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    STMicroelectronics, Standard Ethics conferma il rating ESG

    (Teleborsa) – Standard Ethics ha confermato il Corporate Standard Ethics Rating (SER) “EE” a STMicroelectronics, colosso italo francese dei semiconduttori. Si tratta del sesto notch su nove (nella fascia “Strong”) della scala usata dall’agenzia di rating indipendente con sede a Londra e focalizzata sulla sostenibilità. La società mantiene un rating EE senza produrre scostamenti, commenta l’agenzia di rating. Si rileva un allineamento alle indicazioni internazionali sulla Sostenibilità nel modello standard di rendicontazione extra-finanziaria, nella definizione degli obbiettivi, nel sistema di gestione e prevenzione dei rischi ESG e negli strumenti di governo ancorati alle referenze sovranazionali di Onu, Ocse e Ue.Gli analisti osservano l’evoluzione dei piani industriali e raccomandano di seguire con attenzione le Linee Guida Ocse per le Imprese Multinazionali anche per eventuali delocalizzazioni o ristrutturazioni. LEGGI TUTTO

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    Banche italiane non quotate bocciate sui fattori ESG. Indietro su parità di genere e AI

    (Teleborsa) – Le banche italiane non quotate sono largamente insufficienti nel loro impegno sui fattori ESG (Environmental, Social e Governance). È quanto emerge da un rapporto di Standard Ethics, agenzia di rating indipendente con sede a Londra e focalizzata sulla sostenibilità, che ha effettuato la ricognizione con l’obiettivo di valutare la loro capacità di interpretare e semplificare i temi di Sostenibilità per renderli funzionali ai rapporti con clientela, fornitori e destinatari dei propri investimenti.Sono stati selezionati 43 istituti tra gruppi e singole banche non quotate. La selezione è avvenuta tra i primi 100, per mezzi amministrati, escludendo gruppi esteri o quotati. L’indagine ha tenuto conto di 23 marcatori distribuiti in 4 macroaree di appartenenza: i) procedure e policy ESG ii) target ESG iii) valutazioni ESG iv) policy ESG attinenti al settore bancario.Dallo studio emergono i seguenti punti chiave: solo il 14% delle banche pubblica una policy ambientale; solo il 9% pubblica una policy sui diritti umani e nessuna banca ha una policy sull’Intelligenza Artificiale; solo il 19% pubblica una policy sulla parità di genere ed il 26% pubblica una policy su diversità ed inclusione.Guardando agli aspetti su cui più si avvicinano alle banche quotate, quello che spicca è la parte ambientale, “perché più in odore di regolamentazione”, dice a Teleborsa Jacopo Schettini Gherardini, Direttore dell’Ufficio Ricerca di Standard Ethics. “Ma è una visione che lascia scoperti altri ambiti e lascia che alcuni rischi non siano né individuati, né gestiti, né mitigati”, sottolinea l’esperto.Dal report emerge anche che, sebbene il 98% del campione pubblichi un Codice Etico o di Condotta, solo il 22% degli strumenti di governo appaiono conformi e dotati di riferimenti internazionali sulla Sostenibilità di Onu, Ocse e Ue, mentre il 55% delle banche analizzate fornisce una rendicontazione ESG standard.Un dato che salta all’occhio è che il tasso medio di rappresentanza del genere meno rappresentato in CdA è di circa il 30%. Inoltre, solo in 6 banche dell’insieme, ovvero circa il 14% dei casi, viene raggiunta la parità di genere nel CdA.Standard Ethics scrive nelle sue conclusioni che i risultati suggeriscono ampie difformità nella comunicazione e nelle politiche adottate. Sebbene alcune banche non quotate abbiano iniziato un percorso di allineamento alle indicazioni internazionali, nel complesso il divario rispetto agli standard internazionali e alle banche quotate resta significativo.Schettini Gherardini non crede che l’impegno sia solo di facciata, ma “l’allineamento alle indicazioni di Sostenibilità è sporadico. Due dati tra i tanti: delle banche non quotate esaminate solo il 9% pubblica una policy sui diritti umani, contro il 100% delle quotate; solo il 7% ha un rating e interloquisce con una agenzia di rating specializzata e indipendente, contro il 100% delle quotate. E non è una questione di dimensione”.Da report emerge che, al netto degli obblighi regolamentari, sembrano rari i casi in cui sia stata effettuata una preventiva analisi di posizionamento sui rischi ESG e appare diffuso l’impiego di consulenza esterna in termini di comunicazione e rendicontazione. In molti casi, ne deriva una ridotta coerenza delle comunicazioni pubbliche in ambito ESG Risk Management, governance, politiche e target ESG, così come appare debole il loro allineamento alle indicazioni internazionali.Guardando al futuro, Schettini Gherardini si aspetta dei passi avanti perchè “siamo in un periodo storico in cui è molto forte la richiesta da parte dei clienti di trasparenza sui temi ambientali, sociali e di governo”. Inoltre, “la decisione, da parte della Commissione europea, di posporre alcuni obblighi di rendicontazione pubblica renderà ancora più importante interloquire con le agenzie di rating per non rimanere nel limbo e non sapere come porsi nella fase di passaggio” e “vedere che i concorrenti si muovono con maggiore chiarezza e decisione spingerà il settore a non affidarsi solo alla consulenza esterna (spesso legata al marketing) ma a migliorare le professionalità interne e dotarle dei punti di riferimento più adeguati al fine di decidere”.Le banche analizzate da Standard Ethics, che non ha pubblicato i dettagli dei singoli istituti, sono: Banca Cambiano 1884, Banca Cf+ Credito Fondiario, Banca del Fucino, Banca del Piemonte, Banca di Cividale (CiviBank), Banca di Credito Popolare, Banca Ersel, Banca Ifigest, Banca Investis, Banca Popolare Alto Adige, Banca Passadore, Banca Popolare del Lazio, Banca Popolare di Fondi, Banca Popolare Etica, Banca Popolare di Piacenza, Banca Popolare Puglia e Basilicata, Banca Popolare Pugliese, Banca Popolare di Ragusa (BAPR), Banca Popolare Valsabbina, Banca Progetto, Banca Promos, Banca Santa Giulia, Banca Sella, Banca Stabiese, Cassa Centrale Alto Adige, Cassa Centrale Banca, Cassa di Bolzano, Cassa di Fermo, Cassa di Risparmio di Asti, Cassa di Volterra, Cherry Bank, Extrabanca, Ibl Banca, Iccrea Banca, Imprebanca, Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, La Cassa di Ravenna, Mediocredito Centrale, Prader Bank, Solution Bank, Suedtirol Bank, Tyche Bank, Vivibanca. 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    Cia: accordo con l’Università di Siena per misurare sostenibilità imprese agricole

    (Teleborsa) – Un progetto congiunto di misurazione e rendicontazione della sostenibilità delle imprese agricole italiane. Questo il tema e l’obiettivo dell’accordo tra Cia-Agricoltori Italiani e Università di Siena, siglato dal presidente Cristiano Fini e dal rettore Roberto Di Pietra. ?Il Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, infatti, nell’ambito dell’area di ricerca Spoke 9 del Centro nazionale Agritech finanziato dai fondi del Pnrr, sta implementando una metodologia per la misurazione delle performance di sostenibilità (economica, sociale, ambientale) delle aziende agricole, basata su standard nazionali e internazionali, definendo un vero e proprio punteggio. Focus su cinque filiere rappresentative del Made in Italy (vitivinicola, olivicola, lattiero-casearia, ortofrutticola, cerealicola) e su differenti dimensioni aziendali (micro, piccola e media).Un progetto su cui Cia – spiega una nota – ha scelto convintamente di collaborare. Con l’incontro del 20 marzo, alla presenza dei responsabili del Santa Chiara Lab, Angelo Riccaboni e Cristiana Tozzi, e di circa 60 referenti delle sedi regionali e provinciali, è stato costituito un gruppo di lavoro del sistema Cia finalizzato a testare la metodologia e validare quesiti e indicatori di misurazione della sostenibilità presso un numero concordato di imprese associate. Scopo finale è quello di offrire a tutte le aziende agricole interessate, anche le più piccole, l’accesso gratuito a strumenti di misurazione e rendicontazione della sostenibilità; favorire il miglioramento delle performance di sostenibilità affiancando le imprese nell’identificazione dei punti di forza o di miglioramento; orientare le imprese associate nel percorso verso la cultura della sostenibilità, attraverso attività di sensibilizzazione e formazione; sostenere l’azienda associata nella valorizzazione della reportistica sulla sostenibilità (report, bilancio) presso gli Istituti bancari, il mercato intermedio e il consumatore finale.Cia – conclude la nota – si impegna, inoltre, a testare la misurazione della sostenibilità all’interno delle relazioni di filiera, individuando due specifici case-history. Infine, l’accordo tra Cia e Università di Siena prevede la reciproca volontà di proseguire la collaborazione per affinare la misurazione della sostenibilità in alcuni ambiti specifici (emissioni dirette, calcolo impronta idrica, carbon credits, ecc.) e per sviluppare forme di validazione e certificazione, sempre nell’interesse delle imprese agricole italiane. LEGGI TUTTO

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    Esg e report di sostenibilità: logistica e istituzioni a confronto

    (Teleborsa) – Le modifiche proposte dalla Commissione europea e dal Consiglio Ue nel pacchetto Omnibus alla direttiva CSRD, quella che prescrive a una più ampia platea di imprese di redigere una rendicontazione di sostenibilità, rendono più incerto l’attuale quadro normativo e potrebbero compromettere il percorso virtuoso di tutte le filiere industriali, compresa quella della logistica. Un settore responsabile di un quarto delle emissioni nocive e non esente da altre situazioni di gestione aziendale poco sostenibili: tutti elementi che la direttiva e il legislatore nazionale puntano a sanare. Questi i temi al centro del confronto promosso da Economia Pulita e chiuso dal viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi, che si è tenuto oggi nella sede romana del Parlamento Europeo. Un convegno tra imprese della filiera della logistica e istituzioni per confrontarsi e chiedere urgenti chiarimenti sull’evoluzione delle normative nazionali ed europee in materia di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG).”In un contesto industriale e finanziario di estrema fragilità ed incertezza – ha ribadito Alessandro Servadei, presidente di Economia Pulita – la politica europea ed italiana sostenga un percorso lineare delle imprese verso la sostenibilità, evitando di passare da stringenti obblighi e tempi non compatibili con le PMI italiane, ad un rinvio incerto, con il rischio di inutili costi in capo alle imprese che avevano già iniziato un percorso di compliance”.”Il settore della logistica e del trasporto merci in Italia vale circa 135 mld di euro l’anno con un’incidenza sul Pil nazionale del 8,2%. Ma nel settore si verifica il 17% di tutti gli infortuni mortali sul lavoro, la produzione di un terzo dei gas climalteranti emessi dai trasporti e quasi metà degli ossidi di azoto e delle polveri sottili addebitate al solo trasporto su strada. Bastano questi numeri – ha evidenziato Antonello Fontanili, direttore di Uniontrasporti – a definire l’urgenza di proseguire con più vigore il percorso verso una maggiore sostenibilità ambientale e sociale con obiettivi rendicontati e certificati in maniera trasparente”.Secondo i dati dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, presentati dal direttore Damiano Frosi, l’80% delle aziende che acquistano logistica ha già avviato progetti di transizione ambientale e chiede di fare altrettanto agli altri attori della filiera. Il 57% dei fornitori di logistica sta rispondendo con l’utilizzo di almeno 4 tecnologie diverse per la sostenibilità ambientale, mentre è ancora in salita l’allineamento sulla sostenibilità sociale e di governance. La proposta di modifica, che dovrà essere approvata dalle istituzioni europee, pur introducendo alcune auspicate semplificazioni, esclude dall’obbligo le PMI, per le quali verrà introdotto uno standard di rendicontazione volontario della sostenibilità. Questo potrebbe generare ulteriori elementi di confusione, aumentare i costi e rendere più incerti gli investimenti che le aziende hanno avviato per ottenere la compliance ai criteri ESG indicati dalla direttiva, così come recepita in Italia a settembre del 2024 (decreto legislativo 125/2024). Del resto, l’adeguamento a quei criteri, non ultimi quelli che impongono una maggior trasparenza gestionale e contabile, sono ormai gli stessi richiesti dal sistema creditizio e finanziario e rappresentano un sensibile elemento attrattivo nei confronti dei principali stakeholder e, quindi, un irrinunciabile fattore di competitività.Tuttavia, l’urgenza di chiarimenti normativi, associati alla consapevolezza che gli obiettivi fissati dalla direttiva non potranno comunque essere elusi, è emerso durante il confronto a cui hanno preso parte Gianluigi Mason, Logistics Italy director Barilla; Paolo Guidi, general manager CMA CGM Shipping; Umberto Ruggerone, ad Malpensa Intermodale FNM Group; Silvia Arceci, cargo manager Aeroporto Marconi di Bologna; Antonio Gurrieri, ceo Alpe Adria Spa; Roberto Tosetto, direttore Interporto Padova; Fabrizio Ossani, coordinatore Federtrasporti; Domenico Cimei, responsabile Area Logistica Almaviva e Fabio Glave, ceo Gieffe Reserch. “In queste modifiche – secondo Francesco Montanari, coordinatore scientifico di Economia Pulita – è evidente l’ulteriore rischio di allontanare le PMI dal concetto di “impresa sostenibile”: il valore sociale di un’impresa ed il suo agire sostenibile non promanano solo dalle direttive europee, ma anche da norme già in vigore che impongono di comunicare agli stakeholder (prime fra tutte le banche) molteplici informazioni di natura non solo quantitativa, ma anche qualitativa. Il processo verso la sostenibilità (non solo ambientale) deve proseguire, gestendo in modo altamente professionale l’attuale complessità per cogliere le opportunità del nuovo megatrend ESG. Tutte le imprese, anche le più piccole se adeguatamente istruite, possono averne dei vantaggi, quantomeno in termini di accesso al credito e partecipazione a filiere”. LEGGI TUTTO

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    Finanza sostenibile, Consob: “Obiettivi ESG ancora poco integrati nei piani aziendali”

    (Teleborsa) – La Consob ha analizzato, per la prima volta, l’informativa sugli obiettivi Environmental, Social e Governance (Esg) nei piani industriali di un campione di società italiane. In particolare, oltre ai piani industriali e ai relativi comunicati stampa, sono state considerate anche le informazioni rese nei prospetti informativi, nelle relazioni finanziarie annuali e nelle dichiarazioni non finanziarie di 52 società (anche non quotate) che tra il 2020 e il 2021 hanno pubblicato un prospetto informativo ai fini dell’offerta/ammissione alle negoziazioni di titoli di capitale o di debito nei mercati regolamentati italiani. Lo studio “L’integrazione dei fattori ESG nella strategia aziendale: un’analisi della disclosure societaria. Primi spunti di riflessione” è stato curato da M.C. Lena (coordinatrice), F. Fancello (coordinatore analisi dati), M.G. Altamura, V. Anzellotti, C. Bisogno, S. Cocci, G. Di Stefano, R. Ertman, I. Fabbiani, M. Mencarelli, L.E. Olita, M. Tartaglione.La fotografia scattata dalla Consob, relativa ai dati 2021 e 2022, evidenzia in generale un progressivo aumento dell’informativa ESG in senso lato, inclusi i relativi rischi, nell’ambito della pianificazione (dal 19% degli emittenti analizzati nel 2021 al 29% nel 2022).Tuttavia, con specifico riferimento all’informativa sugli obiettivi Esg nei piani industriali, il numero degli emittenti appare: ancora limitato, sebbene in aumento (dal 15 % del campione nel 2021 al 27% nel 2022); correlato positivamente alle dimensioni societarie; riconducibile in prevalenza al settore finanziario.Inoltre, la rappresentazione di obiettivi Esg nei piani spesso non è corredata da metriche quantitative (quindi misurabili), mentre risultano preferiti obiettivi misti (quali-quantitativi) e/o generici. La metrica quantitativa più frequentemente utilizzata per gli obiettivi Esg dei piani industriali riguarda la riduzione di emissioni nocive per l’ambiente. Anche negli altri documenti esaminati l’informativa sugli obiettivi Esg dei piani industriali appare spesso declinata in termini più formalistici che concreti, focalizzandosi più sull’enumerazione di rischi di mancata applicazione della normativa ambientale o dei princìpi di governance, piuttosto che sulla rappresentazione di obiettivi Esg misurabili in concreto.I dati dello studio evidenziano, quindi, che nel periodo analizzato non risulta ancora raggiunto un elevato livello di maturità sui temi Esg da parte dell’insieme delle società incluse nel campione. Tale conclusione deve essere inquadrata alla luce del breve lasso di tempo trascorso dall’introduzione della normativa Esg e dell’evoluzione del quadro normativo in corso. LEGGI TUTTO

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    Europa, fino a 119 miliardi di dollari in fondi ESG con cambio norme su investimenti in armi

    (Teleborsa) – Un allentamento completo di tutte le restrizioni agli investimenti in armamenti per i fondi SFDR articolo 9 e 8 (le due principali categorie di fondi ESG dell’Unione Europea) avrebbe il potenziale di guidare 53-119 miliardi di dollari di flussi verso il settore aerospaziale e della difesa A&D in Europa, che rappresenterebbe una crescita di 6-12 volte rispetto all’esposizione attuale. Lo si legge in una ricerca di Morgan Stanley sul tema.Gli ultimi dati disponibili mostrano che in media questi fondi hanno attualmente 10 miliardi di dollari di esposizione in dollari al settore A&D europeo, pari al 2% dell’esposizione della capitalizzazione di mercato A&D.”Qualsiasi potenziale allentamento delle esclusioni sembrerebbe probabilmente concentrarsi sulle armi convenzionali e nucleari – viene sottolineato – Un allentamento su vasta scala delle esclusioni potrebbe generare un flusso significativo, ma cambiare le esclusioni richiederebbe tempo. Un allentamento su vasta scala è improbabile poiché la ratifica nazionale dei trattati internazionali limita le “armi controverse”. LEGGI TUTTO

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    Valtellina emette minibond ESG-Linked sottoscritto da UniCredit con garanzia SACE

    (Teleborsa) – Valtellina, azienda lombarda attiva nel settore delle infrastrutture per le telecomunicazioni, l’energia e i trasporti, annuncia l’emissione di un minibond di 20 milioni di euro, integralmente sottoscritto da UniCredite garantito da SACE, nell’ambito del suo impegno a supporto delle imprese italiane che investono nella crescita sostenibile e innovativa. Il minibond, di durata quinquennale e piano di rimborso amortising, è ESG-linked, ovvero prevede un meccanismo di premialità che consente di migliorare il tasso di interesse applicato in funzione del raggiungimento di specifici obiettivi di sostenibilità. Il rating ESG dell’azienda, assegnato da EcoVadis, sarà il parametro chiave per determinare le condizioni migliorative.L’operazione rientra in un più ampio piano strategico di crescita di Valtellina, volto a potenziare le proprie attività e investimenti nel mercato italiano, con particolare attenzione all’innovazione dei servizi offerti e ai processi interni, e alla sostenibilità aziendale. “Siamo orgogliosi di questa collaborazione con UniCredit, che rappresenta un ulteriore passo nella realizzazione della nostra visione di crescita sostenibile e rafforzamento nel mercato italiano”, ha dichiarato Marzia Ostuni, CEO di Valtellina, aggiungendo “potremo accelerare i nostri piani di sviluppo, investendo in nuove opportunità e consolidando la nostra posizione competitiva anche attraverso l’acquisizione di nuovi asset, con un focus sempre più forte sulla sostenibilità”.”Il supporto all’economia lombarda e ai nostri clienti è al centro della nostra strategia. Sosteniamo gli investimenti di Valtellina, attraverso un minibond Esg linked che impegna la società a raggiungere specifici obiettivi di sostenibilità”, ha dichiarato Marco Bortoletti, Regional Manager Lombardia di UniCredit, spiegando “con questa operazione ribadiamo l’efficacia dei minibond come strumenti per il finanziamento degli investimenti finalizzati alla transizione ecologica e alla sostenibilità e consolidiamo la nostra leadership nel comparto delle emissioni obbligazionarie a favore delle imprese lombarde”.”SACE si impegna a supportare il rafforzamento e lo sviluppo delle imprese italiane, contribuendo alla crescita e alla sostenibilità dell’economia del Paese – dichiara Fabio Guglieri, Senior Relationship Manager Lombardia di SACE – Siamo orgogliosi di aver supportato Valtellina con questa iniziativa che promuove non solo innovazione e eccellenza nelle infrastrutture di telecomunicazione, ma anche impegno concreto verso la sostenibilità ambientale e sociale”. LEGGI TUTTO

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    Snam, le emissioni Scope 1 e 2 sono diminuite del 16% nel 2024

    (Teleborsa) – Snam, società di infrastrutture energetiche quotata su Euronext Milan, ha comunicato che nel 2024 le emissioni Scope 1 e 2 sono diminuite del 16% rispetto al 2023 nel perimetro target (perimetro regolato, aggiustato per la FSRU di Piombino, che ha contribuito alle emissioni del 2024), e di oltre il 28% rispetto alla baseline del 2022. È quanto emerge dalla nota sui conti 2024.Questo risultato è stato principalmente ottenuto grazie agli sforzi continui per ridurre le emissioni di metano, che sono diminuite del 13% rispetto all’anno precedente e del 62% rispetto alla baseline del 2015 per gli impegni UNEP, e grazie all’ottimizzazione del dispacciamento. I risultati sono stati anche influenzati da alcuni fattori imprevedibili e cambiamenti nel contesto, come il minor utilizzo della dorsale nordafricana più energivora rispetto a quella russa.Nel perimetro target, le emissioni Scope 3 sono diminuite del 10% rispetto al 2023 e del 15% rispetto alla baseline del 2022, grazie a una significativa riduzione dell’intensità delle emissioni dalla Supply Chain e alle minori emissioni delle controllate.Con riferimento alla Sustainability Scorecard di Snam, i risultati significativi per il 2024 includono: (i) la finanza sostenibile che raggiunge l’84%, con l’obiettivo per il 2029 aumentato al 90%; (ii) oltre 2.000 km di rete certificata hydrogen-ready; (iii) oltre 100 kton di CO2 equivalenti evitati grazie ai business del biometano ed efficienza energetica; e (iv) le donne rappresentano il 26,5% dei ruoli dirigenziali. LEGGI TUTTO