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    Giappone, governo approva manovra di bilancio record

    (Teleborsa) – Il governo giapponese ha approvato una legge di bilancio, record, la prima del premier Shigeru Ishiba, da oltre 115 mila miliardi di yen per il prossimo anno. In particolare, le spese destinate alla Difesa sono salite di quasi il 10%, a 8.699 miliardi di yen, mentre quelle destinate al welfare sono pari 38.277,8 miliardi di yen, il 30% del totale circa.Nello specifico, il bilancio della difesa – in aumento per il 13mo anno consecutivo – include spese per la produzione di massa di missili superficie-antinave per colpire basi nemiche con differenti profili di attacco, così come i sistemi di monitoraggio dei droni senza pilota prodotti dalla statunitense General Atomics Aeronautical.(Foto: Photo by Andre Benz on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Cina, Banca Mondiale alza stime PIL per il 2024 e il 2025

    (Teleborsa) – La Banca Mondiale ha alzato le sue previsioni per la crescita economica della Cina, quest’anno e nel prossimo, ma ha avvertito che la debole fiducia delle famiglie e delle imprese, insieme ai venti contrari nel settore immobiliare, continueranno a pesare nel 2025.La seconda economia più grande del mondo ha avuto difficoltà, quest’anno, principalmente a causa di una crisi immobiliare e di una domanda interna tiepida. Un aumento previsto dei dazi USA sui beni quando il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump entrerà in carica, a gennaio, potrebbe anche colpire la crescita.”Affrontare le sfide nel settore immobiliare, rafforzare le reti di sicurezza sociale e migliorare le finanze degli enti locali saranno essenziali per sbloccare una ripresa sostenuta”, ha affermato Mara Warwick, direttore nazionale della Banca Mondiale per la Cina.”È importante bilanciare il sostegno a breve termine alla crescita con le riforme strutturali a lungo termine”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Auto elettriche, Cina verso il sorpasso nel 2025

    (Teleborsa) – Le vendite di auto elettriche in Cina supereranno per la prima volta quelle di vetture tradizionali il prossimo anno, in un sorpasso storico che pone la Cina anni avanti rispetto ai rivali occidentali. Sulla base delle previsioni di quattro banche di investimento e gruppi di ricerca – secondo i calcoli del Financial Times – le vendite di veicoli elettrici in Cina saliranno del 20% volando a oltre 12 milioni di unità, più del doppio dei 5,9 milioni del 2022. Allo stesso tempo le vendite di vetture tradizionali sono attese calare del 10% a meno di 11 milioni di veicoli, con una contrazione di quasi il 30% rispetto al 2022. “Vogliono elettrificare tutto. Nessun Paese è arrivato così vicino a questo obiettivo come la Cina” commenta Robert Liew, direttore della ricerca sulle rinnovabili di Wood Mackenzie. Pechino ha raggiunto 10 anni prima del previsto il target fissato nel 2020, quando stabilì che entro il 2035 il 50% delle auto vendute dovevano essere elettriche. Attualmente è la Norvegia a detenere il primato delle vendite di e-car in termini di quota di mercato, con oltre il 90% delle nuove auto alimentate a batteria. In uno scenario in cui, nei prossimi anni, gli impianti cinesi di auto tradizionali produrranno milioni di auto ma non avranno un mercato interno a cui venderle e punteranno con forza all’estero, nei mesi scorsi l’Ue ha deciso di imporre in via definitiva i dazi aggiuntivi fino al 35,3% sulle importazioni delle auto elettriche cinesi in risposta ai maxi sussidi elargiti da Pechino. Una decisione che ha aperto la via a un confronto fra l’Ue e la Cina per raggiungere un accordo sui prezzi delle importazioni di auto elettriche, in quella che è considerata una scappatoia alternativa ai dazi che consentirebbe all’Ue di annullare le tariffe imposte per proteggere il comparto dell’automotive e i suoi circa 14 milioni di posti di lavoro. Negli Stati Uniti anche Donald Trump ha annunciato che imporrà un’ondata di dazi contro Pechino, spianando la strada a una nuova guerra commerciale fra le due superpotenze con conseguenze economiche anche per il Messico, che le case automobilistiche cinesi vedono come trampolino di lancio per entrare nel mercato americano. Fra queste c’è BYD, la grande rivale di Tesla. Elon Musk nei mesi scorsi ha detto che il protezionismo e le tariffe “sono l’unica cosa che potrà fermare il dominio delle case automobilistiche cinesi, che altrimenti finiranno per demolirci”. LEGGI TUTTO

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    Superbonus, misura pesa sui rincari delle costruzioni (+20%)

    (Teleborsa) – Il superbonus spinge i costi della costruzione, saliti in tre anni di circa il 20%. A spiegarlo è uno studio di due analisti della Banca d’Italia, Francesco Corsello e Valerio Ercolani, secondo cui proprio al Superbonus è imputabile circa la metà dei rincari. Il Superbonus, ricordano i due economisti, “è uno dei più grandi programmi fiscali” implementati in Italia dopo lo scoppio della pandemia.Si tratta di in un “generoso” credito d’imposta per specifici tipi di ristrutturazioni edilizie, in particolare legate ai miglioramenti dell’efficienza energetica e della resilienza sismica. Fino a marzo 2024 – prima dell’entrata in vigore del decreto legge 39/2024 – in molti casi poteva essere utilizzato non solo direttamente dai beneficiari come sconto sui loro debiti fiscali, ma anche trasferito a terzi o esercitato come sconto in fattura, “rendendolo in linea di principio attraente anche per gli individui con debiti fiscali relativamente bassi o scarsa liquidità”.Il suo impatto in termini di costi pubblici maturati nell’indebitamento netto, secondo le valutazioni di Corsello e Erolani, si attesterebbe a quasi l’1%, il 3% e il 4% del PIL nel 2021, 2022, 2023, rispettivamente, per una dotazione complessiva di oltre 150 miliardi di euro. Infatti, spiegano i ricercatori, da aprile 2024 l’utilizzo del Superbonus, almeno per la sua componente più consistente relativa ai miglioramenti dell’efficienza energetica, “si è praticamente arrestato”. Gli incentivi edilizi, si legge nel report, avrebbero contribuito per circa metà dell’aumento di tali costi tra settembre 2021 e dicembre 2023. LEGGI TUTTO

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    Spagna, frenano vendite al dettaglio a novembre

    (Teleborsa) – Frena la crescita del commercio al dettaglio in Spagna nel mese di novembre. Secondo l’ultima rilevazione dell’Istituto Nazionale di Statistica spagnolo (INE), le vendite al dettaglio hanno registrato una crescita dell’1% su base annua dopo il +3,4% riportato a ottobre (dato rivisto da un preliminare di +3,5%). Le stime degli analisti erano per un aumento del 2,8%.Su base mensile si registra una discesa dello 0,6% dopo la variazione nulla del mese precedente. La serie grezza (non destagionalizzata) registra un aumento pari al 2% su base annuale. LEGGI TUTTO

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    Giappone, vendite dettaglio novembre in aumento oltre attese

    (Teleborsa) – Crescono più delle attese le vendite al dettaglio in Giappone. Secondo quanto reso noto dal Ministero del Commercio Internazionale e dell’Industria (METI), le vendite a novembre, su base mensile, sono salite dell’1,8% contro il -0,2% del mese precedente e il +1,5% stimato dagli analisti.Le vendite sono salite del 2,8% su base annuale, dopo il +1,3% di ottobre.Quanto alle vendite all’ingrosso, riportano un +4% su anno e una variazione nulla su mese. Le vendite totali hanno evidenziato così un incremento del 3,7% tendenziale e dello 0,4% su mese. LEGGI TUTTO

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    Giappone, produzione industriale in calo a novembre

    (Teleborsa) – Attesa in calo la produzione delle fabbriche giapponesi. Secondo la stima preliminare del Ministero del Commercio Internazionale e dell’Industria giapponese (METI), l’indice della produzione industriale, nel mese di novembre, dovrebbe registrare un decremento del 2,3% su base mensile, dopo il +2,8% registrato a ottobre. Le stime degli analisti sono per una flessione più forte del 3,4%.Le stime per i prossimi due mesi indicano un +2,1% a dicembre ed un +1,3% a gennaio 2025. Al calo della produzione contribuisce la decrescita delle consegne (-2,7% su mese) e il calo delle scorte (-0,9%). La ratio delle scorte è pari a +3,2%. LEGGI TUTTO

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    GDF, identificati oltre 500 mila kg di rifiuti illegali in operazione Jo Demeter

    (Teleborsa) – La Guardia di Finanza ha reso noto che si è svolta dal 15 luglio al 15 settembre 2024 la fase operativa della JO DEMETER, operazione doganale congiunta finalizzata alla repressione dei traffici transfrontalieri illegali di rifiuti controllati ai sensi della Convenzione di Basilea e del commercio illegale di sostanze che riducono lo strato di ozono (ODS) e F-GAS, controllate nell’ambito del Protocollo di Montreal.L’operazione, coordinata dall’Organizzazione Mondiale delle Dogane – OMD, in collaborazione con l’Amministrazione doganale cinese e con l’Ufficio di collegamento di intelligence regionale dell’OMD per l’Asia/Pacifico (RILO AP), in concomitanza della sua decima edizione, ha visto la partecipazione di un numero record di 110 Paesi.Le attività di controllo doganale operate sul territorio nazionale, con il coordinamento della Direzione Antifrode dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli e del Comando Generale della Guardia di Finanza, hanno consentito di constatare le seguenti violazioni: 473.007 kg di rifiuti relativi a rottami ferrosi e non ferrosi, rifiuti elettronici, veicoli, imballaggi, tessili e 900 pneumatici fuori uso; 80.293 kg di gas refrigeranti (in violazione della Convenzione di Montreal).Le violazioni emerse nel corso dell’operazione doganale in parola sono state rilevate dagli Uffici dell’Agenzia e dai Reparti territoriali del Corpo di Bari, Brindisi, Gioia Tauro, Genova, Alessandria, Trieste, Livorno, Ancona, Como, Siracusa, Salerno.Complessivamente, a livello globale, la collaborazione tra le amministrazioni dei 110 Paesi coinvolti ha consentito il sequestro di 9.839.184,93 kg e 1.422.981 pezzi di rifiuti; 344.625,9 kg di ODS e HFC, 24.198,9 kg e 11.620 pezzi di apparecchiature contenenti o basate su sostanze controllate; 77.328,75 kg e 7.242 pezzi di altre merci soggette a restrizioni o vietate. LEGGI TUTTO