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    Ministero del Turismo, Enel e Trenitalia insieme per il turismo sostenibile

    (Teleborsa) – Iniziative e progetti congiunti per un obiettivo comune: la promozione di un turismo sostenibile. Il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia, il Direttore Enel Italia Nicola Lanzetta e l’Amministratore Delegato di Trenitalia Luigi Corradi hanno firmato un protocollo d’intesa che valorizza le rispettive competenze per adottare soluzioni innovative volte a incrementare l’attrattività di particolari siti strategici ad alto flusso turistico, in direzione di una sempre più ampia diffusione di un turismo sostenibile e rispettoso dell’ambiente.La sinergia a tre vedrà ogni Parte mettere a disposizione il rispettivo patrimonio di conoscenze e competenze.Il Ministero del Turismo si impegna a sostenere e far conoscere le iniziative a favore del turismo lento.Enel offrirà soluzioni per la valorizzazione turistica sostenibile e per incentivare il turismo di prossimità: progetti di mobilità elettrica, “panchine intelligenti” dotate di prese di ricarica, la costituzione di comunità energetiche, ma anche l’installazione di proiezioni scenografiche per eventi, sistemi smart-lighting agli ingressi e alle uscite delle stazioni, juice media in aree di sosta (un’unica struttura che offre sia la ricarica elettrica che servizi di advertising multimediali) e moduli fotovoltaici sui tetti delle stazioni.Trenitalia, capofila del Polo Passeggeri del Gruppo FS Italiane, si impegna ad aumentare l’attrattività di particolari località attraverso collegamenti ferroviari connessi anche con altre modalità di trasporto sostenibili. Rientra in questo ambito anche il sostegno a iniziative di promozione territoriale e accessibilità sostenibile a località ad alto interesse culturale in tutto il Paese, anche con itinerari su treni storici. Sono un esempio i Travel Book, semplici guide che indicano le località ad alto valore paesaggistico e culturale raggiungibili con i treni regionali di Trenitalia.Sempre nell’ottica dell’approccio collaborativo, e allo scopo di realizzare le condizioni per il miglior coordinamento delle iniziative di rispettiva competenza, le Parti costituiranno una Cabina di Regia (composta da almeno un rappresentante per ogni parte) che avrà il compito di favorire la condivisione di utili informazioni e lo svolgimento periodico di attività coordinate di monitoraggio circa l’attuazione del Protocollo, l’individuazione di possibili progetti ed il relativo andamento in fase di implementazione. LEGGI TUTTO

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    Energia, idrogeno: al via il piano Enea-MiTE da 110 milioni di euro

    (Teleborsa) – Prende il via il Piano Operativo di Ricerca (POR) sull’idrogeno verde messo a punto dall’Enea e finanziato dal ministero della Transizione Ecologica con un contributo pari a circa il 70% dei fondi del PNRR per la ricerca sull’idrogeno. Enea, in collaborazione con Cnr e RSE, avrà il compito di svolgere attività di ricerca, sviluppo e innovazione nell’intera catena del valore del vettore energetico che comprende produzione, stoccaggio, distribuzione e usi finali. Per raggiungere questo obiettivo, il POR – spiega Enea in una nota – ripartisce le risorse in 40 milioni di euro per produzione di idrogeno verde e pulito, 30 milioni di euro per tecnologie di stoccaggio, trasporto e trasformazione in derivati ed e-fuel, 30 milioni di euro per celle a combustibile destinate ad applicazioni stazionarie e di mobilità e, infine, 10 milioni di euro per sistemi intelligenti di gestione integrata in grado di migliorare la resilienza e l’affidabilità delle infrastrutture energetiche basate sull’idrogeno.”Si tratta di un risultato di assoluto rilievo che ha richiesto la messa a sistema di competenze e di esperienze multi-interdisciplinari, laboratori e infrastrutture, con l’obiettivo di massimizzare le ricadute delle attività di ricerca previste, per favorirne il trasferimento tecnologico alle filiere industriali e manifatturiere. In particolare, Enea , attraverso il Dipartimento di Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili, ha dato un contributo fondamentale per arrivare alla definizione, prima, dell’Accordo di Programma firmato a maggio con il Ministero della Transizione Ecologica e, ora, di questo Piano Operativo di Ricerca – sottolinea Giorgio Graditi, direttore del Dipartimento Enea di Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili e responsabile per l’Agenzia del ‘POR idrogeno’ –. Questa iniziativa scientifica contribuirà a rafforzare ulteriormente la cooperazione con il Cnr e RSE e a garantire un coordinamento organico con gli obiettivi di Mission Innovation e della Ricerca di Sistema elettrico la cui programmazione 2022-2024 è in fase d’approvazione, a valle della consultazione pubblica. In questo modo, saremo in grado di perseguire con maggiore efficacia i traguardi di decarbonizzazione fissati dal PNRR e dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima”. Dei 110 milioni di euro del finanziamento complessivo, 75 milioni di euro spetteranno all’Enea, che avrà la responsabilità dell’attuazione del Piano e del coordinamento delle attività, 20 milioni al Cnr e 15 milioni di euro a Ricerca sul Sistema Energetico – RSE SpA.La realizzazione dei progetti dovrà contribuire a favorire la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili e da energia elettrica di rete e attività legate all’idrogeno che soddisfino il requisito di riduzione delle emissioni di gas serra nel ciclo di vita del 73,4% per l’idrogeno e del 70% per i combustibili sintetici a base di idrogeno rispetto a un combustibile fossile di riferimento. Una volta concluse le attività di ricerca entro il 2025, Enea, Cnr e RSE – si legge nella nota – si occuperanno di diffondere e trasferire i risultati conseguiti a beneficio dell’industria italiana e, in generale, della transizione energetica del nostro Paese. LEGGI TUTTO

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    FNM valutata positivamente da Morningstar Sustainalytics su rischi ESG

    (Teleborsa) – Morningstar Sustainalytics ha valutato come trascurabile (negligible) il profilo di rischio ESG a cui è esposta FNM, società quotata su Euronext Milan e attiva nella mobilità integrata in Lombardia, attribuendo un ESG Risk Rating con un punteggio pari a 7,4 (su una scala compresa tra 0 e > 40, dove 0 indica il miglior rating e >40 il peggiore). FNM ha richiesto volontariamente il rating per rafforzare l’impegno verso una maggiore integrazione dei principi ESG nelle strategie e nella gestione, oltre che in un’ottica di trasparenza verso gli stakeholder.Il punteggio ottenuto si colloca nelle prime 50 posizioni tra le circa 15.000 entità valutate da Sustainalytics in tutto il mondo ed al 4° posto tra le 171 entità attive nel settore delle infrastrutture di trasporto. L’ESG Risk Rating misura l’esposizione di un’azienda ai rischi ESG materiali specifici di ciascun settore e l’efficienza con cui un’azienda gestisce tali rischi.”L’ottenimento di un rating ESG sulla base di una richiesta volontaria da parte di FNM è la testimonianza dell’impegno verso i temi di sostenibilità ambientale, sociale e di corporate governance – ha commentato Andrea Gibelli, presidente di FNM – Sono molto orgoglioso del risultato ottenuto, che rappresenta un riconoscimento del lavoro svolto sino ad oggi, ma che allo stesso tempo ci sprona a migliorare ulteriormente la trasparenza e l’attenzione verso le tematiche della sostenibilità, sempre più importanti per supportare la generazione di valore sostenibile per i nostri stakeholder”. LEGGI TUTTO

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    Business Integrity Forum, ENAV: “Pronti alle due diligence sulla catena dei fornitori anche sui temi ESG”

    (Teleborsa) – Enav ha ospitato oggi una tappa formativa del Business Integrity Forum, iniziativa di Trasparency International Italia, organizzazione internazionale non governativa che si occupa della lotta alla corruzione attraverso la collaborazione con grandi aziende italiane per aumentare la trasparenza, l’integrità e la responsabilità del settore economico del nostro Paese. L’evento, attivo con tavoli di approfondimento degli ambiti principali in cui la corruzione si manifesta, analisi normative, studi e raccolta di analisi dei dati, ha lo scopo di creare sempre maggiore conoscenza del fenomeno della corruzione e delle sue possibili soluzioni. L’incontro dal titolo “La supply chain dell’integrità” ha visto, tra gli altri, gli interventi della presidente di Enav, Francesca Isgrò; dell’amministratore delegato Enav, Paolo Simioni; della presidente e del direttore Transparency International Italia, Iole Anna Savini e Giovanni Colombo; dell’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier; del segretario generale della Corte dei conti, Franco Massi; della secretary general & executive director UN Global Compact Network Italia, Daniela Bernacchi; e di Virginia Colurcio, criminal and business integrity compliance, legal and corporate affairs di Enel. “Siamo consapevoli – ha affermato nel suo intervento Isgrò – che sostenibilità significa strategia e adeguato presidio dei profili di rischio, nel perseguimento del successo sostenibile dell’azienda e della creazione di valore nel lungo termine per tutti i nostri stakeholder e quindi anche per la supply chain. Ci muovono alcune parole chiave, che fanno parte del vocabolario di tutti noi: etica, semplificazione, trasparenza, anticorruzione. Su questo ultimo punto mi preme ricordare come Enav abbia ottenuto la certificazione ISO 37001 nel dicembre del 2021. Non solo un traguardo ma una svolta etica e sociale per la nostra azienda. L’auspicio è che insieme possiamo elaborare la consapevolezza di quanto sia determinante prevedere azioni volte ad adottare politiche tese a disciplinare specifiche tematiche ESG, intensificare la ricerca in innovazione tecnologica, prevedere un set di azioni finalizzate a divulgare all’interno dell’organizzazione una cultura, sia individuale sia aziendale, orientata ai principi di sostenibilità e contrasto al cambiamento climatico, legalità, trasparenza ed inclusione ed essere protagonisti di una supply chain virtuosa, flessibile e resiliente che il nostro Paese richiede”.Un impegno che la presidente di Enav, nel suo intervento ha tradotto in numeri: 1.500 ore di formazione erogate su temi etici e oltre 80 meeting organizzati con più di 65 responsabili impattati a tutti i livelli. Enav ha aderito nel 2021 a Trasparency International Italia, dopo aver iniziato l’iter di ottenimento della certificazione ISO 37001 Anti-Bribery Management Systems, elemento fondamentale per l’ingresso della Società nel Business Integrity Forum. Dopo essere stata sottoposta a procedura di due diligence per valutare la posizione dell’azienda in materia di corruzione e le pratiche messe in atto, Enav , attraverso la propria Struttura Internal Audit, ha intrapreso un percorso che l’ha vista parte attiva delle iniziative del BIF, ricoprendo il ruolo di esperti in ambito Technology & Integrity nell’evento annuale BIF National Event. Enav ha, inoltre, provveduto a riorganizzare e potenziare internamente le strutture preposte alla gestione dei controlli di primo, secondo e terzo livello in tema di Anticorruzione, rafforzando le due diligence sulla catena di fornitura, ampliando di fatto il controllo e la prevenzione in atti di corruzione e garantendo un perimetro d’azione in grado di monitorare anche la sostenibilità degli investimenti. “Sempre con l’intenzione di dare corpo e sostanza alla G, delle ESG, nel campo della corporate governance – ha spiegato Isgrò – abbiamo dato impulso al rafforzamento di presidi di controllo di primo e secondo livello in tema anticorruzione, export e trade compliance. E proprio da tale impulso nascono le strutture di Business Integrity e Contract Assurance e in linea con queste decisioni abbiamo rafforzato nella struttura Internal Audit i presidi di controllo, formalizzando nel nostro perimetro d’azione un presidio di terzo livello di Trade ed ESG Audit. Abbiamo modificato il sistema whistleblowing con l’inserimento di due ulteriori fattispecie esemplificative oggetto di possibile segnalazione, ossia:la sussistenza di rapporti con soggetti aderenti a organizzazioni criminose di qualsiasi natura ovvero che partecipino in violazione ai principi di legalità in contrasto con il Codice Etico; la violazione delle misure restrittive nei rapporti economici e commerciali e/o delle sanzioni adottate in ambito nazionale ed internazionale. Questo ultimo punto in coerenza con l’entrata in funzione dell’ ‘EU Sanctions Whistleblower Tool’ dedicato alla segnalazione del mancato rispetto delle sanzioni dell’UE. Al fine di poter innalzare il livello di presidio sull’approccio dei nostri fornitori alle tematiche ESG abbiamo sviluppato una piattaforma per la gestione della catena di fornitura sostenibile. Ripensare alla supply chain ‘imparando dal futuro’ è la nuova sfida, mettendo al centro etica e sostenibilità, acquisendo sul campo ogni giorno la fiducia della comunità che ci circonda, di cui facciamo parte, cesellando il testimone da passare alle generazioni future”. LEGGI TUTTO

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    OMC: le grandi industrie consumatrici di energia si uniscono per la decarbonizzazione

    (Teleborsa) – Contribuire efficacemente alla transizione energetica accelerando la decarbonizzazione. Con questo obiettivo le grandi consumatrici di energia presenti nelle aree di Ravenna e di Ferrara hanno sottoscritto oggi – nell’ambito dell’evento promosso da OMC Med Energy –l’accordo per un progetto Carbon Capture and Storage orientato alla massimizzazione delle sinergie tra le parti e con il territorio. L’iniziativa, la prima del genere in Italia, vedrà le industrie Cabot, Herambiente, Marcegaglia, Polynt, Versalis Eni, Yara, con Eni e Snam partner tecnici, coopererare per raggiungere l’obiettivo di decarbonizzare le aree nelle quali operano. Gli hard to abate in Italia rappresentano il 13% del totale delle emissioni GHG e il 64% del settore industriale, è per questo motivo che – spiega OMC Med Energy in una nota – la decarbonizzazione di questi settori è strategica. In questo contesto la CCUS rappresenta la principale tecnologia e la soluzione più rapida ed efficiente per la riduzione delle emissioni dell’industria energivora. In particolare, nello scenario Net Zero Emissions della IEA la CCUS abbatterò il 35% delle emissioni industriali mondiali al 2050. In questo senso, i poli industriali di Ravenna e Ferrara condividono lo scopo e l’ambizione di sviluppare progetti efficaci per la riduzione delle emissioni attraverso l’utilizzo di questo strumento. Si tratta – sottolinea la nota – di interventi particolarmente strategici per sviluppare un progetto a lungo termine che mira a espandere progressivamente l’impatto in termini di copertura territoriale e implementare man mano una maggiore capacità tecnologica e infrastrutturale.”L’evento odierno rappresenta un incontro molto importante, perché – commenta Monica Spada, presidente di OMC Med Energy Conference&Exhibition – ci dà la possibilità di presentare un progetto di grande rilevanza e unico in Italia, nato da grandi gruppi che operano nei distretti di Ravenna e Ferrara e che hanno deciso di mettere a fattor comune le proprie esperienze, know how e risorse per avviare insieme il processo di decarbonizzazione delle attività. È un segnale chiaro – aggiunge Spada – della consapevolezza maturata sul territorio di quanto sia necessario operare in sinergia per conseguire l’obiettivo di riduzione del carbon footprint, che ha un diverso grado di difficoltà a seconda dei comparti produttivi. Un progetto pilota, che parte da Ravenna e Ferrara con l’ambizione di poter essere replicato anche in altre realtà, un esempio di best practice che altri comparti possono prendere a modello per ridurre le emissioni. L’evento di oggi sancisce l’alleanza di OMC con nuovi stakeholder rispetto al suo passato e si inserisce nel solco delle partnership strategiche siglate con associazioni ed enti legati al mondo della transizione. OMC Med Energy conferma la volontà di volersi occupare di energia sotto ogni aspetto, ampliando così il suo raggio d’azione”. LEGGI TUTTO

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    Mims, Giovannini: “Nuova visione per le infrastrutture e la mobilità sostenibili”

    (Teleborsa) – Obbligo della relazione di sostenibilità nei Piani di fattibilità tecnico economica delle opere, con la valutazione dell’impatto ambientale in termini di emissioni di gas climalteranti. Introduzione di un nuovo modello di valutazione degli interventi del ministero delle Infrastrutture e della mobilità Sostenibili (Score per le Infrastrutture e la Mobilità Sostenibili, Sims) sul piano economico, sociale e ambientale. E, ancora, nuovi strumenti finanziari per investimenti in infrastrutture e mobilità rispettosi dell’ambiente. Queste le principali novità introdotte dal ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, Enrico Giovannini, illustrate durante il Festival Green & Blue, svoltosi questo pomeriggio a Milano.”In coerenza con il cambio del nome del dicastero e la nuova visione che guarda al cambio di paradigma verso lo sviluppo sostenibile – ha sottolineato Giovannini – la nostra attenzione è volta a massimizzare l’impatto positivo in termini economici, sociali e ambientali, delle infrastrutture e ridurre al minimo l’impronta ecologica delle nuove opere, in particolare quelle previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)”.”La nuova visione strategica del Mims – ha sottolineato il ministro – sta rivoluzionando il modo di progettare e realizzare le opere pubbliche e, come evidenziato nell’Allegato Infrastrutture al DEF, nei prossimi 10-15 anni si hanno già a disposizione 230 miliardi di euro di investimenti su infrastrutture e sistemi di mobilità. Queste risorse vanno utilizzate per rendere le infrastrutture esistenti resilienti alla crisi climatica, ma anche sostenibili nel lungo termine, accelerando la transizione ecologica e digitale”.Mettendo al centro degli interventi il principio “Do not significant harm”, sancito dal programma Next Generation Eu, i principi del G20 per le infrastrutture sostenibili e i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, il Mims ha predisposto norme, linee guida e documenti tecnici che definiscono i criteri di progettazione e valutazione delle opere in senso ecologico. Grazie a tali innovazioni è possibile ottenere informazioni precise sull’impronta climatica delle opere più significative del Pnrr e stimarne gli effetti lungo tutto il ciclo di vita dell’opera. “Non è un caso – ha proseguito Giovannini – che oltre il 70% delle risorse del Pnrr e del Piano Complementare di competenza del Mims sia classificato come contributo alla lotta al cambiamento climatico e questa impostazione viene adottata anche per i finanziamenti previsti a valere su fonti nazionali, come la legge di Bilancio e il Fondo Sviluppo e Coesione”.Questa scelta a favore di infrastrutture e sistemi di mobilità sostenibili permette anche di rafforzare il posizionamento dell’Italia come emittente di green bond. “In questo contesto, è fondamentale ancorare le decisioni su evidenze scientifiche. Per questo, al fine di guidare le decisioni presenti e future, grazie al contributo di esperti riconosciuti a livello internazionale – ha concluso Giovannini – abbiamo pubblicato tre rapporti che riguardano l’impatto della crisi climatica su infrastrutture e mobilità, la decarbonizzazione dei trasporti e i nuovi strumenti finanziari per investire in infrastrutture sostenibili”. LEGGI TUTTO

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    Smart mobility, Banca IFIS: “Italia paese leader. Primo produttore europeo di biciclette”

    (Teleborsa) – Con oltre 3,2 milioni di pezzi fabbricati nel 2021, l’Italia è il primo produttore europeo di biciclette e paese leader della smart mobility. Una crescita trainata dal fenomeno e-Bike e dal reshoring, ovvero il rientro in Italia delle attività produttive. Sostenuto anche l’incremento del fatturato, in aumento del +7,4% rispetto al 2020 a 1,6 miliardi di euro. Questi i principali dati emersi dalla seconda edizione della ricerca “Ecosistema della Bicicletta” realizzata da Banca Ifis per fotografare andamento e prospettive di un settore protagonista della transizione sostenibile. Lo studio, presentato nell’ambito dell’“Italian Green Road Award – Oscar del Cicloturismo Italiano”, di cui l’Istituto quest’anno è main partner, ha inoltre analizzato due trend che guidano lo sviluppo del comparto: reshoring e cicloturismo. “L’Ecosistema della Bicicletta mette in luce quest’anno due fenomeni rilevanti per l’economia del Paese: l’ascesa del cicloturismo e il reshoring delle attività produttive. Per quanto riguarda il ‘viaggiare dolce’, lo studio – ha dichiarato Ernesto Fürstenberg Fassio, vice presidente di Banca Ifis – rileva aspetti positivi per la sostenibilità, il benessere psico-fisico e l’inclusione, ma anche e soprattutto l’impulso che imprime all’economia, con risvolti immediati sui servizi e il turismo. Anche per questo, in linea con l’obiettivo di Banca Ifis di promuovere la crescita sostenibile dei territori, abbiamo lavorato insieme ad autorevoli stakeholder del settore per mettere a sistema diverse competenze che lavorano per costruire uno sviluppo economico che abbia impatti positivi sull’ambiente e sulle comunità in cui operiamo”. La ricerca evidenzia un settore particolarmente dinamico e resiliente. Nel triennio 2021-2023 l’incremento nella produzione di biciclette è previsto di oltre il 7% anno su anno. In vetta l’eBike che con un +25% arriva a rappresentare l’11% della produzione (in aumento dal 9% dal 2020). L’Italia si conferma primo produttore europeo con una quota di mercato del 21%, seguito da Germania e Portogallo, e con un saldo export/import di biciclette positivo per 1,3 milioni di pezzi e in crescita del +23% sul 2020. L’aumento della domanda ha sostenuto anche i ricavi: +7.4% l’incremento nel 2021 sul 2020 e +7,3% la crescita media annua del fatturato dei produttori attesa nel biennio 2022-2023, alla fine del quale potrebbe superare 1,8 miliardi di euro. Il comparto italiano della bicicletta – sottolinea il rapporto – è caratterizzato da un alto tasso di innovazione: il 25% dei produttori ha aumentato la quota degli investimenti nel biennio 2020-2021 e un altro 70% li ha mantenuti invariati proseguendo sul percorso dell’innovazione tecnologica.LA VOLATA DEL CICLOTURISMO – I numeri del cicloturismo italiano approfonditi nella ricerca vedono 4.900 percorsi adatti alle due ruote per una lunghezza complessiva di 90mila km; 4.940 operatori turistici con un’offerta cicloturistica e 4.550 alberghi che mettono a disposizione servizi dedicati alla bicicletta. Sono 8 milioni gli italiani interessati al cicloturismo, pari a circa il 16% della popolazione maggiorenne. Il Trentino-Alto Adige si dimostra come la regione più matura in termini di offerta turistica, e il Nord-Est la destinazione scelta più frequentemente (32% tra le mete cicloturistiche). Sono 9 in totale i servizi usualmente inclusi nei pacchetti turistici e 4 quelli più utilizzati dal cicloturista: noleggio della bicicletta, tour di gruppo, alloggio e copertura assicurativa. Il servizio destinato a crescere di più è la guida turistica. Questo fermento porta il 90% degli operatori turistici italiani a prevedere una crescita dei ricavi da cicloturismo. SOSTENIBILITÀ, SICUREZZA, SALUTE E INCLUSIONE – Il cicloturismo porta con sé i concetti di sostenibilità, sicurezza, salute e inclusione, attivando circoli virtuosi in grado di valorizzare i territori. Allo stesso tempo, – sottolinea l’indagine – l’elevato costo dell’energia, e l’attenzione verso la sostenibilità potrebbero incentivare l’uso della bicicletta per una vacanza attiva. La maggiore accessibilità alle e-Bike per prezzo, performance e comfort la rendono più abbordabile anche dalle fasce di popolazione meno allenate o meno giovani e incentivano forme di turismo alternativo e più sostenibili come il cicloturismo e la mobilità dolce. Oltre 2 milioni di tonnellate di inquinamento da anidride carbonica e solforica vengono risparmiate ogni anno in Europa, grazie al rientro della produzione di bici, e-Bike e componenti nel vecchio continente. Ogni lavoro ricollocato nell’industria europea della bici porta a un risparmio che va dai 30 ai 50 milioni di tonnellate di emissioni nocive. Dal punto di vista della sostenibilità sociale, per ogni 1.000 bici riconsegnate all’assemblaggio ogni anno in Europa, vengono creati da 3 a 5 posti di lavoro, mentre per ogni 1.000 e-Bike l’intervallo è compreso tra 6 e 9 posti di lavoro.IL RESHORING – Il reshoring, si legge nel report, è uno dei principali trend che stanno guidando la crescita del settore, anche a causa di alcuni fenomeni innescati dal contesto macroeconomico: crisi delle catene mondiali di fornitura; aumento della domanda dovuto all’evoluzione della smart mobility; dazi antidumping; aumento dei costi di produzione nel Far East, nell’ultimo trentennio destinazione della delocalizzazione della produzione; qualità e innovazione, che favorisce i paesi tecnologicamente avanzati; impatto economico e ambientale dei trasporti. Il Market Watch di Banca Ifis stima che la fabbricazione di 2,8 milioni di biciclette all’anno rientrerà in Europa, con un’accelerazione nel biennio 2022-2023, corrispondente al 18% della produzione totale europea. L’opportunità produttiva porta con sé la necessità di figure professionali con le competenze necessarie, che circa il 30% delle imprese ha attualmente difficoltà a trovare. Di conseguenza, gli imprenditori stanno reagendo: il 24% aumenterà gli investimenti destinati alla formazione del personale. In tutta Europa cresce l’interesse dei fondi di investimento verso l’industria della bicicletta: nel 2021 c’è stato un exploit con un +175% nel numero di operazioni di M&A finalizzate e un incremento degli investimenti, anche sui servizi collaterali (da piattaforme di sharing a assicurazioni dedicate, fino al noleggio), che ha posizionato ancora una volta, la bicicletta come protagonista della rivoluzione nella mobilità. LEGGI TUTTO

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    Viaggi aziendali, nel 2022 ritorno a volumi pre-pandemici

    (Teleborsa) – L’85% delle aziende italiane sta tornando a volumi pre-pandemici dei viaggi nazionali e il 72% dei viaggi internazionali ma secondo il Corporate Travel Sustainability Index, indagine condotta da SAP Concur, la maggior parte delle imprese ha difficoltà a diventare più green. Tutti i senior travel manager all’interno delle aziende italiane pensano che la sostenibilità faccia parte della propria politica di viaggio, ma – rileva l’indagine – nonostante la volontà di allinearsi con gli obiettivi delle Nazioni Unite 2030, solo il 29% delle imprese italiane ha una figura manageriale dedicata, come un sustainability manager o un chief sustainability officer, contro il 40% di Germania e Spagna e il 37% della Francia. Al contempo il 15% delle organizzazioni italiane ha un intero team dedicato al miglioramento della sostenibilità all’interno dell’organizzazione, contro il 14% in Spagna, l’8% in Francia e il 4% in Germania.La consapevolezza di dover dare priorità a questo tema, tuttavia, non manca. Il 54% dei manager – si legge nel report – ritiene che la propria politica di viaggio debba essere migliorata quando si tratta di questioni di sostenibilità, ma devono confrontarsi con i problemi insiti nelle aziende, come ad esempio la mancanza di budget, che rappresenta per più di quattro aziende su dieci (il 42%) un ostacolo fondamentale allo sviluppo di un programma di viaggio aziendale più sostenibile e la mancanza di coinvolgimento dei dipendenti contro la quale quasi quattro aziende su dieci (il 38%) stanno lottando.”Sebbene oggi molte imprese stiano riducendo l’impronta di carbonio o stiano diventando carbon neutral, in base all’indagine condotta da SAP Concur risulta evidente come diverse ancora non sono sicure di come incorporare la sostenibilità nei loro viaggi di lavoro – spiega Pierre-Emmanuel Tetaz, svp Emea e general manager, SAP Concur –. Prevediamo un aumento della richiesta di maggior sostenibilità, anche per quanto riguarda la politica di viaggio aziendale, che sarà sollevata con maggiore forza, più spesso e da più parti, dal management, dai dipendenti ai fornitori agli stakeholder. È quindi fondamentale creare team dedicati in grado di sviluppare una strategia di sostenibilità efficace, come parte di un programma per supportare i propri dipendenti in trasferta nel compiere scelte più ecologiche, supportate dagli strumenti giusti per aiutarli a prendere decisioni informate”.Anche se il 26% degli intervistati ritiene di dover apportare una modifica alle proprie politiche di sostenibilità ma non è sicuro di come, vi è una chiara necessità di strumenti tecnologici che facilitino la misurazione e l’attuazione di programmi di viaggio aziendali più sostenibili. Mentre circa la metà delle imprese (il 49%) – conclude il rapporto – dispone già di strumenti software per supportare i viaggi aziendali, il 96% di coloro che ne sono privi li prenderebbe in considerazione. LEGGI TUTTO