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    Rapporto Fao, allarme cibo per 258 milioni di persone: il numero più alto mai registrato

    (Teleborsa) – Il numero di persone che soffrono di insicurezza alimentare acuta e che necessitano urgentemente di assistenza alimentare, nutrizionale e di sostentamento è aumentato per il quarto anno consecutivo nel 2022, con oltre un quarto di miliardo di persone che soffrono la fame acuta e persone in sette paesi sull’orlo della fame. È quanto è emerso dall’ultimo Rapporto globale sulle crisi alimentari (GRFC). Il rapporto annuale, prodotto dal Food Security Information Network (FSIN), è stato lanciato oggi dal Global Network Against Food Crises (GNAFC) – un’alleanza internazionale delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea, delle agenzie governative e non governative, che lavora per affrontare insieme le crisi alimentari.Il rapporto rileva che circa 258 milioni di persone in 58 paesi hanno dovuto affrontare un’insicurezza alimentare acuta a livelli di crisi o peggiori nel 2022, in netto aumento rispetto ai 193 milioni di persone in 53 paesi e territori rilevati nel 2021. Questo è il numero più alto nei sette anni di storia del rapporto. Tuttavia, si evidenzia nel documento, gran parte di questa crescita riflette un aumento della popolazione analizzata. Nel 2022, la gravità dell’insicurezza alimentare acuta è aumentata al 22,7% (era dal 21,3% nel 2021) “ma rimane inaccettabilmente alta e sottolinea una tendenza al deterioramento dell’insicurezza alimentare acuta globale”.“Più di un quarto di miliardo di persone stanno ora affrontando livelli acuti di fame, e alcuni sono sull’orlo della fame. È inconcepibile”, ha scritto il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres nella prefazione del rapporto. “Questa settima edizione del Rapporto globale sulle crisi alimentari è una pungente accusa contro l’incapacità dell’umanità di compiere progressi verso l’Obiettivo di sviluppo sostenibile 2 per porre fine alla fame e raggiungere la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione per tutti”.Secondo il rapporto, oltre il 40 percento della popolazione nelle fasce con standard peggiori risiedeva in soli cinque paesi: Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, parti della Nigeria (21 stati e il Territorio della Capitale Federale – FCT ) e Yemen.”Mentre i conflitti e gli eventi meteorologici estremi continuano a causare insicurezza alimentare acuta e malnutrizione – si legge nella nota che ha presentato il rapporto –, anche le ricadute economiche della pandemia di ?OVID-19 e gli effetti a catena della guerra in Ucraina sono diventati i principali fattori di fame, in particolare nei paesi più poveri del mondo, principalmente a causa alla loro elevata dipendenza dalle importazioni di prodotti alimentari e agricoli e alla vulnerabilità agli shock globali dei prezzi alimentari”. LEGGI TUTTO

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    ITA Airways, Spohr: “Trattativa Lufthansa con governo italiano sulla buona strada”

    (Teleborsa) – Le trattative tra Lufthansa ed il governo italiano per ITA Airways sono “sulla buona strada”. E’ quanto afferma il Ceo della compagnia tedesca Casten Spohr nella lettera agli azionisti, pubblicata in anticipo dal Gruppo in vista della prossima assemblea che si terrà il 9 maggio a Monaco.”I nostri colloqui con il governo italiano sull’acquisizione di una partecipazione nella compagnia aerea italiana ITA sono sulla buona strada”, afferma Spohr, in un testo del tutto provvisorio in vista dell’assemblea e della scadenza dell’esclusiva il prossimo 12 maggio, che non tiene conto dell’eventualità che sia raggiunta l’intesa prima di quelle due date. “Con questo passo vogliamo rafforzare la nostra presenza in Europa. E guadagnare un altro mercato di grande attrattività per il nostro gruppo”, spiega il manager, sottolineando che “l’Italia è la terza economia più grande dell’UE ed anche il terzo principale mercato per la compagnia aerea. L’area metropolitana milanese inoltre è il terzo bacino d’utenza in Europa, dietro Londra e Parigi. La domanda è alta, sia per i viaggi d’affari che per i viaggi di piacere da e per l’Italia”. L’Italia – ha aggiunto Spohr – “è già il nostro più grande mercato estero dopo gli Stati Uniti”.Nel tentativo di fugare ogni dubbio sull’operazione e di prevenire domande scomode, il Ceo del Gruppo tedesco ha chiarito che “ITA non va confusa con l’ex Alitalia. La compagnia è stata fondata solo nel 2020. Con 3.900 dipendenti e 70 aeromobili, è molto ben posizionata su Roma e Milano”.”A seguito della conclusione di un contratto di acquisto e dell’approvazione da parte del Commissione Europea – ha detto il manager – vediamo buone prospettive per il successo di ITA quale parte del nostro gruppo. Allo stesso tempo, questo passo renderà ancor più internazionale il Gruppo Lufthansa”.”A nostro avviso, questo è necessario nella competizione globale”, rimarca Spohr, evidenziando “una grande dipendenza da un unico quadro normativo molto restrittivo o da uno solo mercato del lavoro ci farebbe rimanere indietro a livello globale”. LEGGI TUTTO

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    Decreto lavoro non convince i Sindacati: le ragioni della mobilitazione

    (Teleborsa) – Il decreto lavoro varato dal Governo nel Consiglio dei Ministri del primo maggio non piace ai sindacati che sono pronti alla mobilitazione. “È una mobilitazione importante lanciata da Cgil, Cisl e Uil, inizia sabato a Bologna, proseguirà a Milano e si concluderà a Napoli il 20 maggio, e credo che sia assolutamente importante perché quel decreto non va nella direzione di cui abbiamo bisogno”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, parlando con i giornalisti a margine di una iniziativa della Filcams Cgil a Firenze.”È un decreto che allarga la precarietà, estende i voucher, liberalizza i contratti a termine, mentre una delle ragioni dei bassi salari nel nostro paese è che c’è troppa precarietà. Una delle ragioni degli infortuni, delle malattie sul lavoro, delle morti sul lavoro è la troppa precarietà. è il sistema degli appalti libero che si è determinato in questi anni, e su questi temi il decreto va nella direzione opposta di quello che noi stiamo chiedendo, e di cui c’è bisogno”, ha sottolineato. “La questione salariale non si può affrontare una tantum, c’è bisogno di interventi strutturali, questo non lo è”, inoltre, ha aggiunto, “abbiamo chiesto anche il ripristino del cosiddetto drenaggio fiscale, perché se tu aumenti il lordo ma non metti mano al sistema di tasse che c’è oggi il mio netto è sempre più basso ed è mangiato due volte dall’inflazione. E poi c’è un tema di fondo: il governo non ha messo un euro per il rinnovo dei contratti pubblici, e per aumentare i salari tu devi rinnovare tutti i contratti, sia nei settori pubblici sia nei settori privati. Se il governo come datore di lavoro per primo non mette un euro per rinnovare i contratti pubblici, è un messaggio che viene dato anche alle categorie private che devono invece arrivare al rinnovo dei contratti” ha concluso Landini.”Noi siamo il paese che ha la precarietà più alta d’Europa, i salari più bassi d’Europa, ma i livelli di profitto più alti in assoluto. Il governo non affronta questi temi, e continua secondo noi a colpire una parte. Questo vuol dire non avere una visione, e vuol dire non essere in grado di affrontare e dare un futuro ai giovani che sono costretti in molti casi ad andarsene dal nostro paese”, prosegue Landini che chiede al Governo un maggior coinvolgimento. “La mobilitazione l’abbiamo decisa prima di questo decreto, perché sono mesi che il governo non sta discutendo con nessuno, e in questi quattro mesi ha trovato il tempo di convocarci domenica sera alle 19 per dirci che il giorno dopo faceva un decreto”. conclude. “Così non funziona, ma non perché non c’è rispetto del sindacato, bensì perché senza il contributo e la partecipazione di chi lavora questo paese non lo si cambia”. LEGGI TUTTO

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    USA, ADP: ad aprile 296 mila occupati in più, sopra le attese

    (Teleborsa) – Molto meglio del previsto l’andamento dei nuovi posti di lavoro nel settore privato statunitense ad aprile 2023. Gli occupati del settore privato hanno registrato infatti un aumento di 296 mila posti di lavoro, dopo i 142 mila del mese precedente (dato rivisto da un preliminare di 145 mila). Le attese dagli analisti indicavano un aumento di 148 mila unità. È quanto indica il report della Automated Data Processing (ADP), che ogni mese pubblica questo report sul mercato del lavoro sulla base dei dati aggregati pervenuti dal settore privato non agricolo. Tale report precede quello ufficiale del Dipartimento del Lavoro che verrà pubblicato venerdì prossimo, 5 maggio 2023.La crescita maggiore è quella del settore dei servizi (+229 mila), in particolare Leisure/hospitality (+154 mila) e Education/health services (+69 mila). Nel settore manifatturiero i posti di lavoro diminuiscono di 38 mila unità, mentre in quello delle costruzioni aumentano di 53 mila unità.A livello dimensionale, le piccole imprese hanno registrato un aumento degli occupati di 121 mila, mentre le imprese di medie dimensioni registrano un incremento di 122 mila e l’industria di grandi dimensioni una crescita di 47 mila.”Il rallentamento della crescita salariale fornisce il segnale più chiaro di ciò che sta accadendo nel mercato del lavoro in questo momento – ha dichiarato Nela Richardson, chief economist di ADP – I datori di lavoro stanno assumendo in modo aggressivo mentre tengono sotto controllo i guadagni salariali mentre i lavoratori escono dai margini. I nostri dati mostrano anche che meno persone stanno cambiando lavoro”.(Foto: Foto di Saulo Mohana su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Patto Stabilità, Meloni punge Bruxelles: “miope non considerare scenario cambiato”

    (Teleborsa) – Nei giorni scorsi la Commissione Europea ha presentato la sua proposta per la riforma del Patto di Stabilità e Crescita, ovvero le regole di governance economica dell’Ue. Invariati i valori di riferimento del 3% e del 60% del PIL per il deficit e il debito. Al termine del piano sulla spesa concordato da ciascuno Stato per il medio termine (4 anni) il rapporto tra debito pubblico e PIL dovrà essere più basso.Una proposta salutata senza troppo entusiasmo da Roma. Se infatti il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha definito la proposta legislativa di riforma della Commissione come “un passo avanti” che consentirà di non tornare al vecchio Patto, sospeso dall’inizio della pandemia grazie alla clausola di salvaguardia, non ha nascosto la delusione per la mancata regola della ‘golden rule’, per scomputare cioè dai conti gli investimenti strategici. “Noi avevamo chiesto con forza l’esclusione delle spese d’investimento, ivi incluse quelle tipiche del Pnrr digitale e green deal, dal calcolo delle spese obiettivo su cui si misura il rispetto dei parametri. Prendiamo atto che così non è”, aveva detto. Proprio in quest’ottica, sono arrivate anche le parole pronunciate ieri dalla Premier Meloni che ha incontrato il cancelliere federale della Repubblica d’Austria, Karl Nehammer. “Abbiamo parlato di come l’Europa debba lavorare per garantire la sicurezza anche in ambito economico. La pandemia e la guerra di aggressione russa hanno cambiato lo scenario e questo non può non essere tenuto in conto nel momento in cui andiamo a definire le nuove regole del patto di stabilità”, ha detto il Presidente del Consiglio. “Rispetto alla proposta – ha aggiunto – vista della commissione pensiamo non si possano non tenere in considerazione gli investimenti per questo, sarebbe una scelta miope” inoltre “parlare di transizione verde digitale e poi non tener conto degli investimenti”. “Con l’Austria è essenziale una collaborazione assidua sia quella bilaterale sia nel consesso europeo: spesso stessa linea, stessa visione. S’è creato un feeling del quale sono molto contenta. Soffriamo ambedue la forte pressione migratoria e intendiamo collaborare di più. Insieme abbiamo chiesto un cambio di paradigma a difesa dei confini esterni”, continua Meloni. “Ci sono questioni aperte, come il traffico pesante in Austria. Lavoriamo per una soluzione condivisa, e sono contenta delle aperture espressa dal Cancelliere”. “Le nostre relazioni commerciali sono in crescita. Intendiamo intensificare queste infrastrutture. Sul tema dell’energia dobbiamo guardare avanti”, ha concluso. “Ci legano il passato e il presente concernente anche l’alleanza contro la criminalità e l’immigrazione illegale, le persone che fanno sfruttamento” dei migranti “questo colpisce entrambi i Paesi: l’Italia” non può essere “sotto scacco” e “su questo serve portare avanti nuove misure, un nuovo paradigma” e “procedimenti analoghi a quelli della Danimarca, sia noi che l’Italia”, ha detto Nehammer al termine dell’incontro a Palazzo Chigi. “Grazie, sono contento che tu venga a Vienna”, ha concluso rivolgendosi a Meloni nell’ottica di rinsaldare ancora l’asse. LEGGI TUTTO

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    Riforma fiscale, Leo: “Ipotesi ridurre tasse su tredicesime dipendenti”

    (Teleborsa) – Una retribuzione straordinaria come ad esempio la tredicesima potrebbe essere assoggettata a una tassazione più bassa. Questa – ha spiegato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo in audizione alle commissioni riunite Finanze di Camera e Senato sulla riforma fiscale – è una delle ipotesi a cui sta lavorando il governo “per mettere più soldi nelle tasche degli italiani nell’ultimo mese dell’anno”. Nulla, tuttavia, è ancora deciso. “È una cosa che già c’è nella delega, dobbiamo sperimentare e vedere come costruirla. È tutto da valutare in base alle risorse” ha precisato il Viceministro. “Un’idea – ha proseguito Leo – potrebbe essere quella di detassare la tredicesima, dobbiamo trovare le compatibilità finanziarie. Però quello potrebbe essere un beneficio che viene dato ai lavoratori dipendenti in un momento delicato dell’anno. Questa è un’idea, vediamo se a fronte dell’idea si può fare una concretizzazione”. Extraprofitti – “Purtroppo il meccanismo degli extraprofitti basato sui flussi Iva non ha colto nel segno. Rispetto agli 11 miliardi attesi, ne abbiamo incassati solo 2,8. Quindi c’è un differenziale di 8. Questa forse è una preoccupazione e vedremo come e se va coperta” ha detto Leo. Non è invece, attualmente, allo studio l’ipotesi di una tassa sugli extraprofitti delle banche.Fringe benefit – I fringe benefit – ha detto il Viceministro – “oggi sono fermi a 258 euro, che sono le vecchie 500mila lire. Nel provvedimento di ieri, e questo pensiamo di fare in modo che questa cosa venga stabilizzata, abbiamo detto: se il datore dà dei fringe benefit, soprattutto per le bollette o altre emergenze, fino a 3mila euro, il lavoratore le deduce e ne ha un beneficio”. Flat Tax – “Non vogliamo prendere in giro nessuno. Dobbiamo avvicinarci entro fine legislatura alla flat tax” ha detto Leo.Cedolare secca – Per il settore dei redditi immobiliari – ha spiegato il Viceministro – “vorremmo introdurre una cedolare secca anche su immobili non abitativi, commerciali”.Taglio cuneo fiscale – “Il testo del decreto lavoro non lo abbiamo visto, ma penso che a questa cifra ci si possa arrivare – ha detto il viceministro dell’Economia rispondendo in audizione ad una domanda sul valore del nuovo taglio del cuneo di ulteriori 4 punti che il Mef ha stimato in circa 100 euro in media –. Faremo dei carotaggi con la Ragioneria generale dello Stato. Penso che sia una cifra verosimile”.Aliquote Irpef – “Il primo intervento, compatibilmente con le risorse che verranno reperite e recuperate, e trovando anche risorse con la prossima legge di bilancio, sarà di rimettere mano all’imposta sul reddito delle persone fisiche, l’Irpef, che presenta una serie di criticità: lo faremo ridisegnando tutto il percorso imposizione Irpef, lavorando su diverse categorie reddituali – ha detto Leo –. Faremo degli interventi già dal 2024 per portarci a tre scaglioni dai 4 attuali e tre aliquote”. Le risorse per ridurre l’Irpef possono essere trovate secondo il Viceministro sul fronte dei crediti di imposta. “La voce più rilevante e su cui si possono ottenere importanti risultati è quella dei crediti imposta: abbiamo 227 crediti di imposta, che cubano circa 36 miliardi. Su questi penso che si possa fare un intervento di pulizia, per fare in modo di mettere le risorse risparmiate a servizio della riduzione dell’Irpef. Ma – ha detto Leo – lo si farà compatibilmente con le risorse finanziarie”. Evasione fiscale – “Laddove c’è la cosiddetta evasione per necessità, si possono applicare sì le sanzioni amministrative ma non quelle penali – detto il viceministro dell’Economia –. Un intervento che tuttavia per evitare polemiche dobbiamo affidare alla sensibilità del parlamento”. Dati alla mano Leo ha affermato che l’anno scorso c’è stato un recupero di 20 miliardi per la lotta all’evasione. “L’amministrazione finanziaria – ha proseguito – sta facendo il suo dovere, ma qui il problema è che l’evasione è sempre alta dai 75 ai 100 miliardi. Se non si cambia verso non si va da nessuna parte: per questo bisogna andare a queste metodologie ex ante, concordato preventivo e cooperative compliance. L’amministrazione sta facendo il suo lavoro, egregiamente, ma la dobbiamo aiutare a cambiare meccanismi di accertamento”. Testi unici – I materiali previsti dalla delega per la riforma del fisco “sono testi unici e codice. Sui testi unici già ci stiamo lavorando e pensiamo in tempi rapidi, già all’inizio dell’anno, di poter avere a disposizione dei testi organici della materia su cui poi verranno calate le modifiche. Se facciamo già un’opera di riordino è già un passo avanti nel sistema tributario in vista poi di fare il codice tributario” ha detto Leo. Web Tax – “Sulla tassazione digitale noi oggi abbiamo la web tax che ci dà un gettito non molto significativo, 300 milioni. Ma non possiamo andare oltre quel meccanismo perché qui c’è un convitato di pietra in questa materia che sono altri paesi al di là dell’Atlantico, che ci invitano essere cauti perché se aumentiamo la web tax ci potrebbero essere delle ritorsioni sui dazi – ha detto il viceministro dell’Economia –. Quindi la strada che si deve perseguire è quella della global minimum tax che ora è prevista a livello europeo. C’è un altro filone allo studio. Il nostro obiettivo è muoverci con la massima cautela”. LEGGI TUTTO

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    Auto, MIT: ad aprile vola il mercato con 125.805 immatricolazioni (+29,21%)

    (Teleborsa) – Ad aprile 2023 sono state immatricolate 125.805 autovetture a fronte delle 97.365 iscrizioni registrate nello stesso mese dell’anno precedente, pari ad un aumento del 29,21%. I trasferimenti di proprietà sono stati 370.132 a fronte di 357.473 passaggi registrati ad aprile 2022, con un aumento del 3,54%. Il volume globale delle vendite mensili, pari a 495.937, ha interessato per il 25,37% vetture nuove e per il 74,63% vetture usate. Complessivamente, nei primi quattro mesi dell’anno, sono state vendute 552.850, pari al 26,89% in più dell’analogo periodo dell’anno scorso. Questi i dati comunicati oggi dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.Nel dettaglio il gruppo Stellantis ha immatricolato nel mese di aprile in Italia 42.791 auto, il 23,4% in più dello stesso mese del 2022. La quota è pari al 34,1% a fronte del 35,6%. Nei primi quattro mesi dell’anno le auto vendute da Stellantis sono 186.918, in crescita del 17,7% con la quota che scende dal 36,4% al 33,9%. Ad aprile nella top delle auto più vendute, al primo posto c’è Fiat Panda (7.367 unità), seguita da Fiat 500 (3.753), Lancia Ypsilon (3.720), Dacia Sandero (3.496), Fiat 500 X (2.772), Ford Puma (2.634), Peugeot 3008 (2.585), Volkswagen T-Roc (2.481), Peugeot 208 (2.259) e Jeep Renegade (2.198). Fra i costruttori Stellantis registra una quota di mercato del 34,1%, seguita da Volkswagen al 18,7%, Renault al 10%, Hyundai al 5,9%, Ford 5,9%, Bmw 5,1%”La situazione dl mercato italiano – sottolinea Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – è comunque allineata a quella del mercato dell’Unione Europea, con però una importante differenza nella composizione delle immatricolazioni. In tutta l’Unione cresce la quota delle auto elettriche che nei principali paesi è già da tempo a due cifre, mentre in Italia siamo ancora ben lontani da questa situazione. Il Governo ha dichiarato di voler rivedere il sistema degli incentivi in vigore che sta dando risultati molto modesti proprio per auto elettriche e dintorni, ma a tutt’oggi alle parole non sono ancora seguiti i fatti. E tra l’altro va segnalato che fra le intenzioni dichiarate dal Governo vi è anche quella di rifinanziare gli incentivi per l’acquisto di autovetture tradizionali (con emissioni comunque contenute) con l’obiettivo di accelerare la sostituzione del parco circolante italiano, che è il più vecchio d’Europa, con tutto quello che ne consegue i termini di sicurezza della circolazione di inquinamento. Sostituire le auto più vecchie con soluzioni verdi fa certamente bene all’ambiente – osserva Quagliano – ma fa bene all’ambiente e alla sicurezza della circolazione anche rottamare vetture ante Euro4 e sostituirle con nuove auto Euro6″.”C’è da augurarsi che si lavori fattivamente, in modo coordinato con tutti i soggetti coinvolti e con una strategia pragmatica,per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni al 2035 – afferma Michele Crisci, presidente dell’UNRAE cherappresenta in Italia le Case automobilistiche estere – .In questa ottica – aggiunge Crisci – continuiamo a sollecitare da tempo, siamo arrivati a maggio, e i dati dimostrano che gli incentivi all’acquisto di autovetture a basse emissioni non stanno funzionando: in aprile infatti la CO2 media è cresciuta del 2,9%. È urgente una loro riformulazione, con innalzamento dei tetti di prezzo e l’inclusione di tutte le persone giuridiche con bonus a importo pieno. Aspettiamo quindi una convocazione del Tavolo Automotive, di cui non si hanno più notizie, per lavorare di comune accordo verso obiettivi condivisi. Inoltre – prosegue Crisci – è necessario recuperare i ritardi accumulati sul fronte delle infrastrutture, accelerando l’installazione di colonnine di ricarica sia private che pubbliche, in particolare lungo le autostrade e strade statali, evitando la formazione di nuovi divari geografici all’interno del Paese e, anzi, andando a sanare quelli già esistenti”. Il presidente dell’UNRAE chiede pertanto di “accelerare l’emanazione delle norme previste dai decreti MASE e di quelle per l’acquisto e l’installazione di colonnine di ricarica da parte di privati e condomini, senza dimenticare una politica infrastrutturale ad ampio raggio e diorizzonte lungo anche per il rifornimento di idrogeno, in linea con la nuova direttiva AFIR”. Crisci ricorda anche che la discussione in Parlamento sul DDL Delega Fiscale “rappresenta l’opportunità attesa da tempo per rivedere la fiscalità per le auto aziendali in uso promiscuo, modulando la detraibilità Iva e deducibilità dei costi in base alle emissioni di CO2, con una parallela riduzione del periodo di ammortamento a tre anni, perché – conclude – le auto aziendali possono svolgere il ruolo di traino nella diffusione della mobilità a zero emissioni”.”Ad aprile 2023, il mercato auto italiano realizza la quarta crescita mensile consecutiva a doppia cifra (+29,2%) – afferma Paolo Scudieri, presidente di ANFIA – anche grazie al confronto con un aprile 2022 che aveva chiuso in forte calo(-33%) a causa dell’attesa dell’effettiva entrata in vigore delle misure di incentivazione. A proposito di effetto attesa, onde evitarlo nei prossimi mesi, chiediamo di accelerare la rimodulazione degli incentivi attualmente in vigore per l’acquisto di vetture a bassissime e zero emissioni e di provvedere alla riallocazione degli oltre 250 milioni di euro avanzati dall’ecobonus 2022 per l’incentivazione delle fasce 0-20, per supportare la ripresa e la crescita del mercato delle auto elettriche (BEV), anche aumentandone l’incentivo unitario, e 61-135 g/km di CO2. Alle buone performance del mercato di questo inizio 2023 ha probabilmente contribuito anche lo sblocco degli ordini rimasti inevasi nei mesi precedenti a causa dei rallentamenti nella catena di fornitura, per via della crisi dei microchip e delle materie prime”. LEGGI TUTTO

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    Tlc, Report I-Com-WINDTRE 2023: “Le semplificazioni funzionano ma 5 misure sono ancora insoddisfacenti”

    (Teleborsa) – Migliora l’impatto delle misure di semplificazione normativa a sostegno dello sviluppo infrastrutturale in Italia, ma permangono ostacoli alla realizzazione di nuove opere sui territori ed è ancora frequente il superamento dei termini previsti per legge per il rilascio delle autorizzazioni. Sono queste alcune delle evidenze più rilevanti dello studio “Da Nimby a Pimby: fare infrastrutture in Italia”, realizzato da I-Com, Istituto Italiano per la Competitività, e presentato nel corso nel corso della prima tavola rotonda del 2023 del Futur#Lab, il Laboratorio sull’innovazione progettato dal think tank in collaborazione con WINDTRE e realizzato in partnership con Join Group, Ericsson e Inwit. Il rapporto aggiorna la valutazione realizzata per la prima volta nel 2022 sull’impatto di 15 misure di semplificazione. Rispetto all’anno scorso, le misure prese in esame sono 13 (alcune innovazioni sono state nel frattempo superate o accorpate) e di queste 5 presentano ancora criticità (erano 9 nel rapporto 2022). Nel dettaglio, 3 provvedimenti su 6 nell’infrastrutturazione di rete fissa presentano ancora criticità irrisolte (in particolare, relative alle difficoltà di utilizzo delle microtrincee, alla conferenza dei servizi e al divieto di imporre ulteriori oneri). Per quanto concerne le norme indirizzate a semplificare l’infrastrutturazione di rete mobile le criticità riguardano adesso 2 innovazioni su 7 mentre altre due appaiono parzialmente risolte.Dalle risposte delle aziende alla survey condotta da I-Com emerge che la persistenza di criticità ancora irrisolte e di margini di progresso non riguardi la formulazione delle norme generali quanto piuttosto riguardo la loro applicazione e armonizzazione con quelle territoriali adottate dalle amministrazioni locali che a vario titolo sono coinvolte nelle procedure di autorizzazione. Questo riduce il potenziale beneficio degli interventi di semplificazione e allunga i tempi di realizzazione delle opere: la maggior parte degli operatori dichiara, infatti, il frequente superamento dei termini previsti per legge per il rilascio delle autorizzazioni. Tra le proposte per superare le criticità e garantire uniformità di applicazione della disciplina sull’intero territorio nazionale e favorire strumenti di cooperazione tra operatori ed enti locali, il rapporto suggerisce di intraprendere iniziative di formazione rivolte agli amministratori locali attraverso ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e UNCEM (Unione Comuni Comunità Enti Montani), nonché di realizzare un monitoraggio dei procedimenti autorizzativi aperti per le diverse infrastrutture e impianti, allo scopo di aumentare il livello di collaborazione inter-istituzionale e pubblico-privato, nonché la capacità delle singole amministrazioni, sia nazionali che locali. LEGGI TUTTO