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    Imprese, Inps: “Nell’ultimo trimestre 2022 utilizzate 12 milioni di ore di CIG”

    (Teleborsa) – La ripresa dell’economia ha favorito l’ulteriore aumento del numero delle imprese assicurate, salito a 1,55 milioni nel III trimestre 2022, da 1,47 milioni all’inizio del 2018, per poi ridursi leggermente nella parte finale dell’anno, recuperando, comunque, quanto perso nel 2020. È quanto emerge dal XXII Rapporto Annuale dell’Inps presentato oggi a Montecitorio.”Durante la pandemia, le misure di sostegno alle imprese hanno evitato la chiusura di aziende, il cui numero ha subito solo una moderata flessione rispetto alla complessità della crisi. Nel 2022, l’ampia e rapida crescita dell’inflazione – ha sottolineato nella sua relazione il commissario dell’Inps, Micaela Gelera – non sembra aver avuto un effetto significativo sulla domanda di lavoro delle imprese. Solo nella seconda parte dell’anno si è assistito ad un lieve peggioramento, con una riduzione della creazione di nuovi posti di lavoro ed un aumento della distruzione di quelli esistenti”.Ricorso alla CIG – “Con l’esclusione del picco del 2020, le aziende non sembrano, inoltre, aver fatto ricorso massivo alla CIG per proteggere le posizioni di lavoro. Il 2022 appare, dunque, – spiega Gelera – un anno ordinario, con circa 12 milioni di ore mensili utilizzate nell’ultimo trimestre. Per le sole imprese energivore si nota un lieve aumento per la CIG ordinaria nella seconda parte dell’anno. Di particolare interesse quanto accaduto alla causale di utilizzo della CIG nel caso di mancanza di materie prime e componenti: mentre all’inizio del 2022 veniva utilizzata prevalentemente da imprese non energivore, a partire dalla crisi Ucraina il ricorso da parte delle energivore è cresciuto, contribuendo a spiegare il solo moderato peggioramento delle posizioni lavorative in essere”.Decontribuzione Sud ed Esonero Giovani – Le misure di sostegno all’occupazione che agiscono esclusivamente sulla parte contributiva a carico del datore di lavoro producono – rileva il Rapporto – effetti importanti sull’occupazione ma trascurabili sulla dinamica delle retribuzioni. Misure come Decontribuzione Sud, con minori aliquote di agevolazione, riguardanti la parte contributiva a carico del datore di lavoro, e non rivolte a destinatari specifici, generano effetti di minore entità con un ritardo temporale da considerare. “La dinamica dei livelli occupazionali e retributivi – prosegue Gelera – riflette anche le misure di incentivazione introdotte, che sembrano avere avuto effetti differenti, sui quali appare opportuno ragionare. Sia Decontribuzione Sud che Esonero Giovani hanno avuto un impatto positivo sull’occupazione, mentre solo Esonero Giovani ha anche favorito un aumento, seppure contenuto, delle retribuzioni”. LEGGI TUTTO

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    INPS, esercizio 2022 chiude positivo a 7,1 miliardi

    (Teleborsa) – Sul piano economico-patrimoniale, l’esercizio 2022 dell’Inps chiude con un risultato positivo pari a 7.146 milioni di euro, in miglioramento di 10.857 milioni rispetto al 2021, quando il risultato di esercizio era pari a -3.711 milioni. È quanto emerge dal XXII Rapporto Annuale dell’Inps presentato oggi a Montecitorio. La gestione finanziaria di cassa evidenza un avanzo di circa 41 miliardi. L’Istituto gestisce più di 420 miliardi di euro di entrate, di cui oltre 256 miliardi sono le entrate contributive (con un incremento di 8 p.p. rispetto all’esercizio precedente) e 157 miliardi di trasferimenti pubblici affluiti tramite la Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali, gestione che ha la finalità di assicurare la copertura degli oneri di natura assistenziale o che trovano il loro finanziamento nella fiscalità generale. L’incremento delle entrate contributive di 8 p.p. – spiega l’Istituto – è dovuto all’andamento positivo del quadro macroeconomico che ha visto crescere il numero degli occupati e delle retribuzioni individuali. Le uscite per prestazioni istituzionali, pari a più di 380 miliardi, crescono nel 2022 rispettivamente del 3,8% per le pensioni, del 4% per i trattamenti di disoccupazione, del 79,6% per quelli relativi alla famiglia (incremento dovuto al pagamento dell’AUU), mentre sono in diminuzione le spese per l’inclusione sociale (RdC e PdC, – 9,4%). LEGGI TUTTO

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    Assegno unico, INPS: “Dieci milioni di beneficiari e spesa a 16 miliardi”

    (Teleborsa) – “Nel corso del 2022 sono state introdotte misure per la conciliazione tra vita familiare e lavoro, accompagnate da modifiche di quelle già esistenti. Le misure adottate, come proseguito nel 2023, sono state realizzate con l’obiettivo di agevolare una distribuzione più equa delle responsabilità familiari, di stimolare la natalità – che quest’anno è scesa al suo livello minimo storico, con meno di 400mila nascite – e dipromuovere una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro”. È quanto ha sottolineato il commissario dell’Inps, Micaela Gelera, in occasione della presentazione a Montecitorio del XXII Rapporto Annuale dell’Inps. Nel Rapporto l’Istituto fa il punto sulle misure di supporto alle famiglie previste dalla legislazione italiana e erogate dall’Inps, nonché sull’evoluzione dei beneficiari di Reddito di Cittadinanza e delle loro caratteristiche nel tempo, offrendo anche una comparazione tra il vecchio strumento e le nuove misure che lo hanno sostituito. Vengono, inoltre, fornite alcune analisi relative al riscontro ricevuto dal “Bonus Psicologo”.Assegno Unico e Universale – ll numero dei beneficiari dell’Assegno Unico e Universale attualmente si avvicina ai 10 milioni.L’Inps rileva una presenza predominante di genitori lavoratori dipendenti, mentre una percentuale più bassa è rappresentata da genitori autonomi o famiglie senza genitori lavoratori. Il tasso di adesione alla misura si attesta intorno al 90% e varia in base all’età dei beneficiari, raggiungendo il 95% per i figli più piccoli. Viene evidenziato anche un divario territoriale significativo, con un’adesione più alta nelle province del Sud (circa 92%) rispetto a quelle del Centro e del Nord (circa 86%). Circa il 17% dei richiedenti dell’AUU nonfornisce la documentazione relativa all’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). Questo fenomeno riguarda principalmente famiglie con reddito più elevato, che comunque riceverebbero l’importo minimo dell’assegno. Tuttavia, si nota una maggiore probabilità di non presentare l’ISEE tra gli autonomi e i professionisti, nonché una maggiore incidenza di questa scelta nelle aree con minore capitale sociale. Nel caso degli ex-percettori di RdC, che sono passati da un sistema di erogazione automatica a uno basato su domanda (dove dovevano richiedere l’assegno una volta usciti dal RdC), si è osservato che circa il 66% di loro non ha subito alcuna interruzione nel ricevere le mensilità, mentre il restante 34% ha avuto un periodo in cui non ha ricevuto l’assegno. Inoltre, si è notato che i beneficiari con un ISEE più basso impiegano più tempo medio per presentare domanda di AUU dopo la decadenza/revoca del RdC. “Queste evidenze supportano l’idea – sottolinea l’Inps – che un approccio proattivo alle prestazioni possa essere un utile strumento per colmare lacune informative di vario tipo e garantire il riconoscimento dei diritti a un’utenza particolarmente vulnerabile”.Richieste di invalidità civile – Tali richieste, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, sono aumentate di circa il 20% dal 2014 al 2019. Nel 2020, con l’insorgere della pandemia, si è registrato un calo di circa il 30% delle domande, che poi si sono stabilizzate nel 2021 su valori simili a quelli pre-pandemia. Circa il 70% delle richieste di invalidità civile è dovuto a quattro principali categorie dipatologie: tumori, malattie psichiatriche, malattie cardiovascolari e malattie del sistema nervoso. Si osserva una stabilità nelle richieste relative alle malattie tumorali, psichiatriche e del sistema nervoso (quest’ultime lievemente cresciute), mentre segnali più preoccupanti emergono dalla continua crescita delle richieste per malattie cardiovascolari, che dal 2014 al 2021 sono cresciute di circa il 43%.Congedi parentali – L’analisi del take-up del congedo di paternità obbligatorio, la cui disciplina è stata recentemente innovata dal D.Lgs. n. 105 del 2022, mostra che l’adesione alla misura da parte dei dipendenti del settore privato è cresciuta nel tempo, raggiungendo il 64% nel 2022. Si evidenzia che ad avvantaggiarsi dello strumento sono principalmente i padri che godono di condizioni lavorative migliori, assunti con contratti a tempo indeterminato e che guadagnano salari relativamente più alti. Si evidenzia, inoltre, un significativo divario territoriale, con un’adesione media del 76% nel Nord Italia, del 65% nelle regioni centrali e valori relativamente più bassi, con una media del 43%, nelle regioni del Sud. Per quel che riguarda, invece, i congedi parentali, che offrono ai genitori la possibilità di prendersi cura dei propri figli garantendo al contempo la tutela dei diritti e la continuità del rapporto di lavoro, le stime indicano che per le madri occupate nel settore privato non agricolo, l’adesione a questi congedi è stata di circa il 25% per i bambini di età compresa tra 0 e 3 anni nel periodo 2012-2019. I tassi di utilizzo per i congedi relativi ai bambini di età superiore ai tre anni sono molto più contenuti (circa il 5% e il 6% nel 2021 e 2022), indicando che le famiglie italiane fanno ricorso a questi strumenti soprattutto durante i primi anni di vita del bambino. L’analisi rileva, inoltre, che ad usufruire del congedo sono soprattutto le madri con posizioni lavorative più stabili e impiegate in imprese di maggiori dimensioni. L’analisi del tasso di adesione dei padri è lasciata a future indagini. Bonus Asilo Nido – Bonus Asilo Nido introdotto in Italia nel 2017 e teso a sostenere le famiglie nelle spese relative ai servizi per l’infanzia. Il numero di minori beneficiari del bonus è aumentato nel tempo, raggiungendo circa 425mila beneficiari nel 2022. Si nota anche che per i bambini nati negli anni 2019, 2020 e 2021, il tasso di adesione a questa misura è del 34%. L’importo medio mensile del bonus è di 213 euro per i minori che frequentano un nido privato (il 47%) e di 189 euro per le famiglie che scelgono un nido pubblico (il 53%). Questa differenza riflette il maggior costo degli asili privati, che sono circa il 33% più costosi rispetto a quelli pubblici, e comporta un tasso di copertura inferiore per chi opta per queste strutture private. Il rapporto tra l’importo medio mensile erogato dall’INPS e l’importo mediomensile pagato per ogni bambino (tasso di copertura) è del 59% per i nidi privati e del 70,5% per quelli pubblici. Tuttavia, questi dati medi nascondono una forte variabilità territoriale con tassi di copertura che vanno dal 38% (59%) per gli asili privati (pubblici) nelle province di Milano e Bologna (Parma e Como) a un massimo di circa il 92-93% (94) nelle province di Agrigento e Vibo Valentia per gli asili privati (pubblici).Reddito di Cittadinanza – I cambiamenti normativi intervenuti nel 2022 e nel 2023 hanno portato alla sostituzione del Reddito di Cittadinanza con due nuove misure: l’Assegno di Inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro. Dalla sua introduzione fino ad aprile 2023, il numero di percettori di RdC ha raggiunto il suo valore massimo nel primo semestre del 2021, con circa 1,6 milioni di nuclei familiari beneficiari e circa 3,5 milioni di individui coinvolti. Successivamente, si è verificata una prima flessione nella seconda metà del 2021, seguita da un trend decrescente che ha portato, nei primi quattro mesi del 2023, a circa 1,2 milioni di nuclei percettori. Inoltre, nel corso del tempo, la composizione dei beneficiari di RdC è cambiata. Si è registrata una diminuzione dei beneficiari in età lavorativa e una riduzione del valore medio dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) dei nuclei percettori, indicando che i nuclei con condizioni economiche relativamente migliori hanno cessato di beneficiare della misura.Bonus psicologo – Il Bonus Psicologo introdotto per la prima volta durante la pandemia di COVID-19, e consistente in un contributo erogato a coloro che richiedono sostegno per le spese relative a sessioni di psicoterapia presso specialisti privati iscritti all’albo degli psicologi, ha ricevuto una forte domanda, di molto superiore allo stanziamento previsto: su circa 387mila domande accolte, che rispondevano ai requisiti di ammissibilità, ne sono state finanziate solo circa 41.500. Si osserva una netta prevalenza di richieste da parte delle donne (70%), tuttavia, nel caso delle richieste a favore dei minori, si verifica un’inversione di tendenza, con il 40% delle richieste riguardanti beneficiari maschi. Dal punto di vista territoriale, non emerge un pattern preciso nel numero di richieste in relazione alla popolazione residente, né una correlazione con l’incidenza del COVID-19 a livello provinciale. “Questo elemento, insieme alla disparità tra le richieste pervenute e quelle finanziabili, – commenta l’Inps – suggerisce l’esistenza di un bisogno preesistente alla crisi pandemica che è stato possibile esprimere grazie a questa misura”. LEGGI TUTTO

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    Stati Uniti, inflazione accelera in agosto con aumento costo energia

    (Teleborsa) – Accelera l’inflazione negli Stati Uniti nel mese di agosto a causa dell’aumento del costo dell’energia, che ha fatto impennare la componente più volatile dei prezzi. Secondo il Bureau of Labour Statistics (BLS) americano, i prezzi al consumo hanno registrato un +0,6% su base mensile, in linea con le attese, dopo il +0,2% di luglio. Su base annua, la crescita dell’inflazione è stata del 3,7%, superiore al consensus (+3,6%), dopo aver riportato una espansione del 3,2% il mese precedente. Il “core” rate, ossia l’indice dei prezzi al consumo depurato delle componenti più volatili quali cibo ed energia, più osservato dalla Fed, ha registrato un aumento dello 0,3% su base mensile, contro il +0,2% cl mese precedente e del consensus. La variazione tendenziale si attesta al 4,3%, in linea con le attese degli analiti, contro il +4,7% del mese precedente. LEGGI TUTTO

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    Pensioni, INPS: “Nel 2022 16 milioni di pensionati. Spesa ammonta a 320 miliardi”

    (Teleborsa) – Nel complesso, il numero di pensionati è rimasto sostanzialmente stabile, con circa 16 milioni di persone che percepiscono una pensione. Di questi, il 52% sono donne che percepiscono in media un importo del 36% inferiore a quello ottenuto dagli uomini. La spesa complessiva lorda per le pensioni ammonta a poco più di 320 miliardi di euro di cui una quota di 315 miliardi è sostenuta dall’INPS. È quanto emerge dal XXII Rapporto annuale dell’Inps, relativo all’anno 2022, e presentato oggi alla Camera dei Deputati.Dei pensionati italiani, il 96% circa percepisce almeno una prestazione dall’INPS e oltre la metà della spesa è destinata a prestazioni di anzianità/anticipate, seguite dalle pensioni di vecchiaia e dalle pensioni al superstite. Le prestazioni assistenziali rappresentano l’8% del totale. Nel 2022 si è registrata una diminuzione del 3% delle nuove prestazioni previdenziali, principalmente a causa della diminuzione delle pensioni anticipate derivata dalla conclusione di Quota 100. Si è assistito anche a una diminuzione delle pensioni al superstite, che nel 2021 avevano raggiunto un picco, presumibilmente a causa dell’aumento dei decessi legato alla crisi pandemica. Si assiste, invece, ad un incremento dell’8,1% delle prestazioni assistenziali.Reddito medio – Per il 96% dei pensionati che percepiscono una prestazione dall’Inps e il reddito lordo mensile medio è di circa 1.687 euro. Il restante 4% non beneficia di prestazioni da parte dell’Inps, ma percepisce rendite Inail o pensioni di guerra o ancora pensioni da casse professionali, fondi pensione e enti minori. Pluralismo previdenziale – Il pluralismo previdenziale, ossia la pratica di versare contributi a diverse casse previdenziali contemporaneamente o in momenti diversi, è diventato un fenomeno sempre più comune nella vita contributiva dei lavoratori e comporta il rischio di una perdita totale o parziale della pensione. Nel complesso, nel 2022, il 18% dei pensionati di vecchiaia e anzianità riceveva benefici derivanti da contributi versati a fondi diversi, corrispondente a circa il 17% del totale delle pensioni in essere. L’11% dei pensionati ha percepito una pensione che era il risultato di ricongiunzione, mentre poco più del 3% ha percepito una pensione derivante da cumulo. Un ulteriore 3% ha percepito una pensione supplementare, mentre molto poco utilizzato risultava l’istituto della totalizzazione. L’Inps evidenzia inoltre che fino al 2010, la diffusione di questi istituti è stata piuttosto bassa e che il crescente ricorso alla ricongiunzione osservato negli anni successivi è dovuto all’inasprimento del requisito contributivo per l’accesso alla pensione, soprattutto anticipata, imposto dalle riforme del sistema previdenziale.Opzione donna – Al 1 gennaio 2023 le donne andate in pensione con “Opzione donna” erano 174.535 (il 57,9% delle quali erogate a lavoratrici dipendenti). I pensionamenti con “Opzione donna” costituiscono il 16,3% del complesso delle pensioni anticipate liquidate a donne dal 2010 e l’assegno medio è del 39,8% più basso rispetto alla media delle anticipate (1.171,19 euro contro 1.946,92 euro). La differenza di importo, sottolinea l’istituto di previdenza, è in parte riconducibile al ricalcolo contributivo e in parte alla minore contribuzione rispetto alle anticipate, oltre al fatto che la propensione a utilizzare l’opzione è maggiore tra le lavoratrici nelle classi di reddito più basse e, quindi, con minore contribuzione. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle prestazioni il 68,2% viene erogato al Nord, dove “Opzione donna” rappresenta anche il 19% degli anticipi, una percentuale superiore rispetto al resto del Paese. Le liquidazioni per anno di decorrenza non sono distribuite nel tempo in modo omogeneo e risentono delle riforme che si sono susseguite a partire dal 2010, la riforma Fornero in particolare che, bloccando di fatto il pensionamento di vecchiaia e di anzianità delle donne, ha favorito il ricorso all’opzione dal 2012 in poi. Il calo del 2016 è dovuto all’innalzamento del requisito anagrafico per l’adeguamento alla speranza di vita. L’esiguo numero di pensionamenti del 2017 è invece dovuto alla mancata proroga di “Opzione donna”, per cui con la legge di bilancio 2017 hanno potuto ricorrere all’opzione solo coloro che avevano maturato i requisiti d’età di 57/58 anni nel 2015 (sen- za l’aumento previsto invece in precedenza per l’adeguamento alla speranza di vita). L’ulteriore calo del 2018 è infine riconducibile all’innalzamento dell’età a 58/59 anni. Per quel che riguarda, invece, l’impatto di Opzione donna sul bilancio dell’Istituto si mostra che il risparmio derivante dal pagamento di una prestazione minore di quella ordinaria, anche se per un numero maggiore di anni, è superiore alle perdite contributive sulle optanti fino al 2019. A partire dal 2020 però la situazione si inverte, poiché il costo per le erogazioni immediate non è più compensato dai risparmi futuri derivante da pensioni più basse, a causa del graduale incremento della quota contributiva delle pensioni in regime ordinario. Quota 100 – Sono quasi 433mila le persone andate in pensione con Quota 100 (432.888). Il Rapporto annuale dell’Inps sottolinea come dopo le quasi 380mila uscite nel triennio di vigenza della misura (2019/2021) nel siano uscite altre 51mila nel 2022 avendo maturato i requisiti negli anni precedenti e 2.498 nel 2023 (al 31 maggio). Il ricorso a Quota 102 (l. n. 234 del 2021) è invece stato modesto per cui le liquidate nel 2022 sono poco meno di 5.700 (altre 4.874 uscite sono state rilevate nel 2023), mentre nel 2022 è nuovamente aumentato il ricorso a Opzione donna (oltre 26.000 le domande accolte nell’anno). Nel 2023 è atteso un calo vista la stretta sui requisiti. Quest’anno sono già state accolte 5.125 domande per Quota 103 (62 anni di età ed almeno 41 di contributi) nei primi cinque mesi. “Questi istituti – si legge – consentono un’uscita anticipata al di fuori dei principi generali in termini di anzianità contributiva e anagrafica e sebbene l’importo della pensione sia correlato negativamente all’aspettativa di vita al pensionamento, assicurando in questo modo equità attuariale e tra le generazioni, almeno per la parte contributiva, questi provvedimenti incidono negativamente sul bilancio pensionistico. Infatti, l’accelerazione nelle uscite rispetto alla normativa vigente implica un anticipo della spesa per pensioni, a cui seguono minori spese in quanto l’importo delle prestazioni erogate è inferiore a quanto sarebbe avvenuto senza il provvedimento. Tuttavia, vi è evidenza che nel breve periodo la somma delle maggiori uscite sarà superiore alla somma dei risparmi e quindi l’operazione aumenterà il valore del debito pensionistico”. L’impatto dell’inflazione sul potere d’acquisto – Le famiglie più colpite dalla fiammata inflazionistica del 2022 si mostrano essere quelle dei pensionati italiani, specialmente quelle appartenenti ai due quinti di spesa più poveri, che perdono tra il 2018 e il 2022 il 10,6% del reddito reale (perdita oltre dieci volte maggiore delle famiglie con solo redditi da lavoro); fortemente colpite risultano anche le famiglie di pensionati dei quinti più ricchi, con una perdita del reddito reale pari al 7,5%. Dall’analisi condotta emerge che uno dei fattori di contenimento del crollo dei redditi reali a seguito dell’inflazione sia la maggiore offerta di lavoro, mentre la perequazione pensionistica assume un ruolo assai marginale in questa dinamica. LEGGI TUTTO

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    BTP: Tesoro colloca 9,7 miliardi, sale rendimento

    (Teleborsa) – Il Tesoro ha collocato oggi in asta complessivamente 9,75 miliardi di euro di BTP.In particolare, sono stati venduti tutti i: 3,25 miliardi di BTP a 3 anni, con un rendimento pari al 3,86%, in aumento di 15 punti base rispetto alla precedente asta. Assegnati 4 miliardi di BTP a 7 anni, con un tasso che balza al 4,21% (+31 punti base); 1,5 miliardi di Btp a 30 anni (scadenza 01-10-2053) al 4,89%. Collocato, infine, 1 miliardo di BTP a 30 anni (scadenza 01-09-2040) al 4,74%. LEGGI TUTTO

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    USA, richieste di mutui settimanali ancora in calo

    (Teleborsa) – Continuano a diminuire le domande di mutuo negli Stati Uniti. Nella settimana all’8 settembre 2023, l’indice che misura il volume delle domande di mutuo ipotecario registra una diminuzione dello 0,8%, dopo il -2,9% della settimana precedente.L’indice relativo alle richieste di rifinanziamento è sceso del 5,4%, mentre quello relativo alle nuove domande registra un incremento dell’1,2%.Lo rende noto la Mortgage Bankers Associations (MBA), indicando che i tassi sui mutui trentennali sono saliti al 7,27% dal 7,21% della settimana precedente. LEGGI TUTTO

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    Tassa extraprofitti banche, BCE critica: chiesta analisi, ecco perchè

    (Teleborsa) – La tassa straordinaria sugli extra profitti delle banche in Italia rischia di compromettere la trasmissione delle misure di politica monetaria della BCE, di favorire la frammentazione del sistema bancario rispetto al resto dell’Ue e di aumentare i costi per attirare nuovo capitale.Lo indica la BCE nel parere pubblicato oggi rispetto al provvedimento approntato dal governo, notificato alla stessa istituzione lo scorso 11 agosto. La Bce raccomanda “cautela” su questa misura, per garantire che l’imposta “non incida sulla capacità dei singoli enti creditizi di costituire solide basi patrimoniali e di effettuare adeguati accantonamenti”, per eventuali futuri deterioramenti del credito. Inoltre la Bce richiede che al fine di valutare l’applicazione dell’imposta dal punto di vista della stabilità finanziaria il decreto venga “accompagnato da un’analisi approfondita delle potenziali conseguenze negative per il settore bancario”, con in particolare uno studio sull’impatto sulla redditività a lungo termine, sulla base patrimoniale, sull’accesso ai finanziamenti e sulla concessione di nuovi prestiti, sulle condizioni di concorrenza sul mercato e sul mercato delle liquidità. Francoforte chiede poi di chiarire la nozione di “attività totali” rispetto al “perimetro” delle banche e quale sarebbe il trattamento degli enti creditizi in cui siano avvenute fusioni e acquisizioni durante il periodo di stima per il calcolo dell’imposta. La Bce ricorda di essere “competente a formulare un parere in virtù del trattato sul funzionamento dell’Unione europea” sulle disposizioni applicabili agli istituti finanziari “nella misura in cui esse incidono in maniera significativa sulla stabilità degli istituti e dei mercati finanziari e sui compiti della Bce relativi alla vigilanza prudenziale degli enti creditizi”. E di aver adottato di recente un parere su iniziative simili da parte della Spagna e della Lituania, che in entrambi casi ha analizzato dal punto di vista della politica monetaria, della stabilità finanziaria ed è la vigilanza prudenziale sulle banche. Il parere è stato adottato dall’intero Consiglio direttivo. LEGGI TUTTO