(Teleborsa) – A fine 2022 i due terzi del mercato domestico del trasporto aereo saranno stati operati da compagnie aeree low cost. Un dato incontrovertibile di un fenomeno che ha visto uscire meglio dalla crisi prodotta dalla pandemia un segmento di vettori già in crescita in termini di volumi passeggeri. Lo ha sottolineato Renato Redondi, docente dell’Università di Bergamo e membro scientifico del centro ICCSAI Transport and Sustainable Mobility, in occasione della presentazione del Fact Book 2022, il rapporto annuale sul trasporto aereo giunto alla 16esima edizione, illustrato al Palazzo Reale di Napoli e intitolato significativamente “un nuovo, nuovo inizio”.Siamo di fronte a uno scenario diverso rispetto al 2019, rispetto a cui il traffico merci ha recuperato le quote pre-Covid anche se deve confrontarsi con le incertezze legate alla crisi russo-ucraina, che ha già prodotto il rallentamento della crescita del settore. Sul fronte del traffico passeggeri, c’è un progressivo recupero a livello continentale, che dovrebbe completarsi nei primi mesi del 2023.Italia, Spagna e Francia hanno avuto le performance di recupero migliori a livello europeo. Nel nostro Paese, in particolare, andamento meglio della media europea, dietro solo alla Spagna, che si manifesta in modo evidente nel secondo semestre di quest’anno. Nei primi mesi del 2022 pieno recupero per Napoli, Palermo, Bari, Olbia, Torino, Alghero e Trapani. Minore recupero, anche a causa dell’avvicendamento Alitalia-Ita, per gli aeroporti romani. Il mercato italiano è detenuto per oltre il 37% da Ryanair, sia a livello domestico che per i collegamenti con l’Europa. Il vettore irlandese è cresciuto di 9 punti percentuali rispetto al 2019 per il traffico Italia-Europa, grazie alla capacità di andare a coprire le quote delle compagnie tradizionali. Nel 2022 la quota low-cost dell’Italia (rappresentata da Ryanair, Wizz Air e easyJet) supererà quella della Gran Bretagna, sia sul domestico sia sui voli europei. Nel network europeo si nota un calo evidente nei voli a/r in giornata e sulla connettività, sintomo di un mercato di viaggiatori business ancora lontano dai valori pre-Covid. “In tale scenario – ha sottolineato Redondi – sarebbe sbagliato pensare che il traffico aereo tornerà a svilupparsi come nel 2019. C’è una perdita di competitività del sistema Paese per quanto concerne i collegamenti intercontinentali diretti, che però vengono reintrodotti nel secondo semestre dell’anno e nella programmazione 2023”. Inoltre, dal rapporto emerge che la crescita del traffico aereo è sempre più debolmente legata allo sviluppo economico locale. Restando però un motore insostituibile a sostegno del tessuto economico. Sullo sfondo, la sfida della sostenibilità, che coinvolge sia le tecnologie green aeronautiche, sia gli aeroporti, con l’obiettivo di abbattere le emissioni di CO2 fino ad annullarle nel 2050. Tema che è stato discusso, insieme all’analisi dello scenario del trasporto aereo in Italia, in una tavola rotonda a cui hanno preso parte Alessio Quaranta, direttore generale ENAC, Carlo Borgomeo, presidente Assaeroporti, Roberto Barbieri, amministratore delegato Gesac, Ivan Bassato, direttore aviation AdR, Alberto Cominassi, direttore operativo SACBO, e Agnes Leroux, EU Policy Directory Boeing. LEGGI TUTTO