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    “Open Fiber la scelta che ti premia” a Castell’Arquato

    (Teleborsa) – La fibra ottica di Open Fiber è arrivata anche a Castell’Arquato. Famiglie, professionisti e imprese possono già accedere alla migliore connettività disponibile sul mercato, da oggi con una opportunità in più: vincere un buono regalo grazie all’iniziativa “Open Fiber la scelta che ti premia”. La rete ultraveloce oggi disponibile a Castell’Arquato raggiunge 2.833 unità immobiliari attraverso la tecnologia FTTH (Fiber-to-the-home, la fibra ottica stesa fino all’interno degli edifici), unica soluzione in grado di garantire velocità di connessione a 10 Gigabit al secondo. Si tratta di un investimento strategico per la digitalizzazione del territorio che non grava sul bilancio del Comune interessato. L’infrastruttura tecnologica, infatti, è stata finanziata con fondi regionali e statali nell’ambito del Piano Banda Ultra Larga (BUL) gestito da Infratel Italia, società del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con il coordinamento della Regione Emilia-Romagna. La nuova rete è e resterà di proprietà pubblica.”Grazie alla rete FTTH e al progetto di cablaggio di Open Fiber, Castell’Arquato oggi è dotata di una rete ultra broadband in grado di erogare volumi di traffico dati sempre maggiori, consentendo di fare un uso veloce e abilitante dei collegamenti per lo smart working, lo streaming dei contenuti in HD, gli acquisiti online e l’accesso ai servizi da remoto della Pubblica amministrazione”, afferma Manuel Balestra, Regional Manager di Open Fiber in Emilia-Romagna.Tutti gli utenti residenziali di Castell’Arquato che attiveranno una connessione ultraveloce attraverso gli operatori partner di Open Fiber entro il 31 gennaio 2025 potranno ricevere un voucher di 100 euro da convertire in un Buono Regalo Amazon.it, una gift card di MediaWorld o in un buono carburante. Il termine ultimo per la richiesta dei premi è fissato al 31 marzo 2025. LEGGI TUTTO

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    Concordato preventivo, Leo chiude a proroga termini: “non si può fare”

    (Teleborsa) – La proroga dei termini del concordato preventivo non si può fare. La data resta il 31 ottobre. Lo ha detto il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, interpellato a margine dell’evento economico di Fdi a Milano. Ieri i commercialisti hanno chiesto un intervento urgente per riconoscere a tutti i soggetti interessati dal concordato preventivo biennale un differimento sia del termine del 31 ottobre per l’accettazione della proposta sia di quello di presentazione delle dichiarazioni.”Il ministero, l’Agenzia delle entrate e Sogei hanno fatto una operazione molto importante perché il giorno 14 verrà messa a disposizione di tutti i contribuenti, nella loro cassetta fiscale, la ricostruzione di tutti i redditi, di tutto quello che dovrebbero loro pagare”, ha spiegato Leo. “La proroga dei termini non si può fare perché si deve approvare la legge di bilancio e occorre avere tutti i dati certi e chiari entro il 31 ottobre. Questo il motivo per cui tecnicamente la proroga non si può fare, perché – ha concluso Leo – tutto è legato ai tempi della presentazione al Cdm della legge di bilancio e all’approvazione poi nelle fasi parlamentari, questo è il motivo per cui quella data purtroppo deve rimanere ferma”.Su tagli enti locali – “Sicuramente ci sarà un dialogo, perché il ministro Giorgetti e il governo hanno sempre dialogato sia con i ministeri, dove i tagli saranno valutati anche con loro, sia con gli enti locali. È sempre un discorso che si dovrà fare ma con una forma collaborativa e di dialogo”. LEGGI TUTTO

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    USA, prezzi alla produzione stabili a settembre

    (Teleborsa) – Frenano a settembre i prezzi alla produzione. Secondo il Dipartimento del Lavoro americano (BLS), i prezzi alla produzione hanno registrato una variazione nulla, su base mensile, dopo il +0,2% del mese precedente e contro il +0,1% stimato dagli analisti. Su base annua i prezzi hanno registrato un incremento dell’1,8%, sopra il +1,8% del consensus e rispetto al +1,9% del mese precedente.I prezzi dei beni e servizi “core”, ovvero l’indice depurato dalle componenti più volatili quali il settore alimentare e quello dell’energia, segnano una salita dello 0,2% (+0,3% il mese precedente e +0,2% atteso), mentre su anno registrano un +2,8% dopo il +2,6% precedente (+2,7% atteso). LEGGI TUTTO

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    Concordato, Sogei: predisposto apposito strumento di calcolo, nel cassetto fiscale da lunedì

    (Teleborsa) – Sogei ha annunciato l’introduzione di un apposito strumento di calcolo che sarà attivo da lunedì nel cosiddetto “cassettofiscale’ dei contribuenti con partita Iva che sono sottoposti agli Isa, gli indicatori sintetici di affidabilità fiscale, in vista della nuova possibilità prevista per l’istituto del Concordato Preventivo Biennale (CPB) mediante la definizione di una forma di ravvedimento speciale per i periodi di imposta dal 2018 al 2022.”Al fine di rendere più immediata la comprensione della norma e i suoi vantaggi l’Agenzia delle Entrate e Sogei hanno predisposto un’apposita integrazione della Scheda di sintesi, già messa a disposizione nel Cassetto Fiscale dei contribuenti, con una tabella contenente gli elementi informativi utili del contribuente nonché il calcolo dell’imposta sostitutiva da versare per l’eventuale adesione all’opzione di ravvedimento – ha spiegato Sogei in una nota –. All’interno della stessa funzionalità del Cassetto Fiscale i medesimi dati verranno resi disponibili in formato elaborabile (.csv) in modo che il contribuente (o il suo intermediario abilitato) potrà scaricarli anche nel suo PC per utilizzarli”. LEGGI TUTTO

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    Non profit, ISTAT: “Numero delle istituzioni pressoché stabile, ancora in crescita i dipendenti”

    (Teleborsa) – Al 31 dicembre 2022 le istituzioni non profit attive in Italia sono 360.061 e, complessivamente, impiegano 919.431dipendenti. Tra il 2021 e il 2022 le istituzioni diminuiscono lievemente (-0,2%) mentre i dipendenti aumentano del 2,9% mantenendo il trend di crescita riscontrato nell’anno precedente. Nel 2022 le istituzioni crescono più al Sud (+2,0%) e nelle Isole (+1,1%) e sono in lieve flessione nel Nord-est (-1,2%), Nord-Ovest (-1,0%) e al Centro (-0,3%). Le regioni con gli incrementi maggiori sono Campania (+3,7%), Calabria (+3,3%), e Sicilia (+2,3%), mentre quelle con decrementi più elevati sono la provincia autonoma di Bolzano/Bozen (-7,2%), il Molise (-6,1%) e la Basilicata (-3,4%). È quanto emerge dalla rilevazione dell’Istat “Struttura e profili del settore non profit” riferita al 2022, presentata oggi.Le istituzioni non profit, benché a partire dal 2018 siano aumentate di più nelle regioni del Mezzogiorno, presentano ancora una distribuzione territoriale piuttosto concentrata: circa il 50% è attivo al Nord, il 22,1% al Centro, il 18,5% e il 9,5% rispettivamente al Sud e nelle Isole.Tra il 2022 e il 2021, i dipendenti impiegati dalle istituzioni non profit aumentano di più al Sud (+6,9%), nelle Isole (+4,2%) e nel Nord-ovest (+2,9%). L’incremento dei dipendenti è maggiore in Basilicata (+14,0%) e Campania (+12,0%), dovuto perlopiù alla crescita dimensionale delle cooperative sociali, e in Liguria (+8,7%). Il personale dipendente diminuisce soltanto in Molise (-8,2%). La distribuzione territoriale dei dipendenti rimane notevolmente concentrata, il 56,4% èimpiegato nelle regioni del Nord mentre solo il 21,3% lavora nelle istituzioni non profit del Mezzogiorno.Aumenta la concentrazione dei dipendenti nelle istituzioni non profit che impiegano più personaleNel 2022 l’85,2% delle istituzioni non profit opera senza dipendenti, il 6,1% ne impiega fino a 2 e il 4,8% tra 3 e 9 mentre la quota di istituzioni con almeno 10 dipendenti è pari al 3,9%. Queste ultime, oltre ad impiegare l’87,0% dei dipendenti, sono quelle in cui talepersonale è cresciuto di più (+3,2%) rispetto all’anno precedente.Associazioni stabili, fondazioni in aumento e ancora in calo le cooperative socialiTra il 2021 e il 2022 la diminuzione delle istituzione non profit ha interessato principalmente le istituzioni con altra forma giuridica (-2,0%), e le cooperative sociali (-1,6%) il cui numero è in calo dal 2018 . Le associazioni sono pressoché stabili (+0,1%) mentre le fondazioni mostrano l’aumento maggiore (+1,7%). L’associazione continua ad essere la forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni (85,0%), seguono quelle con altra forma giuridica(8,5%), le cooperative sociali (4,1%) e le fondazioni (2,4%). La distribuzione dei dipendenti per forma giuridica è piuttosto eterogenea, con il 53,5% impiegato dalle cooperative sociali e quote che si attestano al 18,6% nelle associazioni e al 15,6% nelle istituzioni non profit con altra forma giuridica. Rispetto al 2021, l’aumento dei dipendenti si attesta intorno al 2,9% per tutte le forme giuridiche.Religione e istruzione e ricerca i settori con i cali più sostenutiRispetto al 2021 le istituzioni non profit crescono nei settori della filantropia e della promozione del volontariato (+7,4%), delle attività ricreative e di socializzazione (+5,2%), della tutela dei diritti e attività politica (+1,6%) e delle attività sportive (+0,6%) mentre diminuiscono nei restanti settori di attività e in particolare in quelli della religione (-6,8%) e dell’istruzione e ricerca (-4,2%). Il settore dello sport raccoglie il numero di istituzioni non profit più alto (34,0%), seguito da quelli delle attività culturali e artistiche (15,1%), delle attività ricreative e di socializzazione (14,8%), dell’assistenza sociale e protezione civile (9,7%). I dipendenti crescono in tutti i settori di attività e in particolare in quelli della filantropia e promozione del volontariato (16,6%), delle relazioni sindacali e rappresentanza interessi (+12,0%), dell’ambiente (5,7%), delle attività culturali e artistiche e della cooperazione e solidarietà internazionale (+5,5%). La distribuzione del personale dipendente è concentrata in pochi settori quali assistenza sociale e protezione civile (49,0%), istruzione e ricerca (14,5%), sviluppo economico e coesione sociale (11,4%) e sanità (10,8%).Minore l’impiego di dipendenti nei settori delle attività sportive, ricreative e di socializzazioneLe istituzioni che operano senza impiegare lavoratori dipendenti si concentrano nei settori delle attività sportive (95,2%), della attività ricreative e di socializzazione (94,0%), dell’ambiente (92,9%) e delle attività culturali e artistiche (91,5%). Al contrario, il ricorso al personale dipendente è maggiore nei settori e dello sviluppo economico e coesione sociale (71,9%) e dell’istruzione e ricerca (60,5%), dove circa un’istituzione su quattro impiega almeno 10 lavoratori.Più associazioni di promozione sociale, meno organizzazioni di volontariato e OnlusRispetto al 2021 le associazioni di promozione sociale aumentano significativamente (+66,7%) mentre è contenuta la crescita delle imprese sociali (+0,6). Le organizzazioni di volontariato diminuiscono (-3,2%) presumibilmente per effetto dei procedimenti e operazioni di trasmigrazione nel RUNTS. È maggiore la contrazione delle Onlus (-8,3%) che con l’abrogazione del Decreto legislativo istitutivo cessano di esistere o più verosimilmente acquisiscono una nuova qualifica fra quelle previste dalla Riforma del terzo settore. Si attesta al -5% la variazione delle istituzioni non profit che non possiedono nessuna delle qualifiche considerateIl 10,5% delle istituzioni non profit è rappresentato da associazioni di promozione sociale, il 9,6% da organizzazioni di volontariato, il 4,6% da imprese sociali, il 3,3% da Onlus e il 72,0% da altre istituzioni non profit. Il peso delle forme organizzative muta significativamente considerando i dipendenti impiegati: le imprese sociali occupano oltre la meta dei dipendenti (55,1%), seguono le altre istituzioni non profit (30,4%), le Onlus (9,4%), le organizzazioni di volontariato (3,4%) e le associazioni di promozione sociale (1,7%). Rispetto al 2021, i dipendenti crescono in modo significativo tra le associazioni di promozione sociale (+24,4%), che oltre a quelle in precedenza iscritte nei Registri regionali includono anche circoli e affiliazioni delle reti associative di promozione sociale, ma anche tra le organizzazioni di volontariato (+11,7%), le imprese sociali (+3,7%) e le Onlus (+2,3%). Considerando i principali profili organizzativi delle istituzioni non profit emergono alcune differenze territoriali. Le associazioni di promozione sociale sono relativamente più diffuse nel Nord-est (13,7%) e meno presenti nelle Isole (6,6%). La quota di imprese sociali è più elevata nelle Isole (8,3%) e al Sud (6,9%) ed inferiore al 4% nel resto del Paese. Rispetto al territorio, la distribuzione delle organizzazioni di volontariato e delle Onlus è più omogenea. Le organizzazioni di volontariato sono più presenti nel Nord-est (10,4%) mentre le Onlus risultano leggermente più diffuse nelle regioni del Nord-ovest (4,1%). Infine, la percentuale di istituzioni non profit con altra forma organizzativa oscilla tra il 70,8% del Nord-est e il 74,7% del Nord-ovest. Le principali forme organizzative delle istituzioni non profit si diversificano anche rispetto alle attività svolte. Le organizzazioni di volontariato sono attive prevalentemente nei settori di intervento tradizionali: assistenza sociale e protezione civile (41,1%) e sanità (26,0%). Le Onlus sono più presenti nel campo della cooperazione e solidarietà internazionale (16,6%)oltre che nel settore dell’assistenza sociale e protezione civile (43,5%). Le imprese sociali operano principalmente nei settori dell’assistenza sociale e protezione civile (47,8%) e sviluppo economico e coesione sociale (31,1%), sebbene non sia trascurabile la quota di imprese attive nel campo dell’istruzione e ricerca (10,6%). Le associazioni di promozione sociale svolgono prevalentemente attività ricreative e di socializzazione (47,2%) e culturali e artistiche (28,1%). Infine, gli ambiti di attività che caratterizzano le altre istituzioni non profit sono le attività sportive (45,6%) e gli altri settori (17,4%).In calo le scelte dei contribuenti destinate alle istituzioni non profit attraverso il 5 per milleNel 2022 sono 69.381 le istituzioni non profit iscritte nell’elenco degli enti destinatari del cinque per mille (19,3% del totale). Nell’anno di dichiarazione dei redditi 2022 l’importo ricevuto dalle istituzioni non profit è di circa 446,4 milioni di euro mentre le scelte espresse dai contribuenti al momento della dichiarazione si attestano su 11,1 milioni, in diminuzione rispetto al 2021 (-6,3%). Sebbene alcune reti associative optino per raccogliere il contributo del cinque per mille attraverso la sede nazionale e non per singolo circolo e/o articolazione territoriale, è interessante considerare la distribuzione delle preferenze espresse dai contribuenti, e dei relativi importi, in base alla ripartizione geografica delle istituzioni non profit beneficiarie. Le istituzioni del Nord-ovest, che rappresentano il 28,7% delle beneficiare del contributo del cinque per mille, raccolgono oltre il 40% delle scelte espresse dai contribuenti, quota che sale al 46,1% considerando gli importi, Il 29,6% delle scelte espresse dai contribuenti è destinata alle istituzioni non profit attive nelle regioni del Centro. Le istituzioni delle altre ripartizioni geografiche ricevono una quota minore di scelte espresse dai contribuenti in rapporto al loro peso relativo tra gli enti beneficiari del cinque per mille. Il confronto tra la distribuzione delle istituzioni ammesse al contributo del cinque per mille e quella delle scelte operate dai contribuenti consente anche di individuare i settori di attività maggiormente premiati dai cittadini (Prospetto 9). I settori di attività in cui la quota di scelte espresse da contribuenti è superiore al peso relativo delle istituzioni che vi operano sono: istruzione e ricerca (19,5% contro 4,5%), sanità (14,4% contro 8,8%) e cooperazione e solidarietà internazionale (9,8% contro 4,7%). All’opposto, La quota di scelte è minore nei settori delle attività sportive, culturali e artistiche, ricreative e di socializzazione. Per quanto riguarda la forma organizzativa, le scelte compiute dai contribuenti attraverso il cinque per mille hanno interessato principalmente le Onlus (31,9%) e le organizzazioni di volontariato (26,9%), in misura minore le imprese sociali (3,5%). La distribuzione degli importi del cinque per mille rispetto alle diverse forme organizzative è molto simile a quella del numero di scel LEGGI TUTTO

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    Mercato italiano autocarri, ANFIA: a settembre +6,5%. In flessione veicoli trainati e autobus (-33,3%)

    (Teleborsa) – Nel mese di settembre il comparto degli autocarri torna a crescere, mentre i veicoli trainati e gli autobus proseguono il trend negativo con cali a doppia cifra. Analizzando nel dettaglio il mercato di settembre 2024, nel mese sono stati rilasciati 1.718 libretti di circolazione di nuovi autocarri (+6,5% rispetto a settembre 2023) e 882 libretti di circolazione di nuovi rimorchi e semirimorchi pesanti, ovvero con ptt superiore a 3.500 kg (-33,3%), suddivisi in 76 rimorchi (-32,7%) e 806 semirimorchi (-33,3%). È quanto rileva l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (ANFIA) nel report sul mercato italiano degli autocarri, rimorchi-semirimorchi e autobus di settembre 2024.Nei primi nove mesi del 2024 si contano 22.642 libretti di circolazione di nuovi autocarri, il 2,2% in più rispetto ai primi nove mesi del 2023, e 10.272 libretti di circolazione di nuovi rimorchi e semirimorchi pesanti (-14,4% rispetto a gennaio-settembre 2023), così ripartiti: 1.010 rimorchi (+0,2%) e 9.262 semirimorchi (-15,7%).Per gli autocarri, nei primi nove mesi del 2024, tre aree geografiche del Paese presentano una variazione positiva: +6,8% il Nord-Est, +1,1 il Nord-Ovest e +0,5% l’area Sud e Isole; in flessione, invece, le regioni del Centro (-0,9%).Per classi di peso, a gennaio-settembre 2024 i veicoli sopra le 3,5 e fino a 5 tonnellate registrano ancora la crescita più significativa (+138,9%), seguiti dai veicoli sopra le 12,5 e fino a 16 tonnellate (+20,5%) e dai veicoli pesanti sopra le 16 tonnellate (+1,5%). In calo, invece, i veicoli sopra le 5 e fino a 8 tonnellate (-3,6%) e i veicoli sopra le 8 e fino a 12,5 tonnellate (-2,7%).Nei primi nove mesi del 2024, gli autocarri rigidi risultano in crescita del 5,2%, mentre i trattori stradali chiudono a -0,6%. Nello stesso periodo, mantengono una crescita a doppia cifra i veicoli da cantiere (+28,6%), mentre la variazione è lievemente negativa per iveicoli stradali (-0,4%). Analizzando il mercato per alimentazione, nei primi nove mesi del 2024 la quota di mercato dei veicoli alimentati a gas risulta dell’1,8% (era dell’1,9% a gennaio-settembre 2023), per un totale di 416 unità, mentre gli autocarri elettrici e ibridi gasolio/elettrico rappresentano lo 0,8% del totale (era l’1,3% nei primi nove mesi del 2023).”In vista dell’approssimarsi della sessione di bilancio per il 2025, si rinnova l’invito già condiviso dalle principali associazioni del settore a riformare le attuali politiche per l’autotrasporto allo scopo di promuovere un effettivo rinnovo del parco veicolare circolante in Italia – commenta Luca Sra, delegato ANFIA per il trasporto merci –. Superare un approccio discontinuo in favore di una programmazione pluriennale delle misure di supporto agli investimenti risulta infatti fondamentale tanto per ridurre l’età media dei mezzi destinati al trasporto merci (tra le più alte in Europa) che per sostenere le imprese nella sfida della transizione verso una piena decarbonizzazione del comparto. La sostituzione di tecnologie ormai obsolete con motorizzazioni di ultima generazione alimentate a gas naturale (compresso o liquefatto) o diesel permette infatti l’immediata riduzione delle emissioni di CO2 grazie alla loro piena compatibilità con i rispettivibiocarburanti – ossia il biometano e l’HVO. Nelle more di tale riforma, si auspica la tempestiva pubblicazione del decreto direttoriale attuativo dell’ultima edizione del cd. Fondo Investimenti e la reintroduzione di agevolazioni fiscali per l’acquisto di beni strumentali sostenibili come i veicoli commerciali ad alimentazione alternativa”.In riferimento ai veicoli trainati, nei primi nove mesi del 2024 tutte le aree geografiche tranne il Sud e Isole, che chiude a +0,7%, registrano una flessione: più lieve nelle regioni del Centro (-3,3%), mentre calano a doppia cifra il Nord-Ovest (-22,2%) e il Nord-Est(-26%). Le marche estere totalizzano 5.679 libretti di circolazione a gennaio-settembre 2024 (-22,1%); variazione negativa, più contenuta, anche per le marche nazionali (-2,3%), con 4.593 libretti.”Anche il mese di settembre si chiude in negativo per le immatricolazioni di rimorchi e semirimorchi sia in Italia che all’estero – afferma Massimo Menci, presidente della Sezione Rimorchi di ANFIA –. Il calo di mercato di quest’anno sta incidendo ancor di più sul già lento rinnovo del vetusto parco circolante italiano. Auspichiamo che, nella legge di bilancio 2025, si trovino le risorse per rafforzare il settore, così come attendiamo la pubblicazione del decreto direttoriale per la definizione dei tempi e delle modalità di prenotazione dei 25 milioni stanziati dal DM Investimenti del 2024. Solo così potremmo rispondere con rapidità alle sfide legate all’efficienza energetica e alla sicurezza nel trasporto merci”.Il mercato degli autobus con ptt superiore a 3.500 kg totalizza a settembre 2024 399 nuove unità, con un decremento del 33,3% rispetto a settembre 2023. Nel nono mese dell’anno, con un’inversione di tendenza, tutti i comparti registrano un andamento negativo: calano a doppia cifra gli autobus adibiti al TPL (-41%), gli autobus e midibus turistici (-35,7%) e i minibus (-30,1%), mentre presentano una flessione più contenuta gli scuolabus (-2,2%).Nei primi nove mesi del 2024, i libretti di autobus rilasciati sono 4.800 (+21% rispetto a gennaio-settembre 2023). Nel cumulato tutti i segmenti mantengono invece una variazione positiva: +114% i minibus, +36,9% gli autobus e midibus turistici, +13,1% gli scuolabus e +5,6% gli autobus adibiti al TPL.”Come nel mese precedente, anche a settembre il mercato degli autobus registra una pesante flessione a doppia cifra – afferma Andrea Rampini, presidente della Sezione Autobus di ANFIA –. L’auspicio di ANFIA è che in legge di bilancio possano esserci risorse dedicate al rinnovo del parco autobus oltre alle già citate richieste di concludere la rendicontazione del primo quinquennio del PSNMS – Piano Strategico Nazionale Mobilità Sostenibile e ampliare la finanziabilità degli autobus ibridi (HEV) per l’extraurbano”.Secondo l’alimentazione, la quota di mercato degli autobus alimentati gas è del 24,5% a gennaio-settembre 2024 (contro il 13,9% dei primi nove mesi del 2023), mentre gli elettrici, ibridi gasolio/elettrico e ibridi metano/elettrico rappresentano il 23,6% (19,8%a gennaio-settembre 2023).A livello territoriale, infine, nei primi nove mesi del 2024 le immatricolazioni si mantengono in crescita in due aree geografiche su quattro, con un rialzo a doppia cifra nel Centro (+57,6%) e nel Sud e isole (+46,4%), mentre calano del 3,8% nel Nord-Ovest e del 19,8% nel Nord-Est. LEGGI TUTTO

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    UK, produzione industriale agosto +0,5% mese, manifattura +1,1%

    (Teleborsa) – Giungono dati misti dalla produzione industriale e manifatturiera del Regno Unito.Gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica della Gran Bretagna (ONS) segnalano che l’indice della produzione industriale ha registrato, nel mese di agosto 2024, un incremento dello 0,5% su base mensile rispetto al -0,7% del mese precedente e al +0,2% atteso dagli analisti. Il dato tendenziale registra un calo dell’1,6% dopo il -2,2% di luglio e rispetto al -0,5% del consensus. La produzione manifatturiera, su base mensile, registra una crescita dell’1,1% contro il +0,3% stimato dagli analisti e a fronte del -1,2% di luglio. La variazione annua registra un -0,3%, meglio del consensus (-0,4%), dopo il -2% precedente. LEGGI TUTTO

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    Germania, inflazione settembre confermata al +1,6% su anno

    (Teleborsa) – Confermata in leggera moderazione l’inflazione in Germania a settembre 2024. Lo segnalano i dati pubblicati dall’ufficio statistico federale Destatis, in linea con i dati di fine mese, che indicavano un incremento dell’1,6% su base annua, dopo il +1,9% del mese precedente. Su base mensile si registra un +0%, in lnea con la stima preliminare, dopo il -0,1% indicato nel mese di agosto.Quanto all’inflazione armonizzata, ha registrato un decremento dello 0,1% su mese (come la stima iniziale) e un aumento del +1,8% su anno (confermato il dato preliminare). LEGGI TUTTO