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    Rdc: integrazione Assegno unico e universale per i nuclei familiari con figli maggiorenni

    (Teleborsa) – Muta il quadro normativo di riferimento per i nuclei familiari percettori del Reddito di cittadinanza. Nel dettaglio, per i nuclei familiari che includono figli minori, disabili e anziani ultrasessantenni – spiega l’Inps in una nota – il decreto-legge n. 48 del 4 maggio 2023, convertito con modificazioni dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, “prevede che gli stessi nuclei continuino a percepire il Reddito di cittadinanza sino al 31 dicembre 2023. I nuclei familiari che non comprendono figli minori, ultrasessantenni o soggetti disabili, invece, al raggiungimento della settima mensilità di erogazione della prestazione, sono gradualmente sospesi dal beneficio, salvo eventuale presa in carico in contesti di fragilità”.Le somme spettanti a titolo di integrazione AUU su Rdc relative alla mensilità di luglio, essendo tale competenza già maturata, – precisa l’Inps – saranno regolarmente corrisposte in data 27 agosto, avvalendosi della carta Rdc.Nel caso di nuclei familiari che proseguono la percezione di Rdc sino a dicembre, l’integrazione AUU – si legge nella nota – è corrisposta sulla carta Rdc unitamente al RDC e senza soluzione di continuità. Per le rate di gennaio e febbraio 2024, per le quali la prestazione RDC sarà stata cessata, il pagamento di AUU avverrà in misura piena utilizzando sempre la carta Rdc. In generale, infatti, per le mensilità non coperte dalla misura Rdc non saranno più applicate le decurtazioni previste dalla legge per la contestuale presenza delle due misure, calcolate sulla base della scala di equivalenza.Nell’ipotesi di nuclei familiari sospesi dalla fruizione di Rdc, gli stessi non cessano altresì dal diritto alla prestazione familiare di cui viene garantita la continuità fino al compimento dei 21 anni, se sussistono i requisiti previsti dalla legge (es. figli studenti, tirocinanti, ecc.). Per tali nuclei, per le mensilità non coperte da una nuova domanda, la fruizione di AUU è garantita in misura piena con accredito sulla carta Rdc. In tal caso, il pagamento avverrà sulla carta per tutte le rate spettanti fino a febbraio 2024. Nell’ipotesi di presentazione di una nuova domanda di AUU, il pagamento avverrà con le modalità prescelte a decorrere dal mese successivo a quello della domanda. LEGGI TUTTO

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    Pensioni, nel 2023-2024 spesa sale al 16,2% del PIL

    (Teleborsa) – La spesa per le pensioni nel biennio 2023-2024 crescerà significativamente portandosi al 16,2% del PIL contro il 15,6% del 2022. Un livello più alto è stato raggiunto nel 2020 (16,9%) per la caduta del PIL dovuta al Covid e, in misura minore, per Quota 100. Il picco successivo sarà toccato nel 2042 al 17%. Queste le stime contenute nel rapporto della Ragioneria generale dello Stato “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario”. “Le previsioni – si legge nel rapporto – scontano, inter alia, gli effetti della elevata indicizzazione delle prestazioni imputabili al notevole incremento dell’inflazione in 2022 e 2023”. La crisi economica del triennio 2008-2010 e dagli effetti negativi propagatisi nel quadriennio 2012-2015 hanno determinato una doppia recessione che ha portato la spesa pensionistica nel 2013-2014 al 15,8% del PIL. Successivamente, a partire dal 2015, in presenza di una leggera crescita economica, si è scesi nel 2016 al 15,4%. Tale tendenza, che sconta anche l’aumento dei requisiti di pensionamento, – spiega la Ragioneria – prosegue fino a raggiungere un minimo relativo del 15,2% nel biennio 2017-2018. A partire dal 2019 e fino al 2022, il rapporto tra spesa pensionistica torna ad aumentare con un picco, pari al 16,9% del PIL proprio nel 2020 per poi ripiegare su un livello pari al 15,6% nel 2022, valore che è 0,4 punti percentuali di PIL superiore al dato del 2018. L’aumento è dovuto alla forte contrazione dell’economia dovuta all’impatto della pandemia e condizionato anche dall’esplicarsi di Quota 100 – destinata a coloro che tra 2019 e 2021 maturano i requisiti per pensionarsi con almeno 38 anni di contributi e 62 anni di età – e della riduzione dei requisiti di accesso al pensionamento anticipato indipendentemente dall’età anagrafica per il mancato adeguamento nel 2019 di tali requisiti all’incremento della speranza di vita. “In misura decisamente inferiore” – sottolinea il rapporto – la spesa risente anche degli effetti previsti dalle norme contenute nelle Leggi di Bilancio 2022 e 2023 che consentono, rispettivamente, di accedere al pensionamento con una età minima di 62 anni ed una anzianità contributiva minima di 38 anni (Quota 102) per chi matura tali requisiti nel 2022 e con una età minima di 62 anni ed una anzianità contributiva minima di 41 anni (Quota 103) per chi matura tali requisiti nel 2023. In conseguenza di tali misure, si assiste negli anni 2019-2022 a una più rapida uscita dal mercato del lavoro e all’aumento del numero di pensioni in rapporto al numero di occupati. Le previsioni indicano poi nel biennio 2023-2024 una crescita al 16,2% del PIL per l’indicizzazione legata all’impennata dell’inflazione. Negli anni successivi, il rapporto tenderà invece a stabilizzarsi fino al 2029, per l’esaurirsi degli effetti di Quota 100, Quota 102 e Quota 103 e per l’ipotizzato parziale recupero dei livelli occupazionali. Si assisterà inoltre alla prosecuzione graduale del processo di innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento e alla contestuale applicazione del sistema di calcolo contributivo. Dopo il 2029, però, il rapporto spesa-PIL aumenterà di nuovo velocemente fino al 17% nel 2042: salirà infatti il rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati indotto dalla transizione demografica. Nella seconda parte dell’orizzonte di previsione, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL inizierà una rapida discesa, attestandosi al 16,1% nel 2050 e al 14,1% nel 2070 grazie all’applicazione generalizzata del calcolo contributivo e alla stabilizzazione, e successiva inversione di tendenza, del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati. Tale andamento si spiega, da un lato, con la progressiva uscita delle generazioni del baby boom e, dall’altro, con l’entrata a pieno regime del sistema contributivo e con l’operare dei meccanismi di stabilizzazione previsti dal sistema pensionistico italiano. LEGGI TUTTO

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    INPS, cassa integrazione n aumento a maggio

    (Teleborsa) – Cresce il ricorso alla cassa integrazione ed alle altre misure contro la disoccupazione nel mese di maggio. Secondo l’INPS, le ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate a maggio 2023 sono state 34,5 milioni, il 40,8% in più rispetto al precedente mese di aprile (24,5 milioni di ore) e il 36,9% in meno rispetto a maggio 2022 (54,7 milioni di ore).Le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate sono state 18,3 milioni, in crescita del 26,9% rispetto ai 14,4 milioni del mese di aprile, ma in calo del 17,1% rispetto ai 22,1 milioni di ore di maggio 2022. Per la cassa integrazione straordinaria, sono state autorizzate 14 milioni di ore, di cui 5,9 per solidarietà, con un decremento del 60% rispetto al mese precedente (8,8 milioni di ore) e dell’1,4% rispetto a quanto autorizzato nello stesso mese dell’anno precedente (14,3 milioni di ore). La CIG in deroga conta 434mila ore autorizzate a maggio 2023, in calo del 48,1% rispetto ad aprile (123mila ore) ed in aumento del 251,2% rispetto a maggio 2022 (837mila ore). Quanto ai Fondi di solidarietà, il numero di ore autorizzate a maggio 2023 è pari a 1,7 milioni e registra un incremento rispetto al mese precedente del 45,6% (1,2 milioni di ore) ed una variazione tendenziale del -90,3% rispetto al mese di maggio 2022 (17,5 milioni di ore).Per quanto concerne gli strumenti di sostegno al reddito, la NASpI ha contabilizzato ad aprile oltre 111mila domande, contor le 112mila di marzo e le 117mila di aprile 2022. La DisColl conta 1.375 domande in dimnuzione rispetto alle 2.564 del mese precedente ed alle 1.844 di aprile 2022 LEGGI TUTTO

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    Alluvione: Enpaia sospende versamento contributi per le imprese operanti nei comuni colpiti

    (Teleborsa) – Il Cda della Fondazione Enpaia – Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura – ha deliberato la sospensione del versamento dei contributi previdenziali degli iscritti a Enpaia (Imprese, Consorzi ed Enti che esercitano attività agricola o attività connesse) che, alla data del 1 Maggio 2023, avevano sede legale o sede operativa nel territorio dei Comuni indicati nell’allegato del decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 23 Maggio 2023.”Un’operazione importante e impegnativa per Enpaia – commenta il presidente della Fondazione Giorgio Piazza – messa in campo con grande senso di responsabilità nei confronti di tutti gli iscritti ed imprenditori, per dare loro un aiuto in questa situazione disastrosa che li ha colpiti e per una rapida ripartenza dei territori devastati dall’alluvione. La Fondazione Enpaia farà tutto quello che è possibile, adattandosi anche alle decisioni che prenderà il Governo”.La sospensione del versamento dei contributi – fa sapere Enpaia – verrà estesa per gli ulteriori Comuni che dovessero essere in futuro individuati dal Legislatore, ma è subordinata al vaglio dei ministeri vigilanti (e si riferisce alle scadenze che ricadono nel periodo dal 1 Maggio al 25 Ottobre 2023). I versamenti già effettuati nel periodo indicato non verranno rimborsati.Il versamento dei contributi potrà essere effettuato, senza applicazione di sanzioni o interessi, in un’unica soluzione entro il 25 Novembre 2023, oppure mediante rateizzazione, fino a un massimo di otto rate mensili di pari importo a decorrere dalla medesima data. La domanda per fruire della rateizzazione dovrà essere presentata entro e non oltre il 31 Luglio 2023.Sono sospese, fino al 25 ottobre, anche nuove azioni legali giudiziali o extragiudiziali, per il recupero dei crediti previdenziali (salvo quelle indifferibili per evitare decadenze e prescrizioni).I termini di pagamento, con scadenza nel periodo di sospensione (1/5/23 – 25/10/23) dei piani di rateizzazione in atto sono posticipati alla fine di tale periodo, con slittamento di tutte le successive rate dei piani di rateizzazione. La sospensione dei pagamenti non impedisce il rilascio del certificato di regolarità contributiva. LEGGI TUTTO

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    Reddito di cittadinanza perde appeal ma domande sono stabili a marzo

    (Teleborsa) – Continuano a diminuire le domande di Reddito o Pensione di Cittadinanza, misura di welfare introdotta dal Movimento Cinquestelle che ha i giorni contati, in quanto verrà presto sostituita dal nuovo strumento denominato MIA. Nei primi tre mesi dell’anno, stando all’Osservatorio INPS, i richiedenti il Reddito di Cittadinanza e la Pensione di cittadinanza sono stati quasi 300 mila, il 25% in meno rispetto all’analogo periodo del 2022. I nuclei che hanno percepito almeno una mensilità sono stati 1,2 milioni, per un totale di 2,6 milioni di persone coinvolte.Nel mese di marzo 2023 i nuclei beneficiari di Reddito di Cittadinanza erano 902mila (il 90%) mentre i nuclei beneficiari di Pensione di Cittadinanza erano 103 mila (il 10%) per un totale di 1 milione di nuclei, stabili rispetto al mese precedente, e 2,15 milioni di persone coinvolte così ripartite: 1,55 milioni nelle regioni del Sud e nelle Isole, 338 mila nelle regioni del Nord e 267 mila in quelle del Centro. L’importo medio a nucleo è stato pari a 572,16 euro. A marzo sono stati spesi per il sussidio contro la povertà 575,39 milioni mentre nei primi tre mesi dell’anno sono stati spesi 1,8 miliardi (2,1 del primo trimestre 2022). I nuclei cui è stato revocato il beneficio sono stati circa 27mila (in calo rispetto ai 73mila del 2022, 107mila del 2021 e 25mila nel 2020). le motovazioni per cui si perde il beneficio sono molteplici, ma l piu’ frequente è l’accertamento della “mancanza del requisito di residenza/cittadinanza”. I nuclei decaduti dal diritto nei primi tre mesi sono stati 111mila (314mila nel 2022, 343mila nel 2021 e 256 mila nel 2020). La causa più frequente di decadenza riguarda la variazione dell’ISEE in aumento (superamento della soglia prevista), che cade proprio a febbraio quando viene ripresentata la DSU. LEGGI TUTTO

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    Assegno Unico Universale, INPS: “16,5 miliardi di euro a più di 6 milioni di nuclei familiari”

    (Teleborsa) – “A marzo 2023, dopo un anno dalla sua prima erogazione, siamo soddisfatti del risultato ottenuto: abbiamo distribuito 16,5 miliardi di euro a più di 6 milioni di nuclei familiari in tutta Italia, dimostrando che l’AUU è la misura di welfare più inclusiva e capillare esistente”. Con queste parole il direttore generale dell’INPS, Vincenzo Caridi, ha aperto a Roma il convegno che l’Istituto ha organizzato per tracciare un primo bilancio dell’impatto dell’Assegno Unico Universale.”Trenta controlli mensili per ciascuna delle oltre dieci milioni di domande inoltrate – ha aggiunto Caridi – e circa sei milioni di pagamenti mensili su iban diversi, senza considerare l’intreccio con l’Isee e le informazioni sulla disabilità. Abbiamo voluto investire sull’innovazione partendo dalla costruzione di una domanda semplice, oggi il rinnovo dell’assegno unico è automatico, senza più bisogno di presentare la domanda da parte dell’utente, grazie all’interoperabilità tra l’Istituto e le altre amministrazioni. Il principio che abbiamo seguito è quello della proattività. Un principio che INPS ha adottato come modus operandi, una conquista nuova per le prestazioni di welfare reso possibile dalle nuove tecnologie introdotte e che ci permettono di svincolare la prestazione dalla reiterazione della domanda o di chiedere all’utenza informazioni già in nostro possesso. Insomma, una interazione continua e più vicina alle esigenze dell’utente”.”Fin dalla legge di bilancio il governo –ha affermato Eugenia Roccella, titolare del Dicastero per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità – ha affrontato come priorità l’emergenza demografica, potenziando l’assegno unico in misura significativa in particolare per i nuclei più numerosi e investendo un miliardo e mezzo sulla famiglia e la natalità. In questo quadro l’assegno unico è uno strumento importante che condividiamo nel metodo e nel merito, che continueremo a migliorare e che difenderemo dalla procedura di infrazione europea. Si tratta di una delle misure in campo in una strategia più ampia e organica, che investe anche il piano fiscale e la conciliazione tra famiglia e lavoro, in cui il governo è impegnato direttamente ma per la quale intende coinvolgere in uno sforzo comune tutti gli attori: aziende, enti locali, parti sociali, non profit”.”L’Assegno Unico – ha detto il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico – è una misura di grande importanza sociale, che aggiunge il valore di essere veramente universale, arriva cioè a tutti i figli. Il bilancio è molto positivo, in un anno abbiamo raggiunto oltre 9,6 milioni di ragazzi, con un assegno medio mensile di 168 euro. Una misura che ha come obiettivo l’incentivo alla natalità. E un ulteriore passo in avanti è stato fatto dal Governo che, in Legge di Bilancio, ha deciso giustamente di rafforzare l’intervento per le famiglie numerose e per i disabili. Bisogna dunque proseguire con politiche per servizi e sostegni alle famiglie, e con inventivi all’occupazione femminile, perché è dimostrato che queste misure hanno fatto la differenza nei paesi dove sono state applicate e dove, aumentando l’occupazione femminile, è cresciuta la natalità. L’INPS – ha aggiunto Tridico – ha brillantemente superato la prova dell’erogazione di questa importante misura, le lezioni apprese diventeranno un patrimonio comune nella reingegnerizzazione di tanti altri servizi erogati anche in una modalità di maggiore proattività da parte dell’Istituto”. LEGGI TUTTO

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    Opzione donna, Calderone: “Si lavora a stop criterio figli”

    (Teleborsa) – “Stiamo lavorando su Opzione donna, il ministero ha fatto più proiezioni, le ha già mandate anche al Mef in modo che sia possibile determinare i costi delle eventuali modifiche. Sono in attesa, spero di avere risposte a breve, per fare in modo che alcune parti della norma inserita in manovra possano essere risistemate”. È quanto afferma la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, dopo la cerimonia al Quirinale per l’8 marzo. “Una delle ipotesi” sul tavolo – fa sapere Calderone – è quella di eliminare il riferimento ai figli. Modifiche in arrivo anche sul fronte dell’età di uscita dal mondo del lavoro. Secondo la ministra “potrebbe essere utile unificare l’età delle lavoratrici subordinate e autonome. La differenza che viene dall’impianto precedente – 58 anni se dipendenti e 59 anni se autonome, con 35 anni di contributi per tutte (ndr) – non la comprendo a livello di impostazione perché, anzi, le carriere delle lavoratrici autonome sono ancor più caratterizzate da momenti di discontinuità”. LEGGI TUTTO

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    Pensioni & lavoro, Tridico: “Migliorare qualità lavoro con lotta a precarietà e paghe da fame”

    (Teleborsa) – No ai privilegi ed alle rendite pensionistiche degli anni ’70, si alla lotta contro il precariato ed i salari da fame, che condizionano oggi il futuro pensionistico di domani. E’ questa la sintesi del pensiero di Pasquale Tridico in merito a due temi importantissimi come il lavoro e la pensione, esplicitati nel saggio “Il lavoro di oggi, la pensione di domani. Perché il futuro del Paese passa dall’INPS”, scritto a quattro mani con il giornalista del Corriere della Sera Enrico Marro.Secondo il Presidente dell’INPS, la precarietà ed i bassi salari sono due piaghe da combattere, perché colpiscono soprattutto i giovani e ne determinano il loro futuro previdenziale, in base all’equazione che associa un lavoro povero ad una pensione povera. E’ qundi necessario puntare su un miglioramento della quantità e la qualità dell’occupazione, per evitare un domani di avere pensioni povere e una massa di anziani da assistere. Il Presidente dell’Istituto di previdenza si spinge anche ad ipotizzare che, con un salario minimo di 9 euro lordi, il rateo pensionistico di ognuno potrebbe essere il 10% più alto e non sarebbe comunque una pensione alta, perché per 30 anni di lavoro, l’assegno ammonterebbe a 750 euro, mentre bisognerebbe lavorare 40 anni a 9 euro l’ora per avere una pensione di 1-200-1.300 euro netti al mese.Per Tridico, oggi paghiamo ancora il prezzo delle pensioni baby distribuite negli anni ’70 e ’80. In Italia vi sono oggi circa 256mila pensionati baby con una spesa complessiva che si aggira sui 102 miliardi e sale a 130 miliardi aggiungendo gli assegni nel frattempo “eliminati”. Infatti, l’INPS eroga circa 185mila pensioni baby per una spesa annuale di 2,9 miliardi, di cui 149mila pagate alle donne, che mediamente usufruiscono di questo trattamento da 36 anni.Tridico ha affrontato anche il capitolo lavoro e politiche attive, affermando che “il nostro Paese produce troppi pochi posti di lavoro. Non è un problema di rigidità, di ragazzi che non hanno voglia di lavorare, di sussidi che fanno stare sul divano. Da 30 anni il tasso di occupazione è al 59% pari a 23 milioni di persone”. La naturale conseguenza di questo contesto è che “non bisogna pensare che basti una riforma” del mercato del lavoro, perché “servono investimenti”. Fornendo un assist al RdC, il Presidente dell’INPS afferma che “non si crea lavoro togliendo i sussidi, che fanno probabilmente concorrenza al lavoro nero”, ma occorre uno “sforzo” sulle politiche attive, anche al Sud dove vi sono tassi di occupazione da Paesi in via di sviluppo (30% contro il 70% del Nord). LEGGI TUTTO