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    UniCredit rende disponibile ai propri clienti Wealth professionali il fondo ECRED di Blackstone

    (Teleborsa) – UniCredit annuncia l’avvio della distribuzione del fondo Blackstone ECRED (European Private Credit Fund) ai clienti Wealth di UniCredit in Italia. Blackstone è uno dei maggiori asset manager al mondo nei mercati privati ed ECRED è un fondo di investimento alternativo aperto semi-liquido a gestione attiva focalizzato sul credito societario. Fornisce l’accesso al credito dai mercati privati offrendo all’investitore la flessibilità di liquidare l’investimento. Le sottoscrizioni e i rimborsi delle quote avvengono mensilmente, così come le distribuzioni previste.ECRED è stato concepito per offrire agli investitori più sofisticati l’accesso a soluzioni di credito privato che di solito sono dedicate solo agli investitori istituzionali. Il fondo cercherà di costruire un portafoglio diversificato di prestiti a tasso prevalentemente variabile di origine privata e negoziati. I clienti professionali serviti dalla rete di Wealth Management di UniCredit in Italia potranno sottoscrivere ECRED a partire dal 19 giugno 2023.Andrea Valeri, Presidente di Blackstone Italia e Senior Managing Director di Blackstone Credit, ha dichiarato: “Nell’attuale contesto, il credito privato è diventato una delle strategie più interessanti per gli investitori individuali. Siamo entusiasti di aprire questa nuova strategia ai clienti Wealth di UniCredit. Possiamo offrire agli investitori l’accesso all’impareggiabile piattaforma, all’esperienza e alla scala di Blackstone Credit, uno dei maggiori gestori di credito al mondo”.Rashmi Madan, Head of EMEA di Blackstone Private Wealth Solutions, ha aggiunto: “Questa è una pietra miliare significativa per noi che continuiamo a far crescere la nostra presenza in Italia per offrire soluzioni istituzionali di qualità a investitori individuali idonei. Il track record di successo di Blackstone Credit indica il potenziale delle strategie del mercato privato per integrare i portafogli esistenti degli investitori”.Renato Miraglia, Head of Wealth Management di UniCredit Italia, ha dichiarato: “In questo contesto di mercato caratterizzato da inflazione e tassi di interesse elevati, introdurre strategie di investimento meno correlate alla volatilità presente nei mercati pubblici e costruite per cogliere le opportunità dell’economia reale, soprattutto in Europa, è un elemento importante. Il veicolo di Blackstone risponde a queste esigenze e ci permette di ampliare la nostra offerta di soluzioni di investimento nei mercati privati. Il nostro obiettivo è quello di aumentare progressivamente l’attenzione in termini di asset allocation, servizi e consulenza con soluzioni mirate a gestire responsabilmente i patrimoni dei clienti e a creare valore”. LEGGI TUTTO

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    ASPI, Tomasi: “Pronta la svolta della gomma. Focus su energia e digitale”

    (Teleborsa) – L’Ad di Autostrade per l’Italia Roberto Tomasi rilancia il tema degli investimenti in innovazione energetica e digitale, necessari per adeguare la rete di trasporto alle nuove esigenze della mobilità. Il manager è infatti convinto che l’autostrada “non potrà mai essere abbandonata come infrastruttura”, specie in un Paese come l’Italia dove il 90% delle merci e l’80% delle persone viaggia su gomma. Intervistato in occasione del 145/mo anno di attività de Il Messaggero, Tomasi ha parlato di una “svolta della gomma” ed anticipato l’arrivo a luglio di un libro verde, “per mettere nero su bianco i possibili divari nel percorso di infrastrutturazione”.L’Ad di ASPI ha ricordato infatti che ci si muove verso l’uso di diverse fonti energetiche e tecnologie: elettrico, bocarburanti e idrogeno “che avrà più penetrazione ma sarà più lenta”.Guardando al futuro ha parlato di gestione “efficace” dell’energia e digitalizzazione, ricordando che i sistemi ci controllo del traffico consentono di rendere più efficienti gli spostamenti.Tomasi ha risposto ad una domanda sul Ponte di Genova parlando di “responsabilità” e della necessità di “agire in velocità”. Il manager ha poi sottolineato che con l’Emilia-Romagna “si è aperta una nuova pagina”, in quanto “il sistema autostradale è stato l’ultimo a cedere” nonostante l’aumento del livello dell’acqua e 14 fiumi in esondazione “in interferenza con le autostrade”. LEGGI TUTTO

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    IBM amplia partnership con Adobe per soluzioni basate su generative AI

    (Teleborsa) – IBM, colosso statunitense dell’informatica e del cloud, ha annunciato l’intenzione di espandere la sua partnership di lunga data con Adobe, software house statunitense quotata al Nasdaq, per aiutare i brand ad accelerare con successo le catene di fornitura dei contenuti attraverso l’implementazione dell’intelligenza artificiale di nuova generazione, inclusi i servizi Adobe Sensei GenAI e Adobe Firefly (la famiglia Adobe di modelli creativi di generative AI).”Stiamo assistendo a uno slancio incredibile nell’adozione dell’AI mentre sempre più brand si rivolgono all’intelligenza artificiale generativa per creare esperienze cliente senza soluzione di continuità e altamente personalizzate per guidare la crescita e migliorare la produttività”, ha dichiarato Matt Candy, global managing partner, IBM iX Customer & Experience Transformation, IBM Consulting.”Espandendo la nostra partnership strategica con Adobe, possiamo aiutare i professionisti del marketing a progettare in modo più efficace esperienze basate sull’intelligenza artificiale, stabilendo allo stesso tempo protezioni adeguate, in modo che l’intelligenza artificiale sia basata su principi di fiducia e trasparenza per promuovere la coerenza e l’integrità del marchio”, ha aggiunto.(Foto: Foto di Glenn Carstens-Peters su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    BTP Green 2022, Mef: “Interventi su energia, ricerca e ambiente”

    (Teleborsa) – Realizzazione di progetti per favorire l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili, interventi di ammodernamento e sostenibilità nei trasporti, ricerca su sostenibilità ambientale, interventi a tutela dell’ambiente e della diversità biologica, prevenzione e controllo dell’inquinamento ed economia circolare. Queste le spese selezionate nel bilancio dello Stato e finanziate con le emissioni 2022 del BTP Green, per un valore complessivo di 8 miliardi di euro secondo quanto emerge dal “Rapporto 2023 su Allocazione e Impatto – BTP Green”.Il documento, pubblicato dal Ministero dell’economia e delle finanze, illustra il quadro di assegnazione delle risorse sui programmi di spesa pubblica e i progetti coerenti con le finalità dei titoli di Stato green. Fornisce inoltre un’analisi dettagliata delle tipologie di spesa (agevolazioni fiscali, spese in conto capitale e spese correnti), nonché la loro ripartizione temporale nel quadriennio 2019-2022.In particolare, spiega il Mef, nel periodo considerato, gli interventi nella categoria dell’efficienza energetica costituiscono la principale voce di finanziamento rappresentando il 47,5% del totale. A seguire, quella riguardante i trasporti a cui è destinata una quota pari al 33%, riconducibile a investimenti in conto capitale (infrastrutture ferroviarie, elettrificazioni di tratte ferroviarie, realizzazione di nuove tratte di AV/AC, realizzazione di metropolitane) e a contributi di sostegno alla mobilità ferroviaria di persone e merci. Alla tutela dell’ambiente e della diversità biologica è destinata invece una quota pari al 10,9%, dove le aree marine protette, i parchi nazionali e le riserve naturali statali risultano i principali beneficiari dei finanziamenti. Alla ricerca sono destinate il 5,1% delle risorse, mentre le misure di prevenzione e controllo dell’inquinamento ed economia circolare nonché l’incentivazione per la produzione di energia da fonti rinnovabili rappresentano, rispettivamente il 2,9% e lo 0,7% della spesa rendicontata nel quadriennio 2019-2022. LEGGI TUTTO

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    Inflazione, Associazioni dei consumatori: “Calo al 7,6% ma percorso rientro è ancora lungo”

    (Teleborsa) – Secondo i dati definitivi di maggio resi noti oggi dall’Istat, l’inflazione annua scende al 7,6%, dall’8,2% del mese precedente. Un dato accolto positivamente dalle associazioni dei consumatori secondo le quali, tuttavia, il percorso di rientro è ancora lungo e disseminato di ostacoli. “La conferma del dato sulla crescita dei prezzi a maggio, diffuso oggi dall’Istat, ribadisce che il percorso di rientro dell’inflazione è lento: secondo le nostre stime quest’anno si dovrebbe registrare un 5,7% e si dovrebbe arrivare ad un livello prossimo al 2% solo nel 2026 – evidenzia l’Ufficio economico Confesercenti –. Continua, pertanto, l’erosione del reddito disponibile (stimiamo il 16% tra il 2022 ed il 2025) e questo avrà un impatto anche sulla ripresa dei consumi, che rallenta anch’essa: nel 2025 dovrebbero mancare ancora 18 miliardi rispetto ai livelli pre-pandemia. Per il settore del commercio, il rialzo dei prezzi comporta una ulteriore criticità legata ad un possibile effetto di minori consumi: c’è il rischio che entro il 2023 chiudano altre 73mila imprese del commercio. L’urgenza è di salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie che stanno ancora attingendo, dove possibile, alla riserva di risparmi per mantenere livelli di consumo stabili, ma che potrebbero decidere di effettuare ulteriori selezioni, visto che già le spese obbligate guidate dai prezzi degli energetici e, ad esempio, il pagamento di interessi crescenti sui mutui (ancora ieri la BCE ha deciso un ulteriore aumento) stanno spostando risorse verso voci incomprimibili”. “I dati sull’inflazione di maggio dimostrano come qualcosa si muova sul fronte dei prezzi, e attestano i primi risultati positivi delle attività avviate dal Mimit in collaborazione con Mister Prezzi e Commissione di allerta rapida per la verifica dell’andamento dei listini” commenta Assoutenti. “Nonostante in alcuni settori i prezzi rimangano elevati, il trend ha invertito la rotta e finalmente i listini tornano a scendere – spiega il presidente di Assoutenti Furio Truzzi –. Il caso più lampante è quello della pasta: dopo i forti rincari registrati negli scorsi mesi, le accuse di speculazioni e la minaccia di sciopero lanciata da Assoutenti, i listini della pasta fresca e secca frenano la loro corsa e crescono a maggio del +12,8%, contro il +19,5% di febbraio e addirittura il +22% dello scorso dicembre. Stiamo vincendo una battaglia, ma non la guerra, che sul fronte dei prezzi al dettaglio appare purtroppo ancora lunga – prosegue Truzzi – Per tale motivo, e a fronte della discesa dei listini, abbiamo deciso di sospendere l’annunciato sciopero della pasta, ma al tempo stesso chiediamo la definizione di un paniere di beni ‘salva-spesa’, da vendere sul territorio a prezzi calmierati in accordo con Gdo, produttori ed enti locali, in modo da sostenere le famiglie meno abbienti e incentivare i consumi”.Nell’attuale scenario per Federconsumatori e CNA è necessario un intervento del governo. Il rallentamento dell’inflazione, “è dovuto soprattutto alla misurata diminuzione dei prezzi dei beni energetici. Una dinamica – sottolinea Federconsumatori – che non ci convince ancora del tutto, dal momento che, a nostro avviso, i prezzi dovrebbero diminuire molto di più di quanto non stia avvenendo. Che si voglia chiamare excluseflaction o inflazione da ingordigia, rimane il fatto che i cittadini pagano prezzi ancora eccessivamente cari, alimentando il sospetto che forti dinamiche speculative siano ancora in atto. Secondo un recente studio dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori sui prezzi di un paniere di 30 prodotti fondamentali è emerso che, a fronte di un tasso di inflazione del 7,6%, i prezzi dei prodotti essenziali sono aumentati mediamente del doppio, cioè del 14% (prendendo a riferimento i prezzi applicati a giugno 2022 e quelli di giugno 2023). Una dinamica allarmante, che in molti casi diverge dall’andamento registrato dai costi delle materie prime. Con l’inflazione a questi livelli, le ricadute per le famiglie sono comunque estremamente onerose: secondo le stime dell’O.N.F. pari a 2.264,80 euro annui a famiglia. Aumenti che non hanno lo stesso impatto per tutti: pesano molto di più per le famiglie meno abbienti. È necessario, pertanto, che il Governo operi un cambio di rotta importante e deciso”.” Il calo dell’inflazione di maggio al 7,6%, lo stesso livello di marzo dopo la crescita di aprile, non permette di esultare. Tanto più in quanto l’aumento dei prezzi in Italia rimane sensibilmente più elevato del +6,1% registrato nell’Eurozona. Dopo una veloce crescita, l’arretramento è sicuramente lento in tutta Europa” commenta la CNA che chiede alla politica italiana e all’Ue “interventi in grado di raffreddare i prezzi, prima di tutto contrastando la speculazione”. “L’inflazione elevata, infatti, – spiega la CNA – può avere conseguenze pericolose sull’andamento dell’economia, a cominciare dal calo del potere di acquisto e dalle sue conseguenze sulla domanda interna. È l’inflazione che non scende il motivo addotto dalla Banca centrale europea per incrementare i tassi di interesse. Il combinato disposto di prezzi alti e costo del denaro in crescita può trasformarsi in un’autentica ‘tagliola’ per famiglie e imprese. La dinamica dei prezzi rimane influenzata in particolare dall’andamento dei prodotti energetici. È necessario intervenire quindi sui mercati, europei in particolare, che determinano i corsi delle materie prime, sviluppando una effettiva concorrenza. Così come un problema di concorrenza va risolto in Italia nei servizi pubblici”. CNA è preoccupata, inoltre per le conseguenze che l’inflazione alta può avere sul rinnovo dei contratti collettivi di lavoro. “L’incremento dei prezzi non corrisponde alla crescita di valore aggiunto da distribuire anche per l’annoso calo di produttività del sistema, dovuto perlopiù alla carenza delle infrastrutture, materiali e immateriali, e alla scarsa competitività dei servizi pubblici. Di conseguenza, – conclude la CNA – la perdita di potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti non può essere compensata e questo potrebbe creare tensioni sociali di cui l’Italia non ha certo bisogno”. Per il Codacons il calo dell’inflazione è solo “un effetto ottico”. “L’inflazione scende solo grazie al rallentamento dei beni energetici, con quelli non regolamentati che a maggio frenano dal +26,6% al +20,3% – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. Un effetto ottico, dunque, che altera il dato sull’inflazione, dimostrato dall’andamento degli altri comparti: i prezzi degli alimentari rimangono a livelli sostenuti (+11,8%), al pari del carrello della spesa (+11,2%), impattando sulle tasche delle famiglie”. In base ai calcoli del Codacons, infatti, l’inflazione al 7,6% si traduce in una maggiore spesa su base annua pari a +2.879 per un nucleo con due figli, +2.223 la famiglia tipo. Solo per mangiare, un nucleo spende in media 907 euro in più, a parità di consumi. “I numeri dell’Istat – conclude Rienzi – non possono rassicurare gli italiani, perché la frenata dell’inflazione è da attribuire unicamente all’effetto ottico dell’energia, mentre per i beni più acquistati dalle famiglie i prezzi continuano a rimanere su livelli preoccupanti. Ci aspettiamo quindi dal Governo un intervento concreto ed efficace sui listini al dettaglio nei settori dove i prezzi crescono di più”.”Gli italiani hanno speso oltre 3 miliardi in più per mangiare ma a causa del caro prezzi hanno dovuto tagliare le quantità acquistate nei primi cinque mesi del 2023″ stima la Coldiretti sull’andamento dell’inflazione a maggio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno secondo Istat che evidenzia un aumento dell’11,4 % dei prezzi dei prodotti alimentari, superiore al dato medio dell’inflazione che è scesa al 7,6%.”Bene, positivo il rallentamento e che l’inflazione, dopo il rialzo di aprile dovuto al ritorno degli oneri di sistema sulla luce e sul gas, torni a scendere. Ma non c’è da essere entusiasti visto che siamo semplicemente tornati ai livelli di marzo, mentre in tutto il resto d’Europa, salvo l’Olanda, l’inflazione di maggio è più bassa di quella di marzo – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori –. Inoltre resta un’inflazione stellare. Per una coppia con due figli, il +7,6% significa una stangata pari a 2227 euro su base annua, di questi ben 907 servono solo per far fronte ai rincari dell’11,8% di cibo e bevande. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva è pari a 2042 euro, 819 per mangiare e bere. In media per una famiglia la mazzata è di 1704 euro, 665 per prodotti alimentari e bevande analcoliche. Il primato alle famiglie numerose con più di 3 figli con una batosta pari a 2507 euro, 1084 solo per nutrirsi e dissetarsi”. LEGGI TUTTO

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    Ex Ilva: Cigs per lavoratori Taranto fino a fine 2023

    (Teleborsa) – Circa 2.500 dipendenti Ex Ilva dello stabilimento di Taranto potranno contare sulla cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre 2023. Con un decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri di giovedì 15 giugno il governo va, così, in soccorso di quella che oggi si chiama Acciaierie d’Italia. Il decreto, in seguito all’approvazione della norma sulle crisi aziendali, prevede ulteriori quaranta settimane di ammortizzatore sociale da fruire entro fine anno a favore delle aziende di interesse strategico nazionale con oltre 1.000 dipendenti che non siano riuscite a portare a termine nell’arco temporale i programmi previsti per complessi piani di riorganizzazione realizzati mediante particolari interventi di ristrutturazione aziendale e ingenti investimenti.”Stante l’impossibilità ad arrivare ad un accordo tra azienda e sindacati per la proroga degli strumenti ordinari, il Governo ha voluto mettere in protezione i lavoratori e le loro famiglie con uno strumento straordinario in un momento in cui è importante che lo Stato sia vicino ad un territorio interessato da una complessa transizione”, commenta il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone. “Così – ha affermato il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo – possiamo gestire la situazione senza creare problemi occupazionali”.Un intervento salutato favorevolmente dalla Fim Cisl che, tuttavia, continua a sottolineare la necessità di un accordo tra Acciaierie d’Italia e i sindacatiNel frattempo, tra i progetti che rischiano di essere stralciati dal Pnrr, nell’ambito della revisione, c’è un investimento da un miliardo per la decarbonizzazione dell’ex Ilva. Il progetto sull’impianto di produzione del preridotto di ferro, affidato alla società pubblica Dri, rischia di non poter essere completato entro giugno 2026, e il suo finanziamento verrebbe spostato sul fondo di sviluppo e coesione, secondo quanto si apprende da fonti del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica che confermano quanto riportato dal Sole 24 Ore. Le risorse da un miliardo nell’ambito del Pnrr così liberate, sarebbero impiegate su altri progetti. LEGGI TUTTO

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    Gruppo FS, con RFI gare per 600 milioni di euro

    (Teleborsa) – Non conosce rallentamenti il piano di investimenti del Gruppo FS guidato da Luigi Ferraris. Nella sola giornata di oggi, RFI, capofila del Polo Infrastrutture del Gruppo FS, ha aggiudicato quattro gare pubblicandone una quinta, per un valore complessivo di circa 600 milioni di euro. Investimenti finalizzati a potenziare la rete ferroviaria italiana, in parte provenienti dai fondi del PNRR che prosegue la sua marcia, considerato che circa l’80% dei fondi assegnati a RFI sono destinati a opere già in fase realizzativa. Il Gruppo FS è anche il principale affidatario dei fondi del PNRR che, uniti a quelli del Fondo Complementare, sommano circa 26 miliardi di euro, più di 24 in capo a RFI.Le gare odierne – si legge su FS News, il portale di informazione del Gruppo – riguardano diverse regioni italiane, dal nord al Sud della Penisola, dal Piemonte, alla Lombardia, dal Lazio, alla Sardegna, sino alla Sicilia. Più volte Ferraris ha ricordato come le infrastrutture ferroviarie abbiano un’età media di circa 60-70 anni e la rete necessiti quindi, oltre che di una costante manutenzione, di importanti investimenti (nel Piano di FS ammontano a circa 180 miliardi tra binari e strade) per rilanciare una mobilità collettiva e ferroviaria, sia lato passeggeri che merci, efficiente e integrata. Solo le aggiudicazioni di oggi fanno salire a 10,4 miliardi di euro il valore delle gare assegnate in questi primi mesi del 2023. E, se si prendono in considerazione i lavori aggiudicati e i cantieri in corso, si sale a 34,5 miliardi.Nel dettaglio, è stata aggiudicata la gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione dei lavori per l’interramento della linea tra Catania Acquicella e Bicocca, nel nodo di Catania, al raggruppamento di imprese composto da Eteria Consorzio Stabile Scarl (Capofila), Euro Ferroviaria e Salcef. Parte integrante dell’itinerario Palermo – Catania – Messina il suo valore è di 370 milioni di euro.Anche nel Lazio è stata aggiudicata la gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione dei lavori per il raddoppio della linea Campoleone-Aprilia al raggruppamento di imprese composto da Zappa Benedetto (Capogruppo) e Codimar per un valore di oltre 45 milioni di euro, finanziati anche con fondi PNRR e dal Fondo per lo sviluppo e la coesione.In Piemonte, invece, ad essere aggiudicata è stata la gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione della fermata ferroviaria Torino San Paolo, sulla linea S.Paolo-Orbassano, al raggruppamento di imprese costituito da Rete Imaf 21 (capogruppo), SE.GE.CO e Cronos Sistemi Ferroviari. L’appalto torinese ha un valore di oltre 8 milioni di euro, finanziati anche con fondi PNRR. L’attivazione è prevista entro il 2026.Infine, in Sardegna è stata aggiudicata la gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione dei lavori di velocizzazione della linea San Gavino – Sassari – Olbia con la variante di Bauladu a Manelli Impresa. La gara ha un valore oltre 82 milioni di euro, finanziati anche con il Fondo per lo Sviluppo e Coesione (FSC).Oltre alle quattro aggiudicazioni, da sottolineare anche la pubblicazione di un nuovo bando di gara per la realizzazione del nuovo Apparato Centrale Computerizzato (ACC) per la regolazione della circolazione ferroviaria nella stazione di Milano Centrale. L’appalto ha un valore di oltre 74 milioni di euro, finanziati anche con fondi PNRR. Il nuovo impianto, uno dei sistemi di massimo livello tecnologico nel settore della gestione del traffico ferroviario, è una vera e propria “cabina di regia” che rende ancora più efficiente l’utilizzo dell’infrastruttura incrementando gli standard di regolarità della circolazione dei treni. LEGGI TUTTO

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    Bankitalia ritocca all’insù PIL 2023, lima 2024 e 2025: i numeri

    (Teleborsa) – La Banca d’Italia ha ritoccato nettamente al rialzo la previsione di crescita economica della Penisola di quest’anno all’1,3%: l’espansione del PIL attesa è, dunque, più del doppio del + 0,6% stimato lo scorso gennaio. Riviste invece al ribasso le attese sul successivo biennio, al più 1% sul 2024 e al più 1,1% sul 2025, mentre sei mesi fa prevedeva il più 1,2% di crescita per entrambi. La crescita è rivista al rialzo nel 2023 grazie a un andamento migliore delle attese nel primo trimestre, afferma Bankitalia in un comunicato, e al ribasso nel biennio 2024-25, principalmente per via di un più forte deterioramento delle condizioni finanziarie. Migliorano le attese su inflazione e mercato del lavoro. Lo scorso 7 giugno anche l’OCSE aveva raddoppiato la previsione di crescita del PIL dell’Italia sul 2023 al più 1,2%, mentre sul 2024 prevedeva un più 1%. Queste proiezioni sono state elaborate dagli esperti di Via Nazionale nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema, relativo all’intera area euro, reso noto ieri dalla Bce. Sono basate sulle informazioni disponibili al 23 maggio per la formulazione delle ipotesi tecniche e al 31 maggio per i dati congiunturali. Una più ampia discussione dello scenario previsivo verrà presentata, come di consueto, nel Bollettino economico della Banca d’Italia in uscita il prossimo 14 luglio. Lo scenario presentato presuppone che le tensioni connesse con il conflitto in Ucraina non comportino ulteriori difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime. Il quadro macroeconomico risente invece degli effetti di condizioni monetarie e creditizie più restrittive per imprese e famiglie. Lo scenario incorpora le misure contenute nel c.d. “Decreto Lavoro” e tiene conto degli interventi finanziati nell’ambito del programma Next Generation Eu, sulla base delle informazioni più aggiornate relative al Pnrr. Le previsioni di inflazione sono state attenuate al 6,1% sulla media di quest’anno, al 2,3% sul prossimo e al 2% sul 2025.A gennaio Bankitalia pronosticava un carovita 2023 al 6,5%, sul 2024 il 2,6% e sul 2025 al 2%. Migliorano anche le attese sul tasso di disoccupazione: 7,7% sia quest’anno che il prossimo e 7,6% del 2025. Sei mesi fa era previsto un 8,2% quest’anno, il 7,9% il prossimo, per poi calare al 7,6% nel 2025 L’inflazione è stata rivista al ribasso principalmente per la discesa dei corsi energetici, più rapida di quanto ipotizzato a gennaio. “Queste proiezioni sono circondate da un’incertezza elevata, con rischi per la crescita orientati prevalentemente al ribasso. Il conflitto in Ucraina rimane uno dei principali fattori di instabilità, da cui possono scaturire nuovi rincari delle materie prime e un deterioramento della fiducia di famiglie e imprese – avverte Bankitalia -. Rischi non trascurabili sono anche connessi con l’evoluzione dell’attività economica globale, che potrebbe risentire in misura maggiore degli effetti della restrizione monetaria in atto nelle economie avanzate, riflettendosi in una minore domanda dall’estero di beni e servizi italiani”. Il Pil “potrebbe inoltre essere frenato da un più forte irrigidimento delle condizioni di offerta del credito. I rischi per l’inflazione sono bilanciati. Pressioni al rialzo potrebbero provenire, oltre che da nuovi aumenti dei prezzi delle materie prime, dalla possibilità che la trasmissione del calo dei prezzi dell’energia a quelli degli altri beni e dei servizi risulti significativamente più lenta e meno pronunciata rispetto alle regolarità osservate in passato. Per contro – conclude lo studio – la possibilità di un deterioramento più marcato e duraturo della domanda aggregata potrebbe tradursi in una inflazione più contenuta rispetto a quanto prefigurato”. LEGGI TUTTO