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    Disabilità, Istat: 20mila alunni non hanno assistenza di cui hanno bisogno

    (Teleborsa) – La domanda di assistenza nella scuola non è totalmente soddisfatta: oltre 15mila studenti (il 4,2% degli alunni con disabilità) avrebbero bisogno del supporto di un assistente all’autonomia e alla comunicazione, ma non ne usufruiscono. L’analisi territoriale Istat nel report sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità 2023-2024 certifica le differenze sulla minor dotazione di ore nelle regioni del Mezzogiorno, area in cui la quota di domanda non soddisfatta sale al 5,4% degli alunni. Una carenza che spesso viene colmata con un aumento delle ore di sostegno, anche se le due figure professionali sono complementari e non sostitutive. Una quota residuale, ma non trascurabile, di alunni con disabilità (1,3%, quasi 5mila studenti) avrebbe inoltre bisogno di un assistente igienico personale. Questa percentuale aumenta nelle regioni del Mezzogiorno attestandosi all’1,7%. Nel complesso sono circa 20mila gli studenti con disabilità che avrebbero bisogno di assistenza da parte di figure specializzate. Sono poco meno di 80mila gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione che affiancano gli insegnanti per il sostegno (+18% rispetto all’anno scolastico precedente): di questi, il 4,2% conosce la lingua italiana dei segni (Lis). Si tratta di operatori specializzati, finanziati dagli enti locali, la cui presenza è finalizzata a migliorare la qualità dell’azione formativa, facilitando la comunicazione e l’interazione dello studente con disabilità e stimolando lo sviluppo delle sue abilità nelle diverse dimensioni dell’autonomia. Essendo una figura fornita dagli Enti territoriali, la distribuzione sul territorio risente dell’ammontare delle risorse della spesa sociale dei comuni allocata per finanziare questo tipo di servizio. Se a livello nazionale si registrano quattro alunni per assistente, nel Nord e nel Mezzogiorno il rapporto sale leggermente (a 4,3 e a 4,2 rispettivamente) con una variabilità regionale che vede la Campania distinguersi per la più bassa disponibilità di assistenti (7,5 alunni con disabilità per ogni assistente). La presenza di queste figure aumenta invece nelle regioni del Centro dove il rapporto scende a 3,3 alunni per assistente. Le ore settimanali in cui gli alunni con disabilità dispongono della presenza di un assistente all’autonomia e alla comunicazione sono mediamente 9,6; nelle situazioni più gravi salgono a 11,5. Le differenze territoriali si riscontrano soprattutto in relazione agli alunni con maggiori limitazioni, che nelle scuole del Nord e del Centro ricevono rispettivamente 1,6 e 1,5 ore settimanali in più rispetto agli alunni del Mezzogiorno. Sono ancora molte le barriere fisiche presenti nelle scuole italiane: solamente il 41% degli edifici scolastici risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria. La situazione appare migliore al Nord dove si registrano valori superiori alla media nazionale (44% di scuole a norma), mentre peggiora, raggiungendo i livelli più bassi, nel Mezzogiorno (37%). La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta con il 76% di scuole accessibili; di contro la Liguria e la Campania si distinguono per la più bassa presenza di scuole prive di barriere fisiche (solo il 30% delle scuole). La mancanza di un ascensore o la presenza di un ascensore non adatto al trasporto delle persone con disabilità rappresentano le barriere più diffuse (50%). Frequenti sono anche le scuole sprovviste di servo scala interno (37%), bagni a norma (26%) o rampe interne per il superamento di dislivelli (25%). Rari invece i casi in cui si riscontra la presenza di scale o porte non a norma (rispettivamente 7% e 3%). Più critico l’accesso per le persone con disabilità sensoriali: solo il 17% delle scuole dispone di segnalazioni visive per studenti con sordità o ipoacusia, mentre le mappe a rilievo e i percorsi tattili, necessari a rendere gli spazi accessibili agli alunni con cecità o ipovisione, sono presenti entrambi solo nell’1% delle scuole. La situazione riguarda tutto il territorio nazionale, con poche differenze tra il Nord e il Sud. Nonostante l’Istat rilevi ancora un grave ritardo nei livelli di accessibilità, solo il 12% delle scuole ha effettuato, nel corso dell’anno scolastico, lavori finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche. Un’ulteriore criticità riguarda la disponibilità di parcheggi con posti auto destinati alle persone con disabilità di cui sono dotate meno della metà delle scuole (44%). Questa carenza è piuttosto diffusa su tutto il territorio nazionale con lievi differenze a favore delle scuole del Nord, dove i posti auto dedicati sono presenti nel 48% delle scuole. Il 31% degli alunni con disabilità avrebbero bisogno di ausili didattici a supporto della didattica, ma non ne dispone, percentuale che aumenta al 33% nella scuola primaria. Il 69% degli alunni usa a scuola un pc/tablet, che nel 14% dei casi è fornito dalla famiglia. È quanto certifica l’Istat nel report sull’integrazione scolastica degli alunni disabili. Inoltre, è ancora poco diffusa la formazione in tecnologie: solo in una scuola su quattro (23%) tutti gli insegnanti per il sostegno hanno frequentato, nel corso della loro carriera, almeno un corso di formazione sulle tecnologie educative necessarie per predisporre una didattica personalizzata, nel 69% delle scuole la frequenza si è limitata ad alcuni insegnanti, mentre nel restante 7,5% delle scuole nessun insegnante per il sostegno ha frequentato un corso di questo tipo. Anche l’utilizzo di questi strumenti da parte degli insegnanti per il sostegno risulta poco frequente: solo nella metà delle scuole tutti gli insegnanti utilizzano la tecnologia a supporto della didattica inclusiva, nelle restanti scuole l’utilizzo è limitato a pochi insegnanti o è completamente assente. E se la formazione non dovrebbe riguardare esclusivamente gli insegnanti per il sostegno, ma rivolgersi anche ai docenti curricolari che nella predisposizione del materiale didattico devono tenere conto delle specifiche esigenze degli alunni con disabilità, solo nel 7% delle scuole tutti gli insegnanti curricolari predispongono materiale accessibile avvalendosi di nuove tecnologie. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Anief: “Va disapplicata la norma che nega ai precari la Carta del docente, la Cassazione lo scrive e i Tribunali eseguono”

    (Teleborsa) – “Sulla Carta del docente concessa anche al personale precario non c’è più alcun dubbio: lo scrivono i tribunali da tempo, sulla scorta di quanto stabilito soprattutto dalla Cassazione. Lo ha ribadito il giudice del lavoro di Trapani che rispondendo favorevolmente al ricorso dell’Anief ha condannato il Ministero a risarcire una insegnante che ha svolto tre supplenze annuali, tra il 2021 e il 2024, senza ricevere alcun supporto per la sua formazione”. È quanto sottolinea l’Anief in una nota.Nell’assegnare 1.500 euro alla docente, il Tribunale di Trapani – prosegue la nota – ha ricordato che “la Corte di Cassazione con sentenza n. 29961 del 27/10/2023 resa a seguito di rinvio pregiudiziale ex art. 363-bis c.p.c. del Tribunale di Taranto, ha definitivamente chiarito che “l’art. 1, co. 121 della L. 107/2015 deve essere disapplicato, in quanto si pone in contrasto con la clausola 4 dell’Accordo quadro allegato alla direttiva 1999/7c0/CE, nella parte in cui limita il riconoscimento del diritto alla Carta Docente ai solo insegnanti di ruolo e non lo consente rispetto agli insegnanti incaricati di supplenze annuali (art. 4, co. 1, L. 124/1999) o fino al termine delle attività didattiche (art. 1, co. 2, L. 124/1999). Il che comporta, di converso, l’affermazione del principio per cui anche a tali docenti spetta ed in misura piena quello stesso beneficio”. Sulla scorta di tali premesse, la Suprema Corte ha enunciato il seguente principio di diritto: “La Carta Docente di cui all’art. 1, comma 121, L. 107/2015 spetta ai docenti non di ruolo che ricevano incarichi annuali fino al 31.8, ai sensi dell’art. 4, comma 1, L. n. 124 del 1999 o incarichi per docenza fino al termine delle attività di didattiche, ovverosia fino al 30.6”.Ha poi ricordato che la stessa “Suprema Corte in tema di ricostruzione della carriera (Cass. n. 31149/2019), progressione economica (Cass. n. 22558/16) e retribuzione professionale docenti (Cass. n. 20015/2018; Cass. n. 6293/2020)”, ha scritto a chiare lettere che “il rapporto di lavoro dei docenti a tempo determinato è comparabile a quello dei colleghi assunti a tempo indeterminato, atteso che essi esplicano le medesime mansioni, in modo pieno, nonostante la limitazione temporale del loro servizio, che in sé non può costituire fattore di discriminazione a sensi della normativa eurounitaria”. Quindi, il giudice del Tribunale siciliano ha riportato la posizione del Consiglio di Stato, anch’esso favorevole ai precari, la quale ha infatti scritto che “prescindendo dalla questione della riconducibilità della Carta del docente alle “condizioni di impiego” di cui alla clausola 4 dell’Accordo quadro allegato alla direttiva n. 1999/70/CE con sentenza n. 1842/2022 che ha mutato il suo precedente orientamento, ha affermato che, al fine di scongiurare un possibile contrasto con le disposizioni costituzionali degli artt. 3, 35 e 97 della Costituzione, sia sotto il profilo della discriminazione a danno dei docenti non di ruolo sia per la lesione del principio di buon andamento della P.A., è necessario interpretare la normativa sopra riportata nel senso che tutto il personale docente (e non solo quello di ruolo) debba poter conseguire un livello adeguato di aggiornamento professionale e di formazione, onde garantire la qualità dell’insegnamento complessivo fornito agli studenti (cfr. Cons. Stato n. 1842/2022)”. Infine, ha affermato che “con ordinanza del 18 maggio 2022, la Corte di Giustizia Europea ha affermato che è incompatibile con l’ordinamento comunitario la norma che preclude ai docenti precari il diritto di avvalersi dei 500 euro della carta per l’aggiornamento e la formazione del docente”. “La clausola 4, punto 1, dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, concluso il 18 marzo 1999, che figura nell’allegato della direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, deve essere interpretata nel senso che essa osta a una normativa nazionale che riserva al solo personale docente a tempo indeterminato del Ministero dell’istruzione, e non al personale docente a tempo determinato di tale Ministero, il beneficio di un vantaggio finanziario dell’importo di 500 euro all’anno, concesso al fine di sostenere la formazione continua dei docenti e di valorizzarne le competenze professionali”.”Corte di Cassazione, come pure il Consiglio di Stato e laCorte di Giustizia Europea – ha commentato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – continuano a farla da padrone durante le diatribe giudiziarie sulla carta del docente da assegnare anche al personale precario: i docenti che hanno stipulato almeno una supplenza annuale, di qualsiasi tipo, negli ultimi sei anni, anche se oggi non più precari. Basta presentare – conclude Pacifico – ricorso gratuito con Anief, così da recuperare fino a 3.500 euro più gli interessi maturati”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Valditara verso conferma nel 2025 delle convenzioni del piano Welfare

    (Teleborsa) – Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara ha oggi annunciato pubblicamente che le convenzioni del piano Welfare previste dal Governo saranno rinnovate anche per tutto il 2025: si lavora, ha detto a Italia Oggi, per includere la sanità all’interno del piano di agevolazioni per il personale scolastico. Il piano Welfare, ha ricordato Valditara, è uno degli strumenti messi in campo per “restituire, anche dal punto di vista economico, autorevolezza ai docenti e a tutto il personale scolastico”.”Ben vengano le convenzioni per agevolare la vita professionale e personale dei lavoratori della scuola – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – , anche perché non si comprende il motivo per il quale i lavoratori del comparto più grande dell’amministrazione statale debbano rimanere escluso da benefit e agevolazioni che invece hanno altri dipendenti del pubblico e del privato. Allo stesso tempo, però, ricordiamo, soprattutto alla politica e al Ministero dell’Economia e delle Finanze, che l’adeguamento economico del personale della scuola passa anche per un’indennità di vacanza contrattuale piena, anziché più che dimezzata come avviene oggi costringendoci al ricorso”.”Serve, inoltre, uno stanziamento adeguato di risorse pubbliche utili a pareggiare il caro vita e a produrre aumenti stipendiali veri che portino, anche gradualmente ma già con il prossimo contratto collettivo nazionale di lavoro, i compensi dei dipendenti della scuola almeno alla pari della media della pubblica amministrazione italiana che al momento si colloca oltre 4 mila euro sopra ai docenti e quasi 10 mila rispetto al personale Ata”, conclude il presidente nazionale Anief. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Anief: “A rischio burnout 235mila lavoratori over 60. Favorire pensionamento anticipato”

    (Teleborsa) – “Nella scuola abbiamo più di 235mila lavoratori con oltre 60 anni di età, che hanno quindi in media tra i 40 e i 50 anni più degli alunni: si tratta di uno dei gap generazionali più alti a livello mondiale ed è un record che non fa bene all’apprendimento dei giovani in formazione. Perché non possono andare in pensione con il massimo dei contributi, come avviene normalmente per il personale delle forze armate e di polizia?”. A chiederlo è oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, dopo che la petizione online avviata dal sindacato per chiedere il pensionamento del personale scolastico a 60 anni con riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria ha superato le 80 mila adesioni.”Chiediamo sempre più con forza il riconoscimento del burnout per il personale scolastico e dunque – prosegue Pacifico – nuove regole per andare in pensione a 60 anni e senza penalizzazioni: il trattamento del personale della scuola alla pari di quello in servizio nelle forze armate e nella polizia è motivato dal fatto che la nostra è una categoria che oltre una certa età non è più compatibile con gli obiettivi educativi. E serve anche il riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria, come si fa per gli ufficiali dell’esercito e come del resto aveva chiesto un paio d’anni fa anche l’ex presidente dell’Inps Raffale Tridico: perché dobbiamo pagare fino a 50 mila euro per riscattare gli anni di formazione necessari per lavorare, mentre gli stessi anni sono pagati integralmente dallo Stato per gli ufficiali delle forze armate?”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, carta docente: nessuna estensione per i precari fino al 30 giugno e al termine delle lezioni

    (Teleborsa) – “Con un impegno economico pubblico pari a di 395,9 milioni di euro, la Legge di Bilancio 2025 pur avendo fatto registrare un importante passo avanti sull’estensione della card per l’aggiornamento agli insegnanti precari con contratto in scadenza 31 agosto, continuerà a lasciare fuori tutti quelli che hanno stipulato e stipuleranno una supplenza con ultimo giorno di servizio il 30 giugno dell’anno successivo. È quanto sottolinea l’Anief commentando l’estensione della Carta del docente ai supplenti annuali. “Ora vogliamo capire se la nuova norma riguarderà proprio tutti i supplenti annuali e per questo continuiamo a procedere con i nostri ricorsi vincenti che permettono di recuperare fino a 3.500 euro”, aveva detto ieri Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, nel commentare quello che da un prima lettura sembrava un allargamento indistinto della Carta docente a tutti i precari con contratto annuale.”Quella che è arrivata con la manovra di fine anno – dice oggi Pacifico – è quindi una risposta parziale all’ingiustizia dell’aggiornamento professionale dei docenti obbligatorio per tutti, ma supportato solo per una parte di loro: a questo punto, dopo oltre 20mila sentenze prodotte dalla paziente azione prodotta dai legali del nostro sindacato, il Parlamento è corso ai ripari ripristinando, di fatto, quanto accaduto nel 2023, quando la card da 500 euro annui fu estesa solo ai supplenti con scadenza 31 agosto. Questo significa che – forti delle espressioni favorevoli della Corte di Giustizia Europea, del Consiglio di Stato e di recente della Suprema Corte di Cassazione – i nostri ricorsi vincenti e gratuiti verranno rilanciati come e più di prima: potranno presentarli al giudice del lavoro tutti i supplenti annuali fino al 30 giugno, al termine delle lezioni, ma anche tutti coloro che hanno svolto almeno 150 giorni di insegnamento per anno scolastico”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Anief: “Più di 230mila over 60 continuano a lavorare”

    (Teleborsa) – Ridurre l’età media dei docenti italiani e del personale scolastico è un obiettivo imprescindibile: bisogna andare in pensione a 60 anni, con riscatto gratuito della laurea, e non certo come adesso che si può lasciare il lavoro quasi a 70. A dirlo è Marcello Pacifico, presidente del sindacato autonomo Anief. Per Pacifico “è necessario attuare l’anticipo pensionistico nella scuola, perché è impensabile non riconoscere la presenza dell’elevato burnout per chi lavora negli istituti scolastici derivante dallo stress da lavoro correlato”.Il sindacalista invita quindi il personale interessato e i cittadini che vogliono il bene della scuola e del suo personale, in primis degli studenti, a sottoscrive la petizione online attraverso la quale per il personale che lavora negli istituti scolastici si chiede il pensionamento a 60 anni e il riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria: in poche settimane la petizione ha raccolto oltre 75 mila adesioni. “Abbiamo visto – dichiara Pacifico – che ci sono delle norme che permettono al personale delle Forze armate di poter andare in pensione a 59 anni col massimo contributivo e non si comprende perché, invece, a scuola, dobbiamo avere più di 230mila over 60 che continuano a lavorare, aumentando quel gap generazionale tra alunni rispetto agli insegnanti e al personale scolastico. È evidente che bisogna riconoscere che, anche nella scuola, sia opportuno lasciare il lavoro a 60 anni e col massimo contributivo, come avveniva prima”.Secondo il leader dell’Anief “sarebbe un segno di riconoscimento per il personale scolastico, unitamente al fatto che per gli ufficiali dell’esercito è previsto ancora oggi il riscatto gratuito degli anni di formazione della laurea come avviene anche in Germania. Anche in questo caso – continua Pacifico – si comprende perché nella scuola bisogna pagare più di 7-8 mila euro per ogni anno di riscatto di un titolo, che poi serve per accedere alla formazione”. La gratuità del riconoscimento ai fini previdenziali – sottolinea il leader dell’Anief – “permetterebbe anche di poter aumentare il numero dei laureati e sarebbe anche un’importate misura di valorizzazione della laurea, in un Paese dove purtroppo da 15 anni si registrano sempre meno studenti che concludono l’Università. Questa proposta, tra l’altro, era stata già avanzata dall’ex presidente dell’Inps Raffale Tridico”.Il presidente Anief ha calcolato che per questa operazione “ci vogliono risorse per almeno un miliardo e mezzo di euro, ma è un investimento anche nei confronti delle giovani generazioni e, soprattutto, per il personale scolastico, che è deputato a costruire una società più giusta e più equa. È importante quindi valorizzare il personale”, conclude Pacifico, ricordando proprio che il sindacato “ha lanciato una petizione che ha raccolto in un mese più di 75mila firme per convincere il decisore politico a valorizzare chi lavora nella scuola”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, parte il concorso ordinario per 1.435 posti per Funzionari di elevata qualificazione

    (Teleborsa) – “Siamo soddisfatti per la pubblicazione del bando che darà avvio al concorso per l’assunzione di 1.435 nuovi Funzionari di elevata qualificazione, ex DSGA”. Così si è espresso Alberico Sorrentino responsabile del Dipartimento Condir ANIEF a proposito della pubblicazione odierna, da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito, del con decreto n. 3122, del bando relativo, su base regionale, al concorso per l’accesso all’area dei funzionari e dell’elevata qualificazione – ex DSGA – per l’assegnazione di 1.435 posti calcolati per il 50% dei 2.870 posti autorizzati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 5 luglio scorso.Le domande di partecipazione – fa sapere Anief in una nota – potranno essere presentate dal 16 dicembre al 15 gennaio 2025: il concorso si articolerà in una prova scritta con domande a risposta multipla, che dovrebbe essere svolta il 21 febbraio prossimo, e in una orale. Saranno valutati anche i titoli. Tra i requisiti d’accesso, oltre la laurea, è richiesta la certificazione di alfabetizzazione digitale. Nessuna riserva è prevista per i Facenti Funzione laureati il cui servizio sarà, comunque, valutato.Il 29 maggio è la data prevista per la pubblicazione della presunta graduatoria. “All’incontro del 4 dicembre scorso – ha spiegato Sorrentino – avevamo chiesto, e oggi lo ribadiamo, che la procedura concorsuale si completasse in tempo utile all’immissione dei nuovi funzionari all’inizio del prossimo anno scolastico e che sin dal primo settembre inizi un tutoraggio e un affiancamento dei nuovi funzionari. Abbiamo evidenziato, inoltre, che molti dei vincitori dell’ultimo concorso hanno deciso di lasciare, generalmente per passare ad altra pubblica amministrazione. Bisogna invertire questa tendenza e conservare le professionalità acquisite. Di qui la richiesta di un impegno della parte pubblica di una vera valorizzazione della figura che dovrà essere realizzata già nella prossima tornata contrattuale”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Anief: “Stop a organici di fatto, subito doppio canale e idonei in ruolo”

    (Teleborsa) – Per tanti dirigenti scolastici durerà almeno fino alla vigilia di Natale l’estenuante caccia ai supplenti da nominare nel proprio istituto. Molte scuole – spiega Orizzonte Scuola – sono costrette ad adottare i cosiddetti interpelli, dei veri e propri avvisi online, a seguito di quanto previsto dall’OM 88/2024, che sostituiscono le Mad, le Messe a disposizione, utilizzate negli ultimi anni. Gli istituti, in pratica, pubblicano gli avvisi dopo che risultano esaurite le GPS, si scorrono le graduatorie di istituto e non si trovano aspiranti neanche nelle scuole viciniori. Da una analisi delle richieste risulta che le cattedre più ricercate sono quelle sicuramente di sostegno, ma anche di italiano, matematica e fisica, oltre che delle lingue straniere, in particolare l’inglese, delle discipline tecniche delle scuole superiori, materie che possono insegnare laureati nelle discipline Stem. “Se un sistema scolastico con oltre mezzo milione di precari è costretto a ricorrere ad appelli via internet, anche sui social, per trovare supplenti, perché non vi sono più candidati nelle GaE e GPS esaurite, c’è più di qualcosa che non va – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief –. Come prima risposta a questa assurda situazione, che è anche alla base dalla mancata continuità didattica – prosegue il sindacalista – c’è certamente la trasformazione urgente di tutti i posti in deroga o di fatto in organico di diritto, come pure è indispensabile il ritorno al doppio canale di reclutamento e la stabilizzazione di tutti gli idonei dei concorsi. Si tratta di risposte ineludibili e non più rinviabili, per le quali ci battiamo da tempo e continueremo a farlo, senza sosta, fino a quando non si realizzeranno”. LEGGI TUTTO