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    Fisco, Gualtieri: “Si lavora per ridurre tasse a settembre”

    (Teleborsa) – L’obiettivo del nuovo scostamento di Bilancio del Governo è quello di ridurre le tasse per i contribuenti in difficoltà a settembre.

    È quanto sostenuto dal Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri intervenuto alla Camera durante il question time: “E’ intenzione del Governo – ha sottolineato il titolare dell’Economia – usare il prossimo scostamento di Bilancio per rimodulare ulteriormente questo pagamento previsto per settembre, riducendo significativamente l’onere per i contribuenti”.
    Il governo sta valutando “una riscrittura sostanziale del calendario dei versamenti” fiscali – ha aggiunto – per superare la logica di un “sistema di acconti e saldi, per un sistema basato sulla certezza di tempi e adempimenti e sulla diluizione nel corso dell’anno degli importi da versare, calcolati su quanto effettivamente incassato dalle partite IVA”.

    È opportuno, ha sottolineato il Ministro dell’Economia, “un rinnovato confronto con operatori e intermediari, perché semplificare il sistema fiscale è nell’interesse di tutti”.
    Dal Ministro arriva anche una posizione sul fronte delle scadenze fiscali del 20 luglio: “abbiamo fatto una scelta giusta, anche se non tutte le scelte giuste sono popolari. Suggerisco di guardare al futuro”. Ed ha aggiunto: “siamo consapevoli che gli studi dei commercialisti stanno lavorando molto. Ma non penso che un rinvio di poche settimane cambierebbe molto la situazione, perché a settembre ci saranno altri adempimenti, che peraltro il Governo intende alleggerire. Posso confermare che valuteremo il tema delle sanzioni“.
    Infine, i dati sul gettito fiscale da autoliquidazione “aggiornati ai versamenti al 30 giugno danno segnali positivi”, ha assicurato Roberto Gualtieri: l’Irpef, ha sottolineato il Ministro, mostra “una riduzione di appena 516 milioni rispetto al 2019, mentre l’Ires di 932 milioni”. LEGGI TUTTO

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    AdSP della Sicilia Occidentale, Monti: “Da blocco crociere danni insanabili per il Sud”

    (Teleborsa) – “Il Mezzogiorno non può permettersi di perdere anche le crociere. Ulteriori rinvii nel via libera alle crociere nei porti italiani annienterebbero la stagione crocieristica 2020, posticipando alla primavera del 2021 la ripresa di un mercato che sarà condannato a subirà danni, diretti e indotti, insanabili. Ci rivolgiamo in particolare al ministro della Salute, Roberto Speranza nella convinzione che i ritardi, anche nella definizione di una data per la riapertura dei porti al mercato crocieristico, non siano frutto di una scelta deliberata, bensì una sommatoria di problemi che il Ministero della Salute si trova ad affrontare in questa fase delicatissima di ripresa post emergenza Covid”. Questo l’appello di Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia Occidentale che comprende Palermo, Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle.

    Secondo Monti a riapertura, graduale e “giustamente ispirata alla massima prudenza e al mantenimento dei più alti livelli di sicurezza” nelle attività a terra, spiana oggi la strada per un’effettiva riattivazione delle crociere in partenza dai porti italiani. Ciò sulla base di un protocollo messo a punto dalle compagnie in collaborazione con il ministero dei Trasporti che prevede l’adozione di una serie di misure in grado di garantire la sicurezza e la salute di passeggeri e marittimi in ogni fase operativa della crociera.
    “I porti del Sistema del Mare di Sicilia Occidentale – afferma Monti – hanno investito con convinzione sulla crescita del mercato crocieristico, avviando un processo di riqualificazione globale che riguarda anche le città portuali, facendo decollare infrastrutture che erano al palo da decenni, assegnando concessioni, proprio a gruppi crocieristici leader che sono destinate a produrre un gettito importante per lo Stato. Ma quello che più ci preoccupa in questo momento non è la sola partita portuale: le crociere significano sviluppo e qualificazione del turismo nell’intero Mezzogiorno, significano una prospettiva di occupazione stabile in aree già complesse che stanno subendo in maniera pesantissima il tracollo nei flussi turistici internazionali”. In tale scenario, per il presidente dell’Autorità, “la chiusura di un mercato che vede uno dei player principali, Fincantieri, essere leader mondiale nella costruzione di navi da crociera, non è un bel segnale in termini industriali. L’AdSP del Mare di Sicilia Occidentale, quindi lo Stato, – ha sottolineato Monti – investe anche nella realizzazione di cantieri navali che diano la possibilità proprio a Fincantieri di rispondere ai tanti ordini per la costruzione di nuove navi: è un controsenso, allora, tentennare sulla ripartenza. Correttissimo tutelare la salute pubblica, non risparmiamo protocolli di sicurezza sanitaria a bordo, come è stato fatto a terra, ma facciamo ripartire il mercato”.

    Palermo e i porti del Sistema della Sicilia Occidentale, – fa sapere Monti – “sono pronti a farsi capofila di una iniziativa congiunta che coinvolga anche gli altri porti del Mezzogiorno e le realtà economiche locali che stanno pagando un prezzo altissimo al prolungato lockdown delle crociere con l’obiettivo di far giungere un appello immediato al ministro della Salute“. LEGGI TUTTO

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    Recovery fund, nuova proposta e accordo più vicino. Roma “tifa” Conte

    (Teleborsa) – Dopo quattro giorni e quattro notti di negoziati, ufficiali e sottotraccia “nei corridoi”, i leader UE vedono l’ultima curva prima del traguardo che, di solito, è anche la più pericolosa. Il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha inviato una nuova proposta ai leader, “frutto di un lavoro qualitativo estremamente intenso”.

    “I negoziati sono stati molto difficili come gli ultimi passi, ma – prosegue Michel – sono fiducioso, e anche se ci sono delle difficoltà ed è importante continuare a lavorare, penso e sono convinto che un accordo sia possibile”.
    Secondo quanto si apprende a Bruxelles, l’ammontare complessivo della nuova proposta sarebbe di 750 miliardi, 390 miliardi di sussidi (a fronte dei 500 immaginati dalla Commissione ) e 360 di prestiti. Una mediazione che dovrebbe trovare il favore del blocco dei rigoristi capeggiati dall’olandese Rutte che avrebbero chiesto e ottenuto un diverso bilanciamento tra prestiti e sovvenzioni. Se confermata, la nuova composizione del Recovery fund porterebbe all’Italia 209 miliardi, di cui 82 di sussidi e 127 di prestiti. . La cifra, viene spiegato, potrebbe ancora variare.

    Intanto, da Roma si “tifa” per il Presidente del Consiglio Conte impegnato in una partita delicatissima. Nelle scorse ore è arrivato l’incoraggiamento del Ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli: “In queste ore a Bruxelles non c’è soltanto il nostro Presidente del Consiglio, ci siamo tutti noi. Con Giuseppe Conte l’Italia sta rivendicando i suoi diritti, sta affrontando un negoziato delicatissimo. Lavoriamo per un’Europa giusta e solidale”, ha scritto su Facebook.
    Gli fa eco anche il capo politico M5S Vito Crimi.“A Bruxelles c’è chi guarda solo al proprio Paese e chi, come il presidente Giuseppe Conte, lavora per il bene degli italiani e dell’Europa intera. Questo significa essere comunità. In questa trattativa c’è in gioco il futuro dell’Unione. Andiamo avanti uniti, con determinazione”.
    Tifa Conte anche il Ministro degli Esteri Di Maio. “La trattativa europea va avanti, il Presidente Conte con fermezza sta negoziando il miglior risultato possibile senza voler accettare alcun compromesso al ribasso. E oggi tutti noi siamo chiamati a dargli il massimo sostegno, mostrando compattezza e unità. In gioco c’è il destino di tutta l’Europa”, scrive su facebook. LEGGI TUTTO

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    Decreto Rilancio in vigore, Anief: per scuola solo un “antipasto”

    (Teleborsa) – Da poche ore in vigore il Decreto Rilancio convertito in via definitiva al Senato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Diverse le disposizioni previste, in particolare, per il rientro in sicurezza a scuola che coincide con l’inizio del prossimo anno scolastico, rispondendo alle disposizioni contenute nel documento del Comitato tecnico-scientifico approvato, ormai, da alcune settimane.

    Il giovane sindacato della scuola Anief, si legge nel comunicato ufficiale, “considera le novità apportate come una sorta di “antipasto” in vista della prossima Legge di bilancio: è necessario, infatti, incrementare l’organico del personale docente ed ATA, procedendo ad almeno 150 mila assunzioni aggiuntive di insegnanti e a 40 mila amministrativi, tecnici, ausiliari in più. Il tetto dei 50 mila, indicato dai componenti di Governo, non può bastare. Come non può bastare l’assunzione a tempo determinato di mille assistenti tecnici negli istituti comprensivi: la loro collocazione contrattuale deve essere definitiva”.
    A proposito di Ata – prosegue Anief – va quindi affrontato il problema della ridefinizione degli organici che già da venticinque anni prevedono ulteriori profili mai attivati. Va poi preso in carico il vulnus delle nuove graduatorie di istituto provinciali per le supplenze che hanno avuto in sede di accesso e di tabella di valutazione dei titoli e criteri differenti non giustificabili da esigenze oggettive, tali da costringerci a impugnarle per l’evidente illegittimità.

    Va poi normata – conclude la nota – ” l’esigenza di costituire classi con non più di 15 alunni: è una decisione inderogabile, che va oltre anche il Covid, e che passa per la cancellazione degli articoli inseriti nel DPM (81/2009) e nella Legge del 133/2008 che negli ultimi dodici anni sono stati alla base dei tagli di 200.000 insegnanti, 50.000 ATA e 4 mila istituti autonomi con relative dirigenze. A questo proposito, l’emergenza sanitaria rende necessario nominare dirigenti scolastici pure nelle scuole sottodimensionate. Imprescindibile poi, per l’organizzazione degli istituti assorbire nei ruoli, con un concorso riservato, gli oltre 600 facenti funzione DSGA (direttore dei servizi generali e amministrativi, ndr) abbandonati al loro destino dopo lustri di sfruttamento”. LEGGI TUTTO

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    Trump, nuovo Piano anticrisi e profezie: “Virus scomparirà”

    (Teleborsa) – I leader del partito repubblicano sono alla Casa Bianca per discutere con Donald Trump di un nuovo piano di aiuti all’economia. Fra i presenti il numero uno dei conservatori in Senato, Mitch McConnell, ma anche il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin.

    Il piano allo studio ha un valore di 1.000 miliardi di dollari ed è decisamente inferiore a quello da 3.000 miliardi sul quale spingono i democratici. Secondo indiscrezioni, Trump starebbe cercando di azzerare i fondi previsti dai repubblicani per finanziare i test sul coronavirus e il tracciamento dei contagi.
    Prosegue intanto il botta e riposta tra il Presidente Usa e l’esperto immunologo americano Anthony Fauci. Donald Trump lo ha descritto come “un po’ allarmista” sulla pandemia del coronavirus, ripetendo l’affermazione del febbraio secondo cui il virus “scomparirà”. In un’intervista a Fox News Sunday, ha aggiunto: “Alla fine avrò ragione”.

    Una dichiarazione che stona con il quadro generale e una situazione dei contagi di Covid 19 drammatica negli Usa, con il numero più alto di morti (140 mila) e contagi confermati (3,7 milioni). Tra l’altro, proprio la gestione della pandemia – che non ha convinto i più – ha contribuito al calo nei sondaggi del Tycoon in vista delle presidenziali, con l’avversario Biden che almeno nei sondaggi allunga. LEGGI TUTTO

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    Confesercenti: sì al fisco “a rate”, ma da subito

    (Teleborsa) – Sì al fisco “a rate”, ma servirebbe una rateizzazione anche per i versamenti già in scadenza. Lo afferma Confesercenti – dopo la proposta del Viceministro dell’economia Antonio Misiani – sottolineando di “aver chiesto per prima la possibilità di fare pagamenti mensili, una sorta di abbonamento fiscale che dia maggior respiro finanziario alle imprese, e giudica positiva l’apertura del viceministro al superamento del meccanismo ‘saldo-acconti’. In questo momento così delicato, però, sarebbe stato più opportuno un rinvio: le imprese si trovano a corto di liquidità“.

    Il rinvio “non avrebbe creato per forza un altro ingorgo. La nostra proposta era infatti di uno spostamento a ottobre, e non a settembre, proprio per avere una distribuzione più equilibrata delle scadenze durante l’anno. Giudichiamo una sorta di strabismo economico aumentare la dotazione finanziaria del Fondo anti-usura di 10 milioni di euro, come giustamente si è fatto, ma al contempo non rinviare la scadenza del pagamento delle imposte di oggi che, in ogni caso, riguarda solo le piccole e medie imprese e pertanto non avrebbe creato eccessivi problemi alle casse erariali”.
    “Allo stesso tempo – sottolineano i commercianti – riteniamo non sia più differibile il momento di discutere seriamente di un modo per rendere meno gravosi gli appuntamenti fiscali. In particolare, l’idea di introdurre per il futuro una sorta di abbonamento fiscale, superando il meccanismo saldo-acconti con una rateizzazione mensile di quanto dovuto e un conguaglio finale, ci sembra una proposta seria e praticabile che il governo dovrebbe prendere in considerazione”.

    “Diamo atto – osserva ancora Confesercenti – che il Governo, in considerazione degli eventi eccezionali legati all’emergenza Covid, ha fatto sforzi enormi per aiutare il sistema produttivo italiano e quello delle PMI con i provvedimenti degli ultimi mesi, ma riteniamo che, proprio per non vanificare questi sforzi, sarebbe stato opportuno dare la possibilità di rateizzare anche i versamenti ora in scadenza e introdurre, quanto prima e almeno per le PMI, la possibilità di pagare mensilmente anche oltre la fine del corrente anno fiscale”. LEGGI TUTTO

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    Scadenze fiscali, Sangalli: “serve provvedimento urgente”

    (Teleborsa) – “I dati più recenti sull’andamento dei consumi rendono chiaro quanto sia difficile la situazione e quanto sia profonda la crisi di fatturato e di liquidità delle imprese. I termini dei versamenti di saldo e acconto andrebbero riaperti (senza sanzioni e interessi) almeno fino al 30 settembre. E andrebbero riprogrammate anche le scadenze fiscali di settembre, prevedendo moratorie più ampie ed inclusive”. Lo afferma il Presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, in un’intervista a ‘Il Messaggero”, aggiungendo che sulle scadenze fiscali serve un provvedimento urgente.

    Nel caso la proroga non arrivi, Sangalli non è per la della disobbedienza fiscale anche perchè siamo ancora in un contesto di emergenza “nazionale e globale gravissima che esige responsabilità. Occorre invece riconoscere che tante, troppe imprese e tanti, troppi lavoratori autonomi non saranno in grado di procedere ai versamenti nei termini fin qui previsti”. In ogni modo va decongestionato “l’ingorgo fiscale e lavoriamo per l’alleggerimento effettivo. Per questo, prima si affronta il nodo della riforma fiscale e meglio è”. LEGGI TUTTO