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    Mercato dell’auto, battuta d’arresto a marzo 2024: 162.083 immatricolazioni (-3,71%)

    (Teleborsa) – A marzo 2024 sono state immatricolate 162.083 autovetture a fronte delle 168.324 iscrizioni registrate nello stesso mese dell’anno precedente, pari ad una diminuzione del 3,71%. I trasferimenti di proprietà sono stati 481.531 a fronte di 490.134 passaggi registrati a marzo 2023, con una diminuzione del 1,76%. Il volume globale delle vendite mensili, pari a 643.614, ha interessato per il 25,18% vetture nuove e per il 74,82% vetture usate. Questi i dati relativi al mercato dell’auto a marzo 2024 comunicati dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.”A marzo 2024, con due giorni lavorativi in meno rispetto a marzo 2023 (21 giorni contro 23), il mercato auto italiano registra il primo segno negativo (-3,7%) da luglio 2022 – commenta Roberto Vavassori, presidente di ANFIA –. Il cumulato del primo trimestre mantiene comunque una variazione tendenziale positiva (+5,7%). Nel complesso delle misure che si stanno mettendo in campo per un rinnovo del parco circolante in linea con gli obiettivi europei di decarbonizzazione della mobilità gli incentivi all’acquisto di vetture a bassissime o zero emissioni costituiscono un tassello fondamentale. Il rallentamento delle immatricolazioni di auto ricaricabili (BEV e PHEV) e, in particolare, delle elettriche (BEV) – le cui vendite calano del 34,4% a marzo e del 18,5% nel trimestre – rende ancora più evidente quanto sia necessaria una rapida applicazione del nuovo schema di incentivazione, onde evitare che l’effetto attesa continui a pesare sulla domanda. Parallelamente, anche sul fronte delle infrastrutture di ricarica, la cui diffusione e capillarità costituiscono un’altra condizione abilitante per la mobilità elettrica, emerge qualche segnale di avanzamento, pur essendoci ancora molto da fare soprattutto per raggiungere un numero adeguato di punti di ricarica di tipo veloce e ultraveloce in corrente continua. Da qualche giorno è infatti disponibile online la Piattaforma Unica Nazionale (PUN) promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e realizzata in collaborazione con il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e la Ricerca sul Sistema Energetico (RSE), un portale istituzionale dedicato a mappare tutte le infrastrutture di ricarica sul territorio nazionale accessibili al pubblico, fornendo le informazioni sulla localizzazione, la tipologia di alimentazione, la potenza massima erogabile, il gestore dell’infrastruttura e lo stato del punto di ricarica. Lo strumento, oltre ad offrire un servizio ai cittadini, è utile per le amministrazioni locali nella pianificazione territoriale e speriamo consenta di snellire il processo autorizzativo delle nuove installazioni”.”Nel mese di marzo – rileva l’UNRAE – battuta d’arresto per il mercato dell’auto in Italia che, complici due giorni lavorativi in meno, registra -3,7% con 162.083 nuove auto immatricolate rispetto alle 168.324 di marzo 2023. Il primo trimestre dell’anno archivia una crescita del 5,7% sullo stesso periodo 2023 con 451.261 unità immatricolate (-16,1% su gennaio-marzo 2019). Sul fronte della transizione energetica, i dati di marzo indicano le BEV ferme a quota 3,3% e le PHEV al 3,5%, sul totale mercato”.”Anche i risultati di marzo delle immatricolazioni di auto BEV e PHEV, in lieve calo rispetto a febbraio le prime e in leggero rialzo le seconde, confermano come la prolungata attesa degli incentivi stia determinando una paralisi del mercato di tali motorizzazioni – commenta il presidente dell’UNRAE Michele Crisci –. È d’obbligo per noi – prosegue – continuare a sottolineare l’importanza e l’urgenza di rendere presto operativo il nuovo schema incentivi: considerando i tempi tecnici di tutti i prossimi passaggi della normativa ancora necessari, rischiamo di arrivare a perdere metà dell’anno e avere un impatto degli incentivi estremamente limitato sul 2024″.Il forte ritardo nell’avvio di una politica di incentivi mantiene il nostro Paese fanalino di coda rispetto agli altri Major Markets europei. Gli incentivi – ricorda l’UNRAE – sono stati introdotti in Francia da 15 anni, in Spagna da 14 anni, nel Regno Unito da 13 anni, in Germaniada 8 anni e in Italia solo da 5 anni. “Da noi – nota Crisci – dopo due anni di incentivi, peraltro abbastanza timidi in termini di importi unitari, nel 2022 gli stessi sono stati in sostanza vanificati perché sono state escluse le aziende, vero motore della transizione energetica. Per questo in due anni sono stati accumulati circa 600 milioni di fondi stanziati ma non spesi”. Per invertire questo trend, l’UNRAE ritiene necessario che venga eliminato il tetto di prezzo alle auto 0-20 g/Km, o quantomeno equiparato a quello della fascia 21-60 g/Km, e che il Governo accompagni questa transizione in modo strutturale, dando una visione chiara agli imprenditori e ai consumatori del piano incentivi per i prossimi 2/3 anni. E si augura che tali richieste possano essere presto introdotte, consentendo così un più rapido cambio di rotta per il nostro Paese.” Un ulteriore fattore abilitante per favorire il percorso verso la transizione energetica – sottolinea infine Crisci – è la revisione del trattamento fiscale delle auto aziendali in uso promiscuo, agendo su detraibilità IVA e deducibilità dei costi in funzione delle emissioni di CO2 e riducendo il periodo di ammortamento a 3 anni, attraverso i decreti attuativi della Delega Fiscale, al fine di rilanciare la competitività delle nostre imprese e valorizzare il contributo che le stesse, con il veloce ricambio dei veicoli aziendali, possono fornire per accelerare il rinnovo del parco circolante”.Immatricolazioni per alimentazione – Le autovetture a benzina – rileva l’ANFIA – vedono il mercato di marzo in aumento del 5,7%, con quota di mercato al 31,3%, mentre le diesel calano del 27,6%, con quota al 15,1%. Nel cumulato dei tre mesi del 2024 le immatricolazioni di auto a benzina aumentano del 20% e quelle delle auto diesel calano del 17,4%, rispettivamente con quote di mercato del 31% e del 15%. Le auto ad alimentazione alternativa rappresentano, nel solo mese di marzo, il 53,6% del mercato, con volumi in crescita dello 0,4% rispetto a quelli di marzo 2023; nel cumulato, crescono del 6,6%, con una quota del 53,9%. Tra queste, le autovetture elettrificate rappresentano il 45,6 % del mercato di marzo e il 44,3% del cumulato, in aumento dello 0,6% nel mese e del 6,2% nei tre mesi. Nel dettaglio, le ibride non ricaricabili incrementano dell’8,3% nel mese, con una quota del 38,8%; nel cumulato crescono invece del 12,6%, con una quota del 38,2%. Le immatricolazioni di autovetture ricaricabili (BEV e PHEV) calano del 28,6% a marzo e rappresentano il 6,8% del mercato del mese (a marzo 2023 era il 9,2%); nel cumulato calano del 21,5% e hanno una quota del 6,2% (in calo di 2,1 punti percentuali rispetto al cumulato del 2023). Le auto elettriche (BEV) hanno una quota del 3,3% nel mese e del 3% nel cumulato; le vendite calano del 34,4% a marzo e del 18,5% nel trimestre. Le ibride plug-in (PHEV) registrano una flessione del 22,1% a marzo e del 24% nel cumulato, rappresentando il 3,5% delle immatricolazioni del singolo mese e il 3,2% del totale da inizio anno. Infine, le autovetture a gas rappresentano l’8% dell’immatricolato di marzo, quasi interamente composto da autovetture Gpl (in lieve calo: -0,8% nel mese). Marginale la quota delle autovetture a metano, che, nel mese, aumentano del 38,6%. Nel cumulato, le alimentate a metano crescono del 14,5% e le GPL crescono dell’8,4%; insieme, nel trimestre, le due alimentazioni costituiscono il 9,6% circa del mercato (di cui solo lo 0,2% è metano. Nel cumulato dei tre mesi, Fiat Panda, Lancia Ypsilon e Fiat 500 ibride occupano, rispettivamente, la prima, seconda e settima posizione tra le autovetture mild/full hybrid. Tra le PHEV, Jeep Renegade risulta al nono posto nei tre mesi, seguita da Jeep Compass. Tra le elettriche, Jeep Avenger è il terzo modello più venduto dopo Tesla Model Y e Model 3, seguito da Fiat 500 al quinto posto, mentre Peugeot 208 occupa la decima posizione.Mercato per segmenti – Nel mese di marzo le autovetture utilitarie e superutilitarie – sottolinea l’ANFIA – rappresentano il 33% del mercato, con volumi in aumento del 3,3% rispetto a quelli di marzo 2023. Le auto dei segmenti medi hanno una quota dell’11,7% a marzo 2024, con un mercato in calo dell’1,5% rispetto allo stesso mese del 2023. I SUV hanno una quota di mercato pari al 52,3% nel mese, in calo del 9,5%. Nel dettaglio, i SUV piccoli rappresentano il 9,5% del mercato del mese (+10,4% rispetto a marzo 2023), i SUV compatti il 30,2% (-10,5%) e i SUV medi l’8,1% (-23,8%), mentre le vendite di SUV grandi sono il 4,5% del totale (-6,9%). Il 24,7% dei SUV venduti nel mese di marzo è di un brand del Gruppo Stellantis. Nei primi tre mesi del 2024, utilitarie e superutilitarie hanno una quota del 34,4% (+13,8% rispetto ai primi tre mesi del 2023). Il modello più venduto della categoria rimane Fiat Panda. Del gruppo Stellantis si trovano nella top ten del cumulato anche Citroen C3, al terzo posto, Lancia Ypsilon al quarto, Peugeot 208 al quinto, Fiat 500 all’ottavo, e, infine, Opel Corsa al nono. Le autovetture medie (segmenti C, D ed E) hanno una quota del 10,6% (+3,8%) nel cumulato. Nella top ten dei tre mesi, a rappresentare il gruppo Stellantis, troviamo Peugeot 308 all’ottavo posto e Fiat Tipo al nono posto. I SUV, in crescita dello 0,2% nel cumulato, detengono una quota del 52,3%. Continua l’ottima performance di Jeep Avenger, prima nella top ten dei SUV piccoli con oltre 10.500 unità immatricolate da inizio anno. Stellantis è presente nella top ten anche con Opel Mokka al quarto posto e Citroen C3 Aircross al quinto. In classifica, al decimo posto, anche DR 3.0. Tra i SUV compatti, Peugeot 2008 è la seconda auto più venduta del segmento e Fiat 500x è la settima nel trimestre, seguita da Jeep Renegade al nono posto. L’Alfa Romeo Tonale, tra i SUV medi, chiude il trimestre al secondo posto, dietro alla Kia Sportage. Presente nella classifica del cumulato anche Alfa Romeo Stelvio, all’ottavo posto. Infine, sempre più marginale la quota di Monovolumi e Multispazio (1,4% nel cumulato, in crescita del 16,2%).Il Gruppo Stellantis, nel complesso, totalizza nel mese 52.605 immatricolazioni (-11,6%), con una quota di mercato del 32,5%.Nei primi tre mesi dell’anno, le immatricolazioni complessive ammontano a 151.132 unità (+4,2%), con una quota di mercato del 33,5%.Sono cinque i modelli del Gruppo Stellantis nella top ten di marzo, con Fiat Panda stabile in testa alla classifica (11.715 unità), seguita, al terzo posto, da Lancia Ypsilon (4.845), che recupera una posizione rispetto alla classifica del mese precedente, e, al quarto, da Citroen C3 (4.279). All’ottavo posto si colloca Jeep Avenger (3.261), seguita, al nono, da Peugeot 208 (3.201). Il mercato di DR Automobiles, coi suoi marchi DR, EVO, Sportequipe e ICH-X, registra un calo del 65,6% nel mese e del 24,2% nel cumulato. Il Costruttore molisano costituisce lo 0,7% del mercato di marzo e l’1,4% nei primi tre mesi del 2024. Per finire, il mercato dell’usato totalizza 481.531 trasferimenti di proprietà al lordo delle minivolture a concessionari a marzo 2024, l’1,8% in meno rispetto a marzo 2023. Nel primo trimestre del 2024, i trasferimenti di proprietà sono 1.416.958, in crescita del 9,4% rispetto allo stesso periodo del 2023.Aree geografiche – Dal punto di vista delle aree geografiche nel mese – rileva l’UNRAE – il Nord Est, con una buona crescita in volume, guadagna 4,5 punti, al 38,2% di quota (34,3% nel cumulato), grazie alla spinta del noleggio, senza il quale perderebbe 15,5 punti, al 22,7%. Il Nord Ovest perde 4,2 punti e si ferma al 26,5% di share (27,7% nel trimestre), il Centro Italia scende al 21,6 del totale (-0,9 punti, al 23,1% in gennaio-marzo). L’area meridionale sale di mezzo punto al 9,2%, mentre le Isole rimangono stabili al 4,4% (rispettivamente 10,1% e 4,8% nel cumulato). Le emissioni medie di CO2 delle nuove immatricolazioni in marzo evidenziano una lieve crescita (+0,7%) con 120,3 g/Km; 121,1 g/Km in gennaio-marzo (+1,0%). L’analisi delle immatricolazioni di marzo per fascia di CO2 riflette l’andamento nel mese di auto BEV e PHEV: la fascia 0-20 g/Km rappresenta il 4,0% del mercato, il 2,7% la fascia 21-60 g/Km (rispettivamente 3,5% e 2,5% nel cumulato). La fascia 61-135 g/Km rappresenta il 67,8% (68,6% nel cumulato), mentre la quota delle vetture da 136 a 190 g/Km si porta al 21,8% e quella della fascia oltre i 190 g/Km al 2,0% (rispettivamente 21,5% e 2,0% nei primi 3 mesi). LEGGI TUTTO

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    Moto: immatricolazioni marzo a segno meno ma I trimestre resta positivo

    (Teleborsa) – Le immatricolazioni di due ruote a marzo sono diminuite del 5,21% ma il bilancio del primo trimestre resta positivo con un +3%. “Le pessime condizioni atmosferiche, il confronto con un 2023 particolarmente positivo e la presenza in calendario di meno giorni lavorativi ci aiutano a inquadrare meglio l’andamento mensile del mercato. Malgrado l’inizio d’anno altalenante, il 2024 segna a oggi un +3% sull’anno scorso e conferma ancora la centralità e il protagonismo delle due ruote come soluzione di mobilità e fattore di svago e passione” ha dichiarato il presidente di Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori). Le registrazioni del terzo mese dell’anno si attestano a 35.605 unità con una flessione del 5,21%. Le moto che lasciano sul terreno 4,09 punti percentuali e immatricolano 17.431 veicoli, gli scooter registrano un calo del 6,36% a 16.704 unità e i ciclomotori perdono il 5,04% con 1.470 unità vendute.Nonostante il risultato di marzo, come detto, il mercato tiene ancora nel cumulato del primo trimestre, segnando una crescita del 3,08%, che corrisponde a 85.113 veicoli nuovi messi in strada. In testa alla classifica gli scooter con una performance del 3,64% e 41.329 unità, seguiti dalle moto che crescono del 2,93% e targano 40.067 veicoli; chiudono i ciclomotori, che flettono dell’1,22% per un totale di 3.717 veicoli registrati.Più contenuto il calo di mercato dei veicoli elettrici, che chiudono il mese di marzo con una flessione del 3,01%, pari a 1.065 veicoli venduti. A portare volumi sono soprattutto i ciclomotori che, anche grazie a una commessa, crescono del 32,02% e mettono sul mercato 503 unità mentre gli scooter perdono 24,16 punti percentuali e immatricolano 518 veicoli. Le moto con 44 unità vendute a marzo segnano una crescita del 29,41%. Sempre in territorio negativo il cumulato annuo, con un calo del 24,36% per un totale di 2.124 unità vendute.(Foto: © Damrong Rattanapong / 123RF) LEGGI TUTTO

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    Ambienta, Antitrust non avvia istruttoria su acquisizione Officine Maccaferri

    (Teleborsa) – L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha deliberato di non avviare l’istruttoria con riguardo all’operazione con cui Ambienta SGR acquisirà una quota di maggioranza di Officine Maccaferri, in quanto non ostacola in misura significativa la concorrenza effettiva nei mercati interessati e non comporta la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante.Ambienta SGR è una società attiva nella gestione di patrimoni di imprese, con un portafoglio focalizzato su operatori dei settori delle energie rinnovabili, dei biocarburanti, dell’efficienza energetica, della mitigazione dell’inquinamento e della gestione dei rifiuti e delle risorse idriche. Officine Maccaferri è una società attiva nella ricerca, progettazione e realizzazione di soluzioni per le infrastrutture, l’industria mineraria, il controllo di flussi idrici e la protezione dell’ambiente.L’AGCM osserva che in nessuno dei mercati rilevanti in cui opera il gruppo target sono presenti società appartenenti al portafoglio gestito da Ambienta, né nei mercati a valle o a monte. Inoltre, considerato che l’operazione non comporta alcuna sovrapposizione di quote di mercato, né effetti di natura verticale, l’Autorità ritiene che non sia idonea a sollevare criticità concorrenziali nei mercati di riferimento, non determinandone modifiche strutturali. LEGGI TUTTO

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    Traporti, Wizz Air inaugura sei nuove rotte dall’Italia

    (Teleborsa) – Wizz Air ha inaugurato sei nuove rotte dall’Italia verso alcune delle destinazioni europee più ambite in vista dell’arrivo della stagione estiva. Il 31 marzo sono partiti i primi voli da Roma verso Amburgo e Berlino, così come da Milano a Parigi. Il giorno successivo, Wizz Air ha inaugurato i voli da Roma ad Alicante e Danzica. Infine, oggi, 2 aprile, è decollato il primo volo WIZZ che collega Milano e Tenerife.I voli tra Milano e Tenerife partiranno tre volte a settimana, mentre il collegamento Milano – Parigi sarà servito cinque volte a settimana, fino ad offrire una frequenza giornaliera a partire da giugno. Le rotte Roma – Alicante e Roma – Danzica saranno servite da tre voli settimanali, che aumenteranno a quattro voli settimanali rispettivamente a partire da agosto e settembre. Il collegamento Roma – Amburgo sarà disponibile grazie a quattro voli di andata e ritorno a settimana, mentre Roma – Berlino avrà una frequenza giornaliera. In aggiunta alle nuove rotte, Wizz Air si prepara ad inaugurare i voli da Roma a Copenaghen a partire da settembre. In totale, durante questa stagione estiva, saranno attive oltre 200 rotte dall’Italia verso 40 Paesi in Europa e non solo, grazie agli oltre 13 milioni di posti disponibili per i viaggiatori. Numeri che – sottolinea Wizz Air in una nota – rafforzano ulteriormente la posizione della compagnia in Italia, incrementando la sua quota di mercato rispetto all’anno precedenteInoltre, Wizz Air offrirà voli speciali per i passeggeri italiani in occasione delle partite del Campionato Europeo di Calcio in Germania, mettendo a disposizione anche un servizio esclusivo di navette per i tifosi. I voli per le partite partiranno da Milano e Roma il 15, 20 e 24 giugno. LEGGI TUTTO

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    Fusione scali sardi, Antitrust non avvia istruttoria: non ostacola concorrenza

    (Teleborsa) – L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha deliberato di non avviare l’istruttoria sull’operazione di concentrazione degli scali sardi. L’operazione consiste nel conferimento in Ligantia della partecipazione detenuta dalla CCIAA in Sogaer (nonché eventualmente della partecipazione in Sogaer che sarà detenuta da Fondazione di Sardegna a seguito dell’acquisto della stessa da Banco di Sardegna), a liberazione di un aumento di capitale di Ligantia riservato alla CCIAA, che consentirà a quest’ultima di entrare nel capitale di Ligantia con una partecipazione pari al 40,5%.L’operazione è disciplinata da un accordo di investimento concluso il 5 ottobre 2023 tra la CCIAA, i Fondi F2i, gli investitori BlackRock, Fondazione di Sardegna e Ligantia. Ad esito dell’operazione, Ligantia deterrà il controllo di tutte e tre le società di gestione aeroportuale sarde risultando titolare di partecipazioni in Geasar per il 79,79%, in Sogeaal per il 71,25% e in Sogaer per il 95,7%. F2i Ligantia è una società costituita nel 2012, originariamente con la denominazione F2i Aeroporti 2.AGCM ha stabilito che l’operazione non ostacola in misura significativa la concorrenza effettiva nei mercati interessati e non comporta la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante.Scendendo nei dettagli, l’operazione non risulta idonea a produrre effetti anticoncorrenziali nei mercati esaminati, determinando la mera sostituzione di un operatore con un altro. Nello specifico, in virtù della distinzione tra le catchment area degli aeroporti di Alghero, Olbia e Cagliari, l’operazione non risulta idonea a generare effetti di sovrapposizione orizzontale nel mercato dei servizi relativi alle infrastrutture centralizzate.Lo stesso vale per il mercato dei servizi di assistenza a terra (handling) e per quello dei servizi commerciali, caratterizzati da una dimensione geografica coincidente con il singolo aeroporto interessato, ossia gli aeroporti di Alghero Olbia e Cagliari, dove le società acquirenti non risultano attive in mercati verticalmente collegati. Le società partecipate dai Fondi F2i e Ligantia (tramite Geasar e Sogeaal) non sono attive nei mercati rilevanti in cui opera Sogaer, né in mercati posti a monte o a valle degli stessi, né la CCIAA è attiva nei mercati rilevanti in cui opera Ligantia (tramite Geasar e Sogeaal), né in mercati posti a monte o a valle degli stessi. LEGGI TUTTO

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    Zangrillo firma i decreti per i sindacati nelle forze armate

    (Teleborsa) – “Con questi due provvedimenti, inviati ora agli organi di controllo e presto in Gazzetta ufficiale, rispettiamo l’impegno di avviare quanto prima il percorso del rinnovo contrattuale del comparto sicurezza-difesa, di fondamentale importanza nell’attuale contesto internazionale in cui viviamo”. È quanto ha affermato il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, dopo la firma dei decreti che individuano le associazioni professionali a carattere sindacale rappresentative del personale delle Forze armate (Esercito, Marina e Aeronautica) e delle Forze di polizia ad ordinamento militare (Arma dei Carabinieri e Guardia di finanza). “La sicurezza – ha detto Zangrillo – è un bene ad alto valore sociale. Vogliamo che i lavoratori di questo settore continuino a svolgere al meglio le proprie attività al servizio dei cittadini, per una Italia più sicura e, quindi, più efficiente”. I due decreti, spiega una nota, hanno origine, in particolare, dalla legge n.46 del 2022 che, in seguito ad una sentenza della Corte costituzionale, sancisce per la prima volta la liceità delle associazioni sindacali. Fino a quel momento, il Codice dell’ordinamento militare non ammetteva tale possibilità, per ragioni storiche e politiche, riconoscendo soltanto le associazioni rappresentative facenti parte istituzionalmente dell’organizzazione militare, Cocer, Cobar e Coir che ora invece cessano dalle loro funzioni. La presenza di associazioni sindacali, ora prevista ex lege anche per Forze armate e corpi di polizia che rimangono pienamente militari, è un cambiamento significativo: il mondo militare segue, quasi cinquant’anni dopo, quello delle Polizie ad ordinamento civile, per le quali la la sindacalizzazione si è conclusa all’inizio degli anni Ottanta. LEGGI TUTTO

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    Comuni contro Anac: “Multati da chi viola la legge”

    (Teleborsa) – “ANAC invece di chiarire perché non rispetta il Codice Appalti che la obbliga a non autorizzare le Stazioni appaltanti non qualificate a bandire gare in proprio, chiede chiarimenti a queste ultime, da trasmettere in 5 giorni, pena multe salate fino a un massimo di 5mila euro”. È solo una delle tante doglianze che si leggono in una lettera aperta sottoscritta in pochi giorni da oltre 300 Comuni aderenti ad ASMEL, l’Associazione che ne aggrega oltre 4.400 in tutt’Italia.I Comuni ricordano di aver “salutato con favore l’obbligo di digitalizzazione dell’intero ciclo degli appalti scattato dal 1 gennaio scorso, perché avrebbe dovuto produrre non solo trasparenza, ma anche semplificazione delle procedure” ed evidenziano che “l’Autorità di vigilanza ha chiesto e ottenuto di assumere il ruolo di ‘orchestratore’ dell’interscambio dati tra le diverse piattaforme informatiche coinvolte nel nuovo sistema”. Ma lamentano che la “data del 1 gennaio ha comportato un blocco delle attività causato dai troppi malfunzionamenti del sistema di digitalizzazione”.”L’Autorità di vigilanza ha scelto la tecnica dello struzzo – dichiara Francesco Pinto, Segretario generale ASMEL –. Mette la testa sotto terra e non vuole riconoscere errori di funzionamento tutti imputabili all’imperizia del novello orchestratore. Emana però comunicati e proclami indicando artifizi procedurali in grado di ovviare ai malfunzionamenti, in attesa della loro risoluzione. Gli artifizi non sono altro che deroghe temporanee alle regole e a precise disposizioni di legge. In altri termini, ANAC non riesce come orchestratore e per rimediare si sostituisce al legislatore”. “Ma l’autorità – incalza Giovanni Caggiano, presidente ASMEL – non dimentica di essere chiamata a vigilare sulla corretta applicazione delle leggi e trasmette richieste di chiarimenti ai Comuni, chiamandoli a discolparsi sul perché hanno bandito gare, senza le prescritte autorizzazioni. Non dice però che esse sono state rilasciate dal sistema governato con imperizia da ANAC violando la legge che le impone di non rilasciare il codice di accesso agli Enti non qualificati. Inaccettabile, in questo contesto, la minaccia di multe salate in mancanza di risposte entro 5 giorni”. La lettera aperta ASMEL conclude invitando ANAC a un incontro pubblico. LEGGI TUTTO

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    Stellantis, Urso: “Governo ha già dato, ora tocca all’azienda”

    (Teleborsa) – “Con il tavolo sul sito Stellantis di Melfi, alla presenza del presidente della Basilicata, Guido Bardi, inizia un percorso di analisi dei singoli stabilimenti alla presenza di sindacati, Regioni, azienda e Anfia. Domani sarà il turno di Mirafiori e giovedì di Atessa, sui veicoli commerciali. Una seconda fase anche per comprendere quali siano le strategie che Stellantis vorrà mettere in campo. Alla fine di questo secondo tempo vorremo giungere a un documento conclusivo vincolante sia per l’azienda che per il Governo e le Regioni, condiviso dalle parti sociali e dall’Anfia”. È quanto ha affermato – secondo quanto si apprende – il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, in apertura del tavolo sullo stabilimento Stellantis di Melfi. “Stellantis – ha spiegato Urso – ha ribadito che intende realizzare cinque modelli a Melfi, che era l’impegno preso da Tavares quando ci incontrammo al Mimit”. “Il Governo ha già messo in campo la politica, ha già dato. Ora tocca all’azienda dare all’Italia – ha detto Urso –. Al termine dei tavoli sui vari stabilimenti italiani di Stellantis avremo sufficiente chiarezza su quali possono essere le prospettive sulla produzione, sui modelli, gli investimenti e sull’occupazione nei singoli siti noi abbiamo presentato ciò che il governo è riuscito a fare: abbiamo cambiato la politica europea sull’auto, indirizzato l’Europa a tutelare la produzione nazionale nell’elettrico rispetto alla concorrenza sleale cinese, realizzato un piano straordinario per incentivare l’innovazione, un piano incentivi di quasi un miliardo di euro per indirizzare l’acquirente verso la produzione nazionale”. Gli ecoincentivi, ha aggiunto Urso, sono “una cartina di tornasole: se quest’anno aumenterà in maniera significativa la produzione nazionale di auto confermeremo la misura l’anno prossimo. Altrimenti, destineremo le ulteriori risorse del fondo a sostenere nuovi produttori. Oggi non ha presentato un piano completo. Abbiamo chiesto che nel più breve tempo possibile presentino un piano stabilimento per stabilimento. Vedremo se c’è un terreno comune di confronto per un piano condiviso con le parti sui piani di sviluppo dei siti”. Il governo “tirerà le somme quando chiuderemo il confronto – ha detto Urso – quello su cui sono stato chiaro è che il governo ha sviluppato una politica dell’auto in Europa, cambiando i dossier, e in Italia, con gli incentivi all’acquisto. Ora è necessaria una risposta significativa e concreta sull’aumento dei livelli produttivi e il mantenimento dei rapporti con l’indotto”. L’Italia – ha aggiunto il ministro delle Imprese e del made in Italy – è il Paese “con maggiore attrattività” per i produttori di auto, perché è “l’unico Paese in Europa ad avere una sola casa automobilistica. Negli altri Paesi ci sono da 4 a 7 produttori. C’è un mercato interno che facilmente può acquisire i prodotti di un’altra casa. Il delta tra produzione e immatricolazione – ha proseguito – è il più alto in Europa. Abbiamo anche la fortuna di avere una forza lavoro predisposta, con un’industria dell’indotto eccellente all’Italia e all’estero. Abbiamo le migliori condizioni per attrarre altre case automobilistiche. Forse anche per questo il numero che si è affacciato a questo ministero sia ormai di 6-7-8 case automobilistiche”. Soddisfatti i sindacati della conferma dei cinque modelli da parte di Stellantis a Melfi ma non mancano le polemiche. “Confermati a Melfi 5 modelli full elettric, ma resta l’incongnita sulla capacità di saturazione degli impianti e dell’indotto” commenta il leader della Fim, Ferdinando Uliano, al termine dell’incontro al Mimit sullo stabilimento Stellantis di Melfi. L’azienda, ha riferito la Fim, ha ricordato come il gruppo abbia istallanto a Melfi la piattaforma Stella Medium (per le produzioni dei segmenti C e D), una piattaforma estremamente flessibile, confermando la produzione di 5 vetture multibrand full electric a Melfi. L’implementazione dei primi modelli è già in corso, il primo modello sarà legato al brand DS e tutti e 5 i modelli avranno una calendarizzazione che si dipanerà nei prossimi 2 anni, entro 2026. Come capacità produttiva inziale si pensa a circa 40 vetture ad ora, per un tolate di 260mila vetture anno che dovrebbero saturare l’impianto. Per quanto riguarda le attuali produzioni, la 500 X continuerà fino prima metà 2025, mentre la Jeep Renegate si protrarrà fino al 2026. Uliano ha precisato come Melfi rappresenti un unicum rispetto agli altri stabilimenti italiani, in particolare per il sistema dell’indotto che ruota esclusivamente intorno al sito produttivo di Stellantis che complessivamente impiega circa 9 mila lavoratori tra diretti (5675) e indiretti. Uliano ha poi ricordato come lo stabilimento di Melfi oggi produca 170mila unità, circa la metà di quelle che si producevano sette anni fa. Le attuali tre vetture prodotte verranno sostituite con 5 modelli full electric, resta da capire il modello Opel che era stato annunciato con cosa verrà sostituito e le tempistiche. “Soprattutto – ha detto Uliano – abbiamo la necessità di capire se la proiezione rispetto ai volumi dei 5 modelli full electric sarà capace di saturare gli impianti o gli impatti effettivi sull’occupazione, perché per noi sarà necessario gestire e preservare l’occupazione. A questo si aggiunge anche la nostra preoccupazione rispetto alle aziende della componentistica su cui non abbiamo ancora una risposta. Per quanto riguarda gli incentivi sarà necessario avere una continuità visto che resta un delta nei costi dell’elettrico rispetto alle motarizzazioni endotermiche di oltre il 40% in più a cui vanno aggiunti sostegni e incentivi per sostenere la ricoversione industriale in particolare della componentistica. Sarà fondamentale la definizione a termine dei vari incontri di stabilimento, di un accordo complessivo che stabilisca concretamente impegni e garanzie di tutti i soggetti presenti al tavolo a partire da Stellantis”.”Siamo soddisfatti della conferma dei cinque modelli da parte di Stellantis a Melfi sulla futura piattaforma medium, ma chiediamo che una parte di questi sia ibrida giacché i full electric stentano ad imporsi sul mercato. Inoltre chiediamo tutele per i lavoratori dell’indotto, vale a dire della componentistica, dei servizi e della logistica, che a ben vedere sono i più esposti ai rischi occupazionali – dichiara Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm, al termine dell’incontro al Mimit –. Per la fabbrica Stellantis di Melfi abbiamo accolto con sollievo la conferma dei cinque modelli sulla futura piattaforma medium, ma chiediamo che si prenda in considerazione la possibilità di produrre anche vetture ibride e quindi non di focalizzarsi esclusivamente sul full electric. A detta di Stellantis la capacita iniziale dello stabilimento sarà pari a 40 vetture per ora, ossia a 260mila vetture anno, ma un numero del genere sarebbe difficile raggiungerlo con vetture esclusivamente elettriche, che stanno facendo molta fatica ad imporsi fra i consumatori, tanto da indurre ad un approccio più equilibrato e gradualista perfino la politica europea. Per le stesse ragioni chiediamo di prorogare al massimo la produzione degli attuali modelli con motorizzazioni più tradizionali”. “Resta in ogni caso da affrontare il problema più drammatico – aggiunge Ficco – che è quello dei lavoratori dell’indotto, che ammontano a circa 4mila persone a fronte di circa 5.500 dipendenti diretti di Stellantis. Ebbene per loro chiediamo meccanismi di passaggio dalle imprese che perdono le commesse a quelle che le vincono o che le reinternalizzano, nonché più specificamente a Stellantis un atteggiamento di responsabilità sociale verso un tessuto industriale che è mono committente. Infine appoggiamo la richiesta della Regione Basilicata di abolire il costo di utilizzo della cassa integrazione, cosa assolutamente urgente per le imprese che versano in maggiore difficoltà”. A Melfi “abbiamo conquistato con le forze sindacali una missione produttiva per i prossimi anni – conclude – ma ci sono aspetti del piano industriale che vanno migliorati e da soli non possiamo farcela, tanto più che le ricadute occupazionali della transizione elettrica saranno pesantissime, nel migliore dei casi quantificabili in una perdita del 30% dei posti di lavoro. Occorre che il Governo adotti quanto prima le proposte scaturite proprio dai tavoli tecnici del Mimit, condivise da sindacato, imprese e istituzioni, a incominciare da quelle relative al rafforzamento degli ammortizzatori sociali e allo sgravio dei costi dell’energia. Speriamo che la articolazione del confronto del tavolo automotive stabilimento per stabilimento, distretto industriale per distretto industriale, possa dare finalmente concretezza alla discussione col Governo e con Stellantis, abbandonando chimere e rimpianti, concentrandoci piuttosto sugli aspetti più problematici del piano industriale e della transizione all’elettrico”. “Al tavolo di oggi Stellantis non ha risposto alle garanzie sociali, produttive e occupazionali per i suoi dipendenti e per quelli dell’indotto. Attualmente a Melfi si assemblano le Jeep Renegade, la Jeep Compass e la Fiat 500X. Stellantis ha annunciato con l’arrivo della piattaforma STLA Medium 5 nuovi modelli elettrici, i cui tempi non sono allineati rispetto a quelli degli incentivi – dichiarano in una nota congiunta Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil e Pino Gesmundo, segretario nazionale della Cgil –. Il primo modello previsto sarà DS, mentre l’attuale 500X sarà prodotta fino alla prima metà del 2025 e le due Jeep fino a tutto il 2026. Attualmente le lavoratrici e i lavoratori sono tutti in contratto di solidarietà fino a luglio 2024 . Per quanto riguarda i dipendenti di Stellantis si deve registrare che la maggior parte degli ultimi assunti a Melfi (i 1.800 dell’epoca del Jobs Act) sono già usciti con gli incentivi all’esodo. Con i nuovi esuberi annunciati in questi giorni, circa 500, e gli oltre 700 in trasferta, stiamo accompagnando un processo di dismissione industriale perché non si stanno prevedendo investimenti in produzione, in nuovi modelli e nella rigenerazione dell’occupazione. Le aziende della componentistica e della logistica stanno già pagando l’effetto del calo dei volumi produttivi, l’internalizzazione di diverse attività in Stellantis e l’esclusione dalla possibilità di partecipare alle gare per nuove commesse. Senza risorse pubbliche e private non c’è la possibilità di gestire la transizione ecologica, il punto però è porre dei vincoli e arrivare ad un’intesa che serva a dare risposte concrete alle lavoratrici e ai lavoratori. L’intera discussione su l’automotive iniziata al Mimit lo scorso 6 dicembre, deve prevedere un impegno vincolante da parte di Stellantis. La mancanza di risposte concrete da parte dell’azienda, in relazione agli investimenti finalizzati a rilanciare la produzione e l’occupazione nello stabilimento di Melfi e nell’indotto, rischia di vanificare anche gli interventi fatti dal Governo per l’istituzione dell’area di crisi complessa con lo stanziamento di 20 milioni di euro per quell’area in Basilicata”. “Abbiamo chiesto unitariamente alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, un tavolo a Palazzo Chigi – concludono De Palma e Gesmundo –, perché abbiamo bisogno di un tavolo nazionale, non di tavoli regionali, al fine di arrivare ad una trattativa vera e quindi ad un accordo. Intanto nei prossimi incontri, a partire da domani su Mirafiori e giovedì su Atessa, auspichiamo che Stellantis cominci a dare le risposte che oggi su Melfi non ha dato. Il 12 aprile ci sarà uno sciopero unitario con manifestazione a Torino di tutto il settore automotive, uno sciopero che parla a tutta la città e al Paese”. LEGGI TUTTO