(Teleborsa) – L’Italia accelera nel suo percorso di digitalizzazione. Passi avanti si registrano, in particolare, sul fronte delle infrastrutture. Negli ultimi dodici mesi – come rileva l’Osservatorio sulle comunicazioni dell’Agcom – le tradizionali linee in rame si sono ridotte di oltre 1,5 milioni (circa 9,1 milioni nell’ultimo quadriennio), mentre le linee che utilizzano altre tecnologie, da inizio anno, sono aumentate di circa 300mila.Se nel marzo 2018, il 68,5% degli accessi alla rete fissa era in rame, dopo quattro anni questi sono al 25,7%. Allo stesso tempo, l’indagine dell’Agcom evidenzia un sensibile aumento degli accessi con tecnologie che consentono prestazioni avanzate: le linee FTTC (Fiber to the cabinet) sono aumentate di oltre 700 mila unità su base annua e di oltre 5,5 milioni nell’intero periodo; gli accessi FTTH (Fiber to the home) sono cresciuti di circa 620mila unità (+33% su base annua) e, a fine marzo, superavano i 2,8 milioni. Sul fronte Ftth risulta decisivo il contributo di Open Fiber che con circa 2 milioni di clienti attivati sulla propria rete (a marzo 2022) costituisce oltre il 70% del mercato italiano, cioè quasi tre clienti su quattro. Rispetto a dicembre 2021, il peso degli accessi FTTC/FTTH è aumentato passando dal 64% al 70% degli accessi complessivi. Infine, gli accessi FWA si attestano a quota 1,7 milioni di linee (+7% su base annua).L’avanzamento della trasformazione digitale nel nostro Paese presenta, tuttavia, ancora diverse criticità. L’edizione 2022 del DESI, il Digital Economy and Society Index dell’Ue, segna i progressi dell’Italia 18esima (punteggio 49,3) su 27 Paesi. Ma, nonostante le 2 posizioni guadagnate rispetto al 20esimo posto dell’edizione 2021, pur avvicinandosi alla media europea (punteggio 52,3), il nostro Paese rimane ancora lontano da Spagna (7a), Francia (12a), e Germania (13a). A pesare sono soprattutto le carenze alla voce “Capitale umano” che misura le competenze necessarie a trarre vantaggio dalle possibilità offerte dalla società digitale: l’Italia è terzultima in Europa per popolazione con competenze digitali almeno di base (42%), contro una media UE del 56%, e quartultimi invece per competenze digitali avanzate (22%), contro una media UE del 31%. La quota di imprese che ha offerto formazione in ambito ICT ai propri dipendenti si ferma al 16%, contro una media europea del 20%; e siamo ultimi nel continente per quota di laureati in ambito ICT sul totale della popolazione con una laurea (1,3% rispetto a un valore UE del 3,9%). Tra le varie iniziative messe in atto per colmare questo gap ci sono: Repubblica Digitale, Servizio Digitale Civile, inserimento delle materie digitali nel programma scolastico di tutte le scuole.I progressi dell’Italia sono stati trainati principalmente dai risultati sul lato della Connettività, indicatore che misura lo sviluppo della banda larga, la sua qualità e l’accesso fatto dai vari stakeholder, che vede l’Italia al settimo posto su 27, prima in Europa per copertura del 5G, con un risultato sopra la media europea. Segno del fatto che gli investimenti infrastrutturali stanno avendo effetto. Un risultato ottenuto anche grazie al contributo di Open Fiber che ha coperto con la sua rete ultra broadband oltre 14 milioni di unità immobiliari. Affinché l’Italia recuperi terreno sul fronte del digital divide è necessario che accanto all’opera di cablaggio dell’infrastruttura nazionale per la connettività ultraveloce, si lavori per promuovere i vantaggi della digitalizzazione attraverso iniziative e progetti collaterali.Il nostro Paese deve, infine, recuperare il divario nell’offerta di servizi pubblici digitali, riducendo le distanze rispetto alla media Ue, perseguendo l’obiettivo di rendere disponibile online il 100% dei servizi pubblici principali per le imprese e i cittadini dell’Unione. LEGGI TUTTO