un saldo positivo: esse sono Ragusa (+ 8 mila) e Cagliari (+ 10 mila). LEGGI TUTTO

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    Lavoro, Intesa Sanpaolo: “Settimana corta dal 2023. In ufficio 4 giorni per 9 ore”

    (Teleborsa) – Andare incontro alle esigenze di conciliare gli equilibri di vita professionale e lavorativa dei dipendenti. Questo l’obiettivo della rivoluzione annunciata da Intesa Sanpaolo, primo datore di lavoro privato in Italia con 74mila persone (96mila nel mondo). La Banca ha, infatti, reso noto che proporra` ai dipendenti del Gruppo operanti in Italia un nuovo modello organizzativo del lavoro.Tra le principali novita`, – spiega Intesa Sanpaolo in una nota – un’evoluzione dello smart working con la possibilita` di lavoro flessibile fino a 120 giorni all’anno, senza limiti mensili e la settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative a parita` di retribuzione, su base volontaria e compatibilmente con le esigenze tecniche, organizzative e produttive della Banca.Nel dettaglio la proposta prevede la possibilita` di aumentare su base volontaria il lavoro flessibile da casa fino a 120 giorni all’anno, con un’indennita` di buono pasto di 3 euro al giorno, per tener conto anche delle spese sostenute lavorando da casa, e di lavorare 4 giorni a settimana aumentando a 9 le ore giornaliere su base volontaria, a parita` di retribuzione, senza obbligo di giorno fisso. Dal gennaio 2023, le persone che lavorano in Intesa Sanpaolo, potranno individualmente accedere a queste modalita`, compatibilmente con le esigenze tecniche, organizzative e produttive aziendali. Sara` anche avviato un periodo di sperimentazione in circa 200 filiali.Sulla nuova organizzazione dello smart working e degli orari di lavoro Intesa Sanpaolo non ha, tuttavia, ancora trovato un accordo con i sindacati. In particolare la trattativa – fanno sapere – Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin in una nota – si è arenata su alcune richieste: estensione dello smart working e del 4×9 a tutti i colleghi della rete filiali; individuazione di strumenti tecnici che permettano una reale disconnessione al termine del proprio orario di lavoro; incremento per tutti del valore del buono pasto; riconoscimento del buono pasto intero per le giornate di smart working; indennizzi per le spese energetiche e di connessione, contributo per l’allestimento della postazione di lavoro. La banca ha comunque deciso di andare avanti con la sua proposta annunciandone l’avvio nel 2023. “Il confronto con le Organizzazioni Sindacali, pur svolgendosi in maniera proficua e costruttiva, – fa sapere Intesa Sanpaolo – non ha trovato una condivisione sul complesso dei contenuti, ma Intesa Sanpaolo, confermando l’attenzione alle persone del Gruppo, continuera` a proporre le migliori soluzioni a chi lavora nella prima banca italiana, introducendo le novita` da gennaio 2023”. “Il modello organizzativo che si prefigura con queste nuove misure – sottolinea Intesa Sanpaolo – mettera` la Banca nelle migliori condizioni di competitivita` per affrontare le sfide che la attendono alla luce del mutevole contesto economico e sociale, in particolare la transizione verso i servizi digitali e ad alta innovazione tecnologica”. LEGGI TUTTO

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    Welfare Index PMI 2022, Generali: “Il welfare aziendale contribuisce ad aumento produttività e fatturato”

    (Teleborsa) – Il welfare aziendale ha raggiunto oggi un alto livello di maturità e continua a crescere la consapevolezza del ruolo sociale nelle PMI. Oltre il 68% delle piccole e medie imprese italiane ha superato il livello base di welfare aziendale. Raddoppia inoltre il numero di PMI con livello molto alto e alto, passando dal 10,3% del 2016 al 24,7% del 2022. È quanto emerge dalla settimana edizione del Rapporto Welfare Index PMI sullo stato del welfare nelle piccole e medie imprese italiane. Quest’anno hanno partecipato a Welfare Index PMI oltre 6.500 imprese – triplicate rispetto alla prima edizione – di tutti i settori produttivi, di tutte le dimensioni e provenienti da tutta Italia. I risultati di Welfare Index PMI, iniziativa promossa da Generali Italia con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con la partecipazione delle principali Confederazioni italiane – Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e Confcommercio – sono stati illustrati oggi a Roma, presso il Palazzo della Cancelleria.La fotografia sullo stato del welfare nelle PMI italiane si basa su un modello di analisi organizzato in dieci aree: 1) Previdenza e protezione, 2) Salute e assistenza, 3) Conciliazione vita-lavoro, 4) Sostegno economico ai lavoratori, 5) Sviluppo del capitale umano, 6) Sostegno per educazione e cultura, 7) Diritti, diversità, inclusione, 8) Condizioni lavorative e sicurezza, 9) Responsabilità sociale verso consumatori e fornitori, 10) Welfare di comunità.Oggi il welfare aziendale – rileva il Rapporto – non è più solo appannaggio delle grandi imprese, ma anche delle microimprese. La quota di imprese con livello elevato di welfare è massima (70,7% nel 2022 vs 64,1% nel 2017) tra quelle con oltre 250 addetti e molto rilevante (66,8% vs 59,8% nel 2017) nelle PMI tra 101 e 250 addetti. Raddoppiano le microimprese (da 6 a 9 addetti) con un livello elevato di welfare che passano dal 7,7% del 2017 al 15,1% del 2022. L’incremento è dovuto in buona parte alla semplificazione delle normative e alle risorse pubbliche stanziate per la protezione sociale, incoraggiando le aziende, anche le più piccole, a impegnarsi a propria volta a sostegno delle famiglie.”Il welfare – ha dichiarato Marina Elvira Calderone, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali – è un volano in grado di far crescere la produttività, grazie ad un migliore coinvolgimento dei lavoratori nei processi aziendali. Conoscere e accompagnare i bisogni dei dipendenti è quell’attenzione che denota una chiara e precisa volontà di dare al lavoro una dimensione più ampia. Un coinvolgimento che quasi sempre è ripagato da una rinnovata dedizione alla mission aziendale in grado di aumentare efficienza e produttività. In quest’ottica, il welfare diventa un’opportunità per le aziende e per i suoi lavoratori e viceversa”.”Il welfare aziendale è un fattore strategico per le imprese e una priorità per il Paese, anche – ha dichiarato Giancarlo Fancel, country manager & ceo Generali Italia – per raggiungere gli obiettivi del PNRR attraverso una partnership tra il settore pubblico e il privato. Oggi il nostro rapporto Welfare Index PMI certifica come chi ha programmi di welfare evoluti ha maggior successo come impresa, investendo, tra gli altri, in Sanità, Formazione e Inclusione Sociale. Le aziende sono in prima linea nel produrre innovazione sociale a fianco delle famiglie e dei territori in cui operano, intercettando i bisogni emergenti, come dimostrano le migliori iniziative sociali delle realtà presenti in questa edizione”.”Siamo fermamente convinti – ha affermato Giulio Natalizia, vice presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria con delega allo sviluppo dei territori – che il welfare aziendale sia una delle leve strategiche del Paese per rispondere ai nuovi bisogni sociali in materia di assistenza sanitaria, previdenza, istruzione, formazione e conciliazione dei tempi di vita-lavoro. Le imprese stanno riconoscendo sempre più la centralità del capitale umano facendo, proprio del welfare, uno strumento di crescita dell’impresa. Strumento che incide positivamente sulla competitività delle aziende virtuose che, favorendo la creazione di una migliore occupazione, contribuiscono ad aumentare la ricchezza e lo sviluppo dei territori”.”Confagricoltura – ha detto Sandro Gambuzza, vice presidente di Confagricoltura – è orgogliosa di partecipare in prima linea anche quest’anno all’iniziativa di Generali Italia. Mai, infatti, come in questo delicato periodo storico il welfare aziendale è importante. L’incertezza legata dapprima alla pandemia e ora al conflitto russo-ucraino, ma soprattutto il caro energia e l’aumento dei costi di produzione gravano pesantemente sul bilancio delle famiglie. Dare loro sostegno attraverso il welfare aziendale è quindi fondamentale. Confagricoltura è da tempo impegnata con le sue imprese all’attenzione per le persone, consapevole del ruolo determinante che le aziende, grazie anche allo stretto legame con il territorio e la popolazione, possono giocare nel supportare i propri dipendenti e le loro famiglie”.”La cultura del welfare aziendale – ha sottolineato Fabio Menicacci, presidente Welfare Insieme Confartigianato – è un ‘patrimonio’ storico di Confartigianato ed è sempre più diffusa tra gli artigiani e i piccoli imprenditori. Siamo convinti che il benessere in azienda conviene a tutti. Per questo Confartigianato ha promosso WelFare Insieme, impresa sociale costituita nel 2018 per offrire agli imprenditori e ai loro dipendenti, alle persone, alle famiglie e alle comunità servizi di welfare strutturati, permanenti, collegati ai bisogni dei territori. Il nostro impegno consiste nel soddisfare le molteplici e differenti esigenze delle persone e delle imprese con l’obiettivo di creare le indispensabili condizioni per uno sviluppo sociale ed economico equilibrato e sostenibile”.”Anno dopo anno il welfare – ha dichiarato Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni – si sta dimostrando una leva strategica fondamentale per la crescita sostenibile degli studi professionali. Lo dimostra la nuova edizione del Welfare Index Pmi 2022, promosso da Generali, che si conferma ancora una volta il principale strumento di riferimento della cultura del welfare aziendale e della sostenibilità in Italia. Dal nostro punto di vista, possiamo osservare come il welfare contrattuale sia entrato a pieno titolo nella gestione organizzativa degli studi professionali, favorendo la cultura del benessere e una maggior produttività. In una fase economica estremamente difficile per il settore libero-professionale, sono aumentati gli investimenti nell’assistenza sanitaria e nella formazione del capitale umano, confermando quindi il senso di responsabilità e la consapevolezza dei professionisti – datori di lavoro verso modelli di sviluppo innovativi e sempre più inclusivi”.”Il welfare, in questi anni difficili, – ha affermato Marco Abatecola, responsabile Settore Welfare Pubblico e Privato di Confcommercio – ha rappresentato una chiave importante per interpretare in modo efficace i nuovi bisogni di imprese e lavoratori. Diffondere quindi una maggiore consapevolezza degli strumenti di welfare messi a disposizione dal nostro sistema, continua a rappresentare per Confcommercio una priorità alla quale vengono dedicate importanti iniziative, sempre con l’obiettivo di dare una risposta più efficiente alle esigenze delle nostre imprese ed ai profondi cambiamenti del contesto lavorativo ed economico. Il welfare, così, non è semplicemente una politica retributiva, ma può essere una leva strategica per incrementare la resilienza, la competitività e le performance aziendali, anche migliorando il benessere dei dipendenti destinatari sia degli strumenti contrattuali che delle sempre più numerose azioni di welfare aziendale nate in questi anni”. Le PMI con il welfare più elevato generano un maggiore impatto sociale su persone e comunità – Le PMI con welfare più evoluto ottengono un maggiore impatto sociale sui propri stakeholder: lavoratori e loro famiglie, fornitori, clienti e comunità. Inoltre, contribuiscono molto di più della media alla crescita dell’occupazione di donne e giovani. Le imprese che concepiscono il welfare come leva strategica di sviluppo sostenibile sono raddoppiate, da 6,4% del 2016 a 14,1% del 2022. Ben l’87,5% di queste aziende genera un impatto sociale di livello elevato, contro una media generale del 38%. Per le PMI ad uno stadio iniziale di sviluppo del welfare aziendale tale percentuale si ferma al 6%. Delle dieci aree del welfare aziendale, quelle dove le imprese sono più impegnate sono: Sicurezza e condizioni lavorative (74% delle PMI con livello alto e molto alto), Welfare di comunità (66,5%), Diritti, diversità e inclusione (47,8%) e Formazione e sviluppo del capitale umano (40,6%). Gli ambiti di impatto sociale senza dubbio più importanti sono la promozione del lavoro e della mobilità sociale, la possibilità offerta ai giovani di raggiungere un’occupazione stabile, il sostegno ai diritti e alle pari opportunità per le donne lavoratrici. Il welfare contribuisce all’aumento di produttività e fatturato – Uno dei contributi più interessanti del rapporto Welfare Index PMI è l’analisi dinamica della correlazione degli indici di welfare con i bilanci di un campione di circa 2.600 imprese nell’arco di tre anni (2019, 2020 e 2021, realizzata in collaborazione con Cerved), un periodo segnato dalla pandemia Covid e dalla successiva ripresa, al termine del quale oggi possiamo valutare il contributo dato dal welfare aziendale alla resilienza del sistema produttivo. Le imprese con un welfare più evoluto ottengono performance di produttività decisamente superiori alla media, crescono molto più velocemente nei risultati economici e nell’occupazione. Nel 2021 l’utile sul fatturato delle aziende con livello di welfare molto alto è stato doppio rispetto a quello delle aziende a livello base: 6,7% contro 3,7%. E altrettanto grande è risultato il divario nel MOL (Margine Operativo Lordo) pro capite che misura la produttività per singolo addetto. Tra le imprese con livello molto alto di welfare aziendale l’indice di produttività MOL / fatturato è cresciuto da 9,4% nel 2019 a 11% nel 2021, rispetto a un incremento dello 0,2% tra le imprese ad un livello base di welfare. Anche gli indici di redditività seguono la stessa dinamica.Il welfare aziendale strumento di resilienza – Per la prima volta l’analisi dimostra che il welfare aziendale è un fattore di resilienza. Lo studio, infatti, approfondisce anche la correlazione tra livelli di welfare aziendale e i risultati economici per cluster omogenei di imprese per impatto della crisi (2020) e intensità della ripresa (2021). In ognuno di questi cluster, le PMI con un welfare più evoluto hanno tenuto meglio nella pandemia e dimostrato maggiore slancio nella ripresa. Ad esempio, nel gruppo di imprese appartenenti ai settori economici più colpiti dalla crisi, il Margine Operativo Lordo per addetto nel periodo 2019-2021 è cresciuto del 50,5% tra le PMI con livello elevato di welfare, mentre è diminuito del 15% tra quelle con livello base. Allo stesso modo, l’indice di redditività (utile / fatturato) è cresciuto di 2 punti percentuali tra le prime e di 0,4 p.p. tra le seconde.Il contributo del welfare aziendale al rinnovamento del welfare italiano – Nell’occasione, è stato presentato per la prima volta il Position Paper firmato dagli esperti del Comitato Guida Welfare Index PMI intitolato “Il contributo del welfare aziendale al rinnovamento del welfare italiano”. Le iniziative delle imprese, se adeguatamente sostenute, possono crescere ulteriormente nell’interesse stesso delle PMI. La spesa totale del welfare pubblico e privato italiano nel 2021 ammonta a 785 miliardi. L’80% di questo flusso, 627 miliardi, è a carico dello Stato. Una quota molto rilevante, 136,6 miliardi (pari al 17,4% del totale), è a carico diretto delle famiglie: in media 5.300 euro per famiglia. Una terza quota, molto più piccola, è quella del welfare aziendale e collettivo: 21,2 miliardi, 2,7% del totale. Dal Paper emerge che il welfare aziendale può rappresentare uno strumento decisivo attraverso il quale investire maggiori risorse in settori chiave e di grande importanza nei progetti del PNRR: sanità, formazione, inclusione sociale. Oggi il welfare aziendale, infatti, non è più solo un settore complementare del welfare pubblico, ma è diventato anche un fattore di innovazione dei sistemi tradizionali, in grado di generare nuovi modelli di servizio e accelerare la transizione verso modelli di sviluppo sostenibili. Le imprese sono vicine alle famiglie e sono in grado di interpretarne i bisogni e fornire risposte dirette ed immediate. Il welfare aziendale, aprendosi al territorio, può costituire la base di un nuovo welfare di comunità. Emerge inoltre che il welfare aziendale delle imprese si trova a fare i conti con diversi fattori: in primo luogo la frammentazione e la dimensione molto piccola della maggior parte delle aziende; in secondo luogo la necessità di introdurre competenze specialistiche e di relazioni con i sistemi di servizio. Su queste premesse, secondo il Paper, l’esperienza del welfare aziendale potrà espandersi e dare un contributo rilevante al rinnovamento generale dei sistemi di welfare se le istituzioni pubbliche attiveranno partnership a tutti i livelli con le imprese, aiutandole a mettersi in rete e a costruire progetti condivisi con le altre aziende del territorio, con le strutture della sanità, dell’assistenza e dell’istruzione, con le organizzazioni del terzo settore. Le 121 imprese Welfare Champion – Durante l’evento è stato assegnato a 121 imprese Welfare Champion il massimo rating 5W (erano 22 nel 2017) che indica il presidio e l’innovazione in tutte le aree di welfare. Si tratta di realtà che hanno messo in atto numerose iniziative in diversi ambiti del welfare aziendale, dimostrando capacità gestionali e impegno economico-organizzativo elevati, contribuendo a generare impatti sociali significativi sulle comunità interne ed esterne ad esse: Abici Onlus Società Cooperativa Sociale – Palermo, Sicilia; AEPI INDUSTRIE Srl – Bologna, Emilia Romagna; Agrimad Srl – Cosenza, Calabria; Air Service Srl – Treviso, Veneto; aizoOn Consulting Srl – Torino, Piemonte; Amag Spa – Alessandria, Piemonte; Andriani Spa – Bari, Puglia; AOC Italia Srl – Bergamo, Lombardia; Artigianservizi Srl – Perugia, Umbria; Azienda Tricologica Italiana Srl – Roma, Lazio; B.M.N. Salus Srl – Isernia, Molise; B+B International Srl – Treviso, Veneto; Baobab Cooperativa Sociale – Varese, Lombardia;Barone Ricasoli Spa Società Agricola – Siena, Toscana; beanTech Srl – Udine, Friuli Venezia Giulia; Bracaloni Massimo e Puddu Valeria Srl – Livorno, Toscana; Brovedani Group Spa – Treviso, Veneto; Bureau Veritas Italia SpA – Milano, Lombardia; C.B.M. Srl Società Agricola – Ancona, Marche; Castel Srl – Milano, Lombardia; CEPI Spa – Forlì-Cesena, Emilia Romagna; ChemService Srl Controlli e Ricerche – Milano, Lombardia; Cicli Lombardo Spa – Trapani, Sicilia; Co.Mac. Srl – Bergamo, Lombardia; Confartigianato Imprese Bergamo – Bergamo, Lombardia; Connecthub Srl – Mantova, Lombardia; Consorzio Solidarietà Sociale Forlì-Cesena – Forlì-Cesena, Emilia Romagna; Dadina Srl – Bologna, Emilia Romagna; DAL BEN Spa – Venezia, Veneto; Dopo Di Noi Società Cooperativa Sociale – Udine, Friuli Venezia Giulia; Ecorott Srl – Bolzano, Trentino Alto Adige; Eicon Srl – Torino, Piemonte; Eisai Srl – Milano, Lombardia; Elettronica Spa – Roma, Lazio; Elisa Scardeoni – Consulente del Lavoro – Brescia, Lombardia; Enrico Cantù Assicurazioni Srl – Varese, Lombardia; Ergon Stp Srl – Trieste, Friuli Venezia Giulia; Europea Microfusioni Aerospaziali Spa – Avellino, Campania; Faccin Gonzo & Partners – Vicenza, Veneto; Fairmat Srl – Verona, Veneto; Farco Group – Brescia, Lombardia; Fattoria Solidale del Circeo – Latina, Lazio; Ferri Engineering Costruzioni Meccaniche Srl – Modena, Emilia Romagna; Furfaro Luca – Studio Professionale – Torino, Piemonte; Galvanica Sata Srl – Brescia, Lombardia; Gianni & Origoni – Roma, Lazio; Grenke Locazione Srl – Milano, Lombardia; Gruppo Società Gas Rimini Spa – Rimini, Emilia Romagna; Il Tetto Casal Fattoria Cooperativa Sociale – Roma, Lazio; Illumia Spa – Bologna, Emilia Romagna; Image Line Srl – Roma, Lazio; Inel Elettronica Srl – Vicenza, Veneto; Integrazione Lavoro Società Cooperativa Sociale – Ferrara, Emilia Romagna; Intercos Europe Spa – Monza e della Brianza, Lombardia; IRSAP Spa – Rovigo, Veneto; Karrell Srl – Bolzano, Trentino Alto Adige; La Dua Valadda Società Cooperativa Sociale – Torino, Piemonte; La Grande Casa Società Cooperativa Sociale Onlus – Milano, Lombardia; La Nuvola Società Cooperativa Sociale Impresa Sociale Onlus – Brescia, Lombardia; LabAnalysis Srl – Pavia, Lombardia; Laboratoires Expanscience Italia Srl – Mustela – Milano, Lombardia; Lizard Srl – Trento, Trentino Alto Adige; Lo Scrigno Società Cooperativa Sociale Onlus – Milano, Lombardia; Lombardini – Kohler Engines – Reggio Emilia, Emilia Romagna; Madonna dell’Uliveto Società Cooperativa Sociale – Reggio Emilia, Emilia Romagna; Maps Spa – Parma, Emilia Romagna; MarmoinoX Srl – Asti, Piemonte; MASMEC Spa – Bari, Puglia; Master Srl – Bari, Puglia; Mely’s Maglieria srl – Arezzo, Toscana; Metal.B. Srl – Vicenza, Veneto; Minifaber Spa – Bergamo, Lombardia; Monini Spa – Perugia, Umbria; Natura Iblea Srl – Paniere Bio – Ragusa, Sicilia; Nordauto Spa – Treviso, Veneto; OMB Saleri Spa Società Benefit – Brescia, Lombardia; Omet Srl – Lecco, Lombardia; Openjobmetis Spa – Milano, Lombardia; Operari Srl Società Benefit – Milano, Lombardia; Pallotta Srl – Terni, Umbria; Paolo Babini Cooperativa di Solidarietà Sociale – Forlì-Cesena, Emilia Romagna; Paolo Trilli, Iascone, Merelli, Papini & C. Sas – Firenze, Toscana; Performance In Lighting Spa – Verona, Veneto; Pineta Grande Spa – Caserta, Campania; Planetek Italia Srl Società Benefit – Bari, Puglia; Portolano Cavallo Studio Legale – Roma, Lazio; Progesto Srl Società Benefit – Vicenza, Veneto; Progetto Emmaus Onlus Cooperativa Sociale – Cuneo, Piemonte; Redimec Snc – Milano, Lombardia; Riello Spa – Verona, Veneto; ROMEC Snc – Brescia, Lombardia; ROVAGNATI Spa – Monza e della Brianza, Lombardia; Rubinetterie Bresciane Bonomi Spa – Brescia, Lombardia; SAVE Spa – Venezia, Trentino Alto Adige; Selle Royal Group Spa – Vicenza, Veneto; Sensor ID Srl – Campobasso, Molise; Serrature Meroni Spa – Como, Lombardia; Servizi CGN Srl Società Benefit – Pordenone, Friuli Venezia Giulia; Sidip Srl – Bergamo, Lombardia; Sis.Ter Srl – Bologna, Emilia Romagna; Skillpharma Srl – Roma, Lazio; Società Agricola Ceraudo Roberto Srl – Crotone, Calabria; Spinetti Menegaldo Cinti Snc – Padova, Veneto; Staff Spa – Mantova, Lombardia; STILL Spa – Reggio Emilia, Emilia Romagna; Studio Aversano Piermassimo – Pistoia, Toscana; Studio Ballotta, Sghirlanzoni & Associati – Bergamo, Lombardia; Studio Sila – Brescia, Lombardia; Studio Vannucchi e Associati – Prato, Toscana; Studio Zanon Consulente del Lavoro – Venezia, Veneto; Studiomartini Stp Srl – Ravenna, Emilia Romagna; Suanfarma Italia Spa – Trento, Trentino Alto Adige; System Logistics Spa – Modena, Emilia Romagna; TeaPak Srl Società Benefit – Bologna, Emilia Romagna; TEC Eurolab Srl – Modena, Emilia Romagna; Termosifonatura F.lli Gnali Srl – Brescia, Lombardia; Terrantiga OP Apicoltori Sardi – Cagliari, Sardegna; UMBRAGROUP Spa – Perugia, Umbria; Vianova Spa – Lucca, Toscana; W&H Sterilization Srl – Bergamo, Lombardia; Way2global Srl Società Benefit – Milano, Lombardia. 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    Fondazione CRT aumenta stanziamenti per 2023 con focus su crisi energetica

    (Teleborsa) – Fondazione CRT stanzia 60 milioni di euro per il 2023, il 9,1% in più rispetto ai 55 milioni di euro del 2022. Lo ha deciso oggi all’unanimità il Consiglio di Indirizzo, che ha approvato il Documento Programmatico Previsionale (DPP). Il bilancio di previsione 2023 è “improntato a una logica espansiva per sostenere lo sviluppo del territorio e far fronte alla doppia sfida dell’emergenza energetica e idroclimatica”, si legge in una nota.Per contribuire al superamento della crisi energetica e dei fenomeni climatici estremi sempre più diffusi, la Fondazione CRT ha messo in campo un piano straordinario da 8 milioni di euro, di cui 3 milioni a integrazione del DPP 2022 e di ulteriori 5 milioni nel DPP 2023. Si tratta di interventi immediati di aiuto agli enti non profit penalizzati dal caro-bollette e saranno collegati a misure di più ampio respiro per la razionalizzazione dei consumi e la mitigazione dell’impatto ambientale.”La forte solidità economico-finanziaria della Fondazione e la leva del risparmio fiscale ci consentono di aumentare da subito e in maniera significativa le risorse da destinare sia al sostegno degli enti del territorio sottoposti a forti pressioni esterne, sia allo sviluppo di nuove progettualità, in uno scenario macroeconomico ancora incerto che richiede risposte rapide e capacità di adattamento”, ha dichiarato Massimo Lapucci, Segretario Generale della fondazione di origine bancaria, la terza in Italia per entità del patrimonio.I 60 milioni di euro stanziati dalla Fondazione CRT per il 2023 saranno così ripartiti: 18,5 milioni (+12,1%) per arte e cultura; 18,5 milioni (+15,6%) ricerca e istruzione; 18,5 milioni (+15,6%) per welfare e territorio; 4,5 milioni (+28,6%) per modalità innovative. LEGGI TUTTO