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    Bonus IPO sarà confermato con emendamento al decreto Milleproroghe

    (Teleborsa) – Il Bonus IPO sarà confermato grazie a un emendamento al decreto Milleproroghe, approvato dal Consiglio dei Ministri nella giornata di giovedì 28 dicembre. Lo ha scritto su LinkedIn il deputato leghista Giulio Centemero, membro della commissione Finanze.”Il governo accoglie il mio ordine del giorno alla legge di bilancio che prevede il rinnovo del bonus IPO anche per questo esercizio. Presenterò emendamento in tal senso al Milleproroghe”, ha scritto Centemero.Dalla sua introduzione nel 2018, il Bonus IPO è stato rinnovato di anno in anno, quasi sempre con le stesse condizioni (la legge di bilancio per il 2022 aveva abbassato il tetto a 200 mila euro, poi di nuovo alzato a 500 mila euro l’anno scorso). Il credito d’imposta sostiene le PMI che decidono di quotarsi in un mercato regolamentato o in sistemi multilaterali di negoziazione di uno Stato membro dell’Unione europea o dello Spazio economico europeo. Le imprese possono richiedere un credito d’imposta pari al 50% dei costi di consulenza sostenuti, fino a un massimo di 500.000 euro.L’incentivo fiscale sui costi di quotazione nel quinquennio di applicazione 2018-2022 ha favorito oltre 120 IPO con un utilizzo complessivo della misura da parte delle PMI di circa 50 milioni di euro, secondo l’Osservatorio Euronext Growth Milan di IR Top Consulting. In particolare, nel 2022 le IPO sono state 25 con un credito di imposta complessivo di 9,4 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    La fintech kazaka Kaspi.kz verso quotazione sul Nasdaq

    (Teleborsa) – Kaspi.kz, società fintech con sede in Kazakistan, ha pubblicato il prospetto per la quotazione a Wall Street. La società, già quotata alla Borsa di Londra, ha chiesto di quotare le sue American Depositary Shares (ADS) sul Nasdaq Global Select Market con il simbolo “KSPI”. Sul London Stock Exchange la società capitalizza oltre 14 miliardi di sterline.”Con la quotazione negli Stati Uniti, crediamo che Kaspi.kz possa raggiungere una base di investitori più ampia e diversificata che sarà felice di stare con noi per la fase successiva del nostro sviluppo”, ha scritto il co-fondatore e CEO Mikheil Lomtadze nel prospetto.L’utile netto di Kaspi.kz, per i primi nove mesi del 2023 è stato di 1,266 miliardi di di dollari su ricavi pari a 2,830 miliardi di di dollari.Con la Super App Kaspi.kz, i consumatori possono fare acquisti online con consegna rapida e, nella maggior parte dei casi, gratuita dall’e-commerce, utilizzare l’m-commerce per trovare e fare acquisti presso commercianti locali, prenotare viaggi e vacanze con Kaspi Travel, pagare con Kaspi QR in tutto il Kazakistan, fare acquisti con prodotti acquista ora-paga dopo (BNPL), pagare le bollette domestiche e risparmiare per il futuro, tra gli altri servizi.”Nel lungo termine, la nostra ambizione è quella di servire 100 milioni di utenti, rispetto agli attuali 13,5 milioni – ha detto Lomtadze – Con il nostro modello di business Super App altamente scalabile e asset-light, crediamo di poter espanderci in nuove aree geografiche con la stessa rapidità ed efficienza con cui ci siamo espansi in nuovi verticali in Kazakistan”. LEGGI TUTTO

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    Gruppo Editoriale Simone ammesso in Borsa. Debutto il 29 dicembre

    (Teleborsa) – Le azioni ordinarie emesse da Gruppo Editoriale Simone, società di Napoli attiva nel settore dell’editoria, sono state ammesse da Borsa Italiana alle negoziazioni sul mercato Euronext Growth Milan (EGM) con decorrenza dal 27 dicembre 2023 e saranno negoziate a partire dal giorno 29 dicembre 2023. Il primo giorno di negoziazione non sarà consentita l’immissione di proposte senza limite di prezzo.Come già emerso, Gruppo Editoriale Simone sbarca a Piazza Affari con una capitalizzazione di circa 11,4 milioni di euro (calcolata sul numero di azioni ordinarie oggetto di ammissione alle negoziazioni), dopo aver raccolto 3,15 milioni di euro (di cui 3 milioni in aumento di capitale e 150.000 euro derivanti dall’esercizio dell’opzione di over allotment in vendita concessa da Giunima S.r.l.). Il prezzo di collocamento è stato pari a 2,00 euro per azione, al limite inferiore della forchetta individuata in precedenza (2,00-2,50 euro per azione). Il flottante si attesta al 26,32% (prima dell’eventuale esercizio dell’opzione di greenshoe ed escluse le azioni a voto plurimo) e al 27,63% assumendo l’integrale esercizio dell’opzione di greenshoe ed escluse le azioni a voto plurimo. LEGGI TUTTO

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    Gruppo Simone verso debutto in Borsa con capitalizzazione di 11,4 milioni

    (Teleborsa) – Gruppo Editoriale Simone, società di Napoli attiva nel settore dell’editoria, è pronta a sbarcare a Piazza Affari con una capitalizzazione di circa 11,4 milioni di euro (calcolata sul numero di azioni ordinarie oggetto di ammissione alle negoziazioni), dopo aver raccolto 3,15 milioni di euro (di cui 3 milioni in aumento di capitale e 150.000 euro derivanti dall’esercizio dell’opzione di over allotment in vendita concessa da Giunima S.r.l.). Il prezzo di collocamento è pari a 2,00 euro per azione, al limite inferiore della forchetta individuata in precedenza (2,00-2,50 euro per azione). Il flottante si attesta al 26,32% (prima dell’eventuale esercizio dell’opzione di greenshoe ed escluse le azioni a voto plurimo) e al 27,63% assumendo l’integrale esercizio dell’opzione di greenshoe ed escluse le azioni a voto plurimo.Gruppo Editoriale Simone ha 5.700.000 azioni ordinarie, di cui 1.500.000 di nuova emissione, e 1.575.000 warrant. Sono presenti Azioni a Voto Plurimo (3 voti per ciascuna azione), non oggetto di ammissione alle negoziazioni, di titolarità di Giunima (1.687.176), Giulio Golan del Giudice (28.206), Manila del Giudice (28.206), Maria Novella del Giudice (28.206) e Nicoletta del Giudice (28.206), convertibili in Azioni Ordinarie nel rapporto di 1 Azione Ordinaria ogni 1 Azione a Voto Plurimo.Il consiglio di amministrazione è composto da: Luca Misso (Presidente del Consiglio di Amministrazione e Amministratore Delegato); Domenico Bianco (Consigliere); Roberto Aprea (Consigliere); Michele Caruso (Consigliere); Antonio Riccio (Consigliere Indipendente).L’ammissione è prevista per il 27 dicembre, con l’inizio delle negoziazioni il 29 dicembre su Euronext Growth Milan (EGM), il mercato di Borsa Italiana dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita. Integrae SIM è l’Euronext Growth Advisor. LEGGI TUTTO

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    Borsa, Testa: positivi su IPO nel 2024, integrazione con Euronext facilita raccolta

    (Teleborsa) – Da un lato il proseguimento dell’integrazione all’interno di Euronext, per l’estrazione di sinergie e un arricchimento bidirezionale tra Piazza Affari e le altre borse del gruppo, dall’altro l’aumento della pressione sulle autorità e la presentazione di nuove proposte per favorire lo sviluppo del mercato borsistico, con l’obiettivo di colmare il gap verso altri mercati europei e risolvere i problemi delle small-midcap. Sono stati questi i due focus dell’azione di Borsa Italiana nel 2023, l’anno del disallineamento tra le performance delle large cap e delle PMI e della crisi di liquidità sul mercato, ma anche di una buona performance relativa di Milano rispetto ad altri centri finanziari in quanto ad IPO.Il FTSE MIB, trainato soprattutto dalle banche che hanno un peso maggiore nell’indice delle blue chip italiano e hanno beneficiato dal poderoso rialzo dei tassi da parte della BCE, si appresta a chiudere l’anno con un +28%, mentre l’indice STAR è rimasto indietro (+2% YTD) e l’indice Growth delle PMI è stato addirittura in calo (-12%).”Per le piccole e medie imprese, c’è stato un disallineamento dei pianeti, a causa di diversi fattori – dice a Teleborsa Fabrizio Testa, amministratore delegato di Borsa Italiana – In particolare, la prima scadenza dei PIR, che dopo cinque anni offrivano la possibilità di disinvestire beneficiando dei vantaggi fiscali, ha generato un deflusso di circa 2 miliardi di euro dal mercato, colpendo principalmente le PMI. Inoltre, c’è stato un riassetto dei portafogli, con un significativo spostamento da equity a bond. Questo fenomeno è emerso chiaramente anche dalla robusta performance dei titoli di Stato destinati al retail emessi dal Tesoro. Coloro che uscivano dai PIR o che si trovavano in possesso di risparmi hanno preferito orientarsi verso cedole anche superiori al 4%, determinando un notevole slancio del comparto obbligazionario a scapito di quello azionario”. Testa sottolinea comunque che i problemi non riguardano lo stato di salute delle piccole società quotate e vuole essere ottimista su una loro ripresa nel 2024: “Per quanto difficile fare previsioni, se guardiamo alla forte performance delle blue-chips, potremmo immaginare un riallineamento dei livelli delle PMI quotate a quello delle aziende più grandi. Guardando agli ottimi numeri di molte di queste aziende, il mercato condivide che i titoli delle small e mid cap siano tutt’ora sottovalutati”.Un dato positivo è quello delle matricole. Contando anche le società che hanno presentato la domanda di pre-ammissione e che verosimilmente sbarcheranno a Piazza Affari entro il 31 dicembre, il 2023 si chiuderà con 34 quotazioni su Euronext Growth Milan (di cui 1 Business Combination con una SPAC da parte di Sicily by Car e 4 sul Segmento Professionale) e 5 quotazioni su Euronext Milan, oltre a 5 società che sono passate dall’EGM al listino principale durante l’anno (Technoprobe, Digital Value, Unidata, Cy4Gate e Comer Industries).”È stato un buon anno per le quotazioni, con agosto che ha visto 9 ammissioni nei primi giorni del mese, in controtendenza rispetto al resto d’Europa – dice Testa – A settembre abbiamo visto un rallentamento, ma ora siamo nel mezzo di un rush finale. Quello che vediamo è che appena ci sono delle finestre di opportunità le società entrare facilmente, perché vengono accompagnate, monitorate e tenute calde, quindi magari alcuni di quelli che sarebbero stati pronti adesso guardano al 2024, quindi la domanda non è se si quotano ma quando si quotano, quindi ci fa ben sperare per l’anno prossimo”.Il successo di quest’anno, aggiunge, “è dovuto al lavoro di squadra che coinvolge intermediari, advisor e mie colleghe e colleghi che svolgono attività sul territorio. La pipeline di medio lungo periodo si costruisce anche grazie al successo dei programmi di pre-IPO e ad ELITE che avvicina nuove generazioni di imprenditori, più aperti a considerare il mercato come strumento per finanziare la crescita. E un’altra cosa interessante di quest’anno è che – dei 10 nuovi emittenti sul listino principale – 5 sono stati passaggi dall’EGM, che è esattamente quello che noi ci aspettiamo perché il Growth può essere una palestra per poi passare al listino principale”.Nel frattempo, a Piazza Affari sono continuati i delisting, fenomeno che si è sempre più affermato negli ultimi anni, non solo in Italia. Quest’anno ci sono stati 24 delisting, di cui 4 da Euronext Milan, 4 da Euronext STAR Milan, 15 da Euronext Growth Milan e 1 da Euronext Growth Milan – Segmento Professionale. La capitalizzazione persa complessivamente è stata di 11,2 miliardi di euro, su cui pesano i 4,4 miliardi di euro di Covivio e i 2,4 di BB Biotech (entrambi dual listing con Milano che non era la piazza principale), e i 2,7 di Autogrill, a cui andranno aggiunti quasi 15 miliardi di CNH Industrial che se ne andrà a fine anno. CNH resterà quotata solo al NYSE, che negli ultimi anni è stata la scelta anche di altri grandi gruppi italiani come Zegna e Stevanato.L’AD di Borsa non si dice però troppo preoccupato dalla perdita di appeal della piazza milanese: “Ci sono due motivi per cui riteniamo che l’Italia continui ad essere attraente: tutto quello che è legato al Made in Italy – che non è solo fashion o Food & Beverage ma si estende a una vasta gamma di settori – ovviamente vede la Borsa di Milano come candidata per esprimersi al meglio e una vetrina per questo tipo di società; c’è poi l’aspetto di essere parte del gruppo Euronext, visto che con la migrazione dei mercati di Borsa all’interno della piattaforma Optiq, è un gateway per entrare nel più grande pool di liquidità europeo. Questo non solo offre opportunità alle società quotate in Italia ma consente anche agli investitori di altre geografie di accedere agli asset italiani. L’integrazione potrebbe facilitare la raccolta di capitali provenienti da investitori internazionali. Si può rimanere quotati in Italia ma attirando capitali che arrivano da altri paesi; è un percorso in divenire, perché ci siamo appena integrati, ma stiamo vedendo nelle varie IPO che investitori che prima non si affacciavano adesso stanno iniziando a guardare questi book”.Intanto, l’ecosistema di sta muovendo per migliorare lo stato di salute dei mercati dei capitali italiani. Dopo il Ddl Capitali, un intervento a costo zero per le finanze pubbliche che si è concentrato maggiormente sui temi del voto plurimo/maggiorato e della lista del CdA, gli operatori sono tornati a chiedere misure più incisive per rivitalizzare Piazza Affari. Nell’ultimo mese è stato presentato il Manifesto per lo sviluppo dei Mercati dei Capitali in Italia, un documento preparato da Borsa Italiana, Equita e Università Bocconi – e poi sottoscritto da decine di operatori – contenente una serie di richieste su più fronti (investitori, intermediari, vigilanza, fiscalità).”Il grande focus è su come canalizzare fondi di investitori istituzionali, ma anche retail, nella real economy – dice Testa – In Italia gli investimento nella real economy da parte degli istituzionali sono attorno al 10%, sotto al 20% che si osserva in Francia, Olanda Germania, e lontano dal 40% dei paesi scandinavi, quindi c’è molto spazio e un minimo sforzo fatto da grossi gruppi bancari, assicurativi e fondi previdenziali porterebbe nuova linfa a tutto il tessuto industriale italiano, che rimane molto attivo e in questo momento fatica a trovare investimenti perché storicamente si è affidato molto al credito bancario e ora ci sono tassi alti”.Al di là del lungo elenco di suggerimenti, quello che emerge è anche una voce unanime tra gli operatori di mercato, che si trovano d’accordo sulla maggior parte delle questioni. “Questa unità d’intenti tra gli operatori di mercato è una continuazione del lavoro portato avanti da oltre due anni, prima con la task force del Tesoro e poi con il Libro Verde, da cui sono stati estratti alcuni suggerimenti confluiti nel DDL capitali – dice il manager – Ora con il Manifesto abbiamo voluto tenere alta l’attenzione e rilanciare alcuni temi emersi nel Libro Verde ma che non sono pienamente confluiti nel DDL Capitali. Molti di questi temi potrebbero comunque essere toccati nella revisione del TUF”.Infine, Testa esprime soddisfazione per la serrata roadmap portata avanti a livello di Borsa Italiana e gruppo Euronext quest’anno: “Dal punto di vista strategico e operativo, i due eventi di maggiore rilevanza dell’anno sono stati la migrazione dei mercati di Borsa Italiana sulla piattaforma di trading Euronext Optiq e l’espansione di Euronext Clearing a tutti i mercati gestiti da Euronext. Parallelamente, abbiamo condotto altre iniziative importanti su vari fronti: nel contesto dei certificati, abbiamo introdotto soluzioni mirate a rendere più accessibile agli investitori meno esperti l’accesso a questo settore; nell’obbligazionario, abbiamo sostenuto le emissioni del Tesoro e lanciato il segmento MTS EU che include le emissioni della Commissione Europea, tra cu i Next Generation bond, che sta riscuotendo notevole successo in termini di attività e trasparenza. Inoltre, nel campo degli MTF, abbiamo rilanciato GEM, originariamente nato in Borsa Italiana ed ora consolidato come piattaforma europea che consente l’accesso ad azioni non quotate sui mercati Euronext, con particolare focus sulle società statunitensi”. LEGGI TUTTO

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    Lionsgate, quotazione al Nasdaq tramite SPAC della divisione Studios

    (Teleborsa) – Lionsgate, società statunitense quotata al NYSE e attiva nel mondo dell’intrattenimento, ha annunciato oggi che il suo Studio Business, che comprende i segmenti Television Studio e Motion Picture Group e una delle biblioteche cinematografiche e televisive più preziose al mondo, verrà quotato al Nasdaq tramite una business combination con la SPAC Screaming Eagle Acquisition Corp. Il nuovo titolo, Lionsgate Studios, dovrebbe sbarcare in Borsa nella primavera 2024.L’accordo posiziona la Lionsgate Studios come una società indipendente e pure play di contenuti, con un vasto portafoglio di proprietà in franchising tra cui The Hunger Games, John Wick, The Twilight Saga e Ghosts, una solida società di produzione e distribuzione cinematografica e televisiva, una società di produzione e gestione dei talenti e una libreria cinematografica e televisiva di livello mondiale.A seguito della transazione, si prevede che l’87,3% delle azioni di Lionsgate Studios continueranno a essere detenute da Lionsgate, mentre si prevede che gli altri azionisti e gli investitori in Screaming Eagle deterranno il 12,7% della società combinata. La transazione valuta Lionsgate Studios circa 4,6 miliardi di dollari.”Questa transazione crea una delle più grandi piattaforme di contenuti pure play quotate in borsa al mondo, con la capacità di offrire un significativo valore incrementale a tutti i nostri stakeholder – hanno affermato il CEO di Lionsgate Jon Feltheimer e il vicepresidente Michael Burns – Insieme all’acquisizione della piattaforma eOne la cui conclusione è prevista per la prossima settimana, all’espansione della nostra partnership con 3 Arts e alla forte performance dei nostri contenuti, abbiamo messo insieme tutti i pezzi per una fiorente società di contenuti indipendente con una forte traiettoria di crescita finanziaria”. LEGGI TUTTO

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    Milano protagonista grazie a FTSE MIB e quotazioni. Fiducia su IPO anche nel 2024

    (Teleborsa) – Dopo un 2022 molto difficile per i mercati, sia sul fronte azionario che obbligazionario, il 2023 si sta chiudendo in modo molto soddisfacente, beneficiando di un aumento delle probabilità di uno scenario di “soft landing” dell’economia, di un’inflazione che torna a convergere verso l’obiettivo delle banche centrali e di aspettative per un allentamento delle politiche monetarie. Nonostante il permanere di significative incertezze geopolitiche e macroeconomiche, gli indici globali hanno registrato quest’anno rialzi significativi e Piazza Affari ha messo a segno una delle performance migliori, anche se con nette differenze tra large cap e mid-small cap. Il FTSE MIB è dietro solo al Nasdaq in quanto ad aumento da inizio anno, tra i principali indici globali, e sta mostrando la migliore prestazione degli ultimi 25 anni, assieme allo spumeggiante 2019.”Il listino italiano ha superato nel corso di dicembre la soglia storica dei 30.000 punti, con una crescita di circa il 29% da inizio anno e circa il 33% negli ultimi 12 mesi grazie a una sostenuta e costante progressione, interrotta solo da una leggera flessione nel corso dei mesi estivi – commenta Christian Basellini, Head of Equity Capital Markets Italy di UniCredit – Tale flessione, dovuta principalmente ai timori di prospettive recessive e al mantenimento di elevati tassi d’interesse da parte di FeD e BCE, ha temporaneamente bloccato alcune offerte sul mercato europeo. L’Italia è riuscita a imporsi sul mercato continentale grazie a una serie di operazioni di quotazione rilevanti e a un vivace mercato equity-linked (Campari, Saipem, ENI, SNAM/Italgas)”.Prendendo il FTSE MIB con dati al 20/12, i maggiori rialzi da inizio anno sono stati quelli UniCredit (+83%), Leonardo (+81%), Stellantis (+60%), MPS (+59%) e BPER (+58%), mentre i maggiori ribassi sono stati quelli di DiaSorin (-30%), Fineco (-13%), ERG (-3%) e Tenaris (-1%). Tra i settori, il FTSE Italia Automobili E Parti Di Ricambio segna un +56% da inizio anno, il FTSE Italia Banche un +41% e il FTSE Italia Risorse Primarie un +38%. Male il FTSE Italia Immobiliare (-31%) e il FTSE Italia Retail (-14%).Il rialzo del FTSE MIB è stato trainato soprattutto dalle banche, che hanno un peso maggiore nell’indice delle blue chip italiano e hanno beneficiato dal poderoso rialzo dei tassi da parte della BCE, mentre l’indice STAR è rimasto indietro (+2% YTD) e l’indice Growth delle PMI è stato addirittura in calo (-12%). Il calo delle valutazioni e della liquidità delle small cap è stato dovuto sia a fattori comuni a tutti mercati, con i rendimenti dell’obbligazionario che hanno drenato risorse dall’equity, sia a fattori specifici del mercato italiano, uno su tutti il deflusso dai piani individuali di risparmio (PIR): i dati di Assogestioni relativi ai primi nove mesi del 2023 mostrano 2.156 milioni di euro di deflussi e i dati preliminari di mercato relativi ad ottobre (-172,1 milioni di euro) confermano questo trend negativo. Se si guarda alle ragioni dei riscatti dai fondi PIR, si può ipotizzare che molti investitori, per via delle performance positive alla scadenza dei 5 anni (periodo di investimento minimo necessario per godere dei benefici fiscali sulle plusvalenze), abbiano deciso di incassare per poter indirizzare i propri risparmi verso altri mercati e strumenti, in un anno in cui anche il Tesoro italiano ha cercato di ingolosire i risparmiatori italiani con emissioni di titoli a loro dedicati come il BTP Valore.Tutto ciò potrebbe avere aperto delle opportunità di acquisto sul mercato italiano, verso quei titoli di società sane ma che sono state eccessivamente penalizzate dal contesto che si è creato quest’anno, anche se gli esperti invitano alla cautela perché le attese non sono di un’inversione generalizzata. “Da un punto di vista settoriale, sull’azionario continuiamo a privilegiare i titoli di qualità rispetto ai ciclici, mentre tra i finanziari, ci aspettiamo che un contesto di calo dei tassi d’interesse favorisca i titoli del risparmio gestito e le società meno sensibili al margine d’interesse rispetto alle banche tradizionali (mentre siamo più costruttivi sul credito delle banche) – commenta Luigi De Bellis, co-head Ufficio Studi EQUITA – Le mid-small cap italiane, dopo il fortissimo de-rating degli ultimi 2 anni, possono rappresentare una buona opportunità nel 2024, ma bisognerà essere molto selettivi in quanto ci aspettiamo una prima parte del 2024 più complicata sul fronte macro soprattutto in Europa”.L’over-performance di Borsa Italiana rispetto a molte altre piazze non è rappresentata solo dal rally del FTSE MIB, ma anche dal numero consistente di aziende che hanno continuato a quotarsi, nonostante il mercato delle IPO sia rimasto su livelli molto bassi a livello globale. Contando anche le società che hanno presentato la domanda di pre-ammissione e che verosimilmente sbarcheranno a Piazza Affari entro il 31 dicembre, il 2023 si chiuderà con 35 quotazioni su Euronext Growth Milan (di cui 1 Business Combination con una SPAC da parte di Sicily by Car e 4 sul Segmento Professionale) e 5 quotazioni su Euronext Milan, oltre a 5 società che sono passate dall’EGM al listino principale durante l’anno (Technoprobe, Digital Value, Unidata, Cy4Gate e Comer Industries). “Guardando alle IPO in Europa, l’attività su base relativa dell’Italia è stata buona e forse più del solito rispetto alle media storica, ma credo sia stato più perché il mercato in Europa è stato meno forte”, commenta Stefano Conte, Head of Southern Europe ECM di Barclays. “In Europa abbiamo visto una ripresa graduale, però lenta, del prodotto dell’IPO, e la maggior parte delle società che ha sfruttato queste finestre di mercato ha avuto due fattori in comune – spiega l’esperto – Il primo è che ci si è concentrati prevalentemente su società che operano in settori già ben conosciuti dal mercato e in questi settori sono generalmente leader oltre a essere ben profittevoli, quindi un cambio drastico rispetto al focus sulla crescita a tutti i costi che funzionava bene nel 2021. L’altro punto è la dimensione: l’incidenza di società che avevano una capitalizzazione al momento dell’IPO maggiore ai 2 miliardi di euro è storicamente intorno al 30%, mentre nel 2023 è passata a una percentuale del 70%, e ciò vuol dire che gli investitori sono focalizzati su società di medie-elevate dimensione che possono fornire maggiore liquidità”.La raccolta totale sul mercato italiano è stata di oltre 1,58 miliardi di euro, con una raccolta media di 46,6 milioni di euro e una raccolta mediana di 5,1 milioni di euro, per il gran numero di matricole sull’EGM che hanno portato a termine collocamenti contenuti. Considerando solo la raccolta delle quattro società (EuroGroup Laminations, Lottomatica, Italian Design Brands e Ferretti) arrivate sul listino principale (Eurocommercial Properties ha effettuato un dual listing senza vendita di azioni), la raccolta è stata di 1,38 miliardi di euro, tra cui spiccano i 600 milioni di euro di Lottomatica.Diverse società hanno scelto di rinviare la quotazione a Piazza Affari – da alcune più piccole come Danitech e Maggioli a nomi più grandi come Came e Feralpi – e quelle che sono arrivate sul listino hanno dovuto accettare raccolte e valutazioni inferiori alle aspettative, con collocamenti spesso più complicati del solito. “È stato fondamentale svolgere una serie di attività preparatorie oltre che un intenso lavoro con selezionati investitori chiave per ottenere una profonda comprensione dell’investment case e delle prospettive di crescita delle società, lavoro che si è concretizzato in valutazioni ragionevoli, con ampio margine di crescita nel breve/lungo termine e buone prospettive di rendimento per gli investitori – dice Basellini – Per il 2024 ci aspettiamo un selezionato numero di potenziali candidati che potrebbero effettivamente affacciarsi in Borsa in un contesto selettivo e sicuramente influenzato dall’andamento dei corsi azionari nei prossimi mesi. La speranza è quella di proseguire con un secondo anno consecutivo di record per il nostro paese nel panorama europeo”.Le speranze degli operatori sono quindi che questo trend di maggiore attività italiana in quanto a IPO continui, anche perché comunque Piazza Affari resta indietro ad altri mercati in quanto a numero di società o capitalizzazione totale. Secondo dati a fine novembre 2023 di Euronext, Borsa Italiana ha 426 società quotate per una capitalizzazione di 741 miliardi di euro (di cui 200 per 7,3 miliardi sul Growth), Parigi ha 817 società quotate per 3.469 miliardi di euro (di cui 275 per 20 miliardi sul Growth e 162 per 11,1 miliardi sull’Access), Oslo ha 338 società per 353 miliardi di euro (di cui 110 per 7,5 miliardi sul Growth) e Amsterdam ha 134 società per 1.379 miliardi di euro.”Ci aspettiamo che il prodotto IPO continuerà a vedere un graduale aumento di emissioni l’anno prossimo, anche se non credo che sarà un anno in cui il mercato ripartirà al 100%, ma l’aumento sarà graduale e più veloce rispetto a quello che abbiamo visto quest’anno – afferma Conte – Dove ci aspettiamo un forte aumento dell’attività è nel comparto del private equity, perché ci sarà sicuramente un aumento delle exit dato che negli ultimi due anni questi fondi non hanno potuto perseguire in scala adeguata quelli che erano i loro target naturali di monetizzazione e di investimenti. Ci sono varie società che questi fondi hanno dove l’IPO rappresenta lo scenario più probabile”. “L’altro tema importante è che ci continueranno a essere operazioni di spin-off da parte di grossi gruppi quotati, perché anche se molte di queste società hanno beneficiato un po’ del rialzo dei mercati in Borsa nel 2023, quello che vediamo è che top management e CdA rimangono molto focalizzati nel perseguire azioni che possono andare a eliminare o ridurre sconti valutativi che hanno su determinati divisioni, e ci sono vari nomi sia in Italia sia in Europa su cui potrebbe esserci movimenti”, aggiunge. Eni, Bayer, Renault, Sanofi e Vivendi potrebbero esplorare potenziali scorpori di divisioni aziendali nei prossimi 12 mesi, dopo che quest’anno si sono registrati casi come quelli di Sandoz da Novartis o Syensqo da Solvay.Intanto, a Piazza Affari sono continuati i delisting, fenomeno che si è sempre più affermato negli ultimi anni, non solo in Italia. Quest’anno ci sono stati 24 delisting, di cui 4 da Euronext Milan, 4 da Euronext STAR Milan, 15 da Euronext Growth Milan e 1 da Euronext Growth Milan – Segmento Professionale. La capitalizzazione persa complessivamente è stata di 11,2 miliardi di euro, su cui pesano i 4,4 miliardi di euro di Covivio e i 2,4 di BB Biotech (entrambi dual listing con Milano che non era la piazza principale), e i 2,7 di Autogrill. Guardando alle motivazioni, in 14 casi c’è stato un delisting a seguito di un’OPA, in 2 casi per lo stop a un dual listing, in 2 casi per la fusione con un’altra società quotata a Milano, in 2 casi per decisione della società (voto assembleare con oltre il 90% come da regolamento EGM), in tre casi per mancanza di Euronext Growth Advisor (per incapacità dell’azienda in grossa difficoltà di trovarne uno nuovo entro sei mesi) e in 1 caso per fallimento.Per fermare i delisting e attirare più aziende sul listino, operatori e istituzioni stanno cercando di migliorare la competitività del mercato dei capitali italiano. Dopo il Ddl Capitali, un intervento a costo zero per le finanze pubbliche che si è concentrato maggiormente sui temi del voto plurimo/maggiorato e della lista del CdA, gli operatori sono tornati a chiedere misure più incisive per rivitalizzare Piazza Affari. A fine novembre è stato presentato il Manifesto per lo sviluppo dei Mercati dei Capitali in Italia, un documento preparato da Borsa Italiana, EQUITA e Università Bocconi – e poi sottoscritto da decine di operatori – contenente una serie di richieste su più fronti (investitori, intermediari, vigilanza, fiscalità).Secondo De Bellis, “per rendere il mercato italiano più competitivo, è necessario promuovere la creazione di nuovi investitori domestici, soprattutto quelli specializzati in mid-small caps; uno sforzo di sistema che veda il coinvolgimento di banche, assicurazioni, fondazioni, fondi pensione e casse previdenziali, e che preveda la creazione di portafogli o fondi dedicati alle PMI quotate italiane. Più investitori vuol dire maggiore liquidità, e dunque maggiore propensione da parte degli imprenditori a quotarsi. Le recenti semplificazioni normative vanno poi nella direzione giusta ma ci sono altre cose che possono aiutare: il bonus IPO potrebbe essere reso strutturale, i costi della ricerca indipendente dovrebbero essere oggetto di credito d’imposta, così come i costi per la ricerca sponsorizzata sostenuti dalle società emittenti”. LEGGI TUTTO

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    Cloudia Research ammessa su EGM. Domanda investitori 2,2 volte l’offerta

    (Teleborsa) – Cloudia Research, società attiva nel settore della trasformazione digitale con un’offerta specializzata in ambito ERP (EnterpriseResource Planning), ha ottenuto l’ammissione alle negoziazioni delle proprie azioni ordinarie e dei warrant su Euronext Growth Milan (EGM), il mercato di Borsa Italiana dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita. L’inizio delle negoziazioni è previsto in data venerdì 22 dicembre 2023.La società ha concluso con successo il collocamento delle proprie azioni ordinarie, ricevendo una domanda complessiva pari a 2,2 volte il quantitativo offerto. Tale manifestazione di interesse ha indotto il socio fondatore ad aumentare il controvalore dell’aumento di capitale fino a 4 milioni di euro (inclusivi di greenshoe, in aumento di capitale), dedicando l’intero ammontare della raccolta a servizio del piano strategico.L’ammissione è avvenuta a seguito del collocamento di 2.105.000 Azioni (inclusive delle azioni ordinarie oggetto di over-allotment), rivolto esclusivamente a investitori qualificati italiani ed esteri. Il prezzo di collocamento delle azioni è stato di 1,90 euro, pari al massimo valore della forchetta di prezzo. Congiuntamente alle Azioni, verranno negoziati i Warrant della società, assegnati in fase di collocamento nella misura di n. 1 Warrant ogni n. 10 Azioni sottoscritte. Inoltre, entro dieci giorni dall’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2023, i possessori delle azioni avranno diritto a n. 1 Warrant ogni n. 2 Azioni detenute a tale data.Alla data di inizio delle negoziazioni è prevista una capitalizzazione pari a 8,1 milioni di euro, assumendo l’integrale esercizio dell’opzione greenshoe, anch’essa in aumento di capitale. Il flottante sarà pari al 44,9% (assumendo l’integrale esercizio dell’opzione greenshoe il flottante sarà pari al 48,4%). LEGGI TUTTO