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    Enac emette il primo certificato UAS leggero (LUC) per un operatore italiano

    (Teleborsa) – L’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (Enac) ha rilasciato il primo certificato UAS leggero (Light UAS Operator Certificate – LUC) ad un operatore italiano, la società FlyingBasket, una start-up che è anche il primo operatore UAS nazionale ad aver svolto operazioni cross-border in Europa. “L’emissione di questo primo certificato LUC a un operatore nazionale – ha dichiarato ildirettore generale Enac Alessio Quaranta – conferma l’importanza dei servizi introdotti dalla mobilità aerea innovativa. L’Enac ha sempre riservato un’attenzione particolare ai velivoli senza equipaggio a bordo, cooperando con l’ICAO e con l’EASA per lo sviluppo delframework di regolazione per gli UAS, al fine di favorire la crescita del settore e la loro integrazione sicura nello spazio aereo”.Le operazioni effettuate con aeromobili “Unmanned Aircraft Systems” UAS, costituiscono un settore in costante espansione, con un continuo aumento delle possibili applicazioni anche grazie al supporto delle nuove tecnologie oggi a disposizione. L’Enac ha seguito fin da subito l’evoluzione delle attività svolte con UAS, tramite l’emissione di uno fra i primi regolamenti in Europa per gli aeromobili a pilotaggio remoto, seguito da un forte impegno di diffusione delle pratiche e delle competenze nazionali nei contesti internazionali e dalla pubblicazione del Piano Strategico Nazionale sulla Mobilità Aerea Avanzata finalizzato – conclude la nota dell’Enac – a mettere in atto una strategia aperta all’innovazione tecnologica volta a creare un ecosistema in grado di integrare nuove tipologie di servizi per i territori e per i cittadini. L’attuale sviluppo internazionale del settore e la recente strategia europea sui servizi aerei innovativi hanno dimostrato la validità dell’impegno italiano. LEGGI TUTTO

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    Germania, Bundesbank: fase debole dell’economia potrebbe continuare

    (Teleborsa) – “È probabile che alcuni fattori di stress nell’economia tedesca permangano all’inizio del 2024 e la produzione economica potrebbe nuovamente diminuire leggermente nel primo trimestre. Continuerebbe così la fase di debolezza dell’economia tedesca che dura dall’inizio della guerra d’aggressione russa contro l’Ucraina”. Lo afferma la Bundesbank, la banca centrale tedesca, nel suo rapporto mensile. “Tuttavia, una recessione nel senso di un calo significativo, ampio e duraturo della produzione economica non può ancora essere identificata e non è attualmente prevista”, scrivono gli esperti.Secondo Bundesbank, “non ci sono quindi segnali di un imminente deterioramento evidente del mercato del lavoro a causa della debole congiuntura”.Gli esperti prevedono che nei prossimi mesi il tasso di inflazione continuerà a scendere. “Tuttavia, a causa dei diversi effetti base per l’energia e i trasporti pubblici locali nella tariffa dell’anno precedente, potrebbero verificarsi forti oscillazioni – viene spiegato – Il fatto che quest’anno la Pasqua cada in anticipo rispetto all’anno scorso avrà ripercussioni anche sui prezzi dei pacchetti vacanza e quindi sul tasso di inflazione. Nei prossimi mesi la pressione sui prezzi sui generi alimentari e su altri beni continuerà probabilmente a diminuire. Tuttavia, è probabile che diminuisca più lentamente nei servizi, anche a causa della continua forte crescita salariale”. LEGGI TUTTO

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    Energia elettrica, tutto quello che c’è da sapere sul passaggio al mercato libero

    (Teleborsa) – C’è ancora confusione fra gli utenti domestici del mercato tutelato “non vulnerabili”, che dal 1° luglio passeranno nel mercato libero o, in alternativa, confluiranno nel regime a Tutele graduali, che li accompagnerà alla fine del mercato tutelato. Confusione che lascerebbe il posto a una maggiore tranquillità se si capisse che la data del 1° luglio non è una scadenza irreversibile, ma semplicemente una data da cui i 4,5 milioni di utenti “non vulnerabili” verranno accompagnati ad effettuare una scelta più adatta alle proprie esigenze. Il perimetro del mercato liberoAttualmente sono già nel mercato libero 28 milioni di clienti, fra domestici (22 milioni) e ed aziende (6 milioni). Solo nel 2023 hanno scelto di passare al mercato libero 1,3 milioni di utenti. Nel mercato tutelato restano circa 9 milioni di utenti, di cui la metà sono “vulnerabili” e quindi destinatari di tutele specifiche, mentre l’altra metà dovrà scegliere se abbracciare da subito il mercato libero o rinviare ancora un po’ questa decisione, confluendo per circa tre anni nel mercato a tutele graduali. Un regime che si potrà abbandonare per quello libero quando si vuole senza problemi di interruzione di fornitura.Cosa accadrà il 1° luglioIl 1° luglio è la data in cui andrà effettuata la scelta se passare al mercato libero, accettando una delle centinaia di offerte sul mercato che li faccia risparmiare, oppure non fare alcuna scelta e confluire nel mercato a Tutele graduali, venendo assegnato all’operatore che si è aggiudicato la gara indetta dall’ARERA.In questo secondo caso, per l’utente cambierà poco o niente rispetto al Mercato in Maggior tutela, in quanto per tre anni ed in via provvisoria le condizioni contrattuali e tariffe saranno sempre fissate dall’Autorità per l’energia. Il fornitore sarà quello assegnato ad esito della gara, con offerte “al ribasso”, svolta a gennaio scorso, cui hanno partecipato una ventina di operatori e che ha visto Enel ed HERA fare il pieno ed aggiudicarsi il numero massimo di aree consentito dal regolamento.Quali opzioni per chi non vuole scegliere?Il sistema di tutele graduali punta ad accompagnare i clienti dal mercato tutelato a quello libero. Se alla scadenza non avranno deciso continueranno ad essere serviti dall’aggiudicatario della gara con l’offerta di mercato libero più vantaggiosa di cui dispone nel suo portafoglio. Caratteristica delle tutele graduali è una tariffa uguale per tutti in tutto il Paese definita dall’ARERA.Il consumatore che non sceglie, tra aprile e giugno riceverà una comunicazione dal suo attuale fornitore sul mercato tutelato, in cui sarà riportato, tra l’altro, il nome del nuovo gestore (ma senza indicazione del nuovo prezzo). Entro fine giugno Arera definirà le condizioni economiche. Dal primo luglio verrà attivato il Servizio a Tutele Graduali ed entro il 12 luglio il nuovo fornitore contatterà il cliente comunicando le nuove condizioni del servizio, incluse le condizioni economiche.La convenienzaL’offerta ab tutele graduali ovviamente sarà un’offerta standard, che quindi non terrà conto del profilo del cliente né dei suoi consumi, a differenza delle offerte del mercato libero che spesso sono “su misura” per la tipologia di cliente.La tariffa del mercato a Tutele graduali non presenterà grandi variazioni rispetto a quella applicata nella ‘Maggior tutela’, consentendo un risparmio di pochi euro al mese, mantenendo una correlazione con il prezzo delle materie prime ed essendo esposta alle forti tensioni geopolitiche, che minacciano una fiammata del prezzo delle commodity. In più, non essendo un’offerta “cucita’ su misura non è detto che sarà più conveniente per tutti in quanto le esigenze del singolo non sono quelle di una famiglia. Nel mercato libero, invece, ci sono offerte “su misura” ed anche offerte a prezzo bloccato quindi non esposto a rischi. La scelta della propria offerta può tener conto della convenienza, prezzo fisso e non indicizzato, per proteggersi da eventuali rincari dell’energia, oppure di condizioni più adatte alle proprie esigenze, di servizi o prodotti aggiuntivi come gas, fibra, mobilità, fotovoltaico, o delle caratteristiche del venditore quali la presenza anche di negozi fisici, touch point digitale, call center per orari prolungati.Per i clienti che passano dal mercato tutelato alle tutele graduali si ipotizza uno sconto medio di 40 euro all’anno rispetto al Pun (prezzo di riferimento all’ingrosso dell’energia elettrica) per singolo sito (le offerte degli operatori in gara sono state formulate per singolo sito) che equivale a circa 3 euro al mese, quindi un risparmio minimo. LEGGI TUTTO

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    UE avvia procedimento contro TikTok ai sensi del Digital Services Act

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha avviato un procedimento formale per valutare se TikTok possa aver violato il Digital Services Act (DSA) in ambiti legati alla tutela dei minori, alla trasparenza della pubblicità, all’accesso ai dati per i ricercatori, nonché alla gestione del rischio di design che creano dipendenza e contenuti dannosi.Sulla base dell’indagine preliminare condotta finora, anche sulla base dell’analisi del rapporto di valutazione dei rischi inviato da TikTok nel settembre 2023, nonché delle risposte di TikTok alle richieste formali di informazioni della Commissione (su contenuti illegali, tutela dei minori e accesso ai dati), la Commissione ha deciso di avviare un procedimento formale contro TikTok, si legge in una nota.TikTok è stata designata come Very Large Online Platform (VLOP) il 25 aprile 2023 ai sensi della DSA, in seguito alla sua dichiarazione di avere 135,9 milioni di utenti attivi mensili nell’UE. In quanto VLOP, a quattro mesi dalla sua designazione, TikTok ha dovuto iniziare a rispettare una serie di obblighi previsti dai DSA.”La sicurezza e il benessere degli utenti online in Europa sono fondamentali – ha commentato Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione UE – TikTok deve esaminare da vicino i servizi che offre e considerare attentamente i rischi che rappresentano per i suoi utenti, giovani e anziani. La Commissione effettuerà ora un’indagine approfondita senza pregiudicarne l’esito”.”TikTok ha introdotto funzioni e impostazioni innovative per proteggere gli adolescenti e impedire ai minori di 13 anni di accedere alla piattaforma, una questione di cui si sta occupando l’intero settore. Continueremo a collaborare con esperti e player del settore per garantire la sicurezza dei giovani su TikTok e siamo lieti di avere ora l’opportunità di spiegare in dettaglio questo lavoro alla Commissione”, ha replicato un portavoce TikTok.L’indagine si concentrerà sui seguenti ambiti: il rispetto degli obblighi DSA relativi alla valutazione e mitigazione dei rischi sistemici, in termini di effetti negativi effettivi o prevedibili derivanti dalla progettazione del sistema TikTok, compresi i sistemi algoritmici, che potrebbero stimolare dipendenze comportamentali e/o creare i cosiddetti “rabbit hole effects”; il rispetto degli obblighi della DSA di mettere in atto misure adeguate e proporzionate per garantire un elevato livello di privacy, sicurezza e protezione per i minori, in particolare per quanto riguarda le impostazioni predefinite sulla privacy per i minori come parte della progettazione e del funzionamento dei loro sistemi di raccomandazione; il rispetto degli obblighi DSA di fornire un archivio consultabile e affidabile per gli annunci pubblicitari presentati su TikTok; le misure adottate da TikTok per aumentare la trasparenza della sua piattaforma.Dopo l’avvio formale del procedimento, la Commissione continuerà a raccogliere prove, ad esempio inviando ulteriori richieste di informazioni, conducendo interviste o ispezioni. La DSA non fissa alcun termine legale per porre fine al procedimento formale; la durata di un’indagine approfondita dipende da diversi fattori, tra cui la complessità del caso, la misura in cui l’impresa interessata collabora con la Commissione e l’esercizio dei diritti di difesa. LEGGI TUTTO

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    Studio Cribis: Sud e Isole doppiano il Nord sui pagamenti in ritardo grave (15% vs. 6,5%)

    (Teleborsa) – L’ultimo trimestre del 2023 si chiude con indici migliorativi rispetto a quelli della fine del 2019 (valori pre-pandemia) sul fronte della puntualità dei pagamenti delle imprese italiane. I pagamenti regolari segnano infatti un +18,4% e quelli in ritardo diminuiscono del 10% entro 30 giorni e dell’8,6% oltre i 30 giorni. È quanto emerge dallo Studio Pagamenti realizzato da CRIBIS, società del gruppo CRIF specializzata nella business information, aggiornato al 31 dicembre 2023.I valori di Q4 2023 sono sostanzialmente in linea con quelli del trimestre precedente: nessuna variazione sui pagamenti regolari (41,1%) e una lieve diminuzione dei ritardi entro i 30 giorni (49,3% contro il 49,5%) a favore di quelli oltre i 30 giorni, che salgono dal 9,4% al 9,6%. In generale, le istantanee trimestrali scattate da Cribis nel corso del 2023 mostrano, a fronte di una stabilizzazione del numero dei pagamenti puntuali, una leggera crescita dei ritardi oltre i 30 giorni dalla scadenza, che passano dal 9,1% alla fine del 2022 (Q4 2022) al 9,6% alla fine del 2023, dato migliorativo rispetto alla fine del 2019 (10,5%). Le micro imprese confermano una performance positiva nella classe di pagamento alla scadenza con una concentrazione del 43%, ma registrano anche il più alto livello di ritardi gravi (10,5%). Lo Studio Pagamenti evidenzia differenze rilevanti per aree geografiche (le regioni del Nord Italia sono più puntuali), settori merceologici (soffrono la ristorazione, le industrie alimentari e la GD/DO) e dimensioni delle aziende (le microimprese mostrano performance migliori in termini di pagamenti regolari, mentre quelle di dimensioni maggiori sono meno propense ai ritardi gravi). Le regioni più virtuose si trovano nel Nord: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto sono le regioni con la maggiore quota di pagamenti regolari (sopra il 47%), mentre Sicilia e Calabria occupano l’ultima posizione del ranking regionale del pagamento puntuale con una quota pari al 23,1% per la prima e 25% per la seconda.”Il 2023 è stato caratterizzato da variabili che hanno impattato negativamente sull’economia italiana, tra cui i conflitti internazionali, l’inflazione e l’andamento dei tassi. Nonostante queste condizioni avverse, – afferma Marco Preti, amministratore delegato Cribis – i dati sui pagamenti mostrano una situazione stabile rispetto all’anno precedente e in miglioramento dal 2019. Ci auguriamo che questo trend prosegua anche nel 2024 in modo da contribuire ad aumentare la competitività delle nostre aziende e del nostro Paese”. LEGGI TUTTO

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    Partecipate pubbliche, Istat: in calo nel 2021 a 7.808 (-2%)

    (Teleborsa) – Le unità economiche partecipate dal settore pubblico nel 2021 sono risultate essere 7.808, il 2% in meno rispetto al 2020. Lo segnala un report diffuso oggi dall’Istat. Aumenta il numero delle unità attive nei settori dell’Industria e dei Servizi (1,3%) con una crescita del numero di addetti del 2% (886.123 addetti nel 2021). La produttività media del lavoro (valore aggiunto per addetto) delle controllate pubbliche aumenta del 13,2% e risulta pari a 107.417 euro contro i 52.600 euro del totale nazionale del settore Industria e Servizi, anche in considerazione della loro maggiore dimensione media.Aumentano (+12,0%), invece, le partecipate pubbliche degli Altri settori, quali Imprese agricole, Istituzioni non profit e Istituzioni pubbliche, che crescono anche in termini di addetti (+3,8%). Tale aumento è in parte da attribuire alla classificazione di alcune unità in precedenza appartenenti all’insieme delle non classificate (che infatti si riduce notevolmente). Si riducono di oltre il 60% le partecipate non attive, che hanno comunque presentato una dichiarazione contabile o fiscale nel 2021. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze si conferma l’ente più rilevante: controlla oltre il 52,2% del totale degli addetti delle imprese a controllo pubblico.L’Unione nazionale consumatori (Unc) ha definito “vergognoso” il dato sulle partecipate pubbliche che pur essendo attive hanno zero addetti. “Al di là del modesto calo del 2% del numero delle partecipate rispetto al 2020, si rileva un ribasso più significativo e apprezzabile per quanto riguarda le partecipate pubbliche non attive che hanno presentato il bilancio e che hanno zero addetti. Ma il dato – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – resta inquietante, essendo ancora 187 su 7808, il 2,4% (erano 495 su 7969 nel 2020, il 6,2%)”. “Mentre resta vergognoso che nei settori dell’industria e dei servizi siano ben 1.525 su 5697, ossia il 26,8%, le imprese partecipate che, pur essendo attive, hanno zero addetti: 983 su 3751 nei servizi, pari al 24,1% e 622 su 1946 nell’industria, ossia il 32% – ha aggiunto Dona – Ci si interroga: avendo zero addetti, cosa fanno?”. LEGGI TUTTO

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    Rider, Ue: salta l’accordo sulle tutele

    (Teleborsa) – Salta per la seconda volta di fila l’accordo politico sulle nuove norme a tutela dei rider e dei lavoratori delle piattaforme come Uber, Deliveroo e Glovo. Lo comunica la presidenza di turno Ue del Belgio. Gli ambasciatori dei 27, riuniti nel Coreper II per dare il via libera all’intesa sulla direttiva rinegoziata l’8 febbraio tra le istituzioni Ue, non hanno trovato la maggioranza qualificata necessaria. Francia, Germania, Grecia e Estonia, spiegano fonti europee, hanno annunciato la loro astensione, formando quindi la minoranza di blocco necessario tra i 27. L’Italia, a quanto si apprende, avrebbe votato a favore del testo. Lo scorso 8 febbraio, (dopo il primo stop dello scorso dicembre) era infatti arrivata la fumata bianca delle istituzioni Ue sulla direttiva Ue per i lavoratori delle piattaforme, come aveva fatto sapere via X la relatrice del testo per l’Eurocamera, l’eurodeputata Elisabetta Gualmini, in quota Pd. Obiettivo della direttiva, garantire che i rider e autisti e altri lavoratori della nuove app digitali vedano il loro status lavorativo riconosciuto, evitando così i casi di lavoro autonomo fittizio.Le nuove regole introducono una presunzione di rapporto di lavoro subordinato (in contrapposizione al lavoro autonomo) che scatta in presenza di elementi che indichino controllo e direzione. L’onere della prova spetterà alla piattaforma, il che significa che quando la piattaforma vuole confutare la presunzione, spetta a lei dimostrare che il rapporto contrattuale non è un rapporto di lavoroIl testo concordato introduce inoltre le prime norme europee sull’uso dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro: garantendo, ad esempio, che una persona non possa essere licenziata sulla base di una decisione presa da un algoritmo o da un sistema decisionale automatizzato. Oggi, però, il nuovo stop, in attesa di ulteriori sviluppi. LEGGI TUTTO

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    Urso: “incentivi principalmente alle auto prodotte in Italia”

    (Teleborsa) – “Gli incentivi all’auto sono pianificati perché si dirigano principalmente sui veicoli che possono essere prodotti nel nostro paese” e “in Europa siamo riusciti a far modificare il regolamento Euro7, la richiesta principale di Stellantis per investire in Italia”.Per questi due motivi, “ci aspettiamo ora aumenti significativi della produzione nazionale di auto”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, alla trasmissione “Il Rosso e il nero” di Rai Radio 1.”Per l’auto non diamo aiuti economici a singole aziende – ha detto ancora il ministro -. Possiamo realizzare un nuovo e straordinario piano di incentivi, con risorse maggiori, che quest’anno sono quasi 1 miliardo di euro”. I criteri degli aiuti secondo Urso sono tre: oltre che sostenere le auto prodotte in Italia, ha spiegato, “diamo più risorse a chi rottama le auto più inquinanti e a chi ha i redditi più bassi, con incentivi fino a 13.750 euro”.”Il problema è come aumentare la produzione nazionale di auto – ha concluso Urso -. Negli ultimi dieci anni c’è stata una riduzione della capacità produttiva. Ma proprio ieri Tavares (ad di Stellantis) ha detto che potrebbe cambiare i progetti di Stellantis, per arrivare nei prossimi anni a 1 milione di veicoli prodotti in Italia (all’anno, ndr).”Nel 2023 la produzione di Stellantis in Italia è aumentata del +9,6% a 752mila veicoli, quella dei componenti del +10,5%. Abbiamo la capacità per raggiungere 1 milione di veicoli al 2030 e forse anche prima se la produzione continuerà a crescere del 10% l’anno”, ha infatti detto nelle scorse ore il ceo di Stellantis Carlos Tavares in un incontro stampa sui conti 2023. “Nel 2023 abbiamo fatto un primo passo significativo. Voglio congratularmi con tutti i dipendenti italiani per l’impegno e il contributo ai risultati record del gruppo – ha sottolineato Tavares –. Il 63% della produzione italiana viene esportata. Stellantis è un grande contributore della bilancia commerciale del Paese”. LEGGI TUTTO