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    Pfizer modifica sviluppo pillola per obesità per effetti collaterali

    (Teleborsa) – Pfizer, colosso statunitense della farmaceutica, ha affermato che non farà avanzare una versione a due dosi giornaliere del farmaco dimagrante orale danuglipron, dopo che la maggior parte dei pazienti in uno studio in fase intermedia ha abbandonato lo studio per effetti collaterali come nausea e vomito. La società si concentrerà ora su una versione modificata del danuglipron con somministrazione una volta al giorno.”Crediamo che una formulazione migliorata di danuglipron una volta al giorno potrebbe svolgere un ruolo importante nel paradigma del trattamento dell’obesità e concentreremo i nostri sforzi sulla raccolta dei dati per comprenderne il profilo potenziale – ha affermato Mikael Dolsten, Chief Scientific Officer & President, Pfizer Research and Development – I risultati degli studi in corso e futuri sulla formulazione a rilascio modificato di danuglipron una volta al giorno forniranno informazioni su un potenziale percorso da seguire con l’obiettivo di migliorare il profilo di tollerabilità e ottimizzare sia la progettazione che l’esecuzione dello studio”. LEGGI TUTTO

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    AbbVie acquista ImmunoGen per 10,1 miliardi di dollari

    (Teleborsa) – AbbVie, multinazionale americana attiva nel settore biofarmaceutico, ha stipulato un accordo definitivo in base al quale acquisirà ImmunoGen, società di biotecnologie statunitense, e la sua terapia antitumorale di punta ELAHERE (mirvetuximab soravtansine-gynx), un farmaco first-in-class antibody-drug conjugate (ADC) approvato per il cancro ovarico platino-resistente (PROC). L’acquisizione accelera la presenza commerciale e clinica di AbbVie nel settore dei tumori solidi.Secondo i termini della transazione, AbbVie acquisirà tutte le azioni in circolazione di ImmunoGen per 31,26 dollari per azione in contanti. La transazione valuta ImmunoGen per un equity value totale di circa 10,1 miliardi di dollari. I consigli di amministrazione di entrambe le società hanno approvato l’operazione. Si prevede che la transazione si concluderà a metà del 2024, previa approvazione degli azionisti di ImmunoGen, approvazioni normative e altre consuete condizioni di chiusura.”L’acquisizione di ImmunoGen dimostra il nostro impegno nel perseguire la nostra strategia di crescita a lungo termine e consente ad AbbVie di diversificare ulteriormente la nostra pipeline oncologica nei tumori solidi e nelle neoplasie ematologiche – ha affermato il CEO Richard Gonzalez – Insieme, AbbVie e ImmunoGen hanno il potenziale per trasformare lo standard di cura per le persone affette da cancro”. LEGGI TUTTO

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    Avidity amplia accordo di licenza e ricerca con Bristol Myers

    (Teleborsa) – Avidity Biosciences, azienda biofarmaceutica impegnata a fornire una nuova classe di farmaci a base di RNA denominata Antibody Oligonucleotide Conjugates (AOC), ha ampliato la collaborazione con Bristol Myers Squibb, una delle principali aziende farmaceutiche a livello mondiale. In particolare, ha annunciato una collaborazione globale di licenza e ricerca incentrata su scoperta, sviluppo e commercializzazione di molteplici bersagli cardiovascolari con potenziali pagamenti cumulativi fino a 2,3 miliardi di dollari.Secondo i termini dell’accordo, Avidity riceverà 100 milioni di dollari in anticipo, che includono un pagamento in contanti di 60 milioni di dollari, nonché l’acquisto di circa 40 milioni di dollari di azioni ordinarie Avidity ad un prezzo di acquisto di 7,88 dollari per azione. Avidity ha inoltre diritto a ricevere fino a circa 1,35 miliardi di dollari in pagamenti per traguardi di ricerca e sviluppo, fino a circa 825 milioni di dollari in pagamenti per traguardi commerciali e royalties scaglionate fino a low double-digits sulle vendite nette. Bristol Myers Squibb finanzierà tutte le future attività di sviluppo clinico, regolamentazione e commercializzazione derivanti da questa collaborazione.(Foto: Photo by National Cancer Institute on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Novo Nordisk investe 2,1 miliardi di euro per espandere produzione in Francia

    (Teleborsa) – Novo Nordisk, colosso danese attivo in campo sanitario e la più grande società europea per capitalizzazione di mercato, ha annunciato un investimento di oltre 16 miliardi di corone danesi (circa 2,1 miliardi di euro) a partire dal 2023 per espandere il sito di produzione esistente a Chartres, in Francia, per il portafoglio di prodotti attuali e futuri nel campo delle malattie croniche gravi. Lo stabilimento di Chartres è stato fondato nel 1961 e oggi impiega circa 1.600 persone.”I nostri continui investimenti nei nostri siti produttivi in tutto il mondo dimostrano la fiducia che abbiamo nel nostro portafoglio di prodotti attuale e futuro e la sua importanza per le persone che vivono con gravi malattie croniche”, ha affermato Henrik Wulff, executive vice president, Product Supply, Quality & IT presso Novo Nordisk.I progetti di costruzione sono stati avviati e saranno gradualmente finalizzati dal 2026 al 2028. Si prevede che l’investimento creerà più di 500 nuovi posti di lavoro per gestire le attività produttive 24 ore su 24, 7 giorni su 7, una volta completata la costruzione. Durante la fase di costruzione verranno impiegati fino a 2.000 dipendenti esterni. LEGGI TUTTO

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    3M, spin-off healthcare si chiamerà Solventum

    (Teleborsa) – 3M, colosso industriale statunitense, ha annunciato che Solventum sarà il nome della futura società healthcare indipendente a seguito del suo spin-off. Solventum ha origine da due parole: “solving” e “momentum”. “Solving” cattura l’impegno dell’azienda nella ricerca di soluzioni innovative, mentre “momentum” simboleggia un’innovazione più rapida e agile.”Si tratta di un’altra pietra miliare significativa nel percorso verso la creazione di due società di livello mondiale, 3M e Solventum – ha affermato Mike Roman, presidente e amministratore delegato di 3M – Continuiamo a prepararci per lo spin-off e ci impegniamo a generare valore a lungo termine per gli azionisti”.Il nuovo nome e marchio entreranno in vigore quando avverrà lo spin-off della società healthcare indipendente, previsto nella prima metà del 2024, soggetto all’approvazione finale da parte del Consiglio di amministrazione di 3M e ad altre condizioni richieste. Fino allo scorporo, il settore sanitario continuerà a far parte di 3M e sarà disciplinato dalle politiche e procedure di 3M.L’attività healthcare di 3M continuerà a concentrarsi su mercati quali: wound care, health care IT, oral care, filtration and purification, che hanno portato a vendite di 8,4 miliardi di dollari nel 2022.(Foto: Ifeelstock | dreamstime) LEGGI TUTTO

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    DiaSorin sviluppa test per epatite delta con Gilead Sciences

    (Teleborsa) – DiaSorin, multinazionale italiana attiva nel campo della diagnostica inclusa nel FTSE MIB, ha annunciato lo sviluppo del primo test completamente automatizzato per la diagnosi dell’epatite delta (HDV) rivolto al mercato statunitense sulla piattaforma LIAISON XL. Identificato come Breakthrough Device dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense, il test aiuterà nella diagnosi di epatite delta nei soggetti a rischio di infezione affetti dal virus dell’epatite B (HBV) acuta e cronica. Lo sviluppo del test diagnostico sarà supportato da Gilead Sciences.Lo sviluppo del test – si legge in una nota – porterà sul mercato statunitense la prima soluzione diagnostica completamente automatizzata per l’HDV approvata dalla FDA, consentendo di rispondere ad alcune importanti esigenze attuali come la necessità di superare i limiti diagnostici esistenti, così migliorando l’assistenza e la presa in carico di pazienti affetti dall’infezione.”Siamo orgogliosi di annunciare lo sviluppo di questa soluzione innovativa per la diagnosi dell’Epatite Virale Delta, a conferma della continua capacità di DiaSorin di accrescere la propria offerta di test di specialità – ha commentato il CEO Carlo Rosa – Confidiamo che il nostro nuovo test possa avere un ruolo rilevante in ambito clinico, contribuendo a contrastare le complicanze più gravi dell’Epatite Delta”. LEGGI TUTTO

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    Eli Lilly taglia guidance EPS su oneri M&A. Vendite in netta crescita

    (Teleborsa) – Eli Lilly, colosso farmaceutico statunitense, ha chiuso il terzo trimestre del 2023 con ricavi di 9,50 miliardi di dollari, in aumento del 37% rispetto al terzo trimestre del 2022, trainato da aumenti del 31% in volume, del 6% dovuti a prezzi realizzati più elevati e dell’1% dall’impatto favorevole dei tassi di cambio. La perdita e la perdita per azione sono state rispettivamente di 57,4 milioni di dollari e 0,06 di dollari (principalmente per oneri legati alle acquisizioni), rispetto all’utile netto di 1,45 miliardi di dollari e all’utile per azione (EPS) di 1,61 dollari nel terzo trimestre del 2022.Su base rettificata, l’utile netto e l’EPS del terzo trimestre 2023 sono stati rispettivamente di 94,8 milioni di dollari e 0,10 dollari, rispetto a 1,79 miliardi di dollari e 1,98 dollari nel terzo trimestre del 2022.”Lilly ha registrato un altro trimestre forte nel terzo trimestre, poiché Mounjaro e Verzenio hanno continuato a guadagnare slancio – ha affermato il CEO David Ricks – Lilly ha rispettato le priorità di sviluppo del business nel terzo trimestre, comprese molteplici acquisizioni che ampliano la nostra già solida pipeline. Rimaniamo concentrati sulla crescita e sulla fornitura di farmaci nuovi e innovativi che migliorano la vita di milioni di pazienti in tutto il mondo”.La guidance 2023 sui ricavi rimane invariata, nell’intervallo compreso tra 33,4 e 33,9 miliardi di dollari. La guidance sull’EPS è scesa nell’intervallo compreso tra 5,95 e 6,15 dollari e tra 6,50 e 6,70 dollari su base rettificata. LEGGI TUTTO

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    Sanità: 14 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi nell’ultimo anno

    (Teleborsa) – Nell’ultimo anno 1 italiano su 3 (vale a dire quasi 14 milioni di individui) ha rinunciato ad una o più cure mediche, percentuale che arriva addirittura a 37,5% al Sud e nelle Isole. Fra chi ha scelto di non curarsi, il 64% lo ha fatto a causa dei tempi di attesa troppo lunghi, il 60% per via del costo elevato. È quanto emerge dall’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat. Tra coloro che hanno rinunciato a esami, visite e operazioni, le frequenze maggiori si sono riscontrate per l’oculistica (36%), la dermatologia (35,6%) e l’odontoiatria (35,5%), ma non manca chi ha scelto di non curarsi anche in aree mediche come la ginecologia (25%) o la cardiologia (26%).I tempi di attesa – Numeri così alti non sorprendono se si considera che, come dimostrato dallo studio, chi nell’ultimo anno si è curato solo attraverso il SSN ha affrontato, in media, liste di attesa di circa 77 giorni, valore influenzato certamente anche dalla scarsità di personale medico nelle strutture pubbliche. Liste d’attesa che tendono ad allungarsi fino a quasi raddoppiare a seconda dell’area geografica e della specializzazione richiesta. Proprio a causa dei tempi così dilatati 14 milioni di italiani hanno dichiarato di essersi rivolti ad una struttura privata; chi ha fatto questa scelta si è dovuto confrontare, in media, con liste di attesa non di 77 giorni bensì di circa 15 giorni.I costi – Molti italiani (circa 8,3 milioni) hanno rinunciato nell’ultimo anno a una o più cure mediche per ragioni economiche, un dato che non sorprende analizzando i costi della sanità privata messi in luce dall’indagine; chi si è curato in una struttura a pagamento ha detto di aver speso, in media, 335 euro per ciascun approfondimento specialistico (valore che arriva a sfiorare i 400 euro nelle regioni del Centro Italia) e che va moltiplicato per il numero dei componenti della famiglia che hanno dovuto fare ricorso a una o più spese mediche. Gli importi medi pagati dai pazienti sono stati sensibilmente diversi anche a seconda dell’area specialistica: si va dai 117 euro per gli esami del sangue ai 144 euro per la ginecologia; dai 210 euro per la dermatologia ai 610 euro per la chirurgia generale e 716 euro per l’odontoiatria. Per far fronte a questi costi il 77% degli intervistati ha utilizzato i propri risparmi e appena il 20% ha potuto usufruire di un’assicurazione sanitaria; se si continuano a leggere i risultati dell’analisi, si scopre che il 15% del campione ha dovuto chiedere un sostegno economico ai familiari e il 5% si è rivolto ad una banca o una società finanziaria.”Anche se in Italia possiamo contare su un sistema sanitario nazionale gratuito, avere un’assicurazione salute può essere uno strumento di grande utilità soprattutto perché, come evidenziato anche dall’indagine, per ottenere cure in tempi brevi spesso si è costretti a rivolgersi a strutture private – spiega Andrea Ghizzoni, Managing Director assicurazioni di Facile.it –. Il consiglio, quando si è alle prese con la scelta di questo tipo di assicurazione, è di verificare i fascicoli informativi e valutare con attenzione le prestazioni sanitarie garantite e quelle escluse, tenendo in considerazione, ad esempio, che le patologie preesistenti al momento della sottoscrizione normalmente non sono coperte dalla polizza”.Cambiare regione per curarsi – L’indagine ha messo in luce anche un altro fenomeno; nell’ultimo anno oltre 2,4 milioni di persone hanno dovuto cambiare regione per sottoporsi a esami, visite o interventi. Sebbene il fenomeno sia stato rilevato in tutto il Paese, sono le aree del Centro Italia quelle dove la percentuale di chi ha cambiato regione per curarsi è più alta (11,5% rispetto al 7,4% rilevato a livello nazionale). Le regioni verso cui ci si è spostati con più frequenza per ricevere cure sono il Lazio (27%), la Lombardia (19%), l’Emilia-Romagna (15%) e il Veneto (11%). LEGGI TUTTO