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    Crisi di Governo, allarme rosso a Bruxelles

    (Teleborsa) – Scatta l’allarme rosso a Bruxelles dopo le dimissioni del Presidente del Consiglio Draghi che di fatto ufficializzano la crisi nel nostro Paese, uno dei più monitorati, anche in ottica PNRR. Non è certo mistero che l’ex BCE è considerato una figura di assoluta garanzia, probabilmente l’unico in grado di garantire stabilità, credibilità e reputazione. Almeno questo sembrava fino alle 18.45 di ieri quando, nel corso di un CdM lampo, il Premier ha annunciato la volontà di dimettersi. “Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di Governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più”, si legge nel comunicato diffuso a margine del CdM.Ufficialmente nessuna presa di posizione allarmistica: “La Commissione non commenta mai gli sviluppi politici nei Paesi membri. La presidente Ursula von der Leyen ha ripetutamente enfatizzato la stretta e costruttiva cooperazione con il presidente Mario Draghi. Von der Leyen attende di proseguire nella cooperazione con le autorità italiane sulle priorità e sulle politiche europee”, spiega Eric Mamer, portavoce della Commissione Ue, interpellato sulla crisi di governo in Italia”.Ma, nelle stanze di Bruxelles, cresce la preoccupazione per i possibili sviluppi di una crisi che nessuno – fino a qualche giorno fa – poteva prevedere nè augurarsi. Intanto, arrivano cattive notizie dalle Borse, in particolare quella di Milano, e dallo spread tra Btp e Bund tedeschi tornato ai picchi di diversi mesi fa.Il Colle, intanto, ha congelato le dimissioni rimandando ad una verifica in Parlamento per mercoledì 20 luglio quando Draghi prenderà la parola. In quell’occasione, capiremo se il Premier farà marcia indietro, in scia alle pressioni di quanti gli chiedono di restare (scenario al momento meno quotato) oppure tirerà dritto per la sua strada (ipotesi più probabilme) ripassando così la palla al Quirinale. LEGGI TUTTO

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    Crisi – Draghi presenta dimissioni, Colle le respinge: Verifica in Parlamento

    (Teleborsa) – “Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica”. Lo ha detto il Presidente del Consiglio Mario Draghi nel Consiglio dei Ministri lampo durato appena il tempo di comunicare la sua decisione. “Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di Governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più”.”Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di Governo”.”In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente”. “Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani”. Ai ministri Draghi ha rivolto un ringraziamento “per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti”. Subito dopo arriva la nota del Colle che di fatto respinge le dimissioni. “Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa sera al palazzo del Quirinale il presidente del Consiglio dei ministri, professor Mario Draghi, il quale ha rassegnato le dimissioni del governo da lui presieduto. Il presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni e ha invitato il presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si é determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica”. La decisione è arrivata dopo che il Governo aveva ottenuto la fiducia a palazzo Madama sul Dl Aiuti ma i senatori M5s avevano abbandonato l’Aula. LEGGI TUTTO

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    Ddl Concorrenza, tassisti protestano a Roma

    (Teleborsa) – Non si ferma la protesta dei tassisti in Via del Corso con Palazzo Chigi e le vie di accesso limitrofe blindate dalla polizia che chiedono ormai da giorni lo stralcio dell’art. 10 del ddl concorrenza che prevede la liberalizzazione del settore: sono stati esplosi petardi e accesi fumogeni, con la polizia che fronteggia i manifestanti tenendoli a distanza dal Palazzo del governo. Slogan contro l’esecutivo, ma soprattutto contro Uber. “Chiediamo che il governo stralci l’articolo 10 del ddl concorrenza e apra subito un tavolo di confronto con tutti gli attori interessati”. E’ la richiesta che le organizzazioni sindacali dei tassisti avanzano in una lettera aperta alle istituzioni e alla società civile. Il documento, ripercorrendo le tappe della causa avviata contro Uber Black nel 2016 per concorrenza sleale, sottolinea “come alla luce di quanto già accaduto e in funzione di ciò che ulteriormente emerge dall’inchiesta Uber Files, gli operatori del comparto taxi non sono assolutamente disposti ad accettare che le regole del loro lavoro vengano riscritte attraverso una delega che non comporta un loro coinvolgimento diretto e dell’intero Parlamento”.Intanto prosegue l’esame in commissione Attività produttive della Camera del ddl concorrenza, ma il nodo della liberalizzazione del settore taxi, contenuto appunto nell’articolo 10, non è ancora stato affrontato. Secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, si starebbe lavorando a una riformulazione dell’articolo, in modo da trovare una sintesi tra le diverse sensibilità. LEGGI TUTTO

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    Grano, oggi incontro Mosca-Kiev-Onu

    (Teleborsa) – Si terrà oggi a Istanbul un incontro sulle esportazioni di grano ucraino. Lo ha dichiarato il ministero degli Esteri russo a Interfax. Anche il ministro della Difesa turco Hulusi Akar ha confermato che nella giornata di oggi le delegazioni militari di Ankara, Mosca e Kiev e rappresentanti dell’Onu si incontreranno per discutere di come aprire corridoi per l’esportazione di grano dall’Ucraina. Lo ha reso noto il ministero della Difesa turco.”L’Ucraina sostiene che la questione dello sblocco del grano ucraino deve essere risolta sotto gli auspici dell’Onu. In questo contesto siamo grati al segretario generale Antonio Guterres per gli attivi sforzi volti a trovare una soluzione che garantisca la sicurezza per le regioni meridionali del nostro paese”. E’ quanto scrive Ukrinform, citando il portavoce del ministero degli Esteri, Oleg Nikolenko. Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha parlato di “timidi segnali, che dobbiamo prendere con cautela, sui corridori del grano”. “Se domani (oggi, ndr) a Istanbul – ha spiegato a Filorosso su Rai3- Russia e Ucraina trovano un accordo per sbloccare le decine di migliaia di tonnellate di grano bloccate nei porti ucraini, questa può diventare una piccola costruzione di fiducia tra le due parti per poi arrivare alla pace”.Intanto, gli Usa hanno annunciato 1,7 miliardi di nuovi aiuti umanitari all’Ucraina. I nuovi fondi destinati a Kiev arrivano dall’Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale, dal Dipartimento del Tesoro e dalla Banca mondiale, si legge in una nota di Usaid. Obiettivo del nuovo pacchetto di aiuti è “alleviare gli effetti del forte deficit di bilancio causato dalla brutale guerra del presidente russo Vladimir Putin”. LEGGI TUTTO

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    Corridoi per il grano, colloqui Putin-Erdogan

    (Teleborsa) – “E’ giunto il momento di agire per attuare il piano per la creazione di corridoi per l’esportazione del grano” ucraino. Lo ha detto il Presidente turco Recep Tayyp Erdogan a Vladimir Putin nel corso della conversazione telefonica odierna. Secondo quanto riporta Tass, i due leader, ha riferito la presidenza turca, “hanno discusso della situazione in Siria, della situazione in Ucraina alla luce delle operazioni militari russe, della creazione di corridoi sicuri per l’esportazione di grano dal Mar Nero”. Erdogan ha avuto una conversazione telefonica anche con il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky sulla creazione di corridoi sicuri per le esportazioni di grano nel Mar Nero. E’ quanto riferisce l’agenzia Anadolu citando la Direzione delle Comunicazioni della Presidenza turca.Affermando che il più grande desiderio è che la pace arrivi in Ucraina, Erdogan ha dichiarato che la Turchia continua a lavorare al piano preparato dalle Nazioni Unite per la consegna dei prodotti cerealicoli ucraini al mercato mondiale e ha sottolineato che la soluzione Ucraina-Russia avverrà in ogni caso attraverso la diplomazia. LEGGI TUTTO

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    Caos nel Regno Unito, dimissioni di massa nel governo Johnson

    (Teleborsa) – Ogni ora che passa la crisi del governo Johnson si fa sempre più estesa e colpisce anche la sterlina che perde terreno nei confronti di euro e dollaro. La permanenza del premier inglese a Downing Street sembra appesa ad un filo, dopo che in giornata sono arrivate nuove dimissioni tra le file del partito conservatore. A lasciare per primi sono stati il ministro della Sanità, Sajid Javid – che si è dimesso dicendo di non poter “più servire in buona coscienza in questo governo” seguito dal cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, numero due di fatto della compagine Tory e responsabile della politica economica. Johnson ha inviato una lettera ai due ministri dicendosi dispiaciuto per le loro dimissioni dal governo. Nella missiva all’ormai ex cancelliere dello scacchiere il premier ha scritto: “Mi mancherà lavorare con te nel governo”. Al posto di Javid e Sunak, il premier britannico ha nominato Steve Barclay, il capo gabinetto di Downing Street, nuovo ministro della Sanità, e Nadhim Zahawi, finora ministro dell’Istruzione, nuovo cancelliere dello Scacchiere. Cosa sta succedendo?Tutto nasce dalle accuse rivolte al premier di aver mentito sul passato di Chris Pincher, un suo fedelissimo costretto a dimettersi da deputy chief whip la settimana scorsa per aver palpeggiato in un gentlemen club frequentato da Tory due uomini, fra cui un collega deputato. Johnson ha riconosciuto come “un errore” la permanenza di Pincher nella compagine Tory dopo le accuse su un episodio simile precedente, risalente a quando Pincher era viceministro degli Esteri, di cui lo stesso premier ieri ha riconosciuto di essere stato informato a fine 2019, e ha assicurato di non voler dare spazio ad alcun sospetto “predatore sessuale” nell’esecutivo. Il tentativo del premier di giustificarsi dicendo di aver inizialmente dimenticato d’essere stato messo al corrente oltre due anni fa dei sospetti su episodi analoghi, prima di promuovere Pincher, non ha tuttavia convinto Javid e Sunak.I due sono stati seguiti dal vicepresidente del partito e da circa una ventina di figure istituzionali, tre segretari e funzionari.A Downing Street, oltre all’ondata di dimissioni in casa Tory che ne è seguita, è atteso in serata pure Graham Brady presidente del comitato 1922, organismo chiave del gruppo parlamentare dell’attuale forza di maggioranza incaricato di fissare regole e convocazioni di elezioni interne e voti di sfiducia sulla leadership del partito.Insomma l’esperienza di BoJo alla guida del Regno Unito sembra ormai agli sgoccioli. LEGGI TUTTO

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    Conferenza di Lugano, ricostruzione Ucraina al centro

    (Teleborsa) – “La conferenza di Lugano è un passo fondamentale per concordare i principi dello sforzo internazionale di ricostruzione dell’Ucraina. Il Presidente Ignazio Cassis e io sosteniamo la dichiarazione di Lugano e attendiamo con ansia la sua approvazione”. Lo ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen su Twitter sottolineando che “l’Ucraina può contare sul nostro costante sostegno, per tutto il tempo necessario”.”Le sfide sono enormi ma non insormontabili: l’Ucraina può emergere da questa guerra con solide istituzioni e un’economia più verde e resiliente. Con il nostro sostegno il Paese può essere ricostruito non solo com’era ma come i suoi giovani volevano che fosse”, ha detto von der Leyen precisando che l’Ucraina avrà bisogno di riforme coraggiose, che dovranno andare di pari passo con gli investimenti”. E, secondo Denys Shmyhal, primo ministro ucraino, “per la ricostruzione dell’Ucraina servono al momento 750 miliardi di dollari, la maggior parte di questi fondi vengano dagli asset russi congelati”. “Abbiamo creato una mappa digitale, aggiornata in tempo reale, sulla distruzione causata dall’invasione russa: i partner avranno accesso e servirà per la ricostruzione del Paese”, ha aggiunto il primo ministro.Presente anche il Presidente Volodymyr Zelensky: “La guerra della Russia non è solo una mossa per prendere la nostra terra ma è una sfida al sistema europeo: vuole provare che l’Europa è debole e che non può difendere i propri valori”. “La ricostruzione dell’Ucraina non è dunque solo un fatto locale ma la missione di tutto il mondo democratico”. Con la resistenza all’aggressione russa l’Ucraina ha messo in campo “la più grande riforma dell’area euroatlantica, abbiamo riunito l’Europa e abbiamo rinvigorito la Nato, come non si vedeva da anni”, ha aggiunto Zelensky.Papa Francesco, nel frattempo, ipotizza un viaggio in Russia e Ucraina. “Vorrei andare in Ucraina, e prima volevo andare a Mosca. Ci siamo scambiati messaggi su questo perché ho pensato che se il presidente russo mi avesse dato una piccola finestra per servire la causa della pace…”, ha detto alla Reuters. “E ora è possibile, dopo essere tornato dal Canada, è possibile che riesca ad andare in Ucraina”, ha aggiunto. “La prima cosa è andare in Russia per cercare di aiutare in qualche modo, ma mi piacerebbe andare in entrambe le capitali”. LEGGI TUTTO

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    NATO, Draghi: Finlandia e Svezia rafforzano alleanza

    (Teleborsa) – “L’Italia accoglie con favore l’adesione all’Alleanza Atlantica di Finlandia e Svezia, ai sensi dell’articolo 10 del Trattato di Washington”. Lo ha detto il Premier Mario Draghi in una dichiarazione al vertice di Madrid.”Si tratta di una decisione sovrana, assunta democraticamente, da due Paesi che sono membri dell’Unione Europea – aggiunge – e che condividono i principi ispiratori dell’Alleanza Atlantica, con la quale da anni collaborano strettamente. Svezia e Finlandia rafforzeranno il carattere dell’Alleanza come comunità basata sullo stato di diritto e sui valori democratici. Con le loro capacità, i due Paesi contribuiranno in modo significativo alla sicurezza ed alla missione difensiva dell’area euro-atlantica”La sicurezza di Finlandia e Svezia – prosegue Draghi – “non deve essere messa a repentaglio in alcun modo. L’Italia afferma la sua determinazione a concorrere sin d’ora, in stretta consultazione con Finlandia e Svezia e nei modi più appropriati, alle loro esigenze di sicurezza e difesa. Conferma in proposito la validità degli impegni esistenti nel contesto europeo, ivi incluso l’articolo 42.7 delm Trattato istitutivo dell’Unione Europea”.Il Presidente del Consiglio ha anche sottolineato che “non c’è un rischio di escalation ma bisogna essere pronti, ad oggi non vediamo un rischio di escalation”. “E’ un momento importante per la Nato perchè l’Alleanza si allarga e la presenza dell’Europa aumenta, si arriva a una corrispondenza tra Ue e Nato, quindi – ha aggiunto – anche su molte divergenze di opinioni sulla costruzione della difesa europea e di una sua complementarietà con la Nato vengono superate. Per quanto riguarda l’Italia si tratta di 70 militari americani in più e un sistema di difesa antiaerea, mi viene descritto dal ministro della Difesa come un assestamento che era già in programma. Il sistema didifesa aereo deve andare a rinforzare il fianco orientale dell’Alleanza”. Noi – ha proseguito – “abbiamo assunto il comando Nato in Bulgaria e aiutiamo la Romania, c’è un pattugliamento aereo dei Baltici in corso da vari mesi. Le forze che verranno mandate sono circa 2.000 soldati, 8.000 sono invece in stanza inItalia pronti, eventualmente fosse necessario” LEGGI TUTTO