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    Agroalimentare, Fondo Italiano d'Investimento lancia “Agritech e Food”

    (Teleborsa) – Rendere la filiera agroalimentare italiana più grande, più tecnologica e più resiliente. Con questo obiettivo il consiglio di amministrazione di Fondo Italiano d’Investimento ha presentato nei giorni scorsi il nuovo fondo “Agritech & Food”, interamente dedicato all’agroalimentare italiano.Il veicolo, con una dimensione target di 700 milioni di euro, ha l’obiettivo di fornire capitale per la crescita in un’ottica di medio-lungo periodo. Nel dettaglio prevede un focus strategico sui segmenti più all’avanguardia e con maggiore potenziale di sviluppo come precision farming, sementi, chimica verde per l’agricoltura, tecnologie per la produzione di bio-energy, prodotti agricoli e relativi processi di trasformazione industriale, e-commerce di prodotti agricoli.Durante il cda sono stati presentati i risultati al 31 dicembre 2020 dell’attività di fondi di fondi, che confermano una buona capacità da parte dei veicoli della SGR di affrontare la crisi in atto. I 4 fondi di fondi sono tutti dedicati a sostenere la crescita delle piccole e medie imprese italiane e hanno realizzato commitment per quasi 1 miliardo, movimentando risorse per l’economia reale italiana superiori a 4,5 miliardi. LEGGI TUTTO

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    USA, rallenta l'attività manifatturiera nell'area di Chicago

    (Teleborsa) – Frena l’attività manifatturiera nell’area di Chicago, pur mantenendosi in zona espansione. Nel mese di febbraio, l’indice PMI Chicago si è attestato a 59,5 punti dai 63,8 punti del mese precedente. Il dato risulta inferiore alle attese degli analisti che erano per una discesa fino a 61,1 punti.Si ricorda che un livello dell’indice al di sopra di 50 punti denota un’espansione mentre un livello al di sotto dei 50 punti indica una contrazione del settore manifatturiero statunitense. LEGGI TUTTO

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    BEI, Europa indietro in investimenti sul 5G. Usare fondi Recovery

    (Teleborsa) – L’innovazione nel campo del 5G, la quinta generazione di connessioni destinata a impattare numerosi campi della vita umana, è un motore chiave per promuovere la competitività, l’innovazione e la crescita delle economie europee, assicurando al contempo un’autonomia digitale strategica dell’Europa. Il Vecchio Continente è però indietro nel campo rispetto agli Stati Uniti, in particolar modo per le applicazioni sviluppate dalle PMI, secondo un nuovo rapporto congiunto della Banca europea per gli investimenti (BEI) e dell’Unione europea.Il quadro che emerge dalla ricerca è quello di un significativo deficit di finanziamento tra Europa e Stati Uniti per l’ecosistema dell’innovazione a 5G: il Vecchio Continente investe tra 4,6 e 6,6 miliardi di euro in meno all’anno. Questo gap di investimenti rischia di far restare l’Europa indietro nella corsa alla leadership del 5G e di essere un freno alla ripresa dalla pandemia, sottolineano le istituzioni europee.È quindi di fondamentale importanza per l’Europa aumentare in modo significativo gli investimenti nell’ecosistema 5G. Lo studio suggerisce, in particolare, che l’aumento degli investimenti nelle fasi iniziali e di crescita delle startup digitali sarà la chiave per l’ulteriore sviluppo e l’adozione delle tecnologie 5G. Suggerendo di usare i fondi del Recovery plan anche per questo scopo, BEI e Commissione UE fanno notare che gli investimenti del settore pubblico saranno più efficaci se supportati da una strategia condivisa per il mercato unico, promuovendo omogeneità e standard uguali in tutto il continente.Un ulteriore focus è sulla mancanza di fondi per le PMI che sviluppano applicazioni della tecnologia 5G. Il rapporto stima che in Europa ci sia un gap di finanziamento tra 4,6 miliardi e 6,6 miliardi di euro all’anno per quelle PMI che hanno modelli di business focalizzati sul 5G. “Le imprese più piccole in particolare trarranno vantaggio dalla transizione alla tecnologia 5G – ha affermato Teresa Czerwinska, vicepresidente della BEI responsabile per innovazione e digitale – Dobbiamo sfruttare l’agilità e la creatività delle imprese più piccole, per assicurarci che l’Europa non perda le vaste possibilità e i nuovi percorsi di crescita che il 5G ha da offrire”. LEGGI TUTTO

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    Authority UE mercati: MiFID II non ha impattato su ricerca finanziaria sulle PMI

    (Teleborsa) – Tra gli effetti dell’introduzione delle disposizioni MiFID II c’è stato il cosiddetto “unbundling” dei servizi di ricerca finanziaria dai costi degli strumenti proposti ai clienti dagli istituti bancari e finanziari. Dal gennaio 2018, i gestori di portafoglio devono infatti pagare per la ricerca in prima persona o trasferire il costo ai clienti, separandola comunque dalle commissioni di trading. Una ricerca dell’ESMA, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, ha ora accertato che le regole MiFID II non hanno impattato sulla disponibilità e sulla qualità della ricerca sulle imprese dell’UE.Nel suo working papar pubblicato oggi, redatto dagli analisti Adrien Amzallag, Claudia Guagliano e Valentina Lo Passo, l’ESMA riconosce che ci sono state preoccupazioni sul fatto che le norme avrebbero potuto avere effetti negativi, in particolare sulle PMI, sulla disponibilità e sulla qualità della ricerca, nonché sulle condizioni di finanziamento delle imprese.Gli analisti però non hanno trovato “prove sostanziali di questi effetti”. La quantità di ricerca per le PMI non è diminuita rispetto alle imprese più grandi, la probabilità che una PMI perda completamente la copertura non è aumentata rispetto a un’impresa più grande e la qualità della ricerca sulle PMI non è peggiorata rispetto alle imprese più grandi.L’ESMA riconosce, tuttavia, che “in termini assoluti, le PMI continuano a essere caratterizzate da una minore quantità di ricerca da parte degli analisti, una maggiore probabilità di perdere la copertura, una peggiore qualità della ricerca e una limitata liquidità di mercato”. “Questa situazione non sembra essere stata né migliorata né peggiorata dalle disposizioni in materia di disaggregazione della ricerca MiFID II”, viene però sottoineato.I risultati del paper ESMA sono in contrasto con le opinioni dei legislatori dell’UE, che hanno a lungo sostenuto che le nuove regole inibissero la ricerca sulle piccole imprese. L’UE, a dicembre, ha approvato un provvedimento per aiutare le PMI a raccogliere fondi sui mercati, esentando la disaggregazione della ricerca sulle PMI con una capitalizzazione di mercato non superiore a un miliardo di euro.(Foto: © Davide Fiorenzo De Conti / 123RF) LEGGI TUTTO

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    S-Loan, Intesa Sanpaolo: 2,5 milioni di euro a Numero Blu

    (Teleborsa) – Il Gruppo Numero Blu Servizi – azienda di servizi innovativi e personalizzati di contact center, che opera sul mercato nazionale dal 1993 e conta oggi oltre 30 milioni di fatturato – ha ottenuto da Intesa Sanpaolo un finanziamento di 2,5 milioni di euro destinato a progetti per il consolidamento e la crescita dello smart working e per iniziative di welfare aziendale dedicate ai 1300 dipendenti dislocati su tutto il territorio nazionale.”In quest’ultimo anno la pandemia ha colpito duramente le aziende creando un clima di incertezza nel futuro. La nostra azienda – ha dichiarato Luca Leopizzi, ad di Numero Blu – ha cercato di salvaguardare la salute e l’occupazione di tutte le proprie persone. Ora si deve ripartire facendo tesoro delle esperienze maturate per lasciarsi alle spalle questo periodo così complesso e sapere al nostro fianco Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana, ci rende sicuramente più forti e fiduciosi verso gli obiettivi che ci siamo prefissati”.”Il nostro Gruppo ha nel proprio DNA i valori della sostenibilità, del welfare e della vicinanza al territorio e questa operazione ne è un’ulteriore dimostrazione – ha commentato Pierluigi Monceri, responsabile della direzione regionale Lazio, Sicilia, Sardegna, Abruzzo e Molise di Intesa Sanpaolo –. Nel suo ruolo a sostegno delle famiglie ed imprese del Paese, Intesa Sanpaolo si impegna in un’allocazione responsabile del credito, integrando nella valutazione del merito creditizio anche i temi di sostenibilità, concorrendo così alla creazione di valore collettivo”. Intesa Sanpaolo – spiega l’istituto in una nota – “ritiene fondamentale promuovere lo sviluppo di un’economia sostenibile, favorendo lo sviluppo di tale cultura in particolare nelle pmi, riconoscendo la rilevanza degli investimenti che vengono inquadrati nei tre criteri guida, denominati ESG”. In quest’ottica Intesa Sanpaolo ha lanciato un nuovo strumento di finanziamento a medio-lungo termine denominato S-Loan specificatamente disegnato per accompagnare gli sforzi delle imprese nella direzione di una maggiore sostenibilità sotto il profilo ambientale, sociale e di governance di impresa, valorizzando gli investimenti dedicati grazie anche alla individuazione di indicatori di performance ESG condivisi. “S-Loan – spieg Intesa Sanpaolo – sostiene le esigenze di medio-lungo termine delle pmi, con condizioni dedicate agevolate, grazie alle riduzioni di tasso che saranno riconosciute al raggiungimento degli obiettivi di miglioramento in ambito ESG. Per ogni anno in cui l’impegno sarà rispettato sarà riconosciuto uno sconto sul finanziamento al fine di premiare i risultati conseguiti. S-Loan è un finanziamento che premia i comportamenti virtuosi in ambito sostenibilità”. LEGGI TUTTO

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    Moratoria prestiti Pmi, proroga fino al 31 gennaio 2021

    Il decreto Agosto fa slittare di altri quattro mesi la scadenza della moratoria di mutui, prestiti e finanziamenti per le Pmi che il Cura Italia aveva già spostato al 30 settembre. La sospensione è automaticamente più lunga per tutti coloro che ne stanno già beneficiando. C’è più tempo dunque per i pagamenti delle rate, che riprenderanno il 31 gennaio 2021. La proroga arriva fino a marzo per le imprese del settore turistico.

    Cosa riguarda la moratoria
    La sospensione riguarda le aperture di credito a revoca e i prestiti accordati a fronte di anticipi su crediti in essere alla data del 29 febbraio 2020, o se superiori al 17 marzo scorso (data di pubblicazione del Cura Italia), i prestiti non rateali con scadenza contrattuale prima del 31 gennaio, i mutui e gli altri finanziamenti a rimborso rateale.Si tratta, in pratica, delle misure previste dall’articolo 56 del dl 18/2020. La nuova proroga è prevista dall’articolo 65 del dl 104/2020 (il decreto Agosto).
    Cosa devono fare le imprese
    Le imprese che allo scorso 15 agosto erano già state ammesse alla proroga prevista dal Cura Italia non devono fare nulla, lo slittamento al 31 gennaio è automatico. Quindi, per esempio, se hanno un piano di rateazione, non riprenderanno i pagamenti il 30 settembre ma il 31 gennaio.Resta ferma la possibilità di rinunciare all’agevolazione, in questo caso bisogna inviare comunicazione specifica al soggetto finanziatore entro il termine del 30 settembre 2020.Al contrario le imprese che non hanno ancora avuto accesso ai benefici previsti possono essere ammesse entro il 31 dicembre 2020. Le regole e le procedure restano quelle previste dall’articolo 56 del Cura Italia: bisogna fare una comunicazione al soggetto finanziatore, autocertificando di aver subito danni per l’emergenza Covid. LEGGI TUTTO

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    Decreto Rilancio, ampliati gli incentivi per le startup innovative

    Confermati gli incentivi per le startup innovative, soprattutto quelle formate da giovani e donne, che investono al Sud o operano in una delle zone del Centro italia colpite dai terremoti del 2016 e 2017. Sono previste infatti una serie di agevolazioni, che l’ultimo decreto del governo ha rifinanziato ed esteso.

    LA DOTAZIONE
    Il Decreto Rilancio ha messo sul piatto 100 milioni di euro per il 2020, con l’obiettivo di sostenere le startup innovative in tutta Italia.

    L’ultimo decreto però ha anche esteso le agevolazioni a favore delle startup innovative del Cratere sismico Centro Italia – Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria e non solo quelle presenti nel territorio aquilano – che potranno godere di un contributo a fondo perduto pari al 30% del mutuo.
    SMART&START ITALIA
    Smart&Start Italia è l’incentivo che sostiene la nascita e la crescita di startup innovative ad alto contenuto tecnologico in tutte le regioni italiane. L’obiettivo è stimolare una nuova cultura imprenditoriale legata all’economia digitale, valorizzare i risultati della ricerca scientifica e tecnologica e incoraggiare il rientro dei “cervelli” dall’estero.
    Beneficiarie le PMI innovative costituite da non più di 60 mesi, ma anche team di persone fisiche che vogliono costituire una startup innovativa in Italia, anche se residenti all’estero, ed imprese straniere che si impegnano a istituire almeno una sede sul territorio italiano
    Sono finanziabili progetti con spese tra 100.000 euro e 1,5 milioni di euro, per acquistare beni di investimento (macchinari, brevetti, licenze ecc.), servizi, spese del personale e costi di funzionamento aziendale.
    La procedura per richiedere le agevolazioni è completamente informatizzata. L’incentivo è a sportello e non ci sono graduatorie né scadenze.
    Le domande sono esaminate entro 60 giorni, in base all’ordine di arrivo. Invitalia valuta i business plan, concede i finanziamenti e monitora la realizzazione dei progetti.
    LE AGEVOLAZIONI
    E’ previsto un finanziamento a tasso zero, senza alcuna garanzia, per 10 anni, a copertura dell’80% delle spese ammissibili, percentuale che sale al 90% se la startup è costituita interamente da donne e/o da giovani sotto i 36 anni, oppure se tra i soci è presente un esperto col titolo di dottore di ricerca italiano (o equivalente) che lavora all’estero e vuole rientrare in Italia.
    Maggiori agevolazioni sono previste per le PMI con sede in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, che potranno godere di un contributo a fondo perduto pari al 30% del mutuo e restituire così solo il 70% del finanziamento ricevuto.
    E’ previsto un punteggio aggiuntivo, in fase di valutazione, per le iniziative si affidano a incubatori o acceleratori d’impre, compresi gli innovation hub e gli organismi di ricerca, vogliano realizzare piani di impresa al Sud, dispongano di un accordo di investimento con un investitore qualificatoo del rating di legalità.
    Le startup costituite da meno di un anno possono inoltre contare su servizi di tutoring tecnico-gestionale nella fase di avvio (pianificazione finanziaria, marketing, organizzazione, ecc.).
    GRANDI NUMERI
    La prima edizione di Smart&Start Italia  è stata lanciata nel 2013 ed inizialmente era dedicata alle sole regioni del Mezzogiorno, poi dal 2015 l’agevolazione è stata estesa a tute le startup innovative in Italia.
    Con le prime due edizioni, sono 1.024 le startup finanziate, per un totale di investimenti attivati di 362 milioni di euro, e la creazione di 5,740 nuovi posti di lavoro. LEGGI TUTTO