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    Auto, MIT: ad aprile vola il mercato con 125.805 immatricolazioni (+29,21%)

    (Teleborsa) – Ad aprile 2023 sono state immatricolate 125.805 autovetture a fronte delle 97.365 iscrizioni registrate nello stesso mese dell’anno precedente, pari ad un aumento del 29,21%. I trasferimenti di proprietà sono stati 370.132 a fronte di 357.473 passaggi registrati ad aprile 2022, con un aumento del 3,54%. Il volume globale delle vendite mensili, pari a 495.937, ha interessato per il 25,37% vetture nuove e per il 74,63% vetture usate. Complessivamente, nei primi quattro mesi dell’anno, sono state vendute 552.850, pari al 26,89% in più dell’analogo periodo dell’anno scorso. Questi i dati comunicati oggi dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.Nel dettaglio il gruppo Stellantis ha immatricolato nel mese di aprile in Italia 42.791 auto, il 23,4% in più dello stesso mese del 2022. La quota è pari al 34,1% a fronte del 35,6%. Nei primi quattro mesi dell’anno le auto vendute da Stellantis sono 186.918, in crescita del 17,7% con la quota che scende dal 36,4% al 33,9%. Ad aprile nella top delle auto più vendute, al primo posto c’è Fiat Panda (7.367 unità), seguita da Fiat 500 (3.753), Lancia Ypsilon (3.720), Dacia Sandero (3.496), Fiat 500 X (2.772), Ford Puma (2.634), Peugeot 3008 (2.585), Volkswagen T-Roc (2.481), Peugeot 208 (2.259) e Jeep Renegade (2.198). Fra i costruttori Stellantis registra una quota di mercato del 34,1%, seguita da Volkswagen al 18,7%, Renault al 10%, Hyundai al 5,9%, Ford 5,9%, Bmw 5,1%”La situazione dl mercato italiano – sottolinea Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – è comunque allineata a quella del mercato dell’Unione Europea, con però una importante differenza nella composizione delle immatricolazioni. In tutta l’Unione cresce la quota delle auto elettriche che nei principali paesi è già da tempo a due cifre, mentre in Italia siamo ancora ben lontani da questa situazione. Il Governo ha dichiarato di voler rivedere il sistema degli incentivi in vigore che sta dando risultati molto modesti proprio per auto elettriche e dintorni, ma a tutt’oggi alle parole non sono ancora seguiti i fatti. E tra l’altro va segnalato che fra le intenzioni dichiarate dal Governo vi è anche quella di rifinanziare gli incentivi per l’acquisto di autovetture tradizionali (con emissioni comunque contenute) con l’obiettivo di accelerare la sostituzione del parco circolante italiano, che è il più vecchio d’Europa, con tutto quello che ne consegue i termini di sicurezza della circolazione di inquinamento. Sostituire le auto più vecchie con soluzioni verdi fa certamente bene all’ambiente – osserva Quagliano – ma fa bene all’ambiente e alla sicurezza della circolazione anche rottamare vetture ante Euro4 e sostituirle con nuove auto Euro6″.”C’è da augurarsi che si lavori fattivamente, in modo coordinato con tutti i soggetti coinvolti e con una strategia pragmatica,per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni al 2035 – afferma Michele Crisci, presidente dell’UNRAE cherappresenta in Italia le Case automobilistiche estere – .In questa ottica – aggiunge Crisci – continuiamo a sollecitare da tempo, siamo arrivati a maggio, e i dati dimostrano che gli incentivi all’acquisto di autovetture a basse emissioni non stanno funzionando: in aprile infatti la CO2 media è cresciuta del 2,9%. È urgente una loro riformulazione, con innalzamento dei tetti di prezzo e l’inclusione di tutte le persone giuridiche con bonus a importo pieno. Aspettiamo quindi una convocazione del Tavolo Automotive, di cui non si hanno più notizie, per lavorare di comune accordo verso obiettivi condivisi. Inoltre – prosegue Crisci – è necessario recuperare i ritardi accumulati sul fronte delle infrastrutture, accelerando l’installazione di colonnine di ricarica sia private che pubbliche, in particolare lungo le autostrade e strade statali, evitando la formazione di nuovi divari geografici all’interno del Paese e, anzi, andando a sanare quelli già esistenti”. Il presidente dell’UNRAE chiede pertanto di “accelerare l’emanazione delle norme previste dai decreti MASE e di quelle per l’acquisto e l’installazione di colonnine di ricarica da parte di privati e condomini, senza dimenticare una politica infrastrutturale ad ampio raggio e diorizzonte lungo anche per il rifornimento di idrogeno, in linea con la nuova direttiva AFIR”. Crisci ricorda anche che la discussione in Parlamento sul DDL Delega Fiscale “rappresenta l’opportunità attesa da tempo per rivedere la fiscalità per le auto aziendali in uso promiscuo, modulando la detraibilità Iva e deducibilità dei costi in base alle emissioni di CO2, con una parallela riduzione del periodo di ammortamento a tre anni, perché – conclude – le auto aziendali possono svolgere il ruolo di traino nella diffusione della mobilità a zero emissioni”.”Ad aprile 2023, il mercato auto italiano realizza la quarta crescita mensile consecutiva a doppia cifra (+29,2%) – afferma Paolo Scudieri, presidente di ANFIA – anche grazie al confronto con un aprile 2022 che aveva chiuso in forte calo(-33%) a causa dell’attesa dell’effettiva entrata in vigore delle misure di incentivazione. A proposito di effetto attesa, onde evitarlo nei prossimi mesi, chiediamo di accelerare la rimodulazione degli incentivi attualmente in vigore per l’acquisto di vetture a bassissime e zero emissioni e di provvedere alla riallocazione degli oltre 250 milioni di euro avanzati dall’ecobonus 2022 per l’incentivazione delle fasce 0-20, per supportare la ripresa e la crescita del mercato delle auto elettriche (BEV), anche aumentandone l’incentivo unitario, e 61-135 g/km di CO2. Alle buone performance del mercato di questo inizio 2023 ha probabilmente contribuito anche lo sblocco degli ordini rimasti inevasi nei mesi precedenti a causa dei rallentamenti nella catena di fornitura, per via della crisi dei microchip e delle materie prime”. LEGGI TUTTO

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    Tlc, Report I-Com-WINDTRE 2023: “Le semplificazioni funzionano ma 5 misure sono ancora insoddisfacenti”

    (Teleborsa) – Migliora l’impatto delle misure di semplificazione normativa a sostegno dello sviluppo infrastrutturale in Italia, ma permangono ostacoli alla realizzazione di nuove opere sui territori ed è ancora frequente il superamento dei termini previsti per legge per il rilascio delle autorizzazioni. Sono queste alcune delle evidenze più rilevanti dello studio “Da Nimby a Pimby: fare infrastrutture in Italia”, realizzato da I-Com, Istituto Italiano per la Competitività, e presentato nel corso nel corso della prima tavola rotonda del 2023 del Futur#Lab, il Laboratorio sull’innovazione progettato dal think tank in collaborazione con WINDTRE e realizzato in partnership con Join Group, Ericsson e Inwit. Il rapporto aggiorna la valutazione realizzata per la prima volta nel 2022 sull’impatto di 15 misure di semplificazione. Rispetto all’anno scorso, le misure prese in esame sono 13 (alcune innovazioni sono state nel frattempo superate o accorpate) e di queste 5 presentano ancora criticità (erano 9 nel rapporto 2022). Nel dettaglio, 3 provvedimenti su 6 nell’infrastrutturazione di rete fissa presentano ancora criticità irrisolte (in particolare, relative alle difficoltà di utilizzo delle microtrincee, alla conferenza dei servizi e al divieto di imporre ulteriori oneri). Per quanto concerne le norme indirizzate a semplificare l’infrastrutturazione di rete mobile le criticità riguardano adesso 2 innovazioni su 7 mentre altre due appaiono parzialmente risolte.Dalle risposte delle aziende alla survey condotta da I-Com emerge che la persistenza di criticità ancora irrisolte e di margini di progresso non riguardi la formulazione delle norme generali quanto piuttosto riguardo la loro applicazione e armonizzazione con quelle territoriali adottate dalle amministrazioni locali che a vario titolo sono coinvolte nelle procedure di autorizzazione. Questo riduce il potenziale beneficio degli interventi di semplificazione e allunga i tempi di realizzazione delle opere: la maggior parte degli operatori dichiara, infatti, il frequente superamento dei termini previsti per legge per il rilascio delle autorizzazioni. Tra le proposte per superare le criticità e garantire uniformità di applicazione della disciplina sull’intero territorio nazionale e favorire strumenti di cooperazione tra operatori ed enti locali, il rapporto suggerisce di intraprendere iniziative di formazione rivolte agli amministratori locali attraverso ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e UNCEM (Unione Comuni Comunità Enti Montani), nonché di realizzare un monitoraggio dei procedimenti autorizzativi aperti per le diverse infrastrutture e impianti, allo scopo di aumentare il livello di collaborazione inter-istituzionale e pubblico-privato, nonché la capacità delle singole amministrazioni, sia nazionali che locali. LEGGI TUTTO

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    Inflazione, Associazioni dei consumatori: “Governo intervenga per contrastare caro prezzi”

    (Teleborsa) – Dopo una breve tregua, il tasso di inflazione torna a crescere ad aprile: secondo le stime preliminari si attesta all’8,3%, con un aumento del +0,5% su base mensile. A spingere al rialzo il tasso di inflazione sono soprattutto i prezzi dei beni energetici non regolamentati. Dati, quelli pubblicati oggi dall’Istat, che mettono in allarme le associazioni dei consumatori. “Con l’inflazione a questi livelli le ricadute per le famiglie sono estremamente onerose: secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori pari a 2.473,40 euro annui a famiglia”. Sulla stessa linea il Codacons: “l’inflazione all’8,3% equivale ad una maggiore spesa pari a +2.428 euro annui per la famiglia tipo che sale a +3.144 euro per un nucleo con due figli, stangata causata dalla crescita ancora a ritmi sostenuti di voci come gli alimentari e il carrello della spesa, comparti che segnano rispettivamente +12,6% e +12,1% su base annua”. Preoccupazione è stata espressa anche da Assoutenti. “I numeri Istat dimostrano che in tema di prezzi e inflazione è ancora presto per cantare vittoria – spiega il presidente di Assoutenti Furio Truzzi –. Le dinamiche dei listini mostrano ancora incrementi pesanti per beni primari come gli alimentari, che ad aprile salgono del +12,6%: tradotto in soldoni, significa che una famiglia con due figli si ritrova a spendere +969 euro annui solo per il cibo. Temiamo che sull’andamento dei listini al dettaglio si stiano registrando speculazioni e anomalie, con alcuni beni che su base annua vedono incrementi a due cifre anche in assenza di rialzi delle materie prime, e senza alcuna ripercussione causata dalla guerra in Ucraina o dall’andamento delle bollette”.”Non dimentichiamo che tali aumenti non hanno un impatto uguale per tutti: pesano in misura maggiore per le famiglie meno abbienti. Un dato che – sottolinea Federconsumatori – non fa altro che aumentare le disuguaglianze, le ingiustizie e le difficoltà nel nostro Paese: in tal senso è urgente che il Governo affronti questa vera e propria emergenza, attraverso la definizione di politiche di contrasto alle disuguaglianze e di sostegno alle famiglie, soprattutto quelle con minore capacità di spesa. Queste ultime, infatti, sono ancora costrette a mettere in atto rinunce e sacrifici: secondo le rilevazioni dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori i cittadini continuano a ridurre i consumi di carne e pesce (-16,9%, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); a ricercare sempre più assiduamente offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 48% dei cittadini); ad effettuare acquisti presso i discount (+11,6%)”.”Siamo preoccupati dell’effetto dell’inflazione sull’andamento delle vendite, soprattutto di beni di largo consumo e ortofrutta. Le nostre imprese rimangono sotto pressione perché compresse tra l’aumento dei costi all’acquisto e le difficoltà derivanti dall’attuale livello dei prezzi al consumo. L’attuale debolezza dei volumi di consumo, che stagnano intorno al -5%, è un fattore di rischio per l’intero sistema agroalimentare italiano, rappresentato da numerose filiere di eccellenza, così come per le nostre imprese – ha commentato Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione –. Nel corso dell’ultimo anno le aziende del settore distributivo hanno messo in campo uno sforzo notevole per gradualizzare gli aumenti e per tutelare il potere di acquisto delle famiglie, sacrificando significativamente la propria redditività. Oggi questo sforzo non è ripetibile e le imprese sono sempre più impegnate a trovare soluzioni nell’offerta che rispondano alla necessità di coniugare convenienza e qualità a vantaggio dei clienti. È però evidente che occorre intervenire in una logica di sostegno ai consumi che passa necessariamente dal ristabilire un clima di fiducia e da un maggiore potere di acquisto delle famiglie”.”La ripresa dell’inflazione registrata nel mese di aprile, – rileva l’Ufficio Studi di Confcommercio – pur consolidando i timori di un percorso di rientro non privo di ostacoli e non immediato, non va letta con eccessivo allarme. Il dato italiano si inserisce, inoltre, in un contesto europeo in cui il rallentamento delle dinamiche inflazionistiche, seppure avviato, mostra analoghi elementi di difficoltà, con temporanee interruzioni e andamenti non omogenei tra paesi. Il permanere di tensioni sul versante energetico, soprattutto per quanto attiene alla componente non regolamentata, non deve far trascurare alcuni segnali che portano a guardare con fiducia alla possibilità di tornare, verso la fine dell’anno, su dinamiche dei prezzi al consumo meno espansive. Il cosiddetto carrello della spesa comincia a evidenziare tassi di variazione meno sostenuti, in linea con quanto rilevato per l’alimentare. Allo stesso tempo, l’inflazione di fondo segnala ad aprile una stabilizzazione della variazione tendenziale, dato che potrebbe sottintendere come, al di là di episodici aumenti, le tensioni interne al sistema si stanno lentamente raffreddando. È comunque evidente come il prolungamento nel tempo di dinamiche inflazionistiche elevate rappresenta un elemento d’incertezza per le possibilità di consolidare i segnali di recupero dell’economia emersi nel primo trimestre del 2023″.”Non è ancora tempo per dichiararsi fuori pericolo: il dato odierno dell’Istat, anticipatore dell’inflazione di aprile, evidenzia infatti che l’indice registra un aumento rispetto ad aprile dello scorso anno (8,3%) e superiore a quanto registrato a marzo (7,6%) ed il principale fattore alla base dell’incremento è, ancora una volta, l’aumento dei prezzi dei beni energetici non regolamentati – commenta l’Ufficio economico Confesercenti –. Non si deve, dunque, abbassare la guardia: l’inflazione per ora acquisita è pari al 5,4% mentre quella di fondo, al netto dei soli energetici, resta ferma al 6,4%. Livelli ancora preoccupanti, che prefigurano una nuova rilevante erosione del potere d’acquisto delle famiglie, che già hanno registrato 12 miliardi in meno lo scorso anno ed hanno portato a livelli mai visti (5%) la propensione al risparmio. L’inflazione energetica – sottolinea Confesercenti – ha pesato e continua ad incidere sul potere d’acquisto delle famiglie e dunque sulla crescita dei consumi. In questo senso, il taglio del cuneo fiscale del Governo contenuto nel decreto lavoro è un intervento certamente positivo, volto a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e la nostra economia in una fase delicata. L’impatto positivo, però, rischia di essere fortemente ridotto da un ritorno all’aumento delle tariffe energetiche. Per questo, riteniamo opportuna e necessaria anche una misura di detassazione dei futuri aumenti contrattuali riferiti ai CCNL comparativamente più rappresentativi, per sostenere con più vigore i consumi e quindi, l’occupazione e la crescita del Paese: si genererebbero 2,9 miliardi di consumi aggiuntivi”.”In controtendenza i prezzi degli alimentari rallentano la loro crescita che è pari in media al +12,3% ma scende al +7,9% per i vegetali freschi – evidenzia Coldiretti –. A pesare è la stagnazione dei consumi con il taglio delle quantità acquistate nel carrello che si riflette sull’intera filiera dove si registrano situazioni di difficoltà nei campi dove i ricavi spesso non coprono i costi di produzione. I prezzi al dettaglio degli alimentari lavorati – sottolinea la Coldiretti – passano da +15,3% di marzo a +14,7% di aprile mentre quelli non lavorati da +9,1% a +8,4%. Per difendersi dagli aumenti 8 italiani su 10 (81%) hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, secondo l’analisi Coldiretti/Censis che evidenzia come siano cambiati anche i luoghi della spesa. Infatti il 72% degli italiani si reca e fa acquisti low cost nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione. Le famiglie infatti vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. Le difficoltà si estendono dalle tavole dei consumatori alle imprese per le quali si sono registrati nell’anno di guerra aumenti dei costi dal vetro alle etichette, dal cartone ai barattoli di banda stagnata, dai mangimi al gasolio, secondo l’analisi Coldiretti che evidenzia come nelle campagne a pesare sono anche le condizioni climatiche con siccità e maltempo che si abbattono sui raccolti”. In tale scenario le associazioni dei consumatori rivolgono un appello al governo. “Per salvare la spesa degli italiani e difendere la sovranità alimentare del Paese è necessario – afferma Coldiretti – aumentare i fondi destinati ai contratti di filiera per soddisfare gli investimenti proposti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura nell’ambito del Pnrr”. “?È necessario adottare misure tempestive per invertire questo andamento, avviando – evidenzia Federconsumatori – interventi mirati al sostegno dei redditi e del potere di acquisto delle famiglie. Il taglio del cuneo fiscale va in questa direzione, ma sarebbe necessario renderlo strutturale: limitare l’intervento a solo 5 mesi è insufficiente e rappresenta l’ennesima misura spot. Anche sul fronte dell’energia sarebbe necessario ripristinare la sterilizzazione degli oneri di sistema sulla bolletta elettrica, eliminata prematuramente. Le risorse necessarie per tali operazioni possono e devono essere reperite attraverso il potenziamento della lotta ai fenomeni speculativi, all’evasione e all’elusione fiscale, disponendo anche un aumento della tassazione su extraprofitti (non solo in campo energetico) e rendite finanziarie”. “L’emergenza prezzi – rileva il presidente del Codacons Carlo Rienzi – non è affatto superata, e il Governo farebbe bene ad intervenire con misure concrete per calmierare i listini, a partire dal taglio dell’Iva su alimentari e generi di prima necessità”. “Chiediamo al Governo di studiare, al pari di quanto fatto in tema di lavoro, – è l’appello di Assoutenti – un apposito decreto anti-inflazione, contenente misure specifiche volte a contrastare il caro-prezzi, dal rafforzamento del Garante dei prezzi e della commissione di allerta rapida sui prezzi all’inasprimento delle sanzioni contro gli speculatori, fino ad arrivare ad un azzeramento dell’Iva sui generi di prima necessità”. (Foto: © Bred2k8 / Dreamstime) LEGGI TUTTO

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    Mediocredito Centrale, Francesco Minotti nominato amministratore delegato

    (Teleborsa) – Il neo-eletto consiglio di amministrazione di Mediocredito Centrale ha nominato Francesco Minotti amministratore delegato. Mediocredito Centrale è controllato da Invitalia e controlla a sua volta la Banca Popolare di Bari e la Cassa di Risparmio di Orvieto.Il CdA è composto da: Ferruccio Ferranti, presidente; Francesco Minotti, amministratore delegato; Stefano Bertollini, consigliere; Alessandra Bianchi, consigliere; Carmela D’Amato, consigliere; Andrea Messuti, consigliere; Leonarda Sansone, consigliere.(Foto: © rawpixel) LEGGI TUTTO

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    Interoperabilità europea dei dati: il gruppo FS aderisce a Gaia-X

    (Teleborsa) – Da più parti definiti come “l’oro del ventunesimo secolo”, i dati e la loro gestione sono una risorsa indispensabile per le aziende che vogliono conoscere al meglio il contesto in cui agiscono e operare perciò scelte di business efficaci. Per questo il Gruppo FS ha deciso di aderire a Gaia-X, associazione che intende favorire la promozione di un’infrastruttura federata di dati a livello europeo, finalizzata allo sviluppo della data economy nel Continente. Un’adesione che permetterà al Gruppo guidato da Luigi Ferraris di ottimizzare il suo impegno nell’offerta di servizi di mobilità sempre più basati sui dati. Questo grazie al fatto che Gaia-X facilita gli scambi di informazioni tra aziende, enti di ricerca ed enti pubblici, nel rispetto dei principi europei e, in particolare, della privacy e della proprietà dei propri dati. L’architettura di Gaia-X – spiega il Gruppo FS in una nota – si basa sui principi chiave di federazione, consenso distribuito, decentralizzazione, e regolazione tramite automazione, per questo chi aderisce al suo framework si impegna per definire regole comuni per il trattamento dei dati all’interno dell’Unione Europea, elaborare standard comuni per operatori e utenti comunitari, in modo da poter dialogare in maniera omogenea con i grandi player extra-comunitari e promuovere i fattori che garantiscano l’indipendenza e l’autonomia rispetto a giurisdizioni straniere. Il Gruppo FS, quindi, supporterà attivamente la costruzione dell’infrastruttura federata dei dati garantendo l’interoperabilità, la trasparenza e la tracciabilità dei servizi. L’obiettivo è garantire la massima integrazione tra le informazioni sulle medesime tematiche a livello europeo permettendo la costruzione dei cosiddetti “vertical ecosystem” che hanno l’obiettivo di condividere la conoscenza dei Data Spaces, offrendo ai membri di Gaia-X l’opportunità di fare rete, collaborare e identificare standard aperti relativi a settori specifici. In questo modo il Gruppo FS avrà modo di valutare ed interagire con i diversi attori del settore della mobilità e potrà essere attore principale nella costruzione della cosiddetta Mobility-As-A-Service multimodale ed integrata tra i vari sistemi di trasporto a livello europeo. Ferrovie dello Stato ha aderito ai data spaces Mobilità, Industria 4.0, Energia e Logistica, Turismo. Un data space è un ambiente in cui le informazioni sono certificate, arricchite, migliorate e condivise attraverso la cooperazione di soggetti che svolgono ruoli differenti ma sono ugualmente interessati a valorizzare i propri patrimoni informativi. In un “data space”, gli attori della stessa “catena del valore” (ad esempio, fornitori e produttori nella supply chain, gestori di trasporti pubblici e privati in una smart city, ospedali e laboratori in ambito sanitario) possono creare vere e proprie “federazioni”, per condividere dati in maniera semplice e quanto più possibile automatizzata. Gli spazi di dati, infatti, consentono di migliorare i servizi di ogni singolo fornitore, di estendere le soluzioni esistenti grazie alle informazioni aggiuntive che derivano dagli scambi digitali, ma anche di combinare le proposte già esistenti, favorendo la cooperazione tra i principali player. LEGGI TUTTO

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    Fondazione MPS, utile di 9,1 milioni di euro nel 2022

    (Teleborsa) – La Deputazione Generale della Fondazione Monte dei Paschi di Siena ha approvato all’unanimità il bilancio di esercizio 2022, che presenta un risultato economico positivo di 9,1 milioni di euro. La fondazione bancaria parla di “un risultato estremamente positivo, caratterizzato soprattutto dal buon andamento della gestione corrente in un periodo molto difficile di elevata volatilità dei mercati finanziari”.Il patrimonio netto contabile si attesta a circa 569,1 milioni di euro, in aumento di 5,3 milioni di euro sul 2021 (+1%). Da fine 2017 al 2022 il patrimonio netto è aumentato complessivamente di 134,8 milioni di euro (+31%). L’attivo finanziario è pari a 623,3 milioni di euro, pari all‘88,3% dell’attivo totale.Fondazione MPS sottolinea come nel corso dell’esercizio 2022 sia stato “ulteriormente sviluppato l’intenso percorso di rimodulazione e riallocazione degli investimenti, già avviato a partire dai primi mesi del 2019, volto a definire un portafoglio diversificato, in grado di generare flussi finanziari annuali e, per quanto possibile, costanti nel tempo, nell’ottica di stabilizzare la redditività del patrimonio”. In tale ambito, “l’elevato ammontare di risorse investite in strumenti liquidi e liquidabili determina una situazione di evidente equilibrio finanziario da parte della Fondazione”, viene evidenziato.Per quanto concerne i ricavi, si registrano proventi complessivi pari a 13,1 milioni di euro (in diminuzione sul 2021 quando erano pari a 187,49 milioni di euro, soprattutto in virtù degli ingenti proventi derivanti dalla conclusione delle controversie legali pari a circa 174 milioni di euro). I proventi legati alla gestione finanziaria sono pari a circa 11 milioni di euro.Sono state assegnate risorse complessive per oltre 17,12 milioni di euro (+39% rispetto ai 12,3 milioni di euro del 2021 e quadruplicate rispetto ai 4,4 milioni di euro del 2019). LEGGI TUTTO

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    USA, a marzo calo oltre le attese delle offerte di posti di lavoro

    (Teleborsa) – Il numero di offerte di lavoro negli Stati Uniti è sceso a 9,59 milioni nell’ultimo giorno lavorativo di marzo 2023, in calo dai 9,97 milioni del mese precedente e inferiore ai 9,77 milioni attesi dagli analisti. È quanto rilevato dal Report JOLTS dell’U.S. Bureau of Labor Statistics americano, che misura le posizioni di lavoro aperte (Job Openings) e altre metriche del mercato del lavoro.A marzo, le offerte di lavoro sono diminuite nei trasporti, magazzini e utilities (-144.000), ma sono aumentate nei servizi educativi (+28.000).Nel corso del mese, il numero di assunzioni e le uscite totali sono cambiate poco, rispettivamente a 6,1 milioni e 5,9 milioni. All’interno delle uscite, poco mosse le dimissioni (3,9 milioni), mentre aumentano i licenziamenti (1,8 milioni).(Foto: elleaon | 123RF) LEGGI TUTTO

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    USA, ordini industria marzo +0,9%

    (Teleborsa) – Aumentano meno delle attese gli ordini all’industria statunitensi. Secondo il Department of Commerce del Bureau of the Census, nel mese di marzo 2023 gli ordini hanno evidenziato una variazione positiva dello 0,9% dopo il -1,1% registrato nel mese precedente (rivisto da un preliminare di -0,7%) e contro il +1,1% stimato dal consensus.Al netto del settore dei trasporti, gli ordini sono scesi dello 0,7% dal -0,7% precedente, mentre al netto del settore difesa sono aumentati dell’1% (-1% nel mese precedente). LEGGI TUTTO