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    Upb peggiora stima PIL: +0,8% nel 2024. Rischi al ribasso

    (Teleborsa) – L’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) aggiorna le previsioni macroeconomiche nel periodo 2023-25. La stima dell’UPB sulla variazione annuale del PIL si attesta allo 0,8 per cento per il 2024 e all’1,1 per cento per il 2025. Continua il trend di riassorbimento dell’inflazione e di tenuta del mercato del lavoro. Con la Nota sulla congiuntura di febbraio. Le previsioni dell’UPB sono lievemente peggiorate rispetto a quelle formulate in ottobre per la validazione del quadro macroeconomico della NADEF. Le revisioni sono prevalentemente ascrivibili al deterioramento del contesto internazionale (conflitti in Medio Oriente e andamenti sfavorevoli di rilevanti partner commerciali, come la Germania). Il quadro macroeconomico è dunque soggetto a diversi rischi, complessivamente orientati al ribasso. È quanto rileva l’UPB nella Nota sulla congiuntura di febbraio. Scenario Italia nel 2023: crescita moderata, lievemente superiore a quella dell’area dell’euro – Dal terzo trimestre del 2022 l’economia italiana è risultata complessivamente debole, registrando una variazione congiunturale del PIL di appena un decimo di punto nella media dei sei trimestri. L’incremento rispetto ai livelli di attività precedenti allo scoppio della pandemia è comunque maggiore in Italia, nel confronto con la Germania e la Francia. Nell’insieme del 2023, sulla base dei conti trimestrali, il PIL è aumentato dello 0,7 per cento; la crescita calcolata sui dati annuali (che verrà diffusa dall’Istat il primo marzo) potrebbe essere appena inferiore. Le spese delle famiglie e delle imprese sono caute – La spesa delle famiglie è tornata a crescere nel terzo trimestre, grazie all’aumento dell’occupazione e quindi del potere di acquisto. L’incremento dei redditi nominali è stato però eroso dal rialzo dei prezzi e gli orientamenti delle famiglie italiane restano improntati alla cautela. La spesa per investimenti è risultata incostante e poco dinamica lo scorso anno. Le imprese manifatturiere segnalano condizioni di credito e di liquidità ancora tese nel quarto trimestre, ma in miglioramento. Secondo le inchieste congiunturali le imprese prefigurano una moderata espansione degli investimenti nell’anno in corso.L’export risente dell’indebolimento degli scambi globali – Dopo la marcata contrazione nel primo semestre del 2022, ascrivibile alla decelerazione del commercio mondiale, le esportazioni hanno recuperato nel trimestre estivo. Secondo i dati al momento disponibili, la variazione delle esportazioni acquisita per il 2023 è stata comunque meno negativa rispetto a quella della Germania e dell’area dell’euro.Gli andamenti settoriali sono eterogenei, aumenta l’incertezza di famiglie e imprese – Gli indicatori settoriali recenti delineano una dinamica congiunturale complessivamente debole, a fronte di marcate differenze settoriali: l’industria si contrae, il terziario tiene e l’edilizia recupera velocemente negli ultimi mesi del 2023. L’incertezza di famiglie e imprese, rilevata dall’indicatore dell’UPB, ha segnato un incremento marcato nella parte finale dello scorso anno, trainato da entrambe le componenti.Flette il tasso di disoccupazione e la crescita salariale si intensifica moderatamente – L’occupazione è aumentata dell’1,9 per cento nel 2023, trainata dalla componente a tempo indeterminato, contro il ridimensionamento di quella a termine. Il tasso di occupazione (15-64 anni) ha raggiunto in dicembre quasi il 62 per cento, il valore più elevato dall’inizio della rilevazione. Nell’ultimo trimestre dell’anno il tasso di disoccupazione si è ridotto lievemente, al 7,4 per cento; nello stesso periodo lo squilibrio tra domanda e offerta di lavoro è rimasto elevato. L’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie si è intensificato nel trimestre estivo (3,0 per cento su base tendenziale). Secondo le proiezioni effettuate dall’Istat, tenendo conto delle disposizioni contenute nei contratti in vigore fino allo scorso dicembre, le retribuzioni contrattuali aumenterebbero comunque in misura contenuta quest’anno (al 2,3 per cento in media nel primo semestre). L’inflazione rientra ma resta l’incognita dell’energia – Anche in Italia le spinte inflazionistiche si vanno attenuando e le dinamiche salariali non delineano una rincorsa salari-prezzi, in quanto le aspettative si normalizzano. Il 2023 è stato un anno di rientro dell’inflazione (5,7 per cento indice NIC), sulla scia della componente energetica, diventata deflattiva in autunno. Tuttavia, i prezzi dei beni alimentari e dei servizi hanno accelerato, inducendo un trascinamento sul 2024 non trascurabile. L’inflazione di fondo è invece aumentata nel 2023 (5,1 per cento), così come quella riferita al carrello della spesa, che ha raggiunto un valore molto elevato nel confronto storico (9,5 per cento), con un impatto assai rilevante sui bilanci delle famiglie con minori redditi. L’anno corrente si confronta con un 2023 nel quale i rincari erano stati rapidi, per cui nel periodo invernale c’è un effetto base sfavorevole, che dovrebbe portare a un temporaneo rialzo dell’inflazione nel primo trimestre rispetto ai valori dello scorso autunno.Le previsioni macroeconomiche per l’economia italiana per il 2023-2025 – Per il 2023 si stima una crescita dell’attività economica italiana dello 0,6 per cento, rispetto allo 0,7 per cento desumibile dalle serie trimestrali. Per l’anno corrente si prevede una lieve accelerazione del PIL, allo 0,8 per cento; dopo un primo trimestre ancora debole, a causa delle persistenti tensioni globali, la crescita dovrebbe rafforzarsi gradualmente, beneficiando della minore inflazione e dell’accelerazione della domanda estera. Nel 2025 la dinamica del PIL dovrebbe consolidarsi all’1,1 per cento, ipotizzando un miglioramento graduale del contesto geopolitico ed economico internazionale e l’avvio della normalizzazione della politica monetaria dalla metà di quest’anno. Le previsioni si basano sull’ipotesi della completa attuazione dei programmi di investimento del PNRR e sull’attesa che le tensioni geopolitiche nell’area mediorientale si diradino nel breve termine.Modeste revisioni rispetto alle previsioni di ottobre. I rischi sono orientati al ribasso – Nel confronto con il quadro macroeconomico formulato dall’UPB in ottobre, in occasione dell’esercizio di validazione delle previsioni della NADEF 2023, la minore crescita del PIL (due decimi di punto nella media del 2024-25) ha riflesso il deterioramento delle ipotesi sul commercio internazionale e il lieve apprezzamento del tasso di cambio. Le prospettive dell’economia italiana sono esposte a molteplici rischi, complessivamente sfavorevoli. Le fonti di incertezza sono prevalentemente di natura esogena in quanto provengono da fattori internazionali, in particolare geo-politici (guerra in Ucraina e Medio Oriente), che potrebbero frenare il commercio globale. Il robusto recupero degli scambi internazionali per il 2024 è però essenziale per concretizzare l’accelerazione del PIL italiano nel biennio di previsione. Riguardo agli effetti delle tensioni sui prezzi, secondo uno scenario costruito con il modello econometrico MeMo-It, gli aumenti dei costi di trasporto causati dagli attacchi nel Mar Rosso potrebbero incidere sui prezzi al consumo in Italia, per un paio di decimi di punto percentuale in un orizzonte biennale. Nel complesso, la flessione dell’inflazione rappresenta un pilastro chiave del quadro macroeconomico e l’evoluzione dei prezzi quest’anno dipenderà molto da variabili esterne, quali i costi delle materie prime. Inoltre, come già segnalato dall’UPB, sussistono criticità legate all’utilizzo efficiente dei fondi europei del programma Next Generation EU (NGEU) da parte dell’Italia.Vi sono, infine, fattori d’incertezza sulle politiche monetarie e la riforma della governance dei conti pubblici nella UE, in particolare per le tempistiche dei prossimi sviluppi. LEGGI TUTTO

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    Commissione UE accoglie con favore l’accordo sul Listing Act

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha accolto con favore l’accordo politico raggiunto ieri dal Parlamento europeo e dal Consiglio sulle proposte della Commissione per il Listing Act. Il pacchetto comprende nuove norme sui prospetti, sugli abusi di mercato, sulla ricerca finanziaria e sulle strutture azionarie a voto multiplo.Il Listing Act contribuirà ad alleviare i requisiti che le società devono affrontare sia al momento della quotazione che dopo essere state quotate, e contribuirà a preservare la trasparenza, la tutela degli investitori e l’integrità del mercato, sostiene la Commissione UE. Inoltre, contribuirà inoltre all’obiettivo della Commissione di semplificare gli obblighi di rendicontazione e ridurre gli oneri amministrativi del 25%. Affronterà anche la questione della frammentazione delle leggi nazionali che limita la flessibilità delle società nell’emettere azioni a voto multiplo dopo la quotazione in Borsa.”L’accordo sul Listing Act è un passo importante per rendere la quotazione nell’UE più attraente per le imprese, consentendo loro di attingere a finanziamenti più diversificati – ha commentato Mairead McGuinness, Commissaria per i servizi finanziari, la stabilità finanziaria e l’Unione dei mercati dei capitali – Introduce misure mirate e flessibilità durante l’intero ciclo di quotazione, operando a livello di incentivi e rendendo più proporzionato l’onere della conformità normativa, in particolare per gli emittenti più piccoli. È un passo importante per aumentare il livello delle quotazioni nell’UE, per rendere i mercati dei capitali dell’UE più attraenti e l’economia dell’UE più competitiva”.”Con l’accordo diamo agli imprenditori di tutta l’UE la possibilità di utilizzare strutture azionarie a voto multiplo quando quotano le loro aziende sui mercati di crescita delle PMI e su altri sistemi di negoziazione multilaterali – ha aggiunto Didier Reynders, Commissario per la Giustizia – Ciò consentirà loro di raccogliere fondi attraverso le azioni senza perdere il controllo della propria azienda. Questa nuova legislazione dell’UE offre agli imprenditori l’opportunità di espandere la propria attività con una visione a lungo termine in mente, salvaguardando al tempo stesso i diritti degli altri azionisti”. LEGGI TUTTO

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    Scalapay, Andrea Fumagalli nominato Country Manager Italia

    (Teleborsa) – Scalapay, piattaforma italiana attiva nel settore del Buy Now Pay later (BNPL), ha nominato Andrea Fumagalli come Country Manager Italia. Fumagalli arriva con una vasta esperienza internazionale e conoscenze derivanti da una ventennale carriera nel campo dell’Information Technology. Tra le sue ultime esperienze professionali ci sono quella di Vice President of Global Sales in Akamas, Senior Enterprise Account Executive in MongoDB e Director of Sales in ContentWise.L’attività di Fumagalli – si legge in una nota – sarà mirata ad accrescere il business in Italia. Le sue priorità immediate si concentreranno sulla formazione di una solida infrastruttura operativa che generi una pipeline di vendita distribuita in modo uniforme, insieme allo sviluppo delle opportunità con i clienti. Fumagalli si impegnerà a strutturare il team di vendita e di account management verso una strategia orientata alla vendita a valore, garantendo un’esperienza cliente ottimale e una crescita sostenibile nel mercato italiano. “Sono entusiasta di assumere il ruolo di Country Manager Italia di Scalapay e di guidare la nostra crescita nel mercato italiano – ha commentato Fumagalli – L’innovazione costituisce il fulcro del mio approccio lavorativo, un valore che rispecchia pienamente l’ambiente dinamico e stimolante di Scalapay. Collaborando con il team e i nostri brand partner, lavoreremo per garantire un’esperienza cliente straordinaria e per realizzare i nostri obiettivi di crescita. Sono convinto che insieme possiamo affrontare sfide ambiziose e consolidare la posizione dell’azienda come leader nel Buy Now Pay Later in Sud Europa”. LEGGI TUTTO

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    USA, +353 mila occupati a gennaio. Tasso disoccupazione al 3,7%

    (Teleborsa) – Salgono più delle attese i non-farm payrolls a gennaio 2024, un indicatore molto osservato per comprendere lo stato di salute del mercato del lavoro statunitense. Secondo i dati forniti dal Bureau of Labour Statistics, il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 3,7%, rispetto al 3,8% del consensus.Sono stati aggiunti 353 mila posti di lavoro nei settori non agricoli (non-farm payrolls), dopo che a dicembre erano state create 333 mila buste paga (dato rivisto da 216 mila). Il dato sugli occupati, più osservato del tasso di disoccupazione, è superiore alle attese del mercato che indicavano un aumento di 187 mila di posti di lavoro.Il dato è superiore alle aspettative anche nel settore privato: sono stati creati 317 mila posti di lavoro, contro i 278 mila rivisti di dicembre e i 155 attesi dal mercato.Gli occupati del settore manifatturiero sono saliti di 23 mila unità, al di sopra del consensus di +5 mila, e si confrontano con i +8 mila rivisti del mese precedente.Le retribuzioni medie orarie si sono attestate a 34,55 dollari, registrando un aumento dello 0,6% su mese e del 4,5% su anno (contro attese per un +0,3 m/m e +4,1% a/a) dopo il +0,4% mensile e +4,3% tendenziale registrato a dicembre. Le retribuzioni medie orarie sono monitorate con attenzione dalla Federal Reserve in quanto buon indicatore sia dello stato di salute del mercato del lavoro che delle pressioni inflazionistiche.(Foto: Nik Shuliahin on Unsplash ) LEGGI TUTTO

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    Fitch: volumi di merci dei porti EMEA vengono ridistribuiti dopo crisi Mar Rosso

    (Teleborsa) – La riduzione delle spedizioni attraverso il Mar Rosso e le rotte alternative intorno all’Africa a seguito degli attacchi alle navi commerciali hanno portato alla ridistribuzione dei volumi dai porti dell’area colpita ai terminal negli Emirati Arabi Uniti e in Africa. Lo afferma Fitch Ratings in un report sul tema, spiegando che gli operatori più grandi e con portafogli geograficamente diversificati sono meno colpiti rispetto agli operatori regionali mono-asset, che potrebbero subire perdite di volume a causa della riduzione dei servizi provocata delle interruzioni.Le deviazioni e la diminuzione della capacità di trasporto marittimo tra l’Europa e l’Estremo Oriente stanno portando a perdite di volumi per i porti sulla costa del Mar Rosso e vicino al Canale di Suez, e creando congestioni nei terminal lungo le rotte alternative. Particolarmente colpiti sono i volumi di trasbordo degli operatori portuali in Egitto, Arabia Saudita e Turchia, mentre le spedizioni origin and destination (O&D) sono più stabili.”L’entità delle interruzioni delle spedizioni è inferiore e più localizzata rispetto a quella osservata durante la pandemia, quando le congestioni portuali erano diffuse a livello globale, mentre la domanda di merci era molto elevata – si legge nel rapporto – Riteniamo che le interruzioni saranno temporanee, poiché l’importanza della rotta commerciale del Mar Rosso è riconosciuta a livello globale e una coalizione guidata dagli Stati Uniti sta cercando di stabilire un transito sicuro per le navi commerciali nell’area. Tuttavia, un periodo di interruzioni prolungate, che non è il nostro caso di base, potrebbe portare a maggiori pressioni sulla catena di approvvigionamento e a conseguenze operative più gravi. Ciò potrebbe richiedere aggiustamenti da parte degli operatori portuali, compresi cambiamenti nelle spese in conto capitale, a seconda della posizione”.(Foto: CHUTTERSNAP on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Inflazione, Lane: non deve stare nè sopra nè sotto target

    (Teleborsa) – Alla BCE pochi anni fa è stata decisa una revisione alla strategia con cui è stato ridefinito l’obiettivo di inflazione al “2% simmetrico” e “guardiamo con la stessa attenzione al rischio che finisca sotto” questa soglia, come a quello (attuale) che stia sopra. Lo ha affermato il capo economista della Banca Centrale Europea, Philip Lane intervenendo all’Istituto Einaudi per l’economia e la finanza a Roma, rispondendo a una domanda sul recente parere del capo economista del FMI, secondo cui la Bce dovrebbe focalizzarsi maggiormente sul rischio di danneggiare troppo l’economia. “Sì – ha aggiunto Lane – dobbiamo fare in modo” che il calo dell’inflazione al target avvenga in maniera “sostenibile”.Secondo le ultime stime formulate dai tecnici della Bce, che risalgono a metà dicembre, l’inflazione media nell’area euro “è prevista all livello obiettivo attorno al 2025 e 2026”. Posto che resta da verificare quanto della stretta monetaria già operata dalla Bce debba ancora trasmettersi all’economia reale, l’attesa dell’istituzione è che questo si completi quest’anno e che “non ci sarà un ulteriore inasprimento monetario nel 2025”.Quanto agli attacchi dei guerriglieri Houthi alle navi nel Mar Rosso “hanno causato un drastico calo del traffico marittimo nel Canale di Suez, e uno speculare aumento della rotta che doppia il Capo di Buona Speranza, hanno fatto salire i costi di trasporto, ma finora l’impatto su prezzi al consumo nell’area euro e sul petrolio è stato limitato”, ha detto Lane. LEGGI TUTTO

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    MEF, a gennaio fabbisogno di 5,5 miliardi. Salgono interessi su titoli di Stato

    (Teleborsa) – Il ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha comunicato che nel mese di gennaio 2024 il saldo del settore statale si è chiuso, in via provvisoria, con un fabbisogno di 5.500 milioni di euro. Nel mese di gennaio 2023 si era chiuso con un fabbisogno di 7.086 milioni.Nel confronto con il corrispondente mese del 2023, sul saldo del fabbisogno hanno inciso l’aumento degli incassi fiscali e dei trasferimenti da parte della UE. Sul fronte dei pagamenti, il Tesoro evidenzia una maggiore spesa previdenziale legata alla rivalutazione delle pensioni e maggiori esigenze delle Amministrazioni territoriali.La spesa relativa agli interessi sui titoli di Stato è in aumento di circa 650 milioni rispetto al valore dello stesso mese dell’anno precedente. LEGGI TUTTO

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    Italia, immatricolazioni auto gennaio +10,6%. Ibride elettriche dominano il mercato

    (Teleborsa) – A gennaio 2024 in Italia sono state immatricolate 141.946 autovetture, a fronte delle 128.329 iscrizioni registrate nello stesso mese dell’anno precedente, pari ad un aumento del 10,61%. Lo comunica il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel consueto aggiornamento mensile.I trasferimenti di proprietà sono stati 459.360, a fronte di 392.248 passaggi registrati a gennaio 2023, con un aumento del 17,11%. Il volume globale delle vendite mensili, pari a 601.306, ha interessato per il 23,61% vetture nuove e per il 76,39% vetture usate.Considerando solo il mercato del nuovo, il modello più venduto è stata la Fiat Panda con 11.077 veicoli, seguita dalla Dacia Sandero con 6.558 e Citroen C3 con 4.541. Completano la top ten: Dodge Avenger, Lancia Ypsilon, Toyota Yaris, Volkswagen T-Roc, Peugeot 2008, Peugeot 208, Dacia Duster.L’analisi del mercato dal punto di vista dei canali di vendita – fa notare Federauto – indica un discreto andamento dei privati (+9,9%), un lieve calo delle società (-0,6%) e una buona performance del noleggio (+18,6%), con le relative quote che si attestano rispettivamente a 61,8%, 12,6% e 25,6%.Sul fronte delle alimentazioni, i dati confermano come le auto ibride elettriche (in aumento del +14,3%) dominano il mercato con una quota circa del 38%, seguite da quelle a benzina (in crescita tendenziale +26,5%) con una rappresentatività al 30,5%. Il Gpl ottiene una crescita del +17,9% (quota 11%), mentre il diesel con un calo mensile del -9% scende al 15,5% di rappresentatività. Purtroppo, sul lato delle auto elettriche e plug-in, la perdita di immatricolazioni è pesante e pari rispettivamente a -13,3% e -33,9%, con una quota complessiva inferiore al 5%. Le immatricolazioni a metano ammontano solo a poco più di 200 pezzi e non sono significative sul totale del mese.Dall’elaborazioni ANFIA emerge invece che nel primo mese dell’anno, Fiat Panda, Lancia Ypsilon e Fiat 500 ibride occupano rispettivamente la prima, terza e sesta posizione tra le autovetture mild/full hybrid. Tra le PHEV, Jeep Compass è il nono modello più venduto, mentre tra le elettriche Jeep Avenger è prima in classifica, seguita da Fiat 500, in terza posizione, e da Peugeot 208 in sesta.In riferimento al mercato per segmenti, nel mese di gennaio 2024 le autovetture utilitarie e superutilitarie rappresentano il 34,6% del mercato, con volumi in aumento dell’11,9% rispetto a quelli di gennaio 2023; le auto dei segmenti medi hanno una quota del 9,6% nel mese, con un mercato in aumento dell’11,2%; i SUV hanno una quota di mercato pari al 53,4%, in aumento del 9,4%. Nel dettaglio, i SUV piccoli rappresentano il 10,5% del mercato (+40,4% rispetto a gennaio 2023), i SUV compatti il 30,3% (+3,4%), i SUV medi l’8,4% (+3,3%), mentre le vendite di SUV grandi sono il 4,3% del totale (+7,6%). Il 26,5% dei SUV venduti nel mese di gennaio è di un brand del Gruppo Stellantis.Con l’uscita dei dati odierni, UNRAE ha confermato la stima di 1.600.000 immatricolazioni per l’intero 2024, come già indicato nel luglio scorso, pari a circa 34.000 unità in più sul 2023: una leggera crescita del 2,1%, ma un livello ancora lontano dal pre-pandemia (-16,5% vs il 2019).(Foto: @pixel7propix on Unsplash) LEGGI TUTTO