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    Energia, transizione a rischio: serve più rame per raggiungere gli obiettivi al 2050

    (Teleborsa) – Senza un’adeguata fornitura di rame la transizione ecologica e la riduzione delle emissioni globali di CO2 non può avvenire. Il rame, il “metallo dell’elettrificazione”, è infatti essenziale per tutti i piani di transizione energetica. Ma si prevede che il potenziale divario tra domanda e offerta sarà molto ampio man mano che la transizione andrà avanti. La sostituzione e il riciclaggio non saranno sufficienti per soddisfare la domanda di veicoli elettrici (EV), infrastrutture elettriche e generazione rinnovabile. A meno che una nuova massiccia fornitura non sia tempestivamente disponibile, l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050 andrà in cortocircuito e rimarrà fuori portata.Sono alcune delle conclusioni contenute all’interno di un rapporto di S&P Global sul prezioso metallo. La previsione è che la domanda di rame aumenterà dagli attuali 25 milioni di tonnellate (MMt) a circa 50 milioni di tonnellate entro il 2035, un livello record che sarà mantenuto e continuerà a crescere fino a 53 milioni di tonnellate entro il 2050. Il divario cronico tra l’offerta e la domanda mondiale di rame che dovrebbe iniziare a metà di questo decennio avrà gravi conseguenze sull’economia globale e influenzerà i tempi del raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni nette fissato per il 2050. In particolare, il deficit raggiungerà i 9,9 milioni di tonnellate nel 2035 nello scenario Rocky Road, che si basa sulla continuazione delle tendenze attuali nell’utilizzo della capacità delle miniere e nel riciclaggio del rame recuperato. Ciò significherebbe un calo del 20% rispetto al livello di fornitura richiesto per l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050. Il divario emerge anche nell’ipotesi di tassi di utilizzo aggressivi di capacità e tassi di riciclaggio mai raggiunti nello scenario High Ambition. Anche in base a queste ipotesi aggressive, la domanda di rame raffinato supererà l’offerta nel periodo di previsione fino al 2035. Diverse autorità hanno già espresso allarme in merito alla presenza di minerali sufficienti per soddisfare i requisiti per l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050. Tra questi figurano, tra gli altri, il governo degli Stati Uniti, l’Unione europea, il Fondo monetario internazionale (FMI), la Banca mondiale e l’Agenzia internazionale dell’energia (AIE). Quest’ultima ha riassunto la sfida come un passaggio da “un sistema energetico ad alta intensità di carburante a uno ad alta intensità di minerali”. “Anche se la gente scrive molto sul litio, molto sul cobalto, il rame è davvero essenziale perché è il metallo dell’elettrificazione ed essenziale per la transizione energetica. E penso che la gente l’abbia sottovalutato”, ha dichiarato il vicepresidente dell’S&P Dan Yergin ad Axios. “Questo studio è un campanello d’allarme”, ha aggiunto Yergin. “Una cosa è esprimere allarme e un’altra cosa dire, beh, quanto devi fare? E quindi non stiamo dicendo che non si raggiungeranno gli obiettivi del 2050, ma che è più impegnativo di quanto la gente pensi e ci si deve concentrare su di esso ora”, ha sottolineato Yergin. LEGGI TUTTO

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    USA, stoccaggi gas in aumento come stimato

    (Teleborsa) – Crescono come previsto gli stoccaggi settimanali di gas negli USA. Secondo l’Energy Information Administration (EIA), divisione del Dipartimento dell’Energia americano, gli stoccaggi di gas nella settimana terminata l’8 luglio 2022, sono risultati in aumento di 58 BCF (billion cubic feet).Il dato si rivela in linea con le stime di consensus. La settimana prima si era registrata una crescita di 60 BCF.Le scorte totali si sono dunque portate a 2.369 miliardi di piedi cubici, risultando in calo del 9,6% rispetto a un anno fa (quando erano pari a 2.621) e in diminuzione dell’11,9% rispetto alla media degli ultimi cinque anni (2.688 BCF). LEGGI TUTTO

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    ConocoPhillips, accordo con Sempra per progetti GNL su larga scala

    (Teleborsa) – ConocoPhillips, una delle maggiori compagnie petrolifere del mondo, ha annunciato un’espansione potenzialmente significativa della sua attività globale di gas naturale liquefatto (GNL) attraverso l’investimento in un nuovo impianto di GNL su larga scala in fase di sviluppo da parte della società di infrastrutture energetiche Sempra Infrastructure, una sussidiaria di Sempra, nella contea di Jefferson, Texas. ConocoPhillips ha stipulato un accordo con Sempra per acquisire una partecipazione diretta del 30% in Port Arthur Liquefaction Holdings, LLC e un prelievo di GNL equivalente a circa 5 milioni di tonnellate all’anno (Mtpa) dal progetto Port Arthur LNG.”ConocoPhillips è stata una forza trainante nel settore del GNL da quando abbiamo contribuito ad aprire il mercato atlantico del GNL a partire dagli anni ’50, e poi il mercato dell’Asia-Pacifico consegnando il primo carico di GNL alla baia di Tokyo nel 1969 – ha affermato Ryan Lance, presidente e CEO – La decisione di stipulare questo accordo con Sempra ci offre un’opportunità di partecipare ai principali sviluppi del GNL, rafforzando il nostro impegno ad aiutare a risolvere il fabbisogno energetico mondiale mentre passiamo a un futuro a basse emissioni di carbonio”.Le società valuteranno anche lo sviluppo di progetti a basse emissioni di carbonio, incluso un progetto di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) per l’impianto GNL di Port Arthur, e Sempra Infrastructure avrà l’opportunità di partecipare a progetti di cattura e sequestro del carbonio sviluppati da ConocoPhillips in Texas o Louisiana in relazione al progetto Port Arthur LNG. Inoltre, gli accordi stipulati offrono a ConocoPhillips l’opportunità di acquisire il prelievo e una partecipazione azionaria nello sviluppo, da parte di Sempra, del progetto Energia Costa Azul LNG Phase 2 che sarà situato a nord di Ensenada, Baja California, Messico. Questa futura espansione dell’esistente progetto Energia Costa Azul si trova in una posizione ideale per rifornire i mercati dell’Asia e del Pacifico. LEGGI TUTTO

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    Gas, Gazprom: non possiamo garantire il corretto funzionamento del Nord Stream

    (Teleborsa) – Gazprom ha fatto sapere di non essere in grado garantire il buon funzionamento del gasdotto Nord Stream. In una nota l’azienda energetica russa ha dichiarato di non essere in possesso di alcun documento “che indichi che Siemens è in grado di portare la turbina a gas per la stazione di compressione di Portovaya fuori dal Canada, dove è in riparazione”.”In queste circostanze – prosegue il comunicato – non è possibile garantire il funzionamento sicuro della stazione di compressione di Portovaya, che è una struttura fondamentale per il gasdotto Nord Stream”.Il gasdotto che porta il gas in Europa passando per il Mar Baltico e la Germania è ufficialmente in manutenzione da lunedì 11 luglio. I lavori dovrebbero terminare il 21 luglio ma l’avviso di Gazprom mette in forte dubbio l’effettiva ripresa delle consegne di gas da parte della Russia. Si vanno confermando così i timori delle cancellerie europee che nelle ultime settimane avevano paventato il rischio che i lavori di manutenzione si potessero trasformare in una scusa per il Cremlino per interrompere le consegne di gas ai Paesi europei come ritorsione per l’appoggio all’Ucraina. LEGGI TUTTO

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    La crisi petrolifera non è finita. AIE lancia l'allarme: peggio potrebbe ancora arrivare

    (Teleborsa) – La crisi energetica è tutt’altro che finita, anzi potrebbe peggiorare. A lanciare l’allarme è l’AIE, l’Agenzia internazionale per l’energia, che tuona: il mondo non ha mai assistito ad una crisi energetica così grave.I lockdown in Cina, le incognite sulle prospettive di crescita globali legate alla recessione innescata dalle difficoltà di approvvigionamento di materie prime, pesano sui prezzi del petrolio che a New York affondano sotto i 100 dollari al barile. A quasi un’ora dalle fine delle contrattazioni delle borse europee il WTI scambia a 97,14 dollari al barile con una flessione di oltre 6 punti percentuali, mentre il Brent viaggia a 100,35 dollari. “Il mondo non ha mai assistito a una crisi energetica così grave in termini di profondità e complessità” – ha detto il direttore esecutivo dell’AIE, Fatih Birol, durante un forum globale sull’energia a Sydney -. “Potremmo non aver ancora visto il peggio”, ha aggiunto, affermando che la stretta globale sul petrolio potrebbe continuare ad avere ripercussioni in tutto il mondo fino alla fine dell’anno.”L’intero sistema energetico è in subbuglio a seguito dell’invasione in Ucraina di febbraio, il più grande esportatore di petrolio e gas naturale e uno dei principali attori nelle materie prime” – ha detto ancora Birol -. “Questo inverno in Europa sarà molto, molto difficile. Questa è una delle principali preoccupazioni e potrebbe avere gravi implicazioni per l’economia globale”.Biden vola in Arabia SauditaIl presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden si prepara a partire per il Medio Oriente, dove farà tappa in Arabia Saudita e parlerà di sicurezza energetica. Secondo gli addetti ai lavori, l’inquilino della Casa Bianca chiederà al leader dell’OPEC di aumentare la produzione di petrolio nel tentativo di alleviare la pressione sui prezzi dell’oro nero.(Foto: © Aleksandr Prokopenko / 123RF) LEGGI TUTTO

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    OPEC, domanda greggio in crescita nel 2023. Rimangono limiti a offerta

    (Teleborsa) – La domanda globale di petrolio aumenterà di 2,7 mb/g (milioni di barili al giorno) il prossimo anno, sostenuta dalla crescita delle economie emergenti, mentre le forniture al di fuori dell’OPEC aumenteranno di 1,7 milioni al giorno. Benzina e gasolio guideranno la crescita dei consumi. È quanto sostiene l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC) nel suo Monthly Oil Market Report, il documento mensile che analizza i trend di mercato, suggerendo quindi che la crisi dell’offerta continuerà, con effetti negativi sulle tasche dei consumatori.Le stime per il 2022La previsione sulla crescita della domanda mondiale di petrolio nel 2022 rimane invariata rispetto alla valutazione del mese precedente a 3,4 mb/g. L’OPEC stima che la domanda di petrolio nell’OCSE aumenterà di 1,8 mb/g, mentre nei paesi non OCSE crescerà di 1,6 mb/g. La domanda totale di petrolio dovrebbe raggiungere una media di 100,3 mb/g. Il primo trimestre di quest’anno è stato rivisto al rialzo, in un contesto di domanda di petrolio migliore del previsto nei principali paesi consumatori dell’OCSE. Tuttavia, con la ripresa del Covid-19 in Cina e le continue incertezze geopolitiche, la domanda di petrolio nel 2° trimestre è rivista al ribasso.Le previsioni per il 2023Per il 2023, la crescita della domanda mondiale di petrolio dovrebbe raggiungere i 2,7 mb/g raggiungendo una media di 103,0 mb/g, con l’OCSE in crescita di 0,6 mb/g e le previsioni di crescita non OCSE di 2,1 mb/g. La domanda di petrolio nel 2023 dovrebbe essere supportata da una performance economica ancora solida nei principali paesi consumatori, nonché da un miglioramento degli sviluppi geopolitici e dal contenimento del Covid-19 in Cina, si legge nel rapporto.Il disallineamento tra domanda e offertaPer bilanciare domanda e offerta, l’OPEC dovrebbe fornire una media di 30,1 milioni di barili al giorno nel 2023, ovvero 1,38 milioni in più rispetto a quello che il cartello ha pompato a giugno. Aumentare la produzione non è facile se si considera che alcune nazioni come l’Angola e la Nigeria hanno visto la loro capacità erosa da investimenti insufficienti, mentre la Libia è interessata da disordini politici. LEGGI TUTTO

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    Gas, Mite stoccaggi regolari, taglio forniture “marginale”

    (Teleborsa) – “Gli stoccaggi di gas procedono regolarmente secondo il piano stabilito dal governo in collaborazione con gli operatori e hanno raggiunto il 64% della capacità programmata”. Lo precisa in una nota il ministero della Transizione ecologica. “La riduzione di circa il 30% sulle forniture di gas annunciate oggi da Gazprom per l’Italia equivale in valore assoluto a circa 10 milioni di metri cubi al giorno, e rappresenta una parte marginale della fornitura giornaliera totale che viene ampiamente compensata dalle altre forniture che il governo si è assicurato con il piano di diversificazione portato avanti negli ultimi mesi”.Nella sua nota il Mite precisa che “il piano di diversificazione delle forniture di gas e di raggiungimento dell’indipendenza energetica dalle forniture russe prosegue secondo quanto già annunciato, grazie agli accordi stipulati dal Governo e dagli operatori con altri paesi nei mesi scorsi, che prevedono di sostituire i circa 30 miliardi di metri cubi annualmente importati dalla Russia con circa 25 miliardi importati da altri Paesi”. Secondo il dicastero guidato da Roberto Cingolani “la riduzione di 5 miliardi di metri cubi all’anno è resa possibile dalla forte crescita delle installazioni di sorgenti rinnovabili e dalle misure di efficientamento e risparmio energetico già previste dalla strategia di riduzione del 55% della Co2 nel 2030 rispetto al 2019”. La sostituzione dei circa 30 miliardi di metri cubi importati annualmente dalla Russia, viene ricordato, “avverrà in maniera progressiva già a partire da quest’anno con un iniziale apporto di circa 6 miliardi di metri cubi da altri Paesi, che aumenteranno a circa 18 miliardi nel 2023 per stabilizzarsi a circa 25 miliardi di metri cubi nel 2024. Circa la meta’ delle nuove forniture sarà immessa nei gasdotti, mentre l’altra meta sarà fornita in forma di gas liquido, che andrà subito rigassificato”. Per questo il piano del Governo “prevede di massimizzare l’utilizzo dei rigassificatori esistenti e di installarne due galleggianti entro il primo trimestre del 2023 e il primo trimestre del 2024 seguendo la crescita progressiva delle nuove forniture. La puntualità di queste installazioni sarà fondamentale per garantire la sicurezza energetica nazionale. Ferma restando la situazione di incertezza internazionale, il governo è impegnato in un costante monitoraggio dei flussi e delle forniture”.Il Mite precisa anche che il Governo italiano sul gas “mantiene lo stato di pre-allerta necessario al monitoraggio costante dei flussi, senza alcun bisogno di misure emergenziali e di un passaggio allo stato di allerta”. “Non è prevista l’attuazione di piani di emergenza energetica con misure di risparmio straordinarie, come erroneamente riportato da diversi quotidiani oggi”, sottolinea il ministero guidato da Cingolani. LEGGI TUTTO

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    Nord Stream 1, da Russia tagli in 12 Paesi. Ue: “Preparati ad ogni scenario”

    (Teleborsa) – Al via oggi i lavori di manutenzione del Nord Stream 1 che dovrebbero durare 10 giorni, quando il gasdotto dovrebbe riprendere a funzionare regolarmente. Il condizionale però è d’obbligo perché in tanti in Europa ritengono più che probabile l’opzione che Mosca approfitti dell’occasione come pretesto per chiudere il rubinetto delle forniture. Nella giornata di oggi ridotte di un terzo le forniture di gas all’Italia rispetto alla media degli ultimi giorni. “Gazprom ha comunicato che per la giornata di oggi fornirà a Eni volumi di gas pari a circa 21 milioni di metri cubi al giorno, rispetto a una media degli ultimi giorni pari a circa 32 milioni di metri cubi al giorno. Eni fornirà ulteriori informazioni in caso di nuove e significative variazioni dei flussi”, ha scritto la compagnia italiana. Anche la società austriaca OMV ha annunciato che Gazprom sta riducendo ulteriormente la fornitura di gas al Paese.L’Ue, intanto, si prepara ad ogni scenario. La situazione è chiaramente seria e dobbiamo essere preparati. A metà luglio, come è noto, verrà varato un piano di prevenzione in vista dell’inverno”. E’ quanto ha spiegato Tim McPhie, portavoce della Commissione Ue, in merito agli ulteriori tagli del gas messi in atto da Mosca. “E’ necessario arrivare il prima possibile ad una autonomia energetica dalla Russia”, ha aggiunto il portavoce europeo sottolineando come occorra comunicare alla popolazione “l’importanza del risparmio energetico” e ricordando che la Commissione, tra gli strumenti, ha già varato il RePowerEu.Cresce dunque il timore di un taglio completo dei rifornimenti del gas russo e in particolare in Germania si immagina che il prossimo inverno sarà “freddo, buio e caro”, come ha titolato l’edizione weekend del giornale economico Handelsblatt, immortalando una porta di Brandeburgo resa bluastra dal ghiaccio.Il tetto al prezzo del gas “è uno dei possibili strumenti su cui stiamo discutendo ma al momento non c’è una proposta della Commissione sul ‘price cap’. Ci sono diversi Stati membri che stanno facendo proposte e stiamo affrontando il tema ma non c’è una proposta della Commissione sul ‘price cap'”: a dirlo è il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni arrivando alla riunione dei ministri delle finanze dell’area euro a Bruxelles.C’e’ da essere “preoccupati” per l’eventualità di una interruzione del flusso di gas dalla Russia all’Ue perchè causerebbe “non solo conseguenze macroeconomiche sulla crescita”, ma “una situazione difficile”, che “dovremmo gestire”. La Commissione, come aveva annunciato la sua presidente Ursula von der Leyen la settimana scorsa, sta preparando “per il 20 luglio una comunicazione per affrontare esattamente queste questioni”, ha ricordato Gentiloni, aggiungendo che “non siamo ancora nello scenario avverso, ma naturalmente i rischi di arrivarci stanno aumentando”. Al suo arrivo all’Eurogruppo, anche il vicepresidente esecutivo della Commissione, Valdis Dombrovskis, ha evocato la possibilità di una interruzione totale dell’approvvigionamento di gas dalla Russia. “Non è il nostro scenario di base”, ha detto, ma comunque “non è un rischio che possiamo escludere. Ci stiamo preparando a livello dell’Ue e degli Stati membri anche per questa eventualità”, ha concluso. LEGGI TUTTO