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    Salvini; Ponte Stretto serve, in Italia dialogo surreale

    (Teleborsa) – In Italia “si fa ideologia su tutto, siamo uno dei pochi Paesi che riesce a farla anche sulle opere pubbliche”. Così il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, concludendo un convegno sul Ponte sullo Stretto. Salvini è convinto che “a cantieri aperti anche i siciliani, che sono scettici, si convinceranno. Quando le ruspe inizieranno a scavare e quando il ponte verrà inaugurato nel 2032 o nel 2033 non ci sarà più nessun contrario. In Italia il dibattito è surreale. il ponte sarà un moltiplicatore di sviluppo”.Il Ponte sullo Stretto “serve, stiamo navigando nella giusta direzione anche se qualcuno vorrebbe che la barca affondasse. C’è gente che vuole il male dell’Italia”, ha detto il Ministro nel ribadire che “Il Ponte serve, come servono le altre opere – non vedo motivi per cui dovremmo fermarci. Faremo sia il Ponte che il resto”.Salvini incontrerà questo pomeriggio nella sede del dicastero i rappresentanti delle sigle sindacali che hanno proclamato lo sciopero generale per venerdì 29 novembre e a chi gli chiedeva se, dopo l’intervento della commissione di garanzia sugli scioperi e la conferma di Cgil e Uil di non limitare a quattro ore la protesta nel trasporto pubblico locale, risponderà con la precettazione, si è limitato a dire: “Oggi c’è un incontro. Vedremo”. LEGGI TUTTO

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    Nucleare, Pichetto: valutazione in Parlamento dopo presentazione della legge delega

    (Teleborsa) – Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha dichiarato che sulla fissione nucleare ci sarà un confronto con le forze politiche quando verrà presentata la leggedelega. “La valutazione sarà in Parlamento”, ha dichiarato il ministro a margine della presentazione della Strategia sull’idrogeno rispondendo ad una domanda relativa alla contrarietà espressa alla tecnologia espressa dal deputato di Fratelli d’Italia e vice presidente della Camera, Fabio Rampelli, a Staffetta Quotidiana.”Questo è un dibattito ideologico e scientifico. Noi dobbiamo un dovere in questo momento: dare un quadro giuridico perché nel momento in cui ci siano le condizioni il governo e gli operatori possano decidere. Non è oggi che io faccio valutazioni”, ha risposto ad una domanda del giornalista della stessa testata. “Il migliore in assoluto è la fusione, ma ci viene indicata verso il 2050, i più ottimisti al 2040. Noi dobbiamo mantenere il Paese competitivo e non abbiamo ancora gli strumenti per la fissione di nuova generazione – ha proseguito –. Non facciamo la scelta oggi ma dobbiamo dare un quadro giuridico al Paese per evitare che tra 3-4-5-8 anni, di fronte alla necessità di mettere un impianto a fusione o fissione di nuova generazione, non si debba rispondere che ci vogliono quattro anni per avere un ente certificatore riconosciuto dall’agenzia internazionale”.”Rampelli ha espresso un’opinione che io rispetto”, ha aggiunto il ministro. LEGGI TUTTO

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    Sparkle: apertura nodo IP a Genova dedicato a connettività Internet tra Europa, Africa, Medio Oriente e Asia

    (Teleborsa) – Rispondere alla crescente richiesta di transito internet trainata dalle nuove tecnologie, dalle piattaforme multimediali e dai servizi basati sul cloud che richiedono una connessione a Internet altamente efficiente. Con questo obiettivo Sparkle annuncia l’apertura di un nodo IP a Genova. Il nodo IP è installato presso il data center di Sparkle Genova Landing Hub a Lagaccio, struttura di colocation aperta e neutrale, punto di interconnessione per Internet Exchange Point come Ge-DIX (già operativo nella struttura) e per reti terrestri e cavi sottomarini internazionali compresi Blue & Raman Submarine Cable Systems – che collegherà Milano e Marsiglia via Genova con l’Africa Orientale, il Medio Oriente e l’India – e l’associato sistema BlueMed con le sue diramazioni nel Mediterraneo verso Marsiglia, Bastia, Golfo Aranci, Roma, Palermo, Chania e Tel Aviv.Integrato con la dorsale globale Tier-1 di Sparkle Seabone – quinta rete IP al mondo –, il nuovo nodo permetterà a operatori di rete, ISP, OTT, content delivery networks, content e application provider di usufruire di servizi di transito IP affidabili e a bassa latenza in multipli scalabili da 10 GB, 100 GB, 400G. Inoltre, i clienti hanno a disposizione una gamma completa di soluzioni IP che comprendono anche i servizi DDoS Protection, che offre la possibilità di proteggere la propria rete dagli attacchi, e Virtual NAP che fornisce accesso virtuale ai principali Internet Exchange Point (IXP) senza la necessità di costruire infrastrutture proprietarie.”Già snodo strategico per i cavi sottomarini, con questa nuova attivazione rafforziamo ulteriormente il ruolo di Genova come porto digitale per il traffico Internet tra Europa, Africa, Medio Oriente e Asia”, ha dichiarato Enrico Bagnasco, amministratore delegato di Sparkle. LEGGI TUTTO

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    Trasporti, iryo festeggia due anni di attività in Spagna: oltre 13 milioni di passeggeri

    (Teleborsa) – Iryo, la società partecipata da Trenitalia (Gruppo FS) che opera nel settore dell’alta velocità spagnola, compie due anni di attività nel mercato iberico. Dall’inizio delle operazioni, iryo ha trasportato oltre 13 milioni di passeggeri. Operativa dal 25 novembre 2022, la compagnia del Gruppo FS ha iniziato collegando le città Madrid, Barcellona e Saragozza, alle quali si sono aggiunte, nel corso del tempo, Valencia, Cuenca, Siviglia, Malaga, Tarragona, Cordoba, Alicante, Albacete. Oggi iryo, grazie a 65 collegamenti giornalieri, collega 11 città con una flotta di 20 treni Frecciarossa. “Il 2024 è stato fondamentale per il consolidamento di iryo, essendo stato il primo anno che ha visto tutte le rotte attive per almeno 12 mesi. Essere alla guida di questa azienda – afferma Simone Gorini, Amministratore Delegato e Direttore Generale di iryo – è una sfida gratificante che affrontiamo ogni giorno, così come gli oltre 600 dipendenti si impegnano per offrire la migliore esperienza di viaggio ai nostri clienti. Nel nostro secondo anniversario, siamo soddisfatti non solo dei risultati ottenuti, ma anche dei feedback positivi che riceviamo dai viaggiatori”. I treni di iryo hanno raggiunto il 77,43% di load factor (coefficiente di riempimento) nei mesi di giugno, luglio e agosto, con un totale di 2,1 milioni di passeggeri trasportati nella stagione estiva. La rotta più frequentata è stata Barcellona-Siviglia, seguita da Barcellona-Madrid. Un successo – si legge nella nota – testimoniato anche dai riconoscimenti ricevuti, come quello di azienda innovatrice nel trasporto terrestre ricevuto lo scorso anno ad Alicante dalla Asociación de Relaciones Empresariales del Mediterraneo (REM); o come il titolo di ‘Empresa del año’, per il 2023, rilasciato dalla rivista Capital. Premi alla qualità del servizio offerto, che si coniuga anche con una marcata attenzione agli aspetti della sostenibilità. I convogli di iryo, infatti, sono riciclabili al 94% e utilizzano al 100% energie rinnovabili e quindi non generano CO2. La compagnia spagnola ha anche puntato sull’intermodalità dei trasporti attraverso diversi accordi siglati con le aziende del settore turistico e dei trasporti per offrire biglietti combinati ed esperienze integrate di viaggio. Il Gruppo FS, oltre che in Spagna è presente in Francia con Trenitalia France; in Gran Bretagna con Avanti West Coast e c2c; in Grecia con Hellenic Train attraverso collegamenti urbani, suburbani e a media e lunga percorrenza; in Germania con Netinera, operatore del trasporto regionale passeggeri, e con TX Logistik, operatore della logistica, e nei Paesi Bassi con Qbuzz, operatore di trasporto su gomma.Attualmente, per aiutare le vittime del ciclone “Dana”, che ha colpito la Spagna, Il Gruppo FS ha aderito alla campagna di raccolta fondi promossa dalla Croce Rossa Italiana a favore della Croce Rossa Spagnola, per garantire assistenza, generi alimentari, kit igienici. LEGGI TUTTO

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    Fondi pensione, Giorgetti: necessario innovare sistema

    (Teleborsa) – Nei primi nove mesi dell’anno i fondi pensione hanno registrato un numero di ‘posizioni in essere’ pari a 11 milioni, che corrispondono a 10 milioni di iscritti, considerando che alcuni lavoratori aderiscono contemporaneamente a più fondi. Lo ha riferito il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in una audizione parlamentare, facendo riferimento ai dati della Covip. Nello stesso periodo, i contributi versati da parte degli aderenti sono stati complessivamente pari a 10,5 miliardi di euro (+7,9 per cento sul corrispondente periodo del 2023), mentre le risorse destinate alle prestazioni ammontano a 238 miliardi di euro (+6,1 per cento rispetto ai 224,4 miliardi di fine 2023). Le forme pensionistiche complementari che operano nel nostro sistema sono 302, di cui 33 fondi pensione negoziali, 40 fondi pensione aperti, 68 piani individuali pensionistici di tipo assicurativo (PIP) cosiddetti “nuovi” e 161 fondi pensione preesistenti. Gli investimenti direttamente riferibili alle forme pensionistiche complementari ammontano, nel complesso, a circa 189 miliardi di euroNel corso dell’audizione nella Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione, il Ministro ha spiegato che “negli ultimi anni, l’adesione a forme di previdenza private è risultato in costante aumento. Tuttavia, nonostante un trattamento fiscale favorevole, non è ancora in linea con altri Paesi avanzati”. I rendimenti realizzati da queste gestioni “risentono, naturalmente, delle scelte connesse alle linee di investimento adottate, tra le quali prevale quella che prevede la garanzia sul capitale. Il settore non è caratterizzato da una particolare mobilità delle posizioni”. In questo contesto “appare necessaria una riflessione approfondita sull’opportunità di innovare un sistema che, esclusi gli interventi connessi al recepimento di talune direttive europee, ricalca sostanzialmente quello delineato in occasione della riforma del 2005”, ha concluso Giorgetti. LEGGI TUTTO

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    Gucci Logistica, via libera da Antitrust per acquisto del 100% di Colonna

    (Teleborsa) – L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha deliberato di non avviare l’istruttoria con riguardo all’operazione che ha a oggetto l’acquisizione da parte di Gucci Logistica del controllo di Colonna mediante passaggio da controllo congiunto a controllo esclusivo.Gucci Logistica è una società del gruppo Kering attiva nel settore del disegno, sviluppo, ingegnerizzazione, produzione, acquisto, vendita, importazione ed esportazione di prodotti a marchio Gucci. Colonna è la società holding dell’omonimo gruppo industriale attivo nel settore dell’industria conciaria e, in misura limitata, nella commercializzazione degli agenti chimici necessari per le lavorazioni delle pelli, che detiene partecipazioni di controllo in diverse società.Gucci Logistica, che già deteneva il 51% del capitale sociale di Colonna, acquisirà il controllo esclusivo di quest’ultima e delle società da questa controllate tramite la sottoscrizione di un accordo esecutivo che prevede il trasferimento della rimanente quota del 49% del capitale sociale di Colonna.L’Antitrust afferma che l’operazione non appare idonea a ostacolare in misura significativa la concorrenza effettiva nel mercato interessato e a determinare la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante. LEGGI TUTTO

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    Lavoro, Istat: al Sud per un dipendente privato extra-agricolo su 10 meno di 7,79 euro/ora

    (Teleborsa) – Nel 2021, la mediana della retribuzione oraria (per ora retribuita) nel Mezzogiorno è inferiore di 1,29 euro/ora rispetto a quella del Centro-Nord. In altri termini, sebbene nel corso degli anni considerati la differenza sia diminuita, in mediana la retribuzione nel Mezzogiorno è solo l’89,3% di quella del Centro-Nord. Il gap territoriale aumenta se si considera la retribuzione annuale (percepita nel corso dell’anno) che dipende anche dall’input di lavoro: in mediana, le posizioni occupate nel Mezzogiorno mostrano una retribuzione inferiore ai 9 mila euro (l’unica eccezione si osserva nel 2016 quando hanno raggiunto i 9.142 euro), mentre nel Centro-Nord non scendono mai sotto i 13 mila euro (nel 2021 la differenza si attesta a 6.536 euro). Il valore mediano della retribuzione annuale nel Mezzogiorno è, dunque, poco più della metà di quello del Centro-Nord. È quanto rileva l’Istat in un approfondimento sulle differenze territoriali nell’occupazione, nell’input di lavoro e nelle retribuzioni per le posizioni lavorative dipendenti nel settore privato extra-agricolo, per gli anni dal 2014 al 2021, a partire dai dati del registro RACLI (disponibile dal 2014) che costituisce il modulo sui lavoratori dipendenti del settore privato extra-agricolo del nuovo Registro Tematico del Lavoro (RTL).Nel Mezzogiorno, circa una posizione su dieci percepisce una retribuzione oraria inferiore ai due terzi della mediana nazionale – inferiore cioè a 7,79 euro/ora, essendo la mediana nazionale pari a 11,69 euro/ora – classificandosi tra i cosiddetti low pay job (lpj); nel Centro-nord i lpj sono la metà, uno ogni venti. D’altra parte, quasi un quinto delle posizioni nel Centro-Nord percepisce retribuzioni orarie superiori a una volta e mezzo la mediana nazionale – superiore cioè a 17,54 euro/ora – classificandosi come high pay jobs (hpj); nel Mezzogiorno gli hpj sono meno di un decimo. Tali risultati sintetizzano le caratteristiche della distribuzione delle posizioni lavorative per retribuzione oraria (per ora retribuita) nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno: entrambe le distribuzioni mostrano un’asimmetria positiva, ma nel Mezzogiorno si osserva una maggiore presenza dei livelli più bassi.Differenze territoriali evidenti si osservano anche per quanto riguarda il costo del lavoro: nel 2021 il suo valore mediano (per ora retribuita) è pari a 16,70 euro nel Centro-Nord e a 14,32 euro nel Mezzogiorno; il valore mediano della quota dei contributi, a carico del datore e del lavoratore, sul costo del lavoro è rispettivamente pari al 34,2% e al 31,6%. Tale differenza (di 2,6 punti) è frutto di un’inversione di tendenza osservata nel 2020, anche per effetto dell’attivazione di politiche di decontribuzione per il Mezzogiorno: fino al 2019 la quota dei contributi sul costo del lavoro è più alta nel Mezzogiorno (di circa 0,2/0,3 punti).Il settore privato extra agricolo, nel 2021, ha occupato 15,4 milioni di dipendenti, per un totale di 19,5 milioni di posizioni lavorative (con almeno un’ora retribuita nell’anno a carico del datore di lavoro); le posizioni nel Centro-Nord rappresentano il 75,8% del totale (occupate dal 76,6% dei lavoratori), mentre quelle nel Mezzogiorno il restante 24,2% (24,8% dei lavoratori). Al primo gennaio 2019 sono attive 2 mln e 577 mila posizioni nel Mezzogiorno e 9 mln e 803 mila nel Centro-Nord; al primo gennaio 2020 le posizioni salgono rispettivamente a 2 mln e 664 mila (+3,4% sull’anno precedente) e a 9 mln e 970 mila (+1,7%), registrando tassi medi di attivazione – pari al 4,4% nel Centro-Nord e al 6,6% nel Mezzogiorno – superiori a quelli di cessazione (di 0,3 punti e di 0,5 punti percentualirispettivamente). Nel giugno 2020, si raggiunge il picco negativo di variazione tendenziale (-3,8% nel Centro-Nord e -3,1% nel Mezzogiorno rispetto a giugno 2019), mentre già ad aprile dello stesso anno si raggiunge il valore minimo nei tassi di attivazione e cessazione (1,1% e il 2,0% nel Centro-Nord e 1,8% e il 2,4% nel Mezzogiorno); a gennaio 2021, le posizioni attive nel Mezzogiorno si attestano a 2 mln e 703 mila (+1,5% su gennaio 2020) e nel Centro-Nord a 9 mln e 777 mila (-1,9%). Nel Mezzogiorno il numero di posizioni supera dunque già a gennaio 2021 il valore del 2019, mentre nel Centro-Nord ciò si osserva solo a partire da luglio 2021, quando la variazione tendenziale sul 2019 torna a essere positiva. Al primo dicembre 2021, il Centro-Nord raggiunge 10 mln e 638 mila posizioni (+4,1% su dicembre 2020 e +2,3% su dicembre 2019) e il Mezzogiorno 3 mln 81mila posizioni (+6,3% su dicembre 2020 e +8,4% su dicembre 2019).Nel 2021, la durata mediana nell’anno delle posizioni è pari a 365 giorni nel Centro-Nord e a 277 giorni nel Mezzogiorno, valore quest’ultimo che, seppur inferiore a quello del 2014 (pari a 310 giorni), supera il minimo registrato nel 2018 (241 giorni). Nel dettaglio, la quota di posizioni con durata inferiore ai tre mesi (90 giorni) nel Centro-Nord è pari al 22%, con una variazione nel periodo compresa tra il 18,7% registrato nel 2014 e il 23,4% registrato nel 2018, mentre nel Mezzogiorno è pari al 27%, valore superiore di 5 punti rispetto al Centro-Nord, ma, comunque, inferiore a quello massimo, pari a quasi il 30%, raggiunto nel 2018.Se nel 2014 la più elevata incidenza di attivazioni a tempo determinato si osservava al Centro-Nord (74 ogni cento attivazioni, rispetto alle 66 nel Mezzogiorno), nel corso degli anni il Mezzogiorno si è velocemente avvicinato e, dal 2019, la quota ha superato quella del Centro-Nord (73,2% contro 73,7%), con una differenza che nel 2021 è arrivata a oltre 3 punti percentuali (74,9% contro 78,1%).Nel 2021, poco più di un terzo (il 35,6%) delle posizioni attive del Mezzogiorno sono occupate da donne, quota inferiore di 0,3 punti a quella registrata nel 2014 (35,9%) e di 1,6 punti a quella del 2019, anno in cui si raggiunge il valore massimo (37,2%). L’emergenza sanitaria, nel 2020, ha di fatto interrotto un trend di occupazione femminile crescente, che aveva portato anche al graduale avvicinamento del Mezzogiorno al Centro-Nord, complice la diminuzione osservata in quest’ultima area (da 42,6% del 2014, al 42,3% del 2019). Rispetto all’anno precedente, infatti, nel 2020 la quota di posizioni occupate da donne diminuisce – soprattutto nel Mezzogiorno (1,4 punti contro 0,3 punti del Centro-Nord) – e anche nel 2021 si osserva una diminuzione di 0,2 punti in entrambe le aree. Se nel 2014 la quota di posizioni occupate da giovani under 35 nel Mezzogiorno è superiore di quasi 3 punti percentuali a quella del Centro-Nord, negli anni successivi il gap si è ridotto arrivando a una differenza inferiore al punto percentuale nel 2021. La perdita di posizioni occupate da giovani nel Mezzogiorno è stata marcata – dal 36,5% del 2014 si è scesi al 35,2% nel 2021 – e si è contrapposta all’aumento osservato nel Centro-Nord, dove si è passati dal 33,7% al 34,4%; le dinamiche descritte sono entrambe sintesi dei seguenti elementi: i) la diminuzione osservata tra il 2014 e il 2016, maggiore nel Mezzogiorno; ii) l’aumento osservato nel triennio successivo, più marcato nel Centro-Nord, iii) il crollo registrato nel 2020, simile sul territorio, e iv) la ripresa osservata nel 2021, più evidente nel Centro-Nord. Nel Mezzogiorno la quota di posizioni occupate da lavoratori con almeno una laurea, nel 2021, è pari all’11,5%, inferiore di oltre 4 punti percentuali a quella del Centro-Nord (Figura 6), una distanza che si è ampliata a partire dal 2020: la quota di posizioni occupate da lavoratori con almeno una laurea al Centro-Nord è aumentata di oltre 2 punti percentuali (da 13,4% nel 2014 a 15,6% nel 2021), mentre la crescita nel Mezzogiorno si è fermata a 1,6 punti (da 9,9% a 11,5%).Le posizioni a tempo pieno e attive per tutto l’anno, le cosiddette full time full year, nel Mezzogiorno rappresentano meno di un quarto delle posizioni totali (il 24,1% nel 2021), quota di 11,6 punti percentuali inferiore a quella del Centro-Nord (35,7%); inoltre, nel corso degli anni, la distanza tra le ripartizioni è aumentata e ha raggiunto il valore massimo nel 2020, quando è salita a 14,1 punti (25,3% rispetto a 39,4%).Tale evidenza si lega alla maggiore incidenza nel Mezzogiorno di posizioni a tempo determinato e part time: nel 2021, le prime sono il 40,6%, valore di 9,1 punti superiore a quella del Centro-Nord, e le seconde il 40,8%, valore di 13,1 punti più elevato rispetto al Centro-Nord. Sebbene la dinamica della quota di posizioni a tempo indeterminato, complementare a quella delle posizioni a tempo determinato, abbia seguito un andamento ciclico su tutto il territorio (aumentando tra il 2014 e il 2015 e tra il 2018 e il 2020), il gap a sfavore del Mezzogiorno è aumentato (dai -4,6 punti nel 2014 si è saliti a -9,1, passando per il picco negativo nel 2020 pari a -10,2). Nel 2021 la quota di posizioni con contratto part time nel Mezzogiorno è aumentata rispetto a quella del 2014 – dal 35% è salita al 40,8% – a fronte di una sostanziale stabilità nel Centro-Nord (dal 27,2% è passata al 27,7%) dovuta alla progressiva flessione osservata negli ultimi tre anni (nel Mezzogiorno la flessione si registra solo per l’ultimo anno). LEGGI TUTTO

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    Ue-Cina, ricorso al Wto della Commissione contro i dazi di Pechino sul Brandy

    (Teleborsa) – La Commissioneeuropea ha formalmente fatto ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio contro le misure antidumping provvisorie imposte dalla Cina sulle importazioni di brandy dell’UE. “Questo passo riflette l’opinione fermamente tenuta dall’UE secondo cui le misure provvisorie della Cina sul brandy dell’UE non sono in linea con le norme dell’OMC – si legge in una nota di Bruxelles –. La Cina non ha dimostrato che ci sia alcuna minaccia di danno alla sua industria del brandy, né che ci sia un nesso causale tra la presunta minaccia di lesioni e le importazioni di brandy dall’UE. Inoltre, la Cina ha avviato il caso sulla base di prove insufficienti, contrariamente agli standard del diritto dell’OMC”.”Esprimendo il suo disaccordo con le misure incompatibili della Cina con l’OMC già in fase provvisoria, l’UE sta intraprendendo una forte azione precoce per proteggere gli interessi della sua industria e della sua economia”, aggiunge la notaLa richiesta della Commissione è il primo passo per avviare le procedure di risoluzione delle controversie dell’OMC. La Cina ha ora 10 giorni per rispondere alla richiesta dell’UE, al fine di trovare un formato e una data reciprocamente convenienti per le consultazioni. Se non si trova una soluzione soddisfacente, potrebbe essere chiesto a un gruppo dell’OMC di decidere sul caso.(Foto: © WTO) LEGGI TUTTO