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    Whirpool: il tavolo resta aperto al Mise, la vertenza arriva in CdM

    (Teleborsa) – Il tavolo Whirpool resterà aperto al Ministero dello Sviluppo economico e verrà aggiornato al termine del Consiglio dei Ministri previsto in serata.È quanto dichiarato dalla sottosegretaria al Mise, Alessandra Todde, spiegando che si tratterà di un tavolo permanente “in cui parteciperanno tutti le parti”. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di “discutere con tutti gli attori, visto che le relazioni industriali con l’azienda si sono deteriorate nel tempo. Dal Governo, e lo ha confermato anche l’azienda, sono stati portati avanti sforzi unici, ma non possiamo più sottostare ai desiderata e alle pretese della multinazionale”.E ha aggiunto: “Abbiamo lavorato incessantemente, e lo stiamo continuando a fare, per la piena occupazione per i lavoratori di Napoli con delle prospettive importanti e non per un futuro di sussistenza”.Continuano arrivare nel frattempo le dure reazioni dei sindacati di fronte alla conferma di questa mattina di stop alla produzione nel sito campano dell’amministratore delegato di Whirpool per l’Italia, Luigi La Morgia.”Auspichiamo che il consiglio dei ministri di questa sera assuma decisioni che costringano Whirlpool ad applicare quanto previsto dal piano industriale rispettando gli impegni presi. È necessario che nell’incontro con il premier Giuseppe Conte si produca un cambiamento di posizione dell’azienda – ha dichiarato Rosario Rappa, segretario generale della Fiom-Cgil Napoli – Qualora questo non dovesse succedere si aprirà uno scontro con Whirlpool a tutto campo sia a livello nazionale che a Napoli, già a partire dal presidio di domani in piazza del Plebiscito e dallo sciopero del 5 novembre. Metteremo in campo azioni eclatanti. Se qualcuno pensa che dobbiamo maturare il lutto, si sbaglia. Sarà il Vietnam per la Whirlpool. I lavoratori riapriranno la produzioni di lavatrici a Napoli”.”L’atteggiamento del Governo nei confronti dei lavoratori è offensivo – esortano Rocco Palombella, segretario generale Uilm, e Gianluca Ficco, segretario nazionale e responsabile settore elettrodomestico – il ministro Patuanelli e tutto il Governo devono assumersi le proprie responsabilità, non si possono abbandonare i lavoratori di Napoli, per di più in un territorio già in difficoltà e in piena pandemia”. LEGGI TUTTO

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    PIL Italia, Confindustria: rimbalzo parziale nel terzo trimestre (+9%)

    (Teleborsa) – Un “recupero tormentato”. Così definisce il terzo trimestre del Pil italiano il Centro Studi di Confindustria nella sua Congiuntura Flash che stima tra luglio e settembre una ripresa di circa il 9%, contenuta rispetto al crollo dei primi sei mesi dell’anno (-17,6%).Guardando alla fine dell’anno il CSC prevede un calo del Pil Italia tra il 10% e l’11% per il 2020.La produzione industriale, nonostante un luglio in recupero come da attese (+7,4%), ha visto in agosto-settembre una stabilizzazione che la porterà a concludere il terzo trimestre poco sopra il +20% ma a -10% se si prendono a riferimento i livelli pre-Covid.Il PMI in agosto (53,1) fornisce segnali positivi sulla domanda. Apprezzabile ma parziale fino ad agosto la ripresa della fiducia delle imprese. Gli ordini interni dei produttori di beni di consumo e di investimento confermano un moderato recupero nel terzo trimestre.L’export di beni ha recuperato a giugno (+14,2%), pur molto sotto i livelli pre-Covid (-15%). Risalita eterogenea tra settori e mercati: risultati positivi per gli alimentari, fortemente negativi per i mezzi di trasporto; in miglioramento le vendite in Germania, Cina e Giappone, mentre aumenta la contrazione negli Usa.Nota dolente restano i consumi. Ad agosto la fiducia dei consumatori è risalita appena e resta bassa segnala il Centro Studi di Confindustria secondo la quale i consumi privati (-11,3% nel secondo trimestre) saranno frenati da incertezza e perdite di reddito.Capitolo lavoro. A luglio gli occupati sono aumentati (+85mila), ma restano in calo da febbraio (-471mila). Prosegue la risalita del numero di persone alla ricerca attiva di lavoro, crollato durante il lockdown. Secondo il report di CSC, l’occupazione continuerà a tenere fino a fine anno, salvaguardata dall’ampio ricorso alla Cig.Per quanto riguarda la situazione finanziaria delle imprese, a luglio si registra un forte aumento del credito alle imprese (+4,4% annuo), spinto dalle garanzie pubbliche in risposta alle necessità di liquidità. I prestiti emergenziali hanno poi raggiunto 90 miliardi al 9 settembre secondo i dati della Task Force guidata da MEF e Banca d’Italia).Questo, segnala infine il Centro Studi di Confindustria, aiuta nel breve, ma pesa sul debito bancario: da 16,5% a 18,4% del passivo, annullando parte del calo dell’ultimo decennio. LEGGI TUTTO

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    Whirpool, sindacati chiedono nuovo tavolo al Mise

    (Teleborsa) – Un tavolo per discutere della prossima scadenza degli ammortizzatori sociali e dei carichi produttivi, anche a fronte dell’aumento dei volumi. È quanto chiedono al Ministero dello Sviluppo economico le organizzazioni sindacali Fim, Fiom e Uilm in merito alla vertenza Whirpool.”Non è più procrastinabile il confronto con l’azienda e con la proprietà americana – hanno affermato i sindacati – il 31 ottobre, data di annuncio di chiusura dello stabilimento di Napoli, è ormai drammaticamente prossimo. Ancora una volta si evita il confronto sulle prospettive industriali degli stabilimenti italiani a partire proprio da quello partenopeo”.A destare perplessità l’aumento del comparto lavatrici che “rende ancora più incomprensibile la chiusura di Napoli contraddicendo quanto firmato nel 2018 e disattendendo l’applicazione del piano industriale – hanno aggiunto le sigle sindacali Fim, Fiom e Uilm – da questi temi è necessario partire per affrontare un confronto serio e fuori dai confini dei ricatti aziendali”.I sindacati hanno confermato lo stato di agitazione con il blocco degli straordinari e delle flessibilità su tutto il territorio nazionale. LEGGI TUTTO

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    Ex Ilva, si riaccende la contesa: domani a Roma incontro sindacati-Ancelor Mittal

    (Teleborsa) – L’ex Ilva di Taranto torna in cima ai pensieri dell’esecutivo. Come annunciato da fonti sindacali, infatti, sono attesi per domani alle 14 a Roma sia i sindacati dei metalmeccanici che i vertici di Ancelor Mittal.La convocazione nella Capitale arriva dopo la proclamazione di due scioperi di 24 ore a stretto giro – venerdì 4 settembre per gli operai della produzione lamiere e lunedì 7 settembre per quelli del laminatoio a freddo – nello stabilimento di Taranto da parte di Fim, Fiom e Uilm.Oggetto della protesta questa volta la decisione del gruppo industriale di ridurre il personale tecnologico degli impianti attualmente operativi, con le sigle sindacali che lamentano un ricorso a ore di straordinario pur in presenza di lavoratori in cassa integrazione.Fim, Fiom e Uilm hanno reso noto di aver già inoltrato all’Inps e all’Ispettorato del Lavoro un esposto a riguardo nelle scorse settimane segnalando l’anomalia e hanno definito “inaccettabile l’atteggiamento della multinazionale che ormai da tempo ha come unico obiettivo il pareggio di bilancio che oltretutto è facilmente raggiungibile se si continua a tagliare sul personale, sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie”.Nella stessa nota i sindacati hanno sottolineato come l’impianto sia “al collasso” e hanno sottolineato “continue fermate di alcuni impianti per mancanza di interventi programmati”. “Si va avanti con pronti interventi, a volte nemmeno risolutivi e immediati come accaduto in questo giorni in acciaieria – hanno concluso – il Governo è avvisato”.Il dossier dell’ex Ilva è ormai da tempi uno dei nodi più difficili da sciogliere per l’esecutivo, impegnato da tempo a cercare una soluzione per rilanciare l’acciaieria di Taranto. L’ultima opzione in ordine di tempo è quella che prevede un coinvolgimento di Invitalia nella compagine sociale – secondo quanto riportato da Repubblica grazie ai 470 milioni risparmiati sulla Popolare di Bari – e una coabitazione con Mittal nella gestione.Questa soluzione, pur non ancora definita nella sua componente tecnica, sembra trovare i favori dei Ministri Gualtieri e Di Maio.Nel frattempo, il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli è atteso nella città pugliese giovedì all’incontro “Riconvertiamo Taranto” promosso dalla candidata grillina alla Regione Puglia, Antonella Laricchia. LEGGI TUTTO

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    Confindustria Moda: 2020 da incubo, perdite stimate in 30 miliardi di euro

    (Teleborsa) – Nel comparto tessile, moda e accessori più dell’86% delle imprese ha registrato nel secondo trimestre 2020 un calo di fatturato superiore al 20%.Sono i risultati della seconda Indagine Congiunturale di Confindustria Moda, svolta nel mese di luglio su un campione di 320 aziende con l’obiettivo di cogliere l’impatto della pandemia da Covid-19.Quasi la totalità del settore (96% del campione) ha osservato una flessione nel suo fatturato tra aprile e giugno, mentre solo il 10% è riuscita a contenere le perdite entro il 20%. Sulla base dei risultati aziendali, il fatturato del secondo trimestre è stimato in calo del 39%.Il 93% delle aziende a campione ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. In poco più la metà dei casi (54%) lo strumento ha interessato oltre l’80% dei dipendenti totali dell’azienda, mentre solo nel 6% dei casi gli addetti coinvolti non superano il 20% del totale. Il 55% ha, peraltro, anticipato la CIG al proprio personale.Sul fronte ordini, solo il 4% ha registrato commesse invariate o in crescita, mentre il 5% ha contenuto il calo entro il -10%. La restante parte accusa cali superiori e il 20% ha subito un crollo superiore al 70%. La flessione media degli ordinativi risulta pari al -37,3%, nel primo trimestre era stata del -40,5%. Pessimo il 2020 anche se si guarda in prospettiva: la flessione media annua è prevista al -32,5% rispetto al dato 2019, ovvero 30,3 miliardi di euro in meno.”È una catastrofe economica senza precedenti, che rischia di cancellare interi pezzi della nostra filiera, unica al mondo – ha commentato così i dati Cirillo Marcolin, Presidente di Confindustria Moda – È una stima preliminare, ma gli effetti della pandemia sui bilanci e sull’occupazione saranno devastanti. Siamo il secondo più importante settore manifatturiero in Italia e il primo contributore positivo alla bilancia commerciale. Dobbiamo fare ancor più sistema e insieme ripartire”. LEGGI TUTTO

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    Industria 4.0, CSC: favorita crescita occupazionale di 7 punti percentuali

    (Teleborsa) – Grazie agli investimenti agevolati in tecnologie 4.0 aumenta il numero degli occupati. Tra fine 2016 e marzo 2019 l’investimento agevolato avrebbe generato, per le imprese che lo hanno effettuato, una crescita aggiuntiva dell’occupazione di 7 punti percentuali.Lo rileva una ricerca del Centro Studi di Confindustria (CSC). Il contributo pubblico all’acquisto di beni strumentali incorporanti tecnologie digitali avanzate, ricorda in una nota il CSC, è una delle principali leve di politica industriale con cui il Governo italiano, dal 2017, sostiene la trasformazione del sistema produttivo nazionale verso Industria 4.0.Fino al 2019 l’agevolazione ha assunto la forma di iper-ammortamento a fini fiscali del valore dell’investimento effettuato, mentre da gennaio 2020 si è tramutata in credito d’imposta. Il Centro Studi stima che la misura fiscale abbia interessato circa 7 miliardi di euro di investimenti in macchinari e attrezzatture industriali avanzate realizzati da società di capitali italiane.Un ammontare considerevole, corrispondente all’8,5% degli investimenti privati medi annui in macchinari e attrezzature (esclusi autoveicoli) in Italia, il 16% se la quota è calcolata all’interno del manifatturiero. La stragrande maggioranza delle imprese beneficiarie della misura (84,7%), segnala il CSC, non aveva mai effettuato investimenti in tecnologie 4.0 prima dell’introduzione dell’agevolazione fiscale.Anche la dinamica delle assunzioni nelle imprese beneficiarie dell’iper-ammortamento è stata migliore di quella che si sarebbe presumibilmente registrata in assenza degli investimenti agevolati: +3 punti percentuali in media mensile. Di contro, la dinamica delle cessazioni non risulta, in media, essere stata influenzata dalla decisione d’investimento.L’effetto positivo sulle assunzioni si riscontra in tutte le classi dimensionali, dalle micro alle grandi imprese. L’impatto rispetto allo scenario senza investimenti in tecnologie digitali è particolarmente rilevante per queste ultime: +10,9 punti percentuali. A livello geografico, l’effetto si registra sia tra le imprese con sede nel Nord che per quelle del Meridione. Per queste ultime si stima l’effetto maggiore: +4 punti percentuali.A beneficiare delle maggiori assunzioni sono stati soprattutto i giovani (+2,6 punti percentuali tra quelli sotto i 35 anni), ma l’effetto occupazionale è positivo e significativo anche per i lavoratori più anziani, che hanno beneficiato sia di maggiori assunzioni (+1,3 p.p tra quelli sopra i 35 anni) sia di minori cessazioni di lavoro (-1 punti percentuali) rispetto a quanto si sarebbe verificato in assenza di investimenti in tecnologie 4.0. LEGGI TUTTO

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    SACE con Confindustria Udine per incontro su credito e ripresa nei territori

    (Teleborsa) – Un confronto per un’auspicata ripartenza economica e le soluzioni che sono già disponibili per aziende e banche. Questi i principali temi al centro della nuova iniziativa, lanciata recentemente da SACE in collaborazione con le associazioni confindustriali regionali, che ha riunito oggi in un webinar i Direttori Territoriali delle banche attive nella regione e i rappresentanti di Confindustria Udine.L’obiettivo è stato condividere le reciproche esperienze e individuare soluzioni concrete per far fronte al momento complesso che stanno affrontando le aziende e le loro filiere a causa degli impatti negativi del Covid-19 sulle attività economiche della regione.Oltre a ciò, SACE ha presentato ai partecipanti i benefici di Garanzia Italia, lo strumento messo in campo con il Decreto “Liquidità” per sostenere le imprese italiane colpite dall’emergenza Covid-19.“Grazie a quest’incontro – ha dichiarato Mario Bruni, Responsabile Mid Corporate di SACE – abbiamo potuto confrontarci con le aziende, le istituzioni e le banche del territorio per individuare e definire insieme le possibili soluzioni da adottare per la ripartenza dell’economia dell’intera regione. Con Garanzia Italia SACE supporta proprio le imprese che, in Friuli Venezia Giulia come nel resto d’Italia, sono alla ricerca di uno strumento utile ed efficace per affrontare le sfide attuali e pianificare il futuro.”“I fondi di garanzia – ha dichiarato Anna Mareschi Danieli, Presidente di Confindustria Udine – vanno adeguatamente sfruttati, anche in considerazione della non facilità di accesso agli strumenti del Decreto Liquidità, che riscontrano ancora lungaggini sul fronte bancario. Di fronte a queste criticità, dobbiamo agire su due leve: se da un lato è assurdo che la regolamentazione interna delle banche crei più vincoli della norma nazionale, dall’altro è importante conoscere a fondo tutti gli strumenti disponibili. Sace, ha messo a disposizione 200 miliardi del Decreto Liquidità e questi soldi saranno per l’Italia, non per l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Al momento, sono poche le aziende che ne hanno fatto richiesta. Probabilmente perché la tempistica prevista è breve, 6 anni di cui 3 di pre ammortamento, tuttavia è possibile che ci siano dei rimborsi anticipati. Inoltre, non è necessario che l’azienda richieda il massimo del plafond, ma può richiedere solamente quanto necessario. Da parte nostra è essenziale che le imprese conoscano lo strumento, poi ciascuno valuterà a seconda delle proprie necessità”.Dopo l’appuntamento di oggi, seguirà il webinar per il Lazio (22 luglio) e la Sicilia (28 luglio). LEGGI TUTTO

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    Confindustria: Europa unica dimensione per uscire dalla crisi

    (Teleborsa) – Le soluzioni alla crisi economia dovuta all’emergenza sanitaria vanno trovate all’interno dell’Unione europea. È una Confindustria europeista quella che questa mattina è stata ascoltata in audizione alla Camera proprio in merito alla strategia industriale europea.”L’Europa rappresenta per l’Italia l’unica dimensione possibile per garantire stabilità e per affrontare le sfide dei prossimi anni – ha dichiarata la direttrice generale dell’associazione di categoria degli industriali italiani, Marcella Panucci – occorre però ricreare condizioni di stabilità anche all’interno del mercato europeo che a causa della crisi è più frammentato e caratterizzato da squilibri tra Stati membri”.A preoccupare Confindustria sono infatti le differenze nella dimensione degli aiuti di Stato concessi dall’Europa, soprattutto se rapportate all’intensità con cui la crisi ha colpito ogni singola economia.”Il pericolo – ha sottolineato Panucci – è che il fenomeno possa ampliare squilibri già esistenti tra le economie nazionali dei Paesi Ue mettendo a rischio la tenuta del mercato unico europeo. Per riportare equilibrio nel mercato europeo, sarà fondamentale indirizzare gli interventi verso gli Stati più colpiti dalla crisi”.Proprio a tal riguardo la direttrice generale ha riportato i dati della Commissione europea secondo i quali dei 1.950 miliardi di aiuti di Stato approvati da Bruxelles il 51% hanno preso la via per Berlino, seguiti a distanza da Francia e Italia (17% e 15,5%) e solo piccole quote per Regno Unito (4%), Belgio (3%) e Polonia (2,5%).”I tempi sono ormai maturi per una revisione” delle regole della concorrenza in Europa, ha dichiarato la rappresentante di Confindustria che ha riconosciuto come la strategia industriale europea vada proprio in quella direzione.Panucci ha sottolineato che oggetto di rivalutazione saranno “le modalità applicative delle vigenti norme che riguardano le misure correttive antitrust, gli accordi orizzontali e verticali, le concentrazioni e, aspetto di particolare rilievo l’attualità della definizione di mercato rilevante”.”Ciò che emerge dalla strategia è la conferma della consapevolezza, da parte dell’esecutivo comunitario, dell’esigenza di adeguare alcuni orientamenti e regole in materia di concorrenza alle mutate condizioni di mercato, in particolare tenendo conto dei fattori legati alla globalizzazione, da un lato, e alla digitalizzazione, dall’altro”. “Un percorso condivisibile – ha dichiarato Panucci – con il riconoscimento della necessità di individuare un equilibrio tra l’esigenza di assicurare uno sviluppo sostenibile dell’industria europea e quello di garantirne la competitività nonché tra protezione e apertura, fornendo una risposta coordinata al problema delle distorsioni della concorrenza globale da parte dei paesi terzi e delle loro imprese”. LEGGI TUTTO