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    Rete unica, anche la RAI vuole sedersi al tavolo

    (Teleborsa) – Anche la RAI vuole sedersi al tavolo aperto per la rete unica in Italia dopo l’intesa Telecom italia-CDP. Il CdA di RAI ha infatti chiesto di avere un “ruolo a garanzia della neutralità della rete e dello sviluppo delle infrastrutture”.Il Consiglio di Amministrazione ha quindi dato mandato all’AD Fabrizio Salini per “chiedere di partecipare a iniziative e tavoli, in particolare della componente pubblica, sulla Rete Unica”.”La decisione – si legge in una nota dell’emittente – è stata presa dopo l’audizione del Chief technology officer, Stefano Ciccotti. Il CdA ha approfondito i temi relativi allo sviluppo della banda ultralarga attraverso le varie iniziative sulle quali la Rai è impegnata, tra cui la content delivery network, la sperimentazione del trasporto attraverso la partnership di Open Fiber dei contenuti in altissima definizione su reti in fibra ottica, l’estensione dei servizi RAI nelle cosiddette aree bianche del Paese e la partecipazione dell’Azienda nelle attività di sviluppo del 5G nonché i rischi e le opportunità future che il progetto di Rete Unica UBB rappresenta per la RAI”.Dopo Mediaset quindi anche l’emittente pubblica conferma il proprio interesse per il progetto di rete unica. Ma oltre alle ragioni che prevedono in futuro un sempre più alto ricorso alla trasmissione via Ip piuttosto che a quella via etere, a spingere Viale Mazzini ad avere un ruolo nel progetto Open Fiber è anche la proprietà di Rai Way, la società delle torri broadcast (circa 2.300), di cui detiene il 65%.Torri che svolgeranno un ruolo importante tanto nella partita della rete unica – soprattutto nella copertura delle “aree bianche” e “grigie” grazie allo sviluppo del Fixed wireless access (Fwa), il cosiddetto wireless nell’ultimo miglio – quanto nello sviluppo del 5G. LEGGI TUTTO

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    Rete unica, Patuanelli: per noi il modello è Terna ma non possiamo imporlo

    (Teleborsa) – L’intesa TIM-CDP è un punto di partenza, ma l’obiettivo “deve essere una rete unica controllata dal pubblico”. Il ministro allo Sviluppo economico Stefano Patuanelli in audizione presso la commissione Trasporti alla Camera sul Recovery Fund chiarisce il suo punto di vista sul progetto di rete unica lanciato da Open Fiber.”Ciò che e’ accaduto a fine agosto ha portato a un risultato che deve essere visto come punto di partenza e non di arrivo – ha detto il ministro – partivamo da una situazione data, penso alla privatizzazione di TIM che non può essere certo ritenuta virtuosa. Quella condizione non consentiva ragionamenti più profondi. Penso che ci deve essere una rete unica controllata dal pubblico”.”Vedo una società delle reti e delle tecnologie che all’interno possa avere non solo al fibra ma tutte le tecnologie, come il 5G, con parità di accesso a tutti gli operatori – ha aggiunto Patuanelli – È un ragionamento che non si sviluppa in poche settimane ma è giusto avere chiari gli obiettivi. È un passo nella giusta direzione”.Patuanelli ha fatto riferimento al modello Terna, una società delle reti in cui far confluire gli operatori, che non sia verticalmente integrata e che abbia una maggioranza relativa pubblica: “Questo è il progetto ma dobbiamo capire se chi ha oggi quegli asset ritiene che quello sia un progetto percorribile o meno. Non è che possiamo imporlo. Stiamo provando a raggiungerlo passo passo. E mi sembra che lo abbiamo detto chiaramente e in tutti i modi”.Il titolare del Mise nel corso dell’audizione ha espresso dubbi sui tempi dell’operazione in corso, sottolineando che occorre “imprimere un’accelerazione nello sviluppo della fibra laddove, dai dati resi noti da Infratel, è difficile che Open Fiber rispetti gli obiettivi del piano al 2023”.Su questo punto il ministro Patuanelli ha fatto riferimento a una call avvenuta ieri a cui hanno partecipato la società vigilata dal suo ministero e gli operatori del settore per verificare le attuali condizioni di mercato rispetto alla rete. “Il quadro che è emerso è certamente di un’accelerazione dello sviluppo della rete in fibra, ma ancora in ritardo rispetto agli obiettivi”.C’è “un’oggettiva difficoltà materiale nel realizzare i lavori per ritardi nelle concessioni e autorizzazioni”, ha evidenziato Patuanelli richiamando i dati disponibili sul portale di Infratel. “Ho chiesto a Infratel di essere trasparente. È chiaro che oltre al costante monitoraggio vi sono gruppi di lavoro tra Infratel e Open Fiber che cercano di capire dove sono i gangli che non consentono di accelerare. La semplificazione tecnico-procedurale che abbiamo fatto nei diversi decreti sta aiutando”. LEGGI TUTTO

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    TIM, inviato all'Ue memorandum per progetto FiberCop

    (Teleborsa) – La strada che porta alla realizzazione del progetto FiberCop passa da Bruxelles. Il piano che prevede l’ingresso di Kkr e Fastweb nel capitale della nuova società della rete unica insieme a TIM, infatti, è all’attenzione della Commissione europea a cui spetta la valutazione se si tratta di una concentrazione o meno e dunque se si rende necessaria una notifica ufficiale.Secondo quanto riporta Ansa citando fonti europee, i contatti tra TIM e la Direzione generale della Concorrenza sono in corso già dallo scorso luglio mentre all’inizio di questa settimana il gruppo avrebbe inviato un memorandum descrittivo sull’operazione di scorporo della rete secondaria (deliberata dal CdA il 31 agosto).Se Bruxelles deciderà di aprire ufficialmente il file con la notifica dell’operazione a quel punto i tempi saranno molto brevi (circa 45 giorni) e il via libera dovrebbe arrivare entro novembre.Non è previsto l’intervento dell’Antritrust italiano in quanto l’operazione avrebbe rilevanza comunitaria per via delle dimensioni delle parti coinvolte. Mentre l’operazione è già stata segnalata all’Agcom per quanto di sua competenza e ai fini dell’eventuale esercizio del Golden Power.I precedenti, intanto, sembrano suggerire un lieto fine per il progetto di rete unica. Lo schema del co-investimento alla base del piano studiato da TIM e CDP con il coinvolgimento di Kkr, Fastweb e Tiscali, infatti, è già stato sperimentato – con successo anche se in forma differente – in Spagna e Portogallo.Al fianco del progetto ci sarebbe anche il nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche (articolo 76) che prevede tra le condizioni validanti per l’offerta di coinvestimento anche la caratteristica di essere “aperta”.Il via libera nel frattempo è arrivato anche dal Think Tank Ambrosetti insieme all’ex commissario Viviane Reding che, studiato il modello del co-investimento, sono arrivati alla conclusione che, al contrario del monopolio, si tratta di “uno schema competitivo che permette di mantenere la concorrenza infrastrutturale e ottimizzare gli investimenti degli operatori stimolando l’innovazione nella rete”.La stessa Vodafone, che in Italia vorrebbe fermare il progetto, in Spagna ha partecipato a co-investimenti con Telefonica, Orange e Mas Movil e secondo un report di Cullen International quel modello ha portato al raddoppio della fibra in 5 anni. LEGGI TUTTO

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    Rete Unica, Vodafone boccia il ritorno dell'Italia al monopolismo

    (Teleborsa) – Vodafone è fra coloro che non vedono di buon occhio il progetto Rete unica, messo a punto da CDP e TIM, con il benestare del Governo italiano, in quanto presenta una serie di criticità e non garantisce la concorrenza. Un brusco “passo indietro” per l’Italia ed una “cattiva politica” per l’UE.Va ricordato che il piano prevede la costituzione di una nuova società AccessCorp, con la fusione delle reti di TIM e Open Fiber controllata da Enel e CDP. La nuova società sarebbe sotto il controllo di TIM al 50,1% del capitale e la governance affidata ad un soggetto terzo, la Cassa Depositi e Prestiti.Un piano che prevede di fatto una rinazionalizzazione della rete di stampo monopolistico ed una compressione della concorrenza, scrive il Ceo di Vodafone, Nick Read, in un articolo su Politico.Un approccio che viene criticato dal numero uno della big europea delle tlc, il quale sottolinea che non è positivo né per il mercato né per i consumatori e viola quattro decenni di politiche anticoncorrenziali e si pone in contrasto con il diritto dell’UE.Read Afferma che l’Europa non dovrebbe cedere a quella che definisce una “cattiva politica” ed un “gigante passo indietro” nelle infrastrutture digitali, perché la priorità in Europa è colmare il gap infrastrutturale, soprattutto nell’ambito del 5G.Non solo Vodafone, ma anche il Financial Times si occupa della rete unica italiana, affermando che il progetto, dato già per certo entro il primo trimestre 2021, è ben lungi dall’essere completato, data la complessità dell’operazione e l’opposizione più volte manifestata da Enel, che secondo indiscrezioni starebbe anche pensando anche di uscire dal business con la vendita della sua quota a Macquarie”Stanno disegnando un suicidio perfetto per la fibra”, ha detto al FT un dirigente del settore telefonico, aggiungendo “stanno ricreando un mostro”.Il quotidiano britannico parla anche di un “precedente” in UE, che potrebbe esser preso a modello da altre compagnie fortemente indebitate come l’inglese BT, per “estrarre valore” dalle proprie reti senza perderne il controllo. LEGGI TUTTO

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    Mediaset-Vivendi, AgCom chiede parere all'Avvocatura dello Stato

    (Teleborsa) – Nuovo capitolo nella vicenda Vivendi-Mediaset. Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha deciso di chiedere un parere all’Avvocatura dello Stato sui profili procedurali da seguire dopo quanto stabilito della Corte di Giustizia UE sul caso.La decisione di fare appello all’Avvocatura arriva dopo che la scorsa settimana i giudici europei hanno di fatto “bocciato” la delibera dell’AgCom secondo la quale Vivendi non potrebbe avere incroci azionari in Tim – di cui possiede il 23,4% – e in Mediaset – di cui detiene il 29,9% – che ha avuto come principale conseguenza per il gruppo francese quella di congelare una quota del 19,9% in un trust senza diritti di voto nell’assemblea dell’azienda guidata da Pier Silvio Berlusconi.Vivendi si era quindi appellata al TAR che a sua volta si era rivolto alla Corte di giustizia UE.Ora per l’Agcom si aprono sostanzialmente tre opzioni: l’Authority potrebbe annullare la delibera originaria contro la quale si è appellata Vivendi, sterilizzarne gli effetti in attesa del pronunciamento del TAR a dicembre oppure non sterilizzare gli effetti della delibera e aspettare comunque che il Tribunale amministrativo prenda una decisione. LEGGI TUTTO

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    Rete unica, Gualtieri ribadisce: “Sarà neutrale e aperta a tutti”

    (Teleborsa) – La rete unica sarà neutrale e aperta a tutti. Lo ha assicurato il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nel corso del suo discorso al Forum Ambrosetti di Cernobbio, spiegando che il progetto è “utile per accelerare gli investimenti”.A dispetto di queste dichiarazioni non è passato inosservato l’atteggiamento perplesso, se non addirittura ostile, del numero uno di TIM, Luigi Gubitosi, che intervenendo allo stesso evento sul Lago di Como, rispetto alla possibilità di ingresso di operatori televisivi e media, come Mediaset o Vivendi.”Abbiamo sempre pensato ad altri operatori di telecomunicazioni. Auspichiamo che arrivino, mentre operatori di contenuti non necessariamente saranno azionisti della società”, ha affermato Gubitosi, chiarendo “non mi è evidente il vantaggio di un creatore di contenuti a partecipare”.Per questi soggetti – ha aggiunto – si potrebbe valutare l’interesse ad entrare nell’investimento, ma non sotto il profilo industriale. “Dovremo capire cosa portano e cosa possono prendere”, ha affermato.Quanto alla possibilità di un ingresso di Enel, Gubitosi ha affermato “si considererebbe anche quello” dopo aver valutato “le motivazioni e le condizioni”, ma il manager ha ricordato che la compagnia ha più volte escluso l’ipotesi di figurare come “partner di minoranza”. LEGGI TUTTO

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    5G, Corti (WINDTRE): “Tecnologia accogliente, vicina alla vita quotidiana delle persone”

    (Teleborsa) – “Non perdiamo il treno del 5G”. Cosi Gianluca Corti, Chief Commercial Officer di WINDTRE, azienda guidata da Jeffrey Hedberg, sottolinea al magazine Fortune Italia l’importanza che riveste la nuova tecnologia. Una delle principali leve per lo sviluppo del Paese e tema di primo piano per l’emergenza sanitaria che ha messo in evidenza l’importanza della connettività Internet e del digitale in generale.”Durante il lockdown, spiega Corti, WINDTRE ha visto incrementare in breve tempo il proprio traffico con numeri che di solito si registrano in un anno, ma, grazie alla sua Top Quality Network, ha continuato a fornire ai clienti un servizio di altissima qualità”.”In preparazione al nuovo standard di rete 5G- aggiunge – abbiamo realizzato un significativo processo di consolidamento del nostro network con 6 miliardi di investimenti in 5 anni. Il risultato è un’infrastruttura definita “Top Quality” dai principali istituti specializzati e che sta ricevendo importanti attestati, come quello della società indipendente Opensignal per la velocità di upload e download”. “La nostra rete – continua il manager – è un’infrastruttura importante per il Paese, con 20mila siti di trasmissione “5G ready”. Entro la fine dell’anno, assicura Gianluca Corti, saremo attivi anche con la tecnologia di quinta generazione in varie città”.”Lo scorso 6 marzo – ricorda il manager – l’azienda ha lanciato il nuovo brand unico WINDTRE che punta a consolidare il suo posizionamento in una visione di “tecnologia accogliente”, molto più vicina alla vita quotidiana delle persone e il 5G sarà un elemento centrale nel futuro”.”Lo standard di quinta generazione – afferma Corti – rappresenta una svolta rivoluzionaria in numerosi settori, ad esempio con lo sviluppo di soluzioni evolute in ambiti come la smart mobility, la sicurezza o la telemedicina. Anche nel segmento business il 5G consentirà la realizzazione di nuove soluzioni IoT e industria 4.0, per rispondere alle necessità delle aziende italiane e supportare settori chiave come quello manifatturiero, già tra primi al mondo per quantità e qualità della produzione”.Per il Chief Commercial Officer di WINDTRE “il 5G è un’evoluzione cruciale, una garanzia per la crescita e lo sviluppo dell’Italia, che può vedere il nostro Paese tra i protagonisti. Perdere il treno del 5G, conclude Gianluca Corti, decreterebbe una ulteriore perdita di competitività per il sistema Italia e, in pochissimi anni, gli operatori non riuscirebbero a gestire il traffico, che aumenta del 40% ogni anno, per fare quelle cose che oggi consideriamo ormai basiche, come lo streaming dei contenuti o lo smart working”. LEGGI TUTTO

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    Rete Unica, De Leo: “Troppa fretta per un progetto che rischia di essere già vecchio”

    (Teleborsa) – La Rete Unica è il tema caldissimo di questi ultimi giorni, ma il progetto per la creazione di una società che accorpi le infrastrutture di tlc, che ha ricevuto il via ibera di massima del governo, divide l’opinione pubblica, in attesa che si esprimano oggi i CdA di TIM e CDP. Un progetto che per la sua complessità sembra un po’ “frettoloso” e che ….E’ quanto affermato, una intervista a Key4biz,da Francesco De Leo, presidente di Kaufmann & Partners ed ex direttore generale di Telecom Italia.Il manager ha commentato anche la reazione dei mercati, affermando che la performance del titolo in Borsa suggerisce che gli operatori nutrono evidentemente “più di un dubbio sulla percorribilità dell’operazione”. Affermando che nel progetto si intravedono ancora “pochi punti fermi”, De Leo ha spiegato che “c’è ancora una palese approssimazione e molta ambiguità” sul progetto “sia nei termini che nei modi”, che il mercato legge come “segnali di incertezza”.Per l’esperto “sono almeno quattro i fattori che hanno incrinato la coerenza complessiva del progetto”, innanzitutto la “fretta eccessiva” che – sottolinea – “non è mai gradita dagli osservatori, perché insinua il dubbio che ci siano problemi più gravi di natura strutturale”.Criticata anche la scelta di TIM di dare l’annuncio del via libera del governo all’accordo con CDP “a mercati aperti”, prassi che viene giudicata “non condivisibile” e guardata con “sospetto”, così come la presenza dell’Ad di CDP a Palazzo Chigi senza “una preventiva presa di visione da parte del CdA” ella Cassa.E poi, ancora, De Leo cita gli atteggiamenti contraddittori e non coerenti di una serie di soggetti che “hanno ricoperto ruoli apicali proprio in TIM”, che “hanno insinuato negli analisti il sospetto” che non si stia parlando di un “progetto che ha una sua valenza industriale, ma di un problema di assetto politico”. “Occorre prendere atto che l’unico soggetto che è stato rispettoso delle proprie prerogative, coerente senza esitazioni, e rispettoso dei mercati è stato Open Fiber”, afferma De Leo, aggiungendo che la società “proietta un’immagine positiva del nostro Paese in Europa” e ricordando che in 5 anni “ha creato un valore fra i 6 e i 7 miliardi di euro” pari al valore del 100% di TIM.Posto che all’interno del Governo ci sono “posizioni diverse” sulla governance, l’esperto ritiene che si tratti di un “percorso che richiede tempi lunghi”, con il rischio che la rete “possa essere resa obsoleta dall’evoluzione della tecnologia e del settore nel suo complesso”. Parla poi di “un progetto che parte già vecchio” che va a scontrarsi con le tendenze emerse da almeno 10 anni a livello internazionale, verso la de-verticalizzazione del settore delle telecomunicazioni e l’affermazione di operatori di torri neutrali e indipendenti, come Cellnex.Se la parola d’ordine – spiega l’ex manager di Telecom – è neutralità ed indipendenza, che TIM non è in grado di assicurare nel sui ruolo di “incumbent” e con un passato alle spalle.L’altro punto che rende obsoleto il progetto Rete Unica prima ancora della sua nascita riguarda lo scenario internazionale, afferma De Leo, citando gli esempi di Elon Musk e Jeff Bezos ed aggiungendoLa soluzione suggerita dal’esperto per l’Italia passa dunque per una visione d’insieme, più realistica e proiettata al futuro.”Il Paese non ha bisogno di ritrovarsi con nuovi monopoli, ma deve mettere invece in gioco le risorse migliori, con una visione sfidante del futuro, se vuole rilanciare una vera stagione di crescita sostenibile”, conclude. LEGGI TUTTO