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    USA, prezzi alla produzione dicembre sotto attese

    (Teleborsa) – Arrivano dati deludenti dai prezzi alla produzione USA nel mese di dicembre 2023. Secondo il Dipartimento del Lavoro americano (BLS), i prezzi alla produzione sono scesi dello 0,1% su mese come nel mese precedente. Le attese degli analisti erano per una crescita dello 0,1%. Su base annua i prezzi hanno registrato un incremento dell’1%, un valore inferiore al consensus (+1,3%), rispetto al +0,8% del mese precedente. LEGGI TUTTO

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    Cybersecurity, Mef, Acn e Consip siglano protocollo d’intesa

    (Teleborsa) – Rafforzare la cooperazione nel campo della sicurezza informatica, con particolare riferimento alla protezione del sistema di e-procurement nazionale. Con questo obiettivo il ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) e Consip S.p.A. hanno siglato un protocollo d’intesa. “Un’intesa – spiega il MEF in una nota – quanto mai necessaria e urgente in vista dell’entrata in vigore delle norme sulla digitalizzazione dell’intero ciclo di vita dei contratti pubblici. Un processo in cui assume rilievo centrale la piattaforma di e-procurement del MEF, gestita da Consip S.p.A., qualificata come ‘infrastruttura critica di interesse nazionale'”.Obiettivo prioritario del protocollo è il supporto di ACN nello sviluppo delle strategie per la migliore protezione del sistema di e-procurement e dell’intero patrimonio informativo di Consip S.p.A., adottando adeguate misure di prevenzione e di mitigazione degli incidenti di sicurezza, in raccordo con il Computer Security Incident Response Team (CSIRT) Italia.Inoltre, la collaborazione si estende allo scambio di dati, informazioni, analisi in materia di cybersecurity, per acquisire elementi utili al complessivo innalzamento dei livelli di sicurezza della Pubblica Amministrazione, con particolare riferimento alla progettazione delle iniziative di gare nell’ambito del Programma di razionalizzazione degli acquisti della P.A.L’intesa, di importanza cruciale per la sicurezza della Pubblica Amministrazione e dell’intero sistema Paese, è stata siglata fra l’Amministratore Delegato di Consip S.p.A., Marco Mizzau, il Direttore Generale del MEF, Susanna La Cecilia e il Direttore Generale di ACN, Pref. Bruno Frattasi. LEGGI TUTTO

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    Pensioni, Calderone: armonizzare il sistema non è semplice, interventi già quest’anno

    (Teleborsa) – Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha dichiarato che per quel che riguardo le pensioni “armonizzare il sistema non è certamente semplice, soprattutto quando poi le risorse, così come è successo nel 2023 con la legge di Bilancio, sono scarse. Però il nostro obiettivo di legislatura è quello di rimettere mano con sapienza e con attenzione anche a quello che è il patto intergenerazionale che poi è alla base di un sistema efficiente”. Nel corso di una trasmissione su Sky Tg 24, Calderone ha aggiunto che qualche intervento ci sarà già nel 2024. Quanto alla possibilità che si andrà verso quota 41 per tutti, il ministro ha risposto: “noi valuteremo tutti gli interventi per mettere in protezione chi deve uscire dal lavoro in anticipo perché ha lavorato tanto e chi tra i giovani deve ancora costruire la propria posizione previdenziale anche guardando a quelle che saranno le modifiche per rendere più efficiente il secondo pilastro pensionistico che è quello della previdenza complementare”.Il ministro ha parlato anche della situazione all’Ex Ilva. Per Calderone una soluzione “responsabile” per la vicenda deve avere l’obiettivo prioritario di tutelare i lavoratori di tutti gli stabilimenti e di garantire la continuità aziendale. “Noi stiamo esaminando – ha spiegato – tutte le soluzioni possibili e ribadiamo che il nostro obiettivo è quello della continuità aziendale e del lavoro: tutelare la forza lavoro di tutti gli stabilimenti”. “Auspichiamo una soluzione responsabile e assolutamente concordata. Sono fiduciosa che si trovi una modalità per definire un percorso che in questo momento non ci vede più coinvolti nella prosecuzione di un rapporto con Mittal”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Fisco, Sant’Anna-Bicocca: per 5% più ricco aliquota inferiore al restante 95%

    (Teleborsa) – Le disuguaglianze dei redditi italiani sono cresciute a favore dell’1% più ricco che, in proporzione, paga meno tasse rispetto al restante 99% dei contribuenti. Nel suo complesso, il sistema fiscale italiano appare “blandamente progressivo” e “diventa addirittura regressivo” per il 5% degli italiani più abbienti, che pagano un’aliquota effettiva inferiore al 95% dei contribuenti. È quanto emerge da uno studio congiunto di Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Università di Milano-Bicocca, pubblicato dalla rivista scientifica Journal of the European Economic Association.Secondo lo studio emergono, inoltre, importanti differenze in relazione alla tipologia di reddito prevalente: sono i lavoratori dipendenti a pagare più imposte, seguiti dai lavoratori autonomi, dai pensionati e, infine, da chi percepisce soprattutto rendite finanziarie e locazioni immobiliari. “Questo lavoro – commenta Demetrio Guzzardi, autore dello studio e ricercatore in Economia della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – combina diverse fonti di dati, quali dichiarazioni dei redditi, indagini campionarie di Istat e Banca d’Italia, stime sulla distribuzione del patrimonio netto, per distribuire a livello individuale l’intero ‘reddito nazionale netto’, corretto per l’evasione fiscale. Così è stato possibile identificare le fasce di reddito che hanno perso di più negli ultimi anni”. Ricercatrici e ricercatori hanno infatti stimato che dal 2004 al 2015, mentre il reddito nazionale reale si riduceva del 15%, il 50% più povero degli italiani subiva la maggiore perdita con un calo di circa il 30%. All’interno del 50% piu’ povero, ad essere più colpiti sono giovani tra i 18 e i 35 anni, che hanno perso circa il 42% del loro reddito. La disuguaglianza di genere risulta significativa per ogni classe di reddito e raggiunge valori estremi nell’1% più ricco della distribuzione, dove le donne guadagnano circa la metà degli uomini.Il 50% più povero degli italiani maggiorenni detiene meno del 17% del reddito nazionale e vive con meno di 13 mila euro all’anno. “L’1% più ricco del Paese – sottolinea Elisa Palagi, autrice dello studio e ricercatrice di Economia alla Scuola Superiore Sant’Anna – detiene circa il 12% del reddito nazionale, cioè una media di 310 mila euro all’anno, ottenuti soprattutto da redditi finanziari, profitti societari e redditi da lavoro autonomo, in gran parte derivante dal ruolo di amministratori societari. Solo una ridottissima parte dei redditi dei più ricchi è ottenuta grazie ai redditi da lavoro dipendente”. In particolare, i 50mila italiani che compongono lo 0,1% più ricco del Paese detengono il 4,5% del reddito nazionale con entrate medie superiori al milione di euro annuo, cifra che potrebbe essere raggiunta dal 50% più povero soltanto risparmiando l’intero reddito per 76 anni. Paragonando le stime ottenute da ricerche analoghe condotte per Stati Uniti e Francia, lo studio ha riscontrato che l’Italia presenta un livello di concentrazione dei redditi simile a quello della Francia, a loro volta paesi lontani dall’estrema concentrazione osservata negli Stati Uniti. Desta preoccupazione il trend in diminuzione della quota di reddito detenuta dalle fasce di reddito meno abbienti. “A differenza della situazione in Francia, dove le fasce più deboli hanno visto un modesto aumento della loro quota di reddito – afferma Alessandro Santoro, autore dello studio e pro-rettore al Bilancio dell’Università di Milano-Bicocca – in Italia si osserva l’opposto, con le fasce più povere che diventano sempre più svantaggiate”. Oltre a distribuire l’intero reddito nazionale, lo studio distribuisce a livello individuale anche l’ammontare delle tasse e imposte raccolte dallo Stato (Irpef, Irap, Imu, imposte sugli interessi, dividendi e tutte le transazioni finanziarie, imposte sui consumi, contributi sociali, oltre ad ulteriori imposte minori). “In questo modo – commenta Andrea Roventini, autore dello studio, direttore dell’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna – abbiamo dimostrato che l’intero sistema fiscale italiano è solo blandamente progressivo per il 95% più basso della distribuzione del reddito, con un’imposizione fiscale che sale dal 40% al 50%. Il sistema diventa addirittura regressivo per il 5% dei contribuenti più ricchi con un’aliquota effettiva che scende fino al 36% per chi guadagna oltre i 500 mila euro annui. Il sistema fiscale è addirittura sempre regressivo se si considera la distribuzione del patrimonio invece che quella del reddito”.La minore incidenza fiscale per i redditi più elevati è spiegata principalmente da fattori come l’effettiva regressività dell’Iva (che grava meno sui cittadini abbienti che risparmiano di più; dal minor peso dei contributi sociali per i redditi superiori ai 100 mila euro; dalla maggiore rilevanza per i contribuenti più ricchi delle rendite finanziarie e dei redditi da locazioni immobiliari, tassati con un’aliquota del 12% o del 26%. In conclusione, lo studio ha messo in luce la “necessità di avviare una profonda e seria discussione sullo stato attuale del sistema fiscale italiano”. L’evidenza di una regressività che favorisce solo le fasce di reddito più elevate – secondo autrici e autori dello studio – sottolinea l’urgenza di riforme mirate che non penalizzino i redditi più bassi, ma mirino a correggere gli squilibri presenti riducendo le disuguaglianze e promuovendo una distribuzione del carico fiscale in modo proporzionato. “L’avvio di questo dibattito – evidenzia lo studio – rappresenta un passo cruciale verso un sistema fiscale italiano più giusto e inclusivo, capace di sostenere una crescita economica sostenibile e di garantire benefici tangibili per l’intera società”. LEGGI TUTTO

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    Giappone, cala surplus bilancia partite correnti a novembre

    (Teleborsa) – La bilancia dei pagamenti del Giappone chiude in surplus nel mese di novembre 2023. Secondo il Ministero delle Finanze giapponese (MOF), si è generato un avanzo delle partite correnti di 1.925,6 miliardi di yen, in diminuzione rispetto all’attivo di 2.582,8 miliardi del mese precedente e in aumento rispetto ai 1.772,1 miliardi dello stesso mese del 2022. Le stime degli analisti erano per un surplus in aumento fino a 2.385 miliardi di yen.La bilancia commerciale di beni e servizi chiude con un deficit di 699,4 miliardi di yen, contro il passivo di 129 miliardi di ottobre e rispetto al deficit di 1.645,5 miliardi dell’anno prima, a fronte di un calo delle esportazioni a 8.623,9 miliardi di yen (-4,5% su base annua) e delle importazioni a 9.348,1 miliardi (-11,4% a/a). LEGGI TUTTO

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    Marelli, interesse di Tecnomeccanica e Niche Fusina per impianto Crevalcore

    (Teleborsa) – Sono la piemontese Tecnomeccanica (con sedi a Novara e Moncalieri) e Niche Fusina (multinazionale parte del gruppo americano Dada con stabilimenti alle porte di Venezia, in Gran Bretagna e Francia) le due aziende che hanno presentato al gruppo Marelli manifestazioni di interesse per il sito produttivo di Crevalcore, nel bolognese. Lo ha annunciato la stessa Marelli al termine dell’incontro odierno al Ministero delle Imprese e del Made in Italy con sindacati, rappresentati ministeriali e Regione Emilia Romagna.Le due aziende hanno presentato offerte, per ora, non vincolanti. Entro fine gennaio si dovrebbe arrivare a proposte vincolanti, mentre i relativi piani industriali dovrebbero arrivare alle parti sociali entro metà febbraio, così da provare a raggiungere l’accordo definitivo entro inizio marzo.Secondo una nota congiunta dei sindacati, l’investimento previsto di Tecnomeccanica è di circa 25 milioni di euro e verrebbero assorbiti 150 lavoratori almeno, mentre l’investimento di Niche Fusina è di circa 12-15 milioni di euro e anche in questo caso verrebbero assorbite 150 persone. In entrambi i progetti Marelli dovrebbe garantire la continuità della produzione durante i primi anni.Viene anche spiegato che per offrire una soluzione a tutti i 228 dipendenti attuali, la direzione di Marelli ribadisce la disponibilità a trasferire su base volontaria fino a 68 lavoratori in altri stabilimenti del gruppo con un incentivo di sostegno più alcuni a Bologna, ad adoperare lo strumento della isopensione per offrire uno scivolo pensionistico di 7 anni e ad aprire una procedura di uscite volontarie e incentivate.”Si è imboccato un percorso positivo per salvaguardare l’occupazione e assicurare un futuro industriale allo stabilimento Marelli di Crevalcore, nel bolognese – ha commentato l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla – Siamo fiduciosi che si siano create condizioni serie per arrivare entro la fine di febbraio alla soluzione definitiva della crisi”.La prossima riunione è stata fissata per il 15 febbraio prossimo.La crisi arriva a cinque anni dal passaggio da Stellantis alla giapponese Calsonic Kansei, controllata dal fondo americano KKR, avvenuto nel 2018. Il sito, con 228 dipendenti, è oggi impegnato nella produzione di collettori di aspirazione aria e di pressofusi di alluminio, entrambi componenti essenziali per motori. LEGGI TUTTO

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    Italia, Intesa: l’industria è tornata a frenare il PIL a fine 2023

    (Teleborsa) – La produzione industriale italiana ha sorpreso ampiamente al ribasso a novembre, calando di -1,5% m/m e -3,1% a/a, con l’industria che “è tornata a frenare il PIL a fine 2023, il che segnala rischi al ribasso sulla nostra stima di una stagnazione dell’attività economica nel 4° trimestre dello scorso anno”. Lo afferma la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, aggiungendo che “i rischi sulla nostra previsione di un PIL italiano in crescita di 0,7% nel 2024 appaiono oggi orientati al ribasso”.L’output risulta ora più basso di ben -5,2% rispetto a febbraio 2022 (prima della guerra in Ucraina) e di -2,6% rispetto a febbraio 2020 (prima dello shock pandemico).L’analisi di Intesa, firmata dall’economista Paolo Mameli, evidenzia che gli unici settori in crescita sono quelli che ancora godono della spinta derivante dalla “normalizzazione” post-pandemica dal lato dell’offerta (farmaceutico e mezzi di trasporto), mentre sia i comparti più legati alla domanda che, soprattutto, quelli energivori, restano in ampia contrazione.A meno di un vigoroso rimbalzo a dicembre, la produzione industriale è in rotta per una ampia contrazione nell’ultimo trimestre del 2023 (-1,1% t/t), dopo che nei tre mesi precedenti si era interrotto il trend di caduta che era iniziato nell’estate del 2022.”Peraltro, la contrazione nell’industria in senso stretto potrebbe essere compensata da un contributo positivo delle costruzioni vista la corsa al completamento dei lavori legati al Superbonus – si legge nella ricerca – anche le evidenze aneddotiche legate all’attività nei servizi turistici nella stagione natalizia appaiono incoraggianti”. LEGGI TUTTO

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    USA, stoccaggi gas ultima settimana -140 BCF

    (Teleborsa) – Diminuiscono gli stoccaggi settimanali di gas negli USA. Secondo l’Energy Information Administration (EIA), divisione del Dipartimento dell’Energia americano, gli stoccaggi di gas nella settimana terminata il 5 gennaio 2024 sono risultati in calo di 140 BCF (billion cubic feet).Il dato si rivela superiore al consensus (-119 BCF). La settimana prima si era registrato un decremento di 14 BCF.Le scorte totali si sono dunque portate a 3.336 miliardi di piedi cubici, risultando in aumento del 15% rispetto a un anno fa (quando erano pari a 2.900) e in crescita del 11,6% rispetto alla media degli ultimi cinque anni di 2.988 BCF. LEGGI TUTTO