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    Servizio militare o equiparato, Anief: “La giustizia sta prevalendo”

    (Teleborsa) – È giusto considerare il punteggio relativo al servizio militare di leva (o equiparato) prestato non in costanza di rapporto di lavoro con il ministero dell’Istruzione. Lo ha confermato il Consiglio di Stato, accogliendo l’istanza cautelare a favore del personale Ata della scuola che ha chiesto di valutare tale periodo, svolto al servizio dello Stato, “di cui alla tabella esplicativa in possesso il titolo di studio valido per l’accesso ai rispettivi profili professionali”. Per il Consiglio di Stato, – spiega l’Anief in una nota – il servizio militare di leva o del servizio sostitutivo assimilato per legge al servizio militare, va quindi riconosciuto ai fini della “valutazione per intero nella graduatoria ove hanno chiesto l’inclusione – del servizio militare di leva (o del servizio sostitutivo ad esso assimilato) non effettuato in costanza di nomina – quale servizio prestato nelle scuole statali”, conferendo “quindi punti 6 per ogni anno e punti 0,50 per ogni mese o frazione superiore a 15 giorni nei rispettivi profili professionali”.”La giustizia alla lunga sta prevalendo anche su questa battaglia in difesa dei diritti dei lavoratori precari della scuola: l’amministrazione – ha commentato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – deve spiegare ai giudici perché un servizio svolto comunque per lo Stato, quale è quello del militare o dell’anno svolto su mansioni equiparata, se successivo al conseguimento del titolo di studio, non debba essere considerato aspecifico e quindi utile a migliorare il proprio punteggio nelle graduatorie. È un concetto che vale per i docenti e ora pure per il personale amministrativo, tecnico e per i collaboratori scolastici. Invitiamo pertanto tutti coloro che possono chiederne la validità a rivolgersi all’Anief per chiedere come ricorrere per ottenre la valutazione servizio militare prestato non in costanza di nomina”. LEGGI TUTTO

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    Mancate immissioni in ruolo: si va verso un altro record di supplenze. Anief ricorre

    (Teleborsa) – Quanti saranno i posti non assegnati, per mancanza di candidati, delle oltre 94mila immissioni in ruolo di nuovi docenti? Anief ha previsto che a finire a supplenza annuale sarà circa la metà del contingente autorizzato dal Mef per l’individuazione dei nuovi insegnanti a tempo indeterminato. Il problema è noto: vi sono diverse graduatorie ad esaurimento vuote, soprattutto nella scuola secondaria e al Nord, e anche molte graduatorie concorsuali non ancora pubblicate. Anche la stessa call veloce, creata “per mettere a disposizione di GaE e docenti inseriti nelle Graduatorie di merito dei concorsi di altre regioni/province i posti residui dalla procedura ordinaria di immissioni in ruolo – potrebbe, dopo il flop del 2020 (solo 2.000 assunzioni) essere ancora una volta scartata a causa dei vincoli di territorialità dopo l’assunzione”, scrive giustamente la stampa specializzata. Come “scialuppa di salvataggio” si sarebbero potete utilizzare le graduatorie provinciali per le supplenze, solo che l’amministrazione considera utili per le immissioni in ruolo solo i docenti precari inseriti nella prima fascia GPS per i posti di sostegno.”Quello di limitare le immissioni in ruolo da Gps alla prima fascia di sostegno – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è un grave errore dell’amministrazione, che farà perdere tantissime assunzioni a tempo indeterminato e andrà a gonfiare ulteriormente il numero delle supplenze annuali. Considerando i ritardi nella formazione delle graduatorie di merito e la mancanza di aspiranti in tante GaE, occorreva estendere la procedura anche alle discipline comuni, dove sono collocati tanti docenti abilitati all’insegnamento e con anni di esperienza. Non è stato fatto e dopo avere denunciato tutto al Comitato europeo per i diritti sociali e al Comitato dei Ministri del Consiglio europeo, ci accingiamo a portare la questione nei tribunali italiani, perché dalle Gps possono arrivare tanti docenti per essere assunti in ruolo”, conclude Pacifico.L’Ufficio Studi Anief ha quindi deciso di pre-ricorrere in tribunale per includere tra i candidati alle assunzioni a tempo indeterminato anche i posti curricolari della scuola di primo e secondo grado. LEGGI TUTTO

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    Futurità, Intesa Sanpaolo: “Con WeSchool 2300 studenti progettano un futuro sostenibile”

    (Teleborsa) – Si è conclusa la seconda edizione di Futurità, il progetto di educazione civica e digitale di Intesa Sanpaolo realizzato in collaborazione con WeSchool, l’azienda EdTech leader nell’innovazione della didattica nelle scuole. L’iniziativa – spiega Intesa Sanpaolo in una nota – ha l’obiettivo di coinvolgere i giovani su temi legati all’economia sostenibile, ai cambiamenti del mondo del lavoro e alle nuove professioni legate alla sostenibilità. L’edizione 2022, la prima in cui è stato possibile unire con continuità la didattica in presenza e gli strumenti digitali e interattivi dopo la pandemia, ha visto la partecipazione di 2300 studenti delle scuole secondarie superiori, 130 classi da 42 scuole in tutta Italia.Il progetto – prosegue la nota – rientra pienamente nell’impegno ESG di Intesa Sanpaolo a favore della crescita sostenibile del Paese. In particolare, con il Piano di Impresa 2022-2025 il Gruppo si è impegnato a promuovere programmi di occupabilità giovanile per oltre 3mila giovani come “Giovani e Lavoro” e “Generation4Universities” e coinvolgere oltre 4mila scuole e università in programmi di educazione inclusiva.Attraverso attività di debate, cooperative learning e role play – come vestire i panni del fondatore di un social network che deve proteggere la privacy dei suoi utenti, o di un Energy Manager che valuta l’impatto ambientale della propria azienda, oppure scoprire come un motore di ricerca possa alimentare la flora dell’Amazzonia – che hanno portato i giovani a sfidarsi in una competizione nazionale, Futurità – spiega Intesa Sanpaolo – propone un approccio nuovo, pensato appositamente per i ragazzi della Generazione Z: partendo dall’Agenda 2030 e dalla data economy, gli studenti hanno compreso perché “sostenibilità” oggi non significhi solo rispetto dell’ambiente, ma anche gender parity, protezione della propria privacy e identità digitale, domotica, sharing mobility e molto altro. Con il gioco “Una settimana da CEO”, gli studenti hanno scelto un’azienda e definito una strategia per affrontare le sfide del futuro, come migliorare la sostenibilità ambientale della propria impresa e tutelare i dati dei propri utenti. Cinque sono i gruppi vincitori di Futurità. Tra questi c’è il Liceo Falcone e Borsellino di Arese (Milano), i cui studenti hanno progettato un data center a basso impatto ambientale, grazie a sistemi di ventilazione e raffreddamento d’avanguardia. Ma ci sono anche i ragazzi e le ragazze dell’Istituto Madonna della Neve di Adro (Brescia), che hanno realizzato il loro “Social Galateo”: 10 regole per rispettare la privacy degli utenti e sensibilizzarli sulla protezione della propria identità digitale.”Come Intesa Sanpaolo – ha commentato Renato Dorrucci, responsabile Direzione Politiche di Sviluppo e Learning Intesa Sanpaolo – siamo impegnati in numerose iniziative di formazione a favore dell’inclusione educativa e dell’occupabilità giovanile. Riteniamo fondamentale aiutare le nuove generazioni ad acquisire competenze su temi sempre più centrali come ESG, innovazione, sostenibilità, digitale perché possano orientare il loro futuro con consapevolezza e fiducia verso i settori che offrono maggiori opportunità”.”Futurità, quest’anno alla sua seconda edizione, – ha dichiarato Federica Leotta, head of Education di WeSchool – è stato per molti partecipanti il primo progetto realizzato in classe dopo la pandemia. Docenti, studenti e studentesse hanno sperimentato un nuovo modo di imparare e di fare scuola: con contenuti didattici altamente interattivi e metodologie innovative, come il debate ed il gioco di ruolo. Dai loro elaborati è poi emerso un nuovo sguardo sul futuro: propositivo e costruttivo”. LEGGI TUTTO

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    Inflazione, Anief: “Docenti e Ata tra i più impoveriti. Accelerare su rinnovo contratto scuola”

    (Teleborsa) – Il caro-energia derivante dalla guerra in Ucraina e la scarsità di alcune derrate hanno alimentato la corsa dell’inflazione. L’Istat ha oggi rilevato, attraverso le statistiche preliminari, che il costo della vita a giugno accelera di nuovo salendo a un livello (8%) che non si registrava da gennaio 1986, quando fu pari a 8,2%, con un aumento di ben l’1,2% su base mensile. Ancora più alta figura la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”, che ha fatto registrare un +8,3%. A livello di Eurozona il costo della vita si attesterebbe addirittura all’8,6%, con un +0,7% rispetto a maggio. Le stime giungono all’indomani degli interventi del governo per frenare il caro-bollette. In tale scenario l’Anief ritiene “sempre più importante chiudere entro l’estate il Ccnl 2019/2021, attraverso la sottoscrizione di un contratto ponte, con l’impegno di riaprire il confronto sul contratto successivo, il 2022/2024, con risorse ulteriori e attualizzarne la sezione normativa”.”Dobbiamo andare incontro alle esigenze dei lavoratori della scuola – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief –, che attendono da tre anni e mezzo l’aumento stipendiale, con l’ultimo rinnovo che portò loro il 3,48% di aumento dopo un decennio di blocco. Adesso la percentuale di incremento è maggiore e sono passati meno di quattro anni: ancora di più perché parliamo di un contratto ormai scaduto e di prestazioni lavorative già svolte. Aggiungere allo stipendio 100 euro medi lordi e quasi 3mila euro di arretrati riteniamo che sia l’obiettivo principe da centrare. Il Governo – continua il sindacalista autonomo – non può rimanere indifferente di fronte all’impoverimento dei dipendenti pubblici, ancora di più di docenti e Ata, che a fine mese prendono meno di tutti nella pubblica amministrazione, per non parlare del confronto con gli altri paesi dell’Unione europea. Una volta dato loro un po’ di ossigeno per arrivare a fine mese, certamente sindacati e parte pubblica potranno concentrarsi sui compensi ulteriori e le indennità, come quella sul rischio e sulle sedi disagiate, da introdurre nel contratto attuale. Come pure sulle modifiche da apportare alla parte normativa del nuovo Ccnl rispetto alle quali abbiamo presentato una dettagliata piattaforma. A partire dall’innovazione dei profili e livelli professionali. Questa secondo noi è la migliore strada percorribile: non chiudere in fretta il contratto precedente – conclude Pacifico – farebbe ancora più affondare e sfiduciare i lavoratori della scuola”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Anief: “Emergenza stipendi, a fine carriera ai docenti italiani va la metà dei colleghi tedeschi”

    (Teleborsa) – “Chi blocca la firma del contratto della scuola condanna un milione e mezzo di insegnanti, amministrativi e collaboratori scolastici a stipendi da fame che non coprono più nemmeno il livello d’inflazione: pensare di chiudere la partita del rinnovo contrattuale con 50 euro medi netti di aumento sarebbe offensivo per la categoria. Quella cifra va comunque assegnata il prima possibile, assieme a 3mila euro di arretrati medi, consapevoli che per il 2022-24 serviranno molte più risorse da assegnare già con la prossima Legge di Bilancio”. È quanto ha dichiarato oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, in vista del prossimo incontro all’Aran che dovrebbe entrare nel merito della parte economica dell’Atto di indirizzo del rinnovo contrattuale.”Tutti gli studi confermano che gli stipendi in Italia sono troppo bassi e stanno perdendo terreno rispetto ai Paesi europei: una ricerca della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, pubblicata in queste ore, – sottolinea l’Anief in una nota – conferma come il divario salariale tra Italia, da una parte, e Francia e Germania, dall’altra, si sia ulteriormente ampliato. Con i docenti penalizzati due volte: chi insegna in Lussemburgo ha un reddito medio di 110mila euro; a fine carriera in Germania un docente prende 80mila euro, in Italia la metà”. In tale scenario il giovane sindacato chiede di “fare avere subito quanto stanziato, circa 100 euro lordi e 3mila di arretrati, e poi approvare un nuovo contratto con almeno altri 200-250 euro lordi a dipendente”.”Come Anief – ha continuato Pacifico – chiediamo di sottoscrivere con estrema urgenza un contratto collettivo nazionale ‘ponte’, per dare una risposta immediata agli stipendi sempre arretrati rispetto al costo della vita. In questo quadro, riteniamo che una spinta importante possa fornirla la direttiva in arrivo sul salario minimo legale, che rappresenta un segnale di controtendenza anche per il comparto pubblico. Chiuso il contratto, peraltro già scaduto, del periodo 2019-2021, le parti potranno dedicarsi al rinnovo Ccnl 2022-24 sul quale collocare importanti risorse già con la Legge di Bilancio 2023. È anche fondamentale, però, che non vi siano fughe in avanti con il Decreto Legge n. 36 inserito nel Pnnr approvato il 30 aprile scorso dal Governo e che occorre necessariamente andare a cambiare approvando gli emendamenti presentati anche da Anief”.”Il rinnovo dell’attuale contratto – ha detto ancora il leader dell’Anief – servirà a che anche rivedere diversi punti normativi, sostanzialmente fermi al 2006, come lo smart working, il diritto alla disconnessione, i rapporti amministrazione-sindacati, la gestione del periodo di rinnovamento dei contratti, la maggiore tutela del personale e dei loro compensi, le maggiori tutele per chi fruisce di percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, il congedo derivante dall’unione civile così come avviene oggi per quello da matrimonio, l’aumento del numero dei giorni per i congedi parentali e di tutti i lavoratori che abbiano compiti di cura in qualità di genitori o prestatori di assistenza, provvedimenti specifici a tutela del personale delle Università e dipendente degli enti di ricerca non vigilati dal ministero dell’Università”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, rinnovo del contratto: 17 maggio parte trattativa all'Aran. Anief: “Servono altre risorse”

    (Teleborsa) – Parte il prossimo 17 maggio la trattativa all’Aran per il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro di circa un milione e 200mila dipendenti di Scuola e Ricerca, relativo al triennio 2019/2021. La convocazione ai sindacati rappresentativi – fa sapere l’Anief in una nota – è arrivata stamani, a ventiquattr’ore di distanza dalla emanazione dell’Atto d’indirizzo da parte del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. Il testo da cui partirà il confronto tra amministrazione e sindacati contiene parti comuni per l’intero comparto più sezioni speciali per i singoli settori. Sono previste novità su lavoro agile, welfare, formazione e ordinamento professionale del personale Ata con specifico rifermento per i Dsga. Per il rinnovo contrattuale, attraverso le ultime leggi di bilancio sono stati accumulati oltre due miliardi di euro, che porterebbero in media a poco più di 100 euro lordi a dipendente pubblico. Una parte di quei soldi, inoltre, serviranno a garantire gli aumenti ai lavoratori con stipendi ridotti attraverso il cosiddetto elemento perequativo introdotto dal Ccnl relativo al triennio 2016-2018.Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, il rinnovo contrattuale rischia di essere compromesso dai “contenuti molto discutibili del Decreto Legge n. 36 su reclutamento, formazione e valutazione degli insegnanti”, appena giunto nelle Commissioni congiunte Affari Costituzionali e Cultura del Senato e sul quale il sindacato si accinge a suggerire diversi emendamenti perché “discrimina i precari e incentiva solo un docente su tre con cifre ridicole e lontane”. “La firma dell’Atto d’Indirizzo da parte del Governo – dice il leader dell’Anief – è un atto indispensabile per avviare il confronto, ma è un dato di fatto che senza i cambiamenti che abbiamo chiesto alla riforma inserita nel Pnrr su assunzioni e formazione, sarà molto difficile approvare il testo sul rinnovo contrattuale. Anche la parte economica contenuta nell’Atto di Indirizzo lascia molto a desiderare: con 3mila euro lordi di arretrati e 100 euro di aumenti mensili non si copre nemmeno il costo della vita. Lo stesso 0,55% di monte salari 2018 per il personale Ata, finalizzato alla revisione dei profili professionali e per la valorizzazione dei Dsga, non ci convince. La verità è che nel 2022 l’inflazione è cresciuta del 6,3% e che rispetto al 2008 il divario è del 20%. Inoltre, nella scuola il 2013 continua a rimanere ininfluente sulla carriera. Sedersi al tavolo della trattativa consapevoli di questo non è un buon avvio. Pure sulla parte normativa vi sono diversi passaggi che non convincono, mentre continuano ad essere assenti passaggi che riguardano la valorizzazione del personale, anche Ata, con l’introduzione di carriere e nuovi scatti stipendiali, la parità di trattamento del personale precario rispetto a quello di ruolo. E tanto altro. Anche per questo motivo – conclude Pacifico – ci siamo detti disponibili a sostenere lo sciopero del 30 maggio deciso dagli altri sindacati rappresentativi dopo quello già attuato lo scorso 6 maggio”.Sono diversi – sottolinea l’Anief – i punti innovativi contenuti nell’Atto d’indirizzo predisposti dal ministero della Pubblica Amministrazione ed inseriti nel documento inviato ieri ai sindacati.ATA – Una delle novità per i lavoratori ATA riguarderà la contrattualizzazione del lavoro agile che potrà essere alternato a quello in presenza. Nel contratto dovranno essere definite le modalità in cui ciò potrà avvenire, disciplinando, in particolare, i diritti e e relazioni sindacali, a formazione specifica, la predisposizione e utilizzo dei dispositivi, la salute e sicurezza, del tempo di lavoro e di reperibilità, il diritto alla disconnessione, dei rientri. Un capitolo a parte sarà la riformulazione degli ordinamenti e la revisione stipendiale. A tal fine saranno stanziate risorse aggiuntive, non superiori allo 0,55% del monte salari 2018.DOCENTI – Tra le proposte governative quella di contrattualizzare la Didattica a distanza, evidenziando la necessità di normare il tempo di lavoro, oltre che la sicurezza o il diritto alla disconnessione. Novità in arrivo per Coordinatori di classe, dipartimento o tutor dei neoassunti. Figure che il contratto chiede di valorizzare senza che ciò, però, causi aumento di ulteriori oneri per lo Stato. I docenti si dovranno formare costantemente e le competenze dovranno essere “premiate”. L’Ipotesi di atto di indirizzo chiede una vera e propria rivoluzione copernicana, con obblighi ma anche concessioni: come ad esempio la formazione durante le ore di servizio e la remunerazione delle competenze acquisite. LEGGI TUTTO

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    Riforma del reclutamento docenti, Anief: “Compromette pure il Contratto di lavoro”

    (Teleborsa) – “Se la riforma sul reclutamento e formazione dei docenti, contenuta nel Decreto Legge n. 36, dovesse andare avanti non solo lascerebbe immutato il problema del reclutamento dei docenti, ma abbandonerebbe i precari e comprometterebbe il rinnovo del contratto della scuola, per questo siamo pronti a sostenere lo sciopero del 30 maggio proclamato ieri dagli altri sindacati rappresentativi”. A dichiararlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ribadendo la richiesta di modifiche al testo del DL su reclutamento, formazione e valutazione degli insegnanti all’esame delle Commissioni congiunte Affari Costituzionali e Cultura del Senato.”Per firmare il CCNL – continua il sindacalista Anief – bisogna cambiare le norme sulla riforma sulle modalità di assunzione degli insegnanti, cancellare gli incentivi legati alla formazione aggiuntiva di una percentuale minoritaria del personale e aggiornare le tabelle su aumenti salariali, profili e livelli stipendiali. Venerdì scorso, il 6 maggio, abbiamo avviato la battaglia assieme ai lavoratori ed ora siamo pronti a fermarci di nuovo, il 30 maggio, per uno sciopero generale con tutti i sindacati rappresentativi nelle more delle audizioni in Senato per il voto degli emendamenti che dal 21 maggio verranno presentati. Certamente, tra le tante richieste di modifica al decreto ve ne saranno diverse suggerite da Anief. Abbiamo ora un doppio obiettivo: portare avanti questa protesta fino in fondo e contemporaneamente lavorare su proposte concrete”. LEGGI TUTTO

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    Riforma reclutamento docenti, testo in Senato: si va verso sciopero generale

    (Teleborsa) – Il mondo della scuola si sta mobilitando contro la sua approvazione: dopo la denuncia dell’Anief per una riforma che sottrae 2 milioni di euro annui dalla carta per l’aggiornamento dei docenti, arrivando a dimezzarne l’importo, e cancella 10mila cattedre dall’organico di diritto per finanziare la nuova scuola di Alta Formazione, è stato un crescendo di proteste. Tanto che si parla di sicure modifiche del testo. Tra i motivi del dissenso c’è anche la complessità del percorso che porta al ruolo di docente, che diventerebbe di almeno 7 anni. Per non parlare del salario accessorio oggi assegnato in base alla contrattazione, mentre dal 2024 si accrediterebbe ai docenti solo previa formazione e il giudizio finale del comitato di valutazione che andrebbe comunque a premiare con poche migliaia di euro lorde solo una parte del personale.Nelle ultime ore ha preso piede una “forte mobilitazione sindacale” da parte delle altre organizzazioni rappresentative che lamentano la totale mancata “attenzione e coinvolgimento” nella realizzazione del progetto da parte del Governo. Salgono anche le quotazioni di una protesta unitaria di tutte le organizzazioni sindacali: “Lo sciopero generale della scuola si fa sempre più concreto – scrive la stampa specializzata – e si pensa agli ultimi due giorni di maggio o il 1° giugno ma ancora una decisione non è stata presa”.”Nel frattempo, però, diventa fondamentale aderire in massa allo sciopero di Anief con altri sindacati, per l’intera giornata del 6 maggio, perché l’avvio dell’esame del decreto approvato dal Governo inizierà a breve”, avverte Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. “Per questo motivo invitiamo tutti coloro che ritengono ingiusta e illegittima la riforma del reclutamento e formazione ad aderire alla nostra mobilitazione del 6 maggio, quindi prima delle modiche che verranno esaminate in Senato. Se poi dovesse essere necessario potremmo anche valutare l’adesione allo sciopero di fine maggio o inizio giugno. Di sicuro – conclude Pacifico – noi non ci rassegneremo, fino a quando il Parlamento non ci darà ascolto e cancellerà quelle disposizioni che non fanno il bene della scuola italiana e dei suoi lavoratori”. LEGGI TUTTO