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    IEG, inaugurata oggi alla fiera di Rimini “K.EY – The Energy Transition Expo”

    (Teleborsa) – K.EY – The Energy Transition Expo, la manifestazione di Italian Exhibition Group (IEG) punto di riferimento in Italia, Africa e bacino del Mediterraneo sulla transizione energetica, ha aperto oggi i battenti alla fiera di Rimini per la prima volta in forma autonoma, con una veste totalmente rinnovata. Non più assieme ad Ecomondo, e con un’inedita collocazione in primavera, l’attrazione dell’evento (aperto fino a venerdì 24 marzo) è già nei numeri: circa 600 brand presenti, dei quali il 28% dall’estero, con la presenza dei principali leader di mercato in tutti i settori e un significativo ampliamento delle filiere. La superficie espositiva è raddoppiata rispetto alle edizioni precedenti: 12 padiglioni, con sei aree espositive tematiche dedicate a ciascuno dei sei settori merceologici della manifestazione, confermando la vivacità del mercato.All’Opening Ceremony, hanno partecipato Corrado Peraboni, amministratore delegato di Italian Exhibition Group, Vannia Gava, viceministro MASE, Stefano Bonaccini, presidente Regione Emilia-Romagna, Anna Montini, assessore alla Transizione Ecologica, Blu Economy, Statistica del Comune di Rimini, Roberto Luongo, direttore ICE e Paolo Arrigoni, presidente GSE.”Nel nostro lavoro – ha detto Peraboni – si creano delle alchimie come quella che venticinque anni ha fatto nascere Ricicla, diventata Ecomondo, e che ha accompagnato la svolta di quella che oggi viene chiamata economia circolare. Ebbene oggi, la stessa alchimia che si è venuta a creare con aziende e associazioni di settore accompagna K.EY, che ha lasciato cinque mesi fa Ecomondo e che oggi ha il triplo delle aziende presenti. E non è un caso che si stia sviluppando in questo territorio che sa esprimersi anche dal punto di vista fieristico e che ha l’ambizione di essere eccellenza e leadership”.”Riuscire a gestire insieme il nostro patrimonio industriale e produttivo e un settore turistico particolarmente rilevante è una grande sfida – ha dichiarato Montini –. Eventi fieristici così importanti nell’ambito della sostenibilità, come Ecomondo e Key Energy, che oggi si trasforma in K.EY – The Energy Transition Expo, sono per il nostro territorio uno stimolo ad essere sempre più innovativi e all’avanguardia: c’è uno scambio sinergico tra territorio, sistema produttivo, industriale e turistico e tutto ciò che queste fiere portano a livello nazionale e internazionale e sul nostro territorio”.”Il Gse – ha affermato Arrigoni – ha sempre più la consapevolezza di svolgere un ruolo centrale nel sostegno alla transizione energetica, avendo oggi come finalità lo sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, declinata attraverso la gestione dei meccanismi di incentivazione. Lavoreremo a fianco degli operatori, e siamo anche qui a Rimini con questa missione, per collaborare in un percorso comune che porterà alla decarbonizzazione”.”Il ruolo degli enti fieristici è assolutamente centrale – ha ricordato Luongo – non sono solo un contenitore e un’occasione di incontro e contatto, ma uno strumento della politica industriale del nostro Paese, che significa anche essere proiezione internazionale dei settori più avanzati e ad alta tecnologia come quello delle energie rinnovabili e della transizione energetica, rappresentati da questa manifestazione e su cui l’Italia sta puntando molto. Abbiamo portato a K.EY oltre 350 operatori esteri provenienti da oltre 25 Paesi, che vuol dire consentire alle imprese di avere contatti diretti e aprirsi a collaborazioni con centri di ricerca e laboratori internazionali”.”Abbiamo sottoscritto in Regione – ha sottolineato Bonaccini – un nuovo patto per il lavoro sul quale è stata aggiunta la parola clima che non mettesse in contrapposizione ambiente e lavoro. E i risultati sono arrivati: siamo la prima regione in Europa per valor aggiunto di produzione industriale tra il 2015 e il 2022, mentre in Italia siamo la prima regione per export pro-capite. Ma siamo anche la regione dei sì al rigassificatore, e al progetto di eolico offshore al largo di Ravenna, ben sapendo che oggi serve gas, ma il futuro sarà solo delle rinnovabili”.”Il tema della transizione energetica a cui è dedicata questa importantissima fiera, nata dalla costola di Ecomondo, è fondamentale, così come quello dell’economia circolare – ha concluso Gava –. È evidente che ognuno dovesse prendere la propria strada, pur mantenendo per certi versi una sinergia. Per realizzare la transizione ecologica abbiamo bisogno di semplificare le procedure autorizzative e accorciare i tempi, ma anche e soprattutto di fare cultura ambientale spiegando a tutti gli attori coinvolti che è un percorso necessario. È un’opportunità che non possiamo perdere, per salvaguardare l’ambiente e l’economia del Paese, e che dobbiamo cogliere con i giusti tempi, senza sforare l’obiettivo 2050″.In contemporanea con K.EY si svolge la terza edizione di ForumTech, evento di formazione e informazione di ITALIA SOLARE focalizzato sul ruolo dei sistemi di accumulo nel mercato elettrico, sulle sfide tecnologiche per l’O&M in Italia e la gestione del fine vita dei moduli fotovoltaici. K.EY si svolge inoltre in concomitanza con DPE The European Exhibition of Electrical power System, la manifestazione europea dedicata all’intero ecosistema della generazione, distribuzione, sicurezza ed automazione elettrica, organizzata da Italian Exhibition Group in collaborazione con l’Associazione Generazione Distribuita – Motori, Componenti, Gruppi Elettrogeni federata ANIMA Confindustria. LEGGI TUTTO

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    “RESPIRA” a K.EY Energy 2023 per le Comunità Energetiche Rinnovabili

    (Teleborsa) – La piattaforma RESPIRA, aperta da Coopfond, Legacoop, Banca Etica ed Ecomill per favorire la nascita di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) in forma cooperativa, capaci di aiutare contemporaneamente l’ambiente e i conti di famiglie e imprese, partecipa alla prima edizione di K.EY – The Energy Transition, la fiera che a Rimini raccoglie il testimone di Key Energy tramutandosi in un evento autonomo, con un nuovo format, un nuovo posizionamento e una nuova temporalità. Un appuntamento tutto dedicato alla sfida che ci attende, quella di far sì che nel 2030 il 72% della generazione di energia elettrica provenga da fonti rinnovabili. Lo stand di RESPIRA sarà il numero 005 all’interno del padiglione B3. Per la piattaforma finalizzata alla nascita di CER sarà un’occasione importante per farsi conoscere, attivare nuovi contatti e ricevere stimoli importanti. K.EY vuole essere, infatti, anche hub di riferimento culturale, scientifico e tecnico e community catalyst in grado di connettere e far comunicare fra loro stakeholders, player e protagonisti del mondo delle rinnovabili.Nel corso della manifestazione fieristica, i quattro promotori che hanno dato vita alla piattaforma Respira – Coopfond, Legacoop, Banca Etica ed Ecomill – hanno programmato una riunione con tutti i partner che si sono aggregati attorno al progetto. L’incontro sarà l’occasione per fare il punto sui risultati raggiunti a sei mesi esatti dal lancio dell’iniziativa che ha raccolto già decine di richieste e proposte per attivare CER in forma cooperativa, con l’obiettivo di definire la strategia per i prossimi 12 mesi di attività.I partner di RESPIRA sono infatti in grado di guidare cittadini ed imprese attraverso tutte le fasi del processo di costruzione ed avvio di una comunità energetica rinnovabile. Un team di esperti è, infatti, a disposizione nelle varie aree coinvolte: Legacoop supporta i proponenti nell’adempimento degli aspetti normativi e statutari necessari alla costituzione di una CER in forma cooperativa; Coopfond offre finanziamenti in forma di equity; Ecomill mette a disposizione la propria piattaforma di crowdinvesting per una raccolta di equity partecipato tra cittadini e soci di cooperative; Banca Etica mette a disposizione prestiti e altri strumenti finanziari e di bancassicurazione per la realizzazione dei progetti idonei; le ESCo (Energy Service Company) partner di RESPIRA si occupano degli aspetti tecnici, dallo studio di fattibilità alla definizione delle migliori scelte impiantistiche. LEGGI TUTTO

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    IEG: al via domani K.EY – The Energy Transition Expo

    (Teleborsa) – È tutto pronto per il debutto di K.EY – The Energy Transition Expo. La manifestazione di Italian Exhibition Group (IEG) di riferimento in Italia, Africa e bacino del Mediterraneo sulla transizione energetica torna domani, e fino a venerdì 24 marzo, presso il quartiere fieristico di Rimini, con una veste totalmente rinnovata. Un evento per la prima volta stand alone, con un nuovo nome, un nuovo format e un’inedita collocazione in primavera, il cui successo ha superato le attese, raccogliendo numerose adesioni a livello nazionale, europeo ed extraeuropeo e confermando l’interesse che da sempre il mercato dimostra per la manifestazione.Alle ore 12.15 presso l’Innovation Square (Hall Sud) è in programma l’Opening Ceremony, con la partecipazione di Corrado Peraboni, amministratore delegato di Italian Exhibition Group, Vannia Gava, viceministro MASE, Stefano Bonaccini, presidente Regione Emilia-Romagna, Anna Montini, assessore alla Transizione Ecologica, Blu Economy, Statistica del Comune di Rimini, Roberto Luongo, direttore ICE, Paolo Arrigoni, presidente GSE.Sono attesi oltre 500 brand, di cui circa il 30% dall’estero, con la presenza dei principali leader di mercato in tutti i settori e un significativo ampliamento delle filiere. La superficie espositiva è raddoppiata rispetto alle edizioni precedenti: 12 padiglioni e un layout interamente ridisegnato, con sei aree espositive tematiche dedicate a ciascuno dei sei settori merceologici della manifestazione.K.EY – The Energy Transition Expo non dimentica l’esperienza maturata da Key Energy nel corso delle 15 edizioni precedenti e mantiene stretto il legame con Ecomondo, ponendosi obiettivi ancora più ambiziosi: rafforzare la propria leadership sui temi dell’efficienza e della transizione energetica e consolidare il ruolo di network di riferimento per tutte le community coinvolte, in grado di favorire una costante interlocuzione con le Istituzioni e connettere fra loro i key player del settore per confrontarsi e discutere sui temi della transizione energetica, rimanendo informati e aggiornati su aspetti legislativi e trend di sviluppo. La tre giorni di business e networking riminese avrà un respiro ancora più internazionale, grazie al supporto del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e di ICE Agenzia e vedrà la presenza in fiera di oltre 300 operatori qualificati dall’estero, provenienti da tutto il mondo, e la collaborazione con oltre 23 Associazioni internazionali provenienti prevalentemente da Europa Occidentale ed Est Europa, America Centrale e Sud America, Nord Africa, Africa Subsahariana e Medio Oriente.Le sei aree espositive tematiche risultano ben delineate, ma allo stesso tempo interconnesse per esplorare il tema dell’efficienza energetica da tutti i punti di vista, ottimizzando il percorso di visita e consentendo a visitatori ed espositori di aumentare i contatti e le occasioni di networking e di intercettare nuove opportunità di business. C’è spazio per prodotti e tecnologie dei settori solare, fotovoltaico e storage a SEC – Solar Exhibition and Conference, per l’eolico a WEM – Wind Expo for Med e per tecnologie e progetti per la produzione e stoccaggio di idrogeno a HYe. Di efficienza energetica e storage in ambito industriale e nel building, con tecnologie e servizi a disposizione delle aziende per ottimizzare i propri consumi energetici e ridurre il carbon footprint, si parla a EFFI – Energy Efficiency Expo, area trasversale a tutti i settori protagonisti della transizione energetica. Infine, eME – e-Mobility Expo e Sustainable City sono dedicate rispettivamente alla mobilità elettrica e sostenibile, dalle infrastrutture di ricarica ai servizi di mobilità interconnessa, e alla smart city, sfruttando tutte le possibili sinergie fra questi settori. Confermato anche il Sustainable Building District, dedicato all’edilizia sostenibile e realizzato in collaborazione con il main partner Green Building Council Italia.Il ricco palinsesto di eventi e convegni internazionali in programma, definiti dal Comitato tecnico Scientifico di K.EY con la collaborazione delle più importanti Associazioni nazionali ed internazionali, prevede, per la prima volta, il K.EY ENERGY SUMMIT – Stati Generali delle Fonti Rinnovabili, un momento di confronto pubblico promosso da ANEV, Elettricità Futura, ITALIA SOLARE, Consorzio Italiano Biogas, Federidroelettrica, ANIE Rinnovabili, Assoidroelettrica e Coordinamento FREE, per sottoporre al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, alla presenza del viceministro del MASE, proposte organiche e coordinate per lo sviluppo accelerato delle rinnovabili al fine di raggiungere gli obiettivi 2030 e trasferire alla collettività i vantaggi delle fonti rinnovabili, in termini di costi dell’energia contenuti e stabili, riduzione della dipendenza dall’estero, aumento della sicurezza energetica, contenimento delle emissioni inquinanti e climalteranti. L’evento si apre con i saluti del CEO di Italian Exhibition Group. Giovedì 23 è la volta della presentazione del 1 Rapporto sulla geografia produttiva delle rinnovabili in Italia, promosso e realizzato da Fondazione Symbola e Italian Exhibition Group, in collaborazione con le principali Associazioni di categoria del comparto, per ricostruire, insieme ai più importati player italiani del mercato, le caratteristiche e la distribuzione territoriale e settoriale delle imprese della filiera delle energie rinnovabili.In contemporanea con K.EY si svolge la terza edizione di ForumTech, evento di formazione e informazione di ITALIA SOLARE focalizzato sul ruolo dei sistemi di accumulo nel mercato elettrico, sulle sfide tecnologiche per l’O&M in Italia e la gestione del fine vita dei moduli fotovoltaici.K.EY si svolge in concomitanza con DPE The European Exhibition of Electrical power System, la manifestazione europea dedicata all’intero ecosistema della generazione, distribuzione, sicurezza ed automazione elettrica, organizzata da Italian Exhibition Group in collaborazione con l’Associazione Generazione Distribuita – Motori, Componenti, Gruppi Elettrogeni federata ANIMA Confindustria. DPE si rivolge al settore della generazione distribuita, esponendo le soluzioni e tecnologie dell’industria dei sistemi e componenti per la generazione e distribuzione di elettricità. Inoltre, porta in fiera i temi legati al nuovo assetto che la rete elettrica sta assumendo. LEGGI TUTTO

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    Transizione energetica, Assocostieri: “Incentivare biogas e bioGNL e sostenere fonti di produzione dell'idrogeno”

    (Teleborsa) – Le infrastrutture di stoccaggio e distribuzione del GNL sono fondamentali al fine di sviluppare un sistema sostenibile di trasporto marittimo e stradale. Secondo Assocostieri, è necessario, pertanto, dare ampia applicazione al sistema delle Garanzie di Origine, contribuendo ad aumentare la domanda biogas e di BioGNL e di conseguenza a svilupparne la produzione. Per l’Associazione, è importante che tale sistema includa anche quelle infrastrutture che non sono interconnesse alla rete di trasporto del gas naturale, nonché gli impianti che permettono la liquefazione fisica o virtuale situati anche in luoghi diversi dai siti di produzione che ricevono il gas tramite la rete, compresi i distributori di gas allo stato liquido o gassoso per i trasporti, anche ad uso privato, conformemente a quanto previsto nel Decreto ministeriale biometano del 15 settembre 2022.In previsione delle nuove disposizioni europee di revisione dell’EU ETS, che al 2024 estenderà il meccanismo di scambio delle quote di emissione ai trasporti marittimi e al 2027 prevederà uno schema ETS parallelo (cosiddetto ETS 2) per i trasporti stradali e gli edifici, è importante – sottolinea Assocostieri in una nota – valorizzare l’utilizzo delle Garanzie di Origine emesse per la produzione di biometano nell’ambito di tale sistema.Inoltre, “nella fase di avvio della filiera dell’idrogeno rinnovabile – sottolinea Dario Soria, direttore generale dell’Associazione – sarebbe utile includere tutte le forme di produzione, senza trascurare quelle ormai consolidate”. Lo stesso discorso vale anche per l’elettrico e il termico: sarebbe limitante includere nel sistema di scambio delle quote di emissione solamente le GO ricavate da gas rinnovabili da biomassa. LEGGI TUTTO

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    FederTerziario, PMI puntano su  sostenibilità e digitalizzazione: +21% di lavoratori formati

    (Teleborsa) – “Si sta sviluppando una sempre maggiore consapevolezza sulla necessità di sviluppare competenze in materia di sostenibilità e digitalizzazione anche grazie alla spinta data dal nuovo avviso Fondo Nazionale Competenze”. Le parole di Alessandro Franco, segretario generale di FederTerziario, evidenziano l’orientamento green delle 85mila imprese associate all’organismo datoriale che operano tramite 70 sedi territoriali. Una cura sostenibile che consente di migliorare le performance sul fronte della riduzione degli sprechi e sul corretto trattamento dei rifiuti e di lavorare sulla rigenerazione delle materie prime, sul risparmio energetico e sulla mobilità sostenibile. “La nostra rilevazione conferma che aziende e lavoratori sono sempre più attrezzati per gestire adeguatamente la transizione energetica – commenta Franco – e infatti, secondo quanto emerge dall’esperienza delle realtà aderenti al nostro organismo datoriale, nel corso del triennio 2019-2022, abbiamo registrato una crescita rispettivamente del 14% e del 21%. Si tratta di un segnale evidente di un processo che ha ormai preso una direzione ben precisa e noi, come FederTerziario, stiamo lavorando, con incontri appositi, l’ultimo in occasione della BTM Puglia dedicato proprio al futuro sostenibile del turismo, ed eventi di formazione indirizzati ai nostri aderenti, per promuovere ulteriormente un cammino che pensiamo sia necessario accompagnare con tutti gli strumenti a disposizione”. Un fenomeno dal segno positivo che è ormai riconosciuto da Nord a Sud, sebbene restino ancora delle differenze che vanno sempre più assottigliandosi. Secondo il rapporto Anpal-Unioncamere, il Nord-Est si impone come area leader con una quota di imprese che investono in competenze green del 56,9%, a fronte di una media nazionale del 52,5%, seguito dal Nord-Ovest con il 52,6%, mentre sotto media si confermano il Centro (50%) ed il Sud e isole (51,3%). “Parte di questo gap – sottolinea Emanuela D’Aversa, responsabile Ufficio relazioni industriali FederTerziario – è sicuramente dovuto alla presenza al Nord di aziende più grandi e conseguentemente più organizzate e resilienti. Per tale motivo, come Federterziario, abbiamo più volte ribadito, anche attraverso proposte di legge specifiche, la necessità di avviare dei percorsi che amplino la formazione dei fondi interprofessionali anche ai microimprenditori, al fine di permettere loro di comprendere e sfruttare le opportunità di questa fase di transizione”. In ogni caso, nell’ambito dell’attività formativa erogata dall’organismo datoriale, dal 2019 ad oggi le imprese del Sud che hanno attivato percorsi formativi in materie green sono circa il 22% in più di quelle del Centro-Nord, così da confermare che anche le PMI meridionali stanno mettendo in atto percorsi virtuosi di transizione. Investire nella transizione energetica – rileva FederTerziario – è ormai un vantaggio consolidato da studi e analisi di settore oltre che una necessità certificata da un lavoro Cerved: le PMI che non adotteranno azioni per mitigare i rischi fisici legati ai cambiamenti climatici avranno, nel 2050, il 25% in più di probabilità di default rispetto a oggi e il 44% in più di chi nei confronti di chi investe fin da ora. La transizione energetica – conclude l’analisi FederTerziario – di resta pertanto un cammino obbligato che ha permesso a molte imprese di ripartire e resistere alle molteplici situazioni emergenziali degli ultimi anni e certamente sarà un processo irreversibile per restare sul mercato. LEGGI TUTTO

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    Enel, riqualificazione ex centrale termoelettrica di Augusta: parco fotovoltaico e Centro di Ricerca

    (Teleborsa) – Nuova vita per l’ex centrale termoelettrica di Augusta (Sr). Enel, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia (PSTS) hanno inaugurato un innovativo Centro di Ricerca all’interno dell’area, dove è stato realizzato anche un nuovo impianto fotovoltaico da 1,5 MW. Il nuovo centro di ricerca – spiega Enel in una nota – è a disposizione dei ricercatori dell’Istituto di Tecnologie Avanzate per l’Energia “Nicola Giordano” del CNR e Parco Scientifico e sarà dedicato in particolare alle bonifiche sostenibili e ad azioni di mitigazione degli impatti ambientali di impianti e infrastrutture per la generazione di energia ad esse collegati. Le tecnologie elaborate saranno anche oggetto di applicazione in luoghi di interesse Enel. Tra le altre, le attività previste consisteranno in sperimentazioni su azioni di mitigazione degli impatti ambientali (atte a valorizzare e preservare la biodiversità e i servizi ecosistemici) e in studi di integrazione di soluzioni e tecnologie da utilizzare in combinazione con attività di produzione di energia (come ad esempio avviene in applicazioni agrivoltaiche). L’obiettivo è dar vita a un centro di eccellenza grazie a dotazioni di strutture e tecnologie e alla possibilità di effettuare studi replicando in laboratorio condizioni sito specifiche. In questo modo le parti potranno fornire nuove soluzioni per supportare la transizione in corso nel settore energetico a livello internazionale, un ambito di ricerca interdisciplinare dall’altopotenziale scientifico, sociale ed economico.Il nuovo impianto fotovoltaico realizzato da Enel Green Power utilizza moduli fotovoltaici di ultima generazione prodotti nella fabbrica di Catania 3Sun. Grazie a una potenza di circa 1,5 MW, l’impianto permetterà di evitare ogni anno l’equivalente di 1.500 tonnellate di anidride carbonica (CO2) e l’utilizzo di 800mila metri cubi di gas, sostituendoli con energia rinnovabile prodotta localmente. Il progetto fotovoltaico ha visto il coinvolgimento attivo dei cittadini di Augusta e delle comunità locali, che hanno aderito all’iniziativa di crowdfunding “Scelta rinnovabile”, che permette a chi ha investito nella raccolta fondi di ottenere un rendimento finanziario, oltre che il rimborso dell’investimento stesso.”La transizione energetica verso un modello energetico più sostenibile rappresenta un’opportunità per dare nuova vita ai nostri impianti non più in esercizio – commenta Luca Solfaroli Camillocci, responsabile Enel Green Power e Thermal Generation Italia di Enel –. Il sito di una centrale termoelettrica, che ha garantito energia e sviluppo al territorio per anni, ospita ora un centro di ricerca e un impianto di produzione da fonti rinnovabili: una nuova valorizzazione in ottica di economia circolare che rappresenta un esempio concreto di come vogliamo continuare a generare valore con il territorio con le nostre attività, grazie a un impegno proiettato verso il futuro dell’energia”.”La collaborazione tra Enel e CNR nell’ambito del nuovo laboratorio realizzato ad Augusta si innesta perfettamente nel percorso generale di transizione energetica ed ecologica che sta interessando il nostro Paese – commenta Emilio Fortunato Campana, direttore DIITET, Dipartimento di Ingegneria, ICT, e Tecnologie per l’Energia e i Trasporti del CNR –. Il progetto Augusta rappresenta un’ottima opportunità per il DIITET per implementare insieme ad ENEL percorsi di ricerca virtuosi caratterizzati da elementi altamente innovativi nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità. Il DIITET attraverso le ampie competenze interdisciplinari di cui è caratterizzato può sviluppare soluzioni e tecnologie avanzate nell’ambito di diversi settori energetici in simbiosi con le strategie sviluppate da Enel”.”È per noi un piacere – ha dichiarato il neo presidente del Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia Rosario Minasola – partecipare all’inaugurazione di questa lodevole iniziativa che vedrà il Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia collaborare con il CNR e Enel nelle attività del laboratorio di Augusta, al fine di sviluppare dei progetti di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale sul territorio, per contribuire alla transizione verso fonti energetiche più sostenibili e che riducano la dipendenza dai combustibili fossili”.”La centrale Tifeo di Augusta – dichiara il sindaco Giuseppe Di Mare – fu costruita alla fine degli anni 50. La sua realizzazione consentì di risolvere le esigenze energetiche delle diverse industrie che si insediarono in quest’area dopo la guerra. Con la nazionalizzazione degli anni 60 venne assorbita dall’Enel e, per circa 50 anni, continuò a fornire la sua energia al sistema elettrico regionale. Con grande orgoglio per il territorio, oggi la centrale di Augusta, con la realizzazione del nuovo impianto fotovoltaico e dei laboratori di ricerca del CNR, torna a essere protagonista nel processo di transizione energetica in corso nel Paese, così come è stata, negli anni 50, nel processo di industrializzazione”.Il processo di riconversione è stato portato avanti salvaguardando gli edifici e il patrimonio storico-industriale rappresentato dal sito: progettato dall’architetto e urbanista Giuseppe Samonà, l’impianto vinse il premio “ARCHINSI 61” nel 1961 ed è ancora oggetto di studi e ricerche universitarie.La riqualificazione del sito di Augusta rientra nella più ampia strategia di Enel per dare nuova vita ai siti industriali di centrali termoelettriche in coerenza con il processo di transizione energetica verso un modello più sostenibile. Si tratta di siti che in molti casi hanno contribuito allo sviluppo industriale e sociale del Paese e sono fortemente legati ai territori che li ospitano. La prima valutazione è se gli impianti possano avere nuove potenzialità di sviluppo in ambito energetico: in questo caso Enel rimane proprietaria del sito e ne gestisce il processo di trasformazione. Laddove il potenziale di riqualificazione energetica non sia presente o lo sia solo in parte si favoriscono l’integrazione e la riqualificazione con nuovi progetti imprenditoriali in ambiti differenti dalla produzione di energia con investimenti sostenibili complementari che possano realizzarsi su parte o sull’intera area degli impianti e che soddisfino le esigenze delle comunità in cui si trovano le strutture. In ogni caso, tutti i progetti devono essere improntati a criteri di innovazione e sviluppo sostenibile, oltre a creare valore condiviso per la comunità e il territorio circostante. LEGGI TUTTO

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    Trasporti, Cingolani: “Decarbonizzazione solo con auto elettrica rallenta transizione ecologica”

    (Teleborsa) – “Che l’elettrificazione dei trasporti sia un processo irreversibile su cui siamo tutti d’accordo senza se e senza ma credo sia superfluo sottolinearlo. L’Europa stabilisce un grande target di decarbonizzazione insieme alle grandi organizzazioni internazionali, come ridurre i gas serra del 55% al 2030 rispetto al 1990 e questo va bene, però la stessa commissione europea non può pretendere di dire che quel target si raggiunge in un solo modo, nel caso specifico dei trasporti con l’auto elettrica”. È quanto ha affermato Roberto Cingolani, fisico ed ex ministro della Transizione ecologica del governo Draghi, intervenuto oggi a Focus Economia di Sebastiano Barisoni su Radio 24. “Bisogna stare molto attenti, nessuno si è opposto all’elettrificazione delle auto, anzi. Stiamo tutti lavorando per cambiare la filiera, per cambiare i modelli produttivi – prosegue Cingolani –. Chi dice solo con l’auto elettrica in realtà sta rallentando la transizione ecologica. In Europa ci sono 400milioni di veicoli e una grossa percentuale è inquinante, non è nemmeno euro 6″.”In Europa – ha detto Cingolani commentando l’idea di puntare tutto sull’auto elettrica per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione – c’è una differenza di reddito pro-capite che va dai 115mila euro annui del cittadino Lussemburghese agli 8600 del bulgaro. Siccome oggi un’auto elettrica costa, a parità di categoria, 15mila euro in più dell’equivalente endotermica, se l’Europa pretende di dire che si arriva a questa decarbonizzazione per il 2030/2035 ma solo con auto elettrica comincia a a creare una discriminazione paurosa. Il cittadino lussemburghese si compra l’auto elettrica con 6 mesi di stipendio, il bulgaro con 6 anni di stipendio. Questo è un ambientalismo da ricchi, che crea discriminazione. Chi ha la macchina euro 2 o euro 3 in Europa non è che ce l’ha perché gli piace inquinare, ce l’ha perché non ha i soldi per cambiarla. Esistono delle tecnologie che consentono di decarbonizzare anche le vecchie automobili, nel caso specifico è l’esempio dei sintetic fuel, che sono costosi, vanno incentivati come si incentiva qualsiasi cosa che va per l’ambiente ci mancherebbe. Quello che ha detto l’Italia e che ha appoggiato la Germania con la stessa logica è: benissimo l’elettrico, ma nel frattempo consentiamo anche a quelli che non hanno i soldi di decarbonizzare. La posizione di neutralità tecnologica dice: ‘utilizziamo qualunque mezzo tecnologico abbiamo che consenta a chiunque al meglio delle proprie possibilità di decarbonizzare’. Come si fa ad essere contro a una cosa del genere?”.”Abbiamo – ha detto Cingolani – una geografia lunga 1330 km e larga 250, ben diverso è un paese a geometrica circolare a quadrata, dove si arriva da punto a punto con un pieno elettrico, in Italia no. Io guido un’ibrida perché comunque sono attento alla produzione di gas serra. Non posso comprare un’auto elettrica perché non ho dove ricaricarla vicino a casa e perché purtroppo per il tipo di vita che faccio io come guidatore non mi consente degli spostamenti in tempi ragionevoli, preferisco andare in treno. Detto ciò, l’Italia ha un piano nel PNNR di mettere 27mila colonnine nei prossimi 5 anni, non deve perdere un secondo sull’elettrificazione, sta accelerando molto sulla produzione di energia rinnovabile, deve mantenere gli impegni presi e deve predisporre il futuro della mobilità elettrica. Però l’Italia su 35 milioni di autoveicoli ne ha una dozzina che sono meno di euro 6. Mentre noi predisponiamo tutto, a questi italiani – ha concluso Cingolani – possiamo dare l’opportunità di decarbonizzare i loro autoveicoli?”. LEGGI TUTTO

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    Alimentazione, BCG: “Aumento prezzi penalizza proteine alternative. Ma potenziale green è enorme”

    (Teleborsa) – Le proteine alternative, ovvero quelle di origine non animale, continuano la corsa alla conquista del mercato. Stando al report di BCG “Taking Alternative Proteins Mainstream”, il loro potenziale è innegabile: aumentare la loro quota a livello globale dall’attuale 2% all’8% entro il 2030 potrebbe portare ad una riduzione delle emissioni di CO2 equivalente alla decarbonizzazione del 95% dell’industria aeronautica. Per far crescere a lungo termine questo nuovo settore, però, è fondamentale un approccio incentrato sul consumatore. Nel 2022 il mercato al dettaglio statunitense delle proteine alternative è cresciuto del 9% e le vendite di prodotti lattiero-caseari alternativi sono aumentate del 12%, crescendo più rapidamente di quelle dei corrispettivi tradizionali (+10%); il latte vegetale refrigerato ha registrato un incremento delle vendite dell’8% e la categoria degli spalmabili, come la margarina alternativa, è cresciuta a due cifre dopo la contrazione del 2021.Le carni alternative stanno inoltre diventando una presenza fissa nei ristoranti fast-food di tutto il mondo: un canale cruciale perché crea l’opportunità per i consumatori di provare nuovi prodotti, spingendo così gli acquisti al dettaglio. In questo contesto, infatti, sono nate partnership come quella tra McDonald’s e Beyond Meat (adesso interrotta) oppure tra Burger King e Impossible Foods, con l’obiettivo di rendere il 50% del menu della catena food a base vegetale entro il 2030. Ciò nonostante, dopo le cifre esplosive registrate nel 2019 e nel 2020 (che hanno visto un aumento del 25% delle vendite al dettaglio), le vendite di carne alternativa sono diminuite dello 0,4% nel 2022, contro un aumento dell’8% della carne tradizionale. La decelerazione di questi prodotti green era prevedibile, poiché – si legge nel report – il 2020 è stato un anno anomalo, con vendite al dettaglio gonfiate dagli effetti del COVID-19. Il calo registrato nell’ultimo anno è dovuto principalmente a una contrazione del 14% dei volumi di carne alternativa refrigerata rispetto all’anno precedente, nonostante questa abbia ottenuto un aumento dei ricavi del 6%, dato l’aumento di prezzo che le aziende hanno effettuato per compensare la diminuzione delle unità vendute. “L’attuale contesto di mercato, caratterizzato da aumento dei prezzi e inflazione dei costi ha rallentato la crescita delle vendite al dettaglio di carni alternative, perché non tutti i consumatori sono disposti a pagare un sovrapprezzo per questo tipo di prodotti – spiega Lamberto Biscarini, managing director e senior partner di BCG –. Anche le preoccupazioni relative al prodotto rimangono al centro dell’attenzione dei consumatori, secondo cui c’è ancora margine di miglioramento su aspetti come gusto e consistenza. Per ottenere un’adozione su larga scala, l’industria dovrà lavorare su queste dimensioni e cercare di raggiungere la parità con la carne tradizionale”.L’innovazione è dunque necessaria, soprattutto perché, stando ai risultati, i vantaggi che i prodotti a base di carne alternativa offrono già oggi non sono sempre apprezzati dai consumatori: nel prendere decisioni sul cibo, solo il 20% di questi basa le proprie scelte d’acquisto su temi di sostenibilità, mentre il 60%, ovvero il segmento mainstream, pur preoccupandosi della sostenibilità della filiera alimentare, è influenzato da altre esigenze. Si tratta di elemento rilevante per poter portare il consumo di proteine green su ampia scala.Da una ricerca BCG e Blue Horizon basata su dati di social listening di Instagram raccolti su oltre 300 consumatori statunitensi, è emerso che i criteri principali per l’acquisto di proteine alternative sono il gusto e il valore nutrizionale. I dati hanno mostrato come le associazioni spontanee nei consumatori tra le parole legate al gusto e alla salute con la carne alternativa, siano diminuite rispettivamente del 5% e del 3% dal 2021 al 2022. Ci sono quindi degli ostacoli di percezione nei consumatori, su cui le aziende possono lavorare ottimizzando la comunicazione. Attraverso i principi della scienza comportamentale, BCG ha individuato quattro azioni da attuare: le prime due possono essere implementate rapidamente da tutte le aziende, mentre le altre due dipendono dall’occasione d’uso dei prodotti. Limitare le diciture “vegano” e “vegetariano” sulle confezioni, perché possono creare una barriera psicologica nei consumatori tradizionali. È consigliabile sostituirle con “non contiene derivati animali” o “adatto a una dieta vegana”: in questo modo il prodotto continuerà a essere informativo senza dissuadere gli onnivori. Accanto alla dicitura “a base vegetale” è utile specificare la fonte proteica del prodotto, per generare familiarità nei consumatori, superando l’idea che le carni alternative siano eccessivamente lavorate o artificiali. Dare spazio sulla confezione al lato sensoriale della carne alternativa: come avviene per i prodotti tradizionali, le aziende dovrebbero comunicare ai consumatori gli aspetti positivi legati al sapore e alla consistenza dei prodotti, utilizzando, ad esempio, termini quali “saporito” o “arrostito a fuoco lento”. I marchi possono anche combinare questo linguaggio con immagini vivaci e allettanti. Questa soluzione è particolarmente importante quando ci si rivolge a occasioni di consumo in cui la desiderabilità è l’esigenza principale dei consumatori. Quando si commercializza un prodotto che ha un profilo nutrizionale desiderabile e che si rivolge a un’occasione salutistica, enfatizzare sul packaging i benefici per la salute può avere sui consumatori una certa risonanza. Solo il 56% dei 25 marchi di carne alternativa più famosi, applica almeno 2 di questi 4 principi e, non a caso, il tasso di crescita di questi brand dal 2019 è 6 volte superiore a quello delle aziende concorrenti che non li hanno ancora implementati.Lo studio di BCG indica poi altre azioni concrete che le aziende possono compiere per costruire quote di mercato a lungo termine. In primis è necessario comprendere chi sono i consumatori mainstream e di cosa hanno bisogno nelle varie occasioni d’uso del prodotto, ma anche innovare i prodotti a base di proteine alternative per migliorarne gusto, consistenza e prezzo. Diventa necessario quindi, eseguire test che permettano di simulare il comportamento dei consumatori nel mondo reale e adottare un approccio di apprendimento continuo, affinando sia i prodotti che la comunicazione legata a essi. I prodotti lattiero-caseari alternativi hanno dimostrato che il passaggio al mainstream è possibile: anche per il settore della carne alternativa è ora di cogliere quest’opportunità. LEGGI TUTTO