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    Imprese, Inps: “Nell’ultimo trimestre 2022 utilizzate 12 milioni di ore di CIG”

    (Teleborsa) – La ripresa dell’economia ha favorito l’ulteriore aumento del numero delle imprese assicurate, salito a 1,55 milioni nel III trimestre 2022, da 1,47 milioni all’inizio del 2018, per poi ridursi leggermente nella parte finale dell’anno, recuperando, comunque, quanto perso nel 2020. È quanto emerge dal XXII Rapporto Annuale dell’Inps presentato oggi a Montecitorio.”Durante la pandemia, le misure di sostegno alle imprese hanno evitato la chiusura di aziende, il cui numero ha subito solo una moderata flessione rispetto alla complessità della crisi. Nel 2022, l’ampia e rapida crescita dell’inflazione – ha sottolineato nella sua relazione il commissario dell’Inps, Micaela Gelera – non sembra aver avuto un effetto significativo sulla domanda di lavoro delle imprese. Solo nella seconda parte dell’anno si è assistito ad un lieve peggioramento, con una riduzione della creazione di nuovi posti di lavoro ed un aumento della distruzione di quelli esistenti”.Ricorso alla CIG – “Con l’esclusione del picco del 2020, le aziende non sembrano, inoltre, aver fatto ricorso massivo alla CIG per proteggere le posizioni di lavoro. Il 2022 appare, dunque, – spiega Gelera – un anno ordinario, con circa 12 milioni di ore mensili utilizzate nell’ultimo trimestre. Per le sole imprese energivore si nota un lieve aumento per la CIG ordinaria nella seconda parte dell’anno. Di particolare interesse quanto accaduto alla causale di utilizzo della CIG nel caso di mancanza di materie prime e componenti: mentre all’inizio del 2022 veniva utilizzata prevalentemente da imprese non energivore, a partire dalla crisi Ucraina il ricorso da parte delle energivore è cresciuto, contribuendo a spiegare il solo moderato peggioramento delle posizioni lavorative in essere”.Decontribuzione Sud ed Esonero Giovani – Le misure di sostegno all’occupazione che agiscono esclusivamente sulla parte contributiva a carico del datore di lavoro producono – rileva il Rapporto – effetti importanti sull’occupazione ma trascurabili sulla dinamica delle retribuzioni. Misure come Decontribuzione Sud, con minori aliquote di agevolazione, riguardanti la parte contributiva a carico del datore di lavoro, e non rivolte a destinatari specifici, generano effetti di minore entità con un ritardo temporale da considerare. “La dinamica dei livelli occupazionali e retributivi – prosegue Gelera – riflette anche le misure di incentivazione introdotte, che sembrano avere avuto effetti differenti, sui quali appare opportuno ragionare. Sia Decontribuzione Sud che Esonero Giovani hanno avuto un impatto positivo sull’occupazione, mentre solo Esonero Giovani ha anche favorito un aumento, seppure contenuto, delle retribuzioni”. LEGGI TUTTO

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    INPS, esercizio 2022 chiude positivo a 7,1 miliardi

    (Teleborsa) – Sul piano economico-patrimoniale, l’esercizio 2022 dell’Inps chiude con un risultato positivo pari a 7.146 milioni di euro, in miglioramento di 10.857 milioni rispetto al 2021, quando il risultato di esercizio era pari a -3.711 milioni. È quanto emerge dal XXII Rapporto Annuale dell’Inps presentato oggi a Montecitorio. La gestione finanziaria di cassa evidenza un avanzo di circa 41 miliardi. L’Istituto gestisce più di 420 miliardi di euro di entrate, di cui oltre 256 miliardi sono le entrate contributive (con un incremento di 8 p.p. rispetto all’esercizio precedente) e 157 miliardi di trasferimenti pubblici affluiti tramite la Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali, gestione che ha la finalità di assicurare la copertura degli oneri di natura assistenziale o che trovano il loro finanziamento nella fiscalità generale. L’incremento delle entrate contributive di 8 p.p. – spiega l’Istituto – è dovuto all’andamento positivo del quadro macroeconomico che ha visto crescere il numero degli occupati e delle retribuzioni individuali. Le uscite per prestazioni istituzionali, pari a più di 380 miliardi, crescono nel 2022 rispettivamente del 3,8% per le pensioni, del 4% per i trattamenti di disoccupazione, del 79,6% per quelli relativi alla famiglia (incremento dovuto al pagamento dell’AUU), mentre sono in diminuzione le spese per l’inclusione sociale (RdC e PdC, – 9,4%). LEGGI TUTTO

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    Assegno unico, INPS: “Dieci milioni di beneficiari e spesa a 16 miliardi”

    (Teleborsa) – “Nel corso del 2022 sono state introdotte misure per la conciliazione tra vita familiare e lavoro, accompagnate da modifiche di quelle già esistenti. Le misure adottate, come proseguito nel 2023, sono state realizzate con l’obiettivo di agevolare una distribuzione più equa delle responsabilità familiari, di stimolare la natalità – che quest’anno è scesa al suo livello minimo storico, con meno di 400mila nascite – e dipromuovere una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro”. È quanto ha sottolineato il commissario dell’Inps, Micaela Gelera, in occasione della presentazione a Montecitorio del XXII Rapporto Annuale dell’Inps. Nel Rapporto l’Istituto fa il punto sulle misure di supporto alle famiglie previste dalla legislazione italiana e erogate dall’Inps, nonché sull’evoluzione dei beneficiari di Reddito di Cittadinanza e delle loro caratteristiche nel tempo, offrendo anche una comparazione tra il vecchio strumento e le nuove misure che lo hanno sostituito. Vengono, inoltre, fornite alcune analisi relative al riscontro ricevuto dal “Bonus Psicologo”.Assegno Unico e Universale – ll numero dei beneficiari dell’Assegno Unico e Universale attualmente si avvicina ai 10 milioni.L’Inps rileva una presenza predominante di genitori lavoratori dipendenti, mentre una percentuale più bassa è rappresentata da genitori autonomi o famiglie senza genitori lavoratori. Il tasso di adesione alla misura si attesta intorno al 90% e varia in base all’età dei beneficiari, raggiungendo il 95% per i figli più piccoli. Viene evidenziato anche un divario territoriale significativo, con un’adesione più alta nelle province del Sud (circa 92%) rispetto a quelle del Centro e del Nord (circa 86%). Circa il 17% dei richiedenti dell’AUU nonfornisce la documentazione relativa all’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). Questo fenomeno riguarda principalmente famiglie con reddito più elevato, che comunque riceverebbero l’importo minimo dell’assegno. Tuttavia, si nota una maggiore probabilità di non presentare l’ISEE tra gli autonomi e i professionisti, nonché una maggiore incidenza di questa scelta nelle aree con minore capitale sociale. Nel caso degli ex-percettori di RdC, che sono passati da un sistema di erogazione automatica a uno basato su domanda (dove dovevano richiedere l’assegno una volta usciti dal RdC), si è osservato che circa il 66% di loro non ha subito alcuna interruzione nel ricevere le mensilità, mentre il restante 34% ha avuto un periodo in cui non ha ricevuto l’assegno. Inoltre, si è notato che i beneficiari con un ISEE più basso impiegano più tempo medio per presentare domanda di AUU dopo la decadenza/revoca del RdC. “Queste evidenze supportano l’idea – sottolinea l’Inps – che un approccio proattivo alle prestazioni possa essere un utile strumento per colmare lacune informative di vario tipo e garantire il riconoscimento dei diritti a un’utenza particolarmente vulnerabile”.Richieste di invalidità civile – Tali richieste, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, sono aumentate di circa il 20% dal 2014 al 2019. Nel 2020, con l’insorgere della pandemia, si è registrato un calo di circa il 30% delle domande, che poi si sono stabilizzate nel 2021 su valori simili a quelli pre-pandemia. Circa il 70% delle richieste di invalidità civile è dovuto a quattro principali categorie dipatologie: tumori, malattie psichiatriche, malattie cardiovascolari e malattie del sistema nervoso. Si osserva una stabilità nelle richieste relative alle malattie tumorali, psichiatriche e del sistema nervoso (quest’ultime lievemente cresciute), mentre segnali più preoccupanti emergono dalla continua crescita delle richieste per malattie cardiovascolari, che dal 2014 al 2021 sono cresciute di circa il 43%.Congedi parentali – L’analisi del take-up del congedo di paternità obbligatorio, la cui disciplina è stata recentemente innovata dal D.Lgs. n. 105 del 2022, mostra che l’adesione alla misura da parte dei dipendenti del settore privato è cresciuta nel tempo, raggiungendo il 64% nel 2022. Si evidenzia che ad avvantaggiarsi dello strumento sono principalmente i padri che godono di condizioni lavorative migliori, assunti con contratti a tempo indeterminato e che guadagnano salari relativamente più alti. Si evidenzia, inoltre, un significativo divario territoriale, con un’adesione media del 76% nel Nord Italia, del 65% nelle regioni centrali e valori relativamente più bassi, con una media del 43%, nelle regioni del Sud. Per quel che riguarda, invece, i congedi parentali, che offrono ai genitori la possibilità di prendersi cura dei propri figli garantendo al contempo la tutela dei diritti e la continuità del rapporto di lavoro, le stime indicano che per le madri occupate nel settore privato non agricolo, l’adesione a questi congedi è stata di circa il 25% per i bambini di età compresa tra 0 e 3 anni nel periodo 2012-2019. I tassi di utilizzo per i congedi relativi ai bambini di età superiore ai tre anni sono molto più contenuti (circa il 5% e il 6% nel 2021 e 2022), indicando che le famiglie italiane fanno ricorso a questi strumenti soprattutto durante i primi anni di vita del bambino. L’analisi rileva, inoltre, che ad usufruire del congedo sono soprattutto le madri con posizioni lavorative più stabili e impiegate in imprese di maggiori dimensioni. L’analisi del tasso di adesione dei padri è lasciata a future indagini. Bonus Asilo Nido – Bonus Asilo Nido introdotto in Italia nel 2017 e teso a sostenere le famiglie nelle spese relative ai servizi per l’infanzia. Il numero di minori beneficiari del bonus è aumentato nel tempo, raggiungendo circa 425mila beneficiari nel 2022. Si nota anche che per i bambini nati negli anni 2019, 2020 e 2021, il tasso di adesione a questa misura è del 34%. L’importo medio mensile del bonus è di 213 euro per i minori che frequentano un nido privato (il 47%) e di 189 euro per le famiglie che scelgono un nido pubblico (il 53%). Questa differenza riflette il maggior costo degli asili privati, che sono circa il 33% più costosi rispetto a quelli pubblici, e comporta un tasso di copertura inferiore per chi opta per queste strutture private. Il rapporto tra l’importo medio mensile erogato dall’INPS e l’importo mediomensile pagato per ogni bambino (tasso di copertura) è del 59% per i nidi privati e del 70,5% per quelli pubblici. Tuttavia, questi dati medi nascondono una forte variabilità territoriale con tassi di copertura che vanno dal 38% (59%) per gli asili privati (pubblici) nelle province di Milano e Bologna (Parma e Como) a un massimo di circa il 92-93% (94) nelle province di Agrigento e Vibo Valentia per gli asili privati (pubblici).Reddito di Cittadinanza – I cambiamenti normativi intervenuti nel 2022 e nel 2023 hanno portato alla sostituzione del Reddito di Cittadinanza con due nuove misure: l’Assegno di Inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro. Dalla sua introduzione fino ad aprile 2023, il numero di percettori di RdC ha raggiunto il suo valore massimo nel primo semestre del 2021, con circa 1,6 milioni di nuclei familiari beneficiari e circa 3,5 milioni di individui coinvolti. Successivamente, si è verificata una prima flessione nella seconda metà del 2021, seguita da un trend decrescente che ha portato, nei primi quattro mesi del 2023, a circa 1,2 milioni di nuclei percettori. Inoltre, nel corso del tempo, la composizione dei beneficiari di RdC è cambiata. Si è registrata una diminuzione dei beneficiari in età lavorativa e una riduzione del valore medio dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) dei nuclei percettori, indicando che i nuclei con condizioni economiche relativamente migliori hanno cessato di beneficiare della misura.Bonus psicologo – Il Bonus Psicologo introdotto per la prima volta durante la pandemia di COVID-19, e consistente in un contributo erogato a coloro che richiedono sostegno per le spese relative a sessioni di psicoterapia presso specialisti privati iscritti all’albo degli psicologi, ha ricevuto una forte domanda, di molto superiore allo stanziamento previsto: su circa 387mila domande accolte, che rispondevano ai requisiti di ammissibilità, ne sono state finanziate solo circa 41.500. Si osserva una netta prevalenza di richieste da parte delle donne (70%), tuttavia, nel caso delle richieste a favore dei minori, si verifica un’inversione di tendenza, con il 40% delle richieste riguardanti beneficiari maschi. Dal punto di vista territoriale, non emerge un pattern preciso nel numero di richieste in relazione alla popolazione residente, né una correlazione con l’incidenza del COVID-19 a livello provinciale. “Questo elemento, insieme alla disparità tra le richieste pervenute e quelle finanziabili, – commenta l’Inps – suggerisce l’esistenza di un bisogno preesistente alla crisi pandemica che è stato possibile esprimere grazie a questa misura”. LEGGI TUTTO

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    Pensioni, INPS: “Nel 2022 16 milioni di pensionati. Spesa ammonta a 320 miliardi”

    (Teleborsa) – Nel complesso, il numero di pensionati è rimasto sostanzialmente stabile, con circa 16 milioni di persone che percepiscono una pensione. Di questi, il 52% sono donne che percepiscono in media un importo del 36% inferiore a quello ottenuto dagli uomini. La spesa complessiva lorda per le pensioni ammonta a poco più di 320 miliardi di euro di cui una quota di 315 miliardi è sostenuta dall’INPS. È quanto emerge dal XXII Rapporto annuale dell’Inps, relativo all’anno 2022, e presentato oggi alla Camera dei Deputati.Dei pensionati italiani, il 96% circa percepisce almeno una prestazione dall’INPS e oltre la metà della spesa è destinata a prestazioni di anzianità/anticipate, seguite dalle pensioni di vecchiaia e dalle pensioni al superstite. Le prestazioni assistenziali rappresentano l’8% del totale. Nel 2022 si è registrata una diminuzione del 3% delle nuove prestazioni previdenziali, principalmente a causa della diminuzione delle pensioni anticipate derivata dalla conclusione di Quota 100. Si è assistito anche a una diminuzione delle pensioni al superstite, che nel 2021 avevano raggiunto un picco, presumibilmente a causa dell’aumento dei decessi legato alla crisi pandemica. Si assiste, invece, ad un incremento dell’8,1% delle prestazioni assistenziali.Reddito medio – Per il 96% dei pensionati che percepiscono una prestazione dall’Inps e il reddito lordo mensile medio è di circa 1.687 euro. Il restante 4% non beneficia di prestazioni da parte dell’Inps, ma percepisce rendite Inail o pensioni di guerra o ancora pensioni da casse professionali, fondi pensione e enti minori. Pluralismo previdenziale – Il pluralismo previdenziale, ossia la pratica di versare contributi a diverse casse previdenziali contemporaneamente o in momenti diversi, è diventato un fenomeno sempre più comune nella vita contributiva dei lavoratori e comporta il rischio di una perdita totale o parziale della pensione. Nel complesso, nel 2022, il 18% dei pensionati di vecchiaia e anzianità riceveva benefici derivanti da contributi versati a fondi diversi, corrispondente a circa il 17% del totale delle pensioni in essere. L’11% dei pensionati ha percepito una pensione che era il risultato di ricongiunzione, mentre poco più del 3% ha percepito una pensione derivante da cumulo. Un ulteriore 3% ha percepito una pensione supplementare, mentre molto poco utilizzato risultava l’istituto della totalizzazione. L’Inps evidenzia inoltre che fino al 2010, la diffusione di questi istituti è stata piuttosto bassa e che il crescente ricorso alla ricongiunzione osservato negli anni successivi è dovuto all’inasprimento del requisito contributivo per l’accesso alla pensione, soprattutto anticipata, imposto dalle riforme del sistema previdenziale.Opzione donna – Al 1 gennaio 2023 le donne andate in pensione con “Opzione donna” erano 174.535 (il 57,9% delle quali erogate a lavoratrici dipendenti). I pensionamenti con “Opzione donna” costituiscono il 16,3% del complesso delle pensioni anticipate liquidate a donne dal 2010 e l’assegno medio è del 39,8% più basso rispetto alla media delle anticipate (1.171,19 euro contro 1.946,92 euro). La differenza di importo, sottolinea l’istituto di previdenza, è in parte riconducibile al ricalcolo contributivo e in parte alla minore contribuzione rispetto alle anticipate, oltre al fatto che la propensione a utilizzare l’opzione è maggiore tra le lavoratrici nelle classi di reddito più basse e, quindi, con minore contribuzione. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle prestazioni il 68,2% viene erogato al Nord, dove “Opzione donna” rappresenta anche il 19% degli anticipi, una percentuale superiore rispetto al resto del Paese. Le liquidazioni per anno di decorrenza non sono distribuite nel tempo in modo omogeneo e risentono delle riforme che si sono susseguite a partire dal 2010, la riforma Fornero in particolare che, bloccando di fatto il pensionamento di vecchiaia e di anzianità delle donne, ha favorito il ricorso all’opzione dal 2012 in poi. Il calo del 2016 è dovuto all’innalzamento del requisito anagrafico per l’adeguamento alla speranza di vita. L’esiguo numero di pensionamenti del 2017 è invece dovuto alla mancata proroga di “Opzione donna”, per cui con la legge di bilancio 2017 hanno potuto ricorrere all’opzione solo coloro che avevano maturato i requisiti d’età di 57/58 anni nel 2015 (sen- za l’aumento previsto invece in precedenza per l’adeguamento alla speranza di vita). L’ulteriore calo del 2018 è infine riconducibile all’innalzamento dell’età a 58/59 anni. Per quel che riguarda, invece, l’impatto di Opzione donna sul bilancio dell’Istituto si mostra che il risparmio derivante dal pagamento di una prestazione minore di quella ordinaria, anche se per un numero maggiore di anni, è superiore alle perdite contributive sulle optanti fino al 2019. A partire dal 2020 però la situazione si inverte, poiché il costo per le erogazioni immediate non è più compensato dai risparmi futuri derivante da pensioni più basse, a causa del graduale incremento della quota contributiva delle pensioni in regime ordinario. Quota 100 – Sono quasi 433mila le persone andate in pensione con Quota 100 (432.888). Il Rapporto annuale dell’Inps sottolinea come dopo le quasi 380mila uscite nel triennio di vigenza della misura (2019/2021) nel siano uscite altre 51mila nel 2022 avendo maturato i requisiti negli anni precedenti e 2.498 nel 2023 (al 31 maggio). Il ricorso a Quota 102 (l. n. 234 del 2021) è invece stato modesto per cui le liquidate nel 2022 sono poco meno di 5.700 (altre 4.874 uscite sono state rilevate nel 2023), mentre nel 2022 è nuovamente aumentato il ricorso a Opzione donna (oltre 26.000 le domande accolte nell’anno). Nel 2023 è atteso un calo vista la stretta sui requisiti. Quest’anno sono già state accolte 5.125 domande per Quota 103 (62 anni di età ed almeno 41 di contributi) nei primi cinque mesi. “Questi istituti – si legge – consentono un’uscita anticipata al di fuori dei principi generali in termini di anzianità contributiva e anagrafica e sebbene l’importo della pensione sia correlato negativamente all’aspettativa di vita al pensionamento, assicurando in questo modo equità attuariale e tra le generazioni, almeno per la parte contributiva, questi provvedimenti incidono negativamente sul bilancio pensionistico. Infatti, l’accelerazione nelle uscite rispetto alla normativa vigente implica un anticipo della spesa per pensioni, a cui seguono minori spese in quanto l’importo delle prestazioni erogate è inferiore a quanto sarebbe avvenuto senza il provvedimento. Tuttavia, vi è evidenza che nel breve periodo la somma delle maggiori uscite sarà superiore alla somma dei risparmi e quindi l’operazione aumenterà il valore del debito pensionistico”. L’impatto dell’inflazione sul potere d’acquisto – Le famiglie più colpite dalla fiammata inflazionistica del 2022 si mostrano essere quelle dei pensionati italiani, specialmente quelle appartenenti ai due quinti di spesa più poveri, che perdono tra il 2018 e il 2022 il 10,6% del reddito reale (perdita oltre dieci volte maggiore delle famiglie con solo redditi da lavoro); fortemente colpite risultano anche le famiglie di pensionati dei quinti più ricchi, con una perdita del reddito reale pari al 7,5%. Dall’analisi condotta emerge che uno dei fattori di contenimento del crollo dei redditi reali a seguito dell’inflazione sia la maggiore offerta di lavoro, mentre la perequazione pensionistica assume un ruolo assai marginale in questa dinamica. LEGGI TUTTO

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    Inps: “Accesso facile all’assegno unico”

    (Teleborsa) – Dal mese di settembre 2023 i neogenitori riceveranno una comunicazione via email che li invita a presentare la domanda per richiedere l’Assegno Unico Universale o a integrare il beneficio già percepito per altri figli a carico. L’iniziativa – fa sapere l’Inps in una nota – ha l’obiettivo di “facilitare l’accesso all’Assegno Unico Universale in occasione della nascita di un figlio e che sottolinea l’importanza per l’stituto di mettere al centro delle sue attività le esigenze del cittadino, ponendo l’accento sulla tempestività, l’efficienza e l’anticipazione delle necessità dell’utenza”.”Questo servizio – evidenzia l’Inps – è reso possibile grazie alla nuova Piattaforma di Proattività, finanziata dal PNRR, che, nel rispetto delle normative in vigore in materia di trattamento dei dati personali, guida i cittadini nell’accesso ai diritti e ai benefici disponibili e che identifica la nascita come un evento chiave per attivare il diritto all’Assegno Unico”.Tutti i cittadini interessati possono facilmente aderire ai servizi proattivi accedendo all’area MyINPS sul sito istituzionale dell’INPS, dove troveranno tutte le informazioni necessarie per dare il proprio consenso e iniziare a beneficiare di questa nuova modalità di servizio. LEGGI TUTTO

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    Inclusione sociale, INPS: “Dal 1 settembre al via domande per il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL)”

    (Teleborsa) – Sono 33mila i nuclei familiari che stanno ricevendo la comunicazione (tramite sms/email) che li informa di aver fruito, ad agosto, della settima mensilità del Reddito di Cittadinanza loro spettante. Lo rende noto l’Inps precisando che si tratta di famiglie senza minori, disabili o over 60. I destinatari di questo messaggio e coloro che lo hanno già ricevuto il mese scorso o lo riceveranno nei prossimi, dal primo settembre, – spiega l’Istituto in una nota – possono presentare la domanda per il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL) e, se hanno i requisiti per accedervi, potranno essere avviati a un percorso di professionalizzazione e di inserimento lavorativo durante il quale, per complessivi 12 mesi, potranno ricevere un contributo di 350 euro mensili.Per accedere al SFL, è necessario, oltre alla presentazione della domanda: sottoscrivere il Patto di attivazione digitale (PAD); contattare almeno tre Agenzie per il Lavoro; sottoscrivere il Patto di servizio personalizzato; avviare un’iniziativa di attivazione al lavoro come indicata nel Patto di servizio.L’infrastruttura tecnologica abilitante di queste nuove misure di inclusione sociale e contrasto alla povertà è il Sistema informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa (SIISL), che permetterà di gestire anche la misura dell’Assegno di inclusione (ADI), in vigore da gennaio 2024, destinata ai nuclei in cui siano presenti almeno un minore o un disabile o un over 60 o un componente inserito in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali.La piattaforma non sarà destinata solo a coloro che non percepiranno più il Reddito di Cittadinanza, ma anche a quanti si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro o desiderano reinserirsi.Sui siti istituzionali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Inps sono presenti le informazioni per accedere alla nuova misura e le FAQ nelle quali sono riportate anche alcune informazioni per la gestione della fase transitoria, ivi comprese quelle riguardanti le indicazioni per coloro che sono già stati presi in carico dai centri per l’impiego, nonché la previsione dell’ulteriore tutela prevista per coloro per i quali, entro il 31 ottobre, potrà pervenire, da parte dei servizi sociali, la comunicazione della loro presa in carico, all’esito della valutazione che ne certifichi il grave e comprovato disagio e che potranno, pertanto, continuare a fruire del reddito di cittadinanza oltre le sette mensilità, fino a dicembre 2023.A breve – comunica l’Inps – saranno disponibili le istruzioni operative che consentiranno di fare domanda per il Supporto per la Formazione e il Lavoro e accedere alla piattaforma SIISL. LEGGI TUTTO

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    Reddito di cittadinanza, in arrivo altri 32mila sms di sospensione

    (Teleborsa) – Sono in arrivo migliaia di sms che annunceranno alle famiglie lo stop al pagamento del Reddito di cittadinanza. Lo annuncia Diego de Felice, direttore centrale della comunicazione INPS, ad Agorà Estate su Rai3, ricordando che “la legge prevede la cessazione del reddito dopo 7 mensilità nel 2023”. “A luglio ci sono stati 159mila nuclei che hanno ricevuto questo sms – sottolinea il responsabile dell’Istituto di previdenza – da domani verrà comunicato a chi ha la settima mensilità in agosto: e saranno 32.850 nuclei. Mano mano da qui a dicembre ne arriveranno altri per circa 40mila: quindi alla fine saranno 240mila nuclei ai quali verrà comunicata la fine del Reddito di Cittadinanza”. De Felice ha poi ricordato che gli “occupabili” potranno essere avviati su un percorso lavorativo, facendo domanda per il Supporto di Formazione Lavoro (SFL), la nuova misura introdotta dal Governo Meloni che dà il diritto ad accedere alla piattaforma che l’Inps renderà fruibile dal primo settembre. “Questo sistema crea la possibilità di avviarsi verso un’attività lavorativa o poter utilizzare dei corsi di formazione professionalizzanti durante i quali si arriva ad avere un beneficio di 350 euro”, ha spiegato il dirigente dell’INPS, precisando che “tre quarti delle persone che avevano il reddito lo continueranno a percepire fino al 31 dicembre e poi potranno fare la domanda di assegno di inclusione”. LEGGI TUTTO

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    INPS e Decreto Lavoro: ecco cosa cambia

    (Teleborsa) – Una profonda revisione delle politiche di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, una nuova disciplina per la formazione e per l’accesso al mondo del lavoro: sono le linee guida che caratterizzano il “Decreto Lavoro” (Decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48), convertito con modificazioni dalla legge 3 luglio 2023, n. 85. Il testo, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 153 del 3 luglio 2023, riorganizza di fatto le misure destinate ai soggetti più fragili, ricalibrando gli indirizzi adottati sinora. Per fornire un aiuto a orientarsi al meglio nella nuova cornice normativa, l’Inps ha pubblicato il Focus dal titolo “INPS e Decreto Lavoro: cosa cambia”. Il documento fornisce una sintesi delle principali disposizioni che interessano l’attività dell’INPS, con particolare attenzione alle nuove misure di contrasto alla povertà: Assegno di Inclusione e Supporto per la Formazione e il Lavoro.L’Assegno di Inclusione – Nel contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli, dal 1° gennaio 2024 il Reddito di Cittadinanza sarà sostituito dall’Assegno di Inclusione (ADI) che prevede percorsi di inserimento sociale, di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro. L’INPS è chiamata a riconoscere la prestazione ricorrendo all’interoperabilità delle banche dati per efficientare il sistema dei controlli: ciò implica una linea diretta con Comuni, Ministero dell’Interno per l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR), Ministero della Giustizia, Ministero dell’Istruzione e del Merito, Anagrafe Tributaria e Pubblico Registro Automobilistico (PRA).Oltre ai controlli preventivi e successivi, l’INPS sarà tenuto a informare il richiedente che, per ricevere il beneficio economico, dovrà effettuare l’iscrizione presso il “Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa” (SIISL) al fine di sottoscrivere un Patto di attivazione digitale. Il richiedente, in tal senso, sarà chiamato ad autorizzare espressamente la trasmissione dei dati relativi alla domanda ai Centri per l’Impiego, alle Agenzie per il Lavoro e agli Enti autorizzati all’attività di intermediazione, nonché ai soggetti accreditati ai servizi per il lavoro.Come accedere all’ADI – La domanda di ADI deve essere presentata all’INPS con modalità telematiche.Requisiti di cittadinanza: Il componente del nucleo che richiede la misura deve essere: • cittadino dell’UE o suo familiare, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente; cittadino di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo; titolare dello status di protezione internazionale. Al momento della presentazione della domanda, deve sussistere la residenza in Italia per almeno 5 anni, di cui gli ultimi 2 anni in modo continuativo, anche per i componenti del nucleo familiare che rientrano nel parametro della scala di equivalenza. Fatti salvi gravi e documentati motivi di salute, la continuità della residenza si intende interrotta nella ipotesi di assenza dal territorio italiano per un periodo pari o superiore a 2 mesi continuativi o nell’ipotesi di assenza dal territorio italiano per un periodo pari o superiore a quattro mesi anche non continuativi nell’arco di diciotto mesi. Requisiti economici: Un valore dell’Isee, in corso di validità, non superiore a euro 9.360; un reddito familiare inferiore a euro 6.0001 annui moltiplicato per il corrispondente parametro della scala di equivalenza; un valore del patrimonio immobiliare, come definito ai fini Isee, non superiore a 30.000 euro. È esclusa la casa di abitazione entro un valore ai fini IMU massimo di 150.000 euro; un valore del patrimonio mobiliare, come definito ai fini Isee, non superiore alla soglia di 6.000 euro. La soglia è accresciuta di 2.000 euro per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, fino a un massimo di 10.000 euro, incrementato di ulteriori 1.000 euro per ogni minorenne successivo al secondo. I massimali devono essere ulteriormente aumentati di 5.000 euro per ogni componente in condizione di disabilità e di 7.500 euro per ogni componente in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza. Nessun componente il nucleo familiare deve essere, inoltre, intestatario/avere piena disponibilità di autoveicoli di cilindrata superiore a 1600 cc. o motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc., immatricolati la prima volta nei 36 mesi antecedenti la richiesta. Analogamente nessun componente deve essere intestatario/avere piena disponibilità di navi e imbarcazioni da diporto, nonché aeromobili di ogni genere. I redditi e i beni patrimoniali eventualmente non compresi nell’Isee devono essere dichiarati all’atto della domanda del beneficio e valutati a tal fine. Altri requisiti: La mancata sottoposizione a misura cautelare personale, a misura di prevenzione, e non avere sentenze definitive di condanna o adottate ai sensi dell’art. 444 c.p.p., intervenute nei dieci anni precedenti la richiesta; non essere disoccupato, a seguito di dimissioni volontarie, nei dodici mesi successivi alla data delle dimissioni, fatte salve le dimissioni per giusta causa, nonché la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, intervenuta nell’ambito della procedura di cui all’art. 7 della legge n. 604 del 1966. Non risiedere presso strutture a totale carico pubblico.Cosa rientra nel reddito familiare – Devono essere incluse nel reddito familiare le pensioni in corso, dirette e indirette, con decorrenza successiva al periodo di riferimento dell’Isee in corso di validità, fermo restando quanto previsto in materia di Isee corrente. Inoltre, i compensi di lavoro sportivo dilettantistico fino all’importo complessivo di 15.000 euro annui devono essere inclusi nel valore del reddito familiare ai fini della valutazione della condizione economica del nucleo familiare. Devono essere esclusi i trattamenti assistenziali presenti nell’Isee, fatta eccezione per le prestazioni non sottoposte alla prova dei mezzi. Vanno inoltre escluse: le erogazioni relative all’Assegno unico e universale; le erogazioni riferite al pagamento di arretrati; le specifiche e motivate misure di sostegno economico di carattere straordinario, aggiuntive al beneficio economico dell’ADI, individuate nell’ambito del progetto personalizzato a valere su risorse del Comune o dell’ambito territoriale; le maggiorazioni compensative sancite a livello regionale per le componenti espressamente definite aggiuntive al beneficio economico dell’ADI; le riduzioni nella compartecipazione al costo dei servizi, nonché eventuali esenzioni eagevolazioni per il pagamento di tributi; le erogazioni a fronte di rendicontazione di spese sostenute; le erogazioni in forma di buoni servizio o altri titoli che svolgono la funzione di sostituzione di servizi.Beneficio economico e durata dell’ADI – Il beneficio decorre dal mese successivo a quello di sottoscrizione, da parte del richiedente, del Patto di attivazione digitale. L’ADI è erogato mensilmente, per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e può essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per periodi ulteriori di 12 mesi. La prestazione dà diritto a: una integrazione del reddito familiare fino alla soglia di 6.000 euro annui o a 7.560 euro annui se il nucleo familiare è composto da persone tutte di età pari o superiore a 67 anni, ovvero da persone di età pari o superiore a 67 anni e da altri familiari tutti in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza, moltiplicato per il corrispondente parametro della scala di equivalenza; una integrazione del reddito per i nuclei familiari residenti in abitazione concessa in locazione per un importo pari all’ammontare del canone annuo previsto dal contratto di locazione come dichiarato ai fini ISEE, fino ad un massimo di 3.360 euro annui o di 1.800 euro annui se il nucleo familiare è composto da persone tutte di età pari o superiore a 67 anni ovvero da persone di età pari o superiore a 67 anni e da altri familiari tutti in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza. Pena decadenza dal beneficio, chi fruisce della prestazione è tenuto a comunicare ogni variazione riguardante le condizioni e i requisiti di accesso alla misura e al suo mantenimento entro 15 giorni dall’evento modificativo. In caso di variazione del nucleo familiare in corso di fruizione dell’ADI, l’interessato deve presentare entro un mese una DSU aggiornata.Disoccupazione e ADI – La prestazione non può essere riconosciuta qualora all’interno del nucleo un componente maggiorenne, che esercita la responsabilità genitoriale, non già occupato e non frequentante un regolare corso di studi, e che non abbia carichi di cura, tenuto a partecipare alle attività del Progetto di inclusione sociale e lavorativa risulti disoccupato a seguito di dimissioni volontarie, salvo giusta causa/risoluzione consensuale nell’ambito di una procedura di licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Il divieto permane nei 12 mesi successivi alla data delle dimissioni. L’Assegno di inclusione è compatibile con ogni strumento di sostegno al reddito per disoccupazione involontaria, se in possesso dei requisiti di accesso richiesti. Ai fini del diritto al beneficio e della definizione dell’ammontare del medesimo, gli emolumenti percepiti rilevano secondo quanto previsto dalla disciplina ISEE.Compatibilità con le attività lavorative – In caso di avvio di un’attività di lavoro dipendente da parte di uno o più componenti il nucleo familiare nel corso dell’erogazione del beneficio, il maggior reddito da lavoro percepito non concorre alla determinazione del beneficio economico, entro il limite massimo di 3.000 euro lordi annui. Devono essere comunicati all’INPS esclusivamente i redditi eccedenti tale soglia, che concorrono alla determinazione del beneficio economico. Il reddito derivante dall’attività deve essere comunque comunicato dal lavoratore entro 30 giorni. Il beneficiario del nucleo ADI attivabile al lavoro è tenuto ad accettare un’offerta di lavoro che sia riferita a: un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, senza limiti di distanza, nell’ambito del territorio nazionale; un contratto di lavoro a tempo determinato, anche in somministrazione, qualora il luogo di lavoro non disti più di 80 Km dal domicilio del soggetto o sia raggiungibile in non oltre 120 minuti con i mezzi di trasporto pubblico; un rapporto di lavoro a tempo pieno o a tempo parziale non inferiore al 60% dell’orario a tempo pieno; una retribuzione non inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi di cui all’art. 51 del d.lgs. n. 81 del 2015. Viene inoltre stabilita un’esenzione, per il beneficiario di ADI attivabile al lavoro, dall’obbligo di accettare un lavoro a tempo indeterminato su tutto il territorio nazionale esclusivamente nel caso in cui nel nucleo siano presenti figli con età inferiore a 14 anni, anche qualora i genitori siano legalmente separati. In tal caso, l’offerta va accettata nei limiti degli 80 Km dal domicilio/120 minuti con i mezzi di trasporto pubblico. Se l’offerta di lavoro riguarda un rapporto di lavoro di durata compresa tra 1 e 6 mesi, l’ADI è sospeso d’ufficio per la durata del rapporto, ed al termine del rapporto l’erogazione riprende per il periodo residuo di fruizione. Con riferimento all’attività d’impresa o al lavoro autonomo, svolta da parte di uno o più componenti il nucleo familiare, l’attività stessa deve essere comunicata all’INPS entro il giorno antecedente all’inizio della stessa. Il reddito sarà individuato secondo il principio di cassa come differenza tra i ricavi e i compensi percepiti e le spese sostenute nell’esercizio dell’attività. Lo stesso dovrà essere comunicato all’INPS entro il 15° giorno successivo al termine di ciascun trimestre dell’anno. A titolo di incentivo, il beneficiario fruisce senza variazioni dell’ADI per le 2 mensilità successive a quella di variazione della condizione occupazionale, ferma restando la durata complessiva della prestazione. La condizione occupazionale, successivamente, deve essere aggiornata ogni trimestre. Il provvedimento, inoltre, attribuisce ai beneficiari dell’ADI che avviano un’attività – autonoma, di impresa individuale o una società cooperativa – entro i primi 12 mesi di fruizione del beneficio, in un’unica soluzione, un beneficio addizionale pari a 6 mensilità dell’ADI, nei limiti di 500 euro mensili. Demanda, a tal fine, a un apposito decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, da adottarsi di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze e con quello delle Imprese e del Made in ltaly, la definizione delle modalità di richiesta e di erogazione. In caso di partecipazione a percorsi di politica attiva del lavoro che prevedano indennità o benefici di partecipazione comunque denominati, o di accettazione di offerte di lavoro anche di durata inferiore a un mese, la cumulabilità con il beneficio deve essere riconosciuta entro il limite massimo annuo di 3.000 euro lordi.Obblighi in materia d’istruzione – I beneficiari dell’ADI appartenenti alla fascia di età compresa tra 18 e 29 anni che non hanno adempiuto agli obblighi scolastici, come richiamati dalla legge finanziaria 2007 (art. 1, c. 622, della l. n. 296 del 2006) ossia all’obbligo di istruzione per almeno 10 anni, finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il 18esimo anno d’età, sono tenuti a dimostrare l’iscrizione a un percorso di istruzione per adulti.Sospensione, revoca e decadenza – Sono previsti e disciplinati specifici casi di sospensione, riferiti al singolo componente del nucleo familiare, che trovandosi in determinate situazioni, non viene più calcolato nella scala di equivalenza, nonché ipotesi di revoca e decadenza. Sospensione: misura cautelare personale; provvedimenti non definitivi di condanna; latitanti o sottrattisi volontariamente; all’esecuzione della pena; non ottemperanza agli obblighi di presentazione; ai servizi competenti; accettazione offerta lavoro da 1 a 6 mesi. Revoca: dichiarazioni omesse o mendaci nella domanda; del beneficio o nelle successive comunicazioni obbligatorie relative a variazioni del reddito, del patrimonio, della composizione del nucleo familiare. Decadenza: condanna in via definitiva del beneficiario per reati con pena non inferiore a un anno; patteggiamento ai sensi dell’art. 444 c.p.p., in deroga all’art. 445, comma 1-bis, c.p.p.; mancata sottoscrizione Patto per l’inclusione o patto di servizio personalizzato; un componente del nucleo non si presenta presso i servizi sociali o il servizio per il lavoro competente senza giustificato motivo; assenza ingiustificata a iniziative formative o altra iniziativa di politica attiva; mancata accettazione di un’offerta di lavoro per i componenti del nucleo attivabili; mancate o false comunicazioni che influirebbero sulla prestazione, nonché mancata presentazione di una DSU aggiornata in caso di variazione nucleo; un membro del nucleo viene trovato, nel corso di attività ispettive, a svolgere attività di lavoro senza aver provveduto alle prescritte comunicazioni. La sospensione comporta l’interruzione dell’erogazione della prestazione al verificarsi di un determinato evento e la ripresa dei pagamenti al venir meno dell’evento che ho prodotto la sospensione. La decadenza dal beneficio comporta il venir meno dell’erogazione della prestazione dal momento del verificarsi dell’evento. Pertanto, se la decadenza è applicata contestualmente all’evento non vi saranno prestazioni indebite da recuperare; se, invece, la decadenza è applicata in un momento successivo al verificarsi dell’evento si dovrà procedere al recupero di quanto indebitamento percepito dal beneficiario dalla data dell’evento fino all’ultimo pagamento. La revoca, invece, comporta il venir meno del diritto alla prestazione dalla data della domanda con conseguente obbligo di restituzione da parte del beneficiario di tutti gli importi indebitamente percepiti. Nei casi di condanna definitiva nonché di applicazione con provvedimento definitivo di una misura di prevenzione da parte dell’autorità giudiziaria per i reati indicati all’articolo 8 commi 1 e 2 del decreto- legge n.48/2023, il beneficio non può essere nuovamente richiesto prima che siano decorsi 10 anni dalla definitività della sentenza, o dalla revoca, o dalla perdita o cessazione degli effetti del decreto di applicazione della misura di prevenzione. Nei casi diversi da quelli sopra citati, il beneficio può essere richiesto da un componente il nucleo familiare solo decorsi 6 mesi dalla data del provvedimento di revoca o decadenza.Il Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa – SIISL – Istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Sistema realizzato dall’INPS favorirà l’interoperabilità di tutte le piattaforme digitali dei soggetti accreditati al sistema sociale e del lavoro. L’obiettivo ultimo è dare piena attuazione al decreto consentendo l’attivazione dei percorsi personalizzati per i beneficiari dell’ADI e del SFL, favorendo percorsi autonomi di rafforzamento delle competenze e ricerca di lavoro. All’interno della procedura è presente una piattaforma che ha il compito di agevolare la ricerca del lavoro, nonché d’individuare le attività formative più utili alla collocazione/riqualificazione dei beneficiari. L’INPS è tenuto a mettere a disposizione dei Centri per l’Impiego e dei Comuni, per il tramite del SIISL, gli eventuali provvedimenti di revoca o decadenza dal beneficio.Gli incentivi all’assunzione dei beneficiari – Ai datori di lavoro privati è riconosciuto, per un periodo massimo di 12 mesi, l’esonero dal versamento del 100% dei complessivi contributi previdenziali a proprio carico, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’Inail, nel limite massimo di importo pari a 8.000 euro su base annua, riparametrato e applicato su base mensile, qualora assumano i beneficiari dell’ADI: con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, pieno o parziale; con contratto di apprendistato; per le trasformazioni di contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato; nel limite massimo di 24 mesi, inclusi i periodi di esonero già fruiti. Resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche, quindi l’esonero non influisce sul trattamento pensionistico futuro. L’importo dell’esonero deve essere restituito in caso di licenziamento del beneficiario dell’ADI che avvenga nei 24 mesi successivi all’assunzione, maggiorato delle sanzioni civili salvo che il licenziamento avvenga per giusta causa o per giustificato motivo. Un ulteriore esonero del 50% dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’Inail – nel limite massimo di importo pari a 4.000 euro su base annua, riparametrato e applicato su base mensile e per un periodo massimo di 12 mesi e comunque non oltre la durata del rapporto di lavoro – è previsto per i datori di lavoro privati che assumono i beneficiari dell’ADI con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato o stagionale, pieno o parziale. Tali esoneri saranno riconosciuti esclusivamente al datore di lavoro che inserirà l’offerta di lavoro nel SIISL. Vengono, inoltre, previsti specifici incentivi per l’attività di intermediazione nell’assunzione dei soggetti beneficiari. In particolare, alle agenzie per il lavoro, di cui al decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, è riconosciuto, per ogni soggetto assunto a seguito di specifica attività di mediazione effettuata mediante l’utilizzo della piattaforma digitale per la presa in carico e la ricerca attiva, un contributo pari al 30 per cento dell’incentivo massimo annuo riconoscibile al datore di lavoro. Inoltre, agli enti di cui all’articolo 6, comma 1, lettera e) del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, agli enti del Terzo settore e alle imprese sociali che effettuino attività di intermediazione per lavoratrici e lavoratori con disabilità, secondo quanto indicato nel Patto di servizio personalizzato, è riconosciuto: un contributo pari al 60% dell’intero incentivo riconosciuto ai datori di lavoro per l’assunzione con contratti a tempo indeterminato; un contributo pari all’80% di quello riconosciuto ai datori di lavoro nel caso di assunzione con contratto a tempo determinato o stagionale. Ai fini del riconoscimento del contributo, il Patto di servizio personalizzato definito con i servizi per il lavoro competenti stabilisce che gli enti coinvolti assicurano, per il periodo di fruizione dell’incentivo riconosciuto al datore di lavoro, la presenza di un responsabile dell’inserimento lavorativo. Tale contributo non esclude l’eventuale rimborso previsto a carico del Fondo regionale per l’occupazione dei disabili.Il Supporto per la Formazione e il Lavoro – L’art. 12 del decreto istituisce, dal 1° settembre 2023, il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL) quale misura di attivazione mediante la partecipazione a progetti formativi, di qualificazione e riqualificazione professionale. Tale Supporto è incompatibile con il Reddito e la Pensione di Cittadinanza e con ogni altro strumento pubblico di integrazione o di sostegno al reddito per la disoccupazione. Lo strumento può essere richiesto da: singoli componenti dei nuclei familiari – di età compresa tra 18 e 59 anni, con un valore dell’Isee familiare, in corso di validità, non superiore a euro 6.000 annui – che non hanno i requisiti per accedere all’ADI; singoli componenti di nuclei che percepiscono l’ADI che non siano calcolati nella scala di equivalenza e che partecipano ai percorsi di formazione pur non essendo sottoposti agli obblighi correlati al percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa. Per gli ulteriori requisiti di accesso, in relazione al patrimonio immobiliare e mobiliare, al possesso di beni durevoli, all’assenza di dimissioni volontarie o all’assenza di misure cautelari o di condanna, viene fatto rinvio ai requisiti previsti per l’accesso all’ADI. L’interessato presenta domanda di SFL con le stesse modalità telematiche previste per l’ADI. Il percorso di attivazione viene attuato mediante la Piattaforma digitale operante nel SIISL e attraverso l’invio automatico ai servizi per il lavoro competenti. Nella richiesta deve essere rilasciata la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (DID) e autorizzata la trasmissione dei dati ai Centri per l’impiego, alle Agenzie per il lavoro e agli enti autorizzati all’attività di intermediazione, nonché ai soggetti accreditati ai servizi per il lavoro ai sensi dell’art. 12 del d.lgs. n. 150 del 2015. Inoltre, i richiedenti di età compresa tra i 18 e i 29 anni che non abbiano adempiuto all’obbligo scolastico, dovranno dimostrare l’iscrizione ai percorsi di istruzione degli adulti di primo livello, o comunque funzionali all’adempimento dell’obbligo di istruzione. È richiesto il possesso degli stessi requisiti previsti per l’attribuzione dell’ADI (salvo il diverso valore dell’Isee e del reddito familiare), e sono applicate le stesse previsioni anche in materia di incidenza di pregresse dimissioni volontarie da altro rapporto di lavoro, criteri di valutazione dei trattamenti assistenziali percepiti, obbligo di dichiarazione dei redditi non compresi nell’Isee, criteri di valutazione della continuità della residenza nel paese, fermo l’obbligo di assolvimento del diritto-dovere all’istruzione e formazione. Nel Patto di servizio personalizzato il beneficiario deve documentare di essersi rivolto ad almeno tre agenzie per il lavoro o enti autorizzati all’attività di intermediazione, quale misura di attivazione al lavoro. Lo stesso Patto può prevedere l’adesione ai percorsi formativi previsti dal Programma Nazionale per la Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori (GOL), di cui alla Missione M5, componente C1, del Piano nazionale per la ripresa e resilienza. La convocazione può essere effettuata tramite la Piattaforma digitale istituita nell’ambito del SIISL per i beneficiari dell’ADI e del SFL, ovvero con altri mezzi, quali messaggistica telefonica o posta elettronica, utilizzando i contatti forniti dai beneficiari, secondo modalità definite con accordo in sede di Conferenza unificata. Per tutto il periodo di partecipazione a programmi formativi e a progetti utili alla collettività, peruna durata massima di dodici mensilità, è attribuito un beneficio economico quale indennità di partecipazione alle misure di attivazione lavorativa, pari a un importo mensile di 350 euro, erogato mediante bonifico mensile da parte dell’INPS. L’interessato, tenuto ad aderire alle misure di formazione e di attivazione indicate nel Patto di servizio personalizzato, deve darne conferma almeno ogni 90 giorni ai servizi competenti, anche in via telematica, a pena della sospensione del beneficio. I soggetti compresi tra i 18 e i 29 anni che non abbiano adempiuto all’obbligo scolastico, sono tenuti all’iscrizione e alla frequenza di percorsi di istruzione per adulti. La mancata iscrizione a percorsi di istruzione degli adulti di primo livello, o comunque funzionali all’adempimento dell’obbligo di istruzione, comporta la nonerogazione del beneficio, che in ogni caso decorre dall’inizio del percorso formativo, fermo restando il periodo massimo di percezione dello stesso.Reddito di Cittadinanza – Nell’anno 2023 il Reddito di cittadinanza è riconosciuto ai beneficiari nel limite massimo di 7 mensilità e comunque non oltre il 31 dicembre 2023. Sono esclusi dall’applicazione di tale limite: i percettori dello stesso che prima della scadenza del periodo di 7 mesi sono stati presi in carico dai servizi sociali in quanto non attivabili al lavoro. La presa in carico deve essere comunicata all’INPS entro il 31 ottobre 2023 da parte del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali attraverso la piattaforma GEPI; i nuclei familiari con persone con disabilità, come definite ai sensi del dpcm 159 del 2013, minorenni o persone con almeno 60 anni di età, fermo restando il limite di fruizione del beneficio entro il 31 dicembre 2023. Dal 1° gennaio 2024 inoltre, tali nuclei possono accedere a una misura di politica attiva o alle attività previste per il percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo. Con riferimento alla corresponsione dell’AUU quale quota integrativa del Reddito di cittadinanza, con l’entrata in vigore del decreto-legge n. 48/2023, nulla cambia per i nuclei familiari che includono figli minori o disabili, per i quali la fruizione del Reddito di cittadinanza è garantita senza soluzione di continuità sino al 31 dicembre 2023. In tali casi, come di consueto, la quota di AUU che sarà erogata non è calcolata in misura integrale, ma subisce la decurtazione sulla base della scala di equivalenza, prevista per il Reddito di cittadinanza. Per i nuclei percettori di Rdc la cui erogazione della misura è stata sospesa dopo la settima mensilità di fruizione, secondo quanto previsto all’articolo 13 del DL 48/2023, e per quelli che progressivamente verranno sospesi dal beneficio nelle mensilità successive, che includono figli maggiorenni, nella fascia di età compresa tra 18 e 21 anni, per i quali ai sensi della normativa in materia di AUU, permangono i requisiti per poter continuare a beneficiare dell’assegno unico e universale anche dopo la sospensione del Rdc, sono state fornite specifiche indicazioni. Nell’ipotesi in cui il cittadino non presenti la domanda per la fruizione della misura di AUU, l’INPS garantisce, comunque, la fruizione della prestazione per i figli maggiorenni per i quali ricorrano tutti i requisiti previsti dalla legge; ciò relativamente a tutte le mensilità spettanti fino alla competenza del mese di febbraio 2024. Nelle more della presentazione della domanda, pertanto, la liquidazione di quanto spettante a titolo di AUU, nella misura integrale prevista, avverrà senza soluzione di continuità utilizzando la carta Rdc che, conseguentemente, verrà mantenuta attiva; ciò con l’obiettivo di salvaguardare la regolarità dei pagamenti della prestazione spettante per i figli e in assenza di nuove modalità di pagamento, eventualmente comunicate a mezzo di una nuova domanda di AUU trasmessa all’Istituto. I nuclei già beneficiari di Rdc al cui interno sono inclusi figli minorenni e figli disabili proseguono nella fruizione di Rdc fino al 31 dicembre 2023, così come previsto dall’articolo 13, comma 6, del decreto-legge n. 48/2023. Per tali nuclei la fruizione dell’assegno unico e universale relativamente alle mensilità di gennaio e febbraio 2024 è garantita mediante accredito sulla carta Rdc senza soluzione di continuità e con importo calcolato ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo n. 230/2021, fatto salvo che non sia nel frattempo intervenuta la presentazione della domanda di AUU. A decorrere dal 1° gennaio 2024, tutti i nuclei familiari con figli a carico, qualora non l’avessero già presentata in precedenza, dovranno presentare la domanda di AUU per percepire la prestazione con decorrenza 1° marzo 2024. Al riguardo, come stabilito dall’articolo 6, comma 2, del decreto legislativo n. 230/2021, la domanda può essere presentata entro il 30 giugno 2024, fatta salva la spettanza di tutti gli arretrati a partire dal 1° marzo.Maggiorazione dell’Assegno Unico e Universale – Viene riconosciuta la maggiorazione dell’AUU, prevista dall’articolo 4, comma 8, del d.lgs. n. 230 del 2021 (di norma pari a 30 euro per nuclei familiari con Isee pari o inferiore a 15.000 euro che si riducono gradualmente fino ad annullarsi con Isee pari o superiore a 40.000 euro, oggetto di adeguamento annuale alle variazioni dell’indice del costo della vita), anche ai nuclei in cui è presente un solo genitore lavoratore poiché l’altro risulta deceduto (dal 1° giugno 2023, per un periodo massimo di 5 anni successivi al decesso e comunque entro la durata di godimento dell’AUU).Politiche del lavoro per i giovani – Con l’articolo 27, il Decreto riconosce, per un periodo di 12 mesi, un incentivo pari al 60% della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali ai datori di lavoro che effettuino, tra il 1° giugno ed il 31 dicembre dell’anno 2023, nuove assunzioni a tempo indeterminato, ivi inclusi i rapporti di apprendistato professionalizzante, di giovani nelle seguenti condizioni: che alla data dell’assunzione non abbiano compiuto il 30° anno di età; che non lavorino e non siano inseriti in corsi di studi o di formazione (“NEET”); che siano registrati al Programma Operativo Nazionale “Iniziativa Occupazione Giovani”. Perché l’incentivo sia riconosciuto, le condizioni devono ricorrere congiuntamente. Tale incentivo è cumulabile con l’esonero contributivo totale per i soggetti che, alla data della prima assunzione incentivata, non abbiano compiuto il 36° anno di età. L’incentivo è inoltre compatibile con altri esoneri o riduzioni delle aliquote di finanziamento previsti dalla normativa vigente. Il provvedimento riconosce, in caso di cumulo con altra misura, l’incentivo nella misura del 20% della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali per ogni lavoratore “NEET” assunto.Il beneficio può essere fruito dal datore di lavoro mediante conguaglio nelle denunce contributive mensili. La domanda per la fruizione dell’incentivo deve essere trasmessa attraverso apposita procedura telematica all’INPS, che deve provvedere, entro 5 giorni, a fornire una specifica comunicazione telematica in ordine alla sussistenza di una effettiva disponibilità di risorse per l’accesso all’incentivo. A seguito della comunicazione, in favore del richiedente opera una riserva di somme pari all’ammontare previsto dell’incentivo spettante e al richiedente deve essere assegnato un termine perentorio di 7 giorni per provvedere alla stipula del contratto di lavoro che dà titolo all’incentivo. Entro i successivi 7 giorni, il richiedente ha l’onere di comunicare all’INPS, attraverso l’utilizzo della predetta procedura telematica, l’avvenuta stipula del contratto che dà titolo all’incentivo. In caso di mancato rispetto dei termini, il richiedente decade dalla riserva di somme. L’incentivo deve essere riconosciuto dall’INPS in base all’ordine cronologico di presentazione delle domande.CIG in deroga per crisi e riorganizzazione – È previsto un trattamento di Cassa integrazione guadagni in deroga per eccezionali cause di crisi aziendale e riorganizzazione, su domanda dell’azienda e autorizzazione ministeriale, a copertura dell’arco temporale che va dal 1° ottobre 2022 al 31 dicembre 2023, anche qualora si trovi in stato di liquidazione, per salvaguardare i livelli occupazionali e il patrimonio di competenze acquisito dai lavoratori dipendenti coinvolti, in merito a situazioni di crisi aziendali per le quali non è stato possibile completare il programma di recupero in ragione di una prolungata indisponibilità dei locali aziendali, per cause non imputabili al datore di lavoro. La tutela è prevista in continuità con gli ultimi trattamenti di tutela autorizzati, nel limite di spesa di 13 mln di euro per l’anno 2023 e di 0,9 mln di euro per l’anno 2024, a valere sulle risorse del Fondo sociale per occupazione e formazione. Al monitoraggio della spesa provvede l’INPS informando con cadenza periodica il Ministero del Lavoro. Al trattamento in argomento ha potuto accedere la ex GKN di Campi Bisenzio.Esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti – Per i periodi di paga dal 1° luglio 2023 al 31 dicembre 2023 l’esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore previsto dall’articolo 1, comma 281, della l. n. 197 del2022 (legge di Bilancio 2023) è incrementato di 4 punti percentuali (esclusa la 13ª mensilità). Resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche. La stessa legge di bilancio ha previsto che l’esonero a favore dei lavoratori, introdotto dall’articolo 1, comma 121, della l. n. 234 del2021 (legge di Bilancio 2022), è riconosciuto per i periodi di paga dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023: nella misura di 2 punti percentuali, a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima; nella misura di 3 punti percentuali, a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 1.923 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima. Pertanto, alla luce del citato incremento di 4 punti percentuali, per i periodi di paga dal 1° luglio 2023 al 31 dicembre 2023, l’esonero contributivo in argomento è riconosciuto: nella misura di 6 punti percentuali, a condizione che la retribuzione imponibile non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro; nella misura di 7 punti percentuali, a condizione che la retribuzione imponibile non ecceda l’importo mensile di 1.923 euro.Ulteriori misure – Il decreto prevede inoltre le seguenti principali misure: la possibilità di presentare domanda per l’ADI e SFL anche presso i CAF, a partire dal 1° gennaio 2024, oltre che presso l’INPS e i patronati. Il beneficio economico non può essere utilizzato per l’acquisto di sigarette, anche elettroniche, di derivati del fumo, di giochi pirotecnici e di prodotti alcolici, oltre che per giochi che prevedono vincite in denaro o altre utilità. I percettori dell’ADI sono anche inclusi tra i soggetti che possono svolgere lavoro occasionale in agricoltura, in base alla disciplina transitoria stabilita per il 2023-2024 dalla legge di bilancio 2023. Viene stabilita una detassazione del lavoro notturno e del lavoro straordinario effettuato nei giorni festivi per dipendenti di strutture turistico-alberghiere nel periodo 1° giugno – 21 settembre 2023 con reddito fino a 40 mila euro nel 2022. LEGGI TUTTO