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    USA, si rafforza settore manifatturiero a marzo

    (Teleborsa) – Cresce l’indice dell’attività manifatturiera degli Stati Uniti, elaborato da Markit, segnalando una crescita più veloce del settore.Nel mese di marzo, l’indice PMI manifatturiero si è portato a 60,5 punti dai 59,1 della stima preliminare e dai 60,5 del mese precedente.L’indice si rafforza sopra la soglia chiave di 50, che denota espansione dell’attività. LEGGI TUTTO

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    SACE, con Sparkasse finanziamento di 5 milioni di euro alla vicentina Torri

    (Teleborsa) – Supportare le esigenze di capitale circolante relative ad una commessa in Svezia. Con questo obiettivo Sace e Sparkasse sostengono la crescita internazionale dell’azienda vicentina Torri attraverso un finanziamento da 5 milioni di euro della durata di 18 mesi. Il finanziamento a sostegno dell’export – si legge in una nota – è stato concesso da Sparkasse e garantito da Sace per la fornitura di soppalchi e porta pallet finalizzati alla realizzazione di un magazzino automatico in Svezia per una grande realtà attiva nella GDO.”L’attività della nostra azienda – ha dichiarato Camillo Dazza, presidente di Torri – ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, passando da un valore della produzione di 29 milioni nel 2015 a 42 milioni nel 2020 (+45%). Le ripercussioni economiche derivanti dalla pandemia sono state rilevanti, ma non tali da minare le nostre prospettive di crescita (-2% rispetto al 2019). Siamo lieti che Sparkasse e Sace rinnovino con questa operazione la propria fiducia nella nostra Società, con la certezza che questo sia solo un ulteriore passo per una collaborazione che andrà ad intensificarsi in futuro, al fine di continuare a supportare il nostro sviluppo e permetterci di essere sempre più portavoce del Made in Italy”.”In un periodo così complesso – ha dichiarato Stefano Retrosi, responsabile PMI Nord di Sace – è fondamentale sostenere la proiezione internazionale delle PMI italiane. Per questa ragione, siamo felici di poter supportare i piani di sviluppo in Svezia di una importante e storica realtà industriale come Torri. Con questa operazione, Sace conferma ancora una volta il suo fondamentale ruolo di sostegno alla competitività del Made in Italy nel mondo, consapevole che l’export è e sarà nei prossimi mesi uno dei principali fattori di ripresa per l’economia italiana”. L’Italia detiene relazioni commerciali storiche con la Svezia che è il 18esimo mercato di destinazione per l’export italiano e il 12esimo in Europa. Inoltre, in Svezia – primo partner commerciale in Scandinavia – le vendite italiane sono rimaste sostanzialmente stabili nel 2020 (+0,1%), con una crescita prevista del 5% nel 2021. LEGGI TUTTO

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    SIMEST, Salzano: “Attrazione investimenti esteri prioritaria per riagganciare ripresa”

    (Teleborsa) – “Abbiamo alle spalle un anno di sforzi senza precedenti e ad ampio spettro per sostenere la tenuta del sistema imprenditoriale nazionale con il sostegno all’export e all’internazionalizzazione delle aziende italiane. È ora prioritario lavorare affinché l’Italia possa diventare una destinazione sempre più attraente per gli investimenti stranieri in una logica di maggiore reciprocità. Attrarre verso il nostro Paese risorse preziose è infatti una condizione fondamentale per riagganciare la ripresa e promuovere l’innovazione del nostro tessuto produttivo e la competitività del Sistema Paese a livello internazionale”. È quanto ha affermato il presidente di Simest, Pasquale Salzano, nel suo intervento alla sessione straordinaria per l’attrazione degli investimenti esteri della Cabina di Regia per l’Italia Internazionale, organizzata dai ministeri degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dello Sviluppo Economico. Elementi fondamentali di un’azione strategica volta all’attrazione di investimenti esteri sono – secondo Salzano – la “riorganizzazione e l’accorciamento in atto delle catene globali del valore” e “la necessità di programmare il sostegno all’internazionalizzazione delle imprese italiane e al presidio di mercati esteri strategici anche in una logica di reciprocità rispetto alle opportunità di attrazione di investimenti e di opportunità di business di ritorno per il nostro Paese”. In tale scenario – ha spiegato Salzano – “Simest intende lavorare per sostenere l’export italiano, l’internazionalizzazione delle nostre imprese e il loro radicamento all’estero per conquistare nuovi mercati, rafforzare relazioni economiche e commerciali nel mondo e promuovere fiducia e interesse internazionale verso l’Italia, incoraggiando così in modo concreto una reciprocità da parte degli attori economici stranieri nella scelta di investire sempre di più nel nostro Paese”. Simest, ha assicurato Salzano, “nel suo ruolo di partner finanziario a supporto dell’internazionalizzazione, anche facendo leva sulle importanti sinergie di gruppo Cdp e Sace – è pronta a fare la sua parte con una forte azione di sostegno alla proiezione delle imprese (in particolare piccole e medie) sui mercati esteri più strategici, condizione essenziale per rafforzare la nostra credibilità nel mondo, per consolidare legami di collaborazione economica, per aprire l’Italia a nuove opportunità di business. Attraverso l’acquisizione di partecipazioni di minoranza nel capitale delle imprese, Simest sostiene le imprese italiane nella realizzazione di iniziative di investimento in mercati esteri, mantenendo al tempo stesso l’italianità del nuovo soggetto economico e favorendo per questa via il radicamento del Made in Italy nel mondo. In qualità di partner istituzionale delle nostre imprese nei loro investimenti all’estero, Simest può agevolarne i rapporti con le istituzioni locali dei paesi target e facilitare il coinvolgimento anche di altri investitori istituzionali – fondi internazionali, banche multilaterali di sviluppo e merchant banks locali – con importanti impatti sulla condivisione del rischi e sulla moderazione del costo complessivo delle iniziative delle nostre imprese”. “Simest – ha concluso il suo presidente – continuerà a dare il suo contributo mobilitando tutti i suoi strumenti finanziari ed operativi per rendere il nostro tessuto economico e produttivo più solido e competitivo, ancor più proiettato nel mondo e, soprattutto, ancor più attraente per investimenti esteri a beneficio dell’Italia”. LEGGI TUTTO

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    Errore (SACE): Export si conferma pilastro economia

    (Teleborsa) – “L’Export è da sempre un pilastro oltre che un volano della nostra economia e lo sarà anche quest’anno, con una crescita attesa a doppia cifra. Ma da solo non basterà a rafforzare la competitività del nostro Paese”. Così il Presidente di SACE Rodolfo Errore, commentando i lavori della sessione straordinaria per l’attrazione degli investimenti esteri della Cabina di Regia per l’Italia Internazionale, organizzata dai Ministeri degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dello Sviluppo Economico. “Dobbiamo puntare su politiche economiche espansive, sull’attuazione del piano Next Generation EU, su un sistema finanziario globale focalizzato sull’economia reale, sull’eccellenza del nostro tessuto imprenditoriale e sull’attrazione di investitori internazionali anche alla luce delle importanti opportunità correlate alla implementazione del PNRR. Dobbiamo mettere al centro la sostenibilità, investire su uno sviluppo stabile che riduca le diseguaglianze, perché l’insostenibilità non è solo una questione ambientale ma anche sociale e politica”. “In questo ambito – conclude Errore – SACE ha un ruolo strategico per la competitività del Sistema Paese: attraverso il nostro nuovo mandato a sostegno del mercato domestico e le nostre garanzie ‘green’ supportiamo le nostre imprese in vista della ripartenza dell’Italia, oggi quanto mai attesa e auspicata. Un impegno che portiamo avanti con dedizione e senso di responsabilità in una logica inclusiva al servizio delle generazioni a venire”. LEGGI TUTTO

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    Latini: “SACE sempre più in prima linea a sostegno della competitività del sistema Paese”

    (Teleborsa) – “Il nostro mandato, nel corso dell’anno passato, è stato oggetto di un’evoluzione oltre il sostegno tradizionale all’export e all’internazionalizzazione, con una SACE sempre di più in prima linea nel supporto alla competitività del Sistema Paese”. Questo il commento dell’Amministratore Delegato di SACE Pierfrancesco Latini, intervenuto alla sessione straordinaria per l’attrazione degli investimenti esteri della Cabina di Regia per l’Italia Internazionale, organizzata dai Ministeri degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dello Sviluppo Economico. “In un 2020 particolarmente complesso abbiamo mobilitato risorse per 46 miliardi di euro tra le nostre attività tradizionali a sostegno dell’export e dell’internazionalizzazione, in crescita rispetto all’anno precedente nonostante il contesto, e la nuova operatività di Garanzia Italia e Green New Deal. Il tutto al servizio di circa 15.000 imprese, di cui oltre il 90% PMI e MID corporate”.”SACE in questo ambito – prosegue Latini – è peraltro già in grado di supportare lo sviluppo infrastrutturale sul territorio domestico. Interviene con le proprie garanzie a sostegno del sistema finanziario per la realizzazione di progetti di rilevanza strategica destinati ad esempio al rafforzamento del sistema di trasporto nazionale, alla diversificazione delle fonti energetiche e al potenziamento delle reti di telecomunicazione. A questo si aggiunge l’ampio programma di garanzie domestiche previsto dal Decreto Liquidità, in corso di implementazione con apposito Decreto attuativo, nonché l’operatività legata a progetti green in grado di agevolare la transizione ecologica italiana”.”Ma il nostro ruolo a supporto della capacità del Paese di attrarre gli investimenti internazionali va oltre le garanzie finanziarie. Negli ultimi anni abbiamo lavorato accanto a grandi EPC esteri – le società di ingegneria e costruzioni internazionali – e alle filiere d’impresa. Intervenendo da un lato a supporto finanziario degli EPC favorendone una presenza stabile in Italia, dall’altro sostenendo proattivamente lo scouting di fornitori italiani (in particolare PMI) attraverso iniziative di business matching. L’insediamento degli EPC esteri in Italia può essere davvero strategico, sia per lo sviluppo di un loro business a livello locale, sia per favorire l’accesso diretto alle filiere di eccellenze italiane, presso le quali reperire le expertise e le tecnologie per competere con successo in gare internazionali”. “In conclusione: sostegno all’export partendo dalle vocazioni settoriali nazionali, quelli del Made in Italy e delle filiere produttive a cui si aggiunge un impegno trasversale per le infrastrutture e l’innovazione digitale. Tutto questo per creare un sistema più competitivo, più attrattivo e più sostenibile”. “Questo – conclude – è in sintesi l’impegno che SACE sta mettendo in campo. Un impegno che è parte di uno sforzo collettivo e di sistema che ci vede tutti orientati, istituzioni, finanza e imprese, in un gioco di squadra diretto a un unico obiettivo: quello della ripartenza anche attraverso una maggiore competitività e attrattività del nostro Sistema Paese”. LEGGI TUTTO

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    PMI, Mediocredito Centrale e Svimez: “Avanti con strumenti sostegno imprese. No a divari regionali”

    (Teleborsa) – Proseguire nell’utilizzo di strumenti che si sono rivelati efficaci nell’affrontare l’emergenza aiutando, altresì, il tessuto produttivo nazionale a incamminarsi lungo un nuovo sentiero di crescita, senza che si verifichi, come in passato, un divario regionale dei percorsi di sviluppo. Questa la sfida lanciata da Mediocredito Centrale e Svimez nel “Report Fondo di garanzia per le PMI. Il sostegno alla liquidità delle imprese nell’emergenza Covid-19” presentato oggi. All’evento in streaming hanno partecipato l’ad di MCC Bernardo Mattarella, il presidente di MCC Massimiliano Cesare, il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, il direttore Svimez Luca Bianchi e la vicedirettrice generale della Banca d’Italia Alessandra Perrazzelli. Al centro dello studio il ruolo dei dl “Liquidità”, “Cura Italia” e “Rilancio” nel sostegno alle attività produttive. Le risorse immesse nel sistema nel corso del 2020 tramite i dl Cura Italia, Liquidità e Rilancio sono state “ingenti” e – sottolinea il rapporto – “hanno il pregio di non impattare nell’immediato sul rapporto debito/PIL”. Non è stato così interrotto l’afflusso di credito al mondo delle imprese, a differenza di quanto avvenuto in altre fasi cicliche recenti: nei primi due trimestri del 2020, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, gli impieghi all’economia reale sono aumentati in misura ragguardevole; maggiormente al Centro-Nord, ma anche il Sud ne ha beneficiato. In particolare, appare netta la differenza con il precedente ciclo negativo, tra il 2012 e il 2013, caratterizzato da una marcata caduta negli impieghi.All’interno delle imprese in contabilità ordinaria che hanno fatto domanda di garanzia al Fondo, le società di capitale sono 221.071 (pari all’81,1%). I principali elementi emersi, ricavati dai bilanci del 2018, possono essere così riassunti: una discreta redditività; un buon grado di utilizzazione della struttura aziendale; un impiego molto efficiente del capitale fisso; un basso impiego del capitale circolante; un ridotto grado di autonomia finanziaria; un livello molto elevato di indebitamento corrente; un livello molto elevato del grado di elasticità degli impieghi; un basso quoziente di disponibilità; un basso livello di liquidità. Ne consegue che la struttura reale tiene. Ma il contributo offerto dalla redditività delle vendite (ROS) a tale risultato è modesto, talvolta insufficiente, e la struttura finanziaria presenta notevoli criticità. Questo elemento non costituisce certo una novità, in quanto accompagna le pmi italiane da molto tempo. Il report ha quindi replicato la tassonomia proposta nello studio del G30 relativa alla situazione economico-finanziaria cui si troveranno, presumibilmente, le imprese alla fine della pandemia. Per il gruppo di imprese in contabilità ordinaria che hanno fatto ricorso ai finanziamenti garantiti dal Fondo, i i ricavi delle vendite e delle prestazioni scendono del 9,47%; il valore aggiunto diminuisce del 14,28%; il margine operativo lordo cala del 24,69%; il reddito operativo scende del 35,87%; l’utile o perdita di esercizio crolla del 72,7%; il Totale delle attività diminuisce del 6%. I valori sono al netto della liquidità immessa nel sistema grazie ai decreti legge. Ciò fornisce comunque un’idea dell’effetto devastante della pandemia sui bilanci delle imprese e, di conseguenza, dell’assoluta necessità delle misure introdotte.Successivamente, – si legge nel rapporto – le imprese sono state suddivise in gruppi omogenei al loro interno e che si avvicinassero a quelli individuati dal G30. L’analisi dei bilanci precedentemente condotta ha permesso di individuare i seguenti raggruppamenti: Gruppo 1 (imprese con redditività buona, molto efficienti sul piano operativo, con una bassa leva finanziaria e un facile accesso ai finanziamenti); Gruppo 2 (imprese con redditività buona, efficienti sul piano operativo, con un basso grado di autonomia finanziaria, esposte finanziariamente e media/poca liquidità); Gruppo 3 (imprese con redditività media, apprezzabile efficienza operativa, sufficiente grado di autonomia finanziaria e media esposizione finanziaria); Gruppo 4 (imprese con redditività bassa e modesta efficienza operativa, con un discreto grado di autonomia finanziaria e bassa esposizione finanziaria); Gruppo 5 (imprese con redditività bassa e modesta efficienza operativa, basso grado di autonomia finanziaria, forte esposizione finanziaria e poca liquidità). Lo stato di salute delle imprese – conclude il report – è molto buono nel primo raggruppamento e decresce via via fino all’ultimo. Il dato che marca fortemente questo esercizio è rinvenibile nell’ampio travaso di imprese che, nel 2018, si trovavano nella situazione 2 o 3 (buona/discreta) verso, nel 2020, la 5 (peggiore). Precisamente, rispetto al 2018, nel 2020 i gruppi 2 e 3 perdono insieme più di 67mila imprese mentre il gruppo 5 si accresce di circa 56.000 unità. La pandemia ha più che triplicato il numero delle imprese potenzialmente presenti nella classe 5. LEGGI TUTTO

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    Covid, FMI: “Nel 2021 verso ondata Pmi insolventi. A rischio 20 milioni di posti di lavoro”

    (Teleborsa) – La pandemia di Covid-19 ha incrementato il rischio di insolvenza in particolar modo tra le piccole e medie imprese, tipologia di aziende prevalente nei settori più duramente colpiti come turismo, ristorazione e intrattenimento. E senza interventi governativi anche le imprese considerate vitali possono finire con l’essere liquidate soprattutto in quei comparti caratterizzati da un modello labour intensive. Questo l’allarme lanciato dal Fondo monetario internazionale (Fmi) nel rapporto “Insolvency Prospects Among Small and Medium Enterprises in Advanced Economies: Assessment and Policy Options”. In tale scenario, rileva il Fmi, le economie avanzate corrono il rischio di subire un’ondata di liquidazioni che potrà determinare la perdita di milioni di posti di lavoro, causare danni al sistema finanziario, e minare una ripresa economica che appare già di per sé fragile. Un’ondata che le autorità economiche devono tentare di arginare con nuovi provvedimenti. L’ampia elargizione di sostegni attraverso prestiti, garanzie di credito e moratorie sui pagamenti dei debiti ha protetto molte pmi dal rischio immediato di fallimento. Tuttavia tali misure non possono far fronte ai problemi di solvibilità. Man mano che le imprese accumulano perdite e si indebitano per continuare a funzionare, aumenta per loro il rischio di insolvenza. A tale proposito i risultati che emergono dallo studio elaborato dai tecnici del Fmi appaiono molto preoccupanti. Il Rapporto stima che nel 2021 la pandemia incrementerà dal 10% al 16% la percentuale di pmi insolventi nelle 20 economie più avanzate d’Europa, dell’Asia e del Pacifico. Un aumento che potrà avere un impatto simile all’ondata di liquidazioni a cui si è assistito nei 5 anni successivi alla crisi finanziaria mondiale del 2008 con la differenza che avverrà in un arco temporale molto più breve. Dal momento che oltre il 10% dei lavoratori sono impiegati in piccole e medie imprese quest’ondata di fallimenti potrebbe mettere a rischio 20 milioni di posti lavoro, un numero praticamente pari a quello degli attuali disoccupati nei Paesi oggetto dell’analisi. Lo studio sottolinea, inoltre, la possibilità di problemi di liquidità per il 18% delle pmi che potrebbero, nell’immediato, non riuscire a far fronte ai propri obblighi finanziari. Per tale ragione lo studio evidenzia la necessità di proseguire con le misure di supporto alla liquidità.Un altro motivo di preoccupazione, avverte il Fmi, riguarda le ripercussioni della crisi sulle banche. L’aumento di pmi insolventi potrebbe, infatti, provocare fallimenti e, di conseguenza, con la cancellazione di debiti importanti, minare il capitale delle banche. Nei paesi più duramente colpiti dall’emergenza sanitaria – soprattutto nel sud dell’Europa – molti istituti bancari potrebbero vedere il coefficiente patrimoniale Common Equity Tier 1 (CET1), indicatore che esprime la solidità di un istituto bancario, scendere di oltre 2 punti percentuali. Le banche più piccole potrebbero essere colpite in maniera più forte dal momento che, in molti casi, sono specializzate in prestiti alle piccole imprese. Il Fmi stima che un quarto di esse potrebbero subire una perdita di almeno 3 punti percentuali nei loro coefficienti patrimoniali, mentre il 10% potrebbe dover far fronte a un calo anche maggiore di almeno 7 punti percentuali. Rispetto alle crisi precedenti per il Fmi appare dunque chiara la necessità di un supporto governativo. Data l’entità del problema – si legge nel rapporto – in questo caso i costi dei fallimenti sarebbero di gran lunga maggiori rispetto a quelli maturati dai singoli debitori e creditori. Per tale ragione, secondo il Fmi, i Paesi con adeguato spazio fiscale e trasparenza dovrebbero puntare su iniezioni di capitale attraverso strumenti di quasi-equity. Un’opzione per i governi è quella di estendere i prestiti partecipativi attraverso nuovi prestiti o la conversione di quelli esistenti. LEGGI TUTTO

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    USA, si rafforza l'indice PMI manifattura a marzo

    (Teleborsa) – Si conferma in ripresa l’attività economica negli Stati Uniti, grazie al miglioramento del settore manifatturiero. La stima flash sull’indice PMI manifatturiero elaborato da Markit indica infatti un livello di 59,1 punti, rafforzandosi oltre la soglia critica dei 50 punti oltre la quale scatta l’espansione. Il dato si confronta con il 58,6 precedente ed il 59 del consensus. LEGGI TUTTO