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    Inflazione, Cipollone (BCE): non serve ulteriore politica di rallentamento

    (Teleborsa) – Il membro del board della Banca Centrale Europea, Piero Cipollone, ha dichiarato che “con una domanda ancora debole e aspettative di inflazione ancorate, non è necessario che la politica monetaria generi ulteriore rallentamento per tenere sotto controllo l’inflazione”. “L’attenuazione degli shock dell’offerta crea un margine di ripresa della domanda senza alimentare l’inflazione”, ha aggiunto intervenendo a un evento al Parlamento europeo su “L’euro a 25: quale futuro per l’Unione economica e monetaria?”.”Se vogliamo rafforzare la nostra Unione tramite concorrenza, cooperazione e solidarietà” le iniziative che sono state portate avanti con il piano Next Generation Eu non possono restare un caso unico e isolato, ha poi affermato il membro del Comitato esecutivo della BCE nel suo intervento. “Mentre le sfide esterne diventano più impegnative e frequenti, specialmente quelle geopolitiche, rilanciare la resilienza dell’Europa a queste sfide, e agli shock economici correlati diventa più cruciale. Per dirla in parole semplici – ha proseguito Cipollone, citando Delors – i costi della non-Europa stanno salendo”. “Per questo è vitale che rafforziamo ulteriormente” gli elementi centrali del progetto europeo e “iniziative come Ngeu – ha concluso – hanno mostrato i benefici potenziali di agire a livello europeo”. LEGGI TUTTO

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    BCE, Lane: dopo riforma fiscalità in ambito Ocse servirà ragionare su qualche meccanismo europeo

    (Teleborsa) – Il capo economista della Banca Centrale Europea, Philip Lane, ha dichiarato che “servono delle statistiche a livello europeo e, a un certo punto, dopo la riforma della fiscalità internazionale concordata in ambito Ocse dovremmo muoverci verso qualche meccanismo di allocamento delle risorse su scala europea”. Durante una tavola rotonda sulle nuove sfide per l’analisi statistica organizzata a Madrid assieme a Irving Fisher Committee on Central Bank Statistics, Banca dei regolamenti internazionali e Banca di Spagna, Lane ha aggiunto che “il modo spontaneo con cui questo può crescere è se abbiamo imprese di dimensioni europee. E superata una certa dimensione avere un singolo sistema di rendicontazione sulle imprese penso che possa aiutare”. Ad ogni modo, secondo il capo economista della BCE passi in questa direzione non spettano a banchieri centrali o agli esperti di statistica, semmai “iniziative come quella affidata a Enrico Letta, sul mercato unico Ue, e a Mario Draghi, sulla competitività, sono esempi dell’unico modo per finanziare le transizioni verde e digitale: é fondamentalmente avere maggiore integrazione a livello europeo. E per farlo bisogna essere pronti a andare avanti con iniziative come queste”.Quanto ai dati statistici e sulla struttura dell’economia alla BCE, Lane ha dichiarato che per quanto riguarda i dati sulle imprese e dalle imprese “dobbiamo stare attenti al fatto che questo non coincide con le strategie delle grandi imprese multinazionali, che magari non vogliono condividere molti dati”. Lane ha sottolineato che uno dei dati osservati è, ad esempio, quella della nascita di nuove imprese. Più in generale “penso dobbiamo capire bene l’economia mondiale, come funzionano le catene di approvvigionamenti. E guardando avanti – ha aggiunto – mi chiedo se sia possibile sviluppare una visione europea, che spetta ovviamente ai legislatori, su quali sia l’ordine delle nostre priorità” su queste tematiche. LEGGI TUTTO

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    Transizione ecologica: dalle utilities 1,8 miliardi annui di investimenti

    (Teleborsa) – Rinnovabili, molecole verdi, reti di distribuzione, efficienza energetica ed economia circolare. Queste le cinque linee strategiche di sviluppo che consentono alle utilities di offrire un contributo significativo agli obiettivi della transizione. Si tratta, al contempo, del principale punto di forza delle imprese di pubblica utilità, costituito dalla matrice territoriale dello sviluppo energetico. I temi emergono dallo studio “Il ruolo delle utilities tra sicurezza energetica, sostenibilita’ e competitività”, presentato a Roma da Utilitalia nel corso di un convegno. Gli investimenti del comparto delle utilities relative alle cinque linee strategiche di sviluppo ammontano a 1,8 miliardi annui e riguardano la decarbonizzazione (830 milioni), l’economia circolare (oltre 500 milioni) e la digitalizzazione (420 milioni). Al contempo, analizzando tutti i settori di competenza il valore aggiunto distribuito ai diversi stakeholder (lavoratori, azionisti, pubblica amministrazione, finanziatori, comunita’ locali, oltre a quanto viene reinvestito in azienda) è pari a 12,7 miliardi, ai quali si sommano ulteriori 33,7 miliardi di spesa verso i fornitori, il 65% dei quali verso realta’ locali. Nel 2021 le 100 maggiori utilities hanno investito 11 miliardi di euro sui territori, con grande attenzione all’innovazione e alla qualità del servizio. Per quanto riguarda la prima linea strategica di sviluppo, le utilities possono contribuire in modo significativo al conseguimento degli obiettivi nazionali sulle rinnovabili, in particolare nel settore otovoltaico ed eolico, ma anche in quello idroelettrico e del teleriscaldamento: ciò a patto di attivare misure abilitanti che supportino gli investimenti per il rifacimento o potenziamento degli impianti esistenti e per le progettualità che valorizzano le sinergie intersettoriali. Il contributo allo sviluppo delle molecole verdi capitalizza invece la circolarita’ degli investimenti intersettoriali di cui queste imprese sono capaci: basti pensare alla produzione di biogas e biometano dai rifiuti organici o dai fanghi di depurazione. Risulterà essenziale sfruttare gli asset esistenti e massimizzare le sinergie tra i diversi settori in ottica circolare per la produzione di gas rinnovabili. Le infrastrutture energetiche di distribuzione rappresentano l’asse portante e abilitante per l’attuazione della transizione e il conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione, sicurezza energetica e sostenibilità; in quest’ottica, dalle utilities puo’ arrivare un importante contributo per quanto riguarda la flessibilità e la sicurezza delle reti elettriche, la riconversione tecnologica delle reti gas volta alla gestione dei nuovi green gas e l’integrazione tra i settori gas e power. Anche l’efficienza energetica gioca un ruolo rilevante nel percorso di transizione così come nelle strategie delle utilities, impegnate nel duplice ruolo di soggetti obbligati del meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica e di promotori di offerte commerciali presso i clienti finali; da questo punto di vista sono auspicabili celeri misure di efficientamento del meccanismo dei TEE e l’allargamento del mercato dell’efficienza energetica a progetti di economia circolare. Dal potenziale di circolarità alle nuove possibilità di business, le utilities valorizzano infine l’economia circolare: si va dalla riconversione delle infrastrutture esistenti come hub per la carbon capture and storage al recupero delle materie prime critiche, in particolare attraverso la raccolta e il trattamento dei Raee, dalla mobilità elettrica fino alla produzione di biocarburanti e biocombustibili. “Per le utilities – spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – la transizione energetica è una sfida di sistema che non si limita a valutare singole tecnologie o vettori, ma che amplia la propria visione alla convergenza fra tecnologie, produzione e utilizzo delle fonti, potenzialità di economia circolare ed infrastrutture. Il contributo più rilevante che le imprese dei servizi pubblici possono fornire alla transizione energetica passa dalla valorizzazione della loro peculiarità di attori e promotori dello sviluppo energetico territoriale: ciò vuol dire rendere incisivo un approccio integrato, l’unico in grado di coniugare investimenti industriali e innovazione con il valore circolare e sociale del servizio reso. Un approccio che accresce l’efficienza e la sostenibilita’ della transizione energetica e amplia i benefici energetici, ambientali e sociali resi disponibili sui territori”.(Foto: stockwerkfotodesign | 123RF) LEGGI TUTTO

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    Trattori, non solo Roma: da Rimini a Cagliari, la mobilitazione si allarga

    (Teleborsa) – Non si ferma la protesta degli agricoltori che anzi si allarga. “Siamo stati convocati poco fa dal ministero dell’Agricoltura”, fa sapere Andrea Papa, uno dei portavoce del movimento Riscatto agricolo, spiegando che una loro delegazione sta andando al ministero per un nuovo incontro.Intanto continua il presidio di trattori di Riscatto agricolo su via Nomentana a Roma. “Restiamo qui in attesa che il ministro ufficializzi gli impegni presi durante l’incontro dei giorni scorsi con la nostra delegazione. In particolare, per quanto riguarda l’apertura di un tavolo tecnico” spiega Elia Fornai, uno dei coordinatori di Riscatto agricolo. Al momento, riferiscono dal movimento degli agricoltori, sono circa trecento i mezzi presenti al punto di raccolta a ridosso del Grande raccordo anulare. Protesta che si allarga a macchia d’olio. Il presidio degli agricoltori e dei pastori sardi davanti al porto di Cagliari resterà in piedi almeno sino al 26 febbraio. Non solo Roma: dopo la sfilata davanti al Colosseo, pronti anche a marciare dalla Sardegna verso un’altra destinazione: Bruxelles. Per ora si prosegue comunque a oltranza. “Basta imporre vincoli per favorire le importazioni”, ma anche “Basta elemosina più valore all’agricoltura”: con cartelli come questi issati sui trattori, la mobilitazione è arrivata anche a Rimini, questa mattina. Tricolore al vento e cartelloni di protesta sono stati esposti su una sessantina di trattori che si sono radunati da via Coriano, via Marecchiese, Statale Adriatica e uscita A14 per poi fermarsi in un campo a lato mare lungo il torrente Ausa all’altezza di via Grassi. Il traffico non è stato bloccato, solo rallentato nei momenti del raduno dei mezzi agricoli.In parallelo alla protesta, prosegue anche il dibattito politico. “La Lega non starà mai con chi vuole affossare il mondo agricolo. Mentre infatti c’era chi in Europa sceglieva di appoggiare una Commissione Ue disastrosa, responsabile delle folli politiche finto-green che mettono in ginocchio settori fondamentali, imprese, lavoratori e famiglie, la Lega non ha mai avuto dubbi e fin dall’inizio ha difeso gli interessi di agricoltori, pescatori e produttori italiani”. Così una nota della Lega, che chiede di alzare la soglia esenzione Irpef a 30mila euro e annuncia che nelle prossime settimane respingerà “direttive e regolamenti su industria e packaging che creerebbero ulteriori danni e chiedendo una revisione anticipata di una Pac che così non funziona”. LEGGI TUTTO

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    Lavoro, “mismatch” domanda-offerta: ecco quanto ci costa

    (Teleborsa) – “Il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro, il cosiddetto mismatch, vale un punto e mezzo di PIL, ovvero circa 27,8 miliardi di euro, secondo le stime al 2023”. Così il presidente di Assolavoro Francesco Baroni sottolineando che “per ridurre la forbice occorre un’azione imponente di orientamento per i giovani, che spesso poco o nulla sanno sulle professioni e sulle competenze. E su questo bene ha fatto il Ministro Valditara a introdurre misure concrete di potenziamento”.”La formazione professionale è prioritaria: e andrebbe finanziata con soldi pubblici. Nel nostro settore formiamo più di 300mila persone in un anno e oltre il 30% poi accede a un contratto di lavoro dipendente – continua Baroni. “È importante lavorare sull’inclusione sia con piani di lungo periodo che puntino a invertire la curva demografica, sia più immediatamente con azioni sistemiche per favorire l’accesso e la permanenza al lavoro delle donne. A questo si deve ovviamente aggiungere l’impegno per ridurre i neet e per gestire un’immigrazione armonica orientata a coprire con tempestività le opportunità di lavoro che restano scoperte in Italia. Su questo il Piano Mattei del Governo può essere una occasione formidabile. Attraverso le Agenzie si entra prima e meglio nel mondo del lavoro e i contratti a tempo indeterminato con noi sono più stabili rispetto a quelli firmati dalle aziende. E confidiamo in una azione vigorosa contro il lavoro precario o sotto tutelato come quello delle cooperative spurie che pagano il 20% in meno i lavoratori, delle finte partite iva e delle false collaborazioni che mascherano il lavoro subordinato”, conclude. LEGGI TUTTO

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    Ue, Consiglio conferma accordo su riduzione emissioni CO2 dei mezzi pesanti

    (Teleborsa) – Il Coreper, Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue, ha confermato questo pomeriggio a Bruxelles l’accordo provvisorio informale che era stato raggiunto in gennaio con il Parlamento europeo e con la Commissione sul regolamento per la riduzione delle emissioni dei veicoli pesanti. Lo ha riferito la presidenza belga di turno del Consiglio Ue sul suo account X, ricordando che l’obiettivo del regolamento è quello di “ridurre ulteriormente le emissioni di CO2 nel settore dei trasporti stradali e introdurre nuovi obiettivi per il 2030, 2035 e 2040”. La riduzione delle emissioni dovrà raggiungere il 45% al 2030, il 60% al 2035 e il 90% entro il 2040, per tutti i veicoli pesanti nuovi immessi sul mercato Ue. A quanto si apprende a Bruxelles, l’accordo provvisorio del “trilogo” e’ stato approvato a maggioranza qualificata, con l’astensione di Italia, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, mentre la Germania ha votato a favore. Un primo tentativo di approvare l’accordo in Coreper, il 7 febbraio scorso, era stato rinviato a oggi dalla presidenza di turno belga. C’era infatti il rischio che si astenesse anche la Germania, a causa della differenza di posizioni tra i Liberali, da una parte, e i Verdi dall’altra, all’interno della coalizione di governo a Berlino. In questo caso l’accordo sarebbe stato bocciato (le astensioni valgono come voto negativo quando non consentono di conseguire la maggioranza qualificata favorevole, ovvero il 55% dei paesi che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’Unione). Il rischio di astensione tedesca è stato scongiurato oggi con l’inserimento di una clausola, un “considerando” del regolamento senza valore giuridico vincolante, che apre alla possibilità di continuare a commercializzare veicoli alimentati con e-fuels se si dimostra che sono “neutrali” in termini di emissioni di CO2. Una situazione sostanzialmente identica a quella verificatasi un anno fa riguardo alle nuove norme sulle emissioni di CO2 dalle auto, che dovranno essere azzerate entro il 2035, quando sarà vietato vendere vetture nuove con motori a combustione interna, a benzina e diesel. Anche in quel caso, la Germania ottenne un “considerando” per consentire l’uso dei carburanti sintetici, se “neutrali” in termini di emissioni. L’Italia, invece, che aveva appoggiato la richiesta della Germania facendo mancare in un primo tempo la maggioranza qualificata nel voto finale, non ottenne un’apertura simile che aveva chiesto per i biocarburanti, e si ritrovò isolata. LEGGI TUTTO

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    Protesta trattori, Meloni incontra gli agricoltori: esenzione dell’Irpef per i redditi fino a 10mila euro

    (Teleborsa) – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato a Palazzo Chigi i rappresentanti del comparto agricolo. “Ho deciso, insieme al ministro Lollobrigida, di organizzare questo incontro per presentarvi brevemente quali sono le azioni prioritarie che il governo intende portare avanti, su vari livelli, a favore del settore agricolo nazionale”, sono state le prime parole della premier. “Non è la prima volta che ci incontriamo, ci siamo visti più volte in passato, ma io ritenevo importante rivedervi oggi per continuare a confrontarci ancora sulle politiche nazionali ed europee che interessano l’agricoltura e l’agroalimentare. Parliamo di un settore strategico per la nostra economia – ha aggiunto Meloni – e che abbiamo messo al centro della nostra azione”.Meloni ha poi rivendicato l’impegno dell’Italia contro le politiche agricole europee. “In Europa il governo ha difeso gli agricoltori e contestato fin dall’inizio le scelte sbagliate imposte dalla Commissione europea. Noi siamo sempre stati favorevoli alla difesa dell’ambiente e alla transizione ecologica, ma sempre nettamente e fermamente contrari a quella che è diventata una transizione ideologica, fatta da diktat e da regole frutto di posizioni ideologiche e per le quali si sacrifica la produzione, mettendo a rischio quel concetto di sovranità alimentare che resta un nostro indirizzo irrinunciabile”, ha dichiarato. Meloni ha annunciato poi che “per rendere efficace la misura prevista nel decreto legislativo contro le pratiche sleali il Governo rafforzerà i controlli dell’Autorità di contrasto (ICQRF) e potenzierà le strutture di ISMEA per l’elaborazione e la pubblicazione con frequenza mensile dei prezzi dei prodotti agricoli e dei costi medi di produzione delle principali filiere”. La presidente del Consiglio ha quindi annunciato un nuovo tavolo di coordinamento per il settore. “Ne faranno parte oltre i Ministeri competenti anche i rappresentanti delle organizzazioni agricole e i sindacati dei lavoratori agricoli – per affrontare insieme alcuni problemi: costi del lavoro, reperimento della manodopera, gestione dei flussi, formazione e semplificazione. Questioni cruciali per il settore agricolo e sulle quali noi non intendiamo sottrarci”.”L’esenzione Irpef negli anni passati è stata una misura iniqua e ha favorito soprattutto i grandi imprenditori e le imprese con volumi di affari elevati. La proposta del Governo è quella aiutare gli agricoltori che ne hanno bisogno limitando l’esenzione Irpef ai redditi agrari e domenicali che non eccedono l’importo di diecimila euro. In altre parole, l’esenzione dell’Irpef deve essere un intervento per i più deboli che risulti un sostegno concreto a chi produce e non un privilegio”, ha dichiarato Meloni.Sul punto è intervenuto anche il vicepremier Matteo Salvini. “Per me è un punto di partenza e sono convinto che si possa fare anche di più”, ha dichiarato il ministro da Potenza rispondendo a una domanda sulla proposta fatta dalla premier. LEGGI TUTTO

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    PA, Zangrillo: servono giovani preparati, creeremo condizioni necessarie per attrarli

    (Teleborsa) – Il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha dichiarato che sul tema della del reclutamento degli occupati nel 2023 il governo ha “realizzato un importante lavoro per semplificare tutte le procedure che presidiano i concorsi delle del pubblico impiego, li abbiamo completamente digitalizzati”. A margine dell’assemblea nazionale di Anci Giovani a Montecatini Terme (Pistoia), Zangrillo ha sottolineato che “al portale InPA devono accedere tutte le pubbliche amministrazioni per per reclutare le persone. Dal primo di gennaio di quest’anno abbiamo pure un app che consente a tutti i cittadini di verificare dello smartphone quali sono i bandi di concorso della pubblica amministrazione. Abbiamo drasticamente ridotto i tempi delle procedure concorsuali che son passati da più di 2 anni di prima della pandemia agli attuali sei mesi”.”I giovani sono la futura classe dirigente del nostro Paese – aveva dichiarato il ministro durante il suo intervento in assemblea –. In loro risiedono le energie e le motivazioni necessarie ad affrontare le sfide di questo tempo. Per questo ritengo sia necessario, anzi prioritario, confrontarmi soprattutto con voi che amministrate i nostri territori”.Zangrillo ha ricordato i dati di Barometro Pa secondo cui cresce l’attrattività del settore pubblico come datore di lavoro. “A 7 italiani su 10 interessa un impiego nella Pubblica amministrazione non solo per il posto sicuro – ha sottolineato – ma anche per la qualità della proposta professionale. Migliora, inoltre, la percezione degli italiani, che vedono sempre più la Pa come soggetto protagonista nei processi di trasformazione del Paese. E su un 64% di cittadini che si dice soddisfatto, sono proprio i giovani dai 18 ai 34 anni i più positivi”. “Per vincere la sfida della modernizzazione della Pubblica amministrazione – ha aggiunto Zangrillo rivolgendosi alla platea dei giovani amministratori – abbiamo bisogno del contributo di giovani ben preparati e qualificati: non possiamo perdere l’opportunità di avvalerci del loro imprescindibile aiuto. Per questo ho intenzione di creare le condizioni necessarie affinché possano trovare nelle nostre organizzazioni un posto di lavoro giusto, attivando quella cooperazione tra generazioni fondamentale per la crescita professionale e personale di ciascun lavoratore, ma anche di ciascuna grande impresa”. LEGGI TUTTO