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    Saudi Aramco, CEO rassicura su dividendi dopo piano investimenti chiesto da Arabia Saudita

    (Teleborsa) – Il CEO di Saudi Aramco, la compagnia petrolifera nazionale saudita e la più grande al mondo, ha detto che il payout dei dividendi non sarà intaccato dall’ingente piano di investimenti annunciato ieri dal principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman. Il gigante petrolifero e la società petrolchimica SABIC finanzieranno infatti la maggior parte di un piano di investimenti del settore privato da 5 trilioni di riyal (oltre 1.100 miliardi di euro) per la diversificazione economica entro il 2030.”Siamo molto entusiasti per l’annuncio del governo di ieri del programma Shareek”, ha detto l’amministratore delegato di Saudi Aramco, Amin Nasser, alla CNBC. “Sosteniamo questa iniziativa che promuove la crescita del PIL attraverso nuovi investimenti e avrà un effetto moltiplicatore per l’economia saudita”, ha aggiunto.Mohammed bin Salman ha detto, secondo Reuters, che il governo aveva chiesto alle maggiori aziende partecipanti al programma di investimenti di tagliare i dividendi e reindirizzare il denaro a nuovi investimenti. Per coloro che possiedono azioni di Saudi Aramco, di cui il governo saudita è azionista al 98%, ha ribadito che i dividendi sarebbero rimasti stabili.Quando gli è stato chiesto quanto sarebbe stato sostenibile il dividendo della società sulla scia dei piani di investimento, Nasser ha detto che si tratta di un programma “volontario” che aveva preso in considerazione gli interessi privati. “L’azienda ha, come ho detto, un bilancio solido, è uno dei produttori a più basso costo al mondo ed è capace di eseguire mega progetti pur continuando a soddisfare le aspettative dei suoi azionisti”. Il CEO ha comunque sottolineato che è troppo presto per dire in che modo il nuovo programma influenzerà i piani di investimento e i dividendi della società. LEGGI TUTTO

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    Eni, Descalzi: “Per transizione è fondamentale definire obiettivi e come raggiungerli”

    (Teleborsa) – “Per migliorare l’implementazione della transizione energetica non è sufficiente fissare target sempre più ambiziosi, ma è fondamentale capire come raggiungere questi obiettivi e sviluppare piani concreti che coinvolgano soggetti pubblici, privati e investitori”. Lo ha affermato l’Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, intervenendo al panel “Catalysing Near-Term Implementation” nel corso dello IEA-COP26 Net Zero Summit. Il manager ha poi aggiunto che occorre, innanzitutto, “minimizzare l’impatto sull’ambiente, poi preoccuparsi della sicurezza del sistema energetico e della sua competitività”.”Lo sviluppo di nuove tecnologie – ha aggiunto Descalzi – deve essere supportato da un contesto politico appropriato e da un sistema di incentivi che consenta di coprire le differenze di costo fra prodotti decarbonizzati e non. Occorre poi misurare e verificare i progressi fatti usando standard internazionali comuni e trasparenti. Per fare questo abbiamo bisogno di considerare la velocità del percorso di decarbonizzazione ed avere un approccio neutrale alla tecnologia, che consenta di sviluppare ed applicare tutte le soluzioni disponibili in una prospettiva low carbon”. Eni – ha ricordato l’Ad – ha messo a punto un piano di lungo periodo che prende in considerazione tutti questi aspetti, proponendosi di raggiungere la neutralità carbonica nel 2050. “Questo è un target, non una semplice aspirazione”, ribadisce. “La decarbonizzazione è raggiungibile con tecnologie che sono già in uso come le bioraffinerie, l’economia circolare, incluso il ciclo dei rifiuti, l’efficienza e le soluzioni digitali, l’integrazione di capacità rinnovabile, l’idrogeno verde e blu, la cattura della CO2”. “Il gas coprirà oltre il 90% della nostra produzione a monte entro il 2050”, ha ricordato Descalzi, aggiungendo che “per essere efficaci anche nel breve termine e per coinvolgere tutti gli stakeholder su questi progressi, sono stati definiti anche obiettivi intermedi al 2030 ed al 2040”.L’AD di Eni riassume dunque le priorità nel lungo percorso verso la transizione energetica indicando: l’esistenza di un piano dettagliato, economicamente sostenibile e comprovato; l’adozione di standard internazionali per misurare i progressi fatti; la divulgazione trasparente dei risultati, sia finanziari che non finanziari, con particolare attenzione a quelli ambientali. LEGGI TUTTO

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    Energia, Starace: “Spreco produrre elettricità da idrogeno”

    (Teleborsa) – “Sarebbe una sciocchezza produrre idrogeno dall’energia e poi dall’idrogeno di nuovo elettricità. Sarebbe uno spreco”. È quanto ha affermato l’amministratore delegato di Enel Francesco Starace, intervenuto all’evento “La strategia sull’idrogeno e la transizione energetica” organizzato dal Sole 24 Ore. “L’idrogeno – ha sottolineato Starace – si consuma vicino a dove si produce in quanto ci sono delle difficoltà per trasportarlo”. Per l’amministratore delegato “inizialmente dovrà essere utilizzato per la chimica, la produzione di fertilizzanti o la decarbonizzazione della produzione di acciaio o cemento: sono questi – ha detto Starace – i comparti in cui l’idrogeno potrebbe essere usato nella maniera più intelligente. L’idrogeno è una molecola molto piccola, in grado di infiltrarsi nelle strutture cristalline dei metalli attraversandoli: per trasportarlo bisogna comprimerlo molto ed è molto costoso, per questo si produce dove si consuma”. “La cattura della Co2 e il suo stoccaggio – ha concluso l’ad di Enel – è una tecnologia in giro da ormai un ventennio ma ci sono una serie di difficoltà. Sull’elettrolizzatore l’Europa deve dire la sua. Quello che noi stiamo cercando di fare è spingere una industrializzazione e una innovazione in questo settore per vedere se riusciamo ad avere un abbattimento del costo”. LEGGI TUTTO

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    Energia, ARERA: “In secondo trimestre aumento prezzi elettricità (+3,8%) e gas (+3,9%)”

    (Teleborsa) – Continua il trend di crescita delle quotazioni delle materie prime che, nel secondo trimestre del 2021, determinerà un incremento delle bollette dell’energia per la famiglia tipo in tutela del +3,8% per l’elettricita` e del +3,9% per il gas. In termini di impatto sul consumatore – fa sapere l’Arera – per l’elettricita` la spesa per la famiglia-tipo nell’anno scorrevole (compreso tra il 1 luglio 2020 e il 30 giugno 2021) sara` di circa 517 euro, con una variazione del -0,7% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (1 luglio 2019 – 30 giugno 2020), corrispondente a un risparmio di circa 4 euro su base annua. Nello stesso periodo, la spesa della famiglia-tipo per la bolletta gas sara` di circa 966 euro, con una variazione del -5,2% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente, corrispondente ad un risparmio di circa 52 euro su base annua. La famiglia-tipo, quindi, beneficia ancora di un risparmio complessivo di circa 56 euro su base annua. L’Arera ha inoltre approvato la delibera attuativa del decreto-legge Sostegni che andra` a ridurre di 600 milioni di euro le bollette per le piccole imprese (utenti in bassa tensione non domestici, quali piccoli esercizi commerciali, artigiani, bar, ristoranti, laboratori, professionisti e servizi). Il provvedimento beneficera` principalmente circa 3,7 milioni di soggetti e portera` ad uno sconto nei mesi di aprile, maggio e giugno, che sara` percentualmente maggiore per gli esercizi commerciali costretti a chiusura dalle misure di contrasto all’epidemia (in quanto si interviene riducendo le quote fisse delle bollette). In particolare, in modo simile a quanto avvenuto la scorsa primavera, lo sconto arriva a valere circa 70 euro al mese per un cliente con contratto con potenza di 15 kW e sara` particolarmente incisivo sulla spesa totale della bolletta per gli esercizi commerciali ancora costretti alla chiusura, riducendola fino al 70%. Per gli esercizi che possono rimanere aperti il risparmio si attestera` mediamente tra il 20% e il 30% della spesa totale della bolletta. Queste riduzioni – sottolinea l’Arera – non impattano sugli oneri posti in capo agli altri consumatori, in quanto sono finanziate da specifici stanziamenti a carico del Bilancio dello Stato. “L’aumento e` guidato dal forte apprezzamento delle materie prime influenzato anche dalle attese per una prossima ripresa economica, sulla quale i mercati stanno scommettendo, ora che i piani vaccinali rendono piu` concreta l’uscita dalla pandemia – afferma il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini –. Supportare le imprese in questi mesi e` quindi una scelta prioritaria, dal forte valore sociale anche per le famiglie, per questo l’Autorita` ha dato immediata esecuzione anche al provvedimento del Decreto Sostegni e rinviato il previsto aumento degli oneri generali di sistema, grazie alla residua flessibilita` offerta dalle disponibilita` finanziarie dei conti gestiti dalla Csea”. Entrando nel dettaglio, per quanto riguarda l’aggiornamento dei prezzi dei servizi di tutela, gli aumenti sono sostanzialmente legati al trend di crescita delle quotazioni delle principali commodities energetiche, che ha caratterizzato gli ultimi mesi del 2020 e soprattutto il primo trimestre 2021. Infatti, per il gas naturale (che ha un effetto rilevante anche per la generazione elettrica) il prezzo spot nel primo trimestre 2021, in base ai dati di pre-consuntivo, si e` attestato intorno ai 19 euro/MWh, con un aumento di circa il 27% rispetto al livello medio registrato nel quarto trimestre 2020, complici anche temperature piu` rigide dello scorso inverno. Il trend di crescita si e` riflesso anche nelle quotazioni a termine utilizzate per gli aggiornamenti dei prezzi. Il prezzo a termine per il secondo trimestre 2021 risulta in aumento di circa il 17% rispetto a quello del primo trimestre del 2021. La dinamica del prezzo dell’energia elettrica – sottolinea l’Autorità – ha risentito, inoltre, della crescita sostenuta del prezzo della CO2 che, nel mese in corso, ha superato la soglia dei 40 euro per tonnellata. Nel primo trimestre 2021, il Prezzo Unico Nazionale dell’energia elettrica (PUN), sulla base dei dati di pre-consuntivo, risulta pari a circa 58 euro/MWh, in aumento del 19% rispetto al quarto trimestre 2020. Sullo stesso livello di prezzo si attestano le recenti quotazioni a termine per il secondo trimestre 2021. Per l’energia elettrica l’aumento e` legato principalmente al rialzo della componente materia prima, con un impatto del +3,8% sul prezzo finale della famiglia tipo (scomponibile in: +1,86% per effetto della voce energia PE, +1,84% legato alla voce di dispacciamento PD, +0,16% per la voce di perequazione PPE). In particolare, la crescita della componente relativa al dispacciamento e` legata al maggiore livello che si registra solitamente nel secondo trimestre di ogni anno ed alle criticita` sotto il profilo competitivo che il mercato del dispacciamento sconta, come evidenziato nel rapporto di monitoraggio pubblicato dall’Autorita` con la deliberazione 282/2020/E/eel. L’entrata in esercizio di alcuni dispositivi di rete da tempo pianificati da Terna, nonche´ alcuni interventi gia` nell’anno in corso nell’ambito della riforma del dispacciamento avviata dall’Autorita`, contribuiranno al contenimento di tale fenomeno, in vista dell’avvio dell’operativita` del mercato della capacita`. Invariate complessivamente le tariffe regolate di rete (trasmissione, distribuzione e misura e componente di perequazione) e degli oneri generali di sistema. Per il gas naturale, l’andamento e` determinato da un aumento della componente materia prima, basato sulle quotazioni a termine relative al prossimo trimestre, con un impatto del +4,05% sul prezzo finale della famiglia tipo, parzialmente compensato da un lieve ribasso delle tariffe regolate di rete (trasmissione, distribuzione e misura) che incide per -0,14% sul prezzo finale. Invariati gli oneri generali di sistema. Si arriva cosi` al +3,9% per l’utente tipo in tutela.(Foto: © Andrii Yalanskyi | 123RF) LEGGI TUTTO

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    Acqua, ENEA: “Depuratori come bioraffinerie urbane per recuperare risorse idriche e materiali”

    (Teleborsa) – Trasformare gli impianti di depurazione in vere e proprie “bioraffinerie urbane”, in grado di estrarre dai liquami e dai fanghi di depurazione risorse idriche e materiali da utilizzare in altri settori economici, come ad esempio l’agricoltura (acqua per l’irrigazione, fertilizzanti, etc.), o per la produzione di energia (ad esempio biometano). Questa la proposta contenuta in un documento messo a punto da un gruppo di lavoro composto da Enea, Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Università di Bologna.Obiettivo del documento presentato al webinar “Il ciclo dell’acqua e l’economia circolare” – si legge in una nota – “è promuovere una strategia nazionale di gestione delle acque reflue nell’utilizzo delle risorse idriche, in linea con le direttrici del Recovery Plan e per la transizione verso un modello di economia circolare”.”L’economia circolare – sottolinea Luigi Petta, responsabile del Laboratorio Enea di Tecnologie per riuso, riciclo, recupero e valorizzazione di rifiuti e materiali – può rappresentare l’elemento chiave per una nuova gestione delle acque reflue, a fronte di una sempre minore disponibilità della risorsa idrica dovuta ai cambiamenti climatici e all’attuale contesto normativo ed economico”. Il gruppo di lavoro si propone di sviluppare anche studi, programmi e linee guida a supporto delle pubbliche amministrazioni e per creare opportunità di sviluppo dei territori. LEGGI TUTTO

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    Petrolio, continua la volatilità: in rialzo del 4%

    (Teleborsa) – I prezzi del petrolio sono in aumento di circa il 4% dopo le perdite registrate nella giornata di ieri. Si conferma quindi la volatilità degli ultimi giorni, con il greggio che è influenzato soprattutto dalle prospettive di crescita più che dal blocco del canale di Suez. L’accordo tra Unione europea e USA, la posizione dell’UE contro AstraZeneca e l’obiettivo di Biden di avere 200 milioni di vaccinati nei primi 100 giorni di mandato stanno spingendo al rialzo i mercati e anche il petrolio, dopo giorni in cui le prospettive di nuovi lockdown avevano messo sotto pressione borse e materie prime.Alle 15.30, i future sul greggio Brent di maggio hanno raggiunto i 64,31 dollari al barile, in aumento di 2,39 dollari o del 3,86%. I future sul greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) di maggio scambiano in rialzo di 2,23 dollari, o del 3,98%, a 60,88 dollari al barile. LEGGI TUTTO

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    Iren, utile 2020 stabile a 235 milioni. Dividendo da 0,095 euro

    (Teleborsa) – Il consiglio di amministrazione di Iren ha approvato il bilancio 2020, chiuso con ricavi in calo del 12,8% 3.725 milioni di euro, principalmente per l’impatto del Covid-19, i prezzi delle commodity e il clima mite. L’EBITDA è stata il leggero aumento a 927 milioni di euro, mentre l’utile netto di gruppo attribuibile agli azionisti è rimasto pressoché stabile a 235 milioni di euro.L’indebitamento finanziario netto è stato di 2.948 milioni di euro (+8,9% rispetto a 2.706 milioni di euro al 31 dicembre 2019). Gli investimenti sono aumentati del 31% a 685 milioni, principalmente per lo sviluppo della nuova linea termoelettrica a ciclo combinato e degli impianti di trattamento rifiuti. Il CdA di Iren ha proposto la distribuzione di un dividendo da 0,095 euro per azione, in aumento del 2,7% rispetto allo scorso anno.”Nel 2020 l’azienda ha ulteriormente ampliato i territori in cui opera, assumendo a tutti gli effetti un respiro nazionale sia in termini di presenza industriale che commerciale – ha commentato Massimiliano Bianco, amministratore delegato del gruppo – Inoltre, la forte spinta sugli investimenti, pari a 685 milioni di euro, consente di confermare il raggiungimento degli obiettivi strategici declinati nell’ultimo piano industriale e di proporci con un ruolo da protagonista nel programma di ripresa economica post pandemia che coinvolgerà il Paese”.Le prospettive di crescita per il 2021 tengono conto del perdurare dell’emergenza Covid-19. Con l’ipotesi di risoluzione dell’emergenza sanitaria nella seconda parte dell’anno, Iren stima un effetto negativo sull’EBITDA non superiore a 10 milioni di euro, ulteriori accantonamenti a fondo svalutazione crediti non superiori a 10 milioni ed il parziale riassorbimento, pari a 40 milioni, dell’effetto negativo sul capitale circolante netto registrato nel 2020. LEGGI TUTTO

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    “Idrogeno e green economy”, Eni punta a decarbonizzazione entro il 2050. Per Snam Italia ha vantaggio competitivo

    (Teleborsa) – “Con il nostro piano strategico abbiamo preso un impegno, non un’aspirazione, ad avere al 2050 la completa decarbonizzazione di tutti i nostri prodotti e attività passando attraverso tecnologie che abbiamo sviluppato negli ultimi 7 anni, che sono al 95% proprietarie, e che passano attraverso la trasformazione radicale della raffinazione che diventa bio che non ha bisogno di petrolio ma ha bisogno di idrogeno”. È quanto ha affermato l’ad di Eni, Claudio Descalzi intervenendo all’evento “Idrogeno e green economy” organizzato da Rcs Academy.Eni, ha ricordato l’ad, è fortemente impegnata anche “nell’economia circolare che va dai rifiuti urbani organici a quelli inorganici, le plastiche, che vengono trasformate in idrogeno, nelle rinnovabili e nella cattura della CO2 perché non si può pensare di fare una transizione energetica senza la cattura della CO2”. Per De Scalzi sulle fonti energetiche bisogna essere pragmatici e considerarle tutte. “Dal punto di vista energetico – ha detto l’ad – dobbiamo essere ottimisti e realisti e considerare tutte le fonti. Lavorare sull’idrogeno verde come sulla fusione nucleare è sensato perché abbiamo bisogno di energia, la tecnologia può ridurre i costi e migliorare l’utilizzo”. Descalzi ha spiegato che “il carbone non si può togliere completamente: ci sono aree del mondo che hanno bisogno di usare energia a basso costo. Il carbone ci ha messo 60-70 anni per coprire il 50% del mondo energetico, abbiamo bisogno di introdurre sempre nuovi vettori energetici per complementare e andare verso prodotti sempre più puliti, il problema è che abbiamo poco tempo davanti a noi”. L’ad ha poi ricordato che Eni è già il “primo produttore e primo utilizzatore di idrogeno. Il mercato a livello mondiale è di 75 milioni di tonnellate ma il 50% è per la raffinazione e la restante parte per la chimica”. Nel suo intervento l’ad di Snam, Marco Alverà, ha, invece, posto l’accento sul vantaggio competitivo del nostro Paese. “L’Italia – ha affermato Alverà – ha un vantaggio competitivo sull’idrogeno e grazie alle sue infrastrutture di gas e allo sviluppo delle rinnovabili potrebbe diventare esportatore anche verso la Germania, un modello cui guardare quando si parla di idrogeno nell’ottica di una collaborazione a livello europeo” Parlando della Strategia nazionale sull’idrogeno, Alverà ha sottolineato come la “questione sia molto complessa. È un puzzle complicato dove – ha aggiunto – non bisogna inventare l’acqua calda. Bisogna guardare alla Germania che ha un sistema industriale simile al nostro ma non ha il vantaggio geografico che abbiamo noi, non ha tutto il sole che abbiamo noi ed ha più carbone e il nucleare”. Per Alverà bisogna integrare la “strategia europea sull’idrogeno e come la Germania lavorare molto sugli incentivi nel Recovery per far partire la conversione industriale. Servono incentivi che vanno oltre l’orizzonte del Recovery. La Strategia – ha concluso – è un pezzo di un discorso più ampio. Servono sussidi a supporto della conversione dell’industria”. LEGGI TUTTO