(Teleborsa) – L’Universita` Campus Bio-Medico di Roma con il sostegno di Intesa Sanpaolo riporta in Italia uno degli ingegneri biomedici piu` influenti a livello globale: il prof. Leandro Pecchia, presidente della Societa` europea di ingegneria biomedica (EAMBES), segretario generale dell’associazione mondiale (IFMBE), consulente OMS per le tecnologie per il Covid-19 e membro del CTS del ministero della Salute per i dispositivi medici. Dopo una lunga esperienza nel Regno Unito presso le universita` di Sheffield, Nottingham e Warwick, Pecchia sara` docente in Bioingegneria elettronica e informatica nella facolta` di Ingegneria dell’Universita` Campus Bio-Medico di Roma e dirigera` la nuova unita` di ricerca in “Intelligent Health Technology”, grazie alla collaborazione tra la Biomedical University Foundation e Intesa Sanpaolo.”La pandemia ha dimostrato che lavorare in contesti a basso reddito ci prepara ad affrontare sfide ed emergenze anche in quelli ad alto reddito al pari di imprese come l’allunaggio, che hanno spinto l’ingegneria a livelli nemmeno immaginabili, se non si esce dalla propria comfort zone” ha sottolineato Pecchia nel corso del keynote speech che il professore ha tenuto oggi presso l’Universita` Campus Bio-Medico di Roma in occasione della cerimonia per il nuovo ruolo. “Nel mio ruolo di innovation manager per il Covid-19 nel dipartimento delle emergenze dell’OMS, – ha proseguito Pecchia – ho spesso beneficiato dell’esperienza maturata in Africa, dove le risorse sono sempre limitate ed e` necessario trovare soluzioni sicure ed efficaci anche se la supply chain fallisce. La cooperazione tra la comunita` mondiale di ingegneri biomedici e l’OMS ha realizzato in tempi rapidissimi procedure, guide tecniche, linee guida per la produzione e selezione di prodotti essenziali come respiratori, mascherine chirurgiche e dispositivi medici, nonche´ protocolli frugali per la misurazione della salubrita` degli ambienti in assenza di strumentazioni costose. Ora che la pandemia sta rallentando, dobbiamo consolidare queste esperienze per essere pronti alle sfide future che supereranno la sola dimensione clinica. Basti pensare a quelle del cambiamento climatico che ci impongono ora di lavorare sull’impatto ambientale di dispositivi medici ed ospedali”.Durante il keynote speech Pecchia ha spiegato come l’ingegneria biomedica lavora da anni con le Nazioni Unite per migliorare l’accesso alle cure anche in paesi a basso reddito e come questa esperienza sia stata cruciale durante la pandemia che ha creato uno scenario di risorse limitate in Europa per la prima volta dalla seconda guerra mondiale. “Oltre il 75% della popolazione mondiale vive in paesi a basso e medio reddito, nei quali la popolazione e` raddoppiata negli ultimi 10 anni. Secondo l’OMS, almeno la meta` della popolazione mondiale non ha accesso ai servizi sanitari essenziali. Il divario – ha evidenziato Pecchia – aumenta per quei servizi sanitari basati sulle tecnologie piu` avanzate. Per esempio tre regioni ad alto reddito, USA, Europa e Giappone, assorbono oltre l’80% del mercato mondiale dei dispositivi medici, creando standard di fatto e barriere che ne limitano la fruizione nei paesi a basso reddito. In tale scenario la comunita` mondiale degli ingegneri biomedici, coordinata dal professor Pecchia, lavora a stretto contatto con ONG e Nazioni Unite per ridurre questo divario, al fine di agevolare il raggiungimento degli Obiettivi 2030 di sviluppo sostenibile, con particolare riferimento all’obiettivo numero 3: “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le eta`”. In questa lezione, concentrandosi sull’Africa sub-sahariana, Pecchia ha raccontato, attraverso esempi di esperienze concrete, alcune di queste iniziative finalizzate ad aumentare in questi paesi l’accesso ai dispositivi medici essenziali, adottando principi di progettazione frugale ed economia circolare, mirati a favorire la produzione in loco di componenti indispensabili, ma non disponibili a causa della inadeguata supply chain. Al contempo, Pecchia ha illustrato come queste esperienze siano state estremamente utili per affrontare la pandemia, anche in regioni ad alto reddito come l’Europa e gli Stati Uniti che per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale si sono trovate in uno scenario di risorse limitate.Nel corso dell’incontro dal titolo “Ingegneria biomedica per la salute globale e per lo sviluppo sostenibile” sono intervenuti anche Carlo Tosti, presidente UCBM; Federica Marchini, consigliere Biomedical University Foundation, Elisa Zambito Marsala, responsabile Valorizzazioni del Sociale e Rapporti con le Universita` Intesa Sanpaolo; Eugenio Guglielmelli, rettore UCBM; Andrea Rossi, amministratore delegato e direttore generale UCBM e Claudia Peverini, Program director Department of Engineering University of Cambridge. Subito dopo l’incontro si e` svolta la tavola rotonda “Formazione, ricerca e innovazione multidisciplinare per lo sviluppo sostenibile” con interventi di Alessandra Lanzara, director Center for Sustainable Materials and Innovation, UC Berkeley; Barbara Mazzolai, associate director for Robotics dell’Istituto Italiano di Tecnologia; Marcella Trombetta, preside della Facolta` Dipartimentale di Scienze e Tecnologie per l’Uomo e l’Ambiente UCBM; Loredana Zollo, preside della Facolta` Dipartimentale di Ingegneria UCBM; Marco Baccanti, direttore generale Fondazione Enea Tech e Biomedical e Paolo Netti, presidente del Gruppo Nazionale di Bioingegneria. La sinergia piu` ampia con Universita` Campus Bio-Medico di Roma rientra nell’impegno ESG di Intesa Sanpaolo che, attraverso la struttura Valorizzazione del Sociale e Relazioni con le Universita` guidata da Elisa Zambito Marsala, promuove – in linea con l’agenda strategica per la Ricerca della UE e la quarta Missione del PNRR – le collaborazioni con universita` e scuole attraverso il sostegno alla ricerca, borse di studio, docenze per favorire l’inclusione educativa, la valorizzazione del merito, l’attrattivita` degli atenei e contribuire alla crescita economica e sociale dei territori e del Paese. “La ricerca è motore di progresso sostenibile e quindi pilastro fondamentale per lo sviluppo della società. In un Paese avanzato l’Università – ha affermato Zambito Marsala nel suo intervento – è una delle istituzioni cardine, e sostenere progetti di inclusione, ricerca e innovazione incide sulla sua qualità a livello internazionale e questo è importante per comprendere come il Paese viene visto dal resto del mondo. Per questo, nel perseguimento dei propri fini istituzionali Intesa Sanpaolo presta particolare attenzione sia alla promozione delle attività di innovazione e ricerca scientifica sia allo sviluppo delle competenze e della formazione delle persone. Questi aspetti sono entrati a pieno titolo nel nostro Piano d’Impresa 2022-2025 che ci vede tutti impegnati nel realizzare importanti obiettivi: siamo infatti consapevoli che, come grande Gruppo Bancario, esercitiamo un notevole impatto sul contesto sociale. Per questo vogliamo agire non solo in funzione del profitto, ma anche con l’obiettivo di creare valore di lungo periodo per la Banca, le sue persone, i suoi clienti, la comunità e l’ambiente. In questo contesto, l’istituzione della cattedra accademica di Bioingegneria presso l’Università Campus Biomedico per un docente di alto profilo internazionale su tematiche di avanguardia nel settore biomedico contribuisce in modo concreto di perseguire gli obiettivi delineati sopra. Questa iniziativa è solo l’ultima di una serie di attività di collaborazione tra Campus Biomedico e la Banca”. LEGGI TUTTO