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    USA, richieste sussidi disoccupazione salgono a 218 mila unità

    (Teleborsa) – Crescono meno delle attese le richieste di sussidio alla disoccupazione negli USA. Nella settimana al 25 novembre 2023, i “claims” sono risultati pari a 218.000 unità, in aumento di 7 mila unità rispetto alle 211.000 unità della settimana precedente (dato rivisto da un preliminare di 209 mila). Le stime degli analisti erano per una crescita fino a 220 mila unità. La media delle ultime quattro settimane – in base ai dati del Dipartimento del Lavoro americano – si è assestata a 220 mila unità, in calo di 500 unità rispetto al dato della settimana precedente. La media a quattro settimane viene ritenuta un indicatore più accurato dello stato di salute del mercato del lavoro, in quanto appiana le forti oscillazioni osservate settimanalmente.Infine, nella settimana al 18 novembre, le richieste continuative di sussidio si sono attestate a 1.927.000, in aumento di 86.000 mila unità rispetto alle 1.841.000 unità della settimana precedente (dato rivisto da un preliminare di 1.840.000). Gli analisti si aspettavano un valore pari a 1.872.000. LEGGI TUTTO

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    Salario minimo, il 4 dicembre in Aula alla Camera il provvedimento

    (Teleborsa) – La Conferenza dei Capigruppo a Montecitorio ha deciso che il provvedimento sul salario minimo sarà all’esame dell’Aula della Camera il prossimo 4 dicembre. Sempre lunedì e sempre in discussione generale, cominceranno il proprio iter in Aula anche la legge delega europea e il decreto referendum. Mentre il provvedimento sulle guide turistiche è atteso in Aula per mercoledì 6 dicembre e il voto finale per il giorno dopo, 7 dicembre. La Commissione Lavoro della Camera ha dato il via libera all’emendamento di maggioranza che cancella la proposta delle opposizioni sul tema. Il testo approvato prevede invece una delega al governo da esercitare entro sei mesi. Tra gli obiettivi, la necessità di “garantire l’attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente, come sancito dall’articolo 36 della Costituzione”. Contrarie le opposizioni che hanno visto bloccata la loro proposta e hanno abbandonato i lavori alla Camera. “Hanno compresso i tempi parlamentari uccidendo così il salario minimo con una delega al governo. Non ci rendiamo complici di questo scempio della democrazia parlamentare”, ha dichiarato il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.Nel dettaglio, l’emendamento approvato dalla maggioranza che trasforma la proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo in una delega al governo dispone che, al fine di garantire l’attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente, “il Governo è delegato ad adottare, entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e delle disposizioni comunitarie, uno o più decreti legislativi volti ad intervenire in materia di retribuzione dei lavoratori e contrattazione collettiva”. Lo scopo è il raggiungimento di alcuni obiettivi, tra cui “assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi; contrastare il lavoro sottopagato, anche in relazione a specifici modelli organizzativi del lavoro e categorie di lavoratori; stimolare il rinnovo dei contratti collettivi nel rispetto delle tempistiche stabilite dalle parti sociali, nell’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici; contrastare il dumping contrattuale, che determina fenomeni di concorrenza sleale mediante la proliferazione di sistemi contrattuali finalizzati ad abbassare il costo del lavoro e ridurre le tutele dei lavoratori”. LEGGI TUTTO

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    COP28, BCG: “Per il clima servono 100-150mila miliardi di investimenti nei prossimi 30 anni”

    (Teleborsa) – I finanziamenti per i progetti a supporto di clima e natura esistono, ma non sono abbastanza. Per ogni dollaro impiegato in finanza climatica nel 2020 ne sarebbero serviti altri 4. Secondo BCG e The Rockfeller Foundation, la strada è ancora lunga e, per raggiungere gli obiettivi climatici degli Accordi di Parigi, serviranno investimenti da oltre 100-150mila miliardi di dollari a livello globale nei prossimi 3 decenni. Politiche storiche come l’Inflation Reduction Act (IRA) statunitense e il Green Deal europeo – rileva BCG – hanno dato una grande spinta alla sostenibilità in ambito finanziario che, dal 2024, sarà orientato a nuove aree di investimento come quella delle Nature-based Solution (NbS): iniziative che hanno impatti positivi, rigenerativi o mitigativi sulla natura, non limitate all’aspetto delle emissioni di CO2 ma riguardanti sistemi come l’acqua, gli oceani o il terreno. I finanziamenti per i progetti di adattamento e resilienza nel 2020 ammontavano solo al 10% di quanto necessario, gap ben visibile oggi alla luce del ritmo e della portata degli impatti negativi del clima sugli ecosistemi.Ci troviamo in un momento cruciale per gli operatori di finanza climatica: bisogna trasformare gli impegni presi finora in azioni e progressi concreti. Per riuscirci – questa la posizione di BCG in tema Finanza Climatica, tema che domani sarà al centro della COP28 – sarà necessario attivare collaborazioni tra diverse categorie di investitori, aziende, innovatori, filantropi e governi. “La finanza sostenibile è la leva più efficace per raggiungere l’obiettivo emissioni zero. L’attuale gap di investimenti nell’ambito del clima si traduce in almeno 3-5 mila miliardi di dollari di investimenti all’anno nei prossimi 30 anni, con un aumento da cinque a otto volte rispetto ai livelli attuali. Questo spinge a ripensare e implementare una nuova architettura finanziaria per raggiungere realmente gli obiettivi climatici, nonché a lavorare più velocemente e più uniti per riuscirci” ha spiegato Elisa Crotti, Managing Director e Partner di BCG.Le società di private equity (PE) riescono meglio a promuovere progetti di decarbonizzazione verso le società di grandi dimensioni nel loro portafoglio (più delle controparti pubbliche) rispetto alle piccole. Infatti, – evidenzia BCG – lavorando con business più ampi, le PE stanno espandendo gli schemi di investimento anche alla decarbonizzazione. Le PE possono promuovere notevolmente l’utilizzo delle energie rinnovabili: le società in portafoglio per più di due anni mostrano un livello di adozione delle rinnovabili tre volte superiore rispetto a quelle detenute da meno tempo. Questo potrebbe, per BCG, essere utile in mercati come gli Stati Uniti, dove l’uso delle energie rinnovabili è in ritardo rispetto all’Europa.Le aziende private creano più posti di lavoro rispetto a quelle pubbliche. Nell’ultimo anno, infatti, le prime hanno assunto 4 nuovi dipendenti netti in più ogni 100 dipendenti a tempo pieno rispetto alle seconde. Inoltre, le PE – sottolinea BCG – spingono per migliorare la qualità dell’ambiente di lavoro, poiché ha conseguenze dirette sulle performance finanziarie oltre che sulle persone. Oggi il 57% di aziende private ha almeno una donna nel proprio CdA, rispetto al 90% delle aziende pubbliche. Se consideriamo le donne in posizioni di leadership, però, nelle società private ne troviamo un 22%, rispetto al 17% delle aziende pubbliche. Inoltre, la percentuale di donne C-suite nelle aziende private aumenta per la durata dell’investimento di un fondo di PE.La natura è una priorità chiave per le istituzioni finanziarie – Secondo lo studio BCG For Financial Institutions, Nature Is the Next Frontier, oltre 40mila miliardi di dollari di valore economico all’anno dipendono direttamente dalla natura e i servizi che ne derivano, eppure l’abitabilità del pianeta ha dei limiti e in questo momento l’attività umana ed economica ne sta superando diversi. Stando ai dati della Banca Centrale Europea (BCE), ad esempio, il 75% dei prestiti bancari alle imprese che operano nell’area dell’euro è andato a imprese che dipendono direttamente da risorse naturali. Le istituzioni finanziarie, oltre a comprendere la necessità di accelerare il progresso verso l’obiettivo Net-Zero, sono anche le realtà in grado di identificare i rischi maggiori per la natura, finanziare interventi intelligenti e aprire nuove vie di sviluppo sostenibile.L’attività finanziaria per la natura richiederà un approccio ecosistemico completo – Proteggere il nostro pianeta è una sfida che richiede soluzioni ecosistemiche. Finanziare la transizione energetica richiederà quindi un’azione collettiva che riguarda sì le istituzioni finanziare, ma anche i governi, le organizzazioni non governative e il settore privato. Secondo il report BCG Climate Finance Needs a Push. Asset Owners Can Supply One, gli investimenti del mercato privato svolgono già un ruolo importante nel guidare i proprietari di asset verso investimenti in soluzioni sostenibili. La raccolta di fondi per la transizione climatica ha infatti raggiunto i 75 miliardi di dollari nel 2022, in aumento del 29% rispetto al 2021. Allo stesso tempo, i crescenti sforzi del settore pubblico per sostenere i finanziamenti per il clima avranno effetti positivi e porteranno ad una crescita del numero di opportunità di investimento.Finanziare una transizione giusta – Lo studio BCG A Just Energy Transition Takes an Ecosystem evidenzia come gli investitori possano incorporare i principi di una transizione giusta nei criteri di investimento, favorendo l’aumento dei finanziamenti per il clima, mentre le banche di sviluppo nazionali e internazionali, comprese le banche multilaterali di sviluppo, possono contribuire ad affrontare le disuguaglianze nei finanziamenti globali per il clima. In questo ambito, due aspetti sono fondamentali: Sfruttare le metriche. Gli investitori dovrebbero creare strumenti che valutino le aziende attraverso un’ottica di transizione giusta, tenendo in considerazione i risultati nelle decisioni di investimento e di allocazione del capitale; Aumentare i finanziamenti globali e colmare la mancanza di finanziamenti nelle economie in via di sviluppo. Gli investitori possono sostenere gli sforzi per integrare i fattori legati al clima nei modelli di rischio, quantificare il costo della mancanza di azioni a favore dell’ambiente e collaborare con le aziende, le istituzioni politiche e le ONG per superare le barriere che impediscono l’impiego di capitali privati. LEGGI TUTTO

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    Canavese2030: arriva il Festival delle Contaminazioni e Ri-Generazioni

    (Teleborsa) – Progettare e realizzare il Canavese nel suo insieme come un vero e proprio Smart Land è l’obiettivo di Canavese2030 che ha un nuovo punto di caduta in Contaminazioni #Ri-Generazioni, in programma il 2 e il 4 dicembre a Ivrea e a Quincinetto. Contaminazioni è il festival permanente di Canavese2030 e l’evento, suddiviso in due mattinate, vedrà la sostenibilità come motore per la rigenerazione del territorio. Primo appuntamento: sabato 2 dicembre, a partire dalle ore 10.00, i lavori saranno moderati da Francesco Antonioli, direttore di Mondo Economico. “Flussi di sostenibilità e cambiamento”, questo il titolo della giornata, prevede speech e tavole rotonde per delineare il futuro dei territori attraverso la chiave di lettura della sostenibilità. Nel corso dell’incontro pubblico istituzioni, associazioni e aziende attive nel Canavese dialogheranno con i cittadini sulle opportunità che la sostenibilità applicata al territorio sta generando, sia dal punto di vista economico, sia occupazionale. L’obiettivo dell’incontro è fare un punto su cosa si sta facendo e cosa si farà per rendere il Canavese un luogo in cui le giovani generazioni possano e vogliano costruire il loro futuro. Troppo spesso, infatti, i ragazzi che abitano e hanno le radici nella provincia, tendono a trasferirsi nelle grandi città per cercare opportunità di crescita professionale che nei luoghi di origine non trovano. A questo si può ovviare solo attraverso uno sforzo congiunto per creare le giuste condizioni, le opportunità, per uno concreto sviluppo del territorio.Secondo appuntamento: lunedì 4 dicembre, a partire dalle ore 10.00, i lavori, coordinati dalla direttrice di Canavese2030 Marzia A. Vinciguerra, saranno moderati da Alberto Barbi, attore e regista. “Scuole al centro del cambiamento”, questo il titolo della mattinata in cui saranno circa 1.000 gli studenti degli ultimi due anni delle scuole superiori curiosi di capire come la sostenibilità e i green jobs possano essere un’opportunità di lavoro per il loro futuro. Essi potranno inoltre delineare idee e progetti per il futuro del Canavese grazie alla Call for Ideas, già presentata in Contaminazioni e realizzata in collaborazione con La Sentinella del Canavese, per lavorare concretamente allo sviluppo del territorio.”Contaminazioni nella sua versione #Ri-Generazioni vuole far comprendere l’importanza, per la co-progettazione del futuro dei territori, di soggetti attivi fondamentali come le scuole e le associazioni – dichiara Fabrizio Gea, presidente del Think Tank – i ragazzi, seguiti dai docenti, devono sentirsi sempre più ascoltati e importanti per il futuro di un territorio non a parole ma con i fatti. Il momento di Contaminazioni dedicato a loro, declinato con la chiave di lettura della sostenibilità, darà origine ad un metodo di lavoro continuativo per la creazione di idee e di progetti per il futuro del Canavese che si integreranno con i 30 macro-progetti di Canavese2030″. LEGGI TUTTO

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    Inflazione, affari in calo solo per il 17% dei commercianti

    (Teleborsa) – L’inflazione sta rallentando, ma resta ancora alta e continua a mettere alla prova famiglie e imprese. A preoccupare i commercianti sono soprattutto l’aumento dei prezzi delle materie prime (61,2%) e il caro energia (59,3%), ma solo il 17% dei piccoli business segnala una riduzione dell’attività. È quanto emerge dall’Osservatorio Small Business condotto da SumUp. Tra i circa 1.600 esercenti italiani intervistati in merito all’impatto dell’inflazione sul proprio esercizio, la maggioranza si mostra ottimista e 6 merchant su 10, in vista della stagione natalizia, prevedono vendite stabili o in crescita. Per metà dei commercianti, la crisi legata al carovita ha dato una forte spinta verso la digitalizzazione del business: in particolare, il 47,7% degli intervistati considera i pagamenti digitali lo strumento più utile per gestire la crisi, e, in prospettiva, il 36,5% considera l’Intelligenza Artificiale un’opportunità per attrarre nuovi clienti.”L’aumento dei costi delle materie prime e delle forniture energetiche resta nel 2023 il principale elemento di preoccupazione dei commercianti: tuttavia, la percentuale bassa di coloro che segnalano una riduzione delle attività e l’ottimismo diffuso nei confronti della stagione dello shopping invernale confermano come i commercianti italiani abbiano le risorse per reagire alla crisi economica – commenta Umberto Zola, Growth Marketing Lead di SumUp –. Un supporto arriva anche dalla tecnologia, intesa soprattutto come pagamenti digitali, giudicati da circa metà degli intervistati un ottimo motore per contrastare la crisi, perché consente di intercettare un bisogno sempre più comune della clientela e ottimizzare gli aspetti del proprio business legati alla gestione dei pagamenti. In prospettiva, una buona parte dei merchant guarda con interesse all’Intelligenza Artificiale per coltivare la relazione con i clienti. Segno di una crescente apertura al digitale e maturità nel modo di analizzare e gestire la propria attività”.L’effetto dell’inflazione sui commercianti – La crisi economica non spaventa i merchant italiani: il 77,3% giudica la propria attività stabile oppure migliorata nel corso degli ultimi dodici mesi. La maggioranza non teme neppure ricadute sulla stagione dello shopping natalizio: il 40,3% si aspetta gli stessi ricavi dell’anno scorso, mentre il 22,1% prevede di guadagnare di più. Tra gli elementi che nel 2023 hanno impattato di più sul business, dopo il costo di materie prime ed energia, gli esercenti italiani citano la mancanza di supporto dal Governo (32,1%) e l’aumento dei costi di logistica e trasporto (26,6%). A queste sfide si aggiunge, secondo i commercianti, la tendenza dei clienti a ridurre i consumi (55,5%), cercare sconti (36,9%), recarsi in negozio più raramente (33,4%).Gli strumenti per contrastare la crisi – Per far fronte all’aumento dei costi c’è chi pensa, entro la fine dell’anno, di ridurre le spese per l’energia (31,7%) o modificare l’offerta o il prodotto (22,7%); mentre il 20,1% degli imprenditori sarebbe disposto a ridurre i propri margini e il 12,4% ad abbassarsi lo stipendio. Tra le azioni che i commercianti intendono intraprendere per fidelizzare e ampliare la base di clienti, il 30,4% mira a rafforzare la propria comunicazione digitale, il 26% si affida a sconti e offerte stagionali, il 23,7% vuole sperimentare canali di vendita alternativi come l’e-commerce. Dai pagamenti digitali all’AI: la crisi spinge a innovare la propria attività – Circa 1 commerciante italiano su 2 è convinto che l’attuale contesto economico sia stato una forza trainante nell’accelerare la trasformazione digitale della propria azienda. Tra i principali vantaggi della digitalizzazione, i merchant citano il risparmio di tempo (36,2%), il miglioramento della customer experience (31,2%), la maggiore efficienza dei processi (24,7%). In testa alle tecnologie più usate, dopo i pagamenti digitali (47,7%), ci sono le app (32,8%), i software gestionali (24%), i tool per la gestione della relazione con i clienti (18,3%) e gli strumenti per l’e-commerce (14,8%).L’Intelligenza Artificiale fa la sua comparsa tra gli strumenti innovativi: il 7% dei piccoli business intervistati la sta già applicando e, in prospettiva, più di un terzo la considera un’opportunità per fidelizzare l’utenza e attrarre nuovi clienti (36,5%), mentre oltre uno su cinque la reputa utile per personalizzare l’esperienza di acquisto (23,7%), costruire campagne di marketing ad hoc (23,5%), rafforzare l’innovazione del proprio business (23,2%) e aumentare l’efficienza operativa (20%). LEGGI TUTTO

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    USA, PIL 3° trimestre sopra le attese

    (Teleborsa) – Il Prodotto interno lordo statunitense è salito del 5,2% nel terzo trimestre 2023, sopra il +4,9l% delle stime iniziali, in base alla seconda lettura del dato, pubblicata dal Dipartimento del Commercio, e si confronta con il +2,1% del trimestre precedente. Le attese degli analisti prevedevano un rialzo del 5%.Le spese personali reali, motore principale della crescita americana, sono cresciute del 3,6% rispetto al +0,8% precedente, ma meno del +4% stimato dal consensus. Recuperano i profitti delle imprese, che fanno segnare un aumento del 4,1% dopo il +0,5% del trimestre precedente. L’indice PCE price (PCE price index), che dà un’approssimazione sulla misura dell’inflazione ed è monitorato con attenzione dalla Federal Reserve per valutare l’andamento dei prezzi, segna un +2,8% e si confronta con un +2,5% precedente ed un +2,9% atteso dal mercato. L’indice PCE core, che esclude cibi freschi ed energia, registra un +2,3%, rispetto al +2,4% delle attese ed al +3,7% precedente.(Foto: Maklay62 / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    USA, scorte ingrosso in calo ad ottobre

    (Teleborsa) – Sono scese le scorte di magazzino negli Stati Uniti. Nel mese di ottobre, secondo quanto comunicato dal Bureau of Census statunitense, si è registrata una flessione dello 0,2% a 899,4 miliardi di dollari rispetto al +0,1% delle attese degli analisti e del mese precedente. Su base annua si registra una decrescita del 2%. Nello stesso periodo le vendite sono rimaste invariate su base mensile a 796,6 miliardi di dollari. Su anno si è registrato un incremento del 5,4%. LEGGI TUTTO

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    Parità di genere, ESG Culture LAB: “L’effetto Meloni migliora la percezione delle istituzioni”

    (Teleborsa) – Il 97% degli italiani e delle italiane che ha sentito parlare di sostenibilità si riferisce spontaneamente all’ambiente, mentre la sostenibilità sociale emerge solo se sollecitata. Eppure, la presenza di una leader donna è il punto di forza riconosciuto alle istituzioni ed è considerata un passo importante verso la parità di genere. Un “effetto Meloni” che fa crescere di un +5% la valutazione sulla sostenibilità sociale delle istituzioni ma che non combacia con il coinvolgimento di chi lavora: il 33% non trova tempo per impegnarsi in prima persona mentre il 18% si dichiara indifferente. È quanto emerge dall’indagine annuale dell’ESG Culture LAB di Eikon Italia, che ha coinvolto un campione nazionale rappresentativo di 1600 persone, tra i 18 e i 65 anni, e che ha rilevato la conoscenza e la percezione della sostenibilità e il coinvolgimento in 7 su 17 Obiettivi SDGs 2030. La ricerca ha esplorato il coinvolgimento nella sfera personale, il giudizio sulle Istituzioni, ma ha anche analizzato il sotto-campione delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti e il loro coinvolgimento nella sfera professionale e il giudizio sull’organizzazione di appartenenza. I risultati dell’indagine sono stati presentati oggi a Palazzo dell’Informazione, durante l’evento “Le nuove sfide della sostenibilità”, a cura di Eikon Italia Società Benefit in collaborazione con il Gruppo Adnkronos. L’evento ha visto anche la partecipazione del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, della Presidente Popolari Europeisti Riformatori ed ex Ministro per le Pari Opportunità Elena Bonetti, del Vice Presidente per il Capitale umano Confindustria Gianni Brugnoli, del Direttore Scientifico ASviS Enrico Giovannini, della Rettrice dell’Università La Sapienza Antonella Polimeni e della Presidente di Valore D Cristiana Scelza. All’evento sono intervenuti Banca Ifis, Eni, Gruppo Fs, Philip Morris Italia, Poste Italiane e Simest. Partner dell’iniziativa anche Edison.Per la maggior parte degli intervistati la sostenibilità è solo quella ambientale e, sebbene l’indagine mostri un orientamento individuale proattivo verso gli obiettivi della sostenibilità, è evidente come cittadini e cittadine ne abbiano una visione solo parziale. La word cloud associata alla sostenibilità ambientale, infatti, ricalca di fatto quella della sostenibilità in generale, tant’è che le parole associate spontaneamente a quest’ultima si riferiscono solo all’ambiente e ruotano intorno a quelle di riciclo ed energia. Più del 50% sa cos’è l’Agenda 2030, ma il 76% non conosce la sigla ESG. Se è vero che tutti sanno cosa sia la sostenibilità, poco più della metà (59%) ha sentito parlare di Agenda 2030 – prevalentemente in tv o radio (59%), social media (32%) e giornali (30%) e il 76% (3 su 4) non conosce la sigla ESG. Nell’identikit di chi ha sentito parlare di Agenda 2030 e ESG, emerge che gli uomini hanno sentito parlare dell’Agenda 2030 più delle donne (62% vs 56%) così come la classe 18-29 (68%), che però conosce meno gli obiettivi ESG (18% vs 25%). Per entrambi la conoscenza di questi temi è maggiore nei centri urbani, con oltre 240mila abitanti (65% vs il 57% nei centri più piccoli per Agenda 2030 e 33% vs 21% per gli ESG). Anche lo status lavorativo incide sulla conoscenza: chi è occupato, infatti, ha sentito di più parlare di ESG (28% vs il 16% di chi non è occupato) così come chi lavora nel pubblico ha una conoscenza maggiore dell’Agenda 2030 rispetto ai privati (66% vs 57%). Infine, chi lavora in organizzazioni più grandi (oltre 249 dipendenti) è più informato sia sull’Agenda 2030 (66% vs 41%) che sugli ESG (31% vs 14%) rispetto a chi lavora nelle micro aziende.L’obiettivo che riguarda il consumo responsabile e smaltimento dei rifiuti è quello che ottiene il coinvolgimento più alto in tre delle quattro sfere trattate, vale a dire in quella personale, in quella professionale e nel giudizio sulle organizzazioni. Il livello di coinvolgimento maggiore in questo ambito è senza dubbio nella sfera personale, per cui l’80% dichiara di impegnarsi e di essere focalizzato sul consumo responsabile e sullo smaltimento dei rifiuti. Il campione si percepisce molto coinvolto nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 che investono la vita quotidiana, considerando il proprio contributo importante e cercando di agire al meglio delle loro possibilità. Le persone sembrano dare priorità al consumo responsabile e allo smaltimento dei rifiuti, provando a riorganizzare in questa ottica la propria vita (soprattutto donne e over 50).È considerata importante anche la lotta al cambiamento climatico, connessa alla scelta del mezzo di trasporto, con l’uso di mezzi alternativi, quando possibile. Abbastanza positivo e stabile il giudizio sul coinvolgimento delle Istituzioni, che però presenta anche alcune criticità: metà del campione esprime giudizi positivi sulle iniziative per rendere più accessibili le fonti di energia rinnovabile, che, però, allo stesso tempo, vengono considerate ancora troppo delegate ai singoli. Anche sul tema dell’efficienza energetica la metà del campione ritiene che le Istituzioni riconoscano l’urgenza e stiano ricercando le soluzioni. Nel giudizio sul coinvolgimento delle organizzazioni in cui si lavora vi è, invece, una situazione polarizzata sul discorso delle energie rinnovabili: il 30% degli intervistati le considera focalizzate ma un altro 28% le ritiene indifferenti. Decisamente più positivo il giudizio sulla gestione dei rifiuti, che migliora con l’aumentare dell’età. La capacità di gestire i rifiuti è infatti un obiettivo perseguito, secondo il 66%, anche dalle organizzazioni per cui si lavora. Il campione esprime un giudizio più positivo, infine, rispetto al proprio coinvolgimento nella vita lavorativa, che registra valori nettamente più alti nella fascia over 50. Si raccontano molto coinvolti nel consumo responsabile: in prima linea nella riduzione degli sprechi e nella sperimentazione di nuove modalità di lavoro, il punto di forza (76%) è relativo al tema del consumo e produzione responsabili. Tra le priorità anche l’emergenza climatica.La sostenibilità non è solo quella ambientale, eppure per la maggior parte degli intervistati la parola sociale non viene legata alla sostenibilità in modo automatico. Le parole della sostenibilità sociale, infatti, emergono dal sondaggio solo se stimolate. La sostenibilità sociale, per gli intervistati, è associata prevalentemente ai temi dell’inclusione, dell’equità, dell’uguaglianza e della parità. Emerge poi il polo comunitario della collaborazione, della solidarietà e del sostegno e quello più personale del benessere e della salute. Significativi anche i valori collettivi di pace e sicurezza. La presenza del lemma “non so”, tuttavia, mostra la difficoltà ad identificare la sostenibilità con la dimensione sociale. In generale, le persone si percepiscono meno coinvolte rispetto agli obiettivi sociali sia nella vita quotidiana che in quella professionale e attribuiscono a organizzazioni e istituzioni i giudizi meno positivi su questi aspetti. La sostenibilità sociale genera anche posizioni e giudizi più polarizzati, con livelli più alti sia di focalizzazione che di indifferenza.Un giudizio negativo sulle istituzioni per quanto riguarda l’interesse per l’occupazione giovanile e un giudizio invece positivo sul tema della parità di genere. È l’effetto Meloni, cioè, il fatto di avere una leader donna, che però si scontra con il giudizio più negativo sulle opportunità di carriera nelle organizzazioni e con una difficoltà a mobilitarsi in chi lavora. C’è poi il nodo del work-life balance, punto critico nel giudizio sulle organizzazioni in cui si lavora, che fa il paio con una non troppo alta capacità di prendersi cura di sé a livello personale. Nel dettaglio, a livello personale, tra gli aspetti sociali è molto alto il coinvolgimento rispetto all’equa divisione dei compiti in famiglia, in relazione alla cura dei figli, anche se, soprattutto le donne, evidenziano uno sbilanciamento a loro sfavore, collegato alla disparità retributiva. Gli uomini più che le donne si raccontano più coinvolti nel curare la propria salute e il proprio benessere. Per quanto riguarda il giudizio sul coinvolgimento delle Istituzioni, troviamo due aspetti legati alla sostenibilità sociale: il primo, giudicato positivamente, è la presenza di una leader donna, considerata un passo importante verso la parità di genere. Uno dei giudizi più critici viene invece attribuito al tema dell’occupazione giovanile, dove si evidenzia l’atteggiamento di un Governo che delega il problema ai singoli o è del tutto indifferente per il 60% del campione. Più positivo (soprattutto per gli over 50), anche se in leggero peggioramento, il giudizio sulle organizzazioni in cui si lavora per cui emergono due tendenze principali: il 30% del campione le considera focalizzate mentre il 24% le percepisce indifferenti. Tra i dati più negativi spicca il work-life balance con una netta polarizzazione. La fascia 30-41 è la più critica, trovandosi, probabilmente ad affrontare una vita familiare più complicata. Mediamente positivo il giudizio sulle pari opportunità, con la conferma dei punti debolezza associati alla carriera e alla retribuzione. Il 36% delle donne giudica l’organizzazione indifferente, uno dei dati più negativi dell’intera indagine. Infine, nella sfera professionale, emerge una dicotomia di giudizio: il campione si dichiara più coinvolto nella valorizzazione dei giovani (uno dei dati più positivi della rilevazione) rispetto alle pari opportunità: il 33% non riesce ad impegnarsi in prima persona e il 18% si dichiara addirittura indifferente su quest’ultimo punto.2023 e 2022: un confronto – Come per il 2022, i valori più positivi si registrano nella sfera personale che si conferma stabile rispetto all’anno precedente. Anche la percezione delle istituzioni si presenta stabile rispetto allo scorso anno, ma resta comunque l’area più critica del sondaggio: il mancato peggioramento dell’area è infatti dovuto all’Effetto Meloni, ma i valori più negativi si concentrano in quest’area. Registra invece un lieve peggioramento sull’anno scorso (58% vs 62%) l’Organizational Engagement per il nodo legato al work life balance, ma il risultato è mitigato dal leggero miglioramento nelle pari opportunità di carriera. Infine, migliora l’area legata al mondo professionale: il coinvolgimento relativo all’impatto ambientale e alla valorizzazione dei giovani incide positivamente sul giudizio complessivo (65% vs 58%). LEGGI TUTTO