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    Cina, PMI Caixin manifatturiero gennaio scende a 52,7 punti

    (Teleborsa) – All’inizio dell’anno l’attività del settore dei servizi cinesi ha continuato ad espandersi a un ritmo sostenuto. Ciò nonostante il tasso di aumento sia leggermente diminuito rispetto a dicembre e un notevole rallentamento nel tasso di crescita dei nuovi ordini. Secondo il sondaggio mensile di Caixin/S&P Global, il PMI manifatturiero è sceso a gennaio 2024 a quota 52,7 punti dai 52,9 precedenti, confermandosi quindi sopra la soglia critica dei 50 punti, tra fase di espansione (valori superiori ai 50 punti) e di contrazione (valori inferiori ai 50 punti. Gli analisti si aspettavano 53,0 punti.”L’indicatore è rimasto in territorio espansivo per 13 mesi consecutivi, indicando una ripresa sostenuta nel settore dei servizi”, ha commentato Wang Zhe, economista senior presso Caixin Insight Group.”La domanda e l’offerta hanno continuato ad espandersi a gennaio, rappresentate dalla crescita dell’attività commerciale e del totale dei nuovi ordini, che è arrivata al 13° mese consecutivo”, ha aggiunto.(Foto: Christian Lue on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Ripartenza, Sara Doris: “Bene interrogarsi su proprio contributo alla crescita”

    (Teleborsa) – “La Ripartenza” di Nicola Porre, un evento in cui si è parlato di tutto, di oggi e di domani. Per Sara Doris, Vice Presidente di Banca Mediolanum “l’incontro di oggi è un’importante opportunità per discutere dei tanti temi riferiti alla ripartenza”. “Una giornata ricca di spunti anche per far sì che ciascuno possa interrogarsi sul proprio contributo alla crescita e allo sviluppo del paese”. “Mio padre concepiva il consulente finanziario come medico del risparmio a misura della persona. Il modello di business fortemente innovativo ideato da Ennio Doris è ancora oggi una delle caratteristiche vincenti della banca”. LEGGI TUTTO

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    Stadio AS Roma: da amministrazione Capitolina nessun contributo finanziario

    (Teleborsa) – Non è previsto un contributo finanziario di Roma Capitale sull’intervento relativo alla realizzazione del nuovo stadio di calcio nella zona urbana di Pietralata proposto dal club sportivo AS Roma. È questo, nonostante sia un project financing che, da un punto di vista normativo, e` compatibile con la previsione di contributi pubblici fino ad un massimo del 49%. È quanto ha chiarito l’amministrazione Capitolina durante gli incontri nell’ambito del Dibattito Pubblico sul progetto. Il percorso avviato lo scorso 25 luglio dalla Giunta capitolina si è concluso oggi con l’approvazione della delibera contenente la relazione sugli esiti del dibattito pubblico per la realizzazione del nuovo stadio della Roma a Pietralata, presentata da Nomisma.Il prossimo step procedurale – spiega Nomisma in una nota – prevede la consegna da parte della A.S. Roma del progetto definitivo corredato di un piano economico-finanziario asseverato che dovrà essere approvato dall’Assemblea Capitolina. Nella stessa seduta verrà indicato il rappresentante del Sindaco alla conferenza dei servizi decisoria che sarà aperta dalla Regione Lazio.”Abbiamo dimostrato di fare i fatti, non le parole. A questo punto sta alla Roma che deve presentare un progetto. Noi quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto. E in tempi record. Quando la Roma presenterà un progetto esecutivo andremo a concludere l’iter. Ma è la dimostrazione che si fa sul serio” ha commentato l’assessore al Turismo e allo Sport di Roma Capitale, Alessandro Onorato. Uno degli aspetti caratterizzanti del Progetto Stadio oggetto del Dibattito Pubblico, specificato spesso sia dall’Amministrazione Comunale che dal Proponente, riguarda proprio la sua natura di project financing, attraverso la quale l’Amministrazione Comunale prevede di affidare la concessione di lungo termine dei terreni pubblici al Proponente che, inizialmente, – si legge nel dossier conclusivo del dibattito – si occupera` della costruzione dello Stadio e, successivamente, della sua gestione. È stato messo in luce durante le relazioni che l’aspetto dirimente e` la valutazione dell’equilibrio economico-finanziario del Progetto Stadio. Nel corso del Dibattito, alcuni partecipanti hanno sollevato dubbi riguardo l’idoneita` economico-finanziaria del Proponente e l’effettiva sostenibilita` dei costi di gestione della struttura. I cittadini, infatti, hanno piu` volte sottolineato come il Proponente abbia attualmente un patrimonio netto negativo di 340 milioni di euro e non abbia quindi i requisiti previsti dalla normativa per poter sviluppare il progetto. L’Amministrazione Comunale e il Proponente hanno piu` volte rammentato che l’attuale PEF (Piano Economico Finanziario) e` da considerarsi preliminare e che diventera` definitivo solamente in una fase successiva della progettazione. L’Amministrazione Comunale ha anche precisato che la fase di verifica dei requisiti del Proponente verra` espletata dopo la presentazione del progetto definitivo e prima della partecipazione alla gara, secondo quanto stabilito dalla Legge stadi. Un’altra questione emersa a piu` riprese riguarda la suddivisone degli oneri delle spese, in particolare gli impegni di investimento sia da parte dell’Amministrazione Comunale che del Proponente, sui quali i partecipanti hanno richiesto maggiori informazioni. Inoltre, altre inquietudini dei cittadini hanno riguardato la gestione delle opere pubbliche strumentali all’apertura dello Stadio che, come specificato nella delibera di dichiarazione di pubblico interesse, dovranno essere a carico del soggetto Proponente. E` stato inoltre sollevato il tema di prevedere e finanziare delle politiche attive di ticketing che promuovano comportamenti virtuosi rispetto all’ambiente e alla componente sociale da parte dei cittadini, come gia` citato anche nella sezione della sostenibilita` ambientale. Il Proponente ha affermato che in questa fase progettuale non si sono ancora definite delle vere e proprie politiche di ticketing, ma ha rassicurato piu` volte i cittadini sul fatto che si promuoveranno azioni tali da incentivare l’utilizzo dei trasporti pubblici, come accade in altri stadi europei. LEGGI TUTTO

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    Intelligenza artificiale, via libera Ue all’AI Act

    (Teleborsa) – “Gli ambasciatori del Coreper hanno confermato il testo di compromesso finale trovato sulla proposta relativa a norme armonizzate sull’intelligenza artificiale. L’AI Act rappresenta una pietra miliare, poiché segna le prime regole per l’Intelligenza artificiale nel mondo, con l’obiettivo di renderla sicura e rispettosa dei diritti fondamentali dell’Ue”. Con queste parole la presidenza semestrale di turno belga del Consiglio Ue, ha annunciato su X il via libera all”AI Act. Il Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue (Coreper) ha, infatti, approvato all’unanimità, questo pomeriggio a Bruxelles, il nuovo sistema di regole dell’Ue sull’Intelligenza artificiale. Per l’approvazione finale dell’accordo – raggiunto dai negoziatori del Consiglio Ue, del Parlamento europeo e della Commissione l’8 dicembre scorso – mancano ora alcuni passaggi formali: a proposta dovrà ritornare il 13 febbraio all’esame della commissione competente dell’Europarlamento (la commissione Inta, Mercato interno e protezione dei consumatori), per poi essere votata dalla plenaria, probabilmente in aprile. Si arriverà così al passaggio finale, con l’adozione formale da parte del Consiglio Ue.La proposta di regolamento mira a garantire che i sistemi di IA immessi sul mercato europeo e utilizzati in Ue siano sicuri e rispettino i diritti fondamentali e i valori dell’Ue. La normativa, la prima in materia al mondo, prevede una serie di obblighi a fornitori e sviluppatori di sistemi di IA a seconda dei diversi livelli di rischio identificati. Il testo, inoltre, elenca una lista di pratiche vietate che include la raccolta non mirata di immagini del volto da Internet o da filmati di telecamere a circuito chiuso per creare database di riconoscimento facciale; e i sistemi di categorizzazione biometrica che utilizzano caratteristiche sensibili, come le convinzioni politiche, religiose e la razza. Il regolamento prevede, inoltre, una serie di salvaguardie e ristrette eccezioni per l’uso di sistemi di identificazione biometrica (Rbi) in spazi accessibili al pubblico a fini di applicazione della legge, previa autorizzazione giudiziaria e per elenchi di reati rigorosamente definiti. L’Rbi “post-remoto” verrebbe utilizzato esclusivamente per la ricerca mirata di una persona condannata o sospettata di aver commesso un reato grave.Il testo include infine misure a sostegno dell’innovazione e delle Pmi e un regime di sanzioni, con multe che vanno da 35 milioni di euro o il 7% del fatturato globale a 7,5 milioni o l’1,5% del fatturato, a seconda della violazione e delle dimensioni dell’azienda.”L’approvazione all’unanimità dell’AI Act segna un momento storico per l’Unione Europea con il contributo determinante dell’Italia e del governo Meloni. Fin da quando l’Unione Europea ha iniziato a discutere di AI Act, l’Italia ha compreso l’importanza fondamentale di un quadro normativo chiaro e robusto per l’intelligenza artificiale – ha commentato il sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti –. Il nostro obiettivo è stato garantire che tutte le applicazioni di IA, inclusi i modelli generativi all’avanguardia, operassero all’interno di un sistema di regole che fosse sia semplice che rigoroso, in grado di tutelare i diritti dei cittadini e promuovere l’innovazione responsabile”.L’approvazione unanime dell’AI Act da parte del Consiglio, in vista del voto finale dell’Europarlamento il 24 aprile, ha sottolineato Butti, “rappresenta una vittoria significativa per l’Italia e per l’Unione Europea. Questo regolamento – ha aggiunto il sottosegretario – non solo stabilisce standard elevati per lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale ma posiziona anche l’Ue come leader globale nella regolamentazione di questa tecnologia fondamentale. L’Italia ha giocato un ruolo cruciale in questo processo, dimostrando la sua leadership e il suo impegno verso un futuro digitale sicuro, etico e innovativo. Guardiamo ora al futuro, pronti a collaborare con gli altri Stati membri e le istituzioni europee per implementare efficacemente l’AI Act. L’Italia continuerà a essere in prima linea in questo importante dibattito, promuovendo un’IA che sia al servizio dell’uomo e rispettosa dei valori fondamentali su cui si fonda la nostra Unione”. LEGGI TUTTO

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    Fmi, Cina: crescita economica rallenta, verso il 3,5% entro 2028

    (Teleborsa) – E’ probabile che la crescita economica in Cina rallenti nei prossimi anni, indebolita in particolare dalle incertezze legate a una crisi immobiliare senza precedenti e dal contesto internazionale. Lo ha detto oggi il Fondo monetario internazionale. Il Pil del Paese si attesterà quest’anno al 4,6% e scenderà al +3,5% entro il 2028. Nel 2023 il PIL cinese è salito del 5,2% nel 2023, poco sopra il target fissato da Pechino, ma la vera sfida è prevista proprio nel 2024.”Una contrazione più grave del previsto nel settore immobiliare potrebbe pesare ulteriormente sulla domanda e peggiorare la fiducia, amplificando le tensioni delle autorità locali sui conti pubblici e portando a pressioni disinflazionistiche e spirali macro finanziarie avverse”, sostiene lo studio, secondo quanto riporta un comunicato. Parallelamente il Fmi ha pubblicato un rapporto di analisi sul settore immobiliare cinese che per decenni è stato un motore della crescita economica e che pesa per circa il 20% dell’attività nell’economia. Ma dal 2020 il comparto ha iniziato a subire una contrazione e secondo lo studio si tratta di una tendenza di lungo termine, perchè nei prossimi 10 anni gli investimenti sul settore immobiliare dovrebbero calare tra il 30 e il 60%, rispetto ai livelli del 2022. Nelle fasi più recenti la ripresa economica della Cina è stata sostenuta dai consumi interni. Guardando più a medio e lungo termine secondo il Fmi la crescita dovrebbe smorzarsi a riflesso di una moderazione della produttività e dell’invecchiamento della popolazione. Per quest’anno è prevista una crescita del Pil del 4,6%, sul prossimo del 4%, poi nel 2026 del 3,8%, nel 2027 del 3,6% e nel 2028 del 3,4%. (Foto: © Andrej Kaprinay, Ing./123RF) LEGGI TUTTO

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    Ex Ilva, tribunale di Milano rigetta istanza Acciaierie d’Italia

    (Teleborsa) – L’istanza di Acciaierie d’Italia (Adi) contro l’amministrazione straordinaria dell’ex Ilva – finalizzata ad ottenere una protezione rispetto ai creditori per avviare, in alternativa, la composizione negoziata della crisi – è stata rigettata dal giudice del Tribunale di Milano, Francesco Pipicelli. Il Tribunale ordinario di Milano, presieduto da Fabio Roia, ritiene di “non poter inibire Invitalia, quale socio di minoranza al 30% di Adi, la possibilità di chiedere l’apertura dell’amministrazione straordinaria” dell’ex Ilva. La norma del Dl n. 4 del 2024 – precisa il Tribunale in una nota – è infatti “chiaramente applicabile ai rapporti già in corso al momento della sua entrata in vigore (19 gennaio 2024). In astratto l’evenienza della richiesta di apertura non comporterebbe, ad ogni buon conto, conseguenze di per sé pregiudizievoli, spettando alla pubblica amministrazione la parole fine sui presupposti per l’ammissione dell’ente all’invocata procedura concorsuale”.L’ammissione – spiega il Tribunale di Milano – “non necessariamente porta a precludere il percorso di risanamento avviato mediante composizione negoziata, potendo l’insolvenza rivelarsi infine conclusa”. Secondo i giudici milanesi “non è dato ravvisare un reale contrasto tra la norma attributiva delle legittimazione del socio di minoranza a instare per l’amministrazione straordinaria e normativa euro-unitaria, non solo perché la negoziabilità della crisi opportunamente sancita a livello unionale non nega che il diritto interno possa dotarsi di ordinarie procedure di insolvenza, ma perché nulla esclude che un’attività fattiva di negoziazione possa trovare spazio idoneo proprio nel perimetro di queste”. “Alla luce del rigetto da parte del Tribunale di Milano dell’istanza di Acciaierie d’Italia diventa evidente che l’azionista di maggioranza franco-indiano non è riuscito a ostacolare il lavoro spedito dell’esecutivo – riferisce il segretario nazionale dell’Ugl metalmeccanici, Antonio Spera –. A questo punto è fondamentale accelerare il processo di un cambio della governance con l’obiettivo di conferire stabilità e continuità lavorativa e produttiva per i lavoratori di Acciaierie d’Italia, controllate, Ilva in As, l’indotto e i trasporti, nel rispetto della loro sicurezza degli stessi, dell’ambiente e di tutto il territorio”. “La sentenza del Tribunale di Milano nei confronti di Acciaierie d’Italia mette un punto fermo a questa vicenda che diventa ogni giorno più drammatica. È fallito l’ennesimo tentativo di Adi di prendere ulteriore tempo, da questo momento si può finalmente provare a risollevare le sorti dell’ex Ilva senza il socio privato che in questi anni ha portato gli stabilimenti al minimo storico di produzione e che ha accumulato oltre 3 miliardi di debiti – afferma il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella –. Avremmo preferito un’uscita di scena di Mittal consensuale, ma l’unica strada possibile a quanto pare resta quella dell’amministrazione straordinaria. Chiediamo però al Governo di evitare quanto accaduto nel 2015, vanno salvaguardati i lavoratori e le aziende dell’appalto accogliendo le richieste che stanno portando avanti in queste ore. Vanno salvaguardati tutti i posti di lavoro e va subito avviato un piano di risanamento dell’ex Ilva, tutelando l’ambiente e i territori. L’atteggiamento di Adi – conclude Palombella – nei confronti dei commissari che oggi sono andati via senza poter conoscere realmente lo stato degli impianti e la quantità di materie prime disponibili è sconcertante. Si tratta dell’ennesima dimostrazione della gravità della situazione determinata da questa Governance. Mancano evidentemente pochi giorni alla fermata totale, il Governo faccia in fretta se vuole salvare l’ex Ilva”. Sempre oggi si sono verificati momenti di tensione all’uscita dallo stabilimento ex Ilva di Taranto della delegazione della struttura commissariale di Ilva in As che ha avviato l’ispezione in fabbrica dopo le denunce dei sindacati in merito al progressivo spegnimento degli impianti. Ispezione che si è conclusa con un nulla di fatto. “I commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, su mia sollecitazione, sono andati in azienda per farsi dare le informazioni necessarie a tranquillizzare sindacati, operai, imprese dell’indotto sulla continuità produttiva. Gli è stato detto che queste informazioni non possono essere date. Questo conferma ciò che noi pensiamo: il governo deve agire e sta agendo – ha commentato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso –. Tra l’altro c’è un clima di pieno consenso sociale e istituzionale, che dimostra quanto forte sia il sistema Italia. Insieme ricostruiremo una siderurgia di prim’ordine in Italia”.”La decisione del Tribunale di Milano con la quale rigetta l’istanza presentata da Acciaierie d’Italia, dimostra ancora una volta che non c’è più tempo. Occorre agire con urgenza per mettere in sicurezza la più grande acciaieria d’Europa, i lavoratori, diretti, indiretti e degli appalti, e l’ambiente – dichiarano in una nota congiunta Michele De Palma, segretario generale della Fiom, e Pino Gesmundo, segretario confederale della Cgil –. La Fiom ha trasmesso alla presidente del consiglio, ai ministri competenti, alle commissioni di Camera e Senato e a tutte le forze politiche le proposte di modifica ai decreti legge varati dal Governo sull’ex Ilva, sull’indotto e sugli appalti nel confermare quanto comunicato nell’audizione in commissione Industria-Agricoltura del Senato abbiamo chiesto che i due decreti intervengano immediatamente e non dopo la dichiarazione di amministrazione straordinaria, con l’obiettivo di garantire l’occupazione e la produzione dei siti. Mantenere in funzione gli stabilimenti e l’indotto è condizione essenziale affinché ci siano gli investimenti anche per la decarbonizzazione e la salvaguardia dell’ambiente”. Fermo restando che “la nostra priorità è la salita pubblica del capitale – aggiungono – agli importanti decreti è necessario che siano apportate delle modifiche, in quanto le risorse stanziate non sono sufficienti. Inoltre, occorre prevedere che l’ammortizzatore sociale copra tutti i lavoratori coinvolti, compresi i dipendenti delle aziende, medie e piccole, dell’indotto e degli appalti. Tra le proposte di modifica, chiediamo altresì il blocco dei licenziamenti dei lavoratori delle aziende dell’indotto che si trovino in una condizione di difficoltà. Sono a rischio centinaia di posti di lavoro. Chiediamo la ripresa del confronto a Palazzo Chigi e alle forze politiche in Parlamento di intervenire per migliorare i due decreti e garantire realmente la continuità produttiva, gli ammortizzatori sociali e la salvaguardia occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori diretti e occupati negli appalti di servizi”.”Quando sta accadendo in queste ore intorno alla vertenza ex Ilva, dal pronunciamento del tribunale di Milano che ha rigettato il ricorso dell’azienda e l’ispezione interrotta e non effettuata dello stabilimento di Taranto, devono impegnare il Governo a mettere subito in sicurezza dell’azienda, garantendo contemporaneamente la continuità aziendale, produttiva e occupazionale – hanno affermano il segretario generale della Fim, Roberto Benaglia, e il segretario nazionale Valerio D’Alò –. L’eventuale avvio dell’amministrazione straordinaria dovrà essere preceduto da un incontro da tenersi urgentemente con il sindacato, per chiarire tutti gli aspetti collegati a questo delicato passaggio. Quello che va assolutamente evitato è lasciare la situazione del sito di Taranto e dell’intero gruppo in uno stato di incertezza gestionale. È necessario intervenire per potenziare le misure aggiunte nell’ultimo decreto a sostegno dei lavoratori sia diretti, che dell’appalto in occasione di uno stato di amministrazione straordinaria. Se quest’ultima sarà la strada da percorrere sarà indispensabile, oltre che il rilancio dell’azienda attraverso nuovi investimenti che rendano ambientalmente sostenibile la produzione, la tutela occupazionale di tutti i lavoratori del gruppo”. LEGGI TUTTO

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    USA, fiducia consumatori Università del Michigan gennaio rivisto a 79 punti

    (Teleborsa) – Rivisto al rialzo l’indice che misura la fiducia dei consumatori statunitensi, secondo l’ultimo sondaggio condotto dall’Università del Michigan, che ha pubblicato la stima definitiva. Nel mese di gennaio 2024, l’indice sul consumer sentiment si è attestato a 79 punti dai 78,8 della lettura preliminare e contro i 69,7 di dicembre. Rivista al rialzo anche la componente relativa alle aspettative, che si posiziona a 77,1 punti da 67,4 e contro il 75,9 atteso, mentre quella sulla condizione attuale è stata rivista a 81,9 punti dal preliminare di 83,3 punti e rispetto ai 73,3 di dicembre.(Foto: Saulo Mohana su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    USA, ordini industria dicembre +0,2% su mese

    (Teleborsa) – Salgono meno delle attese gli ordinativi all’industria statunitensi. Secondo il Department of Commerce del Bureau of the Census, nel mese di dicembre 2023 gli ordini hanno evidenziato una variazione positiva dello 0,2% dopo l’aumento del 2,6% registrato nel mese precedente e meno pronunciata del +0,3% stimato dal consensus.Al netto del settore dei trasporti, gli ordini sono aumentati dello 0,4% dopo il +0,2% del mese precedente, mentre al netto del settore difesa sono saliti dello 0,4%, rispetto al +3,2% del mese di settembre. LEGGI TUTTO