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    Snam, solo l’1% dei gasdotti opera a meno del 25% della capacità

    (Teleborsa) – Snam, società di infrastrutture energetiche quotata su Euronext Milan, ha sviluppato un’analisi approfondita per valutare il tasso di utilizzo delle risorse di trasporto su un orizzonte di lungo periodo, concentrandosi sulle condizioni di picco dei consumi fino al 2040 e al 2050. La società vede una domanda di circa 45 miliardi di metri cubi nel 2040 e 35 miliardi di metri cubi nel 2050 (in linea con gli scenari più recenti disponibili), secondo quanto si legge nel suo primo Transition Plan, una roadmap trasparente per delineare in maniera definita e sistematica gli obiettivi al 2050.In base a queste ipotesi, i risultati chiave mostrano che: il tasso medio di utilizzo attuale è elevato (circa il 75%) e rimarrà sopra il 50% sia nel 2040 che nel 2050. “Ciò si traduce in un trasporto del gas conveniente”, viene sottolineato.Le sezioni che operano a meno del 25% della capacità rappresentano oggi e nel 2040 meno dell’1% della rete. Nel 2050, ipotizzando la riconversione del 10% della rete all’uso dell’idrogeno, un basso utilizzo si riferirebbe solo a meno del 10% delle risorse senza considerare alcun transito verso l’Europa centrale nella simulazione.Circa 3.000 km di condotte potrebbero essere riconvertite per il trasporto dell’idrogeno con un investimento di 4 miliardi di euro; esistono anche opportunità di trasporto di CO2. Il potenziale dell’idrogeno è stato preso in considerazione solo nell’analisi del 2050.In termini di convenienza, i costi del gas rappresentano attualmente meno del 5% della bolletta finale, mentre il costo dell’infrastruttura di trasporto del gas è inferiore al 50% dei costi di trasmissione dell’elettricità (€3,6/MWh contro €8,4/MWh). “Ciò garantisce margini di efficienza mantenuti anche con tassi di utilizzo inferiori”, viene sottolineato. LEGGI TUTTO

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    Venier (Snam): slancio verso sostenibilità sta perdendo forza, non bisogna perdere fiducia

    (Teleborsa) – “Chi è che non vuole la transazione? Nessuno. La vuole la stragrande maggioranza dei paesi che fanno il 90% del PIL, tuttavia questa volontà sembra essere più forte delle parole che nei fatti. Dalla Climate Week di New York di settembre ci siamo portati a casa la sensazione che lo slancio verso la sostenibilità sta perdendo un po’ trazione. Non manca la percezione del senso di urgenza, ma sembra che le azioni arranchino un pochino”. Lo ha affermato l’Amministratore Delegato Stefano Venier presentando il primo Transition Plan di Snam, una roadmap trasparente per delineare in maniera definita e sistematica gli obiettivi al 2050.”È chiaro l’obiettivo finale, è chiara l’urgenza, ma forse abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo negli anni scorsi – ha aggiunto – Alcune complessità esistono: dobbiamo capire cosa vuol dire portare il pianeta al Net Zero. Il nostro mondo si basa su alcuni elementi costitutivi, come acciaio, cemento, fertilizzati o plastica, e quindi intervenire significa incidere in maniera profonda e concreta su molti aspetti”.”A volto sono un po’ scettico sulle facili formule – ha ammesso Venier – È chiarissimo dove vogliamo arrivare, ma come ci arriviamo è frutto di una valutazione di percorso. Non dobbiamo desistere, non dobbiamo scoraggiarci, e questo piano è un elemento che aiuta in termini di impegno. Se c’è una cosa da non perdere è la fiducia. Non dobbiamo dimenticare la visione, ma trasformarla in un pragmatismo visionario”.Secondo l’AD di Snam, “il Net Zero non va considerato come un obbligo e un vincolo, ma un’opportunità, che nasce dalla nostra strategia di essere un operatori multi-molecola. Le opportunità non sono solo per Snam, ma anche per il sistema: il Net Zero o è di tutti, o non è di nessuno”. LEGGI TUTTO

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    IEG presenta KEY-The Energy Transition Expo: “Il futuro sostenibile prende forma”

    (Teleborsa) – Aumento della superficie espositiva, con un layout di manifestazione ridisegnato per aumentare le opportunità di business e networking. Rafforzamento del respiro internazionale, con il coinvolgimento di sempre più buyer, delegazioni e operatori qualificati da tutto il mondo. Focus sull’innovazione e sulle competenze green necessarie per realizzare la transizione energetica. Nuovi progetti e aree tematiche per una visione completa sull’energia del futuro. Sono le credenziali con cui si presenta la nuova edizione di KEY – The Energy Transition Expo, la manifestazione di IEG (Italian Exhibition Group) sulla transizione e l’efficienza energetica, punto di riferimento in Europa, Africa e nel bacino del Mediterraneo. Il nuovo appuntamento, in programma dal 5 al 7 marzo 2025 alla Fiera di Rimini, si candida a diventare il più grande di sempre, infrangendo i suoi stessi record, a partire dal numero di brand espositori, previsto in aumento di oltre il 20%.Anche il palinsesto di incontri definito dal Comitato Tecnico Scientifico di KEY sarà ricco di eventi internazionali, confermandosi opportunità unica di formazione, informazione e aggiornamento professionale, anche su tematiche non ancora affrontate dalla manifestazione, come nucleare e Intelligenza Artificiale. Si spazierà dall’agrivoltaico alle Comunità Energetiche Rinnovabili, dalla riqualificazione green residenziale e industriale alla mobilità elettrica, dall’idrogeno al ruolo delle Amministrazioni locali, passando per le riflessioni sul contenimento dei costi dell’energia, sugli aspetti normativi e sulle nuove opportunità finanziarie.KEY 2025 consoliderà il proprio ruolo di network di riferimento a livello globale, capace di riunire tutti i player coinvolti nella transizione energetica, favorendo l’incontro, il confronto e l’interlocuzione con le Istituzioni, con l’obiettivo di fare sistema e contribuire ad accelerare il percorso di decarbonizzazione. La manifestazione si conferma, inoltre, occasione privilegiata per aziende e professionisti che desiderano razionalizzare i propri consumi e ridurre l’impatto energetico e ambientale delle proprie attività, per conoscere le possibili soluzioni e ultime tecnologie disponibili sul mercato.IL NUOVO LAYOUT – Con oltre 90mila mq di superficie espositiva lorda, il nuovo layout di KEY prevede per la prima volta l’apertura dell’ingresso Ovest in aggiunta agli Ingressi Sud ed Est. Riorganizzata anche l’articolazione dei padiglioni, 20 in totale rispetto ai 16 dell’edizione 2024, equamente distribuiti lungo le ali Est e Ovest del quartiere fieristico. I sette settori merceologici, riservati a solare e fotovoltaico, eolico, idrogeno, energy storage, efficienza energetica, mobilità elettrica e città sostenibili, sono tutti confermati, affiancati da spazi speciali dedicati a progetti trasversali, al networking, all’innovazione e alla formazione. La nuova configurazione – spiega IEG in una nota – ha l’obiettivo di tracciare un percorso espositivo definito attraverso le sette aree tematiche, ben delineate, ma allo stesso tempo connesse fra loro, per massimizzare le sinergie esistenti e migliorare l’esperienza della visita. Inoltre, la varietà dei settori rappresentati a KEY permetterà di creare specifici percorsi con approfondimenti personalizzati. Fra le novità del layout, il potenziamento dell’area riservata all’idrogeno e un focus tematico sui porti: HYPE – Hydrogen Power Expo supported by Hydrogen & Fuel Cells, un vero e proprio Salone organizzato da Italian Exhibition Group e Hannover Fairs International GmbH (HFI), filiale italiana di Deutsche Messe AG, dove approfondire il tema dell’idrogeno e della sua importanza per la transizione energetica; Su.port – Sustainable Ports for Energy Transition, focus espositivo che sarà inaugurato a KEY 2025, dedicato all’elettrificazione delle banchine portuali, fondamentale per ridurre le emissioni, promuovere la sostenibilità nei porti e accelerare lo sviluppo dell’eolico off-shore, in particolare per quanto riguarda le soluzioni floating, ovvero i parchi eolici galleggianti.VALORIZZAZIONE DEL TALENTO E DELLE COMPETENZE GREEN – Per la prima volta, KEY ospiterà l’iniziativa Green Jobs & Skill, per favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, con l’obiettivo di contribuire a colmare il gap di competenze green ancora diffuso all’interno delle aziende. Il progetto costituisce una preziosa occasione di formazione e orientamento professionale per studenti e giovani lavoratori, ma anche un’opportunità per le imprese per incontrare potenziali candidati e intercettare i talenti più promettenti. A studiosi, ricercatori, professionisti e innovatori è rivolta la prima Call for Papers di KEY: i partecipanti potranno candidare un proprio abstract sui temi delle energie rinnovabili e della transizione energetica. I paper selezionati verranno pubblicati dalla nuova rivista scientifica QualEnergia Scienze e alcuni di questi potranno trovare spazio anche all’interno dei convegni organizzati durante i tre giorni di manifestazione. KEY CHOICE – Unlock the future of PPA – Martedì 4 marzo 2025, alla vigilia di KEY, è in programma al Palacongressi di Rimini la seconda edizione di KEY CHOICE – Unlock the future of PPA, l’evento B2B di KEY – The Energy Transition Expo dedicato ai Power Purchase Agreements, organizzato da IEG (Italian Exhibition Group) in collaborazione con Elemens. LEGGI TUTTO

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    Energia, solare guida corsa alle rinnovabili: entro 2030 soddisferanno metà della domanda globale

    (Teleborsa) – Trainate dall’energia solare, le energie rinnovabili sono sulla buona strada per soddisfare quasi la metà della domanda globale di elettricità entro la fine di questo decennio. È quanto sostiene un nuovo rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia che ha evidenziato come le politiche di sostegno stia incrementando la capacità di energia rinnovabile a livello mondiale. Le nuove installazioni sono inoltre destinate a eguagliare l’attuale capacità energetica di Cina, Unione Europea, India e Stati Uniti messi insieme: nel mondo è prevista una crescita di oltre 5.500 gigawatt (GW) di nuova capacità di energia rinnovabile tra il 2024 e il 2030, quasi tre volte l’aumento registrato tra il 2017 e il 2023.La Cina dovrebbe rappresentare quasi il 60% di tutta la capacità rinnovabile installata nel mondo da qui al 2030, in base alle attuali tendenze di mercato e alle attuali impostazioni politiche dei governi. La Cina diverrebbe così sede di quasi la metà della capacità energetica rinnovabile totale del mondo entro la fine di questo decennio, rispetto a una quota di un terzo nel 2010. L’India è invece il Paese che sta crescendo al ritmo più rapido tra le principali economie.In termini di tecnologie, il rapporto prevede che il solo fotovoltaico rappresenterà l’80% della crescita della capacità rinnovabile globale da qui al 2030, il risultato della costruzione di nuovi grandi impianti solari e di un aumento delle installazioni solari sui tetti da parte di aziende e famiglie. Anche il settore eolico è pronto per una ripresa, con un tasso di espansione raddoppiato tra il 2024 e il 2030, rispetto al periodo tra il 2017 e il 2023. “Già ora, l’eolico e il fotovoltaico solare sono le opzioni più economiche per aggiungere nuova generazione di elettricità in quasi tutti i paesi”, sottolinea l’AIE in una nota.Quasi 70 paesi – che insieme rappresentano l’80% della capacità energetica rinnovabile globale – sono pronti ormai a raggiungere o superare i loro obiettivi di energia rinnovabile per il 2030. La crescita non è comunque perfettamente in linea con gli obiettivi fissati alla conferenza sui cambiamenti climatici COP28 a dicembre 2023 in cui si prevedeva di triplicare la capacità rinnovabile mondiale in questo decennio: Secondo l’AIE la capacità globale raggiungerà 2,7 volte il livello del 2022 entro il 2030. Ma l’analisi dell’Agenzia lascia aperta la possibilità che l’obiettivo fissato possa essere raggiunto con un maggiore impegno dei governi.”Le energie rinnovabili si stanno muovendo più velocemente di quanto i governi nazionali possano fissare obiettivi. Ciò è dovuto principalmente, non solo agli sforzi per ridurre le emissioni o aumentare la sicurezza energetica, ma sempre di più al fatto che oggi le energie rinnovabili offrono l’opzione più economica per aggiungere nuove centrali elettriche in quasi tutti i paesi del mondo”, ha affermato il direttore esecutivo dell’AIE, Fatih Birol. “Questo rapporto mostra che la crescita delle energie rinnovabili, in particolare quella solare, trasformerà i sistemi elettrici in tutto il mondo in questo decennio”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    BP, margini di raffinazione più deboli peseranno su conti terzo trimestre

    (Teleborsa) – BP, colosso energetico britannico, ha detto che segmento di produzione e operazioni petrolifere, le realizzazioni, rispetto al trimestre precedente, dovrebbero avere un impatto sfavorevole nell’intervallo di 0,1-0,3 miliardi di dollari sull’utile sottostante, incluso l’impatto dei ritardi di prezzo sulla produzione di BP nel Golfo del Messico e negli Emirati Arabi Uniti.Nel segmento clienti e prodotti, rispetto al trimestre precedente, si prevede che i risultati saranno influenzati dai seguenti fattori: nei clienti, i margini di carburante sono sostanzialmente stabili, volumi stagionalmente più elevati parzialmente compensati dai costi; nei prodotti, i margini di raffinazione realizzati più deboli nell’intervallo di 0,4-0,6 miliardi di dollari e si prevede che il risultato del trading del petrolio sarà debole.La produzione upstream nel terzo trimestre dovrebbe essere sostanzialmente invariata rispetto al trimestre precedente, con una produzione sostanzialmente invariata nella produzione e nelle operazioni di petrolio e nel gas e nell’energia a basse emissioni di carbonio.Nel segmento del gas e dell’energia a basse emissioni di carbonio, si prevede che le realizzazioni, rispetto al trimestre precedente, avranno un impatto favorevole di circa 0,1 miliardi di dollari, incluse le variazioni nei prezzi di riferimento del gas naturale non Henry Hub.I risultati di BP per il terzo trimestre del 2024 saranno pubblicati il ??29 ottobre 2024. LEGGI TUTTO

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    USA, stoccaggi di gas crescono più del previsto

    (Teleborsa) – Aumentano più delle attese gli stoccaggi settimanali di gas negli USA. Secondo l’Energy Information Administration (EIA), divisione del Dipartimento dell’Energia americano, gli stoccaggi di gas nella settimana terminata il 19 luglio 2024 sono risultati in crescita di 82 BCF (billion cubic feet).Il dato si rivela superiore al consensus (+73 BCF). La settimana prima si era registrato un incremento di 55 BCF.Le scorte totali si sono dunque portate a 3.629 miliardi di piedi cubici, risultando in aumento del 3,5% rispetto a un anno fa (quando erano pari a 3.505) e in crescita del 5,1% rispetto alla media degli ultimi cinque anni di 3.453 BCF. LEGGI TUTTO

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    Certificazione energetica edifici 2023: per la prima volta classi meno efficienti sotto il 50%

    (Teleborsa) – Migliorano in modo significativo le prestazioni energetiche del parco edilizio nazionale certificato nel 2023, con una percentuale di edifici nelle classi energetiche meno efficienti (F e G) che scende sotto il 50% per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni. È quanto emerge dal V Rapporto annuale sulla Certificazione Energetica degli Edifici, realizzato da ENEA e Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente (CTI) sulla base degli Attestati di Prestazione Energetica (APE) registrati nel SIAPE e presentato oggi a Roma.Dopo le opportune verifiche dell’ENEA, nel 2023 sono stati registrati sul SIAPE 1,1 milioni di APE, di cui la quota più consistente è stata emessa in Lombardia (21,7%), con a seguire Piemonte (9,2%), Veneto (8,7%), Emilia-Romagna (8,5%) e Lazio (8,3%).A conferma del miglioramento delle prestazioni energetiche, nel residenziale il Rapporto evidenzia un incremento di circa il 6% delle classi energetiche più efficienti (A4-B) rispetto al 2022. Un’ulteriore tendenza positiva è la crescita della percentuale di APE emessi conseguenti a riqualificazioni energetiche e ristrutturazioni importanti, che rappresentano rispettivamente il 7,9% e il 6,4% (+2,3% e +2,4% nel confronto con il 2022). Questo è confermato anche dagli attestati collegati a passaggi di proprietà e locazioni che risultano in calo rispetto al 2022 (-5,3%), pur continuando a rappresentare il 54,2% del campione analizzato.”Il Rapporto ENEA – CTI evidenzia come la certificazione energetica non rappresenti soltanto un strumento tecnico per valutare le prestazioni degli immobili e più in generale del patrimonio edilizio italiano, ma anche uno strumento per migliorarne l’efficienza, favorendo l’adozione di soluzioni tecnologiche innovative che riducano i consumi – dichiara il presidente ENEA, Gilberto Dialuce –. In un contesto di grandi sfide come quelle della transizione energetica e della decarbonizzazione, l’APE offre la possibilità di diffondere una cultura energetica più matura, di incentivare comportamenti virtuosi e investimenti mirati al miglioramento di efficienza e sostenibilità”.”La nuova edizione del Rapporto – spiega il presidente del CTI, Cesare Boffa – mette in risalto come il meccanismo della certificazione energetica funzioni e produca risultati rilevanti. Ed è proprio questa la sua funzione. Costituire un importante strumento di lavoro che con il periodico monitoraggio della situazione consente al legislatore e agli operatori, ma anche a noi ENEA e CTI che l’abbiamo elaborato, di valutare l’evoluzione e i risultati delle strategie nazionali a supporto della transizione energetica e della decarbonizzazione e di individuare sempre nuovi spunti di miglioramento. Tutto questo è confermato dai risultati positivi mostrati nel Rapporto 2024″. LEGGI TUTTO

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    CCS, il piano “proibitivo” dell’Europa potrebbe presentare un conto da 140 miliardi

    (Teleborsa) – La maggior parte delle applicazioni di CCS (Carbon Capture and Storage) pianificate in Europa sono troppo costose per funzionare su base commerciale e non sono affatto pronte per essere implementate. Lo sostiene l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA), un think tank che si occupa di energia, in un nuovo report sul tema. Sebbene i progetti CCS siano operativi dal 1971, principalmente a supporto delle operazioni di produzione nel settore petrolifero e del gas, la loro applicazione in altri settori industriali sembra ancora lontana dall’essere dimostrata.Di cosa parliamoLa cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio (CCUS) si riferisce a una serie di tecnologie che catturano il carbonio da grandi fonti, come impianti di produzione di energia o impianti industriali che utilizzano combustibili fossili o biomassa come combustibile. Il carbonio catturato viene quindi utilizzato in loco o in un’altra posizione: questa è l’utilizzazione o la “U”. Se il carbonio non viene utilizzato, si parla di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS). In questo scenario, il carbonio viene compresso e trasportato tramite condotte, navi o ferrovie per essere iniettato in formazioni geologiche profonde. Si tratta di giacimenti di petrolio e gas esauriti o falde acquifere saline, che intrappolano l’anidride carbonica (CO2) per lo stoccaggio permanente.Il primo impianto è stato il Terrell Natural Gas Processing Plant in Texas, Stati Uniti, aperto nel 1972 per catturare e utilizzare la CO2 per il recupero avanzato del petrolio (enhanced oil recovery, EOR) in un vicino giacimento petrolifero. Attualmente sono in funzione 47 strutture commerciali a livello globale, che catturano 50 milioni di tonnellate di CO2 (MtCO2) all’anno, di cui il 73% viene utilizzato per EOR.La situazione in EuropaAttualmente l’Europa ha poco meno di 200 progetti CCS pianificati per molteplici settori ad alta intensità di emissioni e si prevede che oltre il 90% delle emissioni di queste strutture provenga da settori in cui la tecnologia è in fase di prototipo o dimostrazione.Dei 195 progetti in attesa, 11 progetti sono attualmente in costruzione. Degli 11 progetti di cattura in costruzione, due prevedono di utilizzare la CO2 per applicazioni industriali, la destinazione della CO2 di un progetto è sconosciuta, mentre gli altri otto saranno legati a uno dei due nuovi impianti di stoccaggio in fase di sviluppo. Questi due principali progetti di stoccaggio inietteranno la CO2 catturata da diversi siti di emissioni industriali in tutta Europa. Il primo a essere completato sarà il progetto Northern Lights in Norvegia, che dovrebbe entrare in funzione nel 2025. Il secondo è il progetto Porthos nei Paesi Bassi, che dovrebbe essere completato nel 2026.La stima dei costiLe stime dei costi effettivi per i progetti CCS variano notevolmente e la maggior parte non è di pubblico dominio. Quando si sommano i costi medi di cattura, trasporto offshore e stoccaggio, il costo del CCS per tonnellata varia da 123 a 341 dollari, calcola l’IEEFA. Costi di cattura inferiori di 30 dollari per tonnellata o inferiori sono evidenti nell’elaborazione del gas e nei biocarburanti. All’altro estremo della scala, la cattura diretta dall’aria costa in media 238 dollari per tonnellata a causa della difficoltà di elaborazione della CO2 dall’aria e dell’intensità energetica richiesta. Si prevede che i prezzi del carbonio dell’UE raggiungeranno una media di 95-103 dollari nel periodo 2021-2030, molto più bassi del costo medio del CCS in tutti i settori industriali.L’IEEFA stima che il costo totale dei progetti CCS pianificati in Europa ammonterà a 520 miliardi di euro. Questa cifra si basa sul costo medio per tonnellata di CO2 catturata, trasportata e immagazzinata in ogni settore per un periodo di vita di progetto di 20 anni. Mentre gli incentivi finanziari sotto forma di pagamenti ridotti del del sistema di scambio di emissioni (ETS) coprire circa tre quarti dei costi del progetto, il resto dovrà essere sostenuto dai governi. Ciò potrebbe significare che ai contribuenti saranno richiesti fino a 140 miliardi di euro.Il commento dell’esperto”C’è una reale mancanza di informazioni finanziarie disponibili sui progetti, principalmente perché ce ne sono così pochi e perché il CCS nei settori industriali, escluso il settore petrolifero e del gas, è più teorico che dimostrato”, spiega a Teleborsa Andrew Reid, analista energetico dell’IEEFA e autore del rapporto. “Al momento, non ci sono progetti “più promettenti” o “economici” in quanto il livello di prontezza tecnologica è basso, la legislazione è agli inizi e i costi sono ancora più alti rispetto all’uso di alternative”, aggiunge.Nonostante ciò, le tempistiche proposte per i progetti CCS europei sono eccessivamente ottimistiche. Circa 90 dovranno essere operativi entro il 2030 nell’Unione Europea e nel Regno Unito affinché entrambi raggiungano i loro obiettivi di cattura del carbonio. Attualmente, ci sono tre progetti CCS operativi nell’Unione Europea e nessuno nel Regno Unito.”Raddoppiare gli obiettivi irrealistici rischia di lasciare poco tempo per ridurre le emissioni attraverso misure alternative quando ci si renderà conto che il contributo del CCS al net zero probabilmente fallirà. I policymaker dovrebbero iniziare a lavorare con urgenza per mettere in atto soluzioni più pratiche”, afferma Reid.Secondo l’esperto, soluzioni più pratiche dovrebbero essere considerate sia dal punto di vista della domanda che dell’offerta: “Dal lato della domanda, l’uso di energia dovrebbe essere ridotto attraverso una maggiore efficienza, incluso un migliore isolamento per le case e i locali commerciali, ad esempio. Dal lato dell’offerta, si dovrebbe passare più spesso dall’energia fossile a un maggiore utilizzo di elettricità generata da fonti rinnovabili per il riscaldamento, la cucina, i trasporti e gli usi industriali”.(Foto: Marek Piwnicki on Unsplash) LEGGI TUTTO