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    Gas, Putin: “La produzione russa sta aumentando”

    (Teleborsa) – La produzione di Gazprom “non sta diminuendo, ma sta addirittura aumentando”. È quanto ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin, durante un incontro dedicato allo sviluppo sociale ed economico della Kamchatka. Putin – secondo quanto riferisce l’agenzia Tass – ha, inoltre, affermato di “ammirare il coraggio dei cittadini del Donbass che difendono le loro repubbliche”, aggiungendo che essi “combattono meglio di un esercito professionale”. “La tragedia nel Donbass – ha detto il numero uno del Cremlino citato dall’agenzia Ria Novosti – è il risultato delle attività del regime nazionalista e neonazista che nel 2014 ha preso il potere con la forza” a Kiev e “poi ha dato il via alle ostilità nel Donbass”. Secondo Putin, “tutti i tentativi per una soluzione pacifica sono falliti a causa della posizione del regime di Kiev”.Il presidente russo ha assicurato che la Russia continuerà la cooperazione internazionale per la riduzione degli armamenti e nei settori dell’ambiente e della ricerca spaziale. LEGGI TUTTO

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    Caro energia, FederTerziario: “Incidenza bollette quadruplicata sui costi imprenditoriali”

    (Teleborsa) – “Prima la pandemia, ora il caro energia. Per le imprese italiane, stritolate nella morsa delle molteplici emergenze degli ultimi anni, l’ennesima stangata, senza adeguati interventi di supporto, potrebbe diventare fatale già nel primo semestre del prossimo anno, quando i conti non saranno più sostenibili”. A lanciare l’allarme è FederTerziario, l’organismo datoriale che rappresenta circa 85mila imprese distribuite sul territorio nazionale e in diversi ambiti produttivi, dal variegato mondo del turismo a quello della scuola e della ristorazione, della logistica e dell’agricoltura.”Siamo estremamente preoccupati per l’esponenziale aumento dei prezzi delle materie prime e energetiche – spiega Alessandro Franco, segretario generale di FederTerziario – e dell’inflazione, che ormai ha quasi raggiunto l’8% e la cui impennata è in gran parte dovuta proprio al caro energia. Servono interventi rapidi altrimenti molte piccole e micro imprese sono destinate a chiudere entro il primo semestre del 2023, con una conseguente drammatica perdita di posti di lavoro”.Secondo un’elaborazione dati dell’ARERA, l’autorità di regolazione per l’energia reti e ambiente, il primo trimestre del 2022 ha fatto registrare un aumento del prezzo medio del 55% dell’energia elettrica e del 42% del gas. Numeri che – come evidenzia FederTerziario – si traducono in costi insostenibili, con picchi in alcuni settori. “Alcuni settori sono particolarmente colpiti dall’aumento dei costi dell’energia – prosegue Franco – ad esempio i trasporti, il commercio al dettaglio, la ristorazione e gli alberghi, (che devono affrontare anche gli aumenti delle spese della logistica), che hanno visto, in alcuni casi, quadruplicata l’incidenza del prezzo dell’energia sui costi delle proprie attività imprenditoriali”.Il rischio concreto – denuncia FederTerziario – è che le imprese sopravvissute con tanti sacrifici agli anni più duri della pandemia, adesso vengano definitivamente spazzate via dall’impossibilità di sostenere costi energetici esorbitanti che, sottolinea il segretario, “non sono solo legati alla guerra in Ucraina, ma anche ad azioni speculative dei colossi dell’energia”. Una soluzione, secondo FederTerziario, non può prescindere da “un’azione governativa che proceda immediatamente tassando gli extra profitti delle multinazionali per sostenere famiglie e imprese, fissando un tetto al prezzo del gas ed emanando misure di sostegno per le PMI, quale ad esempio il credito d’imposta sui costi delle bollette”.Prezzi fuori controllo e oggettive difficoltà di sostenerne i ritmi che si legano a problematiche che, ancora una volta, finiscono per incidere negativamente sul tessuto produttivo nazionale: diminuzioni di potenza e distacchi. Per Franco urge, anche in questo caso, “un intervento dell’esecutivo per moderare e disciplinare questi aspetti che vengono posti in essere con le modalità di sempre, con la drammatica conseguenza che spesso gli imprenditori, già in difficoltà nel reperire la liquidità necessaria per pagare bollette esorbitanti, rischiano di vedersi staccare anche le utenze (e conseguentemente di dover chiudere le proprie attività) e ciò anche se è pendente un reclamo, i cui tempi di risoluzione sono eccessivamente lunghi”.Motivazioni che stanno alla base anche di una prossima protesta che TNI Italia, associazione del settore HORECA aderente a Federterziario, sta organizzando a Roma “per chiedere al governo – conclude il segretario generale – aiuti concreti per un settore ancora una volta in difficoltà e sta valutando l’opportunità di presentare un esposto all’Antitrust e all’ARERA per evitare e contrastare speculazioni le cui conseguenze ricadono su cittadini e imprese”. LEGGI TUTTO

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    Rigassificatore Ravenna, Bonaccini conferma il cronoprogramma: via ai lavori nel 2023

    (Teleborsa) – Il presidente della Regione Emilia-Romagna e commissario per la realizzazione del progetto, Stefano Bonaccini, ha confermato che a fine ottobre si concluderà la conferenza dei servizi – il tavolo che riunisce tutti i soggetti in qualche modo coinvolti – e all’inizio del 2023 cominceranno i lavori per il rigassificatore, che sarà ormeggiato al largo del porto di Ravenna. La piattaforma galleggiante nelle previsioni dovrà servire ad aumentare l’autonomia energetica dell’Italia. Dopo la presentazione del progetto da parte di Snam, c’era tempo infatti fino al 30 agosto per presentare richieste di integrazioni (ne sono arrivate una ventina) e osservazioni, che sono invece circa 10, comprese quelle molto critiche di Legambiente e Italia Nostra.Snam, adesso, ha venti giorni di tempo per rispondere e ai primi di ottobre sarà convocata una nuova seduta della Conferenza dei servizi per discuterne. Poi ci saranno altri venti giorni per pareri e autorizzazioni, quindi, a fine ottobre, la conferenza terminerà i propri lavori, secondo tempi molto più stretti rispetto a quelli solitamente utilizzati per un’opera di questo tipo. Se tutto filerà liscio, nel primo quadrimestre del 2023 partiranno i lavori.Le osservazioni e le richieste di integrazione riguardano vari aspetti del progetto: il posizionamento dell’impianto a terra di filtraggio e regolazione, opere di mitigazione e compensazione, i dragaggi per consentire l’accesso delle navi, i materiali utilizzati, la prevenzione degli incendi e la questione dell’abbassamento della temperatura dell’acqua del mare che verrà usata nel processo di rigassificazione. LEGGI TUTTO

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    Ue, Bombardieri: price cap e nuovo programma SURE

    (Teleborsa) – Bisogna decidere il tetto del prezzo del gas e chiedere un nuovo programma SURE: se c’è una guerra economica la Commissione Europea non può tirarsi indietro. Lo ha detto il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, intervenuto a Tg1 Mattina ricordando come occorra sostenere le imprese, “ma non tutte: le risorse vanno date a chi ha davvero bisogno, non a chi fa extra profitti”. Secondo il segretario della Uil bisogna usare gli extraprofitti per gli interventi a favore di chi oggi ha più bisogno.”C’è bisogno di un nuovo finanziamento europeo per coprire la cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali, per far fronte a questo periodo di ‘guerra economica’: l’Europa non può tirarsi indietro”, ha aggiunto. “Durante la pandemia – ha precisato Bombardieri – è stato utilizzato un programma che si chiamava ‘Sure’. Ebbene, l’Europa deve decidere il tetto per il prezzo del gas, ma deve anche intervenire economicamente, con un nuovo programma ‘Sure’, per far fronte alle difficoltà occupazionali di quelle aziende che consumano energia”.Il leader della Uil, poi, ha sottolineato la necessità che la politica si impegni per “ricostruire questo Paese partendo dal lavoro stabile, dignitoso e ben pagato. Servono scelte immediate per dare prospettive e certezze ai giovani, per garantire la sicurezza sul lavoro, per recuperare il potere di acquisto dei lavoratori dipendenti e dei pensionati”. Bombardieri ha ribadito anche la posizione della Uil sugli extraprofitti: “Il Mef deve identificare chi non paga la tassa sugli extraprofitti. Molte aziende hanno impugnato quel provvedimento: rispetto ai dieci miliardi previsti è arrivato solo un miliardo e mezzo, qualcuno dice perché il decreto è stato scritto male. Il governo – ha concluso il leader della Uil – deve intervenire per recuperare quelle risorse”. LEGGI TUTTO

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    Petrolio, prezzi in rialzo. Focus su riunione Opec+

    (Teleborsa) – Nuovo balzo dei prezzi del petrolio con gli investitori che guardano alle mosse dei produttori dell’Opec+ per tagliare la produzione e sostenere i prezzi e, dopo la posizione presa dal G7 su un price cap al petrolio russo. La riunione del Cartello è attesa oggi.All’IPE di Londra, il future sul Brent registra un incremento del 2,3% a 95,2 dollari al barile, mentre il greggio americano al Nymex scambia a 88,5 dollari al barile, con un aumento dell’1,97%. LEGGI TUTTO

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    Gas, schizza a 275 euro ad Amsterdam con stop Nord Stream

    (Teleborsa) – Vola il prezzo del gas balza in apertura alla Borsa di Amsterdam. Il contratto TTF ha raggiunto un picco a 275 euro al Mhw dopo il forte calo di venerdì a 214,7 euro (-28%). A far impennare il prezzo è l’annuncio di Gazprom dello stop a tempo indeterminato del gasdotto Nord Stream. Gazprom ha comunicato di aver individuato alcune perdite di olio nel corso dei lavori di manutenzione alla stazione di compressione di Portovaya. “I guasti e danni individuati – ha spiegato Gazprom – non consentono una operatività sicura ed esente da problemi del motore della turbina”. Per questa ragione “il trasporto di gas” è stato “completamente fermato”.Questa volta Gazprom non ha fornito indicazioni sui tempi di chiusura del gasdotto. LEGGI TUTTO

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    Gas: chiude in forte calo, ma Gazprom blocca ancora Nord Stream

    (Teleborsa) – Nuove tensioni si accumulano sulle quotazioni del gas. Gazprom ha annunciato di aver individuato alcune perdite di olio nel corso dei lavori di manutenzione alla stazione di compressione di Portovaya. “I guasti e danni individuati – spiega Gazprom – non consentono una operatività sicura ed esente da problemi del motore della turbina”. Per questa ragione “il trasporto di gas” è stato “completamente fermato”. Nel frattempo, le quotazioni del gas hanno chiuso l’ottava in forte calo proprio sull’aspettativa della riapertura del gasdotto Nord Stream 1 dopo una fermata di tre giorni per manutenzione. Alla chiusura ufficiale della piattaforma TTF di Amsterdam il prezzo del gas naturale ha segnato 214,7 euro al megawattora.Questa volta Gazprom non ha fornito indicazioni sui tempi di chiusura del gasdotto. LEGGI TUTTO

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    Autonomia energetica: “Italia quintultima in Europa ma seconda per disponibilità di risorse rinnovabili”

    (Teleborsa) – L’Italia è uno dei Paesi con la più bassa autonomia energetica in Europa, producendo nel proprio territorio solo il 22,5% dell’energia consumata, a fronte di una media europea del 39,5%. In termini comparativi, l’Italia è quintultima in Ue davanti solo a Malta (2,7%), Lussemburgo (5,0%), Cipro (7,2%) e Belgio (22,4%). Allo stesso tempo, tuttavia, l’Italia è tra i Paesi più virtuosi in termini di miglioramento dell’autonomia energetica, avendo aumentato il proprio livello di 9 punti percentuali tra il 2000 e il 2019. L’incremento dell’Italia è pari a oltre 2 volte quello della Francia (3,7 punti percentuali) e oltre 4 volte quello della Spagna (1,8 punti percentuali). Questa crescita è principalmente riconducibile allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili presenti sul territorio e ulteriormente sfruttabili. Considerando la fruibilità di acqua, sole e vento sul territorio, l’Italia è seconda in Ue per disponibilità di fonti energetiche rinnovabili. Questi i principali dati che emergono dallo studio “Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti le nostre materie prime”, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con A2A. Presentata oggi a Cernobbio in una conferenza stampa cui hanno preso parte Marco Patuano, presidente di A2A e Renato Mazzoncini, amministratore delegato e direttore generale di A2A, la ricerca ha l’obiettivo di qualificare come la valorizzazione delle fonti energetiche disponibili sul territorio italiano possa contribuire all’autonomia energetica del Paese e il ruolo chiave che ricoprono in questo percorso le regioni e i territori.”Con questo studio è stato possibile analizzare il potenziale delle regioni in termini di valorizzazione delle fonti energetiche disponibili, e di definire il contributo dei diversi territori per l’autonomia energetica del Paese all’interno dei vincoli normativi e strutturali esistenti – dichiara Patuano –. Sono già stati compiuti passi avanti in termini di sviluppo di produzione energetica da fonti rinnovabili, come mostra l’indice definito da Ambrosetti secondo cui l’Italia registra l’incremento più marcato fra i principali peer europei nel periodo 2000-2019. La possibilità di ottimizzare ulteriormente la produzione a seconda delle peculiarità delle singole regioni italiane, delle relative risorse disponibili e degli impianti già presenti, consentirebbe di attivare il pieno potenziale dell’Italia e di renderla meno soggetta a dinamiche esogene. Si tratta di un obiettivo raggiungibile solo attraverso un cambio di paradigma e il fondamentale coinvolgimento di istituzioni nazionali e locali, cittadini e imprese”.”Veniamo da un’estate caratterizzata dal perdurare degli effetti di una crisi geopolitica ed economica e da quelli sempre più evidenti del climate change. Uno scenario che sta favorendo la consapevolezza della necessità di utilizzare al massimo le fonti energetiche rinnovabili per rendere il Paese quanto più possibile autonomo e per accelerare il processo di decarbonizzazione e transizione ecologica – commenta Mazzoncini –. Oggi, secondo l’indicatore elaborato da Ambrosetti, l’Italia è quintultima in Europa per autonomia energetica ma è seconda per disponibilità di risorse rinnovabili sul proprio territorio. Ed è proprio il pieno sfruttamento delle nostre fonti autoctone, quali acqua, vento, sole e rifiuti, che permetterebbe di triplicare l’indipendenza italiana dall’approvvigionamento energetico estero: un incremento di quasi quattro volte rispetto a quello rilevato negli ultimi 20 anni, a vantaggio di cittadini e imprese”. In prospettiva – come sottolinea Mazzoncini – quello che emerge dallo studio è “un messaggio di ottimismo” ma è necessario che vengano fatti passi avanti sia a livello italiano che europeo. “Sono convito – ha detto l’ad e dg di A2A – che oggi il price cap possa portare dei risultati insperati. Tanto è vero che sono bastati due giorni, in cui se ne è discusso seriamente a livello europeo, per dare già una buona flessione significativa del prezzo del gas. Credo che oggi la strada più importante sia pensare a una politica energetica europea che, in una situazione di emergenza, consenta di ragionare sul price cap, in accordo con i principali Paesi fornitori senza la Russia, in modo da garantirci che vada a buon fine. Potrebbe dare un risultato significativo. Non è un problema che può risolvere l’Italia da sola ma credo che, come l’Europa è riuscita ad affrontare insieme il problema del Covid, ora dovrebbe affrontare questa situazione di emergenza, come se fosse un gruppo di acquisto solidale”.”Il mutato contesto geopolitico mondiale ha messo al centro delle agende europee e nazionali il tema dell’autonomia energetica – afferma Valerio De Molli, managing partner & ceo di The European House – Ambrosetti –. L’Italia è il secondo Paese in Unione Europea per disponibilità di fonti energetiche rinnovabili: queste risorse devono essere attivate il prima possibile, attraverso un forte coinvolgimento dei territori. La valorizzazione di acqua, vento, sole e rifiuti – attivabili rapidamente alla luce di tecnologie e vincoli correnti – può aumentare la nostra autonomia energetica di quasi 36 punti percentuali, contribuendo in modo sostanziale a garantire gli attuali livelli di consumo e raggiungere i più importanti traguardi di sostenibilità e decarbonizzazione”. Le opportunità di sviluppo derivanti dall’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili nei territori italiani – Adottando una logica di rapida attivazione delle fonti energetiche sui territori, lo studio evidenzia come il potenziamento della produzione autoctona di energie rinnovabili consenta di aumentare l’autonomia energetica. Relativamente al fotovoltaico, l’opportunità di sviluppo in Italia – a tecnologie correnti e vincoli normativi e strutturali in essere – risulta pari a 105,1 GW addizionali, quasi 5 volte la capacità installata odierna. Di questi GW incrementali, circa il 40% è legato agli impianti installati sui tetti, mentre il 60% agli impianti a terra. In particolare, Lombardia, Sicilia e Puglia valgono insieme il 32% della potenza addizionale. Per quanto riguarda l’eolico, la valorizzazione delle opportunità di sviluppo nei territori del Paese – a tecnologie correnti e vincoli normativi e strutturali in essere – abilita un incremento di potenza di 21,1 GW rispetto ad oggi, ovvero quasi 2 volte la capacità attuale installata. In particolare, con 13,3 GW complessivi Sicilia, Puglia e Sardegna rappresentano il 63% dell’opportunità di sviluppo legata all’eolico. Infine, la valorizzazione dell’idroelettrico – attraverso il repowering di impianti esistenti e lo sviluppo di impianti di mini-idroelettrico – abilita un incremento della potenza di 3,3 GW (concentrata in Lombardia, Trentino A. A. e Piemonte), oltre il 20% della capacità idroelettrica oggi installata.Le opportunità di sviluppo derivanti dalla valorizzazione energetica dei rifiuti e dallo sviluppo della filiera del biometano –Una quarta risorsa presente nel territorio, che si affianca alle fonti energetiche rinnovabili, sono i rifiuti. Una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, tramite anche il ricorso al recupero energetico, – rileva lo studio – consente infatti sia di abbattere il ricorso alle discariche sia di contribuire ad accrescere la produzione nazionale di energia elettrica. Nel complesso, l’Italia presenta oggi un’opportunità di recupero energetico da rifiuti (urbani e speciali) e da fanghi di depurazione che ammonta a oltre 8 milioni di tonnellate. Valorizzare una simile opportunità può abilitare una generazione elettrica di oltre 7 TWh, pari a circa il 2% dell’attuale fabbisogno annuale di generazione elettrica italiana. Un’ efficace gestione di rifiuti e scarti di produzione può, inoltre, – evidenzia il report – creare le condizioni per lo sviluppo della filiera del biometano. Nello specifico, considerando la riconversione degli impianti di biogas oggi esistenti, la valorizzazione della FORSU e delle biomasse di integrazione, l’Italia può produrre circa 6,3 miliardi di m3 di biometano, circa il doppio della produzione nazionale di gas, l’8% del consumo nazionale di gas e il 22% delle importazioni di gas dalla Russia.Il contributo delle fonti energetiche disponibili sul territorio all’autonomia energetica – Il rinnovato contesto energetico internazionale ha fatto emergere la centralità del ruolo dell’autonomia energetica e della produzione domestica di energia e reso necessaria l’accelerazione lungo le traiettorie di sviluppo delineate dall’Unione Europea. Complessivamente, la valorizzazione di tutte le opportunità di sviluppo legate ad acqua, vento, sole e rifiuti e coerentemente con le prospettive di elettrificazione dei consumi e di efficientamento energetico consentirebbe quasi di triplicare l’autonomia energetica italiana (raggiungendo un livello del 58,4%), ovvero 35,9 punti percentuali in più rispetto ad oggi e circa 4 volte l’incremento registrato negli ultimi 20 anni. LEGGI TUTTO