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    Lettera aperta ai leader del G20: “Tassate i super-ricchi”

    (Teleborsa) – Nell’ultimo decennio i miliardari del pianeta hanno più che raddoppiato i propri patrimoni, passati da 5.600 a 11.800 miliardi di dollari. Eppure, su scala globale, per ogni dollaro di gettito fiscale solo 4 centesimi provengono da imposte patrimoniali e con le regole attuali metà dei milionari del mondo non sarà assoggettata ad alcuna imposta di successione, potendo trasferire, esentasse, una ricchezza pari a 5 mila miliardi di dollari ai propri eredi. Questo lo scenario da cui prende le mosse l’appello ai leader del G20 – che si riuniranno in India i prossimi 9 e 10 settembre – lanciato oggi con una lettera aperta firmata da quasi 300 milionari, economisti di fama mondiale e rappresentanti politici di quasi tutti i Paesi del G20, promossa da Oxfam, Patriotic Millionaires, Institute for Policy Studies, Earth 4 All e Millionaires for Humanity.Centrale nel testo la richiesta urgente perché venga raggiunto al più presto un nuovo accordo internazionale sulla tassazione dei grandi patrimoni, con l’obiettivo di “impedire che l’esorbitante concentrazione di ricchezza comprometta il nostro futuro comune”, mentre sempre più persone in tutto il mondo “chiedono a gran voce un cambiamento” che renda più inclusive le nostre economie e più eque, dinamiche e coese le nostre società.L’estrema concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi rappresenta “un disastro economico per l’ambiente e per il rispetto dei diritti umani che minaccia la stabilità politica in tutto il mondo – si legge nella a lettera –. Decenni di riduzione delle tasse per i più ricchi, basata sulla falsa promessa che della ricchezza ai vertici avremmo beneficiato tutti, hanno contribuito ad acuire le disuguaglianze, portandole a livelli allarmanti”. Da qui la richiesta che il G20 agisca subito e intervenga per aumentare il prelievo sugli individui più ricchi. Un intervento che aumenti l’equità dei sistemi fiscali e che generi risorse indispensabili ad affrontare le enormi minacce globali che ci troviamo davanti. “Per la prima volta da decenni, – sottolineano i firmatari – la povertà estrema è in aumento e quasi due miliardi di persone vivono in Paesi in cui l’inflazione ha superato la crescita dei salari. Inoltre, si sta rapidamente esaurendo il tempo a disposizione per gli Stati per effettuare gli investimenti necessari a contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi, come previsto dall’Accordo di Parigi”.”Molto lavoro è già stato fatto – conclude la lettera –. Esistono tante proposte di tassazione della ricchezza avanzate da parte di alcuni dei più importanti economisti al mondo. L’opinione pubblica è favorevole alla tassazione degli ultra-ricchi. Lo siamo anche noi. Ora manca solo la volontà politica per fare concreti passi in avanti. È ora che la troviate”.I firmatari dell’appello – Tra i firmatari figurano l’ereditiera e filantropa Abigail Disney, gli ex premier di Romania, Croazia, Repubblica Ceca e Bulgaria, il deputato USA Brendan Boyle, ex ed attuali parlamentari europei tra cui Aurore Lalucq; artisti come Brian Eno e Richard Curtis, l’ex Presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite Maria Espinosa ed economisti del calibro di Gabriel Zucman, Joseph Stiglitz, Thomas Piketty, Jayati Ghosh, Kate Raworth, Jason Hickel e Lucas Chancel. “Negli ultimi decenni, le disuguaglianze economiche e sociali si sono acuite in molte parti del mondo – commenta Morris Pearl, presidente dei Patriotic Millionaires ed ex amministratore delegato di BlackRock –. Il crescente divario tra ricchi e poveri ha destabilizzato l’economia globale, indebolito la coesione sociale e favorito l’affermarsi di proposte politiche estreme e populiste. Come persona molto ricca, in rappresentanza di un’organizzazione di persone facoltose che la pensano come me, chiedo al G20 di tassarci. I leader delle maggiori economie mondiali devono coordinare un’azione rapida e decisa per ridurre i pericolosi livelli di disuguaglianza che abbiamo raggiunto. Se non si riuscirà a tassare efficacemente le grandi ricchezze, il risultato sarà un indebolimento dell’economia globale, il declino delle istituzioni democratiche e l’aggravarsi di disordini sociali. Il G20 deve agire”.”Auspichiamo che l’appello al G20 non cada nel vuoto e stimoli azioni conseguenti da parte dei governi – ha commentato Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia fiscale di Oxfam Italia –. Non è facile, ma ne vale la pena. Ne sono convinti i firmatari dell’appello, tra cui alcune tra le persone più facoltose al mondo. Il proposito è anche supportato dalla maggioranza dei cittadini europei che avalla l’idea di aumentare il prelievo a carico dei più ricchi. Non a caso sull’introduzione in Europa di un’imposta sulle grandi fortune è stata di recente presentata un’Iniziativa dei Cittadini Europei e presto partirà la relativa raccolta firme. Per consolidare il sostegno formale di chi chiede maggiore equità del prelievo e per poter generare considerevoli risorse da destinare al finanziamento delle politiche di coesione, delle strategie di transizione ecologica e sociale in Europa e degli interventi di solidarietà internazionale”. Concentrazione della ricchezza e livelli di tassazione: i dati – Nell’ultimo decennio (2012-2022) le persone con un patrimonio superiore ai 50 milioni di dollari hanno visto incrementare del 18,3% il valore della propria ricchezza aggregata netta, mentre i miliardari Forbes hanno visto aumentare le proprie fortune del 98% in termini reali. I patrimoni dei miliardari sono aumentati al ritmo di 2,7 miliardi di dollari al giorno nell’ultimo triennio. Il periodo considerato va dal 18 marzo 2020 al 30 novembre 2022. Tra marzo 2020 e novembre 2022 per ogni dollaro di incremento della ricchezza netta del 90% più povero del pianeta, il patrimonio medio di un miliardario Forbes è aumentato di 1,7 milioni di dollari. Tra le economie più floride dell’area OCSE, in media, l’aliquota marginale più alta sui redditi personali è passata dal 58% del 1980 al 44% del 2016 (o anni più recenti). Nello stesso periodo e con riferimento allo stesso gruppo di Paesi, l’aliquota della tassazione dei dividendi percepiti dalle persone fisiche è passata dal 61% al 42%. In media (su 117 Paesi) l’aliquota dell’imposta sulle rendite finanziarie si attesta oggi ad appena il 18%. (Foto: Kittyfly7 | Dreamstime.com) LEGGI TUTTO

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    MSC, finalizzata l’acquisizione del 49% di Moby

    (Teleborsa) – MSC, colosso della navigazione fondato e controllato da Gianluigi Aponte, ha acquistato il 49% di Moby, compagnia di navigazione italiana di Vincenzo Onorato. Lo si legge sul portale specializzato Shipping Italy, che cita una visura camerale.Nei giorni scorsi è avvenuto l’ingresso della società lussemburghese SAS Shipping Agencies Services nel capitale della Moby, di cui ora detiene praticamente la metà del capitale sociale che è di 70,8 milioni di euro. L’acquisizione era stata annunciata a marzo 2022.La disponibilità di MSC a iniettare liquidità e a prestare garanzie di fronte ai creditori, soprattutto in relazione alla situazione debitoria di “Tirrenia in amministrazione straordinaria”, aveva consentito di evitare il fallimento e di arrivare a un accordo con il ministero dello Sviluppo economico.Secondo il resoconto di Shipping Italy, la società lussemburghese ha versato non solo gli 82 milioni destinati al saldo e stralcio con Tirrenia in Amministrazione Straordinaria ma anche ulteriori 68 milioni che hanno consentito al gruppo fondato da Gianluigi Aponte di entrare direttamente al 49% in Moby. LEGGI TUTTO

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    IEG : “L’impegno di Vicenzaoro September per gli operatori orafi di domani”

    (Teleborsa) – Vicenzaoro September (VOS) conferma il suo impegno per promuovere la cultura del gioiello tra le nuove generazioni con una serie di iniziative che vedono come protagonisti gli aspiranti operatori orafi di domani. L’avvicinamento dei giovani al mondo del gioiello, la valorizzazione delle opportunità di lavoro e sviluppo professionale nel settore e l’ampliamento delle competenze tecniche all’interno della industry sono temi di primo piano per Italian Exhibition Group che organizza la manifestazione dall’8 al 12 settembre, in fiera a Vicenza, assieme a VO’Clock Privé (8-10 settembre), l’evento aperto al pubblico dedicato all’orologio contemporaneo.Anche in questa edizione di VOS torna Inspiration Boards, il progetto formativo nato in collaborazione con Laura Inghirami, opinion leader del gioiello, founder & creative director di Donna Jewel, per supportare le nuove generazioni. Vicenzaoro ospiterà gli studenti del corso di Design del Gioiello di IED – Istituto Europeo di Design di Torino, che, guidati dalla influencer, andranno a caccia di trend tra i padiglioni, intervistando alcuni protagonisti del salone e fotografando i gioielli più di tendenza. Le immagini e le interviste saranno poi pubblicate sul profilo Instagram @vo.inspiration e sul sito di Vicenzaoro.A Vicenzaoro si parlerà anche delle mutate esigenze formative del settore orafo-gioielliero in un talk in cui saranno protagonisti il comparto orafo vicentino e le scuole professionali del territorio: sabato 9 novembre Andrea Tomat, presidente ITS Cosmo Fashion Academy, e Roberto Peripoli, direttore Scuola d’Arte e Mestieri CPV – Centro Produttività Veneto, discuteranno del tema insieme a Elena Donazzan, assessore all’Istruzione, Formazione, Lavoro e Pari Opportunità della Regione Veneto. L’attenzione ai nuovi talenti continua anche dopo la fiera. Debutterà online dal 2 al 7 ottobre 2023 la Digital Jewelry Week (DJW), il progetto digitale dedicato agli aspiranti orafi under 30 e realizzato da Dario Rjeili in collaborazione con Threedium e con il supporto di Vicenzaoro. Si tratta di uno spazio virtuale per giovani designer che vogliono promuovere le proprie abilità alla fine del percorso di formazione in campo orafo. Lo scorso maggio la DGW ha lanciato un contest aperto a 30 orafi under 30 che si sfidano nella progettazione di un gioiello originale. Il vincitore sarà svelato a Vicenzaoro January 2024, in base al punteggio ottenuto dalle votazioni del pubblico raccolte online e della giuria di esperti presenti e potrà vedere realizzato il suo progetto: in palio la partecipazione, questa volta anche fisica, in fiera. LEGGI TUTTO

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    Riciclo di bottiglie: con SACE e UniCredit, Amut esporterà macchinari in Perù, Guatemala e Colombia

    (Teleborsa) – Amut, impresa piemontese specializzata nella progettazione e costruzione di impianti di riciclo di plastica, cresce in America Latina con SACE e UniCredit. Grazie all’operazione di sconto pro soluto fino a 16 milioni di euro concessa da UniCredit e alla copertura di SACE sui rischi di produzione e credito la società esporterà tre impianti per la produzione di linee di riciclo di bottiglie in PET in Perù, Guatemala e Colombia. Nel dettaglio, l’azienda di Novara realizzerà gli impianti per il Gruppo San Miguel Industrias, costituito nel 2006 in Perù oggi principale produttore e distributore di preforme e bottiglie in PET e RPET (pet da materiale riciclato) per i segmenti food & beverage nell’America del Sud e Centro America.”Siamo molto orgogliosi di annunciare questo successo di squadra che ha permesso di creare una forte partnership con SMI, uno dei più importanti produttori di packaging dell’America Latina – ha dichiarato Mauro Drappo ceo Amut –. Amut è da sempre impegnata sul fronte della sostenibilità, con la produzione di impianti di riciclo di PET per uso alimentare e rappresenta un esempio di economia circolare delle bottiglie in PET e non solo, grazie ad un processo integrato: dalla raccolta dei contenitori alla selezione e al successivo riciclo del materiale plastico che può essere così riportato ad una seconda vita”.”Da oltre 45 anni siamo al fianco delle imprese che esportano, supportandole nella loro crescita sostenibile, e con questa operazione consolidiamo la relazione pluriennale con Amut, impresa di Novara,che da sempre è presente nei mercati esteri, soprattutto in America Latina – ha dichiarato Enrica Delgrosso, regional director Nordovest SACE –. Nell’attuale contesto di instabilità e incertezza le aziende possono contare sul nostro supporto, costituito da numerosi prodotti assicurativo-finanziari e servizi di accompagnamento, utili a sviluppare l’export italiano, vero e proprio motore dell’economia”.”Supportiamo con molto entusiasmo i piani di crescita nei mercati dell’America Latina di AMUT, gruppo italiano leader mondiale nel tecnologie di estrusione e riciclo – ha affermato Paola Garibotti, regional manager Nord Ovest di UniCredit –. Siamo una banca internazionale e grazie al nostro team di export finance, che ringrazio, offriamo alle imprese italiane soluzioni finanziarie concrete einnovative”. LEGGI TUTTO

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    Clima, la proposta di von der Leyen: 1 miliardo in green bond per l’Africa

    (Teleborsa) – La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che “sulla transizione verde i finanziamenti pubblici non sono sufficienti”. “Questo vale per l’Europa, ma anche per i mercati emergenti – ha sottolineato nel suo intervento a Nairobi al summit dell’Africa sul clima –. Sarà necessario mobilitare il capitale privato su larga scala. È per questo che presentiamo una nuova proposta per attirare gli investimenti privati. Si chiama Iniziativa sui green bond globali”. “Insieme alla Banca europea per gli investimenti e ai nostri Stati membri, stiamo per stanziare 1 miliardo di euro per ridurre il rischio degli investimenti privati nei mercati emergenti”, ha annunciato la presidente.”Esiste un’altra soluzione che consentirebbe di sbloccare enormi risorse per l’azione per il clima in Africa. È il prezzo del carbonio e questo è il mio secondo punto – ha proseguito –. Credo che la fissazione di un prezzo sulle emissioni di carbonio sia uno degli strumenti più efficienti ed efficaci nelle nostre mani. Perché favorisce l’innovazione da parte del settore privato. Perché fa pagare un prezzo equo a chi inquina pesantemente. E perché i ricavi possono sostenere la transizione pulita nei Paesi in via di sviluppo”. “Lavoriamo insieme e presentiamo alla Cop28 una proposta per la fissazione di un prezzo globale del carbonio”, ha aggiunto. Per quel che riguarda invece gli obiettivi energetici globali von der Leyen ha affermato che se si vuole limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius è necessario accelerare la transizione energetica globale. “Ciò significa: Dobbiamo triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. E questo è fattibile. Se aumentiamo gli investimenti globali nelle rinnovabili, l’energia pulita diventerebbe più accessibile per tutti i Paesi, anche qui in Africa”, ha sottolineato.”L’Africa ha bisogno di investimenti massicci – ha affermato von der Leyen –. L’Europa vuole essere il vostro partner per colmare questo gap di investimenti. È per questo che metà del nostro piano di investimenti da 300 miliardi di euro, denominato Global Gateway, è destinato al continente africano. Global Gateway sostiene investimenti che vanno dalle centrali idroelettriche nella Repubblica Democratica del Congo, in Burundi, in Ruanda e in Tanzania, fino all’Iniziativa per l’adattamento al clima e la resilienza in Africa, del valore di 1 miliardo di euro, che abbiamo annunciato alla COP27″. “Global Gateway è unico nel panorama globale degli investimenti. Non siamo interessati solo a estrarre risorse. Vogliamo collaborare con voi per creare catene di valore locali in Africa. Vogliamo condividere con voi la tecnologia europea. Vogliamo investire in competenze per i lavoratori locali”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Giappone, spese famiglie luglio in forte calo e sotto attese

    (Teleborsa) – Nel mese di luglio 2023 i consumi familiari in Giappone si sono attestati a 281.736 yen, in calo del 2,7% su base mensile, dopo il +0,9% di giugno, ed al di sotto delle attese degli analisti, che indicavano un aumento dello 0,7%. Il dato è stato comunicato l’Ufficio statistico nazionale nipponico, secondo cui il dato tendenziale si attesta al -5% (-1,3% nominale), rispetto al -4,4% di giugno e contro attese per un calo pari a -2,5%.Sempre a novembre la media mensile dei redditi delle famiglie operaie, si è attestata a 637.866 yen, con un calo tendenziale nominale del 3% ed un calo in termini reali del 6,6%. LEGGI TUTTO

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    Sochi: accordo sul grano rimane in stallo. Nessun negoziato in vista con l’Ucraina

    (Teleborsa) – Nessuna decisione sul rientro di Mosca nell’accordo sul grano e nessun passo avanti sul fronte del processo di mediazione di pace che la Turchia vorrebbe riprendere tra la Russia e l’Ucraina. L’atteso incontro tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, il primo in presenza dopo quasi un anno, non ha prodotto i risultati sperati. Non ci sarà la firma di alcun documento al termine dei colloqui in corso a Sochi tra il presidente russo Vladimir Putin e quello turco Recep Tayyip Erdogan, ha detto all’agenzia Ria Novosti il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. La prima parte dei colloqui, durata un’ora e mezza, a cui hanno partecipato anche i rispettivi ministri degli Esteri e della Difesa, – ha fatto sapere Peskov – è stata “molto costruttiva” con uno “scambio completo di informazioni” e una “analisi esaustiva delle relazioni bilaterali”. Oltre all’accordo sul grano nell’agenda dei colloqui anche le situazioni in Ucraina, Siria e Libia. Nel dettaglio Mosca, ha ribadito Putin, accetterà una ripresa dell’intesa per l’esportazione dei cereali ucraini solo quando saranno tolte le restrizioni al proprio export di grano e fertilizzanti. Per Putin “la controffensiva ucraina ha fallito” e all’orizzonte non si vede la prospettiva concreta di negoziati. Il presidente turco ha detto che il suo Paese ha preparato “alcune proposte insieme con l’Onu” che potrebbero convincere la Russia a tornare all’accordo sul grano. Mosca sottolinea infatti che con l’intesa raggiunta nell’estate del 2022 tra Russia e Ucraina con la mediazione di Ankara e delle Nazioni Unite è stato adottato anche un memorandum che prevedeva la rimozione degli ostacoli alle esportazioni di cereali russi, ma che non è mai stato applicato. Se le sanzioni occidentali non colpiscono direttamente le esportazioni di cibo, le restrizioni imposte a livello bancario, logistico e assicurativo creano barriere spesso insormontabili. E questo mentre la produzione russa – 130 milioni di tonnellate di grano previste quest’anno, con 60 milioni che possono essere esportate – secondo Putin potrebbe dare un contributo decisivo a combattere i problemi alimentari dei Paesi più poveri. Lo zar ha sostenuto tra l’altro che le esportazioni del grano ucraino nell’anno in cui è durato l’accordo, fino al luglio scorso, sono andate a beneficio per oltre il 70% dei Paesi più ricchi, e solo in misura del 3% di quelli della fascia più povera. In tale scenario Putin ha accusato gli ucraini di aver utilizzato i corridoi umanitari riservati alle navi nel Mar Nero per attaccare obiettivi militari e civili russi, compresi i gasdotti Turkish Stream e Blue Stream e le navi russe schierate a loro protezione: “Questo non può più essere tollerato”, ha avvertito. Ma il leader russo è sembrato mettere anche in dubbio la necessità dell’accordo, sottolineando che “i prezzi del grano continuano a calare” nonostante la sua sospensione. “Non c’è una mancanza fisica di cibo, ma di una sua equa distribuzione”, ha detto Putin annunciando che entro poche settimane dovrebbe diventare operativa l’iniziativa della Russia di effettuare consegne gratuite di cereali a sei Paesi africani tra i più poveri. Dalle 25mila alle 50mila tonnellate ciascuno dovrebbero essere fornite a Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Repubblica Centrafricana ed Eritrea. “Crediamo che potremo raggiungere presto una soluzione che venga incontro alle aspettative” ha assicurato Erdogan commentando l’accordo sul grano. L’obiettivo di Ankara è quello di riproporsi come mediatrice di pace tra Mosca e Kiev, e su questo Erdogan ha invitato l’Ucraina ad “ammorbidire” la sua posizione.Al centro delle tre ore di colloqui a Sochi argomenti di interesse bilaterale. Sul fronte del nucleare Putin ha annunciato l’avvio l’anno prossimo della prima centrale turca costruita dai russi ad Akkuyu. Erdogan ha parlato di “passi in avanti” per la costruzione della seconda a Sinop, sul Mar Nero. In campo energetico è stato anche creato un gruppo di lavoro per la realizzazione di un hub del gas in Turchia, alimentato dalla materia prima russa. LEGGI TUTTO

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    Bollette gas, Associazioni dei consumatori: “Stangata per le famiglie”

    (Teleborsa) – Le associazioni dei consumatori insorgono contro l’aumento delle tariffe del gas annunciato oggi dall’Arera. Secondo quanto stabilito dall’Autorità dal 1 agosto 2023 la bolletta del gas sale del 2,3% nel mercato tutelato. Il rialzo delle tariffe del gas è un “pessimo segnale” per Assoutenti, che calcola le ripercussioni per le tasche delle famiglie. “Un rialzo allarmante – rileva l’Unione Nazionale Consumatori – il fatto che il gas salga in agosto, nonostante i consumi siano ridotti all’osso e a fine luglio gli stoccaggi fossero già all’87%, anche se ora non produce effetti concreti per le tasche dei consumatori, non può che preoccuparci in vista dell’imminente avvio della prossima stagione termica”. “L’aumento delle bollette del gas – commenta la Coldiretti – pesa su imprese e famiglie costrette a fare i conti con i pesanti effetti dell’inflazione sui consumi”.”Con l’aumento del 2,3% disposto da Arera per il mese di agosto la bolletta del gas sul mercato tutelato, a tariffe costanti, raggiunge quota 1.267 euro a nucleo, equivalente ad un maggior esborso di circa +29 euro all’anno a famiglia rispetto alle tariffe in vigore a luglio. Sommati ai 644 euro annui per la luce, la spesa di una famiglia per le forniture energetiche (agosto 2023/luglio 2024) raggiunge così il totale di 1.911 euro – analizza Assoutenti –. Nel confronto con lo stesso periodo del 2021, e tralasciando il 2022 quando i prezzi hanno raggiunto livelli astronomici, la bolletta del gas risulta più salata del 6,9% (ossia +82 euro annui a nucleo), e addirittura del +50,2% rispetto ad agosto 2020, pari ad una maggiore spesa annua da +424 euro a nucleo”. “Al di là dell’entità dell’aumento disposto oggi da Arera, quel che ci preoccupa sono i segnali che giungono dai mercati internazionali dell’energia – afferma il presidente di Assoutenti Furio Truzzi –. In vista dell’arrivo dei mesi freddi e con la corsa agli accaparramenti, il rischio è quello di una impennata delle quotazioni che si riverserebbe in modo diretto sulle tariffe dei prossimi mesi e, quindi, sulle tasche degli italiani. Il Governo non deve farsi trovare impreparato e deve studiare ogni possibile azione di contrasto per evitare il dramma delle bollette vissuto negli ultimi due anni nel nostro paese”.”Il rischio che a ottobre, con la riaccensione dei caloriferi e la ripresa della domanda, arrivi una stangata per le famiglie è oramai un’amara realtà. Per questo il Governo non solo deve subito rinnovare anche per il quarto trimestre la riduzione dell’Iva sul gas al 5%, ma farebbe bene anche rimettere almeno parte degli sconti sugli oneri di sistema tolti da aprile – afferma Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori –. Secondo lo studio dell’Unione Nazionale Consumatori, per una famiglia tipo in tutela il +2,3% significa spendere 28 euro in più su base annua. La spesa totale nei prossimi dodici mesi (non, quindi, secondo l’anno scorrevole, ma dal 1° agosto 2023 al 31 luglio 2024, nell’ipotesi di prezzi costanti) sale così a 1267 euro, che sommati ai 644 della luce, determinano una stangata complessiva pari a 1911 euro. Inoltre, se il prezzo del gas sale ora solo del 2,3%, rispetto ai tempi pre-crisi, ovvero nel confronto con agosto 2020, il rialzo è spropositato: +50,2%. Rispetto alla spesa complessiva del 2020, pari a 975 euro, ora si pagano ben 292 euro in più, +29,9 per cento”.”Una preoccupante inversione di tendenza con la spesa energetica che ha un doppio effetto negativo perché – sottolinea la Coldiretti – riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, ma aumenta anche i costi delle imprese particolarmente rilevanti per l’agroalimentare. Una tendenza che rischia di accentuarsi per le tensioni internazionali nei mesi più freddi in cui più elevati sono i consumi e di conseguenza gli impatti economici. Il costo dell’energia – continua la Coldiretti – si riflette infatti in tutta la filiera e riguarda sia le attività agricole ma anche la trasformazione e la distribuzione. La produzione agricola e quella alimentare in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Enea”. LEGGI TUTTO