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    Enel Grids presenta Enel Box: la nuova soluzione per cabine elettriche più sostenibili

    (Teleborsa) – Enel Grids rivoluziona il design delle sue cabine secondarie rendendole ancora più sostenibili e armonizzate con l’ambiente urbano, e lo fa grazie ad Enel Box, il nuovo concept progettuale grazie al quale le cabine saranno realizzate con materiali a basso impatto ambientale e con un ridotto numero di componenti, minimizzando così l’impronta carbonica delle infrastrutture e agevolando la loro integrazione nel contesto cittadino, rurale e nelle aree storiche.”Per abilitare la transizione energetica e procedere spediti verso un futuro a zero emissioni abbiamo bisogno di reti di distribuzione sempre più sostenibili, resilienti e interattive – ha dichiarato Antonio Cammisecra, responsabile Enel Grids –. Proprio per realizzare quest’obiettivo il Gruppo ha adottato l’approccio Grid Futurability, collaborando con tutti gli stakeholder per ripensare i componenti chiave delle sue infrastrutture di rete in un ecosistema aperto e cooperativo. Le cabine secondarie sono una parte importante dei nostri investimenti futuri, e solo nell’anno scorso ne abbiamo realizzate in Italia una al giorno. La cabina del futuro sarà un’icona di intelligenza decentralizzata per accogliere al meglio la generazione rinnovabile, la flessibilità e tutti i nuovi bisogni legati alla elettrificazione dei consumi”.Il nuovo design delle cabine secondarie “Enel Box”, elaborato da Eugenio Bini, rientra nel più ampio percorso avviato da Enel Grids di ri-progettazione in chiave sostenibile delle infrastrutture elettriche essenziali, dedicate alla trasformazione dalla media alla bassa tensione, oltre che al controllo e alla protezione della rete. Le cabine attualmente sono 245mila in Italia e 148mila in Spagna. L’intento – spiega Enel in una nota – è renderle strumenti sempre più innovativi per aumentare esponenzialmente la quantità di energia immessa nella rete di distribuzione proveniente da fonti rinnovabili e implementare così l’elettrificazione dei consumi energetici. Un impegno coerente non solo con l’orientamento di Gruppo (il Piano Strategico 2023-2025 dedica alle reti il 40% dei 37 miliardi di investimenti complessivi previsti) ma anche con l’impianto del PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: presentando vari progetti, infatti, soprattutto nella missione relativa alla “Rivoluzione verde e transizione ecologica” (M2), Enel ha vinto gare per quasi 4 miliardi di euro, di cui 3,5 saranno dedicati proprio al potenziamento e all’innovazione delle reti di distribuzione in ottica smart grids.Entro il 2023 sarà conclusa la fase di progettazione del design della cabina secondaria, mentre a partire dal 2024 prenderà il via l’installazione delle nuove infrastrutture elettriche di Enel Grids in Italia e successivamente in tutti i Paesi in cui opera. Oltre al nuovo design, le cabine elettriche conterranno tecnologia avanzata di digitalizzazione, potenti dispositivi con capacità computazionale decentralizzata e trasformatori più sostenibili in grado di gestire al meglio la generazione distribuita e flussi elettrici sempre più bidirezionali. Il concept progettuale è stato scelto a valle di una competizione aperta lanciata da Enel Grids sulla piattaforma di crowdsourcing Enel Open Innovability® a cui hanno partecipato professionisti e studi di progettazione internazionali in un’ottica di Open Innovation. L’obiettivo della sfida globale era l’elaborazione di nuovi sistemi di progettazione delle cabine basati sui principi della sostenibilità e su un approccio circular by design, per rendere gli elementi architettonici adattabili ai differenti contesti d’uso.Le proposte sono state valutate da una giuria di esperti composta da Paolo Cresci, head of Sustainable Development in ARUP; Alberto Iacovoni, coordinatore dei Master dell’Istituto Europeo di Design; Francesco Cascino, fondatore di Art Thinking; Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente Nazionale, Romano Giglioli, professore all’Università di Pisa – ENSIEL, Claudio Raviolo, architetto e partner dello Studio Citterio-Viel e Simona Maschi ceo and cofounder CIID, Copenhagen Institute of Interaction Design. La giuria ha premiato cinque proposte progettuali su 38 complessivamente esaminate, classificando al primo posto il concept elaborato da Eugenio Bini, “Enel Box”, per la sua “modularità, semplicità e flessibilità nella relazione ai diversi contesti”. LEGGI TUTTO

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    FPSO Firenze, Eni celebra partenza verso il giacimento di Baleine nell'Offshore della Costa d'Avorio

    (Teleborsa) – Eni, in partnership con PetroCi, ha celebrato ieri a Dubai la partenza della FPSO Firenze verso il giacimento di Baleine nell’offshore della Costa d’Avorio. All’evento hanno partecipato Mamadou Sangafowa-Coulibaly, ministro delle miniere, del petrolio e dell’energia della Costa d’Avorio, e altri dignitari. La FPSO Firenze consentirà l’avvio della produzione del giacimento di Baleine, che è ad oggi la più grande scoperta di idrocarburi in Costa d’Avorio, con una stima di petrolio in posto di 2,5 miliardi di barili e 3,3 trilioni di piedi cubi di gas associato. Lo sviluppo di Baleine sarà anche il primo progetto africano a emissioni zero (Scope 1 e 2).La FPSO Firenze, che verrà ribattezzata Baleine dopo il suo arrivo in Costa d’Avorio, è stata ristrutturata e potenziata per consentirle di trattare fino a 15mila bbl/d di petrolio e circa 25 Mcfd/d di gas associato. L’intera produzione di gas sarà consegnata a terra tramite un gasdotto di esportazione di nuova costruzione. L’installazione del sistema di produzione sottomarino e la campagna di completamento del pozzo sono in corso e garantiranno un avvio accelerato della produzione entro giugno 2023.Il modello di sviluppo in fasi e il fast track di Eni si sono dimostrati efficaci, poiché – spiega Eni in una nota – il progetto dovrebbe iniziare la produzione a meno di 2 anni dalla scoperta di Baleine 1X e un anno e mezzo dopo il FID. Eni sta già procedendo speditamente alla seconda fase del progetto prevedendo l’avvio della produzione entro dicembre 2024 dopo aver preso il FID a dicembre 2022.Eni è impegnata nello sviluppo sostenibile e il progetto net-zero emission del giacimento di Baleine è un passo significativo verso il raggiungimento di questo obiettivo. Il campo Baleine si estende sui blocchi CI-101 e CI-802. Eni possiede inoltre partecipazioni in altri quattro blocchi nelle acque profonde ivoriane: CI-205, CI-501, CI-401 e CI-801, tutti con lo stesso partner, PetroCi Holding. LEGGI TUTTO

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    Energia, Analisi ENEA 2022: consumi in calo (-3%) ma emissioni in aumento (+0,5%)

    (Teleborsa) – Il 2022 sarà ricordato non solo come l’anno della crisi dei mercati di gas ed elettricità, con flussi di gas russo verso l’Europa dimezzati e prezzi raddoppiati rispetto al 2021, ma anche come l’anno che ha chiuso con una contrazione dei consumi energetici del 12% nell’ultimo trimestre, che in termini medi annui si traduce in un calo di oltre il 3%, di poco inferiore alla media europea (-4%). Fra gli aspetti positivi, la crescita di un punto percentuale della quota di fonti rinnovabilisui consumi finali che si è attestata al 20%. In forte peggioramento (-54%), invece, l’indice ISPRED, elaborato da ENEA per misurare la transizione energetica sulla base dell’andamento di prezzi, emissioni e sicurezza. È quanto emerge dall’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano dell’ENEA che evidenzia per l’intero 2022 anche la crescita delle emissioni di anidride carbonica, che hanno registrato il secondo aumento consecutivo su base annua (+0,5%), un dato comunque meno negativo rispetto al +8,5% del 2021.”Come nel resto dell’Eurozona il crollo dei consumi energetici dell’ultimo trimestre è stato causato da contrazione della domanda e azioni di adattamento nell’industria (produzione di beni intermedi -6%), clima eccezionalmente mite a inizio stagione 2022-2023 dei riscaldamenti e misure di contenimento dei consumi – sottolinea Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che coordina l’Analisi –. Da agosto 2022 a febbraio 2023, periodo di riferimento del Piano nazionale di contenimento, i consumi di gas sono stati inferiori del 19% e quelli di elettricità del 4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni”.Nel 2022, dato il robusto aumento del PIL (+3,7%), si è ridotta in una misura senza precedenti l’intensità energetica dell’economia (-7%). “Si tratta – sottolinea Gracceva – di un dato fortemente influenzato da fattori contingenti, ma è vero che a differenza di quanto rilevato costantemente negli ultimi anni, dalla metà del 2022 in Italia sembra emergere un sostanziale disaccoppiamento fra la domanda di energia e alcuni dei suoi principali driver, come PIL, produzione industriale, clima e mobilità”.A livello di prezzi medi 2022 rispetto al 2021, quello dell’elettricità è cresciuto di oltre il 100%, mentre quello del gas è aumentato del 57%. “Alla crisi dei prezzi non si è sommata una crisi di disponibilità fisica delle risorse, grazie alle importazioni record di gas naturale liquefatto in Europa e al calo dei consumi, oltre che al clima mite di fine 2022. A partire dagli ultimi mesidell’anno, – continua Gracceva – tutto ciò ha determinato un deciso ridimensionamento dei prezzi del gas, e a ruota di quelli dell’elettricità, ma l’equilibrio del mercato del gas resta fragile. Al di là del breve periodo, gli alti prezzi restano una grave minaccia alla competitività dell’industria europea, basti pensare come nei due principali paesi manifatturieri dell’UE, Germania e Italia, la produzione industriale dei beni più energivori sia stata fortemente negativa nel 2022”.A livello di fonti primarie, il calo dei consumi è il risultato di un minor impiego di gas (-10%) e fonti rinnovabili (-12%), anche a fronte di un maggior ricorso a petrolio (+5,5%) e carbone (+29%).L’aumento delle emissioni di CO2 (+0,5%), nonostante il calo dei consumi di energia, è imputabile in primo luogo al maggior utilizzo di carbone e olio combustibile nel termoelettrico (+60%), che ha più che compensato la forte contrazione del gas naturale. In contrasto con la tendenza degli ultimi anni, l’aumento delle emissioni ha riguardato solo i settori ETS (generazione elettrica ed energivori, +5,5%), mentre sono diminuite del 2,5% quelle dei settori non-ETS (civile, trasporti, agricoltura, rifiuti e piccola industria).Per quanto riguarda l’indice della transizione energetica ISPRED, il calo del 54% è dovuto in particolar modo alle componenti “prezzi” e “decarbonizzazione”, mentre modesto è stato il regresso della componente “sicurezza”.”Il piano di contenimento dei consumi di gas e i prezzi record dell’energia hanno contratto la domanda di gas ed elettricità e garantito margini di capacità accettabili sia nel sistema elettrico che nel sistema gas, nonostante sia venuto meno 1/4 delle importazioni 2021. Si può dire – conclude Gracceva – che la scelta del decisore sia stata di salvaguardare la sicurezza del sistema pur al costo di un peggioramento sui fronti della decarbonizzazione e dei prezzi dell’energia, che però si confida possa essere temporaneo”. Segnali positivi emergono sul fronte delle tecnologie low-carbon, in particolare per la mobilità elettrica: i dati più aggiornati sui brevetti per accumulatori e sistemi di ricarica mostrano per l’Italia un lieve recupero dello svantaggio accumulato rispetto ai più rilevanti Paesi europei, con un miglioramento anche nell’interscambio commerciale dei veicoli elettrici. Nel complesso, però, il deficit commerciale nel comparto low-carbon è aumentato del 14% nel 2022, sfiorando il valore di 3 miliardi e 700 milioni (0,32% del PIL). A pesare maggiormente sono state le importazioni di pannelli fotovoltaici e veicoli ibridi plug-in, ma soprattutto di accumulatori agli ioni di litio che da soli rappresentano il 56% del disavanzo nel settore low-carbon. LEGGI TUTTO

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    ESI, Valore della Produzione 2022 balza a 30,5 milioni di euro

    (Teleborsa) – ESI, società quotata su Euronext Growth Milan e attiva nel mercato delle energie rinnovabili, ha chiuso il 2022 con un Valore della Produzione pari a 30,5 milioni di euro, in crescita del 459% rispetto ai 5,46 milioni dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2021. Il risultato è stato raggiunto grazie alle nuove commesse acquisite nell’esercizio 2022 sul territorio italiano (business unit EPC) e in parte residuale grazie alle commesse estere (business unit System Integrator), in particolare in Mozambico. L’EBITDA, di 1,22 milioni registra un significativo aumento rispetto agli 0,08 milioni dell’esercizio precedente (+1.465%), con un EBITDA Margin sul Valore della Produzione del 4,01% (1,43% al 31.12.2021).Il Risultato netto del periodo è negativo per 0,22 milioni (+0,11 milioni nel 2021), e risente della svalutazione del credito commerciale nei confronti dell’ex partecipata spagnola e della svalutazione, nei confronti della stessa, di un credito finanziario. Il Risultato netto Adjusted, pari a 0,53 milioni, registra un importante incremento rispetto agli 0,11 milioni dell’esercizio precedente (+360%).”I risultati della gestione 2022 sono estremamente soddisfacenti in termini di crescita aziendale in quanto esprimono la reale capacità di sviluppo dell’azienda anche in un contesto di mercato caratterizzato da forti incertezze di carattere geopolitico, confermando il nostro deciso cambiamento di passo e rafforzando la nostra fiducia sulle opportunità che si presenteranno negli esercizi a venire”, ha commentato l’AD Stefano Plocco. LEGGI TUTTO

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    PNRR, Enel si aggiudica fondi per quasi 4 miliardi

    (Teleborsa) – Giocando d’anticipo l’Enel ha vinto gare del Piano nazionale di ripresa e resilienza per quasi 4 miliardi di euro presentando vari progetti, principalmente nella missione relativa alla “Rivoluzione verde e transizione ecologica” (M2). La fetta più grande della torta, quasi 3,5 miliardi, è andata alle reti di distribuzione in ottica smart grids. È quanto ha spiegato il direttore Italia di Enel, Nicola Lanzetta in un’intervista all’Ansa, assicurando assicurando che “le scadenze saranno rispettate”.Fra i progetti figurano, in particolare, investimenti sulle reti di distribuzione in ottica smart grids, l’ampliamento della fabbrica di pannelli fotovoltaici 3Sun di Catania, lo sviluppo di impianti per la produzione di idrogeno verde e il miglioramento dell’infrastruttura idrica della diga di Pozzillo (Enna) che ha un contributo pari a circa 33 milioni di euro.Aggiudicati nelle ultime 48 ore gli ultimi tre bandi, per 38 milioni di euro in totale, – ha annunciato Lanzetta – riguardano “la produzione di idrogeno verde da energia rinnovabile in aree industriali dismesse in Puglia, Calabria e Liguria”. Secondo quanto reso pubblico dalle tre regioni fra il 30 e 31 marzo, tali progetti sono volti alla creazione di impianti di generazione di elettricità da fonte rinnovabile al posto delle vecchie centrali fossili.”A noi il Pnrr convince, sta andando più che bene. Ci eravamo preparati con anticipo, studiando gli aspetti tecnici, formando il personale e potendo anche procedere rapidamente con le forniture – ha detto Lanzetta –. Questo meccanismo – ha proseguito – “ci convince al di là di una eventuale rivisitazione. Sul piano Repower Eu abbiamo presentato già una serie di proposte anche se non è ancora attivo. E qualora ci fossero fondi ulteriori o non utilizzati del Pnrr ci piacerebbe giocarcela”.Potenziare le reti di generazione dell’energia che arriva direttamente nelle case e la loro resilienza agli eventi climatici estremi – sottolinea direttore Italia di Enel – “serve sempre di più visto l’aumento del 20% anno su anno” di fenomeni meteo gravi in Italia. “La rete deve essere sempre pronta” ad affrontare pressioni impreviste. “Su questa rete – afferma Lanzetta – si stanno connettendo piccoli e medi impianti fotovoltaici per l’autoproduzione di energia. Tra gennaio e febbraio 2022 sono stati circa 20mila e nello stesso periodo del 2023 sono triplicati a 60mila. Abbiamo bisogno che la rete, che sta reggendo benissimo, sia sempre più brava”.Sul fronte dello sviluppo della tecnologia fotovoltaica, il direttore Italia di Enel ricorda l’ampliamento della fabbrica di pannelli fotovoltaici di Catania, che produrrà fino a 3 Gw all’anno al 2024, con l’uso di una tecnologia innovativa, che può contare tra fondi Pnrr e Innovation Fund su circa 190 milioni di euro. C’è poi un progetto pilota innovativo che prevede la produzione di pannelli in plastica con un contributo di circa 20 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    Eni protagonista in UK per lo sviluppo di progetti CCS

    (Teleborsa) – Eni, in qualità di operatore del trasporto e stoccaggio di anidride carbonica di HyNet North West, si posizione come operatore di primo piano per progetti Carbon Capture and Storage (CCS) in UK. Il Dipartimento per la Sicurezza Energetica e Net Zero (DESNZ) del Regno Unito – annuncia l’azienda in una nota – ha comunicato l’elenco dei progetti di cattura delle emissioni di CO2 che accederanno ai fondi, pari a 20 miliardi di sterline, stanziati per le iniziative in Track 1, previsti dal Governo per accelerare la decarbonizzazione del Paese: degli 8 progetti selezionati ben 5 appartengono al Consorzio HyNet North West (su 7 presentati), in cui Eni è operatore per le attività di Trasporto e Stoccaggio della CO2.Gli altri 3 progetti selezionati sono afferenti all’altro Hub CCS East Coast Cluster (su 14 presentati) in corrispondenza della costa orientale dell’Inghilterra.Con questa decisione il Regno Unito si conferma come uno dei Paesi leader per lo sviluppo della Carbon Capture and Storage (CCS). La CCS è un processo tecnologico che consente di evitare l’immissione in atmosfera di anidride carbonica proveniente da attività industriali edha un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione dei settori “hard to abate”, per i quali non esistono ad oggi altre soluzioni altrettanto efficaci. Proprio per questo l’IPCC (gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite) nel recente rapporto del 2023ha definito la CCS come tecnologia imprescindibile per centrare gli obiettivi climatici globali. La IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia) stima che la CCS contribuirà ad abbattere il 10% del totale delle emissioni da ridurre nei prossimi 30 anni, arrivando ad un valore di 6,2 miliardi di tonnellate catturate nel 2050.La realizzazione dei 5 progetti selezionati nell’ambito del consorzio di HyNet, contribuirà alla decarbonizzazione delle attività di grandi aziende emettitrici del polo industriale dell’area nord ovest dell’Inghilterra, nei settori del cemento, “Waste to Energy” e produzione di idrogeno a bassa impronta carbonica. Il volume di CO2 che sarà catturato nell’ambito dei primi 5 progetti selezionati, pari a circa 3 milioni di tonnellate per anno, sarà poi raccolto, trasportato e stoccato in maniera permanente da Eni nei propri giacimenti di gas esauriti al largo della costa della baia di Liverpool, giacimenti che hanno una capacità di stoccaggio complessiva di circa 200 milioni di tonnellate.Il progetto HyNet trasformerà uno dei distretti industriali più energivori del Regno Unito nel primo cluster industriale a basse emissioni di anidride carbonica al mondo. L’avvio di HyNet è previsto per la metà del decennio in corso con una portata di iniezione di circa 4.5 milioni per anno nella prima fase per poi raggiungere circa 10 milioni di tonnellate per anno di CO2 a partire dal 2030. Il volume di CO2 evitata in atmosfera rappresenta una quota significativa rispetto all’obiettivo di riduzione delle emissioni industriali di 20-30 milioni associato alla CCS dal governo inglese ed inoltre il progetto contribuirà per il 40% all’obiettivo nazionale di produzione di 10GW di idrogeno a bassa impronta carbonica. Oltre ai benefici dal punto di vista ambientale, HyNet CCS promuoverà un nuovo impulso allo sviluppo della regione grazie agli investimenti per lo sviluppo dei progetti e alla creazione di nuovi posti di lavoro legati alla promozione di nuove filiere produttive. Dal punto di vista occupazionale il progetto consentirà la salvaguardia dei livelli attuali e allo stesso tempo favorirà la creazione di circa 56mila nuovi posti di lavoro nel periodo 2022-2030 nell’area di Liverpool Bay.Inoltre, Eni ha recentemente sottoposto alla North Sea Transition Authority (NSTA) la candidatura per una licenza di stoccaggio di anidride carbonica nel giacimento di gas depletato di Hewett, che interessa un’area situata nel Mare del Nord meridionale britannico ein cui la società prevede di sviluppare un ulteriore progetto CCS che contribuirà alla decarbonizzazione dell’area di Bacton e Thames Estuary nel Paese. Il giacimento a gas depletato e non più produttivo di Hewett è un sito ideale per immagazzinare in modopermanente la CO2 grazie ad una capacità di stoccaggio di oltre 300 milioni di tonnellate di CO2.”Eni – commenta l’azienda nella nota – è orgogliosa di supportare la strategia del Governo UK per contribuire alla decarbonizzazione dell’industria attraverso una tecnologia sicura e matura come la CCS che va ad aggiungersi ad altre iniziative importanti per la transizione energetica come, ad esempio, il progetto per la produzione di energia rinnovabile dal campo eolico offshore di Dogger Bank”. LEGGI TUTTO

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    Comal chiude 2022 in netta crescita, risultato netto a 3,4 milioni

    (Teleborsa) – Comal, società quotata su Euronext Growth Milan e attiva nel settore dell’impiantistica per la produzione di energia da fonte solare, ha chiuso il 2022 con ricavi pari a 61,1 milioni di euro, in crescita del 64% rispetto all’anno prima. I ricavi sono per il 100% realizzati in Italia; per il 97% sono generati dal settore fotovoltaico e per il 3% dal settore convenzionale. L’EBITDA è stato pari a 6,9 milioni di euro, in crescita del 104%, con un EBITDA margin del 8,9% (8% nel 2021). Il risultato netto si attesta a 3,4 milioni di euro (1,2 milioni nel precedente esercizio).”Il 2022 è stato un anno strategico per Comal, durante il quale abbiamo strutturato la nostra organizzazione per poter affrontare la crescita verticale del mercato fotovoltaico di cui siamo tra i principali protagonisti in Italia – ha commentato l’AD Alfredo Balletti – I risultati ottenuti, con volumi e marginalità in crescita, testimoniano da un lato la nostra capacità di aver saputo cogliere le opportunità che il mercato ha offerto e dall’altro la nostra credibilità sul mercato che ci consente di essere partner strategici dei più importanti operatori italiani ed internazionali nel settore delle energie rinnovabili”.”Per il futuro siamo ottimisti nel continuare in questa direzione considerata la crescita dei mercati in cui operiamo e anche analizzando il nostro portafoglio ordini attuale”, ha aggiunto.L’Indebitamento Finanziario Netto è negativo e pari a 19,2 milioni di euro, rispetto a 4,6 milioni al 31 dicembre 2021, mentre l’Indebitamento Finanziario Netto Adjusted risulta negativo per 20,4 milioni, rispetto a 6,3 milioni al 31 dicembre 2021.Il portafoglio ordini si attesta al 31 dicembre 2022 a 247 milioni di euro. Grazie a nuove acquisizioni per la realizzazione di impianti fotovoltaici, il portafoglio ordini si porta a circa 315 milioni di euro alla data odierna.(Foto: Photo by Zbynek Burival on Unsplash ) LEGGI TUTTO

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    Transizione energetica, K.EY.: 5 falsi miti che ostacolano il progresso

    (Teleborsa) – “Le rinnovabili sono e rimarranno marginali”. “Le rinnovabili costano troppo”. “Le rinnovabili fanno male a economia e occupazione”. “Le rinnovabili rovinano il paesaggio”. “Le rinnovabili ci fanno restare al buio”. Sono i 5 falsi miti che Italy for Climate, il think tank della Fondazione per lo sviluppo sostenibile nato con lo scopo di informare sulla questione climatica in modo corretto, ha sfatato a K.EY di Italian Exhibition Group . Per ognuno di questi falsi miti Italy for Climate ha svolto un’attività di ricerca pubblicando sulla piattaforma dati, fonti e offrendo una chiave di lettura per l’analisi delle informazioni semplice e immediata, con vari livelli di approfondimento. Le rinnovabili non sono né rimarranno marginali, infatti 8 kW su 10 di impianti di generazione elettrica installati ogni anno sono rinnovabili: in pochi anni le fonti rinnovabili hanno già cambiato il panorama energetico mondiale. Falso che costino troppo: 1 kWh prodotto da eolico o fotovoltaico costa 5 centesimi di euro, meno della metà rispetto a fossili e nucleare in Europa. Le rinnovabili erano le fonti più economiche già prima della crisi energetica. Inoltre, già oggi ci sono Paesi che producono elettricità per oltre il 90% da fonti rinnovabili, anche in Europa, e cresce il numero di Governi che puntano a fare lo stesso entro il prossimo decennio. Le rinnovabili non rovinano il paesaggio. Servirebbe solo lo 0,7% del territorio nazionale per sostituire tutti gli impianti fossili con pannelli fotovoltaici. Meno di 200 mila ettari, un decimo della superficie oggi edificata in Italia. Infine, al 2030 saranno 14 milioni i nuovi posti di lavoro nel mondo, contro i 5 milioni persi nell’oil&gas. Grazie alle rinnovabili crescono investimenti e occupazione e si valorizzano le filiere locali. LEGGI TUTTO