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    Pensioni: sistema italiano più integro e sostenibile, ma meno adeguato

    (Teleborsa) – Il regime previdenziale dei Paesi Bassi si conferma al primo posto a livello globale, seguito da Islanda e Danimarca. Sul fronte del sistema pensionistico Italia si colloca, invece al 35esimo posto, seguita dal Giappone. È quanto rileva la 16esima edizione dello studio annuale Mercer CFA Institute Global Pension Index (MCGPI). “In un mondo in cui i tassi di fertilità stanno diminuendo e l’aspettativa di vita è in aumento, i sistemi pensionistici sono al centro dell’attenzione – commenta Marco Valerio Morelli, amministratore delegato di Mercer Italia –. Occorre garantire un migliore allineamento tra reddito pensionistico pubblico e privato per aumentare la copertura dei dipendenti. Oltre a questo, è fondamentale creare un ambiente di lavoro adeguato in un contesto nel quale saranno sempre di più coloro che desiderano lavorare in età più avanzata”.Nel dettaglio i Paesi Bassi realizzano il punteggio complessivo più elevato dell’indice (84.8), tallonati dall’Islanda (83.4) e dalla Danimarca (81.6). Oltre alla presenza di normative strutturate e di servizi di assistenza a disposizione dei partecipanti, il sistema pensionistico dei Paesi Bassi continua a godere dei benefici dettati dal passaggio da una struttura collettiva a prestazione definita a un approccio più individuale, a contribuzione definita.Il Global Pension Index utilizza la media ponderata dei sotto-indici di adeguatezza, sostenibilità e integrità. Per ciascuna di queste macro-categorie, i sistemi previdenziali che hanno conseguito i valori più elevati sono i Paesi Bassi per l’adeguatezza (86.3), l’Islanda per la sostenibilità (84.3) e la Finlandia per l’integrità (90.8).L’Italia si riconferma sotto la media europea su tutte e 3 le dimensioni dell’indice, insieme ad Austria, Polonia e Turchia, sebbene con un leggero decremento totale rispetto al 2023 (da 56.3 a 55.4), in particolar modo dovuto all’indice dell’adeguatezza che passa dal 72.7 al 68.2. Di contro gli indici di sostenibilità ed integrità segnano dei lievi rialzi. Nell’ambito dell’adeguatezza, l’Italia ha leggermente peggiorato la propria posizione vedendo passare l’indice relativo a questa dimensione da 72.7 a 68.2. In leggero miglioramento l’indice di sostenibilità (da 23.7 a 25.1), ricollegabile principalmente ad un piccolo aumento del numero di persone con età superiore ai 50 anni iscritte ad un fondo pensione. Il nostro Paese si riconferma tuttavia nella parte più bassa della classifica europea per quanto concerne la sostenibilità, posizionandosi al penultimo posto (seguito dall’Austria). Le difficoltà in questo ambito rimangono il debito pubblico elevato, il basso tasso di crescita, l’elevata spesa governativa per le pensioni e il livello di adesione alla previdenza complementare ancora molto basso. l valore del terzo sotto-indice considera l’integrità del sistema pensionistico complessivo, ma con un’attenzione particolare al settore privato, ed è il valore più alto dei tre sotto-indici per l’Italia (77.2), con un rilevante miglioramento rispetto allo scorso anno (75.9), dovuto principalmente all’aumento del capitale pensionistico detenuto dai maggiori fondi pensione privati e alla reperibilità delle informazioni in merito alla propria posizione individuale per i membri iscritti ad un fondo pensione.A livello globale, la crescita della longevità, gli alti tassi di interesse e l’aumento dei costi delle cure hanno esercitato una maggiore pressione sui bilanci pubblici per sostenere i programmi pensionistici, facendo sì che i punteggi quest’anno siano complessivamente leggermente inferiori. Diversi sistemi, tra cui Cina, Messico, India e Francia, hanno intrapreso recenti riforme per migliorare i loro punteggi negli ultimi anni. Le più recenti riforme pensionistiche in Cina, annunciate a settembre, non si riflettono nel punteggio dell’Indice.I sistemi pensionistici di tutto il mondo si stanno allontanando sempre più dai piani a benefit definiti (DB) e si stanno spostando verso accordi a contribuzione definita (DC). Lo studio esplora le opportunità e le sfide associate ai regimi DC sia per i piani pensionistici che per i singoli individui. “Il passaggio ai piani pensionistici a contribuzione definita introduce una serie di nuove sfide di pianificazione finanziaria, che ricadono direttamente sulle spalle dei pensionati di domani – afferma Margaret Franklin, CFA, Presidente e CEO di CFA Institute –. I piani DC richiedono che gli individui prendano molte decisioni complesse in materia di pianificazione finanziaria, che potrebbero avere un impatto significativo sulle loro condizioni finanziarie in età avanzata. Tuttavia, molte persone non sono sempre ben preparate a gestire le decisioni richieste: i dati del report e l’indice contenuto mettono in evidenza questo gap, con l’obiettivo di favorire la sicurezza finanziaria sul lungo periodo e offrire indicazioni utili. La necessità di consulenti finanziari etici e con credenziali emerge ancora una volta, ed è per questo che noi di CFA Institute abbiamo lanciato nuove iniziative nello spazio degli investimenti privati per colmare questa lacuna”.Guardando al sistema italiano, una maggiore adesione a fondi di previdenza complementare potrebbe essere salutare sia per il sistema pensionistico che per i cittadini. Esiste però una sfida per i sottoscrittori, poiché devono essere preparati per scegliere autonomamente le linee di investimento. Non basta essere affiancati da advisor preparati, ma è necessario investire in importanti attività di sensibilizzazione e formazione in ambito di gestione dei risparmi e finanza personale. Qui le imprese possono fare la differenza, avviando decisamente percorsi di formazione agli investimenti e sportelli di supporto per i lavoratori. A fronte dell’esigenza di un maggiore coinvolgimento dei singoli nella previdenza complementare, è evidente come siano necessari anche interventi a più alto livello, per fronteggiare le sfide a livello demografico, di riduzione dei contribuenti a fronte di un aumento della popolazione pensionata e quelle legate alla crescita del debito pubblico. Con il crescere dell’aspettativa di vita, la maggiore flessibilità e la possibilità di personalizzazione offerte dai regimi DC saranno fondamentali. Il concetto di pensionamento è cambiato e molti individui si stanno avvicinando alla pensione in modo graduale o stanno rientrando nel mondo del lavoro con una veste diversa dopo il pensionamento iniziale. I piani pensionistici DC offrono anche importanti benefici per i lavoratori a tempo determinato, spesso rimasti ai margini degli schemi pensionistici a prestazione definita.”Le riforme politiche dei sistemi di reddito pensionistico devono svilupparsi man mano che le esigenze finanziarie dei pensionati e le loro aspettative lavorative evolvono – continua Morelli –. Non esiste un’unica soluzione per portare i sistemi pensionistici su un terreno più solido. Ora è il momento in cui i governi, i politici, il settore pensionistico e le aziende collaborino per garantire che gli anziani siano trattati con dignità e possano mantenere uno stile di vita simile a quello che hanno sperimentato nei loro anni lavorativi”. LEGGI TUTTO

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    Sostenibilità Welfare italiano: necessari 176 miliardi di euro aggiuntivi entro il 2030

    (Teleborsa) – Il ruolo trasversale della prevenzione per rispondere alle sfide evolutive del sistema di welfare in quanto elemento capace di ridurre i costi sistemici, la sostenibilità di medio-lungo termine del sistema di welfare, il ruolo del privato e degli investimenti sociali. Questi alcuni dei temi di dibattito affrontati al Welfare Italia Forum dal titolo “Quali opportunità per creare valore nel sistema di Welfare” che si è tenuto oggi a Roma presso le Corsie Sistine di Santo Spirito in Sassia. Durante l’evento, aperto dal messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stato presentato il Rapporto 2024 del Think Tank “Welfare, Italia” supportato da Unipol Gruppo con la collaborazione di The European House – Ambrosetti (TEHA), e con il sostegno di un comitato scientifico composto da Veronica De Romanis, Giuseppe Curigliano, Giuseppe Guzzetti e Stefano Scarpetta.Il sistema di welfare italiano è chiamato a rispondere ai crescenti bisogni di protezione all’interno di un sistema economico con pochi margini di spazio fiscale, in quanto inevitabilmente condizionato da un quadro di finanza pubblica complesso e dalle nuove regole relative alla governance economica europea (nuove clausole del Patto di Stabilità e Crescita). Seppur in progressivo miglioramento, il quadro di finanza pubblica resta uno dei più complessi a livello europeo. La correzione di bilancio per l’Italia è quantificabile in circa 13 miliardi di euro/l’anno per i prossimi sette anni. Se a questa correzione si aggiungono gli incrementi della spesa previsti nelle diverse voci di welfare, entro il 2030 sarà necessario reperire 176 miliardi di euro addizionali per garantire la sostenibilità del sistema di welfare e del Paese. Inoltre, dalle dinamiche tendenziali e congiunturali delle componenti del welfare emerge come l’Italia risulti il primo Paese tra i Big-4 europei per incidenza della spesa in previdenza sul PIL (16,2% vs 12,3%). Al contrario, l’Italia si trova ultima sia con riferimento al valore dell’istruzione (che incide solo per il 4,1% del PIL italiano, rispetto ad una media dell’Eurozona pari a 4,6%) che a quello delle politiche sociali (5,7% del PIL italiano, contro una media dell’Eurozona pari a 7,3%) e penultima con riferimento alla sanità (7,1% del PIL italiano, contro una media dell’Eurozona del 7,9%). Secondo le stime del Think Tank, in Italia il welfare (inteso come Sanità, Politiche Sociali, Previdenza e Istruzione) rappresenta nel 2023 la principale voce di spesa pubblica con 662,7 miliardi di euro (circa il 57,9% della spesa pubblica). La spesa previdenziale assorbe la metà delle risorse, ovvero il 50,9% della spesa sociale totale, a seguire, la spesa sanitaria (20,9%), quella in politiche sociali (16,1%) e la spesa in istruzione (12,1%). Per il 2030 si prevedono risorse aggiuntive così ripartite: 60,6 miliardi di spesa previdenziale, 19,8 miliardi di spesa sanitaria, 6,8 miliardi di spesa per le politiche sociali, 7,6 miliardi di spesa in istruzione.La prevenzione – si legge nell’analisi – rappresenta uno strumento per contrastare la dinamica crescente dei costi di welfare e stimolare la crescita economica: un euro investito in prevenzione genera a sua volta un ritorno di 14 euro sull’intera filiera socio-assistenziale del Paese. Attraverso un’inedita ri-classificazione delle voci di spesa del welfare, TEHA ha evidenziato come la spesa in welfare in Italia risulti troppo sbilanciata sulla “gestione del presente” con una quota complessiva sulla spesa totale del 78,9%, un valore 6,1 punti percentuali più alto rispetto alla media europea del 72,8%, e superiore rispetto alla quota della Francia (76,4%) e della Germania (75,4%). Di contro, la spesa dedicata alla “costruzione del futuro”, ovvero gli investimenti rivolti alle nuove generazioni e alla prevenzione pesano solo per il 21,1% sulla spesa totale di welfare, un valore inferiore di 6,1 punti percentuali rispetto alla media europea del 27,2% e più basso rispetto alla quota dedicata a queste voci di spesa da Francia (23,6%) e Germania (24,6%). In termini assoluti, la Francia spende 150 miliardi di euro in più rispetto all’Italia mentre la Germania 279 miliardi di euro. Alla luce di quanto esposto, la prevenzione rappresenta una leva fondamentale per invertire questa tendenza, soprattutto alla luce dei suoi importanti ritorni economici: infatti, 1 euro investito in prevenzione genera a sua volta un ritorno di 14 euro sull’intera filiera socio-assistenziale del Paese. Il Think Tank “Welfare, Italia” ha quantificato per la prima volta in Italia, la filiera estesa del welfare italiano. Dalle analisi è emerso come la filiera del welfare italiano coinvolge oltre 425mila enti pubblici e privati (profit e no profit) e l’erogazione di queste prestazioni è assicurata dall’apporto di 4,3 milioni di lavoratori, a cui si sommano gli oltre 4,6 milioni di persone che forniscono attività volontaristica nell’ambito del Terzo Settore. Infine, l’impatto generato dalle attività svolte da questi enti e professionisti è quantificabile in 206 miliardi di euro in termini di valore della produzione delle attività legate al welfare.Un ruolo chiave all’interno della filiera è svolto dalle professioni di welfare: l’Italia è chiamata a reclutare tra 250mila e 440mila tra infermieri, medici e docenti per allinearsi ai benchmark e da formare alla luce delle dinamiche demografiche e dell’evoluzione tecnologica e digitale. Quello delle competenze rappresenta un tema cruciale per lo sviluppo e la sostenibilità del sistema di welfare: a tal proposito, sono ancora diversi i gap che il Paese è chiamato a colmare. Con riferimento, per esempio, all’inclusione formativa, nel 2023 il 10,5% dei giovani italiani tra i 18 e 24 anni ha ottenuto al massimo la licenza media e non ha seguito percorsi formativi di livello superiore (5° valore più alto in UE e superiore di 1 p.p. rispetto alla media europea). Per quanto riguarda invece la disponibilità di competenze avanzate, necessarie per assicurare innovazione e competitività, nel 2023 solo il 19,2% della popolazione italiana nella fascia 15-64 anni deteneva un titolo di studio terziario, il secondo valore più basso nell’Unione Europea e inferiore di 11,7 punti percentuali rispetto alla media europea. Occorre affrontare inoltre gli impatti dello skills mismatch (disallineamento tra le competenze offerte dai lavoratori e quelle richieste dalle imprese): in media, infatti, il 45% delle entrate di lavoratori previste dalle imprese, pari a 2,5 milioni di lavoratori, sono di difficile reperimento con un costo di 43,9 miliardi di euro per il Paese. L’incessante evoluzione tecnologica, accelerata dall’introduzione dell’Intelligenza artificiale, è destinata a determinare inevitabilmente una riconfigurazione dello scenario delle professioni e una carenza di adeguate competenze tra i lavoratori. Alla luce di ciò, gli investimenti in formazione, rappresentano una leva strategica fondamentale per prevenire gli effetti disruptive determinati dall’innovazione tecnologica. Il Welfare Italia Index: nel 2024 aumenta la divisione tra Nord, Centro e Sud nella capacità di risposta dei sistemi di welfare regionaliNel 2020 il Think Tank “Welfare, Italia” ha messo a punto uno strumento di monitoraggio, basato su 22 KPI (Key Performance Indicator), che valuta, all’interno di un indicatore sintetico, sia aspetti legati alla spesa in welfare sia aspetti legati ai risultati che questa spesa produce. In questi termini, l’indicatore sintetico, che prende in considerazione gli ambiti di politiche sociali, sanità, previdenza e formazione, consente di identificare a livello regionale i punti di forza e le aree di criticità in cui è necessario intervenire. Nel Welfare Italia Index 2024, l’amministrazione territoriale con il punteggio più elevato è la P.A. di Trento (79,7 punti), seguita dall’Emilia Romagna (79,5 punti) e dalla P.A. di Bolzano (78,5 punti). Dal lato opposto del ranking, si posizionano la Basilicata (59,5 punti), la Campania (58,6 punti) e la Calabria (56,1 punti). L’edizione 2024, rispetto ai dati 2023, segnala una costante polarizzazione nella capacità di risposta del sistema di welfare delle Regioni italiane. Il divario tra Regione best e worst è infatti pari a 23,6 punti (in aumento di 0,7 punti rispetto all’edizione precedente).Le 3 priorità di azione per il sistema di welfare italiano Il Think Tank “Welfare, Italia” ha individuato tre ambiti d’azione su cui il Paese dovrebbe agire prioritariamente per sostenere l’evoluzione del sistema di welfare. Alla base di questi ambiti d’azione il concetto della prevenzione assume un ruolo fondamentale per rispondere alle criticità del sistema di welfare, in quanto abilita una riduzione dei costi sistemici, promuove la sostenibilità economica generale di medio-lungo termine e sostiene approcci innovativi che consentono di anticipare le sfide future riducendo i gap formativi e agendo positivamente sull’offerta dei servizi di welfare. 1) Promuovere il contributo della Long-Term Care – La proposta del Think Tank “Welfare, Italia” è quella di introdurre una normativa nell’ambito della Long-Term Care, che la renda di tipo mutualistico collegata ai Fondi pensione o anche ai fondi di sanità integrativa attraverso tre elementi specifici: l’introduzione di una polizza di base obbligatoria di LTC; la previsione di agevolazioni più ampie di quelle attualmente riconosciute ai fini IRPEF a chi stipula un contratto di assicurazione LTC (al momento limitate al 19% dei premi sostenuti nei limiti di 1.291,14 euro annui); l’introduzione di schemi di incentivazione per le imprese che contribuiscono alla diffusione dello strumento.2) Lanciare un piano di sviluppo delle competenze del welfare – Il Think Tank “Welfare, Italia” propone di realizzare un Piano strategico di sviluppo delle competenze del welfare, coinvolgendo le istituzioni nazionali e internazionali oltre che i diversi stakeholder provenienti dal mondo delle imprese e della società civile, che focalizzi il cambiamento indotto dall’evoluzione demografica e tecnologica e includa: l’analisi dei fabbisogni attuali e prospettici delle professioni legate al welfare, anche grazie all’evoluzione demografica e tecnologica; l’identificazione dei percorsi formativi necessari per le nuove competenze, coinvolgendo sia le istituzioni educative pubbliche (scuole superiori, ITS, università, ecc.) sia l’offerta dei soggetti formativi privati (centri di formazione, ecc.); l’introduzione di specifici schemi di incentivazione, sul modello dei Conti individuali di apprendimento (Individual Learning Account, ILA[4]) che incentivino l’accesso dei cittadini a programmi di formazione, con particolare riguardo a quelli certificati, nonché su innovativi modelli di finanziamento (sull’esempio di condivisione del debito di SURE). 3) Creare un punto di accesso unico digitale per i servizi di welfare come obiettivo di digitalizzazione del Paese – In materia di digitalizzazione, il Think Tank “Welfare, Italia” propone la creazione di un punto di accesso unico digitale per i servizi di welfare – integrato nell’attuale ecosistema di servizi e piattaforme pubbliche digitali (App IO, It Wallet, ecc.) – che consenta ai cittadini di consultare attivamente tutti i servizi di welfare: nell’ambito della formazione (es. consultazione del “libretto” relativo ai diversi cicli di istruzione e alle competenze acquisite, accesso ai crediti per la formazione, certificazioni, borse di studio e voucher, ecc.); in ambito sanitario (es. prenotazioni per prestazioni e servizi di telemedicina, consultazione del libretto vaccinale, integrazione di patologie e prestazioni previste sul fascicolo sanitario, ecc.); nell’ambito delle politiche sociali (es. richieste di ammortizzatori sociali, sostegno al reddito, ecc.); nell’ambito della previdenza (es. consultazione della posizione previdenziale pubblica, consultazione e modifica della posizione privata, ecc.). 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    Previdenza, Enpapi: nel 2024 aumento sostanziale delle entrate contributive

    (Teleborsa) – Aumento sostanziale delle entrate contributive in questa prima parte del 2024 per Enpapi, l’Ente nazionale di previdenza e assistenza della professione infermieristica. Ad agosto si è registrato un aumento del 17% rispetto allo stesso mese del 2023, mentre per i primi otto mesi del 2024 l’incremento è stato del 12,32%, con riferimento al medesimo periodo dello scorso anno.”Rileviamo un progressivo ritorno della fiducia nell’Ente da parte degli iscritti – osserva il presidente di Enpapi, Luigi Baldini –. Siamo soddisfatti per i risultati ottenuti finora, che sono sempre preceduti dal segno più. Cresce il numero dei colleghi che tendono a regolarizzare la propria posizione contributiva, evidentemente anche per rientrare in qualità di beneficiari dell’assistenza messa a loro disposizione dall’Ente stesso”. LEGGI TUTTO

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    Pensioni all’estero, INPS: “Eliminazione della modalità di pagamento assegno negli Stati Uniti e in Canada”

    (Teleborsa) – “Il vigente contratto che regola i rapporti tra l’INPS e l’attuale gestore del servizio di pagamento delle pensioni al di fuori del territorio nazionale, Citibank N.A., prevede che i pagamenti siano eseguiti, in via ordinaria, a mezzo accredito su conto corrente bancario intestato al pensionato oppure, laddove possibile, in contanti allo sportello di un corrispondente diretto della stessa Citibank (Western Union, nella maggior parte dei paesi). Soltanto in via del tutto eccezionale, la banca può disporre l’erogazione della pensione mediante l’emissione e la spedizione al pensionato di un assegno di deposito non trasferibile. Ma poiché la regolarità dei pagamenti eseguiti con assegno spesso è compromessa da ritardi nella consegna dovuti essenzialmente a inefficienze dei locali servizi postali oppure da evenienze, quali lo smarrimento o il danneggiamento, l’INPS, anche al fine di ridurre il rischio di erogazione di prestazioni indebite, è impegnato a eliminare gradualmente il pagamento delle pensioni all’estero tramite questa modalità”. Lo comunica l’INPS in una nota.In particolare,– spiega l’INPS – i pensionati pagati con assegno residenti negli Stati Uniti e in Canada riceveranno nei prossimi giorni da Citibank un modulo per acquisire i dati bancari per i futuri pagamenti, da compilare e restituire entro il 15 dicembre 2024, allegando sia la copia di un documento d’identità in corso di validità che un documento recente della banca estera nel quale siano chiaramente indicate le coordinate bancarie locali utili all’accredito, l’intestatario e l’eventuale cointestatario del conto. In caso di mancata risposta, il pagamento della rata di gennaio 2025 sarà disposto in contanti allo sportello presso le locali agenzie di Western Union. LEGGI TUTTO

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    Bonus psicologo, INPS: pubblicate le graduatorie

    (Teleborsa) – L’INPS ha comunicato la pubblicazione delle graduatorie per l’erogazione del contributo teso a sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia (il cosiddetto Bonus psicologo). La prestazione – ricorda l’INPS in una nota – fornisce un supporto economico alle persone in condizione di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica. I beneficiari sono individuati tenendo conto del valore dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) più basso e, a parità del valore ISEE, dell’ordine cronologico di presentazione delle domande.Dalla home page del portale dell’Istituto è possibile accedere alla pagina dedicata alla prestazione, digitando nel campo di ricerca testuale le parole “bonus psicologo” e selezionando poi il servizio “Contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia – Bonus psicologo”. In tale pagina sono disponibili: la scheda informativa della misura, i tutorial per il cittadino e per il professionista aderente all’iniziativa e il link di accesso al servizio (“Utilizza il servizio”). Autenticandosi tramite i consueti canali (SPID, CIE 3.0 o Carta Nazionale dei Servizi), l’utente può visionare l’esito della richiesta e l’eventuale importo riconosciuto, corredato dal codice univoco per usufruire delle sedute di psicoterapia.I beneficiari presenti in graduatoria hanno 270 giorni di tempo per usufruire del contributo.L’INPS ricorda, infine, che con il messaggio 2568/2024, ha riaperto i termini per la registrazione dei dati di fatturazione a quei professionisti che, avendo confermato le sedute di psicoterapia entro il 26 marzo (per la Basilicata entro il 6 maggio), non avevano corredato le stesse con i dati menzionati entro la scadenza del 21 maggio 2024, indicata dal messaggio 1153/2024. La nuova finestra si aprirà, pertanto, alle ore 9:00 del 15 luglio e si chiuderà alle 18.00 del 31 luglio 2024. LEGGI TUTTO

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    Assegno di inclusione, INPS: “Accolte 698mila domande”

    (Teleborsa) – Al 30 giugno 2024 sono state accolte quasi 700mila domande relative all’Assegno di inclusione (ADI), domande che fanno riferimento ad altrettanti nuclei familiari e che coinvolgono circa 1,7 milioni di cittadini. Per quanto riguarda il Supporto Formazione Lavoro (SFL), sono state 96mila le persone a cui è stata accolta la domanda ed erogata la prestazione. Questi alcuni dei dati che emergono dal primo report dell’Osservatorio statistico dell’INPS dedicato a queste nuove prestazioni.Nel dettaglio, l’Osservatorio contiene un report con la sintesi del quadro normativo delle due misure e le principali evidenze quantitative, accompagnate da una serie di tavole statistiche. L’arco temporale di riferimento abbraccia il periodo che va dal primo mese di operatività della misura (settembre 2023 per SFL / gennaio 2024 per ADI) e, per i pagamenti, fino a maggio 2024 (ultimo mese in cui i dati possono ritenersi statisticamente consolidati).In particolare, nel mese di maggio 2024 il numero di nuclei beneficiari di ADI è stato pari a 625mila, mentre l’importo medio erogato mensilmente è pari a 618 euro. La fotografia dell’INPS restituisce la seguente composizione dei 625mila nuclei presi in considerazione nello studio: ?in 260mila sono presenti minori; in 239 mila sono presenti disabili; in 297mila sono presenti persone di almeno 60 anni di età; ?in 6mila ci sono persone in condizioni di “svantaggio”.Per quanto riguarda SFL, i beneficiari tra settembre e dicembre 2023 erano 33mila aumentando a 93mila tra gennaio e maggio 2024. Complessivamente, le domande accolte per SFL fino al 30 giugno 2024 sono state 96mila, di cui il 57% donne e il 50% persone tra i 50 e i 59 anni.L’Assegno d’Inclusione (ADI) è una misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonché di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro condizionata al possesso di requisiti di residenza, cittadinanza e soggiorno, alla prova dei mezzi sulla base dell’ISEE, alla situazione reddituale del beneficiario e del suo nucleo familiare e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa.Il Supporto Formazione Lavoro (SFL) è invece una misura di attivazione al lavoro tramite la partecipazione a progetti di formazione e accompagnamento al lavoro, qualificazione e riqualificazione professionale, politiche attive del lavoro, comunque denominate, progetti utili alla collettività, servizio civile universale. Rappresenta una misura dinamica e innovativa che ha l’obiettivo di accompagnare e preparare i partecipanti all’ingresso nel mercato del lavoro, evitando di lasciarli soli nel momento in cui le loro competenze non risultano ancora allineate con le richieste del settore. Piuttosto che considerarla come un semplice sussidio, SFL va visto come una politica attiva strutturale volta a facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro, riflettendo la necessità di un approccio integrato tra formazione e occupazione in un contesto economico in evoluzione. LEGGI TUTTO

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    Welfare territoriale, ISTAT: “La spesa cresce di più al Sud. Il Nord-Est ha più risorse della media nazionale”

    (Teleborsa) – Nel 2021 la spesa dei Comuni per i servizi sociali e socio-educativi è stata di 10,3 miliardi di euro, di cui 1,2 miliardi rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e 745 milioni dalla contribuzione a carico degli utenti. La spesa al netto delle compartecipazioni (8,4 miliardi) è aumentata del 6,7% rispetto al 2020. Maggiori gli incrementi di spesa al Sud (8,1% in valuta corrente; 6,1% in termini reali), soprattutto in Calabria (27,6%), in Puglia (18,5%) e in Basilicata (17,2%). È quanto rileva l’Istat nel report sul welfare territoriale, relativo al 2021.Il divario rispetto alle altre aree del Paese resta però molto ampio. Al Nord-est le risorse per il welfare territoriale (197 euro pro-capite) sono ben al di sopra della media nazionale (142 euro) e quasi tre volte superiori rispetto al Sud (72 euro). È pari a 174 euro la spesa media pro-capite per i servizi sociali al Nord (592 euro nella Provincia Autonoma di Bolzano) mentre al Centro è di 151 euro. La spesa media pro-capite per i servizi sociali al Mezzogiorno (Sud e Isole) è invece pari a 92 euro (37 euro in Calabria). Nel dettaglio l’incremento della spesa sociale dei Comuni al netto dell’inflazione rispetto al 2020 è del 4,7% (+25,2% in Calabria). Sono stati presi in carico dagli assistenti sociali oltre 2 milioni 185mila utenti, di cui la quota più ampia (31%) è composta da bambini e nuclei familiari con minori. LEGGI TUTTO

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    INPS: l’esercizio 2023 chiude in attivo

    (Teleborsa) – Il Consiglio di Amministrazione dell’INPS, presieduto da Gabriele Fava, su proposta del direttore generale Valeria Vittimberga, nella seduta straordinaria del 30 maggio 2024, ha deliberato il progetto di Rendiconto generale dell’anno 2023, che presenta risultati finanziari e di gestione positivi per le principali voci. L’esercizio 2023 – fa sapere l’Istituto in una nota – si conclude con un avanzo finanziario pari a 12.188 milioni, derivante dal risultato di parte corrente (7.668 milioni), e dal risultato in conto capitale (4.520 milioni). Il documento come previsto dalla legge, passa all’esame del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (CIV), che entro 60 giorni si pronuncerà sull’approvazione, e del Collegio dei sindaci. Le entrate contributive accertate sono pari a 269.152 milioni, con un aumento di 13.014 milioni (+5,1%) rispetto al dato del consuntivo precedente (256.138 milioni). Il maggior incremento in valore assoluto riguarda le contribuzioni dei lavoratori dipendenti del settore privato (+5,7%), ed è pari a 9.348 milioni, per un totale di 173.006 milioni (anno precedente: 163.657 milioni). I contributi dei lavoratori autonomi aumentano del 5,8% (+ 1.270 milioni, per un totale di 23.218 milioni; anno precedente: 21.948 milioni). I contributi dei dipendenti del settore pubblico raggiungono i 62.324 milioni (+ 1.739 milioni, pari ad un incremento del 2,9%); riportano la crescita più consistente, in termini percentuali, i contributi dei lavoratori parasubordinati e liberi professionisti che totalizzano 10.604 milioni (+6,6%). Gli accertamenti derivanti dalle attività di vigilanza ispettiva dell’Istituto sono ricompresi nelle entrate contributive e, al netto delle minori prestazioni erogate, ammontano a 821 milioni (+14,19% rispetto al 2022). Nel 2023 l’Inps ha erogato prestazioni istituzionali per 398.063 milioni, con un aumento di 17.345 milioni (+4,6%) rispetto al 2022 (380.718 milioni). In quest’ambito, le pensioni ammontano a 304.145 milioni, con un incremento di 20.890 milioni (+7,4%) rispetto ai precedenti 283.254 milioni; in particolare, le pensioni private sono pari a 215.608 milioni con un aumento di 14.843 milioni (+7,4%), e le pensioni pubbliche sono pari a 88.536 milioni, con un incremento di 6.047 milioni (+7,3%). Le spese per il sostegno del reddito (trattamenti di disoccupazione, integrazioni salariali bonus, trattamenti di malattia ecc.), che nel 2022 erano pari a 26.033 milioni, presentano una flessione del 29,3% e totalizzano 18.408 milioni (-7.625 milioni). La flessione è principalmente attribuibile alla minore spesa per il Bonus 200 euro (Art 32 DL 50/2022) e il Bonus 150 euro (DL 144/2022) che, complessivamente, nel 2022 ammontavano a 8.391 milioni (554 milioni, nel 2023). In evidente calo anche le integrazioni salariali (a carico Stato -361 milioni; a carico Inps -208 milioni) e i trattamenti di malattia, pari a 2.713 milioni, con una diminuzione del 24,7% (-888 milioni). La voce più consistente è rappresentata dai trattamenti di disoccupazione, pari a 13.099 milioni, con aumento del 13,5% (+1.563 milioni) sul 2022. Gli assegni straordinari dei fondi di solidarietà raggiungono 1.042 milioni (+106 milioni; +11,4%).L’inclusione sociale (assegni e pensioni sociali, prestazioni di invalidità civile, reddito e pensione di cittadinanza e, da settembre, il supporto per la formazione previsto dal DL n. 48/2023) determina una spesa di 34.104 milioni (+0,9% rispetto al 2022), in cui sono in evidenza le prestazioni per l’invalidità civile, pari a 21.619 milioni, (+5,3% rispetto allo scorso esercizio) e il reddito e pensione di cittadinanza, pari a 6.688 milioni, con una minore spesa del 16,8% (-1.350 milioni; nel 2023 la prestazione è stata riconosciuta ai beneficiari nel limite massimo di sette mensilità). La spesa per il supporto per la formazione è pari a 16 milioni; quella per gli assegni e pensioni sociali si è attestata a 5.781 milioni (+10,7%).Le spese per la famiglia (assegni al nucleo familiare, assegno unico e universale, trattamenti di maternità, assegni di natalità, rette di asili nido e congedi parentali), con 23.847 milioni, registrano una crescita del 12,3% (+2.606 milioni) sul dato 2022; l’andamento è motivato dalla erogazione per l’intero anno dell’assegno unico e universale, che aveva debuttato nel marzo 2022, e dalla rivalutazione degli importi; la spesa ha così raggiunto 18.246 milioni (+42%). Completano la rassegna della spesa istituzionale, le cosiddette altre prestazioni (Trattamento di fine servizio e di fine rapporto per i dipendenti pubblici, trattamento di fine rapporto e Fondo di garanzia per i dipendenti privati e prestazioni creditizie e sociali per i dipendenti pubblici) che incidono sul bilancio dell’Istituto per 17.559 milioni, con un aumento del 7,1% rispetto ai 16.394 milioni dell’anno precedente. Anche sul piano economico-patrimoniale, l’anno 2023 si chiude con un risultato di esercizio positivo per 2.063 milioni. Per effetto di tale risultato e della riduzione del debito nei confronti della tesoreria statale, il patrimonio netto dell’INPS passa da 23.221 milioni di inizio esercizio a 29.784 milioni al 31.12.2023. LEGGI TUTTO