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    Vivendi, Moody’s modifica outlook da negativo a stabile

    (Teleborsa) – Moody’s ha cambiato a stabile da negativo l’outlook sui rating di Vivendi, una delle principali media company europee. Allo stesso tempo, Moody’s ha confermato il rating senior unsecured Baa2 della società.L’azione di rating fa seguito all’annuncio di Vivendi del 9 giugno di aver ricevuto l’approvazione dalla Commissione europea per completare l’acquisizione di Lagardere. Tale approvazione è subordinata al perfezionamento della cessione del 100% del capitale sociale di Editis, per la quale la società ha già raggiunto un accordo con International Media Invest, nonché alla cessione integrale della rivista Gala. Vivendi prevede di completare queste due transazioni entro la fine di ottobre.”Abbiamo modificato l’outlook su Vivendi in stabile per riflettere il fatto che la società ha riequilibrato il proprio modello di business in seguito allo spin-off di Universal Music Group e alla proposta di acquisizione di Lagardere, pur mantenendo parametri di credito sostanzialmente simili a quelli precedenti”, afferma Agustin Alberti, lead analyst per Vivendi.”La conferma del rating riflette la nostra opinione secondo cui la società detiene solide posizioni di mercato nelle attività in cui opera, intraprenderà le azioni necessarie per ridurre la leva finanziaria a livelli in linea con la guidance per il rating Baa2 e dispone di un prezioso portafoglio di attività quotate ben al di sopra del suo debito finanziario, che fornisce flessibilità finanziaria”, aggiunge Alberti. LEGGI TUTTO

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    Barclays, Fitch conferma rating “A” con outlook Stabile

    (Teleborsa) – Fitch ha confermato il Long-Term Issuer Default Rating (IDR) di Barclays ad “A” con un outlook “Stabile” e il Viability Rating (VR) a “a”.I rating di Barclays riflettono i forti franchise del gruppo nel retail banking nel Regno Unito, nelle carte di credito britanniche e statunitensi e nel corporate e investment banking (CIB). Questi franchise “hanno consentito sempre più al gruppo di beneficiare della diversificazione degli utili per prodotto e area geografica”, si legge in una nota. Inoltre, i rating tengono conto anche delle attività di trading e del mercato dei capitali del gruppo, che possono comportare volatilità degli utili. I rating di Barclays sono sostenuti da una solida capitalizzazione e da un solido profilo di raccolta e liquidità. LEGGI TUTTO

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    Deutsche Bank, Fitch migliora rating ad “A-” con outlook stabile

    (Teleborsa) – Fitch ha migliorato i rating di Deutsche Bank. In particolare, l’Issuer Default Rating è stato portato ad “A-” da “BBB+”, con outlook stabile. L’upgrade riflette il completamento della ristrutturazione di Deutsche Bank avviata nel 2019, in particolare i miglioramenti nell’efficienza dei costi e un mix di ricavi e un profilo di business più bilanciati, in cui il corporate e il retail banking forniscono buffer sufficienti per assorbire la volatilità intrinseca dalle attività di capital market, spiega l’agenzia di rating.Fitch prevede inoltre che Deutsche Bank mantenga un’adeguata capitalizzazione e solide metriche di qualità degli asset e liquidità.Questo giudizio rappresenta la terza mossa positiva sui rating di Deutsche Bank negli ultimi due mesi, inclusi gli upgrade di due agenzie nelle ultime due settimane. La scorsa settimana, DBRS ha aggiornato i rating, mentre S&P ha alzato l’Outlook a Positivo il 17 maggio.”È molto incoraggiante vedere un ulteriore riconoscimento per i nostri sforzi di trasformazione da parte di un importante stakeholder – ha commentato il CEO Christian Sewing – Con un modello di business redditizio ed equilibrato e un solido bilancio, abbiamo costruito una solida piattaforma per approfondire le nostre partnership con i clienti e offrire una crescita sostenibile”. LEGGI TUTTO

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    Deutsche Bank, DBRS Morningstar alza rating ad “A” con trend Stabile

    (Teleborsa) – DBRS Morningstar ha alzato il Long-Term Issuer Rating di Deutsche Bank ad “A”, con trend “Stabile”. L’upgrade riflette il successo dell’implementazione del programma di trasformazione strategica della banca tedesca, che ha contribuito a stabilizzare e, più recentemente, a far crescere il franchising della banca e a ripristinare la redditività. Allo stesso tempo, la banca ha mantenuto un profilo di rischio conservativo e solidi coefficienti patrimoniali. Sebbene non del tutto risolto, DBRS Morningstar rileva anche i progressi compiuti nell’affrontare alcune questioni di corporate governance, in particolare le procedure antiriciclaggio (AML) della banca.I rating di Deutsche Bank sono “supportati dal franchising globale e dalla forte posizione in Germania, nonché dalla diversificazione delle sue attività”, viene sottolineato dall’agenzia di rating. Negli ultimi tre anni, i ricavi di Deutsche Bank hanno beneficiato di una volatilità di mercato superiore alla media e del rapido aumento dei tassi di interesse. Considerato lo slancio commerciale, il continuo repricing del portafoglio prestiti a tassi più elevati e i controlli sui costi implementati, DBRS Morningstar si aspetta che la banca sia “in grado di mantenere livelli di redditività in linea con il proprio rating anche in un contesto di mercato più stabile”. LEGGI TUTTO

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    Brembo, Standard Ethics abbassa Outlook a Negativo da Stabile

    (Teleborsa) – Standard Ethics ha abbassato l’Outlook di Brembo, gruppo quotato su Euronext Milan e attivo nella produzione di sistemi frenanti, a “Negativo” da “Stabile”. Il Corporate Standard Ethics Rating (SER) rimane “EE-“, ovvero il quinto notch su nove della scala usata dall’agenzia di rating indipendente con sede a Londra e focalizzata sulla sostenibilità.L’azione dell’agenzia di rating è arrivata dopo l’annuncio della società italiana di trasferire all’estero la propria sede legale e la decisione di introdurre un sistema di voto azionario maggiorato. LEGGI TUTTO

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    Rating ESG, UE vuole più trasparenza e fiducia. Ma valutazioni restano al mercato

    (Teleborsa) – La domanda di rating ESG (Environmental, Social and Governance) è in continua crescita, guidata dalla natura mutevole dei rischi per le aziende, dalla crescente consapevolezza degli investitori delle implicazioni finanziarie di tali rischi e dalla crescita dei prodotti di investimento che mirano esplicitamente a soddisfare o raggiungere determinati standard di sostenibilità. Inoltre, stanno cambiando anche le strategie applicate dagli investitori, che sempre più passano dallo screening negativo (esclusione di certi asset) all’integrazione degli aspetti ESG nelle loro strategie.Tuttavia, il mercato del rating ESG “manca attualmente di trasparenza”, ha affermato nei giorni scorsi la Commissione europea, proponendo un regolamento che migliori l’affidabilità e la trasparenza delle attività degli operatori. L’esecutivo UE si è posto due obiettivi specifici per aumentare l’integrità delle operazioni delle agenzie di rating ESG: maggiore chiarezza sulle caratteristiche dei rating ESG (cosa significano e quali obiettivi perseguono), le metodologie e le fonti di dati o le stime utilizzate per ottenere i rating; maggiore chiarezza sulle operazioni dei fornitori di rating ESG, nonché garantire la prevenzione e la mitigazione dei rischi di conflitti di interesse.L’intervento della Commissione UE era atteso dagli operatori del mercato, visto il boom degli ultimi anni, e le intenzioni sono giudicate positivamente. “Ce l’aspettavamo e siamo molto soddisfatti perché tratta temi che – anche a livello di letteratura scientifica – pochi trattavano, come quello dell’indipendenza e del tipo di clienti, mentre tanto era stato scritto sul fatto che gli scoring fossero diversi tra loro, che è una ovvietà”, dice a Teleborsa Jacopo Schettini Gherardini, CEO e Direttore Ufficio Ricerca di Standard Ethics. “La Commissione ha fatto un passo avanti, sottolineando che i fornitori di rating ESG sono tanti e diversi – anche in base alla clientela e alla metodologia – ma affermando che va evitata la consulenza, vanno chiarite indipendenza e metodologia, e creato un albo”, aggiunge.Nel corposo documento che accompagna le proposte normative, l’istituzione UE offre anche una lettura approfondita del settore, sottolineando che i rating ESG non costituiscono un gruppo omogeneo, ma differiscono per cosa valutano (ESG aggregato, solo singole E, S o G, o anche indicatori specifici all’interno di ogni lettera), da quale prospettiva valutano (solo rischi per l’azienda, double materiality, solo impatti, rispetto dei principi internazionali ), e come effettuano una valutazione (migliore della classe o in termini assoluti, valutazione quantitativa o qualitativa). Inoltre, i fornitori di rating ESG hanno anche diversi modelli di business (grandi fornitori a scopo di lucro come MSCI e S&P, fornitori boutique come Carbon4Finance o fornitori senza scopo di lucro come CDP) e modelli di reddito (user-pay (investors) model, company-pay model, modello misto o finanziamento pubblico).In generale, secondo la Commissione, si possono suddividere i rating ESG in 4 categorie, a seconda del loro scopo: valutazione del rischio (prospettiva finanziaria, es. MSCI), valutazione degli impatti (es. Carbon4Finance), valutazione della conformità a principi e linee guida internazionali (es. Standard Ethics), valutazione dei rischi di sostenibilità della catena di fornitura (non utilizzata per finalità di investimento diretto, es. EcoVadis).Anche il processo di valutazione è diverso; da un lato ci sono fornitori che utilizzano valutazioni quantitative completamente automatizzate basate su KPI e dati senza il coinvolgimento dell’analista (molto spesso indicato come scoring); ma ci sono invece provider i cui processi di rating sono simili a quelli del processo di rating del credito, ovvero basati sull’analisi di informazioni sia quantitative che qualitative, con il coinvolgimento dei comitati analisti e rating.”Sono dell’idea che si debba lasciare libera ogni agenzia di adottare la metodologia più opportuna, rendendola appunto comprensibile e trasparente – dice a Teleborsa Giancarlo Giudici, professore di Corporate Finance presso la School of Management del Politecnico di Milano – Ogni analista esprime sensibilità diverse, che non sono sempre “contabilizzabili”; pensiamo ad esempio ai KPI in ambito sociale, che spesso sono qualitativi e non quantitativi e dipendono dal giudizio soggettivo di chi li osserva. La diversità nelle valutazioni è una ricchezza, ma dobbiamo dare gli strumenti al mercato per poter apprezzare le differenze fra le diverse valutazioni”.Su questo aspetto la Commissione è stata molto chiara: la proposta non intende armonizzare le metodologie utilizzate per la creazione dei rating ESG, ma aumentarne la trasparenza. I fornitori di rating ESG manterranno infatti “il pieno controllo” delle metodologie che utilizzano e continueranno a essere indipendenti nella loro scelta, per garantire che nel mercato dei rating ESG sia “disponibile una varietà di approcci”.Le agenzie di rating ESG che offrono servizi agli investitori e alle imprese dell’UE dovranno però essere autorizzate e controllate dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), così da garantire la qualità e l’affidabilità dei loro servizi a tutela degli investitori e dell’integrità del mercato. L’ESMA ha stimato che il numero di fornitori di rating ESG (che offrono rating a pagamento per gli abbonati o per gli emittenti) operanti nell’UE è di 59, composto da pochi grandi fornitori (principalmente non UE) e da un gran numero di entità più piccole (principalmente UE).In sostanza, l’UE non intende mettere bocca sulle specificità di ogni rating, ma creare condizioni migliori per il funzionamento del mercato. “Per garantire obiettività, indipendenza e qualità, in un contesto di libero mercato, è opportuno introdurre procedure e vincoli organizzativi – afferma Giudici – Basterebbe adottare gli stessi accorgimenti utilizzati nel mondo del rating sul rischio di insolvenza, ad esempio separando la funzione commerciale da quella degli analisti (cosiddetti chinese wall) e chiedendo che ci sia una struttura interna adeguata, con competenze ed esperienze documentate. Inoltre, ogni possibile conflitto di interesse dovrebbe essere evidenziato. Nel caso specifico dei rating ESG, dovrebbe essere obbligatorio fornire un syllabus che spiega i criteri adottati dagli analisti”.Molti di questi aspetti sono compresi nella proposta di regolamento della Commissione, che dovrà essere ora discussa con il Parlamento europeo e il Consiglio. Come si legge nel testo, i fornitori di rating ESG devono rendere pubblici sul loro sito web le metodologie, i modelli e le principali ipotesi di rating che utilizzano nelle loro attività; devono utilizzare metodologie di rating rigorose, sistematiche, obiettive e suscettibili di convalida e applicarle in modo continuativo; non devono fornire alcune attività: attività di consulenza a investitori o imprese; emissione e vendita di rating del credito; sviluppo di parametri di riferimento; attività di investimento; attività di audit; attività bancarie, assicurative o riassicurative.Quest’ultimo aspetto è molto importante, secondo Schettini Gherardini: “Il lavoro di un’agenzia di rating non dovrebbe avere aspetti consulenziali, in cui cioè rilascia un giudizio a un investitore sulla base di parametri che lui fornisce, ma dovrebbe avere come cliente l’emittente e dovrebbe avere un regolamento interno immodificabile, in modo che tutti i clienti sappiano che verranno giudicati secondo lo stesso criterio e non secondo le mode e le tendenze degli investitori”.La proposta della Commissione prevede anche una serie di misure specifiche per i fornitori di rating ESG più piccoli per garantire che le norme siano proporzionate. Tali misure dovrebbero includere la possibilità per l’ESMA di esentare i fornitori di rating ESG più piccoli da una serie di requisiti organizzativi qualora soddisfino determinati criteri.”Alla fine sarà il mercato a decidere quali approcci analitici sono più adatti alle esigenze degli investitori – commenta a Teleborsa Dierk Brandenburg, Head of ESG and credit research presso Scope Ratings – Pertanto, è molto importante che il regolamento consenta un’introduzione graduale più lunga dei regolamenti per i fornitori di medie dimensioni per garantire una concorrenza sufficiente nel mercato dei rating ESG”.Secondo l’esperto, l’iniziativa dell’UE per regolamentare i fornitori di rating ESG contribuisce in qualche modo a ripristinare la fiducia nella parte del sistema che ha l’impatto più visibile sull’allocazione del capitale. Tuttavia, come con le normative esistenti in materia di rating del credito, l’UE può solo imporre il processo e la trasparenza corretti, che non risolvono le sfide analitiche poste dalle valutazioni ESG, compreso il rischio climatico.”In primo luogo, ci aspetteremmo che l’attenzione si concentri su risorse adeguate per i fornitori ESG – afferma Brandenburg – Poiché seguono principalmente un modello investor-pay, i potenziali conflitti di interesse derivano più probabilmente dall’allocazione di risorse interne all’interno di gruppi finanziari più grandi o da servizi di consulenza accessori. In secondo luogo, data la natura intrinsecamente soggettiva delle valutazioni ESG non finanziarie e il quadro informativo ancora frammentario, è discutibile se l’obiettività sia realizzabile o addirittura desiderabile”.(Foto: kotexvector | 123RF) LEGGI TUTTO

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    Pirelli, Standard Ethics abbassa rating dopo Golden Power

    (Teleborsa) – Standard Ethics ha abbassato il Corporate Standard Ethics Rating (SER) di Pirelli, produttore italiano di pneumatici che fa parte del FTSE MIB, a “E” dal precedente “E+”. Si tratta del terzo notch su nove (pari a un giudizio “Very Low”) della scala usata dall’agenzia di rating indipendente con sede a Londra e focalizzata sulla sostenibilità.In una nota, vengono ricordate le previsioni di debolezza espresse dagli analisti di Standard Ethics il 25 settembre del 2019 circa i vincoli e la natura del Patto di sindacato sulla governance di Pirelli che vede tra i firmatari China National Tire and Rubber Corporation, e viene sottolineato che “la società, un’eccellenza in fatto di Sostenibilità ambientale, in questi anni non ha – evidentemente – attivato sufficienti presidi di governance per tutelarsi dal rischio di una azione del Governo Italiano attraverso il cosiddetto “Golden Power”, tenuto conto della nuova composizione quali-quantitativa del CdA di Pirelli e delle nuove condizioni del Patto, e tenuto conto che l’azione governativa appare eccessivamente circoscritta e a modesto impatto protettivo, Standard Ethics ritiene necessario ridurre ulteriormente la propria valutazione”.Pirelli rappresenta “un primario asset europeo strategicamente ancorato ai principi di Sostenibilità”, i quali includono non solo aspetti ambientali, ma anche l’uso della tecnologia e delle risorse industriali nel perimetro di ciò che è consentito dalle indicazioni UE, OCSE e ONU in riferimento ai principi liberali di equa concorrenza, alla protezione degli azionisti di minoranza ed ai principi democratici sui diritti individuali. LEGGI TUTTO

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    Orange, Moody’s cambia l’outlook in “positivo”

    (Teleborsa) – Moody’s ha cambiato a “positivo” da “stabile” l’outlook su Orange, il principale operatore di telecomunicazioni integrato in Francia. Contestualmente, ha confermato il long term issuer rating “Baa1″.”Il cambio di outlook in positivo riflette la performance operativa solida e resiliente dell’azienda in un ambiente competitivo e macroeconomico difficile”, afferma Carlos Winzer, vicepresidente senior di Moody’s e lead analyst su Orange.”La prevedibile politica finanziaria di Orange e la strategia ben congegnata che sostiene un flusso di cassa operativo sostenibile consentiranno all’azienda di sostenere solide metriche di credito che supportano la pressione al rialzo sul rating”, aggiunge Winzer. LEGGI TUTTO