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    USA, produzione industriale ottobre -0,6% m/m, manifattura -0,7%

    (Teleborsa) – Peggiore delle attese la produzione industriale negli Stati Uniti che, nel mese di ottobre 2023, registra una variazione negativa dello 0,6% su base mensile, dopo la variazione del +0,1% del mese precedente (dato rivisto da un preliminare di +0,3%) e rispetto al -0,3% atteso dagli analisti. Su base annua si registra un decremento dello 0,7%.La produzione manifatturiera registra un calo dello 0,7% (-0,3% le aspettative di consensus) che si confronta con il +0,2% di settembre (dato rivisto da un preliminare di +0,4%).Nello stesso periodo la capacità di utilizzo relativa a tutti i settori industriali è diminuita al 78,9%, inferiore alle stime degli analisti (79,4%) dal 79,5% precedente. LEGGI TUTTO

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    TLC, Mediobanca: mercato italiano tra i più frammentati e competitivi

    (Teleborsa) – Nel primo semestre 2023 il giro d’affari aggregato dei principali gruppi mondiali delle telco ha realizzato una crescita del 2,4% rispetto al primo semestre 2022. Con un aumento del 5,9%, le società asiatiche hanno guidato la crescita del settore grazie ai player cinesi (+7,1%) forti del rafforzamento della quota di mercato nel 5G e così dell’accelerazione delle strategie di premiumization. È quanto emerge dal rapporto annuale dell’Area Studi Mediobanca sui maggiori gruppi nel settore delle telecomunicazioni.In rialzo anche gli operatori dell’Emea (+1,4%), ma con l’Europa pressoché stazionaria (+0,6%). In controtendenza i ricavi delle telco americane con una contrazione dell’1,3%. Le condizioni geopolitiche e i timori di recessione hanno frenato gli investimenti, scesi nel complesso del 2,6%, con punte del 3,9% nelle Americhe e del 5% in Europa. Anche considerano l’intero esercizio 2022 – che ha visto il giro d’affari aggregato dei 32 maggiori operatori mondiali crescere del 3,9% – le telco asiatiche continuano a dominare, chiudendo in progressione del +7,3%, mentre le dinamiche sono più contenute per i gruppi americani (+1,1%) e per l’Emea (+2,1%). Al primo posto per ricavi tra i colossi mondiali si colloca la statunitense Verizon (128,3 mld), tallonata dalla cinese China Mobile (127,4 mld). Seguono Deutsche Telekom (114,2 mld, i due terzi dei quali sviluppati negli Usa dalla controllata T-Mobile) e l’altra statunitense AT&T (113,2 mld), scalzata dal podio in seguito alla cessione di WarnerMedia dell’aprile 2022. La centralità dei player asiatici è confermata dalla presenza di cinque di essi tra i primi dieci operatori. Nella classifica mondiale, Tim è 20esima, superata dall’indiana Bharti Airtel, ma scenderebbe in 22esima posizione con ricavi stimati in 13,5 miliardi escludendo le attività di NetCo. Grazie alla cessione di NetCo, viene sottolineato, è stimata per Tim una riduzione dei debiti finanziari di 14,2 miliardi, con abbattimento della leva finanziaria al di sotto del 100%. Tale assetto, spiega il rapporto, consentirebbe di allineare l’incumbent italiano alle best practices europee, rimuovendo i vincoli che ne limitano il potenziale di crescita, sia in termini di operazioni non organiche che di sviluppi strategici che richiedono ingenti investimenti. In Europa il mercato italiano è quello in maggior contrazione – Nel 2022 il settore europeo delle telco è in timido miglioramento, ma non in Italia che, negli ultimi 5 anni, ha subìto il più ampio ridimensionamento tra i mercati del Vecchio Continente. Il primo mercato è quello tedesco con ricavi per 59,1 miliardi (+1,3% sul 2021), seguito da Francia (36,7 mld; +1,8%), Regno Unito (36 mld, al netto della vendita di device i cui importi non sono disponibili; +2,7%), e Spagna (30 mld; +0,6%); il nostro Paese occupa la quinta posizione con 26,9 miliardi, in contrazione del 3,3% sul 2021 e del 13,8% nel quinquennio, in entrambi i casi il più ampio ridimensionamento nel Vecchio Continente. Sul fronte dei ricavi, nel primo semestre 2023 Deutsche Telekom domina la classifica europea con 55 miliardi (-0,9% sul primo semestre 2022), seguita da Vodafone (22 mld, -2%), Orange (21,5 mld; +1,2%), Telefònica (20,2 mld; +3,7%), BT (10,3 mld; +2,4%), Altice (8 mld; +0,9% su base pro-forma) e Tim (7,8 mld; +3,8%). Estendendo il confronto al 2010, in Italia il giro d’affari del settore è diminuito di circa 15 miliardi (-3,7% medio annuo), con la rete mobile in maggior affanno (-5,1%) rispetto alla fissa (-2,4%). Le dinamiche sono influenzate da numerose variabili, sottolinea il rapporto, tra queste ci sono gli effetti regolamentari, con le tariffe di terminazione mobile in costante riduzione (passate da 0,76 euro nel 2020 a 0,4 euro nel 2023) e le pressioni competitive che in Italia hanno causato la più marcata contrazione dei prezzi dei servizi telefonici (-17,6%) rispetto al -3,2% medio europeo nell’ultimo quinquennio. L’Italia, sottolinea comunque il rapporto, ha recuperato terreno nel benchmarking europeo della connettività, con la copertura delle reti ad altissima velocità che è salita nel 2022 al 53,7% delle famiglie residenti (33,7% nel 2020) rispetto al 73,4% della media europea. In Italia la diffusione della banda larga fissa >100 Mbps, pari al 59,6%, è ora superiore alla media europea (55,1%) e di Germania (38,5%) e Francia (51,4%). Dal confronto tra i conti aggregati degli 11 principali operatori italiani e dei big player con sede nell’Emea, emerge una redditività inferiore dei primi, con graduale allargamento del divario nel quinquennio 2018-2022. Per i principali gruppi italiani il calo del giro d`affari e il rialzo dei costi hanno portato a un ebit margin dell’1,2% nel 2022 (dal 14,5% nel 2018), rispetto al 14,3% segnato dalle big dell`Emea (13,4% nel 2018). Anche la redditività del capitale investito descrive un percorso analogo, con il ROI aggregato delle telco italiane in discesa dal 6,2% del 2018 allo 0,5% nel 2022 (rispetto al 6,9% dell’Emea nel 2022), risultando costantemente inferiore, nell`ultimo quinquennio, al costo del capitale, stimato al 7,6% nel 2022. I principali operatori in Italia nel 2022 – Il mercato italiano delle telecomunicazioni è tra i più frammentati e competitivi del Vecchio Continente. Il Rapporto evidenzia come la necessità di raggiungere dimensioni di scala per affrontare investimenti infrastrutturali di lungo periodo, unita a una redditività non sempre adeguata, stia ridefinendo i contorni del settore. A fine 2022 nel nostro Paese operavano 5 player infrastrutturati e 20 operatori virtuali (MVNO) nel comparto mobile, mentre erano numerosi i soggetti attivi nella rete fissa, con l’aggiunta di nuovi attori quali Iliad, Sky Italia, Virgin Fibra e, da ultimo, Enel Fibra. L’unione tra Tiscali e le attività retail di Linkem (ora Tessellis) lo scorso agosto rappresenta un primo segnale di consolidamento del settore, anche se ancora non paragonabile a quanto osservabile a livello europeo, evidenzia Mediobanca. Basti pensare al mercato spagnolo e a quello inglese, nel primo caso con l’annunciata integrazione tra Orange Spain e Masmovil (il secondo e il quarto operatore mobile) e con Vodafone che a ottobre ha annunciato la cessione delle proprie attività nel Paese iberico, operazione che fa seguito all’annunciata integrazione delle proprie attività nel Regno Unito con quelle di Three UK (controllata da CK Hutchison). LEGGI TUTTO

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    Imprese a controllo estero, Istat: nel 2021 fatturano 716 miliardi e occupano 1,7 milioni di addetti

    (Teleborsa) – Nel 2021 cresce il fatturato delle imprese a controllo estero residenti in Italia: +30,7% rispetto al 2020 e +14,7% rispetto al 2019. Dopo il crollo del 2020, forte aumento anche degli scambi con l’estero: +25,9% export e +33,3% l’import. Le affiliate estere delle multinazionali italiane sono 24.887, occupano quasi 1,7 milioni di addetti (-2,3% rispetto al 2020) e fatturano 477 miliardi (-4,5%). Il 37,3% del loro fatturato – rileva l’Istat – è realizzato su mercati diversi dal Paese di localizzazione. In particolare, si confermano quote elevate di esportazioni verso l’Italia nei settori del Made in Italy. Nel biennio 2022-2023, rispetto al precedente, aumenta la propensione all’investimento estero dei gruppi italiani di grande dimensione, dell’Industria (+4,4%) e dei Servizi (+13,2%)È quanto emerge dal Report sulla struttura e competitività delle imprese multinazionali nel 2021 dell’Istat.In aumento il contributo delle imprese a controllo estero all’economia nazionale – Nel 2021, le multinazionali a controllo estero registrano in Italia un netto recupero in termini di fatturato e valore aggiunto, sia rispetto al 2020, sia rispetto al periodo pre-pandemico. I risultati economici sono superiori alle altre imprese residenti che comunque hanno registrato incrementi significativi. Provenienti da 111 Paesi, le multinazionali estere sono attive in Italia con 17.641 controllate (+12,9% rispetto al 2020) occupano meno di 1,7 milioni di addetti (+10,7% rispetto al 2020 e +10,1 rispetto al 2019), fatturano quasi 716 miliardi di euro (+30,7% e +14,7%), producono un valore aggiunto di oltre 153 miliardi (+26,0% e +14,2%) e sostengono una spesa in Ricerca e sviluppo di 5 miliardi (+23,4% e +18,6%). In temini di valore aggiunto, la loro crescita è forte in tutti i settori di attività economica. In alcuni casi è accentuata dai cambiamenti negli assetti proprietari e, quindi, nella nazionalità del gruppo. La crescita di valore aggiunto più consistente si registra nel settore della manifattura e, in particolare,nel settore della fabbricazione di veicoli, rimorchi e semirimorchi (+113,8% rispetto al 2020). In forte ripresa anche: la metallurgia (+77,2%), la fabbricazione di mobili (+59.6%) e la confezione di articoli di abbigliamento e fabbricazione di articoli in pelle (+45,4%). Nei Servizi crescono, rispetto al 2020, i settori che erano stati particolarmente particolarmente colpiti dalla crisi, ma non recuperano i livelli prepandemici: alloggio e ristorazione (+74,0%% rispetto al 2020, -36,4 rispetto al 2019) e trasporto e magazzinaggio (+34,2% e -16,5%). Seppur con un numero limitato di unità giuridiche (lo 0,4% del totale delle imprese italiane), le multinazionali estere incrementano il già significativo contributo ai principali aggregati economici nazionali dell’industria e dei servizi con il 9,4% degli addetti (+0,6 punti percentuali rispetto al 2019 e +0,7 p.p. rispetto al 2019), il 20,3% del fatturato (+1,2 p.p. e +1,0 p.p.), il 17,1% del valore aggiunto (+0,6p.p. e +0,9 p.p.) e il 32,7% della spesa in Ricerca e sviluppo (+5,9 p.p. e +6,7 p.p.). Le multinazionali italiane confermano la presenza all’estero in 172 Paesi con 24.887 controllate estere, che occupano meno di 1,7 milioni di addetti (-2,3%) e fatturano 477 miliardi (-4,5%). Il calo è dovuto esclusivamente a cambiamenti nella proprietà, che da italiana diventa estera. Infatti, se consideriamo il comparto manifatturiero, rispetto al 2020 sono in forte calo sia il fatturato (-24,4%) che il fatturato al netto di beni e servizi, proxy del valore aggiunto (-25,1%). La flessione risente soprattutto del settore della fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semi rimorchi (-84,5% del fatturato e -85,5% del fatturato al netto di beni e servizi). Crescono invece gli altri comparti del manifatturiero: metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (+25,9% e +24,8%), industrie alimentari, delle bevande e del tabacco (+8,7% e +11,3% ) e fabbricazione di prodotti chimici (+20% e +6,5%). Nei Servizi recuperano quei settori che avevano registrato flessioni rilevanti nel 2020: attività di alloggio e ristorazione (+129,7% e +173,0%) e commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli (+11,7% e +22,5%).Per le multinazionali estere forte incremento dell’export e dell’import – Le esportazioni delle imprese di gruppi multinazionali esteri presenti in Italia raggiungono quasi 163 miliardi di euro (+25,9% rispetto al 2020 e +15,0% rispetto al 2019) e le importazioni 205 miliardi (+33,3% rispetto al 2020 e +16,4% rispetto al 2019), offrendo dunque un contributo significativo all’interscambio commerciale italiano. Infatti, realizzano il 34,2% delle esportazioni nazionali di merci (+1,9% rispetto al 2020) e attivano il 52,1% delle importazioni (+1,8%). I settori manifatturieri più forti nell’interscambio con l’estero sono i medesimi sia per le esportazioni che per le importazioni: fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (71,7% per l’export e 85,3% per l’import), fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (59,9% e 70,8%), fabbricazione di prodotti chimici (44,1% e 53,3%). I flussi commerciali intra-gruppo delle multinazionali risulta pari al 51,9% per le esportazioni e al 64,1% per le importazioni. Nelle esportazioni intra-gruppo le quote più alte si hanno nella confezione di articoli di abbigliamento e fabbricazione articoli in pelle (72,5%), nelle industrie alimentari, delle bevande e del tabacco (69,4%) e nella fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (68,0%). Nelle importazioni intra-gruppo valori rilevanti sono nella fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (59,7%), nella fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (46,9%) e nella fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (45,6%). Le affiliate all’estero di multinazionali italiane realizzano il 37,3% del loro fatturato su mercati diversi dal Paese di localizzazione dell’impresa stessa, con valori di gran lunga superiori in numerosi settori manifatturieri. In particolare, si confermano quote notevoli di fatturato nelle esportazioni verso l’Italia nei settori del Made in Italy: 44,9% per le industrie tessili e confezione di articoli di abbigliamento, 35,4% per la fabbricazione di articoli in pelle e 25,5% per la fabbricazione di mobili e altre industrie (Figura 1). La quota di fatturato destinata al Paese estero in cui è realizzata la produzione è particolarmente rilevantenella fabbricazione di macchine e apparecchiature (73,1%) e nella fabbricazione di apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettrico (70,8%). LEGGI TUTTO

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    UE autorizza joint venture tra Norwegian e Strawberry

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha approvato, ai sensi del regolamento UE sulle concentrazioni, la creazione di una joint venture tra Norwegian Air Shuttle ASA e Strawberry Holding AS, entrambe norvegesi. La compagnia aerea e il gruppo alberghiero intendono formare una joint venture che fornirà vantaggi ai membri dei rispettivi programmi fedeltà.La Commissione ha concluso che l’operazione notificata non solleverebbe problemi sotto il profilo della concorrenza, dato che le società non operano sugli stessi mercati o su mercati verticalmente correlati. L’operazione notificata è stata esaminata secondo la procedura semplificata di esame della concentrazione. LEGGI TUTTO

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    Engineering diventa Tech Partner di 42 Roma Luiss

    (Teleborsa) – Accelerare sulla formazione e lo sviluppo delle competenze per vincere la sfida della trasformazione digitale del Paese: è questo l’obiettivo della nuova partnership tra 42Roma Luiss, la rivoluzionaria scuola di coding senza professori, né rette e né classi ed Engineering, leader nella digitalizzazione dei processi per aziende e PA guidata dal CEO Maximo Ibarra. L’azienda, da sempre impegnata nella diffusione della cultura digitale attraverso collaborazioni con importanti realtà del mondo della formazione, diventa così unico Tech partner di 42Roma Luiss iniziando una collaborazione finalizzata a formare nuovi talenti su tecnologie all’avanguardia come l’Intelligenza Artificiale, il Digital Twin e la Realtà Aumentata.Engineering contribuirà alle attività didattiche della scuola con docenze, workshop e sessioni di mentoring, che permetteranno ai “coders” della 42 di lavorare su use case e di misurarsi in challenge aziendali, tutti incentrati sull’uso e la gestione delle tecnologie all’avanguardia. Il primo passo sarà il nuovo “AI Lab”, laboratorio dedicato all’Intelligenza Artificiale, al via da giovedì 23 novembre con l’obiettivo di stimolare gli studenti nell’applicare e trovare soluzioni attraverso l’IA.Nata dal modello francese di École42, la scuola, con sede a Roma nell’Hub di LVenture come uno dei 52 campus del network globale, prevede un percorso di apprendimento peer-to-peer con diversi percorsi di specializzazione. Dall’apertura ad oggi, la scuola ha già preparato oltre 450 “fuoriclasse del digitale” per le aziende e la Pubblica Amministrazione del Paese. Il lancio della partnership con Engineering coincide con il periodo delle cosiddette “Piscine”, tre round di selezioni che individuano ogni anno i 150 ragazzi più meritevoli. Per accedere alla scuola, infatti, non servono capacità pregresse di coding: la selezione si basa solo sul talento e sul merito e, dopo due test online di logica, è possibile immergersi in una full-immersion di coding (della durata di quattro settimane) per diventare studente di 42Roma Luiss. Sono aperte le iscrizioni per la terza e ultima Piscine 2023, in programma tra lunedì 27 novembre e venerdì 22 dicembre. LEGGI TUTTO

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    USA, prezzi import ottobre -0,8%, prezzi export -1,1%

    (Teleborsa) – Calano oltre le attese i prezzi import-export a ottobre 2023. Secondo quanto rilevato dal Bureau of Labour Statistics americano, i prezzi import hanno segnato una variazione negativa su mese dello 0,8%, superiore al consensus (-0,3%), dopo il +0,4% di settembre (rivisto da un +0,1%). Su base annua, i prezzi import registrano una variazione negativa pari al 2%. Al netto delle importazioni di petrolio i prezzi hanno registrato una variazione pari a -0,2% su mese.I prezzi export hanno riportato un decremento dell’1,1% dopo il +0,5% del mese precedente (rivisto da un +0,7%) e contro il -0,5% del consensus.Su anno il dato evidenzia un decremento del 4,9%. Al netto dei prodotti agricoli i prezzi alle esportazioni su mese registrano un -1% su mese. LEGGI TUTTO

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    USA, richieste sussidi disoccupazione in aumento a 231 mila unità

    (Teleborsa) – Risultano superiori alle attese le richieste di sussidio alla disoccupazione negli USA. Nella settimana all’11 novembre 2023, i “claims” sono risultati pari a 231.000 unità, in crescita di 13 mila unità rispetto alle 218.000 unità della settimana precedente (dato rivisto da un preliminare di 217 mila). Il dato è sopra il consensus che stimava un livello di 220 mila unità. La media delle ultime quattro settimane – in base ai dati del Dipartimento del Lavoro americano – si è assestata a 220.250 unità, in aumento di 7.750 unità rispetto al dato della settimana precedente. La media a quattro settimane viene ritenuta un indicatore più accurato dello stato di salute del mercato del lavoro, in quanto appiana le forti oscillazioni osservate settimanalmente.Infine, nella settimana al 4 novembre, le richieste continuative di sussidio si sono attestate a 1.865.000, in aumento di 32.000 mila unità rispetto alle 1.833.000 unità della settimana precedente (dato rivisto da un preliminare di 1.834.000). Le stime degli analisti erano per un aumento fino a 1.847.000 unità. LEGGI TUTTO

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    USA, Philly FED novembre migliora a -5,9 punti

    (Teleborsa) – Migliora l’attività del settore manifatturiero nell’area di Philadelphia (Stati Uniti). A novembre 2023, l’indice relativo all’attività manifatturiera del distretto FED di Philadelphia (Philly FED) si è portato a -5,9 punti dai -9 di ottobre. Il dato è migliore delle attese degli analisti, che indicavano un livello di -9 punti. Va detto che un indice superiore allo zero indica che all’interno del distretto di Philadelphia ci sono nel settore manifatturiero più imprese ottimiste che pessimiste, viceversa un indice sotto lo zero indica il prevalere del numero di imprese pessimiste.Fra le componenti dell’indice, quello dei nuovi ordini si è attestato a 1,3 punti da +4,4 punti, quello sulle condizioni di business è peggiorato a -2,1 punti da +9,2 e quello sulla spesa per investimenti (capex) è salito a -1,3 da -4,8, mentre l’indice sull’occupazione si attesta a 0,8 da 4 punti e quello sui prezzi a 14,8 da 23,1 punti. LEGGI TUTTO