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    Energia, Terna: “L'Italia e la sfida della transizione ecologica”

    (Teleborsa) – Per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione e attuare il recente pacchetto della Commissione “Fit for 55”, l’Europa e l’Italia devono accelerare con determinazione. La sfida della transizione ecologica è stata al centro di un convegno organizzato oggi da Terna all’Associazione Civita di Roma. Un dibattito che ha visto a confronto l’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma e la presidente della società Valentina Bosetti con il ministro delle Infrastrutture e le Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini. “Transizione ecologica ed economia circolare sono due concetti che si uniscono. L’umanità e i suoi bisogni stanno diventando centrali nella pianificazione internazionale: il tema non è più tanto quanto denaro produciamo ma come lo produciamo. Se fossi il governo – ha affermato Donnarumma nel corso del suo intervento – utilizzerei molto il contributo che le imprese private e quelle a partecipazione pubblica possono dare. La capacità di queste aziende può essere utilizzata non solo per fare reddito ma per la ripartenza del Paese. Le grandi imprese di cui il Paese è dotato, e gli investimenti che aziende come Terna hanno fatto, sono, infatti, le locomotive del nostro Paese”. Per l’ad di Terna il principio deve essere: “meglio sbagliare qualcosa andando nella direzione giusta, recuperando strada facendo i gap, piuttosto che l’immobilismo”. Tra gli ostacoli ancora presenti sul percorso verso la transizione ecologica Donnarumma ha citato i processi burocratici e l’iter dei permessi che occorre “snellire”. “Il rischio – ha proseguito l’ad – è di deprimere gli investimenti che sono invece funzionali anche ad abbattere i costi della bolletta su cui incidono solo tra il 3 e il 4%”. In termini pratici, “per passare dalle parole ai fatti – ha spiegato Donnarumma – bisogna essere rigorosi, non darsi alibi, darsi dei tempi e misurarsi sui risultati. Per fare questo bisogna semplificare i processi decisionali, snellire la burocrazia”. Per Terna, che si pone come “regista” nel processo di transizione, i temi della sostenibilità, della decarbonizzazione, dello sviluppo di una rete elettrica resiliente sono al centro della strategia aziendale. Nel dettaglio oggi il 95% degli investimenti è “green” in base ai criteri della tassonomia europea, con un Piano di Sviluppo che prevede oltre 18 miliardi di euro di investimenti nei prossimi 10 anni. “Gli obiettivi di carattere ambientale devono avanzare di pari passo con le considerazioni economiche e sociali – ha affermato Giovannini –. La transizione ecologica fino a un anno fa non era centrale nel dibattito del nostro Paese. Per tale ragione questo governo ha, invece, deciso di creare un ministero dedicato alla transizione ecologica e ha scelto di cambiare il nome del Mit in Mims per sottolineare il concetto che la sostenibilità riguarda sia le infrastrutture che la mobilità. Il G20 alcuni anni fa aveva definito il concetto di infrastruttura sostenibile sottolineando la necessità valutare le infrastrutture in tutto l’arco della loro vita, compreso lo smantellamento, in una logica di economica circolare. La transizione ecologica richiede, infatti, un ripensamento profondo del funzionamento dei sistemi. Anche nella progettazione del Pnrr, del Fondo complementare e del Fondo Sviluppo e Coesione dobbiamo seguire un approccio sistemico e integrato e valutare in maniera l’impatto di questo investimento su dimensioni diverse da quelle classiche. Il 70% del Pnrr è stato giudicato come un contributo alla lotta al cambiamento climatico ed il nostro piano è stato indicato come il migliore di tutti i Paesi europei. Il cambiamento che stiamo provando a realizzare parte dalla richiesta a chiunque voglia fare proposte per progetti legati al Pnrr di inserire informazioni sull’economia circolare e la sostenibilità: adesso che le imprese iniziano a prendere coscienza di questo capiscono che il gioco è cambiato”.Di costi della transizione energetica e della necessità di integrazione ha parlato Bosetti. “Per calcolare i costi della transizione non bisogna pensare all’oggi ma allo scenario futuro, determinato dai cambiamenti climatici – ha spiegato la presidente di Terna –. Non parliamo mai, ad esempio, del tema della qualità dell’aria che verrebbe risolto con la elettrificazione dei trasporti. Per fare questo è importante ragionare in termini integrati. Agire in modo non coordinato fa, infatti, lievitare i costi e agitare il mercato. Ora che il commitment dell’Europa al 2050 è chiaro bisogna agire”. LEGGI TUTTO

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    “Svolte giuste”, A2A presenta il punto di vista dei territori sul futuro della transizione ecologica in Italia

    (Teleborsa) – “Il sesto assessment report dell’IPCC – Intergovernamental Panel on Climate Change conferma che senza una decisa svolta sulla decarbonizzazione subiremo le gravi conseguenze del climate change. L’Earth Overshoot Day, il giorno in cui la Terra esaurisce le proprie risorse rigenerabili, si avvicina sempre di più: quest’anno in Italia è stato il 13 maggio. Da queste consapevolezze e con la volontà di dare un contributo allo sviluppo sostenibile, A2A ha disegnato nel 2021 il suo piano strategico decennale che prevede investimenti per 16 miliardi di euro su transizione energetica ed economia circolare”. È quanto ha affermato Marco Patuano, presidente del Gruppo A2A, in occasione dell’incontro “Le svolte giuste – Il punto di vista dei territori sul futuro della transizione ecologica in Italia”, evento di chiusura del percorso di ascolto, avviato lo scorso giugno, degli stakeholder dei territori in cui il Gruppo A2A opera. “Completare la transizione ecologica – a proseguito Patuano – è una priorità globale, ma si tratta di una sfida di fronte a cui aziende e istituzioni non possono ambire a farcela da sole. In questo scenario si colloca il progetto ‘Le Svolte Giuste: il Punto di vista dei Territori sul futuro della Transizione Ecologica In Italia’, perché i territori sono fondamentali ed è cruciale coinvolgerli e ascoltarli. Metterne a fuoco le specificità, la predisposizione al cambiamento e il profilo culturale, infatti, è il punto di partenza per individuare le leve abilitanti più adatte a disegnare una transizione ecologica su misura”. Da queste considerazioni sono nati gli incontri “I Territori della sostenibilità”, un percorso di ascolto e dialogo, realizzato con il supporto di The European House-Ambrosetti, in 6 territori dove A2A è presente (Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Valtellina e Valchiavenna, Bergamo, Brescia e Milano). “Il progetto – spiega A2A in una nota – parte dalla consapevolezza che la transizione ecologica pone aziende, istituzioni e territori di fronte a delle scelte, veri e propri bivi. Gli incontri si sono focalizzati su 10 ‘Svolte Giuste’ da intraprendere per favorire la transizione ecologica, scelte e bivi che sono stati sottoposti agli stakeholder di ciascun territorio per indicare la strada da intraprendere per il futuro. Le decisioni hanno riguardato: Innovazione Tecnologica vs Comportamenti Individuali, Generazione Z vs Boomer, Istituzioni vs Stakeholder, Smart Cities vs Smart Land, Cambiamenti Radicali vs Cambiamenti Incrementali, Pubblico vs Privato, Ambiente vs Società, Filantropia vs valore condiviso, Crescita vs Decrescita e infine Decisione collettiva vs Decisione dei competenti”. A commentare i risultati di questo percorso sono intervenuti, tra gli altri, anche il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti e Jeffrey Sachs, economista statunitense, presidente dell’UN Sustainable Development Solutions Network (SDSN) e direttore del Center for Sustainable Development della Columbia University.Transizione ecologica e stakeholder di A2A – Dall’analisi è emerso che gli stakeholder di A2A sono futuristi, proiettati verso l’innovazione tecnologica (per il 60,4%), pur consapevoli che l’implementazione delle innovazioni non sarà possibile senza il contributo dei comportamenti individuali, e molto attenti ai diritti delle nuove generazioni (per il 92%). Sono accoglienti più che esclusivi, ovvero convinti che le decisioni necessarie a promuovere la transizione ecologica vadano prese coinvolgendo tutti gli attori (per il 73,7%) e non solo le Istituzioni. Inoltre si dimostrano focalizzati sulla tutela dell’ambiente (per il 73,5%), delle sue risorse e della biodiversità, anche a scapito dei bisogni della società. Infine, gli stakeholder coinvolti sono più prudenti che rivoluzionari: per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, si orientano verso i cambiamenti incrementali (per il 70%), piuttosto che verso i cambiamenti radicali, che rischiano di creare spaccature e conflitti nella società. A valle del percorso realizzato, A2A ha sintetizzato alcuni spunti raccolti in 6 raccomandazioni per il futuro del Paese: sostenere l’innovazione tecnologica nei settori ad alto impatto ambientale; amplificare il cambiamento senza lasciare indietro nessuno; coinvolgere nelle decisioni una platea sempre più ampia di interlocutori; favorire l’inclusione delle nuove generazioni nei processi decisionali; rendere la trasparenza un tratto distintivo della transizione ecologica; promuovere il dibattito per la semplificazione normativa. LEGGI TUTTO

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    Pre-COP26, ENEL ospita l'evento ufficiale “Circular cities: impacts on decarbonization and beyond”

    (Teleborsa) – Si è svolto oggi a Milano “Circular Cities: impacts on decarbonization and beyond” (Città circolari: Impatti sulla decarbonizzazione e oltre), l’evento organizzato da Enel nell’ambito degli appuntamenti ufficiali italiani pre-COP26 incentrato sulle città circolari, in particolare sulle attuali sfide chiave delle città e sulle possibilità di riprogettazione secondo i principi dell’economia circolare, al fine di raggiungere gli obiettivi globali di decarbonizzazione, miglioramento della resilienza delle città e aumento della qualità di vita. L’evento è stato aperto da Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano, e da Anna Richardson, consigliere per la Sostenibilità e la Carbon reduction della città di Glasgow, in qualità di rappresentanti delle città che ospitano gli eventi pre-COP26 e COP26.”Le città sono i luoghi in cui la civiltà si è evoluta, offrendo opportunità inedite per lo sviluppo sociale ed economico dei loro abitanti – ha affermato il presidente di Enel, Michele Crisostomo –. Le proiezioni odierne confermano che il livello di urbanizzazione crescerà a livello globale, portando ad agglomerati sempre più vasti, complessi e difficili da gestire. Per questo motivo, riprogettare le città per renderle più sostenibili, vivibili e resilienti sarà di fondamentale importanza sia per garantire una buona qualità di vita per le persone sia per tutelare l’ambiente a livello locale e globale. In Enel ci impegniamo a rendere la visione della città circolare una realtà attraverso nuovi approcci progettuali che combinano diverse soluzioni avanzate, come le energie rinnovabili, la mobilità elettrica e strumenti per monitorare e migliorare la circolarità sviluppati per le città. Un esempio è il Circular City Index recentemente lanciato da Enel X, disponibile gratuitamente per tutti i comuni italiani che desiderano misurare gli indicatori chiave di prestazione della circolarità attraverso gli Open Data”. Durante l’evento è intervenuto anche Alan Belfield, ceo di Arup, azienda leader a livello mondiale nel settore dell’ambiente costruito, ed è stato presentato lo studio che Enel, in collaborazione con Arup, Enel Foundation e con il supporto di Università Bocconi di Milano, Università di Genova e Università de Los Andes di Bogotà, sta portando avanti per COP26. Lo studio, con un focus specifico su Milano, Genova, Glasgow e Bogotà, esplora in che modo le città possono contribuire in misura significativa a raggiungere gli obiettivi globali di decarbonizzazione, migliorando al contempo la resilienza della città e la qualità di vita. Due tavole rotonde sono state dedicate alla discussione di queste sfide da diverse prospettive, con i contributi di Claudia López, sindaco di Bogotà, Marco Bucci, sindaco di Genova, Silvio Barbero, vice presidente UNISG, Maria Chiara Pastore, R&D director presso Stefano Boeri Architetti, Oriana Romano, responsabile dell’Unità Water, Governance and Circular Economy in Cities dell’OCSE, José Luis Samaniego, direttore dello Sviluppo Sostenibile della CEPAL e Caterina Sarfatti, direttrice del programma Inclusive Climate Action C40. LEGGI TUTTO

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    La mostra Amazonia di Salgado al MAXXI di Roma

    (Teleborsa) – La mostra Amazonia di Sebastiao Salgado approda al MAXXI di Roma, unica tappa italiana di un tour che porterà le fotografie dell’artista a Londra, San Paolo, Avignone e Rio de Janeiro. Ospitata presso il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, fino al 13 febbraio 2022, la mostra è curata da Lelia Wanick Salgado, compagna di viaggio e di vita del fotografo.Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione MAXXI ha voluto dare il suo personale ed istituzionale benvenuto all’artista, ricordando che la mostra si tiene un un momento molto particolare, in concomitanza con gli incontro della pre-COP26 e Youth4Climate. “Attraverso le immagini e l’arte di Salgado vogliamo lanciare un grido d’allarme”, ha affermato, richiamando la ricerca di nature secondo cui oggi l’Amazzonia produce più CO2 di quanta ne assorbe. Zurich è partner globale della manifestazione e dei coniugi Salgado, con i quali condivide i valori e l’impegno contro il cambiamento climatico. La sponsorizzazione della mostra di Salgado rientra infatti nel più ampio impegno di Zurich di sensibilizzare sull’urgenza di azioni concrete per l’ambiente. Viene così estesa la partnership consolidata con l’Istituto Terra dei coniugi Salgado, sfociata nel progetto Zurich Forest, per il rimboschimento mirato e sostenibile del Brasile e la riconversione di terreni agricoli sterili in foreste autoctone ricche di vita vegetale ed animale.”Crediamo che attraverso la fotografia si possa promuovere la consapevolezza e l’urgenza delle tematiche legate al climate change”, ha sottolineato Alessio Vinci, Group Chief Communications Officer di Zurich Insurance Group, ricordando che la compagnia “è impegnata concretamente essendo anche fra i firmatari del Gglbal Compact e dei Principles for Responsible Investments (PRI) delle Nazioni Unite”.La mostra è composta di circa 200 scatti, realizzati nell’arco di un periodo di sette anni, che fanno vivere un’esperienza immersiva e testimoniano gli effetti del cambiamento climatico sul Pianeta. La mostra è divisa in due parti: una incentrata sui paesaggi (la foresta, i fiumi volanti, le tempeste tropicali); l’altra concentrata sulle popolazioni indigene. Per guidare lo spettatore fra le sensazionali fotografie una traccia audio composta appositamente per la mostra da Jean-Michel Jarre ed ispirata ai suoni della foresta (fruscio degli alberi, scroscio dell’acqua, canto degli uccelli e versi degli animali).”Questa mostra è il frutto di sette anni di vissuto umano e di spedizioni fotografiche compiute via terra, acqua ed aria”, ha spiegato Sebastiao Salgado, aggiungendo “queste immagini vogliono essere la testimonianza di ciò che resta di questo patrimonio immenso che rischia di scomparire”.Attirando l’attenzione sulla bellezza incomparabile dell’Amazzonia, Salgado vuole accendere i riflettori sulla necessità e l’urgenza di proteggere, assieme ai suoi abitanti, il polmone verde del mondo. La foresta infatti è un ecosistema fragile, che nelle aree protette dove vivono le popolazioni indigene, non ha subito quasi alcun danno. LEGGI TUTTO

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    Green Bond superano valore di 1.000 miliardi di euro

    (Teleborsa) – Le emissioni di green bond e lo stock di titoli emessi per finanziare progetti ambientali, hanno raggiunto un valore di oltre 1.000 miliardi di euro a livello mondiale, grazie anche alla forte crescita registrata nel corso del 2021. E’ quanto emerge dal report Green Bond a cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.Nel primo semestre dell’anno, le emissioni di green bond hanno raggiunto i 230 miliardi di euro, superando quelle realizzate in tutto il 2020 che erano pari a 210 miliardi. Più in dettaglio, le emissioni green governative in Europa hanno già raggiunto i 39 miliardi di euro, portando lo stock di titoli emessi a 105 miliardi. Al top la Francia, che è il maggior contributore alle emissioni governative, con un ammontare emesso dal 2017 ad oggi pari 40 miliardi. La Germania, dopo aver emesso 11,5 miliardi di green bond nel 2020, si appresta a chiudere il 2021 con 12,5 miliardi. A far lievitare le emissioni governative green sono anche alcune new entry, come l’Italia che ha emesso il primo BTP green a marzo e la Spagna che ha collocato la scorsa settimana il primo bond green per 5 miliardi di euro.L’area studi di Intesa ritiene che le emissioni di green bond governativi proseguiranno anche nel quarto trimestre, per raggiungere un valore di 47 miliardi a fine 2021, quasi il doppio rispetto al 2020. LEGGI TUTTO

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    Sostenibilità, ENI lancia il suo primo Energy Compact

    (Teleborsa) – Accelerare il progresso verso l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile n. 7 “Energia accessibile e pulita” e gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. A tal fine Eni ha lanciato il suo primo Energy Compact, un impegno pubblico riconosciuto dalle Nazioni Unite. “Nell’ambito dell’Energy Compact, Eni – spiega la società in una nota – si impegna a giocare un ruolo di leadership sugli obiettivi climatici a livello globale, in linea con l’impegno strategico dell’azienda di raggiungere la completa neutralità carbonica entro il 2050″. In particolare, entro il 2030 l’azienda si è impegnata ad aumentare la capacità rinnovabile installata a più di 15GW, ridurre le emissioni assolute (Scope 1, 2, 3) del 25%, ridurre l’intensità carbonica netta (Scope 1, 2, 3) del 15% e raggiungere il net-zero carbon footprint per le emissioni (Scope 1, 2) delle attività Upstream.”Attraverso l’Energy Compact, Eni mostra concretamente le azioni che intende perseguire in questo decennio per affrontare la sfida più urgente per il settore energetico: garantire l’accesso all’energia a tutti, accelerando al contempo la transizione energetica per combattere il cambiamento climatico – ha dichiarato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni –. L’SDG 7 è fondamentale per tutti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, così come per gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, e l’Energy Compact è uno strumento concreto per promuovere l’azione collettiva verso questo obiettivo comune”. Gli Energy Compact consistono in impegni volontari, ossia azioni specifiche intraprese da aziende, governi e altri stakeholder per raggiungere gli obiettivi di transizione energetica entro il 2030, incluso l’accesso universale a un’energia pulita e a prezzi accessibili. Gli Energy Compact mobilitati da Sustainable Energy for All (SEforALL) insieme ai membri di UN-Energy saranno presentati domani, venerdì 24 settembre al Dialogo di alto livello delle Nazioni Unite sull’energia – il primo incontro globale inclusivo sul tema dell’energia sotto gli auspici dell’Assemblea generale dal 1981 – così come già avvenuto in questi giorni ai Pre-Summit Energy Action Days. Gli Energy Compact continueranno ad essere mobilitati e aggiornati durante l’attuale Decennio d’azione. I progressi saranno monitorati su base annuale, con la pubblicazione dei risultati su una piattaforma online, per assicurare coerenza nelle azioni e un solido track record. In vista del Dialogo di alto livello delle Nazioni Unite sull’energia, Eni – si legge nella nota – ha partecipato al “Working Group 3: Enabling SDGs through Inclusive, Just Energy Transitions” che ha riunito i principali stakeholder per mobilitare le azioni in vista del Dialogo di alto livello delle Nazioni Unite sull’energia. Il Report Tematico del gruppo di lavoro costituirà la spina dorsale di una roadmap globale per il raggiungimento dell’SDG 7 entro il 2030.Eni si è impegnata a diventare un’azienda integrata a zero emissioni di carbonio entro il 2050, raggiungendo la neutralità carbonica sia per i propri prodotti che per le proprie operazioni. LEGGI TUTTO

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    Transizione energetica, WWF: “Sardegna alimentata solo da fonti rinnovabili: si può fare”

    (Teleborsa) – “Guardiamo al futuro e non al passato”. Questo in sintesi il messaggio lanciato nel corso del webinar “Sardegna alimentata solo da fonti rinnovabili: si può fare”. Al centro dell’incontro la presentazione dello studio intitolato “Una valutazione socio-economica dello scenario rinnovabili per la Sardegna” realizzato dall’Università di Padova e del Politecnico di Milano per conto del WWF che conferma fattibilità e convenienza della transizione verde in Sardegna. Chiudere gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a carbone entro il 2025, e decarbonizzare il sistema energetico al 2050 in Sardegna, evitando nuovi investimenti in combustibili fossili, – rileva lo studio – è possibile e porta molti posti di lavoro. In tale scenario – secondo gli esperti – la Regione deve guardare avanti non rimanendo vincolata al progetto, ormai obsoleto, della metanizzazione. “La Sardegna è alimentata principalmente da centrali a carbone. Da alcuni anni si sta cercando di attuare la metanizzazione ma il mondo sta andando da un’altra parte verso l’elettrificazione perché questo permette di usare direttamente fonti rinnovabili” ha affermato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia WWF Italia. Un progetto in cui il WWF ha eletto l’Enel partner di eccezione in quanto – ha spiegato Midulla – “la società, in linea con la visione del WWF, ha presentato studi e prese di posizione in cui sceglie la via delle rinnovabili e dell’elettrificazione per questo guardiamo con molta attenzione alle proposte che sono venute e verranno da Enel”. Dei vantaggi dell’elettrificazione in Sardegna ha parlato Arturo Lorenzoni, docente di Economia dell’Energia ed Electricity Market Economics alla Scuola di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova, dipartimento che ha curato lo studio. “Lo scenario a cui si è lavorato – ha spiegato Lorenzoni – prevede un 50% di generazione elettrica da eolico, un 25% da fotovoltaico, un 11% dall’idroelettrico, un 10% di importazione, un 10% da idrogeno verde. Tecnicamente, sulla base dei nostri risultati, la rete tiene ed è possibile alimentare il fabbisogno energetico dell’isola senza ricorrere ai combustibili fossili. A fianco degli investimenti nella generazione di 17 GigaWatt complessivi tra fotovoltaico ed eolico, è necessario investire su degli accumuli. Si tratta di investimenti importanti ma allineati con lo sviluppo del sistema energetico: stiamo parlando, a seconda dei diversi scenari ipotizzati, di una cifra compresa tra i 350 e i 450 milioni di euro l’anno di investimenti in 10 anni. Complessivamente si tratta di circa 20 miliardi di euro di investimenti necessari da oggi al 2050. Investimenti che in buona parte sono comunque da farsi a prescindere dal tema della decarbonizzazione. Bisogna, inoltre, tenere conto che questo porterà alla creazione di circa 3mila posti di lavoro permanenti al 2030 e 4mila al 2050 a cui se ne aggiungono altrettanti nel caso dello sviluppo degli accumuli a idrogeno. Un’economia basata su una generazione distribuita è un’economia che fa riferimento a un lavoro anch’esso distribuito basato su imprese locali. Questi elementi fanno privilegiare uno scenario basato su fonti rinnovabili rispetto a uno scenario basato sul gas anche se orientato alla produzione di idrogeno e alla progressiva decarbonizzazione. Senza considerare che il potenziale dell’isola in termini di energie rinnovabile è certamente superiore a quello ipotizzato nello studio. Tutte le ipotesi, dalle ricadute occupazionali al risparmio di CO2 (stimato in 25 euro a tonnellata fino al 2030 e 50 euro a tonnellata tra il 2030 e il 2050), sono infatti state caute. Lo scenario rinnovabili in Sardegna – ha concluso – è uno scenario tecnicamente fattibile, uno scenario che valorizza l’economia locale, crea posti di lavoro e che indubbiamente riesce ad anticipare gli obiettivi dati a Parigi senza oneri per i consumatori sardi”.”Parliamo di sostanza e non di spot. Con il nostro progetto “Sardegna isola verde” – ha sottolineato nel corso del suo intervento Sonia Sandei, responsabile dell’unità Elettrificazione nella Sostenibilità e Affari Istituzionali di Enel Italia – abbiamo immaginato che questo territorio, particolarmente vocato per la presenza di fonti di rinnovabili, fosse il contesto ideale in cui provare a saltare la transizione a gas passando direttamente a una transizione verso le fonti rinnovabili con l’utilizzo dello storage. La nostra analisi, portata avanti per più di una anno e mezzo, aveva l’obiettivo di accelerare il percorso verso la transizione ecologica utilizzando l’elettrificazione. La Sardegna è un contesto particolare e unico per lo sviluppo dell’elettrificazione perché ha un metano marginale che rende l’elettrificazione molto più attrattiva dl punto di vista economico. La propensione all’elettrificazione dei sardi è, infatti, al 28%. L’isola conta già un 42% di edifici già elettrificati. Uno dei pilastri del Pnrr è, inoltre, l’elettrificazione dei porti e la Sardegna ne ha 9. L’industria sarda è attualmente elettrificata al 44% nei settori più trainanti: alimentare, manifattura e macchinari. Questo per dire che partiamo da un contesto già favorevole nel quale, tuttavia, c’è spazio per migliorare. L’elettrificazione corrisponde anche a una riduzione della bolletta per i consumatori che può arrivare, con una triplicazione dell’efficienza energetica, fino al 50% comportando, inoltre, un taglio dell’80% delle emissioni di CO2. Da un sondaggio che abbiamo effettuato è emerso che la propensione all’elettrificazione dei consumatori sardi stimata intorno al 25% arrivava all’80% dopo che si spiegavano loro i benefici e si illustrava la presenza, attualmente, di incentivi. Nelle imprese, già molto elettrificate, l’abbattimento stimato della spesa sarebbe del 20% con una riduzione delle emissioni dell’80%. I tre pillar su cui si basa l’elettrificazione della domanda energetica in Sardegna sono: la mobilità elettrica, privata e trasporto pubblico; le abitazioni; i porti e le flotte. Non soltanto ce la faremo a gestire in condizioni di assoluta sicurezza del sistema la transizione verso le fonti rinnovabili ma riusciremo a generare dei benefici sul territorio sotto forma di investimenti, ricadute e occupazione nuova creata”. “La classe dirigente sarda – ha affermato Carmelo Spada, delegato WWF Regione Sardegna – è fossilizzata sul metano. È assurdo che si porti ancora avanti questa rivendicazione quando, attualmente, la mancata metanizzazione dell’isola è un’opportunità. Si racconta che le bollette con il metano scenderanno del 30-40% ma questo può essere vero ora con il prezzo calmierato ma bisogna considerare che si tratta di una fonte fossile che in Sardegna non viene prodotta e andrà acquistata all’esterno ai prezzi di mercato che sono destinati a salire”. Altro tema di dibattito è stata la questione dell’impatto delle fonti rinnovabili sul territorio. “Come WWF – ha assicurato Midulla – lavoriamo attivamente per la minimizzazione dell’impatto delle fonti rinnovabili sul territorio. Un impatto che è nullo in confronto a quello del cambiamento climatico”. “L’Aiea dice che entro il 2035 i sistemi devono essere elettrici. È inutile dire – ha commentato Matteo Leonardi, direttore Generale ECCO – che le fonti rinnovabili occupano troppo territorio. Non c’è attualmente alternativa e bisogna impegnarsi da subito per trovare la giusta collazione di tali impianti e armonizzarli il meglio possibile. Altrimenti arriveranno comunque le fonti rinnovabili e se non si è pensato per tempo a dove installare gli impianti, arriveranno in maniera disordinata con meccanismi non attenti al territorio”. LEGGI TUTTO

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    Finanza sostenibile, da Borsa Italia, FFS e FeBAF nasce ESGeneration Italy

    (Teleborsa) – Consolidare un ruolo attivo dell’Italia nella finanza sostenibile a livello globale, sostenendo il posizionamento internazionale della comunità finanziaria e contribuendo alla diffusione della cultura della sostenibilità attraverso la condivisione di analisi e di buone pratiche. Sono i principali obiettivi di ESGeneration Italy, la rete nazionale per la finanza sostenibile globale (National Network for Global Sustainable Finance) promossa da Borsa Italiana, Forum per la Finanza Sostenibile e Federazione Banche Assicurazioni e Finanza che verrà presentato il primo ottobre nell’ambito delle iniziative collegate alla Pre-COP26. ESGeneration Italy esprime la continuità dell’impegno di Borsa Italiana, FFS e FeBAF in tema di sostenibilità e nel solco dei lavori conclusi nel 2019 dall’Osservatorio sulla Finanza Sostenibile presso il Ministero dell’Ambiente. Le tre organizzazioni hanno infatti guidato il gruppo di lavoro per la costituzione del Centro Finanziario Italiano per la Sostenibilità assumendone la rappresentanza all’interno della rete globale dei centri finanziari per la sostenibilità (International Network of Financial Centres for Sustainability – FC4S) avviata in seno all’ultimo G7 a guida italiana del 2017. Il network si ispira ai principi comuni della finanza sostenibile e in particolare a: valorizzazione dei criteri ESG, trasparenza e orizzonte di medio-lungo periodo. Tutti principi che sono contenuti nella “Carta dell’Investimento Sostenibile e Responsabile della finanza italiana” siglata nel 2012 e che trovano conferma anche nell’elaborazione della definizione di “Investimento Sostenibile e Responsabile” elaborata dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con i soci nel 2014. A siglare la costituzione del network negli scorsi giorni, l’amministratore delegato di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi, il Segretario Generale del Forum per la Finanza Sostenibile, Francesco Bicciato, e il Segretario Generale della FeBAF, Paolo Garonna. “La nascita di ESGeneration Italy – ha detto Jerusalmi – conferma l’impegno di Borsa Italiana nel contribuire allo sviluppo in Italia di mercati finanziari e dei capitali sempre più sostenibili. Come parte del Gruppo Euronext, svolgiamo un ruolo fondamentale nel sostenere e facilitare la crescita di un ecosistema finanziario in grado di promuovere un’economia sostenibile a lungo termine. In tal senso, ESGeneration Italy si inserisce all’interno di una serie di iniziative volte a diffondere la cultura della finanza sostenibile e a sensibilizzare le imprese nella scelta di percorsi di crescita sempre più circolari”. “Per il Forum, che nel 2021 celebra i vent’anni di attività – ha detto il Segretario generale del Forum per la Finanza Sostenibile, Francesco Bicciato – ESGeneration Italy rappresenta un ulteriore consolidamento delle buone pratiche raccolte e valorizzate fino a oggi: ci impegniamo in questa nuova iniziativa mettendo a disposizione la nostra esperienza e il nostro partenariato nazionale e internazionale”. “Come FeBAF metteremo a disposizione del network l’esperienza del nostro mondo associativo e i rapporti che abbiamo costruito e incrementato in questi anni a livello europeo e globale”, ha dichiarato Paolo Garonna, per il quale è significativa la decisione di costituire il network in questo momento di centralità del nostro Paese nei principali consessi internazionali, tra COP26 e G20″. LEGGI TUTTO