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    GruppoFS, donato alla Caritas di Roma un nuovo locale per l’accoglienza

    (Teleborsa) – Un nuovo posto, nel cuore di Roma, destinato all’accoglienza delle persone più fragili e all’assistenza sociale. Una struttura che contribuirà a migliorare la sicurezza e la visibilità di un’area strategica e delicata come quella compresa tra via Marsala e Santa Bibiana.E’ il nuovo locale donato oggi dal Gruppo FS al Vicariato di Roma, 155 mq nei pressi della stazione Termini, consegnati a seguito della firma di un verbale tra Rete Ferroviaria Italiana, GS Rail e il Vicariato stesso. Il nuovo locale va ad aggiungersi ad altre due strutture di proprietà RFI, attualmente utilizzate dalla Caritas Diocesana per le attività di accoglienza, l’Ostello Caritas don Luigi di Liegro e il Ferrhotel. Centri questi che, durante tutto il Giubileo 2025, avranno un ruolo cruciale nell’assistenza ai pellegrini e alle persone fragili, rappresentando un esempio concreto di collaborazione tra istituzioni pubbliche e sociali.”Il rapporto di oltre quarant’anni tra Ferrovie dello Stato e la Caritas è per noi un motivo di grande orgoglio”, ha commentato a margine del sopralluogo l’Amministratore Delegato e Direttore Generale di FS Stefano Antonio Donnarumma. “Abbiamo voluto toccare con mano il grande ruolo che questa sinergia ha e l’importanza di questi locali dove vengono assistite migliaia di persone in difficoltà che non vengono lasciate per strada ma accolte e supportate”.Oltre all’AD del Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma, presenti alla visita anche il Direttore della Caritas di Roma Diacono Giustino Trincia, l’AD di RFI Gianpiero Strisciuglio e l’AD di GS Rail Rosario Gaetano. I NUMERI DELLA CARITAS NELLA DIOCESI DI ROMA – La consegna dei locali in via Marsala 101 ha rappresentato anche l’occasione per fare il punto sul grande impegno sociale svolto dalla Caritas nella città di Roma. Una missione civile e di sostegno testimoniata dai numeri relativi al 2023: oltre 322mila pasti offerti, più di135mila pernottamenti, 28mila visite mediche organizzate e colloqui di supporto psicologico, assistenza per oltre 2500 famiglie e circa 12mila visite di assistenza domiciliare e sanitaria. LEGGI TUTTO

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    Deandreis (SRM-Intesa): porti importanti per svolta green, aumento solare in Italia

    (Teleborsa) – “I porti, attraverso la generazione di maggiore energia rinnovabile, rappresenteranno un pezzo importante della svolta green, ma non l’unico. Ad esempio, vicino ai porti è collocata tutta l’industria petrolchimica che si sta avviando a una riconversione verso la chimica verde, e c’è quindi il ruolo dei porti come spazi ma anche come infrastruttura che favorisce l’import-export via nave”. Lo ha affermato Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM, durante la presentazione alla stampa del sesto MED & Italian Energy Report.”C’è poi il supporto all’industria dello shipping, che è al centro del tema della decarbonizzazione, dovendo raggiungere obiettivi importanti, e questo è possibile solo se accompagnato dai porti – ha fatto notare – Se i porti non sono in grado di fornire combustibili alterativi è un problema”.”C’è quindi un ruolo più ampio che non è solo produzione, che comunque è importante – ha aggiunto – Lo fanno nel Nord Europa con l’eolico off-shore, in Italia può essere fatto con il solare su terra o galleggiante, non dappertutto perché alcuni porti sono in zone di particolare pregio, ma credo che in qualche anno vedremo progetti importanti in questo senso”.Le stime dell’ESPO (European Sea Port Organization) citate nel rapporto hanno mostrato come la sostenibilità sarà il driver strategico degli investimenti dei porti europei nei prossimi 10 anni; una survey condotta su 173 autorità portuali in 85 Paesi ha mostrato come oltre il 90% dei porti abbiano piani di investimento in infrastrutture e in sostenibilità. Inoltre, circa un terzo dei porti analizzati destinerà spazi alla produzione di energia rinnovabile, mentre il 13% espanderà gli impianti di produzione energetica esistenti. LEGGI TUTTO

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    Porti italiani, segmento energy vale 35% del movimentato. Trieste il più importante

    (Teleborsa) – I porti del Mediterraneo hanno nel tempo assunto il ruolo di nodi cruciali nella catena di approvvigionamento energetico, consentendo l’importazione e l’esportazione di petrolio, prodotti petroliferi raffinati e GNL. Accanto al ruolo di hub per le commodity fossili, i porti stanno diventano anche luoghi strategici per la transizione green e per favorire il “ponte energetico” tra Europa e Nord Africa. Lo sostiene il sesto MED & Italian Energy Report, facendo notare che nei porti vanno sempre più diffondendosi grandi progetti inerenti le energie rinnovabili, in particolare solare fotovoltaico ed eolico anche offshore.Lo sviluppo di nuove infrastrutture energetiche, come i terminali di GNL e le strutture di bunkeraggio per i combustibili alternativi, può aumentare la sicurezza energetica e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Passando a fonti energetiche più ecologiche nelle operazioni portuali, i porti possono costituire un precedente per le pratiche sostenibili, migliorando l’efficienza energetica e riducendo le emissioni.Sfida fondamentale per i porti sarà quella dei combustibili alternativi; la capacità di accogliere navi con propellenti come Metanolo, GNL, Ammoniaca ed altri potrà essere una discriminante competitività di notevole portata. Con il 7,6% (2023: 5,3%, 2017: 2,5%) della flotta in mare e il 52,6% (2023: 45,5%, inizio 2017: 10,8%) del portafoglio ordini in termini di stazza (GT) in grado di utilizzare carburanti o propulsioni alternative, si prevede che il 9% della capacità della flotta globale sarà alimentato in modo alternativo entro la fine del 2026.Diverse opportunità sono legate allo sviluppo di idrogeno verde nei Paesi della Sponda Sud: i Paesi costieri della Sponda Sud possiedono un potenziale significativo non solo per la disponibilità di acqua ed energia, ma anche per l’esistenza di infrastrutture portuali, che potrebbero produrre e stoccare idrogeno verde, da esportare verso l’Europa. Opportunità di sviluppo sono legate alla realizzazione del SoutH2 Corridor, che prevede una rete di gasdotti tra l’Europa e l’Africa interamente dedicata al trasporto dell’idrogeno.Dal report emerge anche che diversi porti italiani figurano nella top 10 dei principali porti energy dell’area Med, con un ruolo rilevante soprattutto per il trade di petrolio e derivati. Per il greggio: Trieste (38 milioni di tonnellate movimentate), Augusta e Sarroch (12 milioni di tonnellate movimentate ciascuna); Augusta (9,5 milioni di tonnellate) e Sarroch (7,8 milioni di tonnellate) per i prodotti petroliferi raffinati; Napoli per il gas (1 milione di tonnellate); Porto Levante-Rovigo (6,4 milioni di tonnellate) e Piombino (2,4 milioni di tonnellate) per il GNL.Per i porti italiani il segmento energy vale il 35% del totale movimentato. Essi stanno affrontando e sempre più saranno protagonisti di una rivoluzione energetica. “La nuova sfida è quella di diventare hub della transizione energetica, impegnandosi a rendere più ecologiche le proprie attività”, viene sottolienato.I primi 5 Energy port italiani concentrano il 69% del traffico e sono: Trieste, Cagliari, Augusta, Milazzo e Genova. Trieste è il più importante porto energetico e gateway dell’Italia. Tre di questi porti sono nel Mezzogiorno.Il Mezzogiorno con un peso specifico di circa il 50% della movimentazione portuale italiana ha un ruolo chiave nel percorso verso la transizione green contribuendo a generare sinergie tra le due sponde del Mediterraneo, valorizzando la presenza in Nord Africa di grandi fonti di energia rinnovabile.Grazie alla vicinanza a potenziali aree di produzione rinnovabile in Nord Africa, gli investimenti nelle infrastrutture e nella logistica in chiave sostenibile contribuiscono a rendere i nostri porti attori chiave, rafforzando la posizione geostrategica dell’Italia e del Mezzogiorno nel Mediterraneo, sostiene il rapporto. LEGGI TUTTO

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    Piaggio Aerospace, firmato contratto preliminare per cessione alla turca Baykar

    (Teleborsa) – È stato sottoscritto il contratto preliminare per la cessione dei complessi aziendali di Piaggio Aero Industries e Piaggio Aviation – le due società che operano sotto il marchio Piaggio Aerospace – all’azienda turca Baykar, leader nello sviluppo e produzione di sistemi UAV (veicoli aerei senza pilota) e tecnologie aerospaziali avanzate. L’operazione è stata autorizzata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy lo scorso 27 dicembre.L’accordo è stato firmato dai Commissari Straordinari di Piaggio Aerospace, Carmelo Cosentino, Vincenzo Nicastro e Gianpaolo Davide Rossetti, e dall’Amministratore Delegato di Baykar, Haluk Bayrakta.Il closing dell’operazione è previsto nella primavera di quest’anno, una volta che si sarà avverata una serie di condizioni, tra cui l’autorizzazione da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Golden Power).Nelle prossime settimane, inoltre, è prevista una consultazione con le rappresentanze sindacali, durante la quale, tra le altre cose, verrà presentato il piano industriale elaborato da Baykar per il rilancio dei complessi aziendali delle due società liguri. LEGGI TUTTO

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    Union Pacific, utile in crescita a 6,7 miliardi di dollari nel 2024

    (Teleborsa) – Union Pacific, una delle più grandi compagnie ferroviarie statunitensi, ha registrato un utile netto del quarto trimestre del 2024 di 1,8 miliardi di dollari, ovvero 2,91 dollari per azione. Questi risultati includono 40 milioni di dollari di spese di manodopera relative alla ratifica di un accordo di personale. Ciò si confronta con un utile netto del quarto trimestre del 2023 di 1,7 miliardi di dollari, ovvero 2,71 dollari per azione.L’utile netto registrato per l’intero anno 2024 è stato di 6,7 miliardi di dollari, ovvero 11,09 dollari per azione, rispetto a un utile netto dell’intero anno 2023 di 6,4 miliardi di dollari, ovvero 10,45 dollari per azione.”I nostri solidi risultati del quarto trimestre rappresentano un’ottima pietra miliare per un anno di grande successo per Union Pacific – ha affermato il CEO Jim Vena – Il team ha pienamente abbracciato la nostra strategia per guidare il settore in termini di sicurezza, servizio ed eccellenza operativa. Tale impegno ha prodotto risultati finanziari leader del settore nel 2024, punteggiati dal nostro solido finale d’anno. Continueremo a portare avanti questo slancio fino al 2025, cercando di sfruttare appieno il potenziale del franchising UP”.(Foto: Eddie Blair su Unsplash ) LEGGI TUTTO

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    American Airlines prevede utile 2025 sotto le attese dopo 2024 con ricavi record

    (Teleborsa) – American Airlines ha prodotto un fatturato record nel quarto trimestre del 2024 e nell’intero anno, rispettivamente di 13,7 miliardi di dollari e 54,2 miliardi di dollari. Questa performance di fatturato è stata guidata dalle azioni intraprese dalla compagnia aerea per adeguare la capacità, combinate con la continua forza della domanda. Il fatturato unitario totale è stato positivo nel trimestre, in aumento del 2,0% rispetto al 2023.American ha consegnato risultati di utili nel quarto trimestre e nell’intero anno superiori rispetto alle sue precedenti indicazioni. Su base rettificata, la società ha prodotto un margine operativo dell’8,3% nel trimestre e del 4,8% per l’intero anno. Escludendo l’impatto delle voci straordinarie nette, la società ha prodotto un margine operativo rettificato dell’8,4% nel trimestre e del 6,0% per l’intero anno. L’utile netto del quarto trimestre e dell’intero anno sono stati, rispettivamente, 590 milioni e 846 milioni. Escluse le voci straordinarie nette, utile netto del quarto trimestre e dell’intero anno sono stati di 609 milioni e 1,4 miliardi.”Il team di American Airlines ha raggiunto una serie di obiettivi importanti nel 2024 – ha affermato il CEO Robert Isom – Continuiamo a gestire un’attività affidabile e stiamo riprogettando l’attività per costruire una compagnia aerea ancora più efficiente. Ciò, unito alle nostre azioni commerciali, ha prodotto una solida performance finanziaria nel quarto trimestre. Mentre guardiamo avanti a quest’anno, American rimane ben posizionata grazie alla forza della nostra rete, ai programmi di fidelizzazione e carte di credito in co-branding, all’affidabilità della flotta e operativa e all’enorme lavoro del nostro team”.In base alle tendenze attuali della domanda, alle attuali previsioni sui prezzi del carburante ed escludendo l’impatto delle voci straordinarie, la società prevede che la sua perdita rettificata per azione del primo trimestre 2025 sarà compresa tra -0,20 e -0,40 dollari. La società prevede che l’utile rettificato per azione per l’intero anno 2025 sarà compreso tra 1,70 e 2,70 dollari (rispetto alle stime medie degli analisti di 2,42 dollari, secondo dati LSEG). LEGGI TUTTO

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    Automotive: in Italia metà delle aziende non prevede investimenti in nuovi prodotti e processi

    (Teleborsa) – In Italia quasi la metà delle aziende automotive non prevede investimenti significativi in nuovi prodotti, e, tra chi investe, la maggioranza intende farlo nella mobilità elettrica, che si pone anche come l’unico comparto dell’industria con prospettive di crescita occupazionale. È quanto emerge dall’analisi presentata oggi al ministero delle Imprese e del Made in Italy dall’Osservatorio TEA, l’osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano, guidato dal Center for Automotive & Mobility Innovation dell’Università Ca’ Foscari Venezia (CAMI) e dal CNR-IRCrES, nell’ambito dell’evento “Mobilità elettrica e industria italiana: i risultati della survey 2024″.La ricerca si basa sulle risposte a una survey condotta nel 2024 a cui hanno partecipato 397 delle oltre 2.100 imprese mappate dall’Osservatorio, rappresentative dell’ecosistema industriale automotive italiano. Dalle risposte emerge che il 48,1% delle aziende rimarrà sostanzialmente fermo a livello di investimenti nel triennio 2024-2027, rinunciando a sviluppare nuovi prodotti in scia al clima di incertezza che si è generato in Italia sulla transizione tecnologica dei trasporti. A livello numerico, le aziende che continueranno a investire lo faranno guardando più alla mobilità elettrica (31% dei rispondenti) che alle motorizzazioni endotermiche (20,9%). In termini di volumi di risorse, il 61,6% degli investimenti sarà rivolto a componenti che non sono collegati al tipo di alimentazione del veicolo, rispecchiando la natura fortemente invariante del portafoglio prodotti e delle competenze della filiera. Il 17,9% degli investimenti si concentrerà sullo sviluppo di componenti esclusivi per i veicoli elettrici, il 10,1% sui componenti peculiari per i veicoli endotermici, il 6,7% su ingegneria e design e solo il 3,8% sul software, che rappresenterà invece uno dei principali terreni di sfida dei prossimi anni.Le aziende di maggiori dimensioni e con una più spiccata visione internazionale sono quelle che dimostrano la maggiore propensione all’innovazione, mentre le realtà medio-piccole, situate in molti casi nel Mezzogiorno e fortemente dipendenti da pochi grandi committenti, faticano a mantenere il passo. Guardando alla transizione tecnologica in atto, il 66% delle imprese prevede che nel periodo considerato l’elettrificazione non avrà impatti sul portafoglio prodotti o non richiederà in ogni caso particolari adeguamenti, il 26,6% si appresta ad adottare un percorso specifico di adattamento e il 7,4% ipotizza di agire radicalmente sul proprio portafoglio prodotti o di concentrarsi su altre attività non collegate al settore automotive. Accanto al tema dello sviluppo di prodotto, preoccupa la generalizzata carenza di investimenti anche sul versante dell’innovazione di processo: nonostante le politiche incentivanti esistenti, infatti, il 55,2% delle aziende non ha in programma investimenti di questo tipo.Sotto il profilo occupazionale, l’analisi rileva che le imprese che investiranno nelle produzioni rivolte alla mobilità elettrica sono le uniche con outlook positivo, soprattutto per quanto riguarda le assunzioni nelle aree a maggior valore aggiunto, come ricerca e sviluppo (+5,6%) e sistemi informatici (+8%).Cosa chiedono quindi le aziende per affrontare nel migliore dei modi la transizione e per preservare (o rilanciare) la propria competitività? In cima alle preoccupazioni della filiera c’è il nodo dei costi dell’energia, seguito dall’esigenza di un’accelerazione sull’adozione delle fonti rinnovabili, percepita come un elemento di competitività rilevante per via delle certificazioni sull’impronta carbonica richieste ai fornitori di componenti. Inoltre, si invocano politiche per la diffusione dell’infrastruttura di ricarica, per facilitare assunzioni e formazione del personale e per stimolare la domanda di veicoli elettrici, agendo così indirettamente anche sulle economie di scala. Si segnalano infine tra le priorità indicate dalla filiera le azioni orientate a favorire la realizzazione di nuovi impianti, il rientro in Italia di attività produttive, la collaborazione tra soggetti diversi, gli accordi di innovazione per l’automotive e l’attrazione di nuovi investitori.”La ricerca rende il quadro di una filiera estesa che non è esposta in modo particolare all’elettrificazione del drivetrain – spiega il direttore dell’Osservatorio TEA, Francesco Zirpoli – le crisi in atto sono da attribuire prevalentemente ad una diminuzione significativa e generalizzata delle commesse che riguarda prevalentemente i fornitori che hanno un alto volume d’affari con Stellantis. L’analisi identifica un numero molto significativo di imprese che presenta alte potenzialità di crescita nel prossimo triennio. Sono quelle che investono più della media in innovazione e che dall’Italia sono cresciute verso l’estero”. “Le risposte delle imprese alla survey hanno confermato i risultati dell’anno scorso, le imprese della filiera automotive estesa italiana investono maggiormente nei nuovi prodotti per l’elettrificazione del veicolo rispetto ai componenti per le motorizzazioni tradizionali e ciò si traduce per queste imprese anche i migliori performance occupazionali – sottolinea il responsabile della survey e dell’analisi dati, Giuseppe Calabrese – perdurano tuttavia le difficoltà a trovare personale adeguato soprattutto per le posizioni più qualificate come è evidenziato dalla richiesta di politiche industriali. Inoltre, si segnala una carente relazione con le istituzioni finanziarie per favorire l’innovazione”. LEGGI TUTTO

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    Wayla, round pre-seed da 900 mila euro tra equity e debito

    (Teleborsa) – Wayla, la prima startup italiana a fornire un servizio di van pooling, ha chiuso un round di finanziamento pre-seed per un totale di 900 mila euro, a pochi mesi dal lancio del servizio a Milano lo scorso 31 ottobre 2024.Wayla ha raccolto un totale di 900 mila euro attraverso finanziamenti di tipo equity e debito, con la partecipazione di investitori e business angel di rilievo, tra cui MobilityUp, Moffu Labs, Sullivan Ventures, Luca La Mesa e Marco Cartasegna.Wayla nasce dalla volontà dei suoi cinque giovani fondatori di rispondere alla crescente difficoltà di spostarsi in città, soprattutto nelle ore serali, proponendo una soluzione alternativa che integra le opzioni di mobilità urbana già disponibili. Il servizio di Wayla consente ai passeggeri di condividere i tragitti, riducendo il numero di veicoli in circolazione durante le ore serali e notturne.La flotta di Wayla, attualmente di 7 veicoli, è in espansione, con la previsione di arrivare a 9 mezzi entro il mese di febbraio, mentre l’azienda continua ad assumere per supportare questa crescita. L’area di Milano in cui il servizio è disponibile e la finestra operativa sono state ampliate. Dal lancio, l’app di Wayla ha registrato quasi 50.000 download, mentre il numero di corse cresce a doppia cifra mese su mese.”Wayla è il frutto della nostra passione per la mobilità sostenibile e del nostro impegno a migliorare la qualità della vita urbana – hanno dichiarato Carlo Bettini CEO & Co-Founder e Mario Ferretti Founder di Wayla – Il recente round di investimento, ci permetterà di espandere e migliorare ulteriormente l’offerta di Wayla, continuando a investire sull’ innovazione nel settore della mobilità urbana”. LEGGI TUTTO