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    3M, spin-off healthcare si chiamerà Solventum

    (Teleborsa) – 3M, colosso industriale statunitense, ha annunciato che Solventum sarà il nome della futura società healthcare indipendente a seguito del suo spin-off. Solventum ha origine da due parole: “solving” e “momentum”. “Solving” cattura l’impegno dell’azienda nella ricerca di soluzioni innovative, mentre “momentum” simboleggia un’innovazione più rapida e agile.”Si tratta di un’altra pietra miliare significativa nel percorso verso la creazione di due società di livello mondiale, 3M e Solventum – ha affermato Mike Roman, presidente e amministratore delegato di 3M – Continuiamo a prepararci per lo spin-off e ci impegniamo a generare valore a lungo termine per gli azionisti”.Il nuovo nome e marchio entreranno in vigore quando avverrà lo spin-off della società healthcare indipendente, previsto nella prima metà del 2024, soggetto all’approvazione finale da parte del Consiglio di amministrazione di 3M e ad altre condizioni richieste. Fino allo scorporo, il settore sanitario continuerà a far parte di 3M e sarà disciplinato dalle politiche e procedure di 3M.L’attività healthcare di 3M continuerà a concentrarsi su mercati quali: wound care, health care IT, oral care, filtration and purification, che hanno portato a vendite di 8,4 miliardi di dollari nel 2022.(Foto: Ifeelstock | dreamstime) LEGGI TUTTO

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    DiaSorin sviluppa test per epatite delta con Gilead Sciences

    (Teleborsa) – DiaSorin, multinazionale italiana attiva nel campo della diagnostica inclusa nel FTSE MIB, ha annunciato lo sviluppo del primo test completamente automatizzato per la diagnosi dell’epatite delta (HDV) rivolto al mercato statunitense sulla piattaforma LIAISON XL. Identificato come Breakthrough Device dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense, il test aiuterà nella diagnosi di epatite delta nei soggetti a rischio di infezione affetti dal virus dell’epatite B (HBV) acuta e cronica. Lo sviluppo del test diagnostico sarà supportato da Gilead Sciences.Lo sviluppo del test – si legge in una nota – porterà sul mercato statunitense la prima soluzione diagnostica completamente automatizzata per l’HDV approvata dalla FDA, consentendo di rispondere ad alcune importanti esigenze attuali come la necessità di superare i limiti diagnostici esistenti, così migliorando l’assistenza e la presa in carico di pazienti affetti dall’infezione.”Siamo orgogliosi di annunciare lo sviluppo di questa soluzione innovativa per la diagnosi dell’Epatite Virale Delta, a conferma della continua capacità di DiaSorin di accrescere la propria offerta di test di specialità – ha commentato il CEO Carlo Rosa – Confidiamo che il nostro nuovo test possa avere un ruolo rilevante in ambito clinico, contribuendo a contrastare le complicanze più gravi dell’Epatite Delta”. LEGGI TUTTO

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    Eli Lilly taglia guidance EPS su oneri M&A. Vendite in netta crescita

    (Teleborsa) – Eli Lilly, colosso farmaceutico statunitense, ha chiuso il terzo trimestre del 2023 con ricavi di 9,50 miliardi di dollari, in aumento del 37% rispetto al terzo trimestre del 2022, trainato da aumenti del 31% in volume, del 6% dovuti a prezzi realizzati più elevati e dell’1% dall’impatto favorevole dei tassi di cambio. La perdita e la perdita per azione sono state rispettivamente di 57,4 milioni di dollari e 0,06 di dollari (principalmente per oneri legati alle acquisizioni), rispetto all’utile netto di 1,45 miliardi di dollari e all’utile per azione (EPS) di 1,61 dollari nel terzo trimestre del 2022.Su base rettificata, l’utile netto e l’EPS del terzo trimestre 2023 sono stati rispettivamente di 94,8 milioni di dollari e 0,10 dollari, rispetto a 1,79 miliardi di dollari e 1,98 dollari nel terzo trimestre del 2022.”Lilly ha registrato un altro trimestre forte nel terzo trimestre, poiché Mounjaro e Verzenio hanno continuato a guadagnare slancio – ha affermato il CEO David Ricks – Lilly ha rispettato le priorità di sviluppo del business nel terzo trimestre, comprese molteplici acquisizioni che ampliano la nostra già solida pipeline. Rimaniamo concentrati sulla crescita e sulla fornitura di farmaci nuovi e innovativi che migliorano la vita di milioni di pazienti in tutto il mondo”.La guidance 2023 sui ricavi rimane invariata, nell’intervallo compreso tra 33,4 e 33,9 miliardi di dollari. La guidance sull’EPS è scesa nell’intervallo compreso tra 5,95 e 6,15 dollari e tra 6,50 e 6,70 dollari su base rettificata. LEGGI TUTTO

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    Sanità: 14 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi nell’ultimo anno

    (Teleborsa) – Nell’ultimo anno 1 italiano su 3 (vale a dire quasi 14 milioni di individui) ha rinunciato ad una o più cure mediche, percentuale che arriva addirittura a 37,5% al Sud e nelle Isole. Fra chi ha scelto di non curarsi, il 64% lo ha fatto a causa dei tempi di attesa troppo lunghi, il 60% per via del costo elevato. È quanto emerge dall’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat. Tra coloro che hanno rinunciato a esami, visite e operazioni, le frequenze maggiori si sono riscontrate per l’oculistica (36%), la dermatologia (35,6%) e l’odontoiatria (35,5%), ma non manca chi ha scelto di non curarsi anche in aree mediche come la ginecologia (25%) o la cardiologia (26%).I tempi di attesa – Numeri così alti non sorprendono se si considera che, come dimostrato dallo studio, chi nell’ultimo anno si è curato solo attraverso il SSN ha affrontato, in media, liste di attesa di circa 77 giorni, valore influenzato certamente anche dalla scarsità di personale medico nelle strutture pubbliche. Liste d’attesa che tendono ad allungarsi fino a quasi raddoppiare a seconda dell’area geografica e della specializzazione richiesta. Proprio a causa dei tempi così dilatati 14 milioni di italiani hanno dichiarato di essersi rivolti ad una struttura privata; chi ha fatto questa scelta si è dovuto confrontare, in media, con liste di attesa non di 77 giorni bensì di circa 15 giorni.I costi – Molti italiani (circa 8,3 milioni) hanno rinunciato nell’ultimo anno a una o più cure mediche per ragioni economiche, un dato che non sorprende analizzando i costi della sanità privata messi in luce dall’indagine; chi si è curato in una struttura a pagamento ha detto di aver speso, in media, 335 euro per ciascun approfondimento specialistico (valore che arriva a sfiorare i 400 euro nelle regioni del Centro Italia) e che va moltiplicato per il numero dei componenti della famiglia che hanno dovuto fare ricorso a una o più spese mediche. Gli importi medi pagati dai pazienti sono stati sensibilmente diversi anche a seconda dell’area specialistica: si va dai 117 euro per gli esami del sangue ai 144 euro per la ginecologia; dai 210 euro per la dermatologia ai 610 euro per la chirurgia generale e 716 euro per l’odontoiatria. Per far fronte a questi costi il 77% degli intervistati ha utilizzato i propri risparmi e appena il 20% ha potuto usufruire di un’assicurazione sanitaria; se si continuano a leggere i risultati dell’analisi, si scopre che il 15% del campione ha dovuto chiedere un sostegno economico ai familiari e il 5% si è rivolto ad una banca o una società finanziaria.”Anche se in Italia possiamo contare su un sistema sanitario nazionale gratuito, avere un’assicurazione salute può essere uno strumento di grande utilità soprattutto perché, come evidenziato anche dall’indagine, per ottenere cure in tempi brevi spesso si è costretti a rivolgersi a strutture private – spiega Andrea Ghizzoni, Managing Director assicurazioni di Facile.it –. Il consiglio, quando si è alle prese con la scelta di questo tipo di assicurazione, è di verificare i fascicoli informativi e valutare con attenzione le prestazioni sanitarie garantite e quelle escluse, tenendo in considerazione, ad esempio, che le patologie preesistenti al momento della sottoscrizione normalmente non sono coperte dalla polizza”.Cambiare regione per curarsi – L’indagine ha messo in luce anche un altro fenomeno; nell’ultimo anno oltre 2,4 milioni di persone hanno dovuto cambiare regione per sottoporsi a esami, visite o interventi. Sebbene il fenomeno sia stato rilevato in tutto il Paese, sono le aree del Centro Italia quelle dove la percentuale di chi ha cambiato regione per curarsi è più alta (11,5% rispetto al 7,4% rilevato a livello nazionale). Le regioni verso cui ci si è spostati con più frequenza per ricevere cure sono il Lazio (27%), la Lombardia (19%), l’Emilia-Romagna (15%) e il Veneto (11%). LEGGI TUTTO

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    Roche acquista Telavant Holdings per 7,1 miliardi di dollari

    (Teleborsa) – Il produttore svizzero di farmaci Roche ha stipulato un accordo definitivo per l’acquisizione di Telavant Holdings, di proprietà delle statunitensi Roivant Sciences e Pfizer. L’accordo prevede diritti di sviluppo, produzione e commercializzazione negli Stati Uniti e in Giappone per RVT-3101 di Televant, una nuova promettente terapia in fase di sviluppo per le persone affette da malattie infiammatorie intestinali, tra cui la colite ulcerosa e il morbo di Crohn.”Crediamo fermamente che questo nuovo anticorpo diretto contro TL1A abbia il potenziale di trasformazione necessario per fare una differenza significativa per i pazienti che vivono con malattie infiammatorie intestinali e potenzialmente altre malattie – ha affermato Thomas Schinecker, CEO di Roche – Siamo entusiasti di aggiungere questa promettente nuova terapia in fase di sviluppo al nostro portafoglio e di renderla disponibile ai pazienti il più rapidamente possibile”.Secondo i termini dell’accordo, Roche pagherà anticipatamente un prezzo di acquisto di 7,1 miliardi di dollari e un pagamento a breve termine di 150 milioni di dollari. Una volta conclusa la transazione, Roche avrà tutti i diritti per sviluppare e produrre ulteriormente l’RVT-3101 e commercializzarlo negli Stati Uniti e in Giappone in attesa del successo clinico e normativo. Roche è impegnata ad avviare uno studio globale di Fase 3 per RVT-3101 il prima possibile per portare questa promettente terapia ai pazienti affetti da malattie infiammatorie intestinali. Al di fuori degli Stati Uniti e del Giappone, Pfizer detiene i diritti di commercializzazione. LEGGI TUTTO

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    Commissione UE approva l’acquisizione di Seagen da parte di Pfizer

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha approvato incondizionatamente l’acquisizione di Seagen da parte di Pfizer, ai sensi del regolamento UE sulle concentrazioni. La Commissione ha concluso che l’operazione non solleverebbe problemi di concorrenza nello Spazio economico europeo (SEE).Seagen e Pfizer sono entrambe aziende farmaceutiche statunitense. Seagen è specializzata in terapie oncologiche, principalmente in coniugati di farmaci anticorpali. Il portafoglio oncologico di Pfizer è costituito in gran parte da terapie ormonali, immunoterapie e terapie mirate.Nel SEE, i prodotti commercializzati e quelli in fase di sviluppo si sovrappongono nel trattamento di diversi tipi di cancro, come quello della mammella, della vescica, del colon-retto, della cervice e del polmone, nonché nel linfoma e nella leucemia. Acquisendo la tecnologia degli ADC di Seagen, Pfizer desidera diversificare il proprio portafoglio e accelerare lo sviluppo e la commercializzazione dei farmaci ADC di Seagen.Sulla base della sua indagine di mercato, la Commissione ha riscontrato che la concentrazione non ridurrebbe in modo significativo la concorrenza nei mercati in cui le loro attività si sovrappongono all’interno del SEE.In particolare, la Commissione ha concentrato la propria indagine sulla potenziale concorrenza tra i prodotti commercializzati dalle parti e quelli in fase di sviluppo e ha riscontrato che l’operazione non comporterebbe: interruzione, ritardo o riorientamento delle linee di ricerca in corso o sovrapposte delle parti o di progetti in fase di sviluppo; perdita di innovazione derivante da una riduzione strutturale del livello complessivo di innovazione; inoltre, la Commissione ha ritenuto improbabile che l’operazione avesse un impatto negativo sui prezzi, dato che le offerte delle parti sono differenziate e complementari e che i mercati per il trattamento dei diversi tipi di cancro esaminati sono sufficientemente competitivi. LEGGI TUTTO

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    Roche, vendite 9 mesi sotto pressione da prodotti Covid e cambi

    (Teleborsa) – Il produttore svizzero di farmaci Roche ha chiuso i primi nove mesi del 2023 con vendite in aumento dell’1% (-6% in CHF) a 44,1 miliardi di CHF, anche se l’azienda ha dovuto compensare il significativo calo delle vendite di prodotti COVID-19 e l’erosione dei biosimilari (un totale di 4 miliardi di franchi pari al 9% del fatturato). Escludendo i prodotti COVID-19, le vendite del gruppo sono cresciute del 9%.Viene sottolineato che l’apprezzamento del franco svizzero rispetto alla maggior parte delle valute ha avuto un impatto negativo significativo sui risultati presentati in franchi svizzeri rispetto a tassi di cambio costanti.”Abbiamo ottenuto buoni risultati nei primi nove mesi del 2023, più che compensando il previsto calo della domanda di prodotti COVID-19 – ha commentato il CEO Thomas Schinecker – Le vendite del nostro gruppo, esclusi i prodotti COVID-19, hanno continuato a crescere fortemente del +9% a tassi di cambio costanti. Inoltre, abbiamo compiuto progressi significativi nella nostra pipeline di prodotti con numerosi studi clinici positivi. Sono particolarmente soddisfatto dei dati di fase III per Alecensa nel cancro del polmone in stadio iniziale”.Roche ha confermato l’outlook per il 2023. A causa del forte calo delle vendite di prodotti COVID-19 pari a circa 4,5 miliardi di franchi, prevede un calo delle vendite del gruppo nell’intervallo low single digit (a tassi di cambio costanti). Escludendo questo calo delle vendite legato al COVID-19, Roche prevede una forte crescita delle vendite nel business di base di entrambe le divisioni.Inoltre, prevede che gli utili core per azione si sviluppino sostanzialmente in linea con il calo delle vendite (a tassi di cambio costanti) e afferma di voler aumentare ulteriormente il dividendo in franchi svizzeri. LEGGI TUTTO

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    UnitedHealth rivede guidance dopo utili trimestrali sopra le attese

    (Teleborsa) – UnitedHealth Group, uno dei principali fornitori americani di prodotti e servizi sanitari, ha chiuso il terzo trimestre 2023 con ricavi in crescita del 14% a 92,4 miliardi di dollari e utili operativi in aumento del 14% a 8,5 miliardi di dollari. L’EPS è stato di 6,24 dollari per azione, mentre l’EPS rettificato è stato di 6,56 dollari (sopra le attese degli analisti per 6,32 dollari).”Grazie alla costante attenzione dei nostri colleghi nell’aiutare le persone ad accedere e ricevere le cure di cui hanno bisogno, siamo ben posizionati per aiutare ancora più persone e continuare a generare una crescita forte e diversificata nei prossimi anni”, ha affermato il CEO Andrew Witty.La società ha rafforzato l’intervallo delle previsioni sugli utili netti per l’intero anno 2023 da 23,60 a 23,75 dollari per azione e ha adeguato gli utili netti rettificati da 24,85 a 25,00 dollari per azione (rispetto alla precedente previsione compresa tra 24,70 e 25,00 dollari).(Foto: Rawpixel on Unsplash) LEGGI TUTTO