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    Nucleare, Cingolani: accordo per jv con Enel e Ansaldo c’è, non so quando firmeremo

    (Teleborsa) – L’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, ha dichiarato che c’è l’accordo sul nucleare con Enel ed Ansaldo Energia. “Stiamo scambiando le ultime cose ma si sta procedendo. Non so bene quando firmeremo, una data non ce l’ho. Noi adesso ci siamo scambiati l’ultima versione, l’accordo è quello, adesso dobbiamo trovare un momento per chiudere. Però procede”, ha affermato Cingolani a margine della presentazione della Fondazione Leonardo Ets alla Camera dei deputati.”La quarta generazione è quella che non fa utilizzo di uranio 235 e in questo momento, secondo me, potrebbe essere nella fase intermedia, in attesa della fusione, qualcosa su cui investire. Poi sulla terza generazione, quella attuale, ci sono i reattori più piccoli che potrebbero in tempi più rapidi essere utilizzati”, ha spiegato. “Credo che bisogna costruire un percorso che ci porti da oggi alla fusione termonucleare, che sarà la soluzione per l’umanità in futuro – ha aggiunto -. Che poi avvenga in tre decadi, in due decade o 5 decadi questo dipenderà da tante cose. Quindi fare un percorso di tecnologia che va sviluppata in parallelo, ma se non si investe, se non si studia, da sola non si fa, questo è sicuro”. “Mi pare che tutti i Paesi stiano capendo che per accelerare la decarbonizzazione il nucleare va potenziato e credo che l’Italia stia muovendosi nella direzione di rivedere tutta la posizione sul nucleare. La parola rimane ovviamente ai governi e ai cittadini. Io tecnicamente posso dire che le questioni tecniche sono molto chiare e non sono troppo discutibili”, ha sottolineatoL’amministratore delegato ha poi confermato che Leonardo è al lavoro per stringere un’alleanza nel settore spaziale con Thales ed Airbus. “Stiamo lavorando con i grandi operatori europei Thales e Airbus perché è evidente che in uno scenario così competitivo servono dei giganti europei”, ha affermato. “Confermo che ci stiamo lavorando, io stamane sono atterrato alle 6.30 a Roma e il primo incontro l’ho fatto con l’Amministratore delegato di Airbus che mi aspettava all’aeroporto alle 7. Ci stiamo davvero lavorando, poi speriamo di riuscire. È un percorso lungo”.Cingolani ha poi spiegato che “nel piano industriale che viene aggiornato ogni anno comunicheremo l’avanzamento. Ma questo come Leonardo, quindi la costruzione e la definizione del nostro piano e del piano finanziario”. “L’anno scorso avevamo annunciato la costituzione della divisione Spazio – ha ricordato -, adesso è costituita e sta funzionando anche piuttosto bene”. Nel piano “porteremo le previsioni numeriche e finanziarie per i prossimi anni, ovviamente anche nell’ambito di potenziali collaborazioni internazionali”, ha aggiunto.Cingolani ha poi commentato la notizia relativa al modello di intelligenza artificiale cinese sviluppato da DeepSeek – “è una cosa molto interessante perché dimostra che l’intelligenza naturale è ancora più importante di quella artificiale” – e auspicato che in tema di dazi si capisca che “bisogna lavorare su un modello di economia un po’ più globale che rispetti le democrazie e le differenze tra i popoli”. “Non sappiamo se ci saranno dei dazi sul prodotto A o sul prodotto B, questo farà la differenza. Vediamo, dobbiamo aspettare”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Bompard (Polito): passiamo da tema sicurezza commodities a sicurezza materie prime critiche

    (Teleborsa) – “La sicurezza energetica europea e italiana è legata al fossile. La crisi russo-ucraina ci ha fatto spostare flussi dalla Russia all’Algeria, ma la sicurezza energetica dipende però dalla sicurezza geopolitica del partner. È stata una scelta fatta senza alternative durante la crisi energetica, ma crea anche un dialogo nel Mediterraneo e serve per accrescere l’influenza dell’Italia”. Lo ha affermato Ettore Bompard, Direttore Scientifico ESL@energycenter Lab del Politecnico di Torino, durante la presentazione alla stampa del sesto MED & Italian Energy Report.”Il GNL è una risposta, perché consente di scegliere, ma ha due svantaggi: costa un po’ di più e c’è una competizione con il sud est asiatico – ha spiegato – Su questo bisognerebbe vedere la competizione sul mercato, che in questo momento è favorevole all’Europa, ma in generale è un problema perché siamo espositi al prezzo del GNL”.”Le rinnovabili ci permettono di essere meno dipendenti da altri paesi, ma c’è un tema di aggiornamento delle infrastrutture e di diffusione dell’accumulo, che è in corso, ma il rischio è di esser dipendenti da materie prime critiche che non sono in Europa”, ha detto Bompard.”Ci stiamo spostando dal tema della sicurezza delle commodities a quello della sicurezza delle materie prime critiche, nel quale il dominino dei cinesi è rilevante”, ha sottolineato. LEGGI TUTTO

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    Porti italiani, segmento energy vale 35% del movimentato. Trieste il più importante

    (Teleborsa) – I porti del Mediterraneo hanno nel tempo assunto il ruolo di nodi cruciali nella catena di approvvigionamento energetico, consentendo l’importazione e l’esportazione di petrolio, prodotti petroliferi raffinati e GNL. Accanto al ruolo di hub per le commodity fossili, i porti stanno diventano anche luoghi strategici per la transizione green e per favorire il “ponte energetico” tra Europa e Nord Africa. Lo sostiene il sesto MED & Italian Energy Report, facendo notare che nei porti vanno sempre più diffondendosi grandi progetti inerenti le energie rinnovabili, in particolare solare fotovoltaico ed eolico anche offshore.Lo sviluppo di nuove infrastrutture energetiche, come i terminali di GNL e le strutture di bunkeraggio per i combustibili alternativi, può aumentare la sicurezza energetica e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Passando a fonti energetiche più ecologiche nelle operazioni portuali, i porti possono costituire un precedente per le pratiche sostenibili, migliorando l’efficienza energetica e riducendo le emissioni.Sfida fondamentale per i porti sarà quella dei combustibili alternativi; la capacità di accogliere navi con propellenti come Metanolo, GNL, Ammoniaca ed altri potrà essere una discriminante competitività di notevole portata. Con il 7,6% (2023: 5,3%, 2017: 2,5%) della flotta in mare e il 52,6% (2023: 45,5%, inizio 2017: 10,8%) del portafoglio ordini in termini di stazza (GT) in grado di utilizzare carburanti o propulsioni alternative, si prevede che il 9% della capacità della flotta globale sarà alimentato in modo alternativo entro la fine del 2026.Diverse opportunità sono legate allo sviluppo di idrogeno verde nei Paesi della Sponda Sud: i Paesi costieri della Sponda Sud possiedono un potenziale significativo non solo per la disponibilità di acqua ed energia, ma anche per l’esistenza di infrastrutture portuali, che potrebbero produrre e stoccare idrogeno verde, da esportare verso l’Europa. Opportunità di sviluppo sono legate alla realizzazione del SoutH2 Corridor, che prevede una rete di gasdotti tra l’Europa e l’Africa interamente dedicata al trasporto dell’idrogeno.Dal report emerge anche che diversi porti italiani figurano nella top 10 dei principali porti energy dell’area Med, con un ruolo rilevante soprattutto per il trade di petrolio e derivati. Per il greggio: Trieste (38 milioni di tonnellate movimentate), Augusta e Sarroch (12 milioni di tonnellate movimentate ciascuna); Augusta (9,5 milioni di tonnellate) e Sarroch (7,8 milioni di tonnellate) per i prodotti petroliferi raffinati; Napoli per il gas (1 milione di tonnellate); Porto Levante-Rovigo (6,4 milioni di tonnellate) e Piombino (2,4 milioni di tonnellate) per il GNL.Per i porti italiani il segmento energy vale il 35% del totale movimentato. Essi stanno affrontando e sempre più saranno protagonisti di una rivoluzione energetica. “La nuova sfida è quella di diventare hub della transizione energetica, impegnandosi a rendere più ecologiche le proprie attività”, viene sottolienato.I primi 5 Energy port italiani concentrano il 69% del traffico e sono: Trieste, Cagliari, Augusta, Milazzo e Genova. Trieste è il più importante porto energetico e gateway dell’Italia. Tre di questi porti sono nel Mezzogiorno.Il Mezzogiorno con un peso specifico di circa il 50% della movimentazione portuale italiana ha un ruolo chiave nel percorso verso la transizione green contribuendo a generare sinergie tra le due sponde del Mediterraneo, valorizzando la presenza in Nord Africa di grandi fonti di energia rinnovabile.Grazie alla vicinanza a potenziali aree di produzione rinnovabile in Nord Africa, gli investimenti nelle infrastrutture e nella logistica in chiave sostenibile contribuiscono a rendere i nostri porti attori chiave, rafforzando la posizione geostrategica dell’Italia e del Mezzogiorno nel Mediterraneo, sostiene il rapporto. LEGGI TUTTO

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    USA, con Trump più petrolio e gas all’Europa: accelera tendenza già in atto su GNL

    (Teleborsa) – La politica energetica di Trump ed il suo ritorno al fossile, laddove verrà attuata, avrà “impatti rilevanti” sulla geografia energetica e sugli equilibri geopolitici legati al commercio delle commodity energetiche. Lo si legge nel sesto MED & Italian Energy Report, nel quale viene fatto notare che l’espansione della produzione americana di idrocarburi è un modo per ridurre i costi dell’energia e guadagnare competitività, soprattutto nei confronti della Cina.Secondo il rapporto, la nuova presidenza degli USA nelle sue strategie avrà l’impatto di rimodellare le catene di approvvigionamento e le dinamiche commerciali globali impattando quindi anche sul commercio di prodotti energetici.Aumenterà con Trump la spinta a vendere più petrolio e gas degli USA all’Europa, che già nel corso degli ultimi anni ha aumentato le importazioni di GNL dagli Stati Uniti. Se nel 2021 pesavano per il 27%, la quota è cresciuta al 41% l’anno successivo, arrivando al 48% sul totale del GNL importato dall’Europa nei primi mesi del 2024. LEGGI TUTTO

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    Passamonti (Intesa): politica di lending a settore energetico in linea con obiettivi europei

    (Teleborsa) – “L’ufficio di Bruxelles di Intesa Sanpaolo è un osservatore privilegiato, che monitora ciò che impatta l’operatività della banca, tanto nei servizi finanziaria quanto in altre aree delle politiche europee. L’energia è un settore rilevante, essendo finanziatrice di società energiche italiane ed europee, e delle relative infrastrutture, oltre che essere attiva sui mercati delle commodities”. Lo ha affermato Francesca Passamonti, Head of European Regulatory and Public Affairs di Intesa Sanpaolo, durante la presentazione alla stampa del sesto MED & Italian Energy Report.”È importante per la banca conoscere le strategie dell’UE in questo settore strategico e gli sviluppi regolamentari, per definire una politica di lending al settore in linea con gli obiettivi europei”, ha aggiunto.”Partecipiamo attivamente al dibattuto pubblico, con consulenza a gruppi industriali che vogliono effettuare operazioni di transizione, con supporto a progetti che poi siano bancabili”, ha raccontato Passamonti. LEGGI TUTTO

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    Duferco, Antitrust non avvia istruttoria su acquisto Comal

    (Teleborsa) – L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha deliberato di non avviare l’istruttoria sull’operazione che consiste nell’acquisizione del controllo esclusivo di Comal da parte di Duferco Italia Holding, attraverso la società Duferco Solar Projects (di cui DIH detiene il controllo esclusivo).Duferco Italia Holding è la holding italiana del gruppo Duferco, un gruppo internazionale tradizionalmente attivo nel settore siderurgico che ha diversificato le proprie attività nella produzione e commercializzazione di energia elettrica, nella logistica e nei trasporti e nei servizi ambientali. Il gruppo Duferco è in ultima analisi controllato dalla società di diritto lussemburghese GIA Finance.Comal, quotata su Euronext Growth Milan, è una società italiana attiva (direttamente e tramite la controllata Tirreno Impianti) nella progettazione, costruzione, installazione, collaudo, commissioning e manutenzione e gestione di impianti fotovoltaici – in particolare di impianti fotovoltaici installati a terra utility scale – mediante la formula contrattuale EPC-M (Engineering, Purchase, Construction and Management), nonché nella produzione e commercializzazione di sun tracker (strutture mobili di supporto dei moduli fotovoltaici) e nella manutenzione di centrali elettriche convenzionali.L’Antitrust ritiene che l’operazione non ostacola in misura significativa la concorrenza effettiva nei mercati interessati e non comporta la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante.Tramite la propria controllata Duferco Energia, il gruppo Duferco gestisce in Italia alcune centrali idroelettriche e impianti fotovoltaici per una produzione annua complessiva superiore a 30 GWh di energia elettrica, inferiore all’1% della produzione nazionale di energia elettrica, si legge nel provvedimento dell’AGCM. In particolare, il gruppo è proprietario di impianti fotovoltaici siti nelle macroaree Nord, Sud e Sicilia e di centrali idroelettriche site nelle macroaree Nord e Sud; complessivamente, in ciascuna delle macroaree in cui il gruppo è attivo le rispettive quote di mercato sono largamente inferiori al 5%.A fronte della quota marginale detenuta dal gruppo Duferco in questo mercato e di quella detenuta da Comal nel mercato a monte della realizzazione e gestione di impianti fotovoltaici, il gruppo Duferco non appare dotato né della capacità né dell’incentivo a escludere i propri concorrenti nel mercato all’ingrosso dell’energia elettrica dall’accesso ai servizi forniti da Comal.(Foto: Zbynek Burival on Unsplash ) LEGGI TUTTO

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    USA, EIA prevede aumento dei prezzi dell’energia elettrica nel 2025

    (Teleborsa) – I prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica negli Stati Uniti saranno in media leggermente più alti nel 2025 nella maggior parte delle regioni degli Stati Uniti rispetto allo scorso anno, fatta eccezione per il Texas e il Nord-ovest. Lo afferma l’U.S. Energy Information Administration (EIA).L’agenzia prevede che gli 11 prezzi all’ingrosso monitorati saranno in media di 40 dollari per megawattora (MWh) nel 2025 (ponderati in base alla domanda), in aumento del 7% rispetto al 2024. Inoltre, viene previsto che il prezzo medio dell’elettricità residenziale negli Stati Uniti nel 2025 sarà superiore del 2% rispetto alla media del 2024; dopo aver tenuto conto dell’inflazione, la previsione per i prezzi residenziali negli Stati Uniti rimane relativamente invariata rispetto al 2024.I prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica sono un indicatore del costo di produzione di energia e sono generalmente creati su base oraria o giornaliera negli Stati Uniti. Questi prezzi riflettono i costi operativi e di carburante dell’unità più costosa necessaria per soddisfare la domanda di elettricità in un dato momento in un punto di prezzo definito all’interno della rete elettrica, insieme a tutti i costi associati alla congestione della trasmissione in quell’area. Il costo del gas naturale è un fattore primario dei prezzi all’ingrosso in molte regioni perché il generatore marginale è spesso alimentato a gas naturale, spiega l’EIA. L’aspettativa è che il costo del gas naturale consegnato ai generatori di energia degli Stati Uniti sarà in media di 3,37 dollari per milione di unità termiche britanniche nel 2025, in aumento del 24% rispetto alla media dell’anno scorso, ma è più o meno lo stesso prezzo del 2023.EIA si aspetta che i prezzi medi all’ingrosso dell’energia oscilleranno da circa 30 dollari al MWh nella parte del Texas in cui la rete è gestita dall’Electric Reliability Council of Texas (ERCOT) a 55 dollari al MWh nella regione nord-occidentale. Queste due regioni sono le uniche in cui si attendono prezzi all’ingrosso più bassi quest’anno. La regione del Nord-ovest sta ancora vivendo condizioni di siccità, ma le condizioni dovrebbero migliorare leggermente quest’anno con il 20% in più di produzione di energia idroelettrica. L’aumento della produzione da progetti di energia solare sta contribuendo a ridurre i prezzi all’ingrosso in ERCOT. LEGGI TUTTO

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    Italia, IEEFA: incentivi per investimenti nel gas devono confrontarsi con calo della domanda

    (Teleborsa) – Il programma di incentivi italiano per gli operatori del gas e del GNL non è al passo con la realtà del mercato e convoglia gli investimenti in progetti infrastrutturali che saranno sottoutilizzati. Lo sostiene l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA), un think tank che si occupa di energia, sollecitando un migliore allineamento dei sostegni governativi e normativi alle esigenze del mercato.Secondo la ricerca, l’attuale programma normativo potrebbe incoraggiare un’eccessiva spesa in conto capitale per infrastrutture ridondanti dedicate al gas e al GNL, nonostante il recente calo della domanda italiana di entrambi i combustibili.Viene fatto notare che la domanda di gas in Italia è scesa del 19% dal 2021 al 2024, mentre le importazioni di GNL sono diminuite del 12% nel 2024 (dopo essere cresciute però del 71% dal 2021 al 2023). Nonostante questa contrazione, i piani per le infrastrutture destinate al gas naturale liquefatto potrebbero triplicare la capacità di rigassificazione dell’Italia, portandola da 16,1 miliardi di metri cubi nel 2022 a 47,5 miliardi di metri cubi nel 2026.Nel primo trimestre 2025 l’Italia accrescerà infatti la capacità di importazione di GNL del 22%, con l’apertura da parte di Snam del nuovo rigassificatore galleggiante (FSRU) di Ravenna con capacità per 5 miliardi di metri cubi. Da febbraio 2022 la capacità nazionale per la rigassificazione è cresciuta di 7,5 miliardi di metri cubi, anche grazie all’ampliamento della FSRU Toscana e dei terminali Adriatic LNG e all’installazione di un nuovo impianto FSRU a Piombino. Oltre all’imminente lancio della FSRU Ravenna, nel 2026 sarà operativo anche un nuovo terminale a Porto Empedocle.Secondo il report dell’IEEFA, i tassi medi di utilizzo dei terminali italiani per GNL tra gennaio e settembre 2024 suggeriscono che i volumi di rigassificazione non stanno tenendo il passo con l’ampliamento della capacità per questo combustibile. In tale periodo sono stati registrati tassi di utilizzo elevati per Adriatic LNG (90%) e Piombino (67%), ma molto più contenuti per la FSRU Panigaglia (28%) e per il terminale FSRU Toscana (13%), fuori servizio da fine febbraio 2024.”Gli incentivi agli investimenti in infrastrutture devono essere guidati dalla domanda. Nel caso dell’Italia, attualmente è il contrario: i ricavi regolamentati spingono la costruzione di infrastrutture anche se la domanda non è sufficiente a giustificarle”, ha dichiarato Ana Maria Jaller-Makarewicz, Lead Energy Analyst per l’Europa di IEEFA.”È ora che l’Italia prenda atto del declino della sua domanda di gas e di quella dei suoi vicini europei – ha aggiunto – L’ambizione del Paese di diventare un hub del gas rischia di mettere a repentaglio la competitività del suo settore energetico, destinando erroneamente il sostegno governativo a progetti dedicati gas che non offrono soluzioni di sicurezza energetica a lungo termine”.Il report si sofferma sul fatto che Snam è il principale beneficiario del programma di incentivi. I ricavi regolamentati dell’azienda sono aumentati di 272 milioni di euro (20,1% su base annua) nella prima metà del 2024. Di questi, la maggior parte (160 milioni di euro) deriva da un costo ponderato del capitale più elevato e dalla crescita degli asset di trasporto e stoccaggio del gas di Snam. Nel 2023, i ricavi regolatori di Snam sono aumentati di 385 milioni di euro. Viene evidenziato che Snam possiede il 61% dei terminal GNL operativi in Italia e il 100% di due nuovi terminal in progetto. L’azienda fornisce il 95% del mercato italiano del gas e detiene la più grande proprietà di gasdotti dell’Unione Europea, per una lunghezza complessiva di quasi 38.000 chilometri.”Se i consumi italiani di gas continueranno a diminuire, nel 2030 la domanda nazionale per il GNL sarà pari a meno di un terzo della capacità di rigassificazione del Paese”, è una delle conclusioni del rapporto.Mercoledì scorso, presentando il nuovo piano al 2029, l’AD di Snam Stefano Venier ha sostenuto che la nave rigassificatrice di Piombino “ha dimostrato la sua strategicità”, come del resto dimostra il fatto che “ha venduto tutta la sua capacità per i prossimi 20 anni”. Venier ha anche evidenziato che, con l’entrata in funzione della BW Singapore a Ravenna, la capacità complessiva di rigassificazione italiana salirà a 28 miliardi di metri cubi, equivalente ai volumi di gas importati dalla Russia nel 2021. LEGGI TUTTO