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    Ex Embraco, futuro appeso a un filo: accelerare progetto Italcomp

    (Teleborsa) – Fissato per il prossimo 15 aprile un incontro tra il Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e i presidenti delle Regioni Piemonte e Veneto, Alberto Cirio e Luca Zaia, per affrontare la questione Italcomp, la newco che dovrebbe nascere dall’accorpamento dell’ex Embraco e Acc di Belluno. Ad annunciarlo ai sindacati e ai lavoratori della ex Embraco di Riva di Chieri in presidio ( quando mancano 18 giorni ai licenziamenti collettivi che scatteranno il 25 aprile) sotto la sede della Prefettura, il prefetto di Torino, Claudio Palomba.Le sigle sindacali hanno subito replicato che si tratta di un incontro politico a porte chiuse, senza dunque il necessario coinvolgimento delle parti sociali. Tavolo con il Governo che potrebbe essere convocato il 19 o 20 aprile ma non c’è ancora ufficialità. Le deleghe non sono ancora state assegnate – la spiegazione ufficiale che arriva dalla prefettura – forse saranno assegnate giovedi’ prossimo. Si dovrà dunque attendere di sapere chi sarà l’interlocutore per il Governo.Intanto, sul delicato dossier interviene l’assessore al Lavoro della Regione Piemonte, Elena Chiorino: sono due le strategie che bisogna porre in essere, affinchè la situazione dei lavoratori dell’ex Embraco possa trovare una soluzione. Il progetto alla base e’ quello che le due società si uniscano in Italcomp, che vedrebbe Riva di Chieri (To) sede della grande manifattura dei compressori. I posti di lavoro in gioco sono circa 400 per la torinese Embraco e 300 per la bellunese Acc.”In primo luogo – ha spiegato l’assessore in Consiglio regionale – serve un forte appello al sistema bancario, che però al momento sembra essere fermo: la situazione di Embraco è collegata a quella di Acc di Mel in Veneto che ha una difficoltà ma solo in termini economico-finanziari, perchè le commesse ci sono”. Nel dettaglio specifica che “Ad Acc manca la liquidità, per cui il commissario è costretto a chiedere una riduzione dei salari dei dipendenti e addirittura il rifiuto di alcune commesse”.Secondo Chiorino “il piano in essere è importante e di grande rilancio del territorio. Si può creare un polo non solo italiano, ma anche europeo per la produzione dei compressori”. L’altra strategia è quella di intervenire sulla Commissione europea, che per il momento non ha concesso il via libera a un aiuto finanziario pubblico per la fusione, mentre le lettere di licenziamento sono arrivate.”Un comportamento – ha sottolineato l’assessore – che non è coerente rispetto a decisioni prese in situazioni simile successe in altri Paesi”. Ma intervenire in sede europea “richiede comunque tempi più lunghi, adesso la priorità è un aiuto rapido da parte del sistema bancario”. “La procedura di licenziamento è in corso, i tempi sono stretti: bisogna riuscire ad avere un finanziamento. Speriamo che con un passaggio istituzionale anche al MiSE, si ottenga il risultato. Finpiemonte potrà intervenire nel passaggio successivo, ma non su Acc direttamente che non è piemontese. Siamo anche in continuo contatto con la Regione Veneto”, ha concluso Chiorino. LEGGI TUTTO

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    Elica, sindacati scrivono a Giorgetti per scongiurare 400 esuberi

    (Teleborsa) – Due giorni dopo che Elica, società specializzata nella produzione di cappe aspiranti da cucina e quotata sul segmento STAR di Borsa Italiana, ha comunicato di prevedere circa 400 esuberi nei suoi stabilimenti italiani, si sono mosse le segreterie nazionali di Fim-Fiom-Uilm, che chiedono un urgente incontro al MISE.”Considerata la gravissima situazione dell’annunciata intenzione del trasferimento delle produzioni da parte del gruppo Elica, i sindacati chiedono a Giancarlo Giorgetti “un incontro urgentissimo per scongiurare la delocalizzazione e l’aggravarsi delle tensioni sociali nel territorio di Fabriano”. Le sigle sindacali evidenziano che Elica ha comunicato 409 esuberi su 560 totali dipendenti del comprensorio, chiusura dello stabilimento a Cerreto D’Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate oggi nei siti di Fabriano, Cerreto e Mergo. Massimiliano Nobis, segretario nazionale Fim-Cisl, Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom-Cgil e Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm-Uil, lo definiscono “inaccettabile”. I dipendenti di Elica hanno iniziato la mobilitazione attraverso un presidio permanente davanti ai cancelli degli stabilimenti di Cerreto D’Esi e Mergo, che andrà avanti almeno fino al 6 aprile, dalle 6 alle 21. LEGGI TUTTO

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    Assopetroli-Assoenergia, positiva iniziativa MITE su stabilizzazione Superbonus

    (Teleborsa) – “Occorre coordinare ed estendere i bonus per l’efficienza energetica e rendere strutturali la cessione del credito e lo sconto in fattura. Questo l’intento del Governo, annunciato dal Sottosegretario Vannia Gava, che accogliamo con piena soddisfazione”. A dichiararlo è il presidente di Assopetroli-Assoenergia, Andrea Rossetti, che commenta positivamente la risposta del sottosegretario Vannia Gava resa in commissione Attività produttive della Camera a un question time a firma dell’onorevole Gianluca Benamati.Il ministero della Transizione ecologica ha così riconosciuto la necessità di un’azione di semplificazione per il Superbonus e per le altre detrazioni sull’efficienza, con l’obiettivo di arrivare a un’armonizzazione complessiva delle varie aliquote.Dello stesso avviso è Assopetroli-Assoenergia, la quale ritiene che per dare massima incisività alle detrazioni previste per gli interventi di efficientamento energetico degli immobili siano fondamentali iniziative di semplificazione delle procedure che passano, come annunciato anche dal sottosegretario Gava, per una revisione complessiva delle attuali detrazioni fiscali attraverso un approccio integrato a tali incentivi.L’associazione, spiega in una nota, ritiene inoltre che i tempi siano maturi per iniziare a ragionare su un Testo Unico che raccolga tutte le politiche di incentivi attivati in materia di efficientamento energetico degli edifici con l’introduzione di un unico modello procedurale che possa così contribuire a dare un forte slancio alla spesa per edilizia abitativa. LEGGI TUTTO

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    Lavoro, da indennizzi a blocco licenziamenti: le mosse di Orlando

    (Teleborsa) – “Il 30 giugno finirà il blocco per le grandi imprese che dispongono degli ammortizzatori sociali” mentre “per le altre si proseguirà fino in autunno anche in ragione di una riforma che stiamo portando avanti e dovrà estendere questi strumenti anche alle imprese più piccole e alla aree del lavoro che non sono coperte da questi strumenti”. Ma “la data del 30 di giugno può essere affrontata con ulteriori mezzi sui quali, con il Ministro Giorgetti, dobbiamo lavorare”. Così il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a Radio Capital sottolineando che “ci sono settori che sono ripartiti in modo solido e ci sono settori invece nei quali, a prescindere dalle dimensioni, ci sono effetti che vanno affrontati con mezzi diversi”.Sul fronte degli indennizzi “sappiamo che, con il decreto di qualche giorno fa, è stata fatta solo una parte di quanto necessario e che dobbiamo fare di più, che dobbiamo metterci subito a lavoro per andare in questa direzione”. Orlando ha poi chiarito che “non è prevista alcuna ipotesi di licenziamento per i lavoratori del settore sanitario che non intendono vaccinarsi”, invitando a non disperdere le energie “in polemiche abbastanza inutili”. “Nella norma – ha spiegato – non è prevista l’ipotesi di licenziamento ma “questo lo valuterà eventualmente il datore di lavoro con un passaggio di fronte al giudice. Si tratta di capire se nei casi più estremi, il prolungarsi di questa sospensione può portare a questo tipo di conseguenze. Noi non l’abbiamo prevista perchè non vogliamo che questa cosa sia gratuitamente punitiva nei confronti di nessuno”.Quanto all’incontro tra il Leader della Lega, Matteo Salvini, e il Primo ministro dell’Ungheria, Viktor Orban, “non credo sia stato opportuno”, dice il Ministro. “Penso non sia utile fare dei passi nella direzione di chi non ha mai aiutato nè l’Europa nè il nostro Paese. E “noi sappiamo di dover governare con forze molto distanti da noi ma se queste distanze aumentano ulteriormente diventa anche più difficile. Credo che, in questo momento, di difficoltà ne abbiamo già abbastanza”. LEGGI TUTTO

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    PNRR, ok della Camera alla Risoluzione sulla Relazione al Piano della maggioranza

    (Teleborsa) – La Camera dei Rappresentanti ha approvato con 412 sì, 11 no e 44 astenuti la Risoluzione sulla Relazione al PNRR della maggioranza. Nel testo si legge che il Governo si impegna “a redigere il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella sua versione definitiva, tenendo conto degli orientamenti” espressi dal Parlamento e a “rendere comunicazioni alle Camere prima della sua trasmissione alla Commissione europea”. L’esecutivo di Mario Draghi dovrà inoltre “assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento nelle fasi successive del PNRR”. Nella Relazione si chiede poi di precisare “la natura, la tempistica e le modalità di realizzazione delle riforme strutturali” e la “tempistica di realizzazione degli interventi programmati, nonché in merito alla ripartizione della spesa tra spesa in conto capitale e spesa di parte corrente”. La Relazione invita a valutare la “possibilità di istituire un Fondo Sovrano italiano pubblico-privato e Fondo dei Fondi, volto a favorire la patrimonializzazione delle imprese in cui possano confluire parte delle risorse del Piano, oltre al risparmio privato fiscalmente incentivato”. E chiede di favorire un “forte coinvolgimento dei privati attraverso l’utilizzo di strumenti che favoriscano l’apporto del capitale privato ai fini del raggiungimento degli obiettivi del Piano, anche attraverso l’utilizzo del Project financing”. “Si dovrebbe prevedere un adeguato coinvolgimento della Banca europea degli Investimenti (BEI) ad iniziative di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e delle banche del territorio per fornire linee di finanziamento agevolato alle micro-imprese supportandole nella transizione ecologica e digitale”, si legge. Nel testo si sollecita inoltre il Governo a introdurre una “disciplina semplificata in materia di appalti applicabile ai progetti del PNRR”.Domani la discussione si sposta in Senato. LEGGI TUTTO

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    USA, Biden lancia piano da 2.000 miliardi per ammodernare le infrastrutture

    (Teleborsa) – Ponti, strade, aeroporti, veicoli elettrici, banda larga, acquedotti, rete elettrica. Il piano da oltre 2.000 miliardi del presidente USA Joe Biden intende modernizzare ogni aspetto delle infrastrutture del Paese, non solo per dare un ulteriore impulso alla ripartenza dell’economia (grazie alla creazione di posti di lavoro per gli interventi), ma anche per affrontare sfide sociali di lunga data.Secondo molti esperti, se la spesa da 2.000 miliardi fosse confermata, il piano (i cui interventi sarebbero spalmati su 8 anni) potrebbe infatti porre fine a decenni di stagnazione degli investimenti federali in infrastrutture e riporterebbe gli investimenti governativi in quest’ambito, se rapportati alla grandezza dell’economia, ai livelli più alti dagli anni ’60.Approvare l’intero pacchetto non sarà però semplice: anche se c’è consenso bipartisan sulla necessità di investire sulle infrastrutture nella fase di uscita dalla pandemia, i repubblicani al Congresso cercheranno di contrastare l’ingente spesa pubblica prevista, oltre che frenare l’aumento della corporate tax previsto per finanziare il piano.I grandi investimenti del piano sarebbero finanziati in particolare da un aumento delle imposte sulle imprese, che passerebbero dal 21% al 28%. Secondo la Casa Bianca, il tasso rimarrebbe comunque, dopo questo aumento, al minimo dalla Seconda guerra mondiale, ad eccezione degli anni trascorsi dalla riforma fiscale di Donald Trump approvata nel 2017. Altri interventi per recuperare fondi riguarderebbero l’eliminazione di tutte le agevolazioni fiscali sui combustibili fossili e l’abrogazione degli incentivi per spostare attività e posti di lavoro offshore.Secondo le ricostruzioni di Reuters, il piano comprende 650 miliardi di dollari per strade, ferrovie e trasporti. In particolare, si punterebbe a modernizzare 20.000 miglia di autostrade e strade, e 10.000 ponti. Raddoppierebbero i finanziamenti federali per il trasporto pubblico con un investimento di 85 miliardi di dollari, sarebbero destinati 25 miliardi per aeroporti, 17 miliardi per vie navigabili interne, porti e traghetti. Ci sarebbero inoltre 174 miliardi di dollari per stimolare il mercato dei veicoli elettrici.Un’altra grande parte del piano riguarda le cosiddette “infrastrutture domestiche”, come banda larga, acqua pulita, rete elettrica e alloggi di buona qualità, per complessivi 650 miliardi di dollari. Tra le altre cose, sarebbero sostituiti il 100% dei tubi di piombo che trasportano l’acqua nelle città di tutto il Paese e si porterebbe l’accesso alla banda larga per circa il 35% degli americani delle zone rurali che non hanno il servizio.Altri 400 miliardi sarebbero per la “care economy”, con fondi per gli operatori sanitari e l’assistenza domiciliare o comunitaria per centinaia di migliaia di anziani e persone con disabilità. 580 miliardi di dollari andrebbero invece per produzione, formazione e ricerca. Di questi, 50 miliardi per la produzione domestica di semiconduttori e 180 miliardi in ricerca e sviluppo con un focus sull’energia pulita. LEGGI TUTTO

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    Covid, Johnson e la politica dei “piccoli passi”: serve ancora cautela

    (Teleborsa) – Zero morti conteggiati per Covid ieri a Londra, come non succedeva da sei mesi: lo confermano i dati disaggregati diffusi da Public Health England ripresi dai media del Regno, dopo che le cifre nazionali diffuse domenica su un totale di decessi giornalieri ridotto a 19 in tutto il Regno Unito. L’indicazione si giova del ritardo statistico su parte dei dati del weekend, ma comunque conferma una tendenza al calo delle vittime ai minimi da inizio pandemia. I medici londinesi parlano di risultato “fantastico” notando la parallela riduzione dei ricoveri, con non più di una media di “1 o 2 morti ogni due giorni” nelle terapie intensive.Da oggi in Inghilterra torna in vigore la cosiddetta regola del 6, che allarga la possibilità dei contatti sociali fino a 6 persone di due nuclei familiari diversi, nell’ambito dell’allentamento graduale e a tappe del lockdown (in vigore da ormai tre mesi) annunciato da Boris Johnson nelle scorse settimane: allentamento che resta comunque cauto e condizionato all’andamento “dei dati, non a date” prestabilite, come ribadito nelle scorse ore dallo stesso premier Tory britannico, mentre il Regno Unito continua a correre sul fronte dei vaccini con quasi 34 milioni di dosi somministrate (oltre 30 milioni di persone sottoposte alla prima iniezione, secondo l’aggiornamento di ieri, e oltre 3 milioni e mezzo di richiami). Dopo la riapertura delle scuole d’inizio marzo, la novità di oggi riguarda la ripresa delle attività sportive individuali all’aperto (tennis o golf). Ancora chiusi negozi non essenziali, pub, ristoranti (salvo asporto), cinema, teatri, piscine e luoghi d’intrattenimento. Per negozi e parrucchieri la riapertura, se la tendenza al calo dei contagi da Covid proseguirà, è fissata per il 12 aprile, quando tornerà ad essere consentito anche il servizio solo all’aperto in pub e ristoranti; cinema, teatri e locali al chiuso dovranno aspettare la seconda metà di maggio, quando potrebbero essere riviste pure alcun vincoli sui viaggi interni. Per i viaggi internazionali, l’attività alberghiera e gli eventi pubblici collettivi una speranza di normalizzazione è indicata non prima del 21 giugno.LA POLITICA DEI PICCOLI PASSI – L’alleggerimento dal lockdown iniziato oggi in Inghilterra “è un piccolo passo reso possibile da mesi di sacrifici” e permette di “sfruttare il bel tempo” per fare ad esempio più esercizio sportivo all’aperto. Lo ha detto Boris Johnson nel briefing di giornata, annunciando anche personalmente l’intenzione di tornare a giocare a tennis, ma non senza ammonire che il percorso avviato deve proseguire “con cautela”.Il Premier ha infatti notato che la seconda ondata di contagi è ancora in ascesa “nel continente”, mentre ha insistito sulla necessità “vitale” di continuare con i vaccini, inclusi i richiami e a partire dai “più vulnerabili”. LEGGI TUTTO

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    Gentiloni: priorità rimane sostegno all'economia

    (Teleborsa) – “La priorità, quest’anno e il prossimo, rimane il sostegno all’economia poichè non siamo ancora usciti dalla crisi. Qualsiasi ritiro prematuro delle misure potrebbe avere conseguenze molto negative e ritardare la ripresa”. Il Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha ribadito l’approccio della Commissione di fronte alla pandemia da Coronavirus, in audizione davanti alla Corte dei Conti francese: “come già indicato il 3 marzo, la clausola di deroga al Patto dovrà rimanere in piedi fino al 2022 incluso” e Bruxelles, ha sottolineato, “confermerà la sua posizione a maggio”.Per Gentiloni occorre muoversi con “molta prudenza e molto gradualmente” oltre che in maniera “coordinata” e “passare progressivamente da un approccio globale ad azioni mirate, meno costose per le finanze pubbliche”, con una politica fiscale che sappia adattarsi “all’evoluzione della situazione”.La revisione delle regole di Bilancio europee, ha detto, “appare più che mai necessaria” e “riprenderemo il dibattito dopo l’estate”. Bisogna fare in modo che queste possano “sostenere la crescita” e “a mio avviso, le nuove regole di bilancio dovrebbero prevedere un trattamento speciale per gli investimenti”. Occorre anche “riflettere su scenari di riduzione del debito pubblico più graduali, realisti e differenti a seconda degli Stati membri”.”Ma – ha concluso Gentiloni – se vogliamo essere ambiziosi dobbiamo prendere in considerazione modifiche legislative. Tenendo conto delle circostanze, credo che abbiamo una chance storica di rivedere le nostre regole in maniera profonda”. LEGGI TUTTO