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    Giappone, frena la produzione industriale a febbraio

    (Teleborsa) – In frenata la produzione delle fabbriche giapponesi a febbraio. Secondo la stima preliminare del Ministero del Commercio Internazionale e dell’Industria giapponese (METI), l’indice della produzione industriale dovrebbe esser sceso del 2,1% dopo il +4,3% registrato il mese precedente. Le stime degli analisti erano per una contrazione più contenuta, ovvero dell’1,2%. Su base annuale il dato della produzione evidenzia una variazione pari a -2,6% rispetto al -5,2% della precedente rilevazione.Il calo della produzione a febbraio è stato trainato dalla flessione delle consegne (-1,5%) e delle scorte (-1%). La ratio delle scorte registra un aumento di 1 punto percentuale su base mensile. LEGGI TUTTO

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    USA, migliora l'attività industriale nel Distretto di Dallas

    (Teleborsa) – Im miglioramento l’attività delle fabbriche nel Distretto di Dallas, nel mese di marzo, secondo i dirigenti aziendali che hanno risposto al Texas Manifacturing Outlook Survey. L’indice generale manifatturiero, elaborato dalla Federal Reserve di Dallas, si è portato a 28,9 punti rispetto ai 17,2 del mese precedente.Anche l’indice di produzione, una misura chiave delle condizioni di produzione dello Stato, sale di 28 punti a quota 48. I nuovi ordini sono balzati a 30,5 punti così come il tasso di crescita dell’indice ordini è salito a 22,7 punti.L’indice di utilizzo della capacità è salito a 46,1 punti, mentre l’indice delle consegne è cresciuto a 33,1 punti. LEGGI TUTTO

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    Ex Ilva, Giorgetti: piano industriale da aggiornare, ci sono aspetti non chiarissimi

    (Teleborsa) – Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che il piano industriale per l’ex Ilva “ha necessità di un aggiornamento”. Giorgetti ha parlato al termine del tavolo sulla vertenza dell’impianto di Taranto a cui hanno partecipato anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando e i sindacati, sottolineando che per quanto riguarda i 400 milioni a carico di Invitalia i soldi arriveranno, se al MEF giungeranno le necessarie rassicurazioni nelle prossime settimane, prima della sentenza attesa per metà maggio. “L’obiettivo è far lavorare l’azienda, non altro”, ha aggiunto. “Seguo tutta la vicenda – ha spiegato il ministro – con estrema attenzione e in particolare i lavoratori che non possono essere presi in giro. Voglio dire con chiarezza e trasparenza che è il momento di smettere di dire cose che in realtà non possono essere fatte altrimenti non si troverà mai una soluzione”. All’allargando lo sguardo all’intero panorama italiano Giorgetti ha affermato che “serve una politica industriale e non una mera politica finanziaria”. “Mi sembra – ha precisato – che ci sia da parte dell’Europa un approccio diverso. Mi riferisco anche all’automotive: mi chiedo che senso abbia investire miliardi di euro e poi acquistare i bus in Cina. Dico che bisogna cambiare strategia”. Tornando sul tema dell’Ex Ilva ha infine assicurato: “da parte nostra intendiamo essere un interlocutore particolare, stiamo approfondendo il dossier perché ci sono aspetti non chiarissimi”.Una posizione che però non sembra aver convinto pienamente tutti i sindacati. “Nell’incontro di oggi con i ministri Giorgetti e Orlando abbiamo assistito di nuovo a uno scaricabarile, questa volta ancora più eclatante perché avviene tra due ministeri importanti come Mise e MEF. La risposta di Giorgetti sull’ingresso dello Stato all’interno del capitale di ArcelorMittal non solo non è certa, ma é vincolata al parere del MEF e all’eventuale modifica del contratto realizzato il 10 dicembre proprio tra AM e Invitalia”, hanno dichiarato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, e Guglielmo Gambardella, responsabile siderurgia della categoria. “Ci aspettavamo una presa di posizione netta dopo 9 anni dall’inizio della vertenza – hanno spiegato – ma si continua a perdere tempo con il rischio serio che la situazione diventi irreparabile. Sembra quasi che si voglia aspettare il giudizio del Consiglio di Stato, atteso il 13 maggio, per non per assumersi le necessarie responsabilità”. “È indispensabile avviare un intenso programma di incontri in tempi brevissimi per scongiurare che il nostro Paese si indebolisca ulteriormente perdendo asset industriali importanti”, hanno concluso Palombella e Gambardella.Il leader della Fim-Cisl, Roberto Benaglia, ha commentato l’incontro sottolineando la volontà del ministro Giorgetti di riesaminare completamente l’accordo, “se si farà un nuovo accordo questo è tutto da vedere”. Il piano industriale – ha aggiunto – “sbilancia troppo a favore della multinazionale alcune scelte e non offre chiarezza rispetto agli impegni veri per poter rilanciare il lavoro”. Positiva per il sindacato la disponibilità mostrata dal ministro a procedere alla ricapitalizzazione di 400 milioni prima del 13 maggio, “indispensabile per garantire il proseguo dell’attività”.In merito ai chiarimenti sul piano è intervenuta anche la segretaria generale della Fiom-Cgil, Francesca Re David, al termine dell’incontro. “Anche su Taranto non sono convinti del piano industriale e delle intenzioni vere dell’azienda – ha detto – i governi passano, ma ArcelorMittal l’ha scelta un governo. Dal 2018 sono cambiati quattro ministri e si riparte sempre da zero. Dico che ArcelorMittal non l’abbiamo scelta noi. L’intenzione è un intervento dello Stato per diventare maggioranza”. LEGGI TUTTO

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    Dl Sostegni, Bonomi: richieste di Confindustria accolte in parte

    (Teleborsa) – In merito al Dl Sostegni oggi in Consiglio dei Ministri, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha detto che le richieste presentate da Confindustria sono state accolte in parte. Per Bonomi, infatti, è migliorabile il meccanismo dei ristori. “Credo che si debba superare il tema del limite del fatturato perché lascia fuori molte imprese”, ha dichiarato ai microfoni di Rai News 24, sottolineando che dovrebbero essere presi come riferimento i costi fissi e non la somma dei ricavi, “come hanno fatto in Europa”. Apprezzato il superamento dei codici Ateco – “comprometteva la possibilità di interventi a sostegno di tutta la filiera che era in crisi” – il blocco dei licenziamenti fino a giugno è stato definito “comprensibile”: “ma da lì bisogna partire con una strada selettiva”. “Per l’industria manifatturiera potendo utilizzare la cassa integrazione ordinaria non ci saranno licenziamenti”, ha aggiunto. Bonomi ha inoltre auspicato che in futuro possano esserci ulteriori interventi, “soprattutto dedicati ai settori turismo e congressi che stanno soffrendo in maniera molto forte”.Capitolo fiscale. “La posizione di Confindustria è stata sempre ed è molto chiara: non chiediamo mai condoni né stralci di cartelle esattoriali. Se il Governo intende intervenire, è una scelta del Governo, non certo una richiesta sollecitata da Confindustria”. In tema di riforma, invece, Bonomi ha detto che la Confederazione è favorevole, “però, per noi, per riforma fiscale s’intende una riforma complessiva. Io oggi sento solo parlare di una riforma dell’Irpef”. “È giusto riformare l’Irpef, ma in un quadro di riforma complessiva. Non credo che la strada corretta sia quella di affrontare una riforma fiscale a pezzi”, ha aggiunto.Infine, il presidente degli industriali italiani ha dichiarato le aziende che oggi hanno aderito alla campagna vaccini per le somministrazioni in azienda hanno superato quota 7mila. “È un risultato che c’inorgoglisce”, ha aggiunto. “Metteremo a disposizione del commissario, il generale Figiuolo, l’elenco delle imprese che, su base volontaria, hanno dato la propria disponibilità – ha spiegato – Dobbiamo vaccinare più persone possibili nel minor tempo possibile. Solo con l’immunità di gregge possiamo pensare di far ripartire il Paese”. LEGGI TUTTO

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    USA, crescono oltre attese gli ordinativi industriali a gennaio

    (Teleborsa) – Crescono gli ordini all’industria americana. Secondo il Department of Commerce del Bureau of the Census, nel mese di gennaio gli ordini hanno evidenziato un aumento del 2,6% più del previsto (+2,1%) ed in accelerazione rispetto al +1,6% registrato nel mese precedente (dato rivisto da +1,1%).Al netto del settore dei trasporti, gli ordini sono saliti dell’1,7% dal +1,9% di dicembre (rivisto da +1,4%) mentre al netto del settore difesa ha segnato variazione positiva del 2,3% come il mese precedente. LEGGI TUTTO

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    Giappone, balzo della produzione industriale a gennaio

    (Teleborsa) – È volata la produzione delle fabbriche giapponesi a gennaio. Secondo la stima preliminare del Ministero del Commercio Internazionale e dell’Industria giapponese (METI), l’indice destagionalizzato della produzione industriale dovrebbe esser salito del 4,2% dopo il -1% registrato ad dicembre. Il dato appare al di sopra delle attese che indicavano un +4%.Le previsioni per i due mesi successivi evidenziano un andamento altalenante della crescita: quella ad un mese (febbraio) un aumento del 2,1% e quella a due mesi (marzo) un calo del 6,1%.Su base annua il dato non destagionalizzato della produzione è indicato ancora in contrazione del 5,3%.L’aumento della produzione a gennaio è stato trainato dalla forte crescita delle consegne, che segnano un +3,2%, mentre le scorte sono scese dello 0,2%. La ratio delle scorte registra un calo del 6,3%. LEGGI TUTTO

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    Moda, incontro Confindustria-CNMI su documento condiviso per la ripresa

    (Teleborsa) – Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha incontrato la delegazione rappresentante del Comitato Strategico di Camera Nazionale della Moda Italiana composta da Patrizio Bertelli, amministratore Delegato del Gruppo Prada, Gildo Zegna, amministratore delegato di Ermenegildo Zegna e Renzo Rosso, Presidente di Otb, alla presenza del vicepresidente per l’internazionalizzazione, Barbara Beltrame Giacomello, del vicepresidente per l’organizzazione, lo sviluppo e il marketing Alberto Marenghi, del direttore generale, Francesca Mariotti, del presidente di Confindustria Moda, Cirillo Marcolin, del presidente di Sistema Moda Italia, Marino Vago, e del presidente di Herno ed ex Presidente di Confindustria Moda, Claudio Marenzi.Il senso della riunione, si spiega in una nota, è stato quello di stabilire “un forte accordo tra tutte le Associazioni della moda per compattare il sistema in un momento in cui si stanno delineando, a livello italiano ed europeo, le giuste condizioni per dare impulso a importanti attività di sviluppo del nostro Paese”.A causa della pandemia il settore moda ha registrato una perdita di fatturato nel 2020 pari al 27% che ha messo a rischio “la tenuta stessa di una filiera riconosciuta in tutto il mondo, con un conseguente impatto negativo sull’occupazione”. Per agganciare la ripresa e sviluppare tutte le potenzialità del comparto i grandi Brand hanno deciso di mettere al servizio di tutto il sistema della moda il proprio know how, confermando la disponibilità ad essere portavoce di un documento condiviso “per contribuire insieme ai rappresentanti di Confindustria al processo di sviluppo del settore a seguito della pandemia”.Tra le proposte emerse dall’incontro ci sono l’istituzione di una misura di defiscalizzazione per favorire l’avvio di nuove realtà imprenditoriali e la promozione del Made in Italy con una più stretta collaborazione tra l’industria della moda e Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione), per accelerare e favorire la penetrazione della filiera sui potenziali mercati di sviluppo. Particolare attenzione è stata riservata ai temi della digitalizzazione, della sostenibilità ambientale e sociale e della formazione professionale. LEGGI TUTTO

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    USA, scorte industria dicembre +0,6% m/m

    (Teleborsa) – Sostanzialmente stabile la crescita delle scorte dell’industria in USA. Nel mese di dicembre, secondo quanto comunicato dal Bureau of Census statunitense, si è registrato per le scorte un aumento dello 0,6% a 1.971,7 miliardi di dollari, dopo il +0,5% del mese precedente e rispetto al +0,5% atteso. Su base annua si è verificata una discesa del 2,6%.Nello stesso periodo le vendite sono salite dello 0,8% su base mensile, attestandosi a 1.494,2 miliardi di dollari. Su anno si registra un aumento del 2,5%.La ratio scorte/vendite si è attestata all’1,32. A dicembre 2019 era pari all’1,39. Tale dato misura quanti mesi sono necessari a un’azienda per esaurire completamente le proprie scorte. LEGGI TUTTO