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    Prevenzione uditiva, Amplifon e Università Liuc : test rapidi agli studenti con audiometro digitale

    (Teleborsa) – Sensibilizzare i giovani sulla salute uditiva e sull’importanza della prevenzione. Questo l’obiettivo del progetto congiunto a cui hanno collaborato Amplifon, leader mondiale nei servizi e soluzioni per la cura dell’udito, e Università LIUC di Castellanza (VA). Il 20 e 21 novembre, tutti gli studenti LIUC che lo desiderano potranno effettuare un test dell’udito gratuito.Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) oggi oltre 1 miliardo di giovani under 35 è a rischio di un calo uditivo dovuto all’esposizione a livelli sonori troppo intensi, ad esempio nei luoghi di intrattenimento, come discoteche e sale da concerto, oppure a causa di un uso eccessivo di dispositivi di ascolto personali o, infine, per via dell’inquinamento acustico.Gli screening saranno realizzati dal personale di Amplifon grazie a OtoKiosk, un innovativo audiometro digitale sviluppato e brevettato da AmplifonX, divisione di ricerca e sviluppo delGruppo. OtoKiosk è un dispositivo medico certificato CE e FDA (Food and Drug Administration) che consente di eseguire in pochi minuti un test accurato e semplice. Questa tecnologia è già utilizzata da Amplifon in Italia e negli Stati Uniti, confermando l’impegno dell’azienda nell’offrire soluzioni all’avanguardia per la prevenzione uditiva.L’iniziativa rientra nel progetto Listen Responsibly, parte del piano di sostenibilità di Amplifon, che promuove una cultura dell’ascolto responsabile tra i giovani. Listen Responsibly è anche una app gratuita che misura il rumore ambientale tramite smartphone e contribuisce a creare una mappa dell’ecologia acustica dei luoghi monitorati.L’attività presso l’Ateneo rientra nel Servizio Counseling and Well-Being dell’Università LIUC, diretto da Alessandra Massironi, espressione del modo in cui l’Ateneo concepisce la responsabilità della propria mission: arricchire, diffondere, attuare conoscenze e innovazione, con una capacità unica di trasformarle in fatti e in risorse per la crescita della comunità, a partire da coloro che saranno i talenti di un auspicabile futuro generativo, i giovani. Da tempo l’Ateneo ha investito in aree specialistiche con iniziative scientifiche legate alle scienze sociali e della salute, rappresentazione di un sapere inclusivo che, indirizzandosi ai temi dell’educazione alla salute e ad una vera e propria cultura dei comportamenti positivi, accrescono la qualità della vita delle persone ed incentivano habitat socio-ambientali sostenibili. LEGGI TUTTO

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    Usa, deficit commerciale agosto scende a 59,6 miliardi di dollari

    (Teleborsa) – In calo il deficit commerciale statunitense. Nel mese di agosto, la bilancia commerciale ha mostrato un disavanzo di 59,6 miliardi di dollari, in diminuzione rispetto al passivo di 78,2 miliardi di dollari di maggio (dato rivisto da -78,3 miliardi).Il dato, comunicato dal Bureau of Economic Analysis (BEA) del Dipartimento del Commercio americano, si confronta con i -61,3 miliardi stimati dagli analisti. Le esportazioni sono state pari a 280,8 miliardi, 0,2 miliardi in più rispetto a quelle di luglio. Le importazioni sono state pari a 340,4 miliardi, 18,4 miliardi in meno rispetto a quelle del mese precedente.(Foto: by Lucas Sankey on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    COP30, Belém: l’Italia presenta il modello dei “Territori Viventi”

    (Teleborsa) – Alla Conferenza delle Parti sul clima, l’Italia si presenta con una proposta condivisa e ambiziosa: il modello dei “Territori Viventi”, un paradigma innovativo che ripensa il rapporto tra natura, infrastrutture e comunità, rendendo i territori capaci di adattarsi, evolvere e prosperare di fronte ai cambiamenti climatici. L’iniziativa è promossa da RemTech Expo insieme a un’ampia alleanza istituzionale composta da RSE – Ricerca sul Sistema Energetico, Regione Friuli Venezia Giulia, Regione Umbria, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ARPA e OICE – Associazione delle Organizzazioni di Ingegneria e Consulenza Tecnico-Economica.”Il modello dei Territori Viventi rappresenta un salto culturale e operativo nella gestione del territorio. Non è un progetto di RemTech Expo, è un progetto del Paese – afferma Silvia Paparella, direttrice generale di RemTech Expo –. Lavoriamo insieme a regioni, enti tecnici, agenzie ambientali e al Ministero per proporre una visione che unisce rigenerazione degli ecosistemi, innovazione infrastrutturale e qualità della vita. Mai come oggi la forza sta nella collaborazione”.La presenza congiunta delle istituzioni italiane alla COP30 rafforza la credibilità del modello. Le regioni portano esperienze concrete di gestione integrata del rischio climatico; ARPA contribuisce con competenze avanzate nel monitoraggio ambientale; RSE mette a disposizione la sua capacità di ricerca e sviluppo tecnologico; OICE rappresenta la filiera della progettazione e dell’ingegneria, fondamentale per trasformare la visione in opere e interventi reali; il Ministero delle Infrastrutture garantisce il quadro strategico nazionale.Il modello dei Territori Viventi punta a superare la contrapposizione tra sviluppo e tutela, suggerendo una governance che utilizza i servizi ecosistemici, il monitoraggio continuo, la digitalizzazione e la rinaturalizzazione come strumenti per aumentare resilienza e vivibilità. Gli esperti presenti a Belém sottolineano come gli eventi climatici estremi impongano un cambio di passo: non bastano più interventi emergenziali, ma una strategia integrata che parte dalla prevenzione e si fonda sull’innovazione.”La forza di questa iniziativa è la coralità – continua Paparella –. Solo mettendo insieme le competenze delle regioni, degli enti tecnici, delle agenzie ambientali, della ricerca e della filiera professionale possiamo costruire territori davvero capaci di adattarsi al futuro.»Nei prossimi mesi, l’alleanza avvierà report, linee guida e progetti pilota in diverse regioni italiane, sperimentando metodologie replicabili e soluzioni che potranno essere adottate su scala nazionale. La COP30 segna così l’inizio di un percorso comune che mette al centro sicurezza, innovazione, identità e coesione dei territori italiani”. LEGGI TUTTO

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    Giappone, ordini di macchinari settore privato meglio delle attese a settembre

    (Teleborsa) – Aumentano più delle attese gli ordini di macchinari del settore privato in Giappone a settembre 2025. È quanto emerso dall’ultimo report dell’Istituto di Ricerca Economica e Sociale del Giappone (ESRI). Il totale degli ordinativi al settore privato segna un incremento su base mensile dell’8,2% dopo il -10,7% riportato ad agosto. Aumentano del 4,2% gli ordini core, cioè al netto delle componenti più volatili, dopo il -0,9% precedente e contro il +2,2% del consensus. Al dato complessivo degli ordini, che risulta in crescita del 3,9% dopo il +7,3% precedente, ha contribuito l’incremento di quelli governativi (+7,3%) e quello degli esteri (+9,7%). LEGGI TUTTO

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    Economia circolare nelle PMI lombarde: transizione ancora “ibrida

    (Teleborsa) – Quali risorse e competenze sono necessarie affinché le PMI possano intraprendere un percorso di transizione verso modelli di economia circolare? E quali attori abilitanti ne sostengono l’acquisizione e lo sviluppo, facilitando l’evoluzione del sistema produttivo verso una maggiore sostenibilità? Una ricerca dell’Università LIUC su 50 aziende lombarde e piemontesi, prova a rispondere a queste domande. I risultati sono stati presentati oggi, 18 novembre 2025, in un evento presso l’Università. È il risultato di un percorso di ricerca pluriennale sviluppato dalla LIUC e sostenuto da Intesa Sanpaolo tramite la struttura Education Ecosystem and Global Value Programs, nell’ambito delle attività di collaborazione previste dall’accordo quadro siglato tra la Banca e l’Ateneo. Il progetto, che si colloca tra le iniziative del Green Transition Hub della LIUC, mira a valorizzare il ruolo delle università come motori di conoscenza e partner attivi della transizione sostenibile del tessuto produttivo italiano. La prima fase della ricerca era stata dedicata ad una mappatura dei driver e delle barriere alla transizione circolare delle PMI con l’obiettivo di comprendere i principali fattori di freno e di stimolo alla circolarità. L’attuale indagine approfondisce invece il tema da una prospettiva complementare, analizzando le risorse e le competenze che rendono possibile la trasformazione e il ruolo degli attori esterni che ne facilitano il percorso.”Il quadro che emerge è quello di un sistema in transizione “ibrida” – dichiara Mario Fontanella Pisa, lecturer della Scuola di Ingegneria Industriale della LIUC e curatore dello studio – molte PMI hanno introdotto elementi di circolarità, ma in modo parziale e frammentato, senza ancora una visione unitaria del cambiamento. La fase produttiva rappresenta il punto di forza, ma le imprese faticano ad estendere la logica circolare a progettazione, recupero e gestione del fine vita. La trasformazione digitale e analitica (LCA, tracciabilità, dati ambientali) è ancora marginale, ma riconosciuta come area prioritaria di investimento. Infine, la ricerca conferma che la collaborazione è la leva decisiva: senza il contributo coordinato di consulenti, partner tecnologici, università e finanza sostenibile, la transizione rischia di rimanere confinata a singole iniziative isolate. L’obiettivo, però, non è delegare la sostenibilità all’esterno, ma imparare da queste relazioni: le imprese devono fare proprie le competenze acquisite, così che la circolarità diventi parte del loro modo di pensare”.”La ricerca che sosteniamo con l’Università Liuc – ha detto Elisa Zambito Marsala, responsabile Education Ecosystem and Global Value Programs, Intesa Sanpaolo – rientra tra le iniziative che promuoviamo per supportare una delle linee strategiche che ci sta più a cuore: stimolare una sempre più importante integrazione del mondo accademico con il tessuto industriale, produttivo e dei servizi. Il focus della ricerca è teso ad individuare quali siano le leve che abilitano le imprese all’implementazione dell’economia circolare. Intesa Sanpaolo promuove un ecosistema virtuoso con istituzioni università e imprese per supportare una sempre più consapevole lettura dei fabbisogni di competenze, sostenendo con interventi mirati la formazione della futura leadership italiana”.Le risorse: tra presenza operativa e lacune strutturaliLe imprese analizzate mostrano una prevalenza di risorse interne legate alla gestione della sostenibilità, in particolare personale dedicato e tecnologie a supporto dell’economia circolare. Seguono, con incidenza minore, forme di accesso a materiali sostenibili o riciclati e la disponibilità di banche dati e documentazione ambientale. Il 16% delle imprese dichiara di non disporre di alcuna risorsa specifica. La fase della catena del valore maggiormente presidiata è quella della produzione (63%), seguita da approvvigionamento (37%) e progettazione (21%), mentre le fasi di uso, post-vendita e recupero restano marginali. Le risorse percepite come più carenti riguardano in particolare gli strumenti di analisi ambientale, come software di Life Cycle Assessment (LCA) e strumenti di progettazione ecocompatibile, ritenuti essenziali per integrare la valutazione degli impatti ambientali nei processi decisionali e di design.Le competenze: frammentazione e assenza di una regia internaL’indagine sulle competenze evidenzia un quadro frammentato. Quelle più spesso coperte internamente riguardano la conoscenza normativa e la compliance ambientale, la capacità di innovazione di prodotto/servizio e le competenze tecniche di produzione. Tuttavia, circa un’azienda su quattro dichiara di non disporre delle competenze chiave per la transizione quali la gestione della filiera e della simbiosi industriale, l’analisi e gestione ambientale e l’eco-design. Tale carenza si estende anche alle competenze di governance e di cambiamento organizzativo, evidenziando la difficoltà delle PMI a strutturare funzioni interne in grado di coordinare in modo integrato la sostenibilità. Gli attori abilitanti: la rete come condizione di efficaciaPer far fronte alle carenze di risorse e competenze interne, il 63% delle imprese dichiara di aver già fatto ricorso a consulenti o società private, mentre solo il 11% ha collaborato con partner tecnologici e il 5% con università o cluster di impresa. Il giudizio complessivo sull’esperienza di supporto ricevuto da soggetti esterni è mediamente positivo (voto 4 su 5 nel 36% dei casi), ma disomogeneo.Guardando all’importanza strategica degli attori per la transizione circolare, partner tecnologici e consulenti privati sono percepiti come più strategici, mentre università e centri di ricerca, insieme agli enti di formazione, ottengono un giudizio di importanza medio-alta. E ancora, associazioni di categoria e cluster di impresa risultano riconosciuti ma non ancora determinanti e i finanziatori mantengono un ruolo percepito come secondario. LEGGI TUTTO

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    Bankitalia, lavoro da remoto post-Covid ha avuto un impatto trascurabile sulla produttività

    (Teleborsa) – Dopo il picco registrato durante la pandemia, il lavoro da casa è complessivamente diminuito, ma molte aziende hanno continuato a utilizzarlo. L’adozione è variata notevolmente a seconda dell’area geografica e del settore, mentre le caratteristiche aziendali preesistenti, come gli investimenti in tecnologie digitali, una maggiore percentuale di dipendenti donne e pratiche di gestione strutturate, hanno rappresentato fattori determinanti. Lo si legge in uno studio di Banca d’Italia sul lavoro a distanza, che analizza l’evoluzione nell’utilizzo di tale modalità organizzativa tra il 2019 e il 2023 e il suo impatto sulla produttività del lavoro e sulle sue componenti: il fatturato e l’input di lavoro.I ricercatori hanno scoperto che, in media, il lavoro da casa non ha né migliorato né ostacolato la produttività del lavoro. Ha avuto un impatto trascurabile sulla produzione aziendale (misurata in termini di fatturato o quantità), sull’input di lavoro (organico o ore lavorate) e non ha influenzato la composizione della forza lavoro, i profitti, i costi variabili o gli investimenti in tecnologie 4.0. “Ancora più importante, abbiamo scoperto una notevole eterogeneità tra le aziende – dicono gli autori Gaetano Basso, Davide Dottori e Sara Formai – Per un sottoinsieme di aziende, abbiamo rilevato guadagni di produttività derivanti dal passaggio al lavoro da remoto indotto dalla pandemia, come evidenziato dall’analisi dell’effetto di trattamento marginale per le aziende che presentano ex ante una minore resistenza all’adozione del lavoro da casa”.Secondo lo studio, le aziende che hanno beneficiato in termini di produttività del lavoro durante la pandemia continuano a utilizzare pratiche di lavoro da casa. Questi risultati suggeriscono quindi che le esperienze positive del lavoro da casa potrebbero aver attenuato le preoccupazioni ex ante al riguardo. Al contrario, le aziende che erano molto restie al lavoro da casa prima della pandemia hanno registrato effetti peggiori sulla produttività ed erano meno propense a continuare a utilizzare il lavoro da remoto dopo l’emergenza. “È interessante notare che queste aziende erano anche quelle con meno conoscenze sulle modalità di lavoro da casa, come evidenziato da previsioni meno accurate nell’uso futuro – viene sottolineato – Nel complesso, questi risultati suggeriscono che l’incertezza gioca un ruolo significativo nell’implementazione del lavoro da casa e che l’esperimento sociale di massa innescato dalla pandemia ha attenuato questi problemi solo per un sottoinsieme di aziende. Ciò evidenzia il ruolo dell’eterogeneità aziendale nell’adozione, nella persistenza e nell’impatto del lavoro da casa sulla produttività del lavoro”. LEGGI TUTTO

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    Banche, sindacati: ampliare accordo su rimborsi a donne vittime di violenza di genere

    (Teleborsa) – I sindacati dei bancari chiedono all’Associazione bancaria italiana (ABI) un incontro per il rinnovo del Protocollo d’intesa per favorire il rimborso dei crediti da parte delle donne vittima di violenza di genere, con diverse richieste di implementazione e miglioramento. Lo si legge in una lettera indirizzata a Ilaria Maria Dalla Riva (ABI) e firmata dai segretari generali Lando Sileoni (Fabi), Riccardo Colombani (First Cisl), Susy Esposito (Fisac), Fulvio Furlan (Uilca) e Emilio Contrasto (Unisin).Viene chiesta: l’applicazione del Protocollo a tutte le aziende associate ad ABI; la sospensione, oltre la quota capitale dei debiti prevista nel Protocollo in scadenza, anche della relativa maturazione di interessi; nell’ambito delle assunzioni effettuate dalle aziende, destinazione di una percentuale a donne vittime di violenza, inserite nei “percorsi di protezione”, o a figlie e figli di madri morte per femminicidio; definizione di formule di microcredito a favore di donne vittime di violenza, inserite nei “percorsi di protezione”, o a figlie e figli di madri morte per femminicidio per poter avviare progetti lavorativi. LEGGI TUTTO

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    CSG, ricavi 9 mesi balzano a 4,5 miliardi di euro. EBIT operativo adjusted +77%

    (Teleborsa) – Il gruppo ceco Czechoslovak Group (CSG), presente anche in Italia attraverso le controllate Fiocchi Munizioni e Armi Perazzi, ha realizzato ricavi pari a 4,49 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2025, con un aumento anno su anno dell’82,4%. L’EBIT operativo adjusted è aumentato del 77,1% a 1,10 miliardi di euro, mentre l’EBITDA operativo adjusted ha raggiunto 1,22 miliardi di euro. L’EBITDA margin operativo adjusted ammonta al 27,1%.”Le performance di CSG nel 2025 confermano la nostra importante traiettoria di crescita, riflettendo una domanda di mercato sostenuta e un’espansione strategica – ha commentato il CFO Zdenek Jurak – Nel terzo trimestre abbiamo completato diverse acquisizioni in Europa centrale, accelerato l’ingresso nel settore UAS e ampliato la nostra presenza nei mercati globali chiave. La nostra attenta gestione finanziaria e la strategia di espansione mirata stanno posizionando CSG tra le principali aziende europee del settore, con un ruolo di guida nella prossima era della difesa e delle tecnologie avanzate”.Il segmento Defence Systems ha registrato ricavi per 3,46 miliardi di euro e un EBITDA operativo adjusted di 1,03 miliardi di euro. La divisione Ammo+ ha raggiunto ricavi pari a 1,02 miliardi di euro e un EBITDA operativo adjusted di 168 milioni di euro. Le altre attività del Gruppo hanno generato ricavi per 79 milioni di euro e un EBITDA operativo adjusted di 22 milioni di euro.Nonostante la forte crescita e l’intensa attività di acquisizioni, l’indebitamento del Gruppo è rimasto su livelli sostenibili. Al 30 settembre 2025, il rapporto tra debito netto ed EBITDA operativo adjusted LTM era pari a 2,1x. LEGGI TUTTO