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    Manovra, Cgil: assemblea dà il mandato per lo sciopero generale

    (Teleborsa) – La Cgil conferma il giudizio negativo sulla manovra varata dal Governo e “a partire dall’andamento della consultazione straordinaria in corso” l’assemblea generale condivide la proposta avanzata nella relazione del segretario generale Maurizio Landini di “proseguire la mobilitazione nei luoghi di lavoro e nei territori”. L’assemblea ha dato mandato alla segreteria nazionale di “proclamare con tutte le categorie intere giornate di sciopero e organizzare manifestazioni in tutto il Paese a partire dal prossimo mese di novembre nelle forme e nelle modalità ritenute più opportune, incluso lo sciopero generale”. Il parlamentino della Cgil valuta “positivamente” la proposta avanzata dalla Uil di sostenere le rivendicazioni unitarie avanzate dalle organizzazioni sindacali al Governo e alle controparti datoriali avviando un percorso di mobilitazione comune con manifestazioni e ore di sciopero. “Pertanto sulla base del mandato ricevuto, la segreteria nazionale della Cgil confermerà alla Uil e alla Cisl la piena disponibilità ad incontrarsi per una valutazione comune sulla fase e definire un percorso di mobilitazione con assemblee, manifestazioni e giornate di sciopero di tutte le categorie fino allo sciopero generale”. È quanto si legge nell’ordine del giorno approvato dall’assemblea della Cgil. “È una manovra sbagliata che non tutela i salari e non tutela le pensioni, che non introduce il salario minimo, che non combatte l’evasione fiscale, non tassa la rendita e i profitti, che taglia la sanità pubblica e la scuola – ha commentato il leader della Cgil, Maurizio Landini, al termine dell’assemblea generale della confederazione –. Dovevano cancellare la Fornero, peggiorano quella legge, in pensione non ci va più nessuno non cancella la precarietà che colpisce in particolare i giovani e le donne, quindi bisogna proprio proseguire la mobilitazione per cambiarla. Noi condividiamo la proposta avanzata ieri dalla Uil di scendere in piazza, di fare manifestazioni e di proclamare degli scioperi, questo è quello che siamo pronti a discutere. Per quanto ci riguarda siamo pronti ad arrivare anche allo sciopero generale”. Dopo la manifestazione del 7 ottobre l’assemblea generale della Cgil considera “fondamentale” la campagna di assemblee e la consultazione straordinaria certificata che si sono svolte a partire da settembre e che “dovranno continuare nelle prossime settimane per proseguire la mobilitazione, fino allo sciopero generale”. Un percorso che conferma il mandato per definire le modalità delle prossime tappe, nel rapporto con Cisl e Uil, e per radicare ed estendere nei territori il rapporto con le associazioni. “Le nostre rivendicazioni – si legge – devono vivere anche nel confronto con le istituzioni a partire dai consigli comunali e regionali”. Le scelte del Governo contenute nella manovra – rileva la Cgil – vanno nella “direzione sbagliata, producendo un aumento dei divari e delle disuguaglianze, e la mancanza di risposte alle tante emergenze sociali ed economiche del Paese, nell’immediato e nella prospettiva non potrà che aggravare la situazione. Inaccettabile l’utilizzo politico che si è deciso di fare del Cnel – sottolinea corso d’Italia – snaturandone la funzione di luogo di confronto terzo e arrivando, per la prima volta, a un voto a maggioranza come prima deliberazione della nuova consiliatura per sostenere le posizioni del Governo contro l’introduzione del salario minimo, disconoscendo, nei fatti, il principio di rappresentanza in perfetta coerenza con il metodo con cui l’esecutivo ha impostato il rapporto con le organizzazioni sindacali in tutti questi mesi, negando sistematicamente qualsiasi confronto negoziale e di merito, e procedendo sempre per atti unilaterali”. La Cgil “si impegna a rivendicare un minimo orario sotto il quale i contratti non possono andare e a proseguire, nei confronti delle controparti datoriali, una vertenza salariale, generale e coordinata, finalizzata al rinnovo dei contratti nazionali e alla reale difesa e aumento del potere di acquisto dei salari”.Le misure annunciate per la prossima legge di bilancio “al di là della proroga della decontribuzione – che abbiamo rivendicato e cominciato a ottenere fin dal Governo Draghi, ma che si limita a confermare le buste paga che i redditi fino a 35mila stanno già percependo (altro che 100 euro medi in più come propagandato dalla presidente del consiglio) – e dell’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef che, oltre all’effetto regressivo e il finanziamento a tempo e in deficit, produrrà comunque benefici pressoché impercettibili, confermano una linea di politica economica assolutamente sbagliata e inadeguata”, aggiunge la Cgil. “Non trova, dunque, alcuna risposta la drammatica emergenza salariale che, a fronte di un’inflazione da profitti, persistente e oltre la media europea – prosegue l’odg – ha falcidiato il potere di acquisto di milioni di lavoratori e pensionati, che non sarà certo recuperato con il cosiddetto ‘trimestre tricolore’: serve aumentare i salari attraverso i rinnovi dei contratti nazionali pubblici e privati, aumentare le detrazioni ripristinando un meccanismo autentico di fiscal drag e tutelare pienamente il potere d’acquisto delle pensioni”. Secondo la confederazione guidata da Maurizio Landini “gli stanziamenti previsti per il rinnovo dei contratti pubblici sono assolutamente insufficienti; non ci sono misure a sostegno dei rinnovi nei settori privati; continua il definanziamento, e quindi lo smantellamento con conseguente privatizzazione, del welfare pubblico, in particolare della sanità, e dell’istruzione, e mancano le risorse per finanziare un piano straordinario per l’occupazione nella P.A.; non si stanzia alcuna risorsa per attuare le leggi sulla non autosufficienza e la disabilità; si peggiora ulteriormente il sistema previdenziale, azzerando anche le già insufficienti forme di flessibilità in uscita, con il pieno ritorno, di fatto, alla legge Monti/Fornero e si continua a fare cassa sui pensionati limitando la perequazione; non si interviene sull’emergenza abitativa né sul versante dell’impennata che hanno avuto i mutui, né sul versante dell’incremento del costo degli affitti, né su piani di edilizia popolare; non c’è nulla sulla precarietà, che non solo non si contrasta, a partire da un piano di stabilizzazione nel settore pubblico, ma che anzi si punta, come dimostra l’ultimo decreto lavoro, ad allargare; non si pone rimedio alle storture del sistema degli appalti dopo la reintroduzione dell’appalto a cascata”. E nemmeno – rimarca corso d’Italia – si investe sul diritto allo studio e sul lavoro di qualità, “non si dà risposta al grave problema sociale del milione e settecentomila giovani che non lavorano e non studiano, e non si contrasta il fenomeno della fuga delle intelligenze; non si interviene per evitare la terribile strage sul lavoro a cui assistiamo quotidianamente; si continua ad affermare una visione della donna relegata ai compiti di madre e moglie: prevedere forme di sostegno solo alle donne con due figli è sbagliato e non produrrà effetti in termini di miglioramento della quantità e qualità dell’occupazione femminile, serve invece investire in maggiori servizi e contrastare precarietà, part time involontari e divario salariale”.Inoltre – prosegue la Cgil – “il Mezzogiorno rischia di rimanere schiacciato tra l’autonomia differenziata, i tagli al Pnrr e le recenti scelte sulle politiche sociali e su quelle di coesione; si conferma una politica fiscale regressiva: dall’attacco al principio di progressività (flat tax e non solo) a un’evasione fiscale che, dopo i 14 condoni/sanatorie già deliberati nel solo primo anno di legislatura, si rischia addirittura di legalizzare attraverso strumenti come il concordato preventivo biennale; si tagliano gli investimenti e si conferma l’assenza di qualsiasi politica industriale in grado di risolvere le tante crisi aziendali aperte e di affrontare, a partire dalle risorse del Pnrr, le sfide epocali della transizione digitale/energetica e della conversione ecologica, garantendo crescita, lavoro di qualità, innovazione, redistribuzione del reddito e una chiara strategia di rilancio industriale del nostro Paese”. In sostanza, per la Cgil, quella del Governo è una “manovra totalmente rinunciataria (l’impatto dichiarato sul PIL 2024 è pari allo 0,2%), insufficiente e all’insegna del ritorno all’austerità: non dà risposte alle tante emergenze del Paese aggravandole, non sostiene la crescita, anzi comprime la domanda interna: dai redditi fissi alla spesa pubblica, agli investimenti pubblici. L’ultima cosa di cui c’è bisogno in un contesto, difficile e pieno di incognite, che vede l’economia italiana, dopo la frenata del secondo trimestre, molto debole anche nel terzo e quarto, e con una prospettiva reale per il 2024 dello ‘zero virgola’, come previsto dalle principali agenzie nazionali e internazionali”. La Cgil ritiene, infine, che “un’altra politica economica, fondata sulla leva redistributiva del fisco e sul rilancio degli investimenti, è non solo possibile, ma necessaria. Bisogna prendere le risorse dove sono: extraprofitti in tutti i settori, lotta all’evasione fiscale, allargamento della base imponibile Irpef, grandi patrimoni, rendite finanziarie e immobiliari, redditi alti”. LEGGI TUTTO

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    Mimit e Anfia: siglato protocollo d’intesa per transizione filiera automotive

    (Teleborsa) – Per gestire in maniera coordinata le sfide della transizione ecologica della filiera automotive italiana al 2030 e promuovere crescita e possibilità d’impiego in un settore strategico, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e il Presidente di ANFIA, Roberto Vavassori, hanno sottoscritto oggi, a Palazzo Piacentini, un protocollo d’intesa che identifica le priorità di intervento a sostegno degli investimenti delle imprese nei prossimi anni. L’obiettivo condiviso è stimolare l’incremento della produzione nazionale per raggiungere volumi superiori al milione di veicoli prodotti negli stabilimenti italiani. “Il protocollo di oggi rappresenta un passo importante nella strategia di politica industriale dell’automotive in cui ci focalizziamo sullo sviluppo e sulla riconversione dell’indotto italiano affinché sia competitivo anche nell’era dell’elettrico”, ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Questo accordo è il pilastro su cui costruire un più vasto e complessivo progetto per rilanciare il settore e la produzione nazionale, a partire dall’intesa con Stellantis su cui siamo impegnati in queste settimane”. Roberto Vavassori, Presidente di ANFIA, ha sottolineato che la firma impegna il MIMIT e l’industria “ad una collaborazione reciproca, che conferma la chiara volontà politica del Governo di affrontare al meglio questo momento cruciale per la nostra filiera. Siamo consapevoli che questo piano di lavoro rappresenta solo l’inizio di un percorso complesso, che impegnerà fortemente le nostre imprese, le parti sociali, i territori e che vedrà un Comitato Tecnico nella funzione di attuazione e coordinamento delle previsioni del piano. ANFIA è impegnata a realizzare uno studio che prevede, tra le altre cose, la mappatura delle competenze già oggi presenti in Italia su tutti gli aspetti e le tecnologie della mobilità veicolare, incluso lo sviluppo di vettori energetici decarbonizzati e gli ambiti della mobilità del futuro come l’elettrificazione, e la guida autonoma, per evidenziarne aree di eccellenza e gap di competitività”. LEGGI TUTTO

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    Urso: “Il Patto Anti Inflazione continua a raccogliere consensi” Salgono a 35 le adesioni

    (Teleborsa) – Salgono a 35 le associazioni aderenti al Patto Anti Inflazione, l’iniziativa del Mimit volta a favorire il contenimento dei prezzi e tutelare il potere di acquisto dei consumatori, specialmente delle famiglie. Nelle ultime ore si sono aggiunte alle 32 associazioni che avevano gia’ aderito le organizzazioni Agci (associazione generale cooperative italiane – produzione e industria), Fedapi (Federazione artigiani e piccoli imprenditori – piccola distribuzione) e Federpesca (Federazione nazionale delle imprese di pesca – produzione e industria). “Il Patto Anti Inflazione continua a raccogliere consensi e adesioni da importanti attori della filiera della distribuzione e dell’industria, ulteriore elemento che ci indica che abbiamo imboccato la strada giusta nel contrasto al caro vita. La coesione del sistema Italia è sempre più forte, tutti uniti per garantire alle famiglie, ai lavoratori e ai pensionati un carrello tricolore con beni di alta qualità a prezzi calmierati. Uno sforzo corale che ci rende orgogliosi”, ha dichiarato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. LEGGI TUTTO

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    Mott MacDonald e UrbanV insieme per lo sviluppo di vertiporti

    (Teleborsa) – Individuare ed esplorare opportunità adatte allo sviluppo di progetti nell’area dell’AAM in tutto il mondo, sfruttando l’esperienza operativa di UrbanV e le competenze di Mott MacDonald. Con questo obiettivo le due società hanno firmato un memorandum d’intesa per valutare la fattibilità e gli ambiti di collaborazione in merito a progetti nel settore degli aeroporti, dei vertiporti e dell’AAM su scala mondiale. Insieme individueranno le aree geografiche e le partnership che promuoveranno l’AAM a livello globale nei prossimi cinque anni.L’AAM è un nuovo concetto di mobilità aerea: velivoli elettrici a decollo e atterraggio verticale (eVTOL) trasportano persone e merci in luoghi attualmente non serviti o non adeguatamente serviti dai mezzi di superficie o dal trasporto aereo. Gli eVTOL possono essere alimentati da sistemi elettrici ibridi, batterie o, potenzialmente, da celle a combustibile a idrogeno.Mott MacDonald, una delle società di consulenza aeronautica più esperte al mondo, fornisce servizi che spaziano dalla pianificazione generale allo sviluppo di business case fino alla progettazione, alla gestione della consegna e ai cambiamenti aziendali. I team della società lavorano con stati, investitori, operatori e compagnie aeree in oltre 250 aeroporti in tutto il mondo, piccoli aeroporti regionali ma anche hub globali come Singapore Changi, Istanbul, Londra Heathrow e New York JFK.UrbanV è una società costituita da Aeroporti di Roma, Gruppo SAVE, Aeroports de la Côte d’Azure Aeroporto di Bologna per la realizzazione di reti commerciali AAM a partire da Roma, dove sarà attivata la prima rotta (Aeroporto di Fiumicino – Roma Centro) entro la fine del 2024. “Dopo oltre 40 anni nel settore dell’aviazione e più di 1000 progetti conclusi, – ha detto Horacio Rossi, project principal di Mott MacDonald – siamo felici di poter contribuire a realizzare il potenziale dell’AAM. Il nostro team ha già esperienza nello sviluppo dei vertiporti, dall’orientamento strategico al piano generale per dimensioni, dai terminal alle infrastrutture di ricarica, dalla planimetria dell’aerodromo al funzionamento efficiente e in sicurezza, alle connessioni cruciali con altri mezzi di trasporto. Il potenziale dell’AAM è incredibile e non vediamo l’ora di lavorare insieme a UrbanV per sviluppare queste opportunità”.”Noi di UrbanV ci proponiamo di migliorare la vita delle persone offrendo un’alternativa veloce, efficiente, sicura ed ecologica alle soluzioni di trasporto esistenti per persone e merci su brevi distanze, per via aerea. Aspiriamo – ha commentato Carlo Tursi, CEO di UrbanV – a diventare un importante operatore globale di reti di vertiporti, a partire dall’Italia e dalla Francia, dove stiamo lavorando insieme ai nostri soci fondatori per definire le prime rotte AAM a livello mondiale. Siamo entusiasti di collaborare con Mott MacDonald e non vediamo l’ora di sviluppare insieme nuove opportunità su scala globale”. Mott MacDonald lavora già in diverse parti del mondo a vari progetti nell’ambito dell’AAM. Ha realizzato un manuale globale per vertiporti comprendente concetto strategico, esperienza dei clienti e progettazione dei terminal. Dà inoltre supporto a un consorzio che sta progettando una rete di almeno 25 vertiporti nel Regno Unito, aiutando a sviluppare le idee in merito a operazioni, progettazione e componenti ingegneristiche.Secondo uno studio di Precedence Research, nel 2022 il mercato globale della mobilità aerea avanzata valeva 8,93 miliardi di dollari e dovrebbe raggiungere un valore di circa 45,12 miliardi di dollari entro il 2030. LEGGI TUTTO

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    UPB, da nuovo patto Ue rischio policy troppo restrittive

    (Teleborsa) – “Un importante aspetto che non viene affrontato nelle proposte legislative della Commissione europea è la considerazione dell’orientamento di bilancio appropriato per l’area dell’euro nel suo complesso. Il quadro di regole proposto rischia di condurre nell’immediato, visto che molti paesi hanno un debito superiore al 60 per cento del PIL, a indicazioni di policy eccessivamente restrittive per l’area dell’euro e per la UE, sebbene in misura minore rispetto al Patto di stabilità e crescita. Per realizzare una governance economica più efficace nell’area dell’euro, rimane prioritario compiere progressi verso la costituzione di una capacità di bilancio comune dell’area dell’euro”. È quanto rileva la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio Lilia Cavallari nella memoria per l’audizione alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato sulla nuova governance economica dell’Unione europea. “La principale innovazione del nuovo quadro di governance – sottolinea Cavallari – riguarda il passaggio da regole numeriche uniformi per tutti gli Stati membri a regole incentrate sulla dinamica del debito e su piani strutturali di bilancio di medio termine (PSB) differenziati tra paesi.In base alla metodologia sviluppata dall’UPB sono stati predisposti alcuni scenari di medio periodo che descrivono l’evoluzione del rapporto tra il debito e il PIL e delle principali variabili di finanza pubblica che sono coerenti con l’approccio delineato nelle proposte legislative sulla nuova governance UE”.”Nell’ipotesi di politiche invariate dal 2025, ossia in assenza di aggiustamento di bilancio, – evidenzia la presidente dell’UPB – il rapporto tra debito e PIL mostrerebbe una dinamica crescente a partire dal 2026, raggiungendo nel 2041 un valore di poco superiore al 171 per cento del PIL (31,5 punti percentuali al di sopra del dato di partenza del 2024) nello scenario di base, e un valore di poco inferiore al 181 per cento del PIL (circa 41 punti percentuali al di sopra del dato di partenza del 2024) nello scenario sfavorevole. Considerando gli aggiustamenti pluriennali di bilancio coerenti con il nuovo quadro di regole proposto dalla Commissione (che vengono fatti partire dal 2025), il rapporto tra debito e PIL si collocherebbe su un sentiero continuamente discendente con una elevata probabilità e considerando shock inattesi. Secondo lo scenario di base, l’aggiustamento in quattro anni permetterebbe di conseguire una discesa del rapporto tra debito e PIL più accentuata (raggiungendo il 113,5 per cento al termine del periodo di proiezione, nel 2041, con una riduzione di 26 punti percentuali di PIL) rispetto a un aggiustamento in sette anni(raggiungendo il 116 per cento, con una riduzione di 24 punti percentuali di PIL), principalmente grazie alla più rapida diminuzione della spesa per interessi in rapporto al PIL. Nello scenario sfavorevole, con un aggiustamento in quattro anni il rapporto tra debito e PIL raggiungerebbe nell 2041 o un livello pari a circa il 115 per cento mentre con un periodo di aggiustamento in sette anni esso si attesterebbe poco al di sotto del 120 per cento”.”Per consentire la riduzione del debito in rapporto al PIL osservata nello scenario di base, – prosegue Cavallari – l’indebitamento netto dovrebbe raggiungere l’1,7 per cento del PIL alla fine del piano di aggiustamento in quattro anni (ovvero entro il 2028), e il 2 per cento alla fine del piano di aggiustamento in sette anni (ovvero entro il 2031). Per il triennio 2024-26, l’evoluzione programmatica del disavanzo in rapporto al PIL stabilita nella NADEF, se effettivamente conseguita, sarebbe compatibile con le indicazioni della proposta di riforma del sistema di governance economica della UE nel caso di un aggiustamento di bilancio in sette anni ma richiederebbe uno sforzo di bilancio maggiore per essere in linea con un piano di aggiustamento in quattro anni nello scenario sfavorevole. All’inizio dell’orizzonte delle proiezioni presentate, il piano di aggiustamento che garantisce la convergenza verso l’obiettivo di medio termine (OMT) previsto dalle regole attuali,sarebbe più restrittivo rispetto al piano di aggiustamento in sette anni e meno restrittivo rispetto a quello in quattro anni: sia il saldo complessivo di bilancio sia il saldo primario coerenti con la regola dell’OMT rimangono in una posizione intermedia rispetto agli altri due scenari. Successivamente i saldi coerenti con la convergenza verso l’OMT si collocanosu valori più elevati rispetto agli altri due scenari. Nell’ipotesi di convergenza del saldo strutturale verso l’OMT, il rapporto tra debito e PIL si collocherebbe tra la traiettoria tecnica con aggiustamento di bilancio in quattro anni e quello risultante con un aggiustamento in sette anni nella prima parte dell’orizzonte di proiezione, per poi portarsi al di sotto di entrambe”.”L’accento posto sulla sostenibilità delle finanze pubbliche nel medio termine e la richiesta che il PSB contenga impegni su riforme e investimenti – sottolinea Cavallari – fornisce un incentivo a rafforzare la qualità della politica di bilancio a livello nazionale. La scelta di concentrarsi su un unico obiettivo annuale di policy, ovvero la crescita della spesa primaria netta finanziata da risorse nazionali, consente una maggiore prevedibilità e trasparenza delle regole di bilancio. Far riferimento alla spesa primaria netta non inciderà sulla dimensione complessiva e sulla composizione dei bilanci degli Stati membri; i piani di aggiustamento potranno contemplare sia riduzioni discrezionali di spese sia aumenti discrezionali di entrate”. LEGGI TUTTO

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    Banca d’Italia autorizza fusione tra Cherry Bank e Banca Popolare Valconca

    (Teleborsa) – Cherry Bank, challenger bank guidata da Giovanni Bossi, e Banca Popolare Valconca, istituto in amministrazione straordinaria, hanno comunicato che la Banca d’Italia ha autorizzato l’operazione di fusione tra le due banche. L’autorizzazione conferma termini e condizioni della fusione per incorporazione di Banca Popolare Valconca in Cherry Bank, concordati tra le due banche nell’accordo quadro del 1° giugno 2023.Contestualmente la Banca d’Italia ha rilasciato l’autorizzazione alla convocazione, da parte dei Commissari straordinari, dell’assemblea dei soci di Banca Valconca che dovrà approvare la fusione e che si terrà indicativamente entro la fine del prossimo novembre. La fusione con Cherry Bank consentirà a Banca Popolare Valconca di recuperare redditività e sostenibilità e di ripristinare i buffer patrimoniali, ad oggi erosi sotto i limiti regolamentari. Per Cherry Bank l’operazione, che nasce da motivazioni di carattere industriale, rappresenta una accelerazione del percorso avviato con l’integrazione del Banco delle Tre Venezie avvenuta nel 2021, si legge in una nota. LEGGI TUTTO

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    Ponte di Messina, in Legge di Bilancio 700 milioni di euro per apertura cantieri nel 2024

    (Teleborsa) – Nel Documento programmatico sulla Legge di Bilancio inviato dal governo a Bruxelles sono indicate anche le risorse stanziate per il Ponte di Messina. “La manovra – si legge secondo quanto riportato da Il Giornale – assicura inoltre le risorse necessarie per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e di diversi investimenti a vantaggio delle regioni”. L’annuncio era già arrivato durante la conferenza stampa tenutasi dopo l’ok del Consiglio dei Ministri lunedì dal ministro Matteo Salvini.Come ha spiegato anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nella stessa occasione, gli oltre 12 miliardi “sono interamente finanziati nella proiezione pluriennale dei tempi necessari per completare l’opera”. La cifra destinata all’apertura dei cantieri per il 2024 è di 700 milioni che in tre anni diventeranno 3,5 miliardi. Inoltre, il ministro Salvini ha fatto sapere che interlocuzioni sono già state avviate con la Banca Europea per gli Investimenti per reperire una parte delle risorse necessarie, visto che l’infrastruttura è classificata come opera d’interesse europeo. Sempre lunedì la Regione Sicilia si è già impegnata a investire oltre 1 miliardo per cofinanziare la costruzione del ponte. Una nota della Regione ha precisato che l’investimento consentirà alla Sicilia di partecipare, con una quota del 10%, alla costruzione dell’infrastruttura il cui costo è stimato 12,5 miliardi. “Gran parte del miliardo verrà dalla nuova programmazione del Fondo sviluppo e coesione 2021-27. Aggiungeremo poi ulteriori 200 milioni frutto di economie relative a risorse nazionali per il ciclo 2014-20 non spese”, ha dichiarato il presidente Renato Schifani. LEGGI TUTTO

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    USA, dati contrastanti da apertura cantieri e permessi a settembre

    (Teleborsa) – Segnali contrastanti giungono dal mercato edilizio americano a settembre 2023. Secondo il Dipartimento del Commercio statunitense i nuovi cantieri avviati hanno registrato un incremento del 7%, attestandosi a 1,358 milioni di unità, dopo il calo del 12,5% registrato ad agosto (dato rivisto da -11,3%). Le attese degli analisti avevano previsto cantieri a 1,380 milioni.I permessi edilizi rilasciati dalle autorità competenti hanno registrato nello stesso periodo un decremento del 4,4% a 1,473 milioni di unità, dopo il +6,8% registrato il mese precedente. Le attese degli analisti erano per un calo dei permessi fino a 1,455 milioni da 1,541 del mese precedente. LEGGI TUTTO